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Autore: EleWar    02/09/2021    12 recensioni
Nel famoso episodio della sfida con Silver Fox, quando Kaori torna a casa, non solo Ryo non riesce a mandarla via, come aveva deciso fin dall'inizio, ma QUALCUNO è moooolto felice di rivederla. Kaori, che se ne accorge, non crede che quello che ha davanti sia il vero Ryo ma ancora Silver Fox travestito... E dovrà scoprire la verità!
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Ryo Saeba
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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Ed eccoci al secondo ed ultimo capitolo di questa storiellina breve breve. GRAZIE INFINITE per le belle rec che mi avete lasciato, per la vostra stima e simpatia.
Vi adoro *__*
Eleonora

 
 
 
Cap. 2 Io aggiungo
 
 
Mentre Kaori se ne restava lì davanti a Ryo, ritta al centro del salotto, bella e fiera, ad attorcigliarsi un ciuffo di capelli fra le dita, l’uomo focalizzò la sua attenzione sul personale della ragazza, in particolare sul suo bel sederino sodo e, senza nemmeno accorgersene, una ben nota parte del suo corpo prese l’iniziativa, pronunciandosi proprio lì, dentro il cavallo dei suoi pantaloni, tradendo così nuovamente il suo proprietario, e manifestando spudoratamente il suo apprezzamento.
Ryo Saeba si era eccitato guardando la sua partner Kaori Makimura, la quale, stavolta, se ne accorse e…
 
“Tu non sei Ryo! Perché Ryo non farebbe mai mokkori guardando il mio corpo!” gridò la ragazza, poi imbracciando nuovamente il suo fucile e puntandoglielo contro, disse:
 
“Tu sei Silver Fox, allora sei ancora vivo! Se non vuoi che ti dia una bella lezione, sparisci dalla mia vista e dalla città!”
 
Ryo, sotto tiro della bella socia, iniziò a borbottare, scusandosi e ridacchiando come uno scemo e adducendo che, quantunque fosse molto strano da parte sua, era pur sempre lui in persona e quella in atto era nient’ altro che la sua classica erezione mattutina (peccato che fosse notte inoltrata), ma non gli riuscì di convincere Kaori perché, sempre più decisa che il tizio che aveva davanti fosse invece un redivivo Volpe Argentata, caricò il fucile e, più minacciosa che mai, tuonò:
 
“Avanti Silver Fox, getta la maschera, ormai questi trucchetti con me non funzionano più!”
 
“Ma su… Kaori, non fare la sciocchina, io sono Ryo! Non mi riconosci?”
 
“No, non sei Ryo, perché Ryo non si ecciterebbe guardandomi!” e detto questo sparò una prima raffica ai piedi dello sfortunato Saeba che, saltellando sul posto, li evitò a malapena.
 
“Kaori smettila, sono Ryo ho detto!” reiterò il socio; ma vedendo l’aura della ragazza farsi potente e minacciosa, arretrò spaventato, e di fronte ai suoi occhi fiammeggianti pensò bene di scappare.
Ma la socia non perse tempo e si gettò al suo inseguimento, tallonandolo dappresso e sparando qualche colpo a casaccio al grido di:
 
“Vieni qui, killer da strapazzo! Ti faccio vedere io cosa è capace di fare Kaori Makimura!”
 
“Smettila Kaoriiiiiiiii, non fare la sciocchina, sono io, sono Ryooooooo” urlava lo sweeper di rimando, girando in tondo per la stanza, sfuggendo ai suoi proiettili e riparandosi provvidenzialmente dietro a mobili e suppellettili vari che, venivano polverizzati sotto le raffiche rabbiose della compagna; se fossero andati avanti di quel passo avrebbero distrutto il loro appartamento!
 
Ma l’inseguimento proseguiva senza sosta, e quando Ryo riuscì a guadagnare l’uscita si spostarono in un altro ambiente, e poi ancora da una stanza all’altra, su e giù per le scale e, quando finalmente Kaori svuotò tutti i caricatori che aveva a disposizione, iniziò a lanciargli i suoi martelli che, incredibilmente, lui schivava. Questo diede a Kaori ulteriore conferma che quello non fosse Ryo, perché se c’era una cosa sotto cui il grande Ryo Saeba in persona soccombeva invariabilmente, erano i martelloni della sua socia; pertanto, quello doveva essere Silver Fox per forza!
 
Ansanti e stanchi dal lungo rincorrersi, stavano perdendo entrambi le forze, ma nessuno dei due cedeva.
 
“Kaori ti prego, devi credermi! Io sono Ryo, il tuo Ryuccio adorato! Fammi spiegare, dammi il modo di farmi riconoscere!”
 
“Taci, volpe spelacchiata, e arrenditi! Sarò clemente con te, ma getta la maschera!”
 
Esasperato, Ryo non sapeva più come fermare quella furia umana della sua partner, ancor di più convincerla della sua identità.
Ma in un attimo di debolezza, dovuto al fatto che quando si era nascosto dietro un divano aveva ritrovato l’edizione gold di una delle sue riviste che credeva persa per sempre, Kaori riuscì a raggiungerlo, e spiccato un ultimo salto gli balzò addosso atterrandolo.
 
Kaori gli era sopra, entrambi con il fiatone, ansimanti, e si guardavano intensamente: lei gli aveva imprigionato le braccia con le ginocchia, e lo placcava seduta sul suo petto; sapeva che l’uomo avrebbe potuto scalzarla via in qualsiasi momento, ma aveva le gambe allenate da lunghe sessioni di ginnastica e aerobica, e le sue cosce potevano essere una morsa d’acciaio.
 
“Allora?” riuscì a sibilargli la ragazza “Ti arrendi?”
 
Ryo, appena appena infastidito dal lieve peso della socia a gravargli sul torace, era totalmente affascinato dal suo coraggio e dalla sua tenacia; se anche non avesse affrontato Silver Fox come aveva fatto, in quel preciso momento dava prova di tutta la sua audacia, e questo faceva di lei l’unica vera partner degna di City Hunter.
In quella posizione, poi, era anche incredibilmente sexy, e giacere sotto di lei aveva un non so che di eccitante.
Cercò di trattenersi, comunque, altrimenti non sarebbe mai riuscito a farle capire che lui era il vero Ryo Saeba.
Anche se ciò non toglieva che si sarebbe gustato fino in fondo quella situazione, a stretto contatto col meraviglioso corpo di lei.
In un certo senso si arrese alla ragazza.
 
“Kaori, come devo dirtelo che sono il solo, unico, inimitabile Ryo Saeba?”
 
“Non mi freghi, volpastro!” replicò invece, per tutta risposta, la sweeper.
 
“Allora dimmi come posso fare, per farmi credere da te!”
 
“Troppo facile! Mi hai tallonato per giorni e sono sicura che hai scoperto un sacco di cose sul mio conto. Avanti, togliti la maschera!” e così dicendo Kaori andò a cercare i lembi di un’ipotetica maschera di lattice, all’attaccatura dei capelli, o sulla fronte “Togliti questa parrucca!” intimò, quindi, tirandogli i capelli.
 
“Ahi, mi fai male! Ma che modi!” gridò allora Ryo “Smettila! Qui non c’è nessuna maschera e nessuna parrucca, è tutta roba mia!”
 
“Zitto tu!” rincarò la socia, afferrandogli il naso e strattonandolo, torcendolo a destra e a sinistra.
 
“Kaoriiiii, ahiiiiiii” si lamentò l’uomo “Vuoi smetterla? Cosa speri di provare distruggendo questo mio prezioso viso? Non deturpare la mia bellezza!”
 
“Allora togliti da te la maschera!”
 
“Ma non ce l’ho, la maschera! Questi sono i miei capelli e questa è la mia vera faccia!”
 
“… da schiaffi” aggiunse ironicamente Kaori.
 
“Ecco, vedi che inizi a capire? Questa è la mia vera faccia da schiaffi, quella che ti piace tanto!”
 
“Non esagerare e non t’illudere. Ryo non mi piace per niente, e la sua faccia la riempierei davvero di schiaffi!”
 
La ragazza, in ogni caso, parve calmarsi un pochino, e vedendo che tutti i suoi sforzi venivano vanificati, e non le riusciva di togliergli quel paludamento perfetto, iniziò ad avere i primi dubbi: che fosse realmente Ryo?
 
Quando il socio diede segno di voler liberare le braccia, la giovane allentò la presa delle cosce, e gli permise di muoversi; a quel punto, gentilmente, l’uomo le afferrò le mani, e disse:
 
“Non c’è bisogno che mi tiri i capelli, ma ecco, prova, infila le tue dita e senti se questa è veramente una parrucca oppure no” e guidata dal socio fece come lui le aveva detto.
 
Oh, che sensazione magnifica poter passare le lunghe dita attraverso la sua nera criniera ribelle!
Lo aveva strapazzato un sacco di volte, fino a poco prima lo aveva fatto, ma poterlo accarezzare come si deve era tutta un’altra cosa.
L’espressione della ragazza, allora, cambiò, e le si addolcì lo sguardo; questa cosa non era prevista, dannazione, lui era Silver Fox e lei doveva e voleva smascherarlo, e invece era lì, ad accarezzare i folti capelli di quello che sembrava tanto essere il suo socio… socio di cui, a dispetto di tutto, era innamorata pazza.
 
E Ryo, che aveva istigato la partner a compiere tale gesto conoscitivo, non aveva tenuto minimamente conto che sentirsi le sue dita fra i capelli l’avrebbe emozionato così tanto.
Si erano messi le mani addosso un’infinità di volte, ma mai in quella maniera, e la sensazione di sublime piacere che ne ricevette, lo turbò enormemente.
 
E non andò meglio quando la ragazza scese ad accarezzargli i contorni del viso, ad accertarsi che non ci fosse una qualche cucitura, un bordo rivelatore, una pelle posticcia; fino a che punto Kaori lo stava veramente ispezionando, piuttosto che accarezzando?
Il suo sguardo era insondabile, ma Ryo si ritrovò a socchiudere gli occhi in preda alla beatitudine, e quando si rese conto che probabilmente così non l’avrebbe convinta mai, li riaprì di scatto, stupito e sconvolto.
 
In che razza di situazione si erano cacciati? pensò Ryo.
Aveva passato anni e anni a far credere a Kaori che non la desiderasse affatto, ed ora per l’ennesima volta avrebbe dovuto rinnegare i suoi sentimenti, l’attrazione che provava per lei, proprio per far sì che lo riconoscesse come il suo socio, coinquilino, partner di lavoro, amico di sempre.
A pensarci era così ingiusto, ma era stato lui a dettare le regole del gioco e non poteva lamentarsi.
 
Vedeva che anche Kaori stava in qualche modo apprezzando quella strana situazione, e Ryo pensò bene d’infrangere il momento magico che stavano vivendo.
 
“Allora? Hai visto come è fatto un vero uomo? Di’ la verità, vorresti essere come me, vero?” la provocò.
 
Kaori si riscosse all’istante e, spalancando i suoi caldi occhi color nocciola sull’uomo che giaceva sotto di lei, lo fissò attonita.
Ryo sapeva di averla nuovamente ferita, ma doveva interrompere il flusso delle cose, perché stavano prendendo una piega troppo pericolosa per loro due.
 
“Se speri di convincermi con questa battuta trita e ritrita, ti dico subito che non ci casco!” esclamò la giovane, per niente offesa dalla battutaccia “Hai imparato il linguaggio di Ryo, e non ci vuole tanto a parlare come lui!”
 
Ryo sbuffò mentalmente.
Quella ragazza era davvero ostinata, proprio non c’era verso di persuaderla!
 
“Allora te lo richiedo un’altra volta. Cosa devo fare per convincerti?” domandò nuovamente lo sweeper.
 
“Mmmm …. Non saprei… dovresti dirmi cose che posso sapere solo io… e Ryo”.
 
“D’accordo allora, ti accontenterò” disse infine Ryo, conciliante.
 
E si fermò un attimo a ripensare a tutti gli anni passati insieme, alle mille avventure vissute, alle risate, ai pianti, ai pericoli corsi e ai momenti piacevoli.
Raccolse le idee e poi parlò così:
 
“La prima volta che ci siamo visti, tu eri scappata di casa per accertarti di chi fosse il nuovo socio di tuo fratello. Indossavi una felpa verde con cappuccio, con la scritta Love sulla schiena. Sei venuta a casa mia, ti ho offerto del caffè amaro che non hai apprezzato, e per questo ti ho chiamato Sugar Boy”.
 
Kaori, che ricordava molto bene l’episodio, trasalì: era tutto vero e anzi, fin da quel lontano 26 marzo, si era innamorata di lui, pur essendo giovanissima.
 
“Dico bene?” le chiese quindi Ryo.
 
“Vai avanti” gli disse la ragazza per tutta risposta, senza confermare né smentire le sue affermazioni.
 
“Okay, d’accordo… che altro dire?” ragionò Ryo “Ah sì, che quando ci siamo rivisti, qualche anno dopo, e stavolta ti eri messa in testa di ritrovare la tua amica scomparsa, probabilmente rapita da un’organizzazione che si occupava della tratta di donne, ti ho scambiato per un maschio e ti ho anche rifilato uno schiaffo… oltre ad aver finto di non averti riconosciuta, dopo… eh eh eh” e finì per ridacchiare.
 
“Co-come fai a sapere tutte queste cose?” le scappò detto, del tutto ingenuamente.
 
“Come faccio? Suvvia, ero io, eri tu… solo noi possiamo sapere certe cose!”
 
Kaori, allora, tacque per un tempo che ad entrambi parve eterno.
Ryo sperava di aver fatto chiarezza una volta per tutte e, anche se quella posizione non gli dispiaceva affatto, non vedeva l’ora di tornare al loro solito menage, che ultimamente era stato abbondantemente stravolto.
La socia, dal canto suo, sembrava ancora indecisa, o meglio che stesse cercando di assimilare le informazioni ricevute, valutandone l’attendibilità, diciamo così, di prima mano.
Non tradiva emozione alcuna.
 
Alla fine, con un sorrisino sardonico se ne uscì con:
 
“E bravo Silver Fox! Stavolta non solo il tuo travestimento è perfetto, ma hai studiato bene la lezione! Confesso che mi avevi quasi convinto… sei stato bravo. Devo farti i miei complimenti”.
 
“Ma-ma… Kaori, che stai dicendo?” sbottò allarmato il socio, incredulo.
 
“Sto dicendo che alla fine non sei quel killer scarso che credevo, sei davvero un professionista, che sa il fatto suo…”
 
Kaori non aveva proprio creduto alle parole di Ryo e costui se ne risentì; la socia aveva perso tutta la sua fiducia in lui?
Non valeva più tutto il tempo che avevano trascorso insieme?
Non lo credeva più?
Non gli voleva più nemmeno un briciolo di bene?
Una puntina di gelosia s’insinuò nel cuore tormentato dello sweeper, e sentirla lodare quel criminale da strapazzo non giovò per niente al suo umore, e anzi s’innervosì.
 
Esasperato e colpito nell’amor proprio, Ryo pensò bene di prendere in mano la situazione e, con un’agile mossa, invertì le posizioni, costringendo così la donna a giacere sotto di sé.
Stupita, Kaori non riuscì ad opporre la minima resistenza e comunque, data la prestanza dell’esemplare maschile che la stava in quel momento sovrastando, avrebbe fatto bene poco.
D’improvviso si sentì in pericolo, in una situazione di svantaggio, e soprattutto a disagio: finché era lei a dominare, allora poteva sbandierare la sua superiorità e dettare le regole, ma così era totalmente alla mercé del suo assalitore.
Per giunta non si era mai trovata in una posizione così imbarazzante, con un uomo che non fosse quell’idiota del socio, e se Volpe Argentata avesse abusato di lei anche in quel senso?
Fu assalita dal terrore.
 
Ryo se ne accorse all’istante.
Ne ebbe compassione e se ne dispiacque, anche se una parte di lui, inevitabilmente, valutò che era ancora troppo inesperta per avere un corpo a corpo con un nemico di sesso maschile, il quale avrebbe avuto ragione di lei in un batter d’occhio.
Inoltre, lo sweeper fu preso dal terrore anche solo ad immaginarla fra le grinfie di un malintenzionato che avrebbe voluto e potuto molestarla fino al punto di…
Scacciò in fretta quei cupi pensieri, e comunque lui era Ryo Saeba, e rispettava le donne, tutte, nonostante i suoi modi e le sue avances al limite del maniacale, e lei era la sua amata Kaori, e, che lo avesse riconosciuto o meno, non l’avrebbe messa in difficoltà ulteriormente, non avrebbe alimentato la sua paura.
Pertanto cercò di gravarle sopra il meno possibile e di non essere troppo greve nei modi; allo stesso tempo però, si era stancato di essere ancora scambiato per quell’animale spelacchiato, che sfoggiava un nome altisonante ma del tutto esagerato per lui.
E prima ancora che potesse pensare lucidamente, si sentì dire:
 
“Ah, sì? Silver Fox è forse meglio di me? Allora vediamo se riesce a fare bene anche questo!”
 
E la baciò.
 
Quel bacio, nonostante la veemenza della passione, non fu però brutale, ma dolce e sensuale, e Kaori, superato quel primo momento di puro stupore, si lasciò andare.
 
Con il cervello annebbiato dal desiderio e dall’amore, Ryo dimenticò ben presto che quella doveva essere una pura dimostrazione delle sue doti amatorie, lui lo Stallone di Shinjuku, perché il suo corpo e il suo cuore gridavano a gran voce quella risoluzione già da tempo, e in quel momento era solo un semplice innamorato che bacia la ragazza che gli piace, e tanto poi.
 
Kaori, rapita dalla voluttà di quel bacio mozzafiato, si dimostrò molto più recettiva di quanto il socio si aspettasse da lei, e ciò contribuì a fargli perdere definitivamente il lume della ragione: sentire le morbide labbra della partner sciogliersi sotto la lieve ma decisa pressione delle sue, sentire quella bocca proibita rispondere ai suoi stimoli, muoversi, cercare la sua con altrettanta bramosia, lo esaltarono enormemente e lo spedirono in un paradiso fantastico.
 
La ragazza, dal canto suo, a tratti si ripeteva “Sto baciando Ryo” “Ryo mi sta baciando” e tutto il resto non aveva assolutamente importanza.
Stava vivendo l’esperienza più incredibile e sublime della sua vita, e non vi avrebbe rinunciato per niente al mondo: si sentiva sicura, riamata, e ogni cosa le veniva così naturale, come pure schiudere la bocca e permettere alle loro lingue di incontrarsi, toccarsi, studiarsi, accarezzarsi.
Era un sogno che diveniva realtà.
 
Ma poi, d’improvviso, uno spiritello maligno s’insinuò nella sua testa, a distruggere il suo personale eden, instillandole il dubbio che… Ryo l’avrebbe mai baciata veramente?
Non era lui che diceva di trovarla talmente indifferente da non sortire nessun effetto dalla cintura in giù? Che era così poco femminile tanto da scambiarla per un travestito o un mezzo uomo?
Figurarsi se quello poteva essere realmente Ryo, che la stava baciando come non ci fosse un domani. Quello doveva essere per forza Silver Fox che… si stava approfittando di lei?
 
 
Non appena quel dubbio, per lei, divenne certezza, si staccò con violenza dalle labbra di Ryo, e lo scansò con uno spintone, le braccia a spingere sul petto possente, e prima ancora che il socio potesse capire cosa stesse succedendo, Kaori gli rifilò uno schiaffo che gli fece voltare la testa dall’altra parte.
 
“Come ti sei permesso?” gli gridò la ragazza.
 
Ryo allora, puntellandosi con una mano sul pavimento, si portò l’altra alla guancia, dove rosseggiavano, pulsando, cinque dita ben distinte.
Come svegliandosi di soprassalto, la guardò esterrefatto.
E l’unica cosa che gli venne in mente di dire fu:
 
“Perdonami, non so cosa mi sia preso”.
 
E fattosi serio, profondamente addolorato, si mosse e si tirò su; si sedette sul pavimento di legno e le diede le spalle.
 
Kaori, trovandosi finalmente e inaspettatamente libera dal possente corpo dell’uomo, provò una strana sensazione, un misto di perdita e di liberazione insieme.
Ma più che altro la colpì l’atteggiamento dell’altro, che non si era dimostrato irridente, beffardo, perfino insistente, o molesto come ci si aspetta da chi ha voluto compiere un atto contro la volontà altrui.
Se quello che l’aveva baciata e a cui lei, maledizione, aveva risposto con eccessivo trasporto, era veramente Volpe Argentata, non avrebbe dovuto prenderla in giro perché si era fatta baciare, perché era una povera ingenua che c’era caduta?
E soprattutto, dopo averlo bombardato con bazooka e mitragliatori vari, scuoiato quasi, distrutto, massacrato con le trappole e il campo minato, possibile che un semplice schiaffo l’avesse messo k.o.?
Era davvero così suscettibile da rimanerci male per un bacio negato… a metà?
Anche i criminali hanno un cuore? le venne da pensare.
Ma quello non era il momento di fare dell’ironia, piuttosto urgeva un bell’esamino di coscienza: lei era una ragazza seria, che non si mette a baciare il primo che passa.
Giusto, vero, però… sembrava proprio Ryo!!!
 
E se fosse stato realmente Ryo, quello?
 
Guardò con più attenzione l’ampia schiena che aveva di fronte, dietro cui innumerevoli volte si era rifugiata, aggrappata, dietro cui aveva corso disperatamente con la rabbia e la speranza di poterlo agguantare e fargliela pagare per l’ennesimo sgarro.
E si rivide ragazzina, quella Sugar Boy di cui parlava poco prima lui, la stessa che era stata trasportata semisvenuta da Ryo sulle sue spalle, e che le avevano subito trasmesso forza e possanza, protezione, proprio come quelle di suo fratello Hideyuki.
 
Si rimise a sedere anche lei e, trascinandosi con il sedere sul legno dell’impiantito, lo raggiunse quel tanto da potergli toccare la spalla con la mano.
Ma lui, istintivamente, fece il gesto di scrollarsela di dosso e non si voltò a guardarla.
Kaori, ferita, ritirò immediatamente la mano.
 
Possibile che fosse veramente Ryo?
In fondo Silver Fox aveva dichiarato di volerla uccidere, ed era assurdo anche solo pensare che si fosse offeso perché respinto.
Però Ryo non l’amava, non ne era attratto…
 
Ohhhh”, si disse la ragazza in preda alla confusione più totale, “non ci capisco più niente!
 
E comunque se quello non era Ryo, dove era finito quell’idiota del suo socio?
Non si era forse stancato di macinare appuntamenti su appuntamenti, con il segreto intento – ma forse era anche quella una scusa – di depistare il killer sul fatto che la socia non fosse anche la sua donna?
Perché non tornava a casa?
 
All’improvviso ne sentì enormemente la mancanza e, unito al fatto che la situazione le stava velocemente sfuggendo di mano, le venne spontaneo mormorare:
 
“Ryo…”
 
Era un pensiero ad alta voce, così come un volerlo chiamare, sia che fosse lì davanti a lei o chissà dove, e queste tre semplici lettere, quasi sussurrate, colpirono l’uomo con forza, tanto che lo costrinsero a voltarsi, istintivamente.
 
Si guardarono, intensamente: lo sweeper sperava che lei avesse finalmente compreso che era lui il vero Ryo Saeba, nonostante l’avesse appena baciata con passione; lui che la denigrava sempre, e non si perdeva mai in carezze o gentilezze di sorta.
 
E ciò che la ragazza lesse negli occhi dell’altro la commosse indicibilmente; senza pensarci si ritrovò a mormorare uno: “Scusa” a cui aggiunse subito dopo “Non so se tu sia veramente Ryo, ma spiegami come faccio a crederti, quando stasera ti sei dimostrato in tutto e per tutto ciò che non sei mai stato. Il tuo comportamento mi ha destabilizzato…”
 
“Hai ragione” l’interruppe lui “Non ti sono sembrato molto coerente, ma, e lo so che ti sembrerà assurdo, non sono mai stato così tanto me stesso come oggi…”
 
La ragazza lo guardò interrogativamente; cosa stava cercando di dirle esattamente?
 
“A questo punto non mi rimane che confessarti tutto, anche se forse non mi crederai lo stesso, e ti confonderò ulteriormente le idee” e dicendolo si voltò a guardarla, così da averla di fronte.
 
Entrambi sedevano a gambe incrociate, uno davanti all’altra, e sembrava più un consiglio di guerra, che un momento romantico fatto di confidenze e confessioni.
 
Dopo una breve pausa, l’uomo riprese:
 
“Non è vero che non ti trovo attraente, al contrario: mi piaci molto, perché sei bellissima e sexy; sto bene con te e non potrei avere compagna migliore, anche nel lavoro. Ma ti ho sempre tenuta a distanza, perché non volevo che ti legassi a me e al mio sporco mondo. Non potevo e non posso insozzare la tua anima pura, devi rimanere fuori dal marciume che ci circonda. E non ti permetterò mai di uccidere un uomo; non tu”.
 
“Ma-ma… ma che stai dicendo, Ryo?” balbettò allora Kaori.
 
Il socio, sentendosi finalmente chiamare per nome, si rianimò all’istante, poiché voleva dire che allora la ragazza stava iniziando a convincersi della sua identità.
 
L’uomo spiegò:
 
“Sto dicendo che provo dei sentimenti per te, Kaori, e ciò mi spaventa a morte; non so se sarò in grado di proteggerti abbastanza, e non potrei perdonarmi se ti succedesse qualcosa. E se ti dovessi perdere, impazzirei…”
 
Era più di quanto Kaori potesse mai sperare di sentirsi dire, ma le sembrava tutto assurdo.
 
Il partner riprese:
 
“Quando quel cretino di Volpe Argentata si è messo in testa di farti fuori, credendoti la mia donna e rivalendosi su di te per colpa mia, sono diventato matto. Solo allora ho capito quanto per te fosse pericoloso continuare a stare insieme ad un tipo come me. A quel criminale da due soldi ho cercato di fargli credere in tutti i modi che tu non fossi la mia compagna, e credo che te ne sia accorta anche tu, ma non ha funzionato perché… perché è evidente che c’è un legame fra di noi, e tu hai nel sangue il mestiere di sweeper, se non altro per l’enorme coraggio, e la sete di giustizia che sempre ti contraddistinguono. Io, dal canto mio, ho perso la concentrazione per ben due volte, credendoti ferita quando ti ha sparato al tacco della scarpa, e quando il puntatore laser l’ho visto fisso sul tuo viso. Se anche abbiamo sconfitto Silver Fox, ci sarà sempre un qualsiasi criminale che vorrà farti del male per colpire me, e questo io non lo posso accettare. Volevo licenziarti veramente al termine della sfida, allontanarti da me definitivamente, ecco perché sono stato duro, ho provato a disgustarti, a farmi odiare… ma non ci sono riuscito. Tu vuoi restare, e anzi ti sei incaponita a voler essere a tutti i costi la partner giusta per me… e maledizione, Kaori, tu lo sei realmente!!! Sei così ostinata, però. Mi farai dannare prima o poi!” finì per lamentarsi.
 
Troppe parole e tutte insieme, turbinavano nella mente della povera ragazza; cercava di fare chiarezza, ma non era sicura di aver capito bene: Ryo le aveva appena detto che gli piaceva, che la trovava addirittura bella e sexy e che provava qualcosa per lei, che si preoccupava tantissimo per la sua vita, e che in sostanza aveva cercato di tenerla lontana da sé solo perché non voleva che lei si affezionasse e legasse a lui.
 
Spalancò gli occhi incredula, e riassunse i suoi pensieri vorticosi con:
 
“Vorresti dire che sei innamorato di me?”
 
Quelle parole fendettero l’aria e per un attimo entrambi si sentirono come sul ciglio di un burrone, ma per motivi diversi: la ragazza temeva che il socio eludesse la domanda, non rispondesse affatto, o peggio ritrattasse tutto; lui, messo alle strette, per un attimo pensò di tirarsi indietro con l’ennesima scusa, anche se una voglia inesprimibile lo spingeva a non volersi più nascondere.
Ma il tutto durò una frazione di secondo, perché alla fine l’uomo rispose quasi di getto:
 
“Credo… credo di sì! Sì, lo sono! Ecco, l’ho detto!”
 
“Oh, Ryo, ma è magnifico!” esplose allora Kaori e, con uno scatto improvviso, gli volò addosso, atterrandolo nuovamente sulla schiena.
 
“Sciocchina, mi hai fatto cadere!” pigolò l’uomo, celando così la felicità che quello slancio gli aveva provocato.
 
Ma Kaori era raggiante e, a un centimetro dalla sua bocca, gli disse, un secondo prima di baciarlo:
 
“Magari questa è tutta un’enorme frottola, e tu non sei chi dici di essere, ma baci così bene!” e già stava per catturare le sue labbra tentatrici, quando l’uomo frappose un dito fra le loro bocche e protestò:
 
“Eh, no! Non ricominciare con questa storia! Io sono l’unico, vero, inimitabile Ryo Saeba, il tuo Ryo Saeba, e non ammetto dubbi in proposito”
 
“Okay okay, stavo scherzando!” si affrettò ad aggiungere la ragazza ridacchiando “Tu sei Ryo, l’unico vero inimitabile Ryo Saeba, contento?” e i suoi occhi ridenti tradivano sarcasmo e irrisione, ma anche tanta felicità.
 
“Mmmm sì, diciamo di sì” e poi, spostando la mano al lato del suo viso, ad incorniciare quel volto tanto amato, le chiese in un soffio: “Dimmi che sono Ryo… chiamami col mio nome”
 
Un’ondata smodata di amore crebbe nel cuore della giovane donna, e commossa lo baciò con passione e possesso, e fra un bacio e l’altro lo chiamò infinite volte, tante quante erano i baci che gli regalava, fino a quando l’uomo spense l’ultimo nome sigillandolo fra le loro labbra, e approfondendo quel contatto magico e intimo.
 
Io lì ho lasciati distesi sul pavimento a baciarsi, e non so bene, poi, come sia andata a finire; del resto può considerarsi questa una vera fine?
Di certo se quella volta Ryo avesse trovato questo modo, per convincerla che non era Silver Fox, gran parte della storia originale, da lì in poi non sarebbe stata mai scritta.
 
Ma allora, qual è la verità?
Ehi, Volpe Argentata, c’entri di nuovo ancora tu?
Come dici?
Ti sei ritirato dalla scena?
Però ti saremo debitori in eterno, perché grazie a te Ryo ha capito finalmente quanto in realtà ami Kaori, e quanto sia preso da lei.
Per te non sarà consolante, ma a noi… hanno fatto così tanto sognare!!!
 
 
 
FINE (forse)
   
 
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