Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: _Lightning_    01/09/2021    2 recensioni
«Ci vuole il tempo che ci vuole, giovanotto. Le carte vanno rispettate e decidono loro quando sono pronte,» risponde calma l’indovina, sollevando occhi cangianti a fissarlo brevemente, un dente d’oro che guizza tra le labbra sottili.
Un giorno, i futuri e giovani Guerrieri di Marley decidono di consultare per gioco una cartomante.
Cosa riserva loro il futuro?
[Attack on Titan // Kid!Fic // Guerrieri di Marley // Introspettivo // Multi-PoV // Vincitrice del concorso "Pesca la tua carta" indetto da WattpadFanfictionIT]
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Annie Leonhardt, Berthold Huber, Marcel, Porco Galliard, Reiner Braun
Note: Kidfic, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Solo Speranza, come in una casa indistruttibile,
dentro all’orcio rimase, senza passare la bocca, né fuori
volò, perché prima aveva rimesso il coperchio dell’orcio
per volere di Zeus egioco che aduna le nubi.”
– Esiodo, Le opere e i giorni

 

Mani bronzee e nodose mescolano veloci le carte. Gli arabeschi rossicci che le ornano si attorcigliano lungo dita e polsi, seguono i tendini e sbocciano qua e là in petali e ghirigori floreali. Scompaiono come serpenti sottili oltre il broccato blu di maniche ampie, scosse dai movimenti decisi ma leggiadri che fanno guizzare le carte: saltimbanchi esperti piroettano da un palmo all’altro in una danza di volti, colori e numeri affastellati.

Cinque paia d’occhi infantili seguono ogni mossa. Le pupille vivaci scattano a seguire questa o quella figura che fa capolino dal mazzo oltre il dorso ricamato di stelle delle carte, tra scintillii di anelli, tintinnio di bracciali sottili e il lieve sbatacchiare ligneo di una collana di ossi di pesca, mescolato a quello delle sartie scosse dal vento sulle barche ormeggiate.

La risacca gentile inghiotte il respiro del vento, che scarmiglia giocoso le ciocche scure, bionde e castane dei bambini e strattona loro i vestiti e le bande gialle che fasciano loro il braccio.

«Signora Elpis, ma quanto ci mette a mischiarle?» esclama d’un tratto uno di loro, sporgendo il collo sul basso tavolinetto su cui volteggiano instancabili le mani.

«Porco, non essere scortese!»

«Mollami, Marcel!»

Il fratello lo tira indietro per un braccio, un sorriso a premere dietro il rimprovero per la sua solita impazienza che rischia di rovinare quel bel momento.

«Ci vuole il tempo che ci vuole, giovanotto. Le carte vanno rispettate e decidono loro quando sono pronte,» risponde calma l’indovina, sollevando occhi cangianti a fissarlo brevemente, un dente d’oro che guizza tra le labbra sottili.

Porco tira su il mento, immusonendosi. Ma qualcosa nel colore ora verde, ora azzurro, ora ambrato di quegli occhi simili a pietre preziose lo convince a non insistere e a pentirsi un poco di essersi voluto fermare lì, a quel banchetto. Incrocia le braccia, dondolando sui talloni, in silente attesa come gli altri.

Reiner si sporge oltre i due fratelli, scansando di lato Porco per vedere meglio, in uno scambio di gomitate tra le costole. È stata una sua idea, dopotutto, ha diritto a vedere bene. 

Bertholdt si limita a tirarsi su sulle punte dei piedi, facendo capolino da sopra grazie alla sua altezza, che per una volta non lo fa sentire impacciato. Non sa che pensarne, di tutto questo, ma un po’ lo incuriosisce. 

Annie rimane in disparte poggiata a un ormeggio lì accanto, più interessata al volo dei gabbiani che a quello sciocco gioco che gli altri hanno voluto provare per forza – Porco e Reiner, soprattutto, quasi fosse pure quella un’altra sfida da vincere. Scambia un’occhiata eloquente con Bertholdt e lui alza le spalle, le mani in tasca, gli occhi verdi tranquilli.

Quel flusso infinito di carte che sembrano danzare un girotondo ipnotico non si arresta, ma rallenta appena. Elpis solleva gli occhi e scruta i volti giovani di fronte a lei.

«Cosa chiedete alle carte?»

«Se diventeremo Guerrieri!»

«Il futuro!»

«Tutto!»

«L’ho detto prima io!»

Le voci di Porco e Reiner si accavallano e fondono, mentre gli altri fanno a malapena in tempo a schiudere la bocca in cerca di una risposta.

L’indovina alza i palmi, un mazzetto stellato stretto in ciascuno, in quello che sembra un gesto di resa e che intima invece il silenzio, ottenendolo all’istante.

«Siete tanti, e questi,» accenna col mento ai pochi spiccioli poggiati tra lune e stelle ricamate del drappo, «bastano per una sola lettura.»

I bambini si scrutano tra loro incerti, agitandosi sul posto – Marcel affonda le dita nella tasca dei calzoncini in cerca di qualche spicciolo, Porco e Reiner si fissano in cagnesco a rivendicare la supremazia su quell’unica lettura, Bertholdt punta con imbarazzo lo sguardo al cielo e Annie serra di più le braccia, scalpitando per proseguire la passeggiata.

È a quel punto che l’indovina strizza loro l’occhio con complicità, ed è chiaro che tutto ciò era calcolato, che li sta studiando e forse, chissà, leggendo già da ora.

«Però posso farvi una lettura collettiva, che ne dite?»

«Sì, va bene!» esclama Reiner, raggiante, gli occhi nocciola che al sole diventano dorati come i suoi capelli.

Gli altri annuiscono, più o meno convinti, più o meno entusiasti, un pizzico di curiosità in più che li spinge ad accostarsi a lei.

Elpis sorride sorniona, ricompone il mazzo e lo poggia a faccia in giù sul tavolino, le dita premute sul dorso. Si congela, gli occhi che si stringono per un istante come se dovesse starnutire. E poi riprende il mazzo, lo rimescola con rapidità inumana e lo posa di nuovo, nella stessa posizione.

Annie, suo malgrado interessata, batte le palpebre a quel gesto, con gli occhi che sono a malapena riusciti a seguire i movimenti fulminei delle carte che quasi sembravano scomparire tra le sue dita. Si scosta una ciocca bionda dietro l’orecchio e non distoglie lo sguardo, attenta.

Elpis alza un indice come se stesse saggiando la direzione del vento, lo muove ad arco a mezz’aria e lo punta poi verso Marcel.

«Tu,» dice, inclinandolo poi verso Annie, «poi tu,» si sposta come l’ago di una bussola verso Bertholdt, «tu» e, infine, in rapida successione, su Porco e Reiner, «tu, e tu.»

Reiner sobbalza quando si vede indicare per ultimo; Bertholdt si irrigidisce, cercando gli occhi dell’amico e trovandovi la stessa confusione, una nuvola soffice ma densa che avvolge tutti loro.

«Le carte hanno scelto il vostroordine,» annuncia Elpis, con voce improvvisamente grave, «e adesso parleranno.»

Il sorriso torna all’improvviso sul suo volto brunito, col naso storto e aguzzo che proietta un’ombra sulla guancia contro il sole calante. Volta la prima carta, su un coro di respiri trattenuti nei polmoni che scoppiano di aspettativa e curiosità – Marcel si avvicina di un passo, sgrana gli occhi deglutendo l’emozione.

Si rivela la figura di un giovane uomo moro in mantello rosso, un bastoncino impugnato alto sopra la testa; ricami floreali ne attorniano l’espressione seria, intenta.

«Il Mago,» annuncia Elpis. Sorride, la luce è tornata nel suo sguardo. «Sei forte, Marcel, e aprirai la strada a chi ti è accanto. È una carta potente, la tua, che plasma la realtà.»

Il ragazzino batte le palpebre, colpito e lusingato, con un alone rosso che gli sboccia sugli zigomi. Non c’è tempo per i commenti, né per le domande – solo per la mano di Porco che gli stringe fiero il polso e per uno sfarfallio d’orgoglio nel petto – che Elpis ha già fatto apparire come dal nulla un’altra carta.

«Annie, sei davvero tu!» esclama Bertholdt, voltandosi verso l’amica, così simile alla figura alata e bionda che è stata rivelata, intenta a travasare acqua tra due coppe intarsiate d’oro.

«La Temperanza,» sorride di nuovo Elpis, annuendo. «Vuol dire equilibrio, costanza, forza d’animo. Ti sarà richiesta pazienza, in futuro, e l’avrai.»

Annie tira le labbra. Non ha già avuto abbastanza pazienza, finora? È forte, però, quello sì. Trattiene un sorrisetto, si stringe nelle spalle e torna a guardare i gabbiani, mentre il serraglio del mazzo apre una nuova gabbia, liberandone il contenuto.

Un uomo appeso per la caviglia, con una gamba piegata e a braccia incrociate, impassibile, fa la sua comparsa sul tappeto di stelle – e uno scoppio di risa rimbalza nell’aria, argentino.

«Bert, quando dormi sei uguale!» ride Reiner, tirandolo per la manica con le lacrime agli occhi, imitato dagli altri, mentre l’amico s’infiamma dalla testa ai piedi, le orecchie bollenti.

Elpis ridacchia piano, di gola, anche se il suo sguardo torna serio. Fa cenno al suo pubblico di calmarsi con gesti pacati. 

«L’Appeso. Anche tu sei molto paziente, Bertholdt. Affronterai molte prove sul tuo cammino, ma riuscirai a superarle con la giusta calma e perseveranza, finché la situazione...» gira la carta, portandola a testa in su, «... non si ribalterà.»

Bertholdt sorride incerto, le orecchie che non accennano a scolorire, e si stringe le mani tra loro, con un filo che sembra tendergli la testa verso l’alto, quasi fosse realmente già appeso. Non gli piace quella carta, ma gli altri ridono ancora nel pensare al modo ridicolo in cui si trova sempre a dormire e alla fine si trova imitarli, scacciando via quella brutta carta dalla testa – e tanto, un’altra è già apparsa al suo fianco.

Questa non è una figura umana. È una costruzione tozza e massiccia stagliata contro un cielo oscurato da nubi, con saette scarlatte e zigzaganti che si abbattono sulle merlature in cima. Porco si illumina per un istante, per poi rabbuiarsi, deglutendo. Si passa una mano tra i capelli, sfregandosi la nuca rasata. Guarda di sottecchi il fratello mentre le risate scemano, poi azzarda un sorrisetto spavaldo.

«È forte, questa carta, me lo sento,» afferma additando i fulmini, col loro rosso così veemente. 

Gli trema però l’indice quando nota le due figure che precipitano, gettatesi nel vuoto, le bocche spalancate in un urlo.

«La Torre,» dice gravemente Elpis, e i suoi occhi virano su un verde più scuro, per poi illuminarsi di nuovo. «Non importa cosa la scuote o chi cerca di abbatterla: lei continua ad ergersi incrollabile, senza mai arrendersi. È una carta molto forte,» gli conferma, con improvvisa dolcezza.

Porco sorride, soddisfatto, pianta le mani sui fianchi quasi a imitazione di quell’edificio, impettendosi per essersi dimostrato all’altezza di Marcel. Ed è subito il turno di un’altra carta, di un’altra rivelazione che appare dinanzi a loro.

Uno uomo incoronato, uno scettro in mano, a bordo di un carro trionfale trainato da cavalli dal manto lucente.

Reiner deglutisce, sente il cuore aumentare i battiti come un uccellino che spicca il volo.

«Il Carro,» conclude Elpis, premendo due dita sulla superficie rovinata. «Il successo, il coronamento delle ambizioni, l’ascesa alla gloria.»

Reiner sente l’occhiataccia di Porco trapassargli le scapole, unito a un suo sbuffo scettico. Abbozza un sorriso, sentendo caldo alle guance e nello stomaco, per poi corrugare la fronte quando guarda meglio la carta.

«Ma è rovesciato,» osserva, dubbioso.

Li ha visti, i carri rovesciati, quando sono troppo carichi e prendono male una curva sulle stradine di Liberio, e non è mai facile raddrizzarli o salvare gli animali che li trainano.

«Nessun successo viene senza fatica,» aggiunge lei, con semplicità e una strizzata d’occhio.

Reiner, rassicurato, sorride di rimando, anche se ci sono mille pagliuzze d’inquietudine che continua a rimestarsi nel suo petto come sonagli d’allarme stonati. Ricaccia indietro quei sentimenti e si stringe a Bertholdt, dandogli una pacca vittoriosa col pugno sulla schiena.

«Le carte hanno parlato,» annuncia a quel punto Elpis, ricomponendo il mazzo e adagiandolo ben impilato in un angolo.

Loro si raggruppano là davanti e si mettono quasi sull’attenti, come stanno imparando a fare al campo d’addestramento. Elpis incrocia le mani di fronte a sé, e viste così sembrano le radici di un pino, contorte e bitorzolute, ma ancora vigorose.

«Avete carte potenti, tutti voi. Vi aspetta un grande futuro,» aggiunge, con un tono dolce come lo scrosciare di un ruscello.

Loro sorridono imbarazzati, confusi, sospettosi, ma annuiscono, messi in soggezione da quello sguardo che, adesso, rivela qualcosa di antico in fondo alle pupille. Un tesoro sommerso, verità imperscrutabili che a loro non è concesso vedere, ma che a lei devono essere cristalline oltre il velo d’acqua.

«Fate buon uso dei vostri passi e non abbiate mai paura: il mondo vi aspetta e la stella di Eldia vi guiderà,» augura loro infine, col primo sorriso pieno che rivolge loro da quando si sono fermati di fronte a lei.

I bambini si scoccano occhiate guardinghe intorno, stringendo d’istinto la fascia gialla che adorna loro il braccio: è pericoloso nominare Eldia – e poi, quella signora non indossa la loro fascia stellata. Avevano creduto fosse una Marleyana, oppure qualcuno venuto dalle colonie conquistate. Ma forse, realizzano, non è affatto di questo mondo.

Elpis sbatte lentamente le palpebre ornate da lunghe ciglia e una mano va a giocherellare con gli ossi di pesca della collana. Per un attimo sembra giovane, giovanissima, e poi le rughe tornano a brillare sotto al sole.

«Ragazzi!» la voce acuta di Pieck li raggiunge, dissipando quella coltre di suggestione e ipnosi che li ha avvolti. «Muovetevi, è ora di rientrare!»

La ragazza, ferma un attracco più in là, fa loro cenno col braccio alzato. Zeke, accanto a lei, fuma svogliato una sigaretta, addossato al chiosco della marineria di porto, gli occhi schermati dal riflesso delle lenti.

«Arriviamo!» grida Bertholdt, con la mani a coppa attorno alla bocca.

Tra poco chiuderanno i cancelli di Liberio per la sera: la giornata di permesso e svago al di fuori del recinto è finita. Si rivolgono di nuovo verso Elpis, che fa semplicemente loro cenno di andare, e i bambini eseguono, in un coro di saluti, mani sventolate e scalpiccio di piedi.

«Arrivederci, signora Elpis!»

«Grazie!»

«È bravissima!»

«Alla prossima!»

«Grazie.» Annie, che si è avvicinata senza nemmeno far rumore, sussurra soltanto il suo saluto. «Anche per l’augurio,» aggiunge con un pizzico di sfida, perché c’è qualcosa che non le torna, in tutte quelle belle parole che ha pronunciato.

Elpis fa per ribattere, la bocca schiusa a rivelare il brillio dell’oro, ma Annie si è già allontanata, correndo con le mani in tasca sulla scia dei compagni.

«Tutto bene?» Bertholdt rallenta il passo delle lunghe gambe e si volta a guardarla, gli occhi miti screziati da un’ombra.

«Sì,» alza le spalle lei, affiancando lui e Reiner.

Porco e Marcel hanno già raggiunto i più grandi e si stanno sbracciando nel resoconto di quanto appena accaduto, sotto il loro sguardo ironico e affatto impressionato.

«Voi ci credete?» chiede lei, a bruciapelo, calciando via un ciottolo che atterra in acqua con un tonfo.

«Ai tarocchi?» chiede conferma Reiner, aggrottando la fronte, le mani intrecciate dietro la nuca.

Annie in tutta risposta alza le spalle.

«Mi piacerebbe,» risponde allora, cauto, ripensando al carro e alla corona che adornava la fronte del vincitore – del Guerriero. «Voi?»

«Forse. Non ha detto nulla di assurdo, alla fine,» constata Bertohldt, lo sguardo fisso sull’acciottolato.

«Sono sciocchezze,» asserisce Annie, con improvvisa energia. «Cose per bambini. Domani diventeremo Candidati Guerrieri, non importa cosa dicono le carte.»

«Giusto,» annuisce Reiner, buttando fuori un respiro più rilassato che gli piega le labbra all’insù. 

Anche Bertholdt sorride, rivolgendo lo sguardo al mare calmo e ai riflessi brucianti del sole sulle creste delle onde. Poi Reiner dà di gomito a entrambi, un lampo furbetto sul volto. 

«A chi arriva primo al cancello!» esclama, spiccando subito dopo in una corsa.

«Rein, non vale!»

«Razza di scemo!»

Sfrecciano tutti e tre sul molo, superano gli altri e se li trascinano dietro con un coro di schiamazzi e risate, in una corsa lungo i moli e verso casa, in attesa del futuro ormai alle porte.

Elpis li guarda allontanarsi, le mani che torturano il laccio della sua collana. Ha gli occhi lucidi, la vista appannata. Stringe tra le mani le carte uscite, così pesanti, così contorte da scottare nei suoi palmi esperti.

Come può il Destino accanirsi così tanto su anime così giovani? Rigira i tarocchi tra le mani nel rosso della sera, una ad una, schierandole dinanzi a sé.

Il Carro rovesciato: successo immeritato che si rivolta contro chi lo ottiene – l’inganno insidia funesto ogni passo di quel bambino biondo e insicuro.

La Torre: disgrazia, sventura, perdita di qualcuno di amato – la metà di sangue vicina al cuore di quel ragazzino chiassoso dagli occhi furbi che corre a perdifiato contro un destino avverso.

L’Appeso: una situazione di stallo, difficile, da cui si esce con un sacrificio terribile da sopportare per un bambino così gentile d’animo come il più alto e mite del gruppo – e sullo sfondo del tempo vede qualcos’altro, un cappio, un impiccato che dondola al vento e addensa le ombre attorno a lui.

La Temperanza: calma piatta, immota, un freddo da gelare le vene che si protrae apparentemente in eterno, cristallizzando le iridi color ghiaccio della bambina – che è riuscita a scrutarle dentro, in qualche modo.

Le trema la mano nello scoprire l’ultima carta: il Mago, la bugia più grande. Il Mago virtuoso che forgia i destini altrui e che ha sostituito di soppiatto la carta più maligna e crudele: il Diavolo rimasto nascosto nei recessi più profondi della sua veste assieme alla Morte, attirata come un magnete da ciascuna delle giovani anime che hanno voluto conoscere il loro futuro.

Non si può porre il Male dinanzi agli occhi un bambino, né la Morte. Meritano quell’ignoranza, meritano le bugie che ha raccontato loro per addolcire una vita già costretta dalle fasce che stringono le loro braccia e bendano loro gli occhi.

Elpis sospira, con un sapore salato in bocca che nulla ha a che vedere col mare. Apre il sacchetto di velluto schermato da incensi ed erbe in cui custodisce i tarocchi e fa per riporli, quando un brillio al suo interno cattura il suo sguardo.

È una carta, rimasta chissà come sul fondo del sacchetto, esclusa dal mazzo. La filigrana dorata che la intarsia riluce in scintillii dorati. Estrae e volta la carta, rivelando la figura puntuta e brillante della Stella.

Luce che scaccia via le tenebre. Speranza nel buio della disperazione. Buona sorte su un cammino costellato di ostacoli impervi. La pagliuzza d’oro sul fondo del barile di pece, difficile da scorgere ma brillante, radiosa. la mano del Destino l’ha nascosta,
riposta nel posto più sicuro e recondito.

Elpis segue le forme aguzze dell’astro col la punta di un dito, sorridendo mesta, con una lacrima a scorrere lungo le crepe del suo volto.

In fondo ai loro cuori, l’invisibile Stella di Eldia illumina il cammino.






 


Note dell’Autrice:

Cari Lettori,
ho deciso di ripubblicare a parte questa storia, prima facente parte della raccolta Piume Sparse. Sia per darle più visibilità, sia perché, a livello concettuale, mi piaceva di più separata dalle altre.
Questa storia nasce grazie all’iniziativa di WattpadFanfictionIT, la cui traccia era appunto legata ai tarocchi – e si è poi aggiudicata la vittoria, cosa di cui sono molto contenta, ovviamente ♥ Avevo intenzione di espandere la storia, in un primo momento, ma ho poi deciso di lasciarla così com’è. Se la trovate "stringata" è perché avevo un limite massimo di 3000 parole.


Ero totalmente ignorante sui tarocchi e ho cercato di informarmi nel modo più approfondito possibile per rendere verosimile l’intera faccenda. La prima interpretazione di alcune carte è parzialmente veritiera, anche se Elpis fa riferimento solo agli aspetti positivi e ignora, a beneficio dei bambini, il fatto che una carta rovesciata indichi gli aspetti negativi della figura in questione.
La Stella è effettivamente la carta più positiva tra tutti gli Arcani Maggiori. Il fatto che rimanga sul fondo è un riferimento alla citazione iniziale, ovvero al vaso di Pandora: tutti i mali vengono liberati nel mondo, tranne la Speranza, che viene liberata in un secondo momento. Ovviamente, i destini dei ragazzi in questione rimangono travagliati, ma ho voluto dare una chiusura positiva alla storia.


Piccole note: il nome Elpis è greco (ἐλπίς) e deriva dalla personificazione dello spirito della Speranza. La collana di ossi di pesca riprende un verso della canzone di De André che dà il nome alla storia. Ci sono anche un paio di riferimenti a Mannarino, scovateli!

Grazie agli Ambassadors per l’opportunità e a voi per aver letto fin qui ♥

Alla prossima,

-Light-
 




 

Disclaimer:
Non concedo, in nessuna circostanza, né l'autorizzazione a ripubblicare le mie storie altrove, anche se creditate e anche con link all'originale su EFP, né quella a rielaborarne passaggi, concetti o trarne ispirazione in qualsivoglia modo senza mio consenso esplicito.
Questa storia è scritta senza scopo di lucro.


©_Lightning_

©Hajime Isayama

 

   
 
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