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Autore: _ilGamerXD_    03/09/2021    1 recensioni
Tratto dal libro:
«Non sono il Tobias inno-ocente e gentile che credevi. Io s-sono Ticci Toby, un killer che potrebbe ucci-iderti da un momento all'altro e che non p-prova dolore. E già, non provo d-dolore fisico, quindi non puoi f-far nulla per fermarmi. Puoi solo stare ai m-miei ordini, e pregare che la mia pazzia non t-ti porti alla morte. Ci siamo intesi b-bambolina?»
Legenda:
(T/n) = tuo nome
(C/o) = colore occhi
(C/c) = colore capelli
(L/c) = lunghezza capelli
(N/a)= nome amica
(C/p)= colore pelle
PS: Scritto volontariamente in prima persona.
Genere: Dark, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Slenderman, Ticci Toby
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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(T/N)'s pov

Mi svegliai colpita dai raggi del sole: ciò significava che un'altra giornata era alle porte. Mi preparai per la scuola, cercando di coprire al meglio il livido con il trucco, utilizzando sempre il cerotto per mascherare la ferita. Decisi di dire dell' accaduto solo a (N/a), mentre agli altri avrei detto semplicemente di essere caduta dalle scale, proprio come avevo detto a mia madre. Una volta arrivata a scuola, infatti, (N/a) mi tempestò di domande: «(T/N), cosa ti è accaduto alla guancia? Ti sei fatta male?» Domandò preoccupata per me. «Tranquilla (N/a), ora sto bene. Ti dirò la verità, ma promettimi che rimarrà tutto tra noi». Lei annui, e iniziai a raccontarle, a bassa voce per non farmi sentire dagli altri compagni, cosa accadde ieri con Randy, citando anche quel ragazzo che mi salvò, Tobias. «Non immaginavo che Randy potesse arrivare a così tanto. Menomale che quel ragazzo ha avuto il buon animo di salvarti.» Disse sollevata (N/a). «Esatto, non lo ringrazierò mai abbastanza. Se non fosse stato per lui me la sarei vista davvero brutta. Spero di rivederlo un giorno». La nostra conversazione fu interrotta dalla professoressa d'inglese, che appena arrivò in classe, volle fare esercizi di ripetizione. Durante l'intervallo, sentì Randy parlare con i suoi amici, e dire soltanto che ieri aveva vinto una discussione con me dopo scuola. Mi dava fastidio il suo comportamento, nonostante tutto non aveva imparato la lezione se cosi si può dire, ma lo lasciai perdere.

Finite le lezioni, mi fermai con (N/a) davanti al cortile della scuola. Stavamo aspettando altre due nostre compagne; dovevamo organizzarci per un progetto di gruppo che aveva assegnato la professoressa di scienze. Durante l'attesa, il mio sguardo si posò sul parco. Fra gli alberi, intravidi nascosto un ragazzo dalla felpa nera. Aguzzai la vista, e riuscì a notare che egli aveva un qualcosa di bianco vicino la bocca, come un cerotto. Era Tobias. «Ehi, (N/a), guarda fra gli alberi» dissi facendole notare il ragazzo «Eccolo, è lui Tobias, il ragazzo che mi ha salvata». Provai a salutarlo, ma dopo qualche secondo si voltò e se ne andò da un'altra parte. Probabilmente non mi ha notata tra tutta la folla di studenti presente. «Non sembra un ragazzo socievole» mi disse (N/a), guardando ancora in mezzo agli alberi. «A quanto pare... Mi chiedo cosa ci faccia nascosto al parco» risposi.

Vidi le nostre compagne arrivare. Con (N/a) andammo per raggiungerle, ma a d'un tratto mi sentì spingere da dietro la schiena e caddi a terra. Tutti si misero a ridere, tranne (N/a) che mi aiutò ad alzarmi. «Ops, che sbadato...» era Randy. Sentì la sua voce provenire dietro di me. Per evitare litigi o risse, lo lasciai perdere, e continuai a camminare. «Visto, che vi avevo detto ragazzi? Le ragazzine come (T/N) non sanno difendersi.» si vantò Randy davanti la sua comitiva, che lo acclamava sempre di più. A tale affermazione, non ci vidi più dalla rabbia, e corsi addosso a Randy, nonostante (N/a) tentò di fermarmi e bloccarmi, e gli diedi un pugno in faccia. «Non osare più parlare così.» ribadì con uno sguardo cupo. «Allora vuoi litigare... prego, fatti avanti» rispose il ragazzo, con un cenno di sfida. Stava per venirmi addosso, finché Michael, un amico di (N/a), non si mise in mezzo a noi per fermarci «Adesso basta ragazzi, fermatevi!» disse. «Va bene, ma la prossima volta sarà decisiva (T/N)!» rispose Randy sbuffando per poi andarsene. «Grazie per averli fermati Michael» disse (N/a) raggiungendoci. «Ma ti pare, stava per esserci una rissa qui!» rispose il ragazzo arrabbiato guardandomi storto. «Scusate ragazzi, ma sapete come sono fatta...» dissi grattandomi la nuca. «Per questa volta c'è stato Michael, ma la prossima non sai cosa accadrà, quindi non sfidare più Randy» mi rimproverò (N/a), e io annuì.

Tobias's pov

Anche oggi mi appostai a quel parco vicino la scuola, per poter seguire e tener d'occhio quel bullo, Randy. Stavo aspettando la fine delle lezioni, in modo tale da poter scoprire dove abitasse, seguendolo a piedi. Molti studenti viaggiano in autobus, ma ho scoperto che lui abita in un paesino vicinissimo, e i mezzi per arrivarci non ci sono. Quindi ieri, per questo si trovava al parco a un orario tardo, piuttosto che alla fermata, come tutti. Appena la campanella suonò, cercai di identificare il ragazzo tra la folla di studenti. Improvvisamente vidi che in un angolo, si misero tutti a cerchio, per lasciare spazio a due studenti. Presi il mio binocolo, che usavo per spiare le persone da lontano: vidi Randy pronto a battersi in una rissa contro la ragazza che aiutai ieri: per fortuna un terzo studente intervenne, interrompendo lo scontro. Non che mi importasse qualcosa, ma ci son passato: quando un bullo ti prende di mira e ti pesta davanti a tutti, è difficile trovare qualcuno che ti aiuti. Ognuno pensa esclusivamente a se stesso, senza mettersi a rischio. Devi solamente cavartela da solo in qualche modo, e fidarti sempre meno degli altri, quasi di nessuno.

Il ragazzo, finalmente, si decise ad andare verso casa, e lo pedinai. Abitava in una piccola villetta, isolata dal resto della città. Buon per me, riuscirò a passare inosservato stanotte. Prima di tornare nella mia dimora, passai in un market a compare qualcosa per pranzo e cena. Sono un killer, è vero, ma ciò non dice che io debba rubare per forza. Una volta inoltratomi nella foresta, mi fermai a contemplare il lago che si trovava al suo centro. Il silenzio, l'acqua, la leggera brezza di vento che creava il fruscio delle foglie... mi rilassava, facendomi distaccare dalla mia sporca vita. Solo in rari momenti sono così: tranquillo, rilassato e quasi con sentimenti umani. Mentre quando "lavoro"... quando uccido... divento un sadico, che gode nel sentire le sue accette penetrare nel corpo delle persone, nel vedere il loro sangue fuoriuscire dalle ferite, sporcando tutto quello che si trova intorno, anche se stesso. Ma nulla di ciò mi dava fastidio. Godevo nel farlo, per quanto dentro il mio animo sappia che sia tutto sbagliato. Ma ero così: provavo piacere nel vedere la gente provare la sensazione del dolore, emozione fisica a me sconosciuta per via della mia malattia.

Arrivò la mezzanotte: cambiai i miei vestiti, e indossai una felpa grigia con maniche a strisce marroni e bianche, i miei occhialini arancioni, e un paraventi che usavo per coprire un pezzo mancante della mia guancia, che lasciava visibili i denti; questa era la mia tenuta da lavoro. Presi le mie accette appena pulite, e m' incamminai lentamente verso la casa del ragazzo. Una volta lì, mi arrampicai su un albero, e riuscì ad entrare dalla finestra della sua stanza, che aveva lasciato aperta. Slender voleva che uccidessi solo lui, quindi non dovevo fare troppo rumore, o avrei rischiato di svegliare anche i suoi genitori, quindi sarei stato costretto a far fuori anche loro. Mi avvicinai cautamente al letto, e estrai le accette dalla cintura.
«Sai Randy» sussurrai tra me e me, cercando di trattenere le mie sadiche risate mentre i tic si facevano sempre più presenti «Q-questa è la fine che meriti. B-bulli come te, devono s-solo morire, e lasciare in t-tranquillità gli innocenti...» sospirai, alzai l'accetta più malridotta, e lo colpì violentemente alla gola, in modo che non potesse urlare e morisse più velocemente. All'impatto, il suo sangue schizzò copioso su di me, e ciò mi eccitava sempre di più. Vidi i suoi occhi e la sua bocca spalancarsi dal dolore improvviso: era come paralizzato, non spostò nemmeno lo sguardo su di me. Si alimentò sempre di più anche il mio lato sadico, la mia voglia di ammazzarlo e veder come man mano finiva all'altro mondo. Con l'altra accetta, lo colpì velocemente al cuore, che qualche secondo dopo capì avesse cessato di battere. Il sangue ancora fuoriusciva dal suo corpo, e io ne ero ricoperto dalla testa ai piedi. Prima che qualcuno potesse accorgersi della mia presenza, uscì dalla casa nel modo in cui ero entrato, e mi incamminai verso la foresta. «U-un bullo i-in m-meno» dissi tra le mie sadiche risate, mentre degli improvvisi tic s'impossessavano del mio corpo, facendo muovere involontariamente la mia testa, braccia e mani.
Rientrato nella foresta, scorsi lo Slenderman mimetizzato tra gli alberi, che iniziò a parlarmi telepaticamente: «Ottimo lavoro Toby» mi disse «La tua prossima vittima sarà il cartolibrario del negozio vicino la scuola. Ho scelto lui in modo tale che, pedinarlo, sia più semplice, dato il parco li vicino.» «V-va bene Slender, vedrò d-di ucciderlo a-al più presto.» risposi, e lui dopo aver annuito si teletrasportò via.

Ritornai a casa, posai le accette, e mi sedetti al tavolo per sgranocchiare qualcosa, dato che quella sera avevo mangiato relativamente poco. Mentre cenavo, rimasi a fissare la sedia vuota che si trovava di fronte a me, e qualche ricordo si fece strada nella mia mente: io, Lyra, e mamma a tavola, mentre papà beveva qualche sorso di birra sul divano. Avevo vaghi ricordi di loro: dopo aver incontrato lo Slenderman, era come se la mia memoria fosse sparita, ma ancora qualcosa la ricordavo. Ricordavo il dolce e compassionevole carattere di Lyra, la gentilezza e maternità di mia madre, e di mio padre solo che era violento con tutti noi. È anche per colpa sua se sono diventato quel che sono ora, e se Lyra e la mamma sono morte. Lo odiavo. Ora con me non ho nessun membro della mia famiglia, e ne tanto meno un'amico. Certo, consideravo lo Slender come un padre, ma con lui ora ho solo un legame tra capo e servitore. Mi sento ogni giorno più solo e triste: questi fattori non fanno altro che aumentare la mia pazzia, e le mie voci nella testa. Sono completamente pazzo. Presi la foto di me e la mia famiglia che avevo su una mensola, rimanendo a contemplarla per qualche minuto. In essa, era anche presente mio padre, prima che io la strappassi dov'era raffigurato. La presi e la strinsi a me, come se potessi abbracciare Lyra e la mamma. Mi mancate...

(T/N)'s pov

Anche questa mattina andai a scuola, ma notai un'atmosfera diversa dal solito: c'erano alunni e insegnanti tristi e impauriti, altri leggermente scossi e perplessi, e altri che, come la sottoscritta, non capivano cosa stesse accadendo. Entrai in classe, e notai che la professoressa di italiano, nonché la dirigente di classe, che sarebbe stata presente l'ora successiva, era qui. Mi sedetti al posto, e, poco dopo che arrivarono tutti, iniziò a parlare: «Ragazzi, lo so che non dovrei essere qui adesso, ma ho, purtroppo, una bruttissima notizia da darvi...» la donna prese un'attimo il respiro, per poi continuare a parlare «come potete vedere, il vostro compagno, Randy, oggi non è presente» disse indicando il banco vuoto in fondo all'aula «Q-questo, perché... probabilmente alcuni di voi lo sanno, altri no... l-lui stanotte... è stato... u-ucciso.» disse la professoressa abbassando lo sguardo. Tutta la classe iniziò a bisbigliare: alcuni non credevano alle sue parole, altri pensavano fosse uno scherzo, e altri, come me, si chiedevano come ciò fosse stato possibile. «Purtroppo, le forze dell'ordine non possono fornirci i dettagli... quindi è meglio chiudere qui il discorso. Lo so, Randy non era qui da molto, ma ciò ha lasciato scossi un pò tutti. Ho solo un'ultima cosa da dirvi: state attenti a chi parlate, con chi uscite, dove andate e via dicendo. Cerchiamo di essere prevedibili a episodi del genere.» La professoressa chiuse lì il discorso, lasciando entrare in classe la docente di storia, che anziché far lezione, preferì dimostrarci alcuni metodi che avremo potuto usare per difenderci da ladri, assassini, o chiunque ci stesse importunando. Devo ammettere che mi dispiace per Randy. Nonostante mi avesse picchiata, non avrei augurato a nessuno di morire. Forse avrebbe avuto l'opportunità di cambiare un giorno, diventando una brava persona, ma ormai tutto ciò non è possibile.
Le lezioni finirono in fretta, e tornai a casa. Durante il pranzo, mio padre volle ascoltare in tv il TG locale, e parlarono di Randy: era stato ucciso mentre dormiva con un'arma, colpito alla gola e al cuore. Si presume che l'assassino sia entrato dalla finestra, poiché quest'ultima era rimasta aperta durante la notte. Che morte atroce...
   
 
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