MISSION IMPOSSIBLE
Cap. 1: Mission impossible
Another journey for me
Another challenge to win
I’m here again to complete
My mission impossible
I am not ready to die
The fear’s become my ally
What do you see in my eye?
A mission impossible
Mission impossible!
(“Mission impossible” – Temperance)
Kattegat non era mai stata così pacifica e
fiorente. Nessuna minaccia all’orizzonte, i suoi abitanti potevano dedicarsi al
commercio con altre città e Nazioni anche lontane, perfino in Oriente, o
partire per esplorare terre sconosciute. Il villaggio di Lagertha e delle altre
donne prosperava sotto l’attenta guida della saggia e coraggiosa shieldmaiden e la protezione attenta
delle guardie comandate da Hvitserk e Helgi. Insomma, era un periodo felice e
fecondo per tutti.
In tanta serenità si palesò un problema che
però, almeno all’inizio, parve irrilevante: Ingrid era riuscita a sfuggire alla
sorveglianza di Lagertha e a fuggire dal villaggio e nessuno sapeva dove fosse
finita. Bjorn e gli altri, tuttavia, non ne restarono sconvolti più di tanto,
in fondo Ingrid era sola e non conosceva nessuno, non aveva amici e, se anche
fosse arrivata in un Regno vicino, non avrebbe potuto fare niente di male se
non cercare di sedurre qualcuno per ottenere un tetto sopra la testa e qualche
vantaggio, un po’ come aveva fatto con lo stesso Bjorn.
Invece, alcuni giorni dopo, una difficoltà
maggiore parve palesarsi all’orizzonte provocando grande apprensione nella
gente di Kattegat. Una sentinella giunse di corsa e, ansimando per la fatica e
la preoccupazione, annunciò che un contingente di soldati con gli stendardi dei
Rus’ muovevano verso la cittadina.
“E’ possibile che i Rus’ ci stiano attaccando
di nuovo?” domandò Bjorn, con una specie di ringhio, rivolgendosi ad Ivar.
“Che vuoi che ne sappia io?” ribatté il
giovane vichingo, spalancando gli occhi azzurri come se fosse l’immagine stessa
dell’innocenza. “Non ho più avuto contatti con loro da quando ci siamo
separati. E comunque Oleg, che voleva invadere la Scandinavia, è morto e il
Principe Igor e il reggente Dir non hanno mai manifestato l’intenzione di
attaccare la Norvegia.”
“Chi ci assicura che Oleg sia davvero morto?
Abbiamo solo la tua parola al riguardo” fece Hvitserk, diffidente.
“Proprio la mia parola dovrebbe essere una
garanzia sufficiente per ognuno di voi” replicò Ivar, evidentemente convinto
che ciò che affermava Ivar Lothbrok interessava tutti e doveva essere una
verità conclamata.
Bjorn, Hvitserk e gli altri chiaramente la
pensavano in modo ben diverso.
“Insomma, non serve a niente discutere tra di
noi” intervenne Aethelred, cercando di calmare gli animi. “La sentinella ha
parlato di un piccolo contingente di soldati, no? Non è assolutamente
sufficiente per attaccare Kattegat né, tanto meno, la Norvegia.”
“Potrebbe essere un gruppo in avanscoperta e
precedere un esercito molto più grande” replicò Bjorn.
Aethelred si irrigidì. Voleva con tutto il
cuore credere a Ivar, ma i sospetti di Bjorn non erano poi così campati in
aria. E comunque non è che i Rus’ dovessero per forza informare Ivar di tutto
ciò che facevano. Erano stati alleati e sembrava che si fossero lasciati in
buoni rapporti, ma nel frattempo poteva essere accaduto di tutto, magari Dir o
Katja avevano preso il potere e deciso di continuare ciò che Oleg aveva
iniziato…
“E’ vero, ma potrebbe anche essere solo un
gruppo che porta un’ambasciata” disse. “Ci sono altre sentinelle a controllarli
e, se dietro questo contingente marcia un esercito, verranno ad avvertirti. In
quel caso speriamo solo di avere il tempo di riunire nuovamente i Re Norreni…”
“Vi ho già detto che non stanno cercando di
invaderci, perché non volete credermi?” protestò Ivar.
“Perché già fin troppe volte abbiamo avuto
fiducia in te e tu ci hai mentito” tagliò corto Bjorn, senza troppi
complimenti. “Mi fiderò della buona volontà dei Rus’ solo se e quando avrò modo
di parlarci senza dovermi difendere con una spada.”
Un lampo attraversò gli occhi di Ivar, che si
alzò tanto velocemente quanto le sue gambe glielo consentivano e poi,
appoggiato alla sua stampella, uscì dalla Sala Grande con l’aria di un Principe
oltraggiato. Aethelred non sapeva bene cosa fare, lanciò uno sguardo di
rimprovero a Bjorn che, in effetti, aveva un tantino esagerato e seguì il suo
compagno fuori dal salone.
Ivar se n’era proprio andato dalla dimora
regale e Aethelred lo vide zoppicare verso la spiaggia.
Mentre lo raggiungeva pensava a quello che
gli avrebbe detto: da una parte poteva anche capire la diffidenza di Bjorn, lui
stesso non era certo che quel drappello di Rus’ venisse in pace, per quello che
loro ne sapevano poteva anche darsi che, nel frattempo, quel Principe Dir
avesse deciso di prendere il potere, avesse imprigionato il giovane Igor e
avesse ripescato l’idea di Oleg di invadere la Scandinavia… Insomma, ai tempi
non c’erano Google e i social media e non era così semplice sapere cosa stesse
accadendo a Kiev in tempo reale!
Però Bjorn aveva esagerato e, così facendo,
aveva di nuovo fatto sentire Ivar un estraneo nella sua stessa famiglia… e
Aethelred sapeva bene che cosa volesse dire provare quella sensazione con la
quale aveva convissuto per anni. Avrebbe potuto esprimere i suoi dubbi nei
riguardi dei Rus’ senza necessariamente far ricadere la colpa su Ivar. Bjorn
aveva la sensibilità di un cinghiale impazzito e lo dimostrava fin troppo
spesso!
Aethelred si affiancò a Ivar sul sentiero che
li avrebbe portati alla spiaggia.
“Ivar… mi dispiace davvero per quello che è
successo nella Sala Grande” disse a bassa voce. “Io lo so che…”
Il giovane vichingo era chiaramente
innervosito, ma le parole e la dolcezza del Principe lo addolcirono. Lasciò che
un lieve sorriso gli affiorasse sulle labbra e circondò con il braccio le
spalle di lui, come al solito, in un gesto che era insieme un appoggiarsi e un
abbraccio.
“Tu hai cercato di difendermi, Aethelred, non
sono arrabbiato con te. In realtà non sono veramente arrabbiato con nessuno”
ammise Ivar, continuando a stringere a sé il giovane. “Sono semplicemente molto
deluso e amareggiato. Bjorn non ha perso tempo ad accusarmi, e forse da lui me
lo aspettavo anche, ma tu sei stato l’unico che ha parlato in mio favore,
nemmeno Hvitserk mi ha difeso. E’ inutile, per quanti sforzi faccia non sarò
mai considerato parte di quella maledetta famiglia e allora tanto vale che me
ne vada!”
“Tu non parli sul serio, Ivar” replicò
Aethelred, preoccupato. “Dove vorresti andare? Questa è la tua terra e i tuoi
fratelli dovranno imparare ad accettarti come sei.”
Nel frattempo i due erano giunti alla
spiaggia e Ivar si lasciò cadere sulla sabbia, mentre il Principe si sedeva
accanto a lui.
“Non lo faranno mai” dichiarò. “Non mi hanno
mai accettato fin da quando ero bambino, loro speravano che morissi, mi
odiavano perché nostra madre si occupava solo di me. Ho lottato per trovare un
posto in mezzo a loro, per farmi accettare da mio padre, per essere considerato
uguale a loro, ma non mi hanno mai ritenuto tale. Solo Freydis… ma anche lei
mentiva, mi stava usando per arrivare al potere. Mi diceva che ero un dio e io
le credevo, volevo crederle perché ne avevo bisogno, volevo che qualcuno
potesse amarmi per ciò che ero, invece anche quella è stata solo un’illusione.”
Aethelred si sentiva infilare delle lame di
ghiaccio nel cuore ogni volta che Ivar nominava Freydis, era come se il sangue
gli si congelasse nelle vene e i ghiaccioli lo trafiggessero, ma era anche
immensamente addolorato nel vedere così malinconico il giovane che amava tanto.
Non era abituato a vederlo demoralizzato e avvilito, lui era sempre tanto
determinato, pieno di idee e di iniziative… Timidamente, gli pose una mano sul
braccio.
“Io… io ti amo così come sei, Ivar” mormorò,
arrossendo. Non gli aveva mai detto quelle parole, non ne aveva mai avuto il
coraggio prima! “Ti amo proprio per ciò che sei e sarò sempre dalla tua parte,
anche se ti impedirò di commettere altri errori. Per me non sei un dio ma sei
qualcosa di più importante: sei un giovane uomo che ha saputo superare i suoi
limiti e diventare un grande condottiero e stratega.”
Ivar fissò Aethelred. Le sue parole, appena
sussurrate per pudore e imbarazzo, risuonavano però cristalline per la loro
sincerità, non erano le adulazioni false e interessate di Freydis, non erano le
menzogne di Oleg, quello che il Principe Sassone diceva proveniva direttamente
dal suo cuore. Ivar aveva imparato a conoscere e analizzare le persone e non
c’era la minima traccia di falsità in Aethelred. Per la prima volta qualcuno
gli parlava con il cuore e quello che diceva era meraviglioso, era ciò che lui
aveva sempre desiderato ascoltare.
Lo prese per le braccia e lo strinse a sé,
sdraiandosi sulla sabbia morbida e tirandoselo addosso, lo strinse in un
abbraccio appassionato e iniziò a baciarlo lungamente e languidamente, facendo
aderire completamente il corpo a quello morbido del giovane, godendosi
l’incanto di quel momento e di quel contatto così intenso, intimo e dolce. Il
bacio divenne sempre più profondo, come se Ivar stesse respirando aria pura per
la prima volta nella sua vita e non volesse smettere mai e poi mai, il sapore e
il calore di Aethelred erano il suo ossigeno.
Dopo molto tempo Ivar si decise finalmente a
staccarsi da Aethelred, che ormai era completamente frastornato e scarmigliato
per quel bacio infinito. Lo guardò ancora con un sorriso e gli parlò con una
tenerezza che aveva usato poche volte in vita sua.
“Sì, sei tu l’unico che mi ama davvero e mi
capisce, Aethelred” disse, “ormai non mi illudo più che i miei fratelli possano
avere fiducia in me o mi accettino, ma non m’importa più ora che ho te. Credevo
che tornare a Kattegat mi avrebbe fatto sentire di nuovo a casa, invece non è
così, ma ho fatto bene lo stesso a tornarci perché ho incontrato te e in caso
contrario non ti avrei mai conosciuto. Sei tu che mi stai cambiando la vita,
Aethelred.”
Il giovane Principe era stravolto, un po’ per
il bacio e un po’ per ciò che Ivar gli stava dicendo. Veramente era tanto importante
per lui? Era possibile che lo amasse così tanto, che fosse davvero diventato la
cosa più preziosa della sua vita? Aethelred non era mai stato importante e
prezioso per nessuno…
“Quindi, in realtà non so cosa farò” riprese
Ivar, seguendo un suo filo logico che non era poi così semplice per chi non
fosse nella sua testa! “Magari non resterò neppure a Kattegat, ormai questo è
il Regno di Bjorn ed è chiaro che lui non mi vuole qui. Forse partirò per
esplorare terre nuove, come ha fatto Ubbe, o forse tornerò di nuovo a razziare
nelle coste inglesi o iberiche o chissà… Quello che davvero conta è che ti
porterò con me, perché averti vicino è la cosa che voglio veramente e che mi fa
stare bene.”
Aethelred era ancora piuttosto stordito, ma
non tanto da non aver udito tutto quello
che Ivar aveva detto. Era felice che il giovane che amava gli avesse aperto il
suo cuore e gli avesse parlato in quel modo, però… eh, beh, però c’era una cosa
che non gli tornava affatto!
“Te lo scordi di andare a razziare nelle
coste dell’Inghilterra, io non te lo permetterò di certo!” lo avvertì.
Ivar scoppiò in una risata.
“Ah, tu pensi di potermi impedire qualcosa?”
lo prese in giro.
“Sicuro. Hai detto che vuoi portarmi con te,
no? Prova anche solo per scherzo a dirigerti verso le coste inglesi con cattive
intenzioni e te la farò pagare” replicò Aethelred, determinato. E, in fondo,
quello era anche un modo per stemperare l’imbarazzo che provava dopo ciò che
Ivar gli aveva appena rivelato…
“Ma che paura, il Principe guerriero…” motteggiò
Ivar, poi prese di nuovo il giovane tra le braccia e riprese a baciarlo a
lungo, non con la stessa intensità appassionata di prima ma con una languida
dolcezza che diceva molte cose su quanto Aethelred contasse per lui, su quanto
lo facesse sentire sereno e completo e gli facesse dimenticare anche tutte le
rivalità e le ripicche con i fratelli.
Sembrava tutto perfetto, dunque. Però, come
ben sappiamo ormai, le cose troppo perfette non sono destinate a durare. Ivar,
ormai placato e soddisfatto dopo aver trascorso il pomeriggio sulla spiaggia a
baciarsi e scherzare con Aethelred, si decise infine a rientrare con il suo
compagno alla dimora regale da cui era uscito offeso e impermalito qualche ora
prima.
E proprio nella Sala Grande Ivar e Aethelred
scoprirono la ragione del piccolo contingente di Rus’ che la sentinella aveva
visto quel mattino: al cospetto dei sovrani Bjorn e Gunnhild stavano, a
sorpresa, il Principe Igor e la Principessa Katja che, a quanto pareva, non
avevano alcuna intenzione bellicosa ma erano venuti a porgere omaggio al Re e
alla Regina di Kattegat e, soprattutto, a far visita al loro vecchio amico e
alleato Ivar.
Tutto il pomeriggio vissuto nella luce e nel
calore dell’amore sembrò sgretolarsi nella mente di Aethelred non appena vide la
Principessa dei Rus’ e comprese di chi si trattasse. Insomma, nonostante i
capelli neri e l’aria più regale e dignitosa, la somiglianza con Freydis non
era sfuggita nemmeno a lui. Fu come se un fulmine lo avesse colpito
disintegrandogli il cuore.
Ecco perché c’era un piccolo gruppo di soldati Rus’, era
la scorta del Principe e della Principessa. Quella è Katja, è chiaramente lei…
è venuta a riprendersi Ivar e lui… lui ha già detto che, tanto, non ha
interesse a rimanere a Kattegat. Katja si riporterà via Ivar, lo porterà via
con sé e io… io questa volta non resisterò, non sopporterò un altro abbandono!
Una cappa di oscuro dolore era piombato di
colpo su Aethelred che si sentiva lacerato e spezzato in mille frammenti e non
udiva più nulla, né Bjorn e Gunnhild che facevano le presentazioni, né il
saluto di Ivar, né il grido gioioso del giovanissimo Igor nel rivedere il suo
amico. Tutto ciò scorreva accanto a lui come se facesse parte di un altro
mondo, l’unica cosa che Aethelred riusciva a pensare era che Katja era tornata,
che avrebbe voluto Ivar e che Ivar sarebbe stato felice di ripartire con lei.
Il giovane Sassone era piombato dalla gioia
di pochi minuti prima in un incubo che sembrava senza fine.
Fine primo capitolo