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Autore: Duchessa712    01/09/2021    0 recensioni
Alla fine, Luke Castellan muore con una supplica sulle labbra e nelle orecchie la promessa che nessuno proverà l'odio che ha provato lui
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Annabeth Chase, Luke Castellan, Talia Grace
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Apologia di un eroe spezzato

Loro sono i semidei dimenticati. Non ci saranno poemi e leggende e canzoni, solo storie che verranno sciacquate via dal tempo.
È qualcosa che sanno tutti, che tutti capiscono, prima o poi, e di cui nessuno parla.

Sono semidei e ai loro genitori piace dimenticare la loro esistenza fino a quando viene il momento di reclamarli - un simbolo scintillante sopra la testa per creare scalpore e spettacolo - e non è mai per via della loro bontà.
Gli Dei non sanno essere buoni - non è colpa loro, ché a vivere millenni e ad essere scordati si disimparano la bontà e la genuinità - e tutto ha un fine. Anche i loro figli. Soprattutto i loro figli.

I semidei sono errori, casualità che non dovrebbero esistere, e forse per questo muoiono giovani, forse per questo ciò che li caratterizza è un difetto fatale che li condurrà alla morte. Perché agli errori bisogna rimediare, ma perfino gli Dei sono troppo codardi per uccidere i loro stessi figli.

+

Luke è il primo a capire tutte queste cose e lo fa tempo prima di arrivare al Campo Mezzosangue, prima di incontrare Grover, di vedere la sua migliore amica sacrificarsi per lui, prima di mettere un coltello nella mano salda e paffuta di Annabeth.

Luke lo capisce guardandosi allo specchio, cercando dettagli che lo riportino a sua madre, che s'è appena addormentata dopo un altro dei suoi attacchi, dopo averlo costretto a nascondersi sotto al letto e nell'armadio.
Non trova nulla, ché i semidei somigliano solo al genitore che dimentica la loro esistenza, che li reclama e li marchia e li abbandona.
Inizia a odiare suo padre in quel momento, quando capisce di avere il suo aspetto.
Compirà cinque anni tra due mesi.

Luke incontra Talia, che ha occhi blu come non ne ha mai visti, e prende la vita a morsi e unghiate.
Luke non sa cosa pensa Talia di suo padre, ma sa che gli occhi le si velano di lacrime quando pensa alla madre.
Anche Luke pensa a sua madre, a May Castellan, che ha occhi grandi e persi come una bambina, vuoti come i morti e la maggior parte delle volte lo guardava senza riconoscerlo; alle sue labbra sempre aperte in un grido, in una muta richiesta d'aiuto; al suo viso deformato da qualcosa che Luke s'è detestato per aver definito pazzia.
A volte si chiede se è suo padre, che le ha rubato qualcosa, che l'ha resa così, rotta e a metà e con un figlio di cui non sapeva occuparsi.
Una volta si è chiesto come una donna del genere, fragile e sperduta, mai davvero presente al mondo o a se stessa, possa aver acconsentito a qualcosa in vita sua avendo piena cognizione di causa.

Luke incontra Annabeth, che ha i capelli biondi come le Principesse delle favole, e trema di freddo e di stanchezza, ma tiene salda la presa sul coltello e sulla sua mano.
Annabeth parla della sua famiglia, sopperisce ai silenzi suoi e di Talia. Racconta dei fratelli, che non la lasciavano in pace, che la tormentavano, che le rompevano i libri e i giocattoli, e dei genitori che non facevano nulla, che non prendevano mai le sue parti.
Luke le crede perché per scappare di casa a sette anni devi sentirti davvero disperato.

+

Gli Dei rubano sempre qualcosa, che ne siano coscienti oppure no. Rubano ai mortali di cui si innamorano, soprattutto a quelli a cui rivelano la loro identità. Rubano ai loro figli, che diventano pedine in un gioco a cui non hanno chiesto di partecipare. Rubano tra di loro, perché sono vanesi ed egoisti e non hanno concezione di cosa siano i limiti. Rubano a loro stessi, perché credono di possedere il mondo, ma il mondo li deride e li dimentica e i loro figli sono indifferenti oppure li odiano.

Gli Dei sono insensibili alle vite dei loro figli, finché non diventano armi e campioni, finché non raggiungono una loro utilità, finché non portano lustro e onore alla loro casa e, di conseguenza, al loro genitore.

+

Talia non odia suo padre, ma una sera Luke si sveglia col suo pianto sommesso e la trova tremante e con le unghie conficcate nei palmi delle mani.
Non l'ha mai vista così, lei che è sempre forte e pronta e attenta. Non l'ha mai vista cadere a pezzi. Una parte di lui non lo credeva possibile.
Talia lo guarda e Luke capisce quanto la situazione sia seria e grave quando non gli urla addosso di distogliere lo sguardo, ma gli regala i suoi occhi, lucidi, liquidi, che alla luce del lampione sembrano attraversati da scariche di energia elettrica e mostrano tutto il suo dolore.
Luke la conosce così, la storia di Jason Grace, due anni, capelli biondi, occhi azzurri, labbro deturpato per sempre da una spillatrice, scomparso.
Luke lo conosce in quel momento il perché delle lacrime negli occhi di Talia ogni volta che pensa a sua madre.

Luke pensa a Jason Grace, dopo, mesi dopo la morte della sua amica, nei confini del Campo che è la sua nuova casa.
Pensa a quel bambino, che forse è vivo o forse è morto, che probabilmente nemmeno la ricorda la sorella che piangeva ogni volta che pensava a lui. Si chiede se a Zeus importo qualcosa - forse, visto che c'è un pino alle porte del Campo, dove una bambina elevata ad eroe ha esalato l'ultimo respiro.

+

Sono semidei. È la peggiore cosa che potesse capitare, perché li mette davanti alla più terribile delle verità: tutti siamo soli e le ultime persone da cui possiamo dipendere o aspettarci aiuto sono le stesse che ci hanno messi al mondo.

Sono semidei e sono pieni di rabbia e frustrazione e sentimenti contrastanti che non possono essere espressi a voce alta, ché tutti hanno sentimenti irrisolti verso il proprio genitore divino, ché in troppi, solo all'interno del Campo, sarebbero state prede perfette per Crono.

Sono semidei e vivono di imprese ed eroismo, proiettati verso il futuro, bloccati nel passato e incapaci di vivere nel presente, ché il presente è volatile e traditore.

+

Di Talia tutti sanno e pochi mormorano, almeno adesso che sono passati anni, ché all'inizio nessuno parlava d'altro che della bambina morta, dell'impresa fallita, del Re degli Dei che aveva coperto il cielo e scatenato tempesta per la figlia perduta.
Ma dov'era il Re degli Dei, quando ancora poteva fare la differenza, quando poteva salvarla? Probabilmente voltato da un'altra parte, probabilmente nel letto di un'altra donna.
Annabeth ha gli occhi di sua madre e una volta credeva volesse dire qualcosa, prima di scoprire che tutti i figli di Atena hanno iridi grigie e capelli biondi.
Annabeth è figlia di sua madre e questo vuol dire che ha la sua sagacia e la sua intelligenza e la sua arroganza.
Sono presuntuosi i figli della Saggezza, sempre convinti di sapere di più e di avere ragione, sordi ai consigli e a tutto ciò che non provenga da un libro.
Annabeth ha la tempesta negli occhi quando abbandona Luke e si trasferisce in un posto estraneo, dove nessuno riesce a calmare i suoi incubi.
Per troppo tempo Luke è stato tutto ciò che conosce, tutto ciò che le serve, tutto ciò che le rimane.

Di Talia tutti sanno, ma nessuno parla, ché è una macchia troppo grande, una cosa mai vista prima: una mezzosangue morta al limitare del Campo, a pochi passi dalla salvezza.
Zeus ha coperto il cielo e scatenato tempesta, ma non ha riportato in vita la figlia, le ha eretto un monumento funebre, ha celebrato la sua morte e non protetto la sua vita.

+

Percy Jackson ha l'età di Talia quando è morta e gli occhi sperduti di Annabeth quando l'hanno trovata, ma la sua presa sulla spada è tutt'altro che salda e la sua mente è tutt'altro che libera. Luke lo addestra e chiede perdono al suo Signore, sopporta la punizione per star rendendo più forte e più pericoloso l'eroe destinato a mettersi sul loro cammino.
Non si ferma, però. Insegna a Percy Jackson a combattere e poi se ne va.

Il figlio di Poseidone lo vede come un tradimento nei suoi confronti, ma, seriamente, perché?
Luke non lo ha tradito, non gli ha mai fatto promesse che ha infranto con decisioni ben ponderate.
Annabeth lo guarda furibonda e sconcertata, gli occhi di chi ha visto il mondo caderle addosso, ma Luke fa presto a metterla tacere. Che diritto ha di parlare di famiglia quando se ne va in giro con un Ciclope?
Nemmeno la figlia di Atena sa cosa rispondere a questo.

+

Gli Dei sono arroganti e pensano che tutto è loro dovuto perché sono immortali e potenti, ma non capiscono che è l'esatto contrario: che senza i semidei loro sarebbero nulla, perché non ci sarebbe nessuno che crederebbe a loro.

Alcuni di loro lo hanno capito, ma sono troppo orgogliosi e arroganti per ammetterlo e, alla fine, che bisogno c'è di esplicitare qualcosa che è sotto gli occhi di tutti, quando c'è una profezia che dice che l'Olimpo non cadrà solo per merito di uno dei figli che dimenticano, degli errori che commettono?

+

Luke non prova rimorso quando avvelena l'albero, perché Talia è morta e quello non è ucciderla due volte, così, quando se la ritrova davanti, quando sono di nuovo tutti insieme - solo che non lo sono, perché lui ha tradito e ha rapito Annabeth e le ha messo sulle spalle il cielo - le sue convinzioni si incrinano un momento e sa che per questo verrà punito.
Al momento non importa. Importa solo che Talia è viva e per un secondo è tentata di seguirlo, prima di rinnegarlo.

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Alla fine, quando l'Olimpo è vuoto e ci sono solo loro, quelli da cui è iniziato tutto, Luke pensa al Labirinto, a quando ha duellato con Percy Jackson, a quando l'allievo ha superato il maestro.
Alla fine, è giusto che finisca con loro.
Alla fine, Luke Castellan muore con una supplica sulle labbra e nelle orecchie la promessa che nessuno proverà mai l'odio che ha provato lui.

+

Gli Dei gli offrono l'immortalità e pensano che non ci sia dono o aspirazione più grande per un mortale che ascendere a un livello superiore.
Percy Jackson rifiuta e li costringe ad un patto e a una promessa, perché s'è visto cosa il loro disinteresse e la loro superficialità ha generato, perché in troppi hanno seguito Crono, perché dopo tutto quello che gli hanno fatto passare glielo devono.

Agli Dei non piace essere costretti, ma c'è qualcosa negli occhi e nel tono del ragazzo che li fa cedere che li spaventa, che li porta a chiedersi se, Luke di fosse rivelato un indegno servitore, avrebbe Percy Jackson terminato i piani di Crono?
No, perché la lealtà è il difetto fatale del figlio di Poseidone, ma -
ma con le giuste circostanze, tutto può accadere.

+

Di Luke nessuno parla, nemmeno all'inizio, quando le ferite sono fresche e i morti da bruciare troppi e non si fanno distinzioni tra vinti e vincitori, perché si è tutti vittime.
Si parla di Percy Jackson, che ha salvato l'Olimpo, anche se lui insiste a dire di no, e che è misteriosamente scomparso.
Si parla della figlia d'Atena folle di preoccupazione e di un nuovo figlio di Zeus che occupa la cabina numero 1.

Jason Grace ha i capelli biondi, gli occhi azzurri e il labbro deturpato da una spillatrice.
"Chi è?" chiede del ragazzo biondo e dal sorriso malandrino e dall'espressione tormentata che vede in una foto.
"Luke" risponde Annabeth, la voce strozzata e un groppo in gola, ferite mal cicatrizzate che ricominciano a sanguinare e gli occhi traboccanti di rimpianti e possibilità perdute.
Annabeth ama Percy Jackson, questo dicono tutti, ma guardandola in quel momento Jason si chiede se, fossero le cose andate diversamente, la sua scelta sarebbe stata la stessa.

Di Luke Castellan Jason sa che era figlio di Ermes e odiava suo padre e voleva un nuovo mondo e una nuova vita per tutti, che è stato servo di Crono e ha quasi distrutto l'Olimpo, ma poi lo ha salvato all'ultimo momento.
Di Luke Castellan Jasn sa una storia a metà, che è quello che Luke ha saputo di lui, pensa Talia, anche lei persa tra rimpianti e rimorsi e ricordi e voti che non si possono infrangere.

+

Sono semidei, vuol dire che il loro sangue è rosso e non d'oro, che il loro tempo è limitato e la loro vita è più corta di quella dei mortali.

Sono semidei e vuol dire che i loro genitori almeno prendono atto della loro esistenza, il minimo indispensabile e poco più per assicurarsi che nessuno diventi il punto debole di un nuovo nemico capace di distruggerli.

Sono semidei e le loro storie se le mangeranno il tempo e la memoria e alla fine saranno eroi, i loro pregi elevati all'estremo e i loro difetti dimenticati.

Non c'è nulla che possono farci: è scritto nelle stelle fin dalla loro nascita.
   
 
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