Baker Street, dolce
casa
Capitolo 14
Due giorni dopo, John affiancò Sherlock per un caso di un
cliente privato. Di solito erano meno divertenti di quelli per lo Yard, ma
tendevano a pagare bene. Poiché Sherlock aveva sempre insistito per spartirsi
ciò che guadagnavano da questi clienti, John lo seguì, pensando che gli avrebbero fatto comodo
i soldi extra per il matrimonio e la luna di miele. Di sicuro Mary sarebbe stata
contenta se avessero potuto concedersi di spendere un po’ di più per la loro vacanza,
la cui destinazione non avevano ancora deciso.
Questa particolare cliente li aveva invitati a una sorta di serata di raccolta fondi privata perché temeva che qualcuno stesse sottraendo dei capitali dal
suo ente di beneficenza.
Era un'accusa seria e non sarebbe stato un caso troppo
difficile da risolvere, quindi Sherlock era stato felice di accettarlo e John
si era lasciato convincere con facilità.
Tuttavia, si pentì in fretta di quella decisione quando Sherlock
emerse dalla propria stanza avvolto in uno smoking che era stato chiaramente
fatto su misura per lui.
John, che indossava lui stesso il suo completo migliore, perse subito
il filo dei propri pensieri.
L'abito sembrava aderire al corpo di Sherlock in tutti i
punti giusti e i capelli gli ricadevano sulla fronte in un certo modo e John lo fissò e pensò:
"Oh Dio, voglio baciarlo."
Barcollò un po' dove si trovava, quasi fisicamente colpito
dall'idea, e fuggì in fretta in cucina per un bicchiere d'acqua prima che
Sherlock, che si stava sistemando il papillon, potesse notarlo.
"Datti una calmata – si ordinò John – Non è il
momento."
No, il momento era stato tre anni prima, prima che Sherlock morisse, al tempo in cui
John aveva appena iniziato a rendersi conto di quanto quell'uomo significasse per lui.
Adesso non c'era alcuna possibilità per quello, ed era ridicolo
pensare che ci sarebbe mai stata. Se lui e Sherlock erano riusciti a sposarsi
senza che fosse mai accaduto nulla tra di loro, non c'era alcuna possibilità
che accadesse qualcosa ora, quando John era dannatamente
fidanzato, maledizione, non dimenticarlo.
Sospirò sommessamente tra sé, buttò giù il bicchiere d'acqua
e spinse via tutti quei pensieri ridicoli. Erano amici. Era tutto quello che
c'era, tutto quello che ci sarebbe mai stato. Questo era solo nervosismo prematrimoniale.
Prima lo superava, meglio era.
*****
Arrivarono all'evento al momento previsto e anche se Sherlock
era così bello che John aveva problemi a distogliere gli occhi da lui, riuscì a
mettere su un sorriso convincente e chiacchierare con sconosciuti ricchi in modo
disgustoso, mentre si mescolavano con gli altri ospiti.
A un certo punto, John si scusò per andare in bagno. Sulla via del ritorno si fermò
all'open bar per prendere un altro bicchiere di vino
per entrambi e poi andò alla ricerca di Sherlock.
Alla fine lo trovò dopo essersi fatto strada fra due persone
che avrebbero potuto essere promotori finanziari; lui era in piedi in fondo alla
stanza e stava parlando animatamente con un bell'uomo della sua stessa età. In un
primo momento, John pensò che lui stesse interrogando l'uomo in modo sottile e
quindi rimase indietro, non volendo interrompere la conversazione nel caso in
cui Sherlock la stesse guidando in una direzione particolare.
Ma presto si rese conto che il linguaggio del corpo
dell'altro uomo era del tutto sbagliato. Non sembrava qualcuno che fosse
interrogato, non importa quanto sottilmente, da Sherlock. Sembrava qualcuno che
aveva visto un bell'uomo e voleva godersi ancora per un po' la sua compagnia.
Ciò fece torcere qualcosa nello stomaco di John in un modo che non riusciva a
spiegare del tutto. Pensò che potesse essere gelosia e il pensiero non gli
piacque. Non aveva il diritto di essere geloso. Dopotutto, Sherlock non gli
apparteneva. E lui aveva Mary, cazzo. L'unico motivo per cui era lì in quel momento
era per il denaro extra per il loro matrimonio. Se Sherlock voleva flirtare con
qualcuno, aveva tutto il diritto di farlo.
Be', quello era solo un altro motivo per restare indietro,
no? John rimase fermo e bevve un sorso del suo vino, tenendo d'occhio i due.
L'uomo aveva un bell'aspetto: alto, spalle larghe, con un sorriso disinvolto
sul viso. E Sherlock stava ricambiando il sorriso, gli stava ancora parlando di
solo Dio sapeva cosa.
John ignorò il modo in cui il petto gli si stringeva alla
vista. Non spettava a lui interferire.
E poi l'uomo fece la propria mossa. Per John, che aveva
trascorso gran parte della sua vita a flirtare con le persone, questo era
evidente. Riuscì quasi a leggere le parole dalle labbra dell'uomo. 'Vogliamo vederci una sera per un drink?'
o qualcosa del genere.
Sherlock esitò. Si morse il labbro. E poi fece un piccolo
sorriso di rammarico e indicò la propria mano sinistra e l'anello su di essa.
Chiaramente questo non disturbò più di tanto il suo
ammiratore. Sollevò semplicemente un sopracciglio e John già sapeva che stava
suggerendo che quello poteva essere un motivo, ma non un deterrente.
Sherlock scosse la testa e fece mezzo passo indietro.
John lo prese come il suo segnale per interferire, dopotutto. Tentò
di non chiedersi perché la possibilità di agire lo riempiva di sollievo.
Diversi rapidi passi lo portarono al fianco di Sherlock:
"Ecco il tuo vino, – disse, porgendo Sherlock il suo bicchiere e
assicurandosi che le loro dita si sfiorassero, mentre lo faceva – Chi è il tuo
amico?"
Gli occhi dell'altro si spalancarono leggermente per il suo
arrivo e si affrettò a riorganizzare la propria espressione in qualcosa di molto
meno civettuolo: "Oh, non sono nessuno. Stavo solo chiedendo a suo marito
se avete fatto molto per la beneficenza."
"Un bel po', –
ribatté John, il sorriso tagliente – Solo la scorsa settimana ho aiutato un
tizio a imparare come tenere le mani a posto, a tutto vantaggio
della sua salute personale."
"Giusto, – proferì l'uomo – Beh, se volete scusarmi..."
E scomparve tra la folla senza nemmeno preoccuparsi di
cercare di trovare una scusa.
"Non ci ha nemmeno parlato dei suoi sforzi per la
beneficenza, – dichiarò John con finto disappunto – Che peccato."
Alla fine si voltò a guardare Sherlock e lo trovò che lo
fissava con uno sguardo imperscrutabile sul viso: "Che cosa?"
Sherlock sbatté le palpebre e l'espressione scomparve:
"Niente. Grazie per l'interruzione."
"Avrei potuto farlo un po' prima, ma non ero sicuro se
volevi che lo facessi. Sembravi abbastanza felice di parlare con lui."
Una scrollata di spalle: "Era gentile. Una delle poche
persone in questa stanza che non sono qui per nutrirsi della propria importanza, il
che già lo distingue dalla massa."
John annuì: "È una cosa positiva, no? Forse avresti dovuto accettare
la sua offerta."
"E tu che cosa puoi sapere delle offerte che ha
fatto?" chiese Sherlock.
John rise. "Andiamo. Posso non essere in grado di
dedurre le persone come te, ma riconosco il flirtare quando lo vedo. Ti ha
chiesto di uscire."
"Sì, – confermò Sherlock – E io ho detto di no."
"Sì, ho visto. Ecco perché sono venuto a interferire,
sembrava che fosse un po' troppo insistente."
"Avrei potuto gestirlo io," disse Sherlock,
scrollando le spalle.
Probabilmente aveva ragione su questo. Diverse parole ben
scelte sarebbero state sufficienti per fare andare via l’uomo di corsa, John ne
era sicuro. Eppure... "Perché hai detto di no?"
"Scusa?"
"Quando ti ha chiesto di uscire. Perché hai detto di
no?"
Sherlock sbatté le palpebre, confuso: "Sono sposato,
John."
John sospirò: "Sì, lo so. Se volevi il mio permesso, lo
avresti avuto. Io non posso proprio parlare, no? Puoi scopare chi vuoi,
Sherlock. Se ti piaceva, vai a prendere il suo numero e vedi che cosa succede.
Chissà, potrebbe venirne fuori qualcosa."
"Non succederebbe, – dichiarò Sherlock con fermezza – E
non voglio scopare nessuno che…"
Si interruppe di nuovo, chiaramente frustrato.
John decise di fare marcia indietro: "Va bene. Davvero.
Non sto dicendo che devi. Sto solo dicendo, se tu lo volessi, potresti farlo."
Sherlock scosse la testa: "Io non faccio scappatelle, John. Sono un
uomo di pochi principi, ma questo è uno di quelli. Io non prendo nessun voto
alla leggera, motivo per cui m'infastidisce così tanto quando ogni dannato
caso sembra finire per girare intorno all'adulterio in qualche forma. Non posso
sopportare la slealtà."
Era il discorso più lungo che John avesse mai sentito da lui
sull'argomento e fissò il suo amico, a bocca aperta: "Va bene. Mi dispiace
di averlo suggerito. Ma continuo a pensare che dovresti prendere il suo numero.
Potresti chiamarlo una volta che il nostro divorzio sarà definitivo."
La faccia di Sherlock divenne di pietra: "No, grazie.
Merita di meglio che essere usato come rimpiazzo. Adesso andiamo, dobbiamo
parlare con la nostra cliente, credo di aver scoperto chi si è appropriato dei
fondi della sua fondazione benefica, mentre lei non stava guardando."
Se ne andò prima che John potesse dire un'altra parola.
John lo guardò allontanarsi e si costrinse a non fissarlo: 'Non posso sopportare la slealtà' aveva detto
Sherlock e aveva ragione. John era fidanzato, bazzicare lontano dalla
sua fidanzata era qualcosa che Sherlock non gli avrebbe perdonato. Per non
parlare del fatto che John non voleva, dannazione. Lui amava Mary. Era solo...
difficile da ricordare, a volte.
*****
Sherlock si tolse lo smoking non appena arrivò a casa. Lo
cambiò con il suo solito vestito, nel caso dovesse uscire di nuovo nonostante
fosse sera tardi.
L'uomo, Alexander, era ancora nella sua mente, così come la
reazione di John all'intero episodio. Come era possibile che John non avesse
ancora la più pallida idea? Come se Sherlock volesse prendere in considerazione
l'idea di portarsi qualcuno a casa mentre aveva ancora quell'anello al dito.
Come se avesse mai pensato di farlo una volta che quell'anello fosse sparito.
Non sapeva come fosse riuscito a non sbottare con John quando
aveva tirato fuori di nuovo il dannato divorzio. John lo conosceva davvero così
poco? Era lui ad essere così bravo a nascondersi o era John ad essere proprio così inconsapevole? O forse
semplicemente non voleva vedere.
Ma John aveva passato la settimana precedente a complimentarsi
con lui in ogni occasione, dicendogli quanto fosse meraviglioso, quanto gentile, intelligente, quanto bello fosse. A Sherlock non era sfuggito che John
aveva trascorso una buona parte della notte semplicemente a fissarlo, abbeverandosi
alla sua vista in smoking. Forse avrebbe dovuto indossarne uno più spesso.
Be', la prossima opportunità probabilmente sarebbe stata al
dannato matrimonio di John e Mary. Gli
sarebbe servito a molto, allora.
E avrebbe preferito cucirsi la bocca piuttosto che dire a
John perché non avrebbe mai...
Scosse la testa, frustrato, e riprese a camminare su e giù
per il soggiorno. Tutta quella energia repressa in lui, nata dalla rabbia e
dalla frustrazione e da un cuore spezzato che non voleva ammettere, aveva bisogno
di uno sfogo e se ciò significava che avrebbe dovuto camminare fino alle prime
ore del mattino, l'avrebbe fatto. Comunque non c'era nessuno che lo vedesse
comportarsi come un animale in gabbia, quindi perché preoccuparsi di fingere?
Forse sarebbe stato ancora intento a farlo quando John sarebbe tornato
l'indomani. Se fosse tornato. Beh, probabilmente l'avrebbe fatto. Avevano
ricevuto un assegno molto generoso per il loro disturbo, sebbene fosse stato
poco più che una faccenda di osservazione. Sapeva benissimo che cosa voleva fare
John della sua metà di quel pagamento e aveva cercato di non pensarci troppo.
Una piccola, meschina parte di lui aveva preso in considerazione di rifiutare
il lavoro, solo per mettere in difficoltà il programma del matrimonio di John.
Ma sapeva che non era giusto e John l'avrebbe scoperto. E alla fine, la sua
stessa filantropia aveva interferito. Per quanto la maggior parte della gente
lo infastidisse, Sherlock aveva un debole per aiutare dove poteva. Anche se
significava aiutare un ente di beneficenza a trovare un malfattore al costo di
aiutare John a finanziare il suo matrimonio.
Ma il modo in cui John l'aveva guardato non gli sarebbe uscito
dalla mente. L'onesto apprezzamento nel suo sguardo quando l'aveva visto
nello smoking e l'asprezza nel suo tono quando aveva sfidato Alexander.
John era anche solo consapevole di averlo fatto? Aveva capito di essersi comportato
come un marito geloso che sta reclamando il proprio diritto?
Sherlock non poteva negare il brivido che gli aveva
attraversato la schiena, all’idea di essere rivendicato da John. Forse non era
stato molto nel quadro generale delle cose, certamente irrilevante considerando
le parole dette da John in seguito, ma l'episodio gli aveva ricordato la notevole
gelosia di John tanti anni prima, quando Irene Adler aveva incrociato il loro
cammino. A quel tempo, Sherlock aveva ancora la speranza che alla fine avrebbero risolto la situazione, che se lui fosse stato paziente solo per un po' più a lungo, alla fine John si sarebbe
reso conto di cos'aveva proprio davanti alla faccia.
Forse quell'idea aveva avuto un ruolo importante nel suo dire
di sì quando John aveva suggerito di sposarsi.
Distolse la mente da quel ricordo. Non era un giorno cui
potesse pensare con qualsiasi tipo d'imparzialità e in
quel momento era già troppo sconvolto per voler aggiungere altro turbamento.
Sherlock iniziò a camminare più in fretta, costringendosi a
pensare solo all’oggi.
Che John avesse avuto il coraggio di dirgli di andare a
scopare chi voleva! Come se quello fosse così facile. Forse lo era per lui? Ma
Sherlock non era fatto in quel modo, non riusciva nemmeno a capire come le persone potessero semplicemente
guardare un estraneo a caso e scegliere di portarselo a letto, in modo facile
come fare la spesa.
Perfino la sua attrazione per John era stata una sorpresa e il
fatto che quasi cinque anni non fossero stati abbastanza per lui per superarlo
parlava da solo. Come aveva detto oggi a John: non sarebbe successo.
Non avrebbe mai guardato nessun altro e si sarebbe sentito in
quel modo. Era stata proprio una fortuna che John non lo stesse guardando.
Almeno era riuscito a trattenersi prima di poter dire qualcosa del genere ad
alta voce. Però c'era andato vicino: ‘Non
voglio scopare nessuno che non sia tu’ era stato sulla punta della sua
lingua e non era sicuro di come John non l'avesse ancora capito. Non poteva
onestamente credere che Sherlock fosse rimasto fedele al loro matrimonio per
principio, no?
Possibile che John fosse davvero così ignaro? Che potesse
essere geloso delle attenzioni di altri uomini verso Sherlock, ma dirgli
comunque di andare a corrergli dietro senza rendersi conto della contraddizione di
pensiero e azione? Che potesse passare tutta la serata a fissare con
aperto apprezzamento l’aspetto di Sherlock e poi tornare a casa dalla sua
fidanzata che diceva di amare?
Sherlock non aveva abbastanza esperienza di come le altre
persone sentissero queste cose per sapere se ciò fosse possibile. Forse lo era.
L'emozione umana si era rivelata più complicata di come l’aveva prevista in
ogni singola occasione in cui l'aveva incontrata. Sicuramente questo doveva
significare che tutto fosse possibile.
Ma ciò significava che lui aveva ancora una possibilità? Significava
che poteva, se avesse avuto abbastanza tempo, in qualche modo far capire a
John che non aveva affatto bisogno di Mary? Dio, lo sperava.
L'unica domanda allora era, come? Quando John era così immerso
nella negazione, come avrebbe potuto Sherlock raggiungerlo? Non voleva nutrire
le proprie speranze, nel caso in cui John avesse finito per allontanarsi ancora
di più. Non sarebbe stata la prima volta che Sherlock sbagliava tutto mentre
cercava di gestire qualsiasi tipo di emozione.
Sulla base dell'esperienza odierna, il modo migliore per
attirare John sarebbe stato flirtare con qualcun altro e sembrare assolutamente
meraviglioso mentre lo faceva. Sfortunatamente, poiché aveva già detto a John
di non volere qualcuno, era improbabile che lui ci cascasse. Pertanto, avrebbe
dovuto limitarsi a sembrare più bello che poteva. John si era
complimentato per i suoi capelli l'altro giorno, quindi si sarebbe assicurato
di mostrarli al meglio. La maggior parte delle persone guardava i ricci e
provava un bisogno immediato toccarli - su quello poteva contare.
Sarebbe stata solo una seduzione lenta e attenta, fatta del
tutto incidentalmente. Non ci sarebbe stato flirtare e nessun contatto e niente
che potesse allarmare John o fargli pensare che Sherlock stesse cercando di adescarlo.
Onestamente non pensava di poterlo fare, anche se ci avesse provato.
No, lui avrebbe gridato al mondo che era presente e
disponibile e poi avrebbe solo dovuto sperare che John ricevesse il messaggio e
si lasciasse trasportare.
E poi cosa? E se John avesse abboccato alla proverbiale esca,
detestando come Sherlock avesse penetrato perfino la sua mente? E se John avesse deciso
che lo voleva, dopotutto?
Ricordò lo sguardo negli occhi di John quella mattina, il
modo in cui il suo sguardo si era trascinato sul suo corpo dalla testa ai piedi
e di nuovo indietro. Persino in retrospettiva, Sherlock rabbrividì, le terminazioni
nervose che prendevano vita in risposta allo sguardo evidente.
Forse John avrebbe potuto essere indotto a fissarlo di nuovo
in quel modo. Preferibilmente proprio lì, nella privacy di casa dove non
c'erano persone intorno che potessero interrompere. La signora Hudson aveva
smesso di venire al piano di sopra quando c'era John, a meno che non fosse
esplicitamente invitata a farlo, solo per non interrompere qualcosa in modo
accidentale. Non aveva detto così tanto, ma Sherlock la conosceva abbastanza
bene da indovinare il suo ragionamento.
Sarebbero stati del tutto indisturbati. Solo loro due. Ciò avrebbe
dato a John ampie opportunità di fissarlo. E poi chi sapeva cosa sarebbe potuto
succedere se Sherlock avesse inclinato la testa in un certo modo o avesse
incrociato il suo sguardo per troppo tempo.
Rabbrividì di nuovo e dovette interrompere bruscamente il
passo per afferrare la mensola del caminetto: "Cazzo."
Non era quello il piano. Ma, beh, c'era tutta quell'energia
repressa, tutta quella tensione che voleva essere rilasciata. Lanciò un'occhiata
alla finestra. Aveva iniziato a piovere, condizioni non proprio ideali per una
passeggiata nell'oscurità.
Allora perché non restare in casa, invece? Perché non restare
qui e pensare allo sguardo di John e alla gelosia di John e a John che lo rivendica?
Era tardi, le porte dell'appartamento erano chiuse e la
signora Hudson era andata a letto almeno un'ora prima. Poteva abbandonarsi un
po'. Forse se lo avesse tolto dal suo organismo ora, avrebbe potuto mantenere una
compostezza migliore la prossima volta che avrebbe incontrato John di persona.
NdT
Chiedo scusa a tutti quelli che stanno lasciando commenti, cui non rispondo, ma che apprezzo tantissimo. È un periodo complicato, perché sto cambiando lavoro, quindi sono assorbita da tante cose. Prometto che risponderò a tutte e che farò del mio meglio per aggiornare regolarmente.
Spero di non avere scritto troppi orrori. In tal caso, chiedo venia.
Se non sto facendo scappare via tutti da questa storia, che meriterebbe un trattamento migliore, ma la vita reale sa essere molto invadente, vi aspetto mercoledì prossimo, per un altro capitolo.
Ciao ciao.