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Autore: fandani03    03/09/2021    0 recensioni
E se Stefan non avesse preso la verbena e Damon avesse potuto soggiogarlo? Cosa sarebbe successo?
Dall'introduzione:
"Caro diario, [..] in questo giorno di ventidue anni fa perdevo i miei genitori, in questo giorno di ventidue anni fa il corso della mia vita è stato modificato irrevocabilmente. Ed oggi mi trovo qui a tirare le somme. Mi chiamo Elena Gilbert…ero un Vampiro…e questa è la fine della mia storia."
Dal testo:
"..la sua seconda opportunità era fuori dalla porta ogni giorno, ad ogni sorgere del sole. Voleva scoprire se stesso in questa nuova veste e aveva passato l’ultimo anno a cercare di accettare che, per far provare a lui l’emozione di una vita umana, Damon si era sacrificato e aveva rinunciato a tutto."
Elena e Stefan...sopravvissuti, lacerati, ciascuno in cerca della propria strada. Per i nostri protagonisti ogni giorno rappresenta un piccolo passo verso la Rinascita.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Elena Gilbert, Jeremy Gilbert, Matt Donovan, Stefan Salvatore | Coppie: Damon/Elena, Elena/Stefan
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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17 - Lui sa come entrare in scena

Che la sorpresa per i suoi amici fosse il ritorno di Bonnie, con entrata ad effetto durante la Festa alla Scuola Salvatore, continuava a rimanere un segreto ben custodito.
Nessuno aveva intuito niente, o quanto meno ne era abbastanza certa. Persino Elena, che aveva regolari contatti con l’amica in Europa, non sapeva nulla. Bonnie le aveva fatto promettere di non spifferare nulla prima del tempo.
Nella scuola Salvatore c'era assoluto bisogno di un aiuto competente per gestire le piccole streghette in erba che, troppo spesso, annaspavano tra i loro libri magici e qualche lezione improvvisata della quale né lei né tanto meno Alaric avevano piena padronanza. La sola cosa che potevano fare era tentare di guidare le loro scelte, cercando di indirizzarli verso un cammino sano e lineare, lasciando però tutti gli studenti liberi di sperimentare e di studiare sui testi che i Gemini avevano lasciato sparsi qui e là.
Josie e Lizzie sapevano il fatto loro, ma erano pur sempre molto giovani. Avevano bisogno di una guida, salda e affidabile e Bonnie era tutte queste cose, ed era soprattutto la numero uno.
La medesima cosa valeva per Hope, peraltro troppo presa da relazioni complicate con i suoi coetanei e con una figura paterna ingombrante e al tempo stesso totalmente assente.

Già, Klaus…e in quell’istante, mentre la sua mente cercava di focalizzarsi sull’organizzazione dell’evento e sull’eventuale, così sperava, adesione di Bonnie alla Scuola Salvatore, quel volto gli apparve improvviso, fulmineo, prepotente.
L’intensità di alcune immagini le passarono da parte a parte e un brivido la percorse. Un brivido di piacere.
Sì, doveva proprio ammetterlo.: pensar a lui le faceva provare piacere. Si trattava di una sensazione di appagameneto generale, mista a qualche brivido di ansia che, volente o nolente, la compagnia di un Vampiro Ibrido millenario non poteva non procurare.
Klaus, quell’uomo così complesso, così spietato, ma anche così amorevole e passionale. Così intenso e che l’aveva fatta sentire unica e speciale dal loro primo incontro.
La prima volta in cui le aveva salvato la vita, facendole bere il suo sangue dopo il morso di Tyler, nei brevi istanti in cui si era nutrita di lui, tra di loro si era creato un legame Era stato immediato. Si era sentita in trappola. Ormai presa senza scampo al laccio di un legame che sarebbe stato, con ogni probabilità, eterno.
Non avrebbe saputo dire, con esattezza, cosa provava per lui. Ne era innamorata? Forse. Ne era attratta? Certamente. Aveva paura di lui? No. Di fatto non l’aveva mai avuta.
Sapeva che lui provava dei sentimenti, sapeva che in qualche modo ricambiava quella strana forma di amore. Ma sapeva anche che il suo cuore di vampira, ormai segnato da anni di tragedie e avventure al limite dell’accettabile umano, non batteva più come batteva quando era umana. O come quando, già vampira, si era innamorata di Matt e successivamente di Tyler.
Quel suo cuore, instabile ma corazzato, aveva forse deciso di non palpitare più. Le sue emozioni erano perennemente controllate, mai libere. Se l’amore per Klaus era presente in qualche parte di lei, quel cuore non l’aveva ancora scoperto. Lei non glielo avrebbe permesso. Sarebbe stato un rischio troppo grande, un dolore troppo forte se l’avesse perso, una fatica totalmente ingestibile qualora questo amore fosse esploso con veemenza senza poterlo mai vivere davvero.
Queste erano tutte certezze, dalle quali Caroline non voleva separarsi. Ora, né in futuro. Perlomeno…non nel futuro più immediato.
Quando lo rivedrò, se lo rivedrò, forse capirò…o forse no. Non importa, stupida me. Ho troppe cose a cui pensare che a quel folle di Klaus Mikaelson.

E con questa consapevolezza, continuava a confezionare "segna posto". A portare a termine tutto ciò che quella giornata aveva previsto. Al resto avrebbe pensato domani.
- “Dopotutto, domani è un altro giorno…” - il pensiero le uscì formulato ad alta voce.
- “Ehi, sul serio? Citi ancora Via col Vento? Ah ah ah…” - sorrise con ingenuità, Elena, che era giunta alle spalle dell’amica, nella cucina di Casa Salvatore.
- “Oh, Elena, cosa fai qui?” -
- “Beh, se non vuoi raccontarmi cosa ti passa per la testa, e sai che puoi farlo, allora sono qui per aiutarti in qualunque cosa tu stia facendo…” -
- “Davvero? Credevo che queste giornate le avresti trascorse…le avreste trascorse…insomma, tu e Stefan, a casa tua, da soli…” -
- “Oh beh, le abbiamo trascorse eccome!” -
- “Basta così? Siete già stanchi l’uno dell’altra?” - disse la bionda con sarcasmo.
- “Dubito sia possibile stancarsi di Stefan…” -
- “In effetti, hai ragione!” -
- “Appunto, anche tu lo sai…” - le strizzò l’occhio cercando complicità, ma se ne pentì immediatamente - “Scusa, sono un’idiota” -
- “Affatto, hai detto solo la verità. E poi di fatto siamo stati insieme, non ha senso far finta di niente..no?” -
- “Giusto! Ma sentiamo, c’è qualcosa che vuoi raccontarmi? Il grande giorno si avvicina…” -
- “Ti riferisci all’evento?” -
- “Certo, voglio dire…ci possono essere tante tipologie di eventi. Tu per quale esattamente sei così in ansia?” -
- “Io in ansia? Per piacere. Dovresti conoscermi, Elena, io l’ansia la mando via in fretta. Qualunque cosa accada. Più o meno…” -
- “Si è fatto vivo?” -
La bionda vampira alzò lo sguardo, incrociando gli occhi indagatori e discreti della sua migliore amica.
- “No!” -
- “Lo farà…” - sentenziò Elena prendendo i segna posto e adoperandosi al meglio delle sue possibilità.
- “Forse, ma non è decisamente nel suo stile. Cosa credi che faccia uno come Klaus? Una telefonata o un messaggio per dire ‘Ciao Caroline, come stai? Volevo confermarti la mia presenza al tuo evento, bla bla…” -
- “No, hai ragione, non è nel suo stile! Magari lo farà in un modo diverso, uno alla Klaus!” - Elena sorrise maliziosa.
- “…alla Klaus…ecco, è proprio questo il problema. Tutto ciò che lo riguarda è…alla Klaus… e nessuno può sapere davvero cosa può succedere quando hai a che fare con lui, quando hai a che fare con lui seriamente, intendo. Da vicino, nella tua vita, ogni giorno. Capisci cosa intendo?” -
- “Sì, credo di capire perfettamente. Vedi, Caroline…quando mi sono legata a Damon era più o meno la stessa cosa. Ogni giorno non sapevo cosa aspettarmi da lui, da ciò che lo circondava, dalla sua mente così inquieta…” -
- “Non è la stessa cosa.. Damon era…Damon, ok. Ma Klaus è un vampiro millenario, senza scrupoli e con una coscienza che funziona a fasi alterne. Non sai mai quando e perché potrà uccidere qualcuno. Non cambierà mai, non cambierebbe, io credo per nessuno. Non l’ha fatto per sua figlia, di certo non lo farà per me.” -
- “Ne sei certa? In questi anni persino lui ha subito dei cambiamenti. Insomma…non riesco ancora a fidarmi ciecamente ma so che, ad oggi, se avessimo bisogno del suo aiuto, lui verrebbe in nostro soccorso. Per te, ma anche per noi. Per Stefan soprattutto.”-
- “E’ vero, anche se credo non gli abbia perdonato di avermi lasciata…ahahahah” -
- “Su questo credo tu abbia ragione…forse dovrei allora preoccuparmi di qualche ritorsione!” -
- “No, ne dubito, sa bene che se solo osasse torcere un capello a Stefan, o a te, io non gli rivolgerei più la parola. Per sempre. E…per sempre, per un vampiro, è un tempo molto lungo!” -
Dlin Dlon…
- “Chi potrà mai essere? Qui non viene mai nessuno, forse il postino…” -
- “Buongiorno, lei è Caroline Forbes?” -
- “Sono io..” -
- “Questa è per lei, metta una firma qui per cortesia…” -
La scatola era enorme. Non faticava a reggerne il peso, ma era proprio ingombrante.
- “Elena...ecco, dammi una mano!” -
Presero l’enorme scatolone cercando di condurlo all’interno. Lo poggiarono nel salone, davanti al caminetto.
Sopra vi era ben ancorata una busta bianca. Caroline la prese e la aprì.
Quello blu è per Hope, l’altro è per te. Sarei lieto se entrambe indossaste questi abiti. Sarà bello poter dare corpo a ciò che immagino da giorni…A bientot, mon cherì.
Doveva essere chiaramente arrossita, leggendo quel biglietto, a giudicare dalla reazione di Elena.
- “Ehi, stai bene? Dai, fammi leggere…” -
Caroline le passò il biglietto senza proferire parole. Iniziò ad aprire lo scatolone e, dopo un primo strato di carta da imballaggio, riuscì a tirar fuori un abito incartato, sui toni del blu azzurro. Lo aprì, cercando di maneggiarlo con cura.
- “Accidenti, è davvero molto bello!” -
- “Questo deve essere per Hope, da quanto ha scritto nel biglietto…” -
proseguì rovistando nella scatole, in mezzo ad altra carta, e intravide uno strato luminoso di un rosso accecante. Si fece largo e riuscì a sollevare l’intero abito. Era di un rosso scarlatto meraviglioso, con innumerevoli riflessi cangianti e con un’apparente scollatura mozzafiato.
Erano abiti moderni, non antichi come quelli in stile Mikaelson, ma ugualmente e straordinariamente di alta classe ed eleganza.
Le due amiche rimasero senza parole. Klaus aveva appena fatto la sua entrata ad effetto ed aveva, al tempo stesso, confermato la sua presenza all’evento.
- “Ti avevo detto o no che si sarebbe fatto sentire?”  -
- “Già, questo è Klaus…” - entrambe osservavano gli abiti poggiati sul divano.
- “Cavolo, non puoi scrivergli per farne mandare uno anche per me?” -
Scoppiarono entrambe in una sana risata. Per uscire da quel momento di stallo Elena aveva cercato di alleggerire l’atmosfera, ci era riuscita.
Certo, se avesse avuto un abito simile, non sarebbe stato niente male!
- “Ehi, che state combinando?” - la voce di Stefan interruppe quel momento tra ragazze.
- “Ehi!” -
Stefan si avvicinò e avvolse Elena cingendole la vita. La baciò in fronte.
Un istante dopo, però, il suo sguardo si spostò sul divano e sugli abiti ben esposti.
- “Caspita…avete fatto shopping?” -
Le due lo guardarono, entrambe, con aria interrogativa e una vena sarcastica nello sguardo.
- “Nessuna di noi può permettersi un abito del genere…!” -
- “Ok, lasciate che indovini….Klaus!” -
Annuirono.
- “Sembrate…come dire, ipnotizzate…” -
- “Stefan, lascia perdere, roba da donne…non farci caso.” -
- “Beh, quello lì sa come lasciare il segno, non c’è che dire!” -
- “Devo andare a chiamare Hope…Elena, grazie per essere stata qui, se fossi stata sola probabilmente sarei svenuta!” - disse Caroline con il tono frivolo di una vampira diciassettenne, che stavolta non volle fare niente per tenere nascosto il suo istintivo entusiasmo.
Elena ricambiò quel momento ridendo di gusto a sua volta.
Quel momento di adolescenza pura colpì molto Stefan. In fondo tutti loro erano da troppo tempo abituati a situazioni al limite, a emergenze, tragedie, concitazione. Per certo nessuno di loro aveva mai avuto molto tempo per essere ciò che doveva essere, per vivere la loro vita in modo semplice e normale.
E quelle due ragazze, sebbene non potesse fare a meno di sorriderne, stavano vivendo esattamente ciò che spettava loro. La loro adolescenza, appunto, la quale, seppure a tratti perduta, erano ancora in tempo a vivere.
Elena e Caroline, due amiche che parlavano di frivolezze e si eccitavano per un bel vestito. Era tutto così incredibilmente…normale.
E fu una bella sensazione, quasi liberatoria, tanto che Stefan sentì la necessità di sottrarsi, di lasciare loro uno spazio in cui non c’era posto per lui.
- “No, Elena, rimani. Credo possa esserti ancora utile…” - disse il ragazzo rivolgendosi a Caroline - “torno a prenderti più tardi.” - si avvicinò al suo orecchio e sussurrò - “Vi meritate di vivere questo. Non perdertelo!” -
Elena si voltò verso il suo compagno, gli mise le braccia al collo e lo baciò con trasporto.
- “Grazie! Sei unico, come sempre. Vai, ti chiamo dopo!” -
Stefan la baciò nuovamente - “A patto tu non ti distragga troppo e conservi un po’ di entusiasmo per me!” -
- “Puoi contarci!” -
- “Santo cielo, state ricominciando come al solito. Stefan levati dai piedi, grazie!” -
- “Obbedisco, Signora!” -
Il ragazzo si congedò lasciando le due amiche a ridere, di lui, di loro stesse, dei loro tanto sudati attimi di spensieratezza dei quali, forse in una delle rare occasioni, in quell’istante stavano godendo appieno.

Mancavano ancora alcuni giorni all’evento dell’anno a Mystic Falls. Sì, era diventato un vero evento, quasi superando ogni altra tradizione locale. Quasi tutti gli abitanti della piccola comunità avevano iniziato, con il passare delle settimane, ad interessarsi sempre più e a vedere la Festa della Scuola Salvatore come una novità che avrebbe smosso le loro giornate, come qualcosa che si sarebbe radicato nelle abitudini locali e che avrebbe finalmente sciolto tanti misteri che ruotavano attorno a quell’istituto.
Molti, segretamente, speravano di poter entrare, accedere, sbirciare senza farsi vedere, non avendo evidentemente ancora compreso che l’accesso sarebbe stato riservato unicamente agli stretti invitati.
Ma per certo Caroline aveva programmato il tutto immaginando di riuscire a coinvolgere il più possibile tutti gli abitanti della cittadina. Probabilmente adibendo il parco della tenuta.
Ma proprio a questo fine, i preparativi erano molto indietro e sarebbe servito l’aiuto di dieci vampiri con forza e velocità per far sì che tutto fosse pronto in tempo.
Non voleva deludere i concittadini, consapevole della generale curiosità, consapevole di vivere in un contesto privilegiato rispetto alla maggior parte degli abitanti di Mystic Falls, ma soprattutto ben sapendo che molti sospettavano che la Scuola nascondesse qualche oscuro segreto e il solo vero scopo dell’aprire lo spettacolo a tutta la comunità era, di fatto, quello di fugare ogni dubbio e dare della sua Scuola un’immagine di austerità, sì, ma del tutto sana e normale.
- “Caroline! Vieni per favore..” -
La voce di Alaric la distolse dalle sue riflessioni, mentre al centro del parco cercava di figurarsi l’allestimento. Si diresse verso l’interno.
- “Buongiorno, la Signora Forbes?” -
- “Sì, sono io, con chi ho il piac….oh, mi ricordo di lei, credo di averla vista al liceo, giusto? Probabilmente nell’aula dei professori…” -
- “Esatto, ottima memoria. Anche a scuola si ricordano tutti di lei, è ovvio. Sono qui per questo, infatti…sono il collaboratore della Direttrice.” -
- “Lieta di conoscerla, come posso aiutarla?” -
- “Molti ragazzi del nostro istituto hanno espresso il desiderio di poter visitare la vostra scuola e di poter partecipare all’evento che si terrà il prossimo sabato. Ho già spiegato loro che non è pensabile che sia ammessa tutta la scuola ma che, accordandosi o con un sorteggio, si potrebbe selezionare un numero di ragazzi che, con il vostro permesso, potrebbero magari entrare e visitare il vostro istituto. A proposito, il posto è magnifico…” -
- “La ringrazio, questo posto è nostro solo da poco più di un anno. Come sa era della famiglia Salvatore..ma venga, la prego, le faccio visitare la scuola.” - continuarono a conversare oltrepassando l’imponete porta d’ingresso che conduceva nel grande salone con il camino.
- “Lo so bene, conoscevo Zack Salvatore, prima che si trasferisse all’estero e lasciasse tutto ai nipoti. Ma non avevo mai avuto modo di entrare, l’avevo solo vista dall’esterno. Credo che un istituto privato di questo livello dia molto prestigio alla nostra città, dovremmo farne maggiore pubblicità, voi siete molto discreti…” -
- “Sì, è vero. Diciamo che è la nostra ..linea editoriale! Abbiamo sempre ammesso ragazzi selezionando con cura le famiglie sotto tanti punti di vista, non solo quello economico, glielo assicuro…per ora preferiamo continuare così, rimanere un luogo di nicchia, magari più in là negli anni, vedremo come evolverà questa esperienza. Peraltro abbiamo un generoso benefattore che ha fatto una grossa donazione, pertanto non potrei prendere nessuna decisione senza prima consultarlo.
Ma a proposito dei ragazzi della scuola…” -
- “Sì, come le dicevo....” -
- “Non vorrei interromperla, ma volevo giusto specificare che ciò che lei propone è fattibile ad una condizione: i ragazzi dovranno essere scelti con molta attenzione, specie tenendo conto del grave episodio che si è verificato qualche settimana fa al ballo nella vostra scuola. Quella sera Stefan Salvatore ci ha quasi rimesso la pelle! Ecco, vorrei essere certa che ciò non possa più accadere…” -
- “Oh no, assolutamente. Ne avevo tenuto conto e i ragazzi verranno scelti con attenzione. Ma una volta tolto di mezzo quel gruppo di delinquenti, per fortuna, la nostra scuola è tornata ad essere un luogo tranquillo. Non dovrebbero esserci altre teste calde…” -
- “Me lo auguro vivamente…” -
- “Scusate se mi intrometto ma, lavoro anche nella vostra scuola e se permette potrei occuparmi io di selezionare i ragazzi.  Conosco la maggior parte di loro, il mio corso è trasversale su tutte le classi. Se mi affidate il compito, andrà bene!” -
- “Bravo, ottima idea, Alaric…” -
- “Signor Saltzman, benissimo, appoggio la sua proposta, ci vediamo domattina in sala riunioni per definire tutto al meglio.” -
-“Allora la ringrazio per la sua visita e speriamo di vederci qui il prossimo sabato…” - Caroline tentò di congedare il segretario scolastico, gentile ma un po’ pedante. Ma continuava ad incalzare…
- “A proposito, non dimentichi di consultare il benefattore per considerare una maggiore apertura della scuola…” -
- “D’accordo….lo farò senz’altro, la saluto e la ringrazio ancora!” - si chiuse frettolosamente la porta alle spalle. Accidenti, che fatica mantenere quella facciata.
- “Sei stata brava!” - si pronunciò Alaric.
- “Oh, non direi, ho faticato a trovare ragionevoli motivazioni per cui altri alunni non possono essere ammessi nella scuola…” -
- “Beh, hai tirato in ballo il ‘Benefattore’, mossa molto astuta. Nessuno saprà mai chi è…” -
Quella voce si intromise tra loro risuonando quasi aulica, all’interno del salone, come solo lui sapeva fare.
- “Miei cari, se servono altri soldi non avete che da chiedere…!” - il sorriso sornione e ambiguo di Klaus Mikaelson apparve di colpo davanti agli occhi increduli di entrambi i presenti.
- “Klaus, ti aspettavamo ma, diciamo, non così presto…” - Alaric fece qualche passo verso l’antico nemico, ora quasi amico, mantenendo come sempre l’aplomb che lo contraddistingueva. Gli porse la mano e l’altro gliela strinse con presa sicura ed elegante, come sempre.
- “Beh, amico mio, sono lieto di essermi affrettato perché, da quanto ho sentito, avete qualche problemino logistico da risolvere…e io sono qui per porre rimedio a tutto.” - fece un lieve inchino col capo rivolto nella direzione di Caroline, la quale era rimasta qualche passo distante dai due uomini.
- “Sono felice tu sia arrivato in tempo per aiutarmi a trasportare tavoli e sedie, come sai..siamo a corto di vampiri da queste parti!” - sorrise amichevole.
- “Ne sono al corrente. Il caro Stefan sembra aver trovato la sua via, a questo punto. Gli auguro ogni bene. Ma dove posso trovare la mia Hope?” -
- “Papà….” - quella voce leggera arrivò dalla cima delle scale. Forse dimenticavano che la piccola, ormai abbastnza cresciuta, Hope era una strega niente male alla quale, per certo, non poteva essere sfuggita la presenza di suo padre sotto il suo stesso tetto.
- “Hope!” - un caldo abbraccio li unì.
- “E’ passato tanto tempo, papà…” -
- “Hai ragione, dovremo recuperare allora..!” -
- “Bene, vi lasciamo da soli a questo punto. Caroline, che ne dici?” -
- “Dico che abbiamo da fare molte telefonate oggi. Klaus, Hope ti indicherà una camera libera in cui poterti sistemare..” -
- “Oh, non preoccuparti per me cara, mi arrangerò in qualunque luogo, l’importante è essere qui…” -
- “Non ho dubbi! Alaric, io vado nel mio ufficio..” - rivolse un’occhiata al millenario vampiro sfoderando il migliore dei suoi sorrisi. Era felice di rivederlo, e non riuscì a tenere nascosta quell’emozione. Il sorriso fu palesemente ricambiato, se ne accorsero i due spettatori i quali assistettero loro malgrado ad una tacita dichiarazione di intenti.

Poco dopo, rientrando nel suo studio, Alaric non potè non soffermarsi a riflettere sul fatto che l’improvvisa visita di Klaus, seppure motivata dall’evento al quale era stato invitato, portava con sé qualcosa di poco chiaro. Non era da lui presentarsi ad un incontro, di qualunque tipologia esso fosse, con così tanti giorni di anticipo. Al solo scopo di godere di un soggiorno nella grande casa Salvatore? Per stare con la figlia e anche con Caroline?
No, non era realistico. Qualcos’altro lo portava a Mystic Falls. Non gli era chiaro se avesse o meno voglia di scoprirlo., ma doveva confrontarsi con qualcuno e c’era solo una persona a cui poteva rivolgersi.

Mentre Stefan cercava di ultimare il suo piccolo trasloco nella casetta di Elena, quest’ultima tentava invano di trovare un posto adeguato per ogni cosa che appariva sulla soglia della sua porta.
- “Stefan, ma come è possibile? Sei un uomo e sei anche un ex vampiro. Come è possibile tu abbia con te tanta roba?” -
- “Beh, lo sai, tutta roba per i capelli!” - rise di gusto.
- “Giusto! Questa era la battuta preferita di Damon, su di te…!” - lo guardò con un lieve sorriso. Aveva pronunciato quelle parole con consapevolezza, non le erano sfuggite per sbaglio – “Che c’è? E’ semplicemente un fatto. E non dobbiamo avere paura di parlare di cose così banali, non trovi?” -
- Stefan abbassò la testa e, cercando di ritrovare la concentrazione, convenì - “Hai ragione, è questo lo spirito giusto. Grazie..” - la guardò intensamente.
- “Grazie per cosa?!” -
- “Per essere come sei..per essere tu, Elena, così speciale..” -
- “Non ho nulla di speciale, e tu uscirai in fretta da casa mia se non ti affretti a darmi una mano. Vieni, devo portare queste cose in camera da letto!” - strizzò l’occhio con un cenno di intesa.
- “Mmmm… credo valga la pena aiutarti!” -
Il ragazzo entrò con tutte le sue ultime cose, varcò definitivamente la soglia di quella casa, guardo ancora un attimo fuori e sorrise, poi si voltò e si richiuse la porta alle spalle.
Circa un paio d’ore più tardi, nel letto della camera di Elena, i due giovani giacevano abbracciati, seminudi, dopo aver fatto l’amore. L’ennesimo incontro, in quei giorni, intenso e coinvolgente.
Quel pensiero che già da tempo entrambi avevano elaborato, ma tenendolo fino a quel momento soltanto un pensiero, in quell’istante Elena decise di esprimerlo ad alta voce:
- “Lo sai? Quando tu ed io…insomma, quando stavamo insieme, al liceo, tu eri un vampiro..” -
- “Sì, lo so. E so a cosa stai pensando..” -
- “Ora stiamo facendo l’amore, ormai da un mese, come due persone normali. Insomma…non ci sono le evoluzioni da super vampiro? A me non interessa nulla…nel caso te lo stessi chiedendo…” -
-“Davvero? Sei sicura di questo? Sei certa di non ripiangere lo Stefan che poteva fare di te tutto ciò che desiderava e possederti con ardore ma senza farti alcun male?” - lo disse buttandosi sopra di lei e sovrastandola.
- “Ne sono sicura! Perché questo è quanto di più bello ci potesse capitare…e fare l’amore con te, Stefan Salvatore umano ex vampiro…” - gli prese il viso tra le mani portandolo ad un centimetro dal suo volto - “…è al limite della perfezione!” -
- “Wow….mi lusinghi..” - replicò il giovane continuando a baciarla.
- “Ti lusinga? Bene, è ciò che volevo…” - stringendosi al suo collo e baciandolo con trasporto.
- “Fai ancora l’amore con me, Elena…ti desidero da morire…” -
- “Anch’io…sono qui per te…” -
- “mmmm…vieni qui..”! -
Le infilò un braccio sotto alla vita, sollevandola leggermente dal letto. La strinse a sé e mise in moto ogni muscolo del suo corpo per farle sentire che la sua presa era sicura, che il suo corpo la avvolgeva, che il suo amore era totale.
Lei cercò di facilitare quella presa inarcandosi e accavallò le gambe attorno al suo torace.
- “Elena….” -
- “Ti amo, Stefan…” -
- “Anch’io ti amo…” - il loro respiro si stava facendo più intenso, il loro cuore accelerò e i battiti stavano raggiungendo un limite che necessitava di una valvola di sfogo.
- “Voglio tu sia mia, ancora..ti prego…” -
Lei non proferì parola. Un pensiero fugace le attraversò la mente ma non osò rovinare quel momento perfetto. Si diede a lui lasciando che ogni parte dei loro corpi si unisse completamente.
La sensazione che provò fu inequivocabile, nitida, quasi una certezza. Il suo corpo era pronto ad accoglierlo insieme a tutto ciò che quell’atto gli avrebbe donato.

Fortunatamente il campanello suonò al momento opportuno.
Elena e Stefan, ancora l’uno nelle braccia dell’altro, si riscossero dalle attività nelle quali si erano concentrati per quasi tutto il pomeriggio.
- “Chi può mai essere?” - Stefan si sollevò dal letto, di malavoglia, infilando i jeans rapidamente. Elena rimase immobile, ancora qualche istante. Cercava di fermare nella sua mente ogni istante appena vissuto insieme al suo uomo. Era completamente assorta quando riconobbe la voce dell’improvviso visitatore.
- “Ehi, Ciao… forse ho sbagliato momento, scusa…” - sorrise imbarazzato tentando di allontanarsi.
- “No, ti prego. Entra pure, Alaric. Non c’è nessun problema. Cosa ti porta qui?” -
- “Non so perché ma ero certo di trovarti qui…ehi, Elena, perdonate il disturbo..” -
Elena non aveva mai avuto problemi a mostrare ad Alaric tutto di sé. Anche, come in quel caso, tracce di un amore in corso.
- “Ciao Alaric, va tutto bene?” -
- “Sì, sì,, va tutto bene. Ma volevo parlare con te di una cosa, Stefan. Anche con te, se ne hai voglia..” -
- “Siediti. Avanti, siamo tutto orecchie, cosa ha combinato Caroline stavolta?” -
- “Oh, lei nulla. Non ancora perlomeno. Poco fa, a casa Salvatore, è arrivato Klaus.” -
- “Davvero? Accidenti, con largo anticipo.” -
- “Esattamente, Elena..con largo anticipo..” -
- “D’altronde si era annunciato con l’arrivo degli abiti..” -
- “Quali abiti?! – chiese stupito Alaric - “Lasciamo perdere, non ha importanza..” -
- “E cosa ti porta qui? Sei preoccupato per qualcosa?” -
- “Non lo so ancora, ma credo dovremo tenere gli occhi aperti. So perfettamente che tra lui e Caroline c’è un legame, ma non mi fido di lui. O meglio…non mi fido della vita che conduce e di ciò che può comportare per tutti noi. Stiamo bene, sta andando tutto liscio, le mie figlie stanno crescendo bene e anche la sua. La loro vita è complicata, certo. Sono streghe, sono vampiri…ma la Scuola funziona, cerchiamo di svolgere il nostro compito al meglio. Jeremy ci aiuta molto e tra pochi giorni, forse, arriverà qualcun altro ad aiutarci…” -
- “Ah sì? E di chi si tratta?” -
- “Beh, questo non ha importanza ora. Ad ogni modo, sono rimasto molto sorpreso per la visita di Klaus. Mancano ancora dieci giorni all’evento della Scuola. Cosa potrà esserci di tanto impellente da portarlo a Mystic Falls con così tanto anticipo? Non è da lui…” -
- “Hai ragione, per quanto possa voler bene alla figlia, o anche a Caroline, è strano…” -
- “Sì, non so che pensare. Caroline cosa ha detto?” -
- “Non ho avuto modo di parlare con lei, e non volevo rovinare questi attimi. L’ho vista felice per il suo arrivo inaspettato..” -
- “Cercheremo di indagare, allora, d’accordo. Anche se..ci eravamo ripromessi di non farci coinvolgere nella vita di Klaus. Sappiamo che a New Orleans stanno succedendo molte cose, ma ho cercato di non saperne di più perché nulla di quello che accade potremmo gestirlo ormai. Ti ricordo, Alaric, che non sono più un vampiro…” -
- “Lo so bene, Stefan. Non sono qui per chiederti nulla. Ma solo per metterti in guardia, per chiederti di tenere gli occhi aperti e di riferire reciprocamente qualora dovessimo notare qualche strano movimento in città. Magari qualcosa di anomalo che non appartiene alla routine di Mystic Falls.” -
- “Faremo come dici. Ma tu fai attenzione, lui alloggerà sotto il vostro stesso tetto?” -
- “Così pare…” -
- “Non mi stupirei se vedessimo, a breve, giungere in città qualche altro vampiro..” - affermò Stefan incrociando lo sguardo di entrambi gli interlocutori.
- “No, non deve succedere. Non lo permetteremo…se noteremo qualcosa di strano, dovremo prendere una decisione in fretta e, quanto prima, qualcuno di noi dovrà parlare con Klaus..” -
- “Mi auguro che le nostre preoccupazioni siano infondate, spero sia qui davvero solo per la figlia e per Caroline. Ad ogni modo, Caroline non è una sciocca, se Klaus nasconde qualcosa se ne accorgerà..” - disse Stefan con ingenuo ottimismo.
- “Ma in questo momento potrebbe essere distratta, o poco obiettiva. Dobbiamo vigilare anche per lei. Ora tolgo il disturbo…” - Alaric si alzò e fece per andarsene.
- “Grazie, Alaric..” -
Si fermò sulla soglia, con la mano sulla maniglia della porta.
- “Ehi, è bello vedervi così felici…” -
I due si guardarono, con quello sguardo che apparteneva loro da molti anni.
- “Perché lo siamo!” - aggiunse Elena con malcelata tenerezza romantica.
- “A presto!” -

Stava forse per accadere qualcosa che avrebbe incrinato la quiete di Mystic Falls? Qualcosa che avrebbe riportato tutti loro a scontrarsi con delle realtà che speravano fossero accantonate per sempre? Non aveva voglia né coraggio di farsi risucchiare ancora dai problemi e dalle disavventure pericolose che avevano caratterizzato la loro vita. Avevano perso Damon ed era certo che la vita non potesse chiedere loro molto altro. O perlomeno era ciò che si augurava.
Ma quella sera, nonostante la grande felicità che lo univa ad Elena e i bei momenti trascorsi insieme, faticò a prendere sonno. Fissò il soffitto a lungo e pensieri cupi arrivarono ad invadere la sua mente e il suo cuore. E un solo sentimento emerse chiaro: la paura. Aveva una folle paura che tutto questo potesse svanire, di perdere tutto, di perdere lei. Ma una cosa gli era chiara: non lo avrebbe permesso, non più.

  
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