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Autore: Lita_85    05/09/2021    3 recensioni
Dario fisioterapista casanova incallito. Anita pubblicitaria ironica e intraprendente. Due persone così diverse ma così simili. Le loro vite verranno stravolte dal loro primo incontro, che li porterà loro malgrado in situazioni divertenti e passionali. Sapranno resistersi l'un l'altro? Buona lettura! ❤️ Opera registrata su Patamu, qualsiasi riproduzione anche parziale dell'opera senza cconsenso sarà perseguibile per legge.
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Amavo la musica. L'amavo da sempre. 
Era un dato di fatto, una verità imprescindibile, una una realtà trascendentale.
La musica era stata una mano santa nella mia vita. L'unica cosa santa che padroneggiava nella mia quotidianità dissoluta. Lei, era riuscita molte volte a risollevare le sorti delle mie serate tra cocktail e sigarette, dandomi quella grinta necessaria ad agevolare quel amplesso tanto agognato. Quel rapporto carnale, quel groviglio di corpi che si muovevano senza sosta e senza freni inibitori. Ma Lei, non aveva fatto solo quello. Era anche riuscita a tirarmi su durante le mie giornate di solitudine perenne e di insoddisfazione personale alla Don Draper, per non parlare delle giornate di studio full immersion fatte insieme a Mirko durante gli appelli dell'ultimo momento. Ne avevo fatto di ogni, incoraggiato da lei. E adesso, con un bagaglio di vita che avrebbe fatto impallidire Warren Beatty me ne stavo seduto alla scrivania del mio ufficio, compilando le cartelle dei pazienti che avevo visionato in settimana sorridendo da solo all'ascolto dei Modern Talking. La musica faceva anche questo, mi rilassava, mi rilassava tanto. Leggevo, e rileggevo le cartelle tamburellando con la penna sul foglio facendomi trasportare dalle note. La conversazione con Mirko aveva dato i suoi frutti. Mi sentivo rinvigorito, e forse, anche un po' più tranquillo. Potevo provare questa strada che all'apparenza sembrava senza uscita. Quella strada che Anita aveva suggerito, nonostante lei non fosse come me, nonostante fossi ancora quel donnaiolo nell'immaginario collettivo. Ormai non mi sentivo più tale, anche se, a dirla tutta, le donne mi lanciavano sempre quello sguardo che presagiva solo una cosa. E non era giocare a burraco.

Ero completamente assorto nella lettura e i miei pensieri conflittuali, quando all'improvviso l'interfono mi fece sobbalzare. Era Mirko.

« Dario, potresti sostituirmi con un paziente? La signora Gotto è arrivata adesso, e io non posso proprio spostarmi... »

« Tranquillo, io sono libero adesso! », dissi alzandomi di scatto passandomi la mano destra tra i capelli scompigliati.

« Ok, grazie! A dopo! »

« A dopo! », risposi chiudendo le cartella e infilando le mani in tasca mi avviai verso la palestra. 

Mi avvicinai alla porta guardando alla mia destra dove, di solito, dentro il raccoglitore fisso alla parete si trovava la cartella precompilata da Vanna. Mi voltai verso di lei per capire come mai questa volta non ci fosse, e ricevendo come risposta le sue spalle che si alzarono entrai senza pensarci troppo. Quella che mi trovai davanti era sicuramente l'ultima persona che avrei voluto vedere quella mattina. 

« Alessandro?! »

« Signor Mancini?!... », esclamò alzandosi di scatto dal lettino dove attendeva con uno sguardo pieno di paura.

« Questa sì che è una sorpresa con i fiocchi! » dissi chiudendo la porta, e sorridendo beffardo mi avvicinai a lui.

« Io... Io... Aspettavo Mirko... »

« Mirko, per il dispiacere di entrambi, è occupato, quindi dovrai accontentarti del dottor Mancini... »

« Claudia mi ha detto di passare a quest'ora... »

« Beh, credo che Claudia abbia sbagliato giorno! Poco male, vediamo cosa abbiamo qui! », esclamai spingendolo verso il lettino per esaminargli la famosa caviglia.


A quanto pare la caviglia del nostro campione non ne voleva sapere di rimettersi in sesto.
Qualche giorno prima, avevo sentito parlare Mirko al telefono con Claudia, dove lei chiedeva se si poteva fare qualcosa per la caviglia di Alessandro, dato che ancora sentiva dolore dopo una rx negativa.

« Io non sono sicuro di voler essere trattato da lei signor Mancini... », continuò il professore cercando di fare resistenza alla pressione che esercitavo sul suo torso.
Una volta disteso mi avvicinai all'estremità del lettino e mi sedetti davanti alla sua caviglia.

« Andiamo Alessandro, ormai siamo amici no?! », la mia mano spinse la pianta del suo piede verso l'alto procurandogli non poco dolore.

« Dannazione Dario! Potresti essere più delicato?! »

« Bene, adesso ci diamo del tu... Chissà che succede se faccio questa manovra?! », continuai a forzare più del dovuto il piede facendogli vedere le stelle di giorno.

« Ahia cavolo! », strinse i denti portando la testa all'indietro, mentre io me la ridevo. Non stavo facendo niente che potesse compromettere la sua caviglia, ma stavo esercitando una forza maggiore di quella che avrei dovuto usare.

« Ma quanto mi dispiace! Certo che Anita ti ha conciato proprio per le feste con quella caduta! » affermai continuando a sorridere. 

« Mai momento più bello... », rispose sicuro di sé. All'improvviso il suo sguardo cambiò diventando malizioso e di sfida. « Ovviamente mai quanto il momento in cui l'ho baciata... »

Il sorriso da idiota, quel sorriso da convinto vincitore scomparve all'istante dal mio volto, lasciando spazio a due occhi che volevano solo incenerirlo.

« L'hai baciata?! », replicai alzandomi con ancora il suo piede tra le mani. Volevo spaccargli la faccia.

« Si, l'ho fatto, e non mi è sembrata affatto dispiaciuta... »

« Professore non sfidare la sorte se ci tieni alla tua bella faccia! »

« Dario, caro Dario, lo so benissimo che sei innamorato di lei... Ma, purtroppo per te, non sarà l'unico bacio che le darò... »

« Non oserai! »

« E chi sei tu per impedirmelo? Il suo ragazzo? Non mi sembra! Lei ti considera solo un amico! », continuò imperterrito sicuro del fatto suo.

Sentivo il sangue ribollire nelle vene. Il solo pensiero delle labbra di Alessandro su quelle di Anita mi facevano perdere la testa. Ed è proprio quello che successe. Avendo ancora il suo piede tra le mani, lo tirai e strattonai facendolo cadere a terra come una pera cotta. Tutto il trambusto, compreso di urla del caro professore, non passarono inosservate a nessuno facendo precipitare Mirko spalancando la porta.

« Ma cosa sta succedendo qui!! », gridò quest'ultimo guardandomi in cagnesco.

 « È un pazzo! », strillò Alessandro alzandosi in piedi sistemandosi i vestiti.

« Dottor Mancini mi può seguire nell'altra stanza, subito?! », la voce di Mirko eccheggio per tutta la palestra facendomi sentire un ragazzino stupido.

Uscì dalla stanza in preda alla furia più cieca. Un sentimento assoluto e travolgente mi travolse . Mi buttai letteralmente sulla porta dello studio per aprirla, per poi continuare la mia distruzione dentro. Quell'ambiente che poco prima mi cullava con la sua musica e la sua serenità si trasformò come in una gabbia per roditori. Buttai a terra tutto quello che avevo lasciato sulla scrivania, tutte le cartelle che avevo sistemato un attimo prima con un gesto del braccio destro volarono a destra e a manca neanche fossero gabbiani. Ero fuori di me.

 « Si può sapere che cazzo fai?! Sei completamente impazzito?! », esclamò Mirko entrando nella stanza e chiudendo la porta dietro di lui continuò q. « Allora?! Mi rispondi?! »

« L'ha baciata Mirko, quel professorino da strapazzo ha baciato Anita... », confessai portando tutte e due la mani alla nuca come a voler dare conforto a quel capo che non aveva pace.

« E allora?! Cosa credevi?! Che la guardasse e basta?! Ti ricordo che anche lui è provvisto di testicoli e testosterone!! »

« Ma non credevo che le si facesse baciare da lui! »,  sbraitai contro ogni irrragionevole comprensione.

« Ti rimembro anche che tu non le hai dato alternativa, e che nonostante tutto continui a fare l'idiota! Ti consiglio di darti una bella calmata questo è anche un posto di lavoro!! », le sue sopracciglia già corrucciate si strinsero ancora di più tra si loro e guardandomi ancora una volta uscì dalla stanza sbattendo la porta.

Poche volte nella mia vita avevo visto Mirko così adirato, così alterato con gli occhi alla Lucifer. E quelle poche volte ero stato io a farlo uscire dai gangheri.
Ma Mirko aveva ragione su tutto. Non solo sul discorso posto di lavoro, ma anche sul dibattito Anita. Era soltanto colpa mia se tutto era andato a rotoli, era colpa mia se lui si era pericolosamente avvicinato a lei, ed era solo colpa se in lui aveva visto qualcuno da amare. Perché lei faceva questo. Amava.


                                ***

Le giornate in ufficio erano sempre state tremendamente frenetiche. Fatte di scadenze, bozzetti da consegnare e slide da visionare. Praticamente un magnifico caos alla quale però, mi ero abituata ben presto. Per me, quella era vita, la vera vita, la vita che avevo sempre sognato dal giorno in cui mi ero laureata in scienze della comunicazione, con il conseguente master in marketing. Guardavo con occhi sognanti tutto quello che mi circondava, e lo facevo da quando Andrew aveva creduto in me. A quella ragazza goffa, ma con tanti sogni nel cassetto.

Proprio per questo rimanevo con piacere oltre le ore di lavoro, perché volevo essere all'altezza delle aspettative. Cosa che era successa anche quella sera.

« Anita, io sto andando via ci vediamo domani... », la voce di Federica destò il mio sguardo dallo schermo del PC che ormai fissavo da ore.

« Ok... Ma che ore sono? », chiesi stiracchiandomi sulla poltrona alzando le braccia verso l'alto.

« Sono quasi le sette... »

« Oh mamma!!! Devo andare alla lezione di ballo! L'avevo completamente dimenticato! E non posso neanche passare da casa a cambiarmi! », affermai alzandomi velocemente facendo sbattere la poltrona contro il mobile bianco dietro di me.

« Credo che a Dario non dispiacerà la tua mise da pubblicitaria sexy! », affermò lanciandomi uno dei suoi sguardi complici prima di dileguarsi tirandosi la porta.

Sorrisi come una stupida.
In effetti quel tubino nero, non era passato in osservato neanche al portiere che mi dava il benvenuto ogni mattina, quindi sarebbe piaciuto anche a Dario. L'unico problema di tutto loutfit erano le decoltè dal tacco vertiginoso. 
Non sarei certo spiccato per la mia dote di ballerina provetta, l'importante era non rompersi l'osso del collo. 


Entrai velocemente dentro la sala da ballo cercando di correre dentro quel tubino che mi impediva movimenti liberi e facili. Ebbi subito tutti gli occhi puntati, malgrado avessi cercato invano di non attirare l'attenzione di nessuno salutando tutti solo con un leggero cenno della mano. Non appena tolsi il cappotto e sistemai la gonna che si era alzata un po' per la corsa fatta, mi ritrovai i suoi occhi puntati. I suoi stupendi occhi azzurri mi guardavano in un modo così intenso da poterli sentire dentro di me. Sussultai trattenendo il respiro. Lo guardavo finalmente negli occhi dopo quello che gli avevo detto a casa sua, dopo quel via libera dato all'apice del mio ardito piano di conquista. 


« Bene, adesso che siamo tutti presenti, proporrei di iniziare questa seconda e ultima lezione... »

« Mi scusi cara Linda, non vorrei mettere il dito nella piaga per chi come me "ama venire qui" e passare delle serate " fantastiche" ma come mai non faremo la terza lezione? », chiese Saverio ricordandoci della sua presenza ingombrante.

« Mio caro Saverio, la tua domanda è più che legittima dato la tua felicità e il tuo trasporto nel venire qui, ma sono sorti degli impegni a cui non posso rinunciare e quindi devo lasciarvi a malincuore, ma spero che questa ultima lezione sia esaustiva e divertente! », Linda sorrise guardandoci tutti per poi continuare « 
Adesso secondo dei suggerimenti dati da Claudia, le coppie che si formeranno in questa serata saranno random, ognuno di voi ballerà con tutti! Il tempo sarà scandito da questo timer che suonerà ogni cinque minuti! Così saremo tutti più felici! Giusto Claudia? », terminò Linda lanciando uno sguardo di complicità a Claudia, ricordando a tutti noi quanto poteva essere diabolica la professoressa d'italiano dell'anno. 
 
Ci guardammo tutti spaesati, e senza una meta. Mi guardai intorno cercando di capire come muovermi, quando gli occhi di Dario mi diedero tutte le risposte. Ero pronta per lasciarmi trasportare da lui e dalle sue movenze. L'aspettavo come si aspetta la torta appena sfornata, come si aspetta la mattina di Natale, come si aspetta l'amore della propria vita. Sorrisi come una stupida mentre lo vedevo avvicinarsi sempre di più. Indossava una camicia azzurra con scollo alla coreana e in paio di jeans stretto chiari, in pratica stavo per sbavare. Quando all'improvviso mi ritrovai Alessandro davanti. 

« Mi permetti questo ballo? », chiese alzando delicatamente la mia mano sinistra verso la sua bocca lasciandoci un bacio casto. 

Ingoiai la saliva che avevo in bocca neanche fosse stato un rospo. Nel trambusto della mia vita, avevo dimenticato che lui esistesse. Avevo scordato quegli occhi verdi che mi guardavano senza indugio e senza la benché minima paura. Non avevo pensato ad Alessandro, e a quel poco che c'era stato tra di noi. All'improvviso mi sentii una vera sciocca. Dovevo troncare qualsiasi cosa ci fosse, perché quella scelta che avevo fatto, implicava anche lui indirettamente.

Annuì non sapendo che pesci pigliare. Non sarebbe stato producente evitarlo, ma neanche fare il contrario l'avrebbe fatto. Non appena la mano destra di Alessandro si appoggiò sul mio fianco destro, mi accorsi che Dario stava ancora osservandoci. Smisi letteralmente si respirare mentre Azzurra si avvicinava a lui seducente e lo intrappolava tra le sue grinfie. 

« Forse ho rovinato i tuoi piani?... »

« Cosa... ? », chiesi come se fossi caduta dalle nuvole. 

« Parlo di Dario... »

« Oh, no no! Io non avevo nessun piano... Anzi, mi ha fatto molto piacere che tu sia venuto a cercarmi dopo il silenzio a cui ti ho sottoposto in questi giorni... Non è stato molto carino da parte mia... »

« Non preoccuparti, Claudia mi ha detto che hai avuto da fare con il lavoro, e a riguardo vorrei farti i miei più sinceri complimenti! »

« Credo che Claudia dovrebbe smetterla di parlare di me... »

« E perché mai? A me piace sapere dei tuoi successi! Ed è proprio per questo, che vorrei cogliere l'occasione per invitarti a bere qualcosa dopo la lezione di ballo... Se ovviamente ti va, e se non hai altri impegni... »

« Si, accetto con molto piacere... », risposi con falso entusiasmo sorridendo come una stupida. In realtà non avevo tutto quel piacere, ma era la circostanza giusta per dire la verità ad Alessandro. 

Con lui non c'era mai stato niente. Quel sentimento che pensavo di provare era solo l'ennesima bugia detta a me stessa per colmare quel vuoto lasciato da Dario. Volevo autoconvincermi che quella fosse la decisione giusta, che lui fosse l'uomo giusto, e che tutto quello vissuto con Dario era solo frutto della mia fervida immaginazione. Ero pronta a fare il prossimo passo, il passo verso quella felicità che forse prima o poi si sarebbe palesata davanti ai miei occhi. Quella felicità, che adesso mi guardava con occhi interrogativi mentre stringeva Azzurra tra le sue braccia.



Note: Capitolo Trenta. Buongiorno a tutti e Buona Domenica! Pubblicazione stranamente domenicale per questo capitolo che non ne voleva sapere di uscire! Spero che vi piaccia ugualmente, anche se a me non convince molto. 🤣 Ma veniamo al capitolo in questione. Dario scopre finalmente del bacio che Alessandro ha dato ad Anita, e diciamo che non ha preso molto bene la cosa 🤣🤣🤣 Anita vuole dire come stanno realmente le cose ad Alessandro, perché non vuole prendersi gioco di lui. Sarà una buona idea? Il nostro caro Dario continuerà a fare lo stupido? Si prospetta una serata scoppiettante 🤣🤣🤣 Grazie sempre a chi mi segue ❤️  e alla prossima ♥️
   
 
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