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Autore: GReina    05/09/2021    1 recensioni
[artista/modello AU - artista!Sakusa, modello!Atsumu]
Komori Motoya chiede al cugino di frequentare insieme un corso di disegno, ma Kiyoomi ha un difetto: deve per forza finire tutto ciò che inizia. Quando Komori abbandona il corso a metà, il corvino quindi non può fare a meno di continuare. Avrebbe tanto voluto avercela con il castano, ma può mentire a se stesso solo fino a un certo punto: il corso gli ha reso possibile conoscere Atsumu, e questo scagiona Motoya al 100%.
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Atsumu Miya, Kiyoomi Sakusa
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Alla ricerca del ritratto perfetto

Kiyoomi avrebbe per sempre odiato suo cugino per quello. Motoya sapeva bene, d’altronde, che il corvino doveva portare a termine tutto ciò che iniziava, per questo quando gli aveva proposto di seguire insieme un corso di disegno Kiyoomi gli aveva fatto giurare mille volte che l’avrebbero iniziato così come finito insieme. Lui, d’altra parte, lo avrebbe frequentato solo per fargli compagnia e non aveva intenzione di rimanere incastrato lì da solo. Komori a quel punto l’aveva tranquillizzato:
“Sai quanto amo il disegno! E poi dura solo sei mesi. Non mollerò.”
Le ultime parole famose…
Suo cugino aveva resistito tre lezioni. Tre. Così al corvino non era rimasto altro da fare che inveirgli contro urlando a gran voce che non ci stava neanche provando.
“Il mio stile è più da manga, Kiyo…” si era giustificato “e qui non fanno altro che riprenderti se non provi a fare copia-dal-vero!”
Sakusa sbuffò a quel ricordo. Erano passate due settimane dal ritiro di Motoya ed ancora molte altre Kiyoomi ne aveva davanti per potersi lasciare quel corso alle spalle.
Tornò a concentrarsi sulla propria tela. In realtà le lezioni non erano nient’affatto male: l’insegnante era competente e il modello… be’, Kiyoomi era benissimo in grado di notare l’ovvio. Il corpo del ragazzo che la classe stava ritraendo era perfetto. Non sarebbe stato ingaggiato dalla scuola di disegno, altrimenti. Da lì ad ammettere che Miya Atsumu gli piacesse, però, ce ne passava…
Ce ne passavano due settimane, per l’esattezza.
Mentre si concentrava su un particolare del bicipite, Sakusa ripensò alla prima impressione che aveva avuto di lui: era bello da morire, sì, eppure la sua espressione gli aveva dato l’idea che il modello fosse una di quelle persone fin troppo consapevoli della propria bellezza e che per questo credono di essere una spanna sopra gli altri. “Faccia da sberle” lo aveva definito nella sua testa, ma non avrebbe potuto sbagliarsi di più.
L’aveva capito una sera quando, finita la lezione, studenti così come dipendenti avevano lasciato l’edificio per dirigersi nelle rispettive case. Kiyoomi aveva indugiato giusto un momento all’ingresso della scuola, e in quel breve lasso di tempo aveva avuto modo di aprire gli occhi e di iniziare a vedere veramente Miya Atsumu.
Atsumu posava per quella scuola d’arte ormai da un anno. Lo ingaggiavano per tre mesi consecutivi, poi si dava il cambio con un modello femminile fin quando non toccava di nuovo a lui. Le posizioni che gli facevano assumere, certo, non erano assolutamente volgari, ma rimaneva il fatto che era nudo. La maggior parte degli studenti che si iscrivevano a quei corsi sapevano apprezzare un nudo artistico senza occhi malvagi, ma c’era sempre qualcuno – come in quel caso – che infrangeva la regola. Atsumu c’era abituato e sapeva gestirli.
Come ogni sera, finito il corso, il modello aveva attraversato la strada e lì iniziato ad aspettare che passasse l’autobus. Un gruppo di ragazzi e ragazze gli si era avvicinato. Il biondo aveva riconosciuto nei loro volti alcuni studenti che lo stavano ritraendo, così rispose con cortesia ai loro saluti, ma ben presto dovette cambiare tattica. Erano già tre volte che il gruppo insisteva perché andasse con loro a divertirsi. Viste le loro espressioni Atsumu poteva solo immaginare che tipo di divertimento intendessero, ed in ogni caso non aveva alcuna intenzione di accettare.
Kiyoomi aveva osservato la scena per alcuni secondi, durante i quali il modello era passato dal declinare cordialmente al rispondere in maniera aspra. Il cervello di Sakusa iniziò a correre veloce: “Dovrei aiutarlo?” si chiese vedendo il biondo in difficoltà “Ma per farlo dovrei avvicinarmi a ben sei persone.” si rispose “Non posso lasciarlo così.” cercò di convincersi. E mentre lui ancora lottava contro se stesso per decidere, Miya risolse da solo.
“Riprovate a chiedermelo quando smetterete di essere un branco di lagnosi maiali.” erano seguiti una serie di insulti ai danni del biondo che tuttavia non se ne curò affatto. Aveva raggiunto il suo intento e poco male se per questo aveva offeso quegli artisti così poco professionali. Sakusa, d’altra parte, osservando la scena da lontano non riuscì a biasimare Miya. Il gruppo di molestatori si stava allontanando urlando a gran voce come il modello se la tirasse, ma non era affatto così.
“Ve la siete voluta.” fu il pensiero di entrambi.
Da quel giorno il gruppo molesto non si fece più vedere confermando i sospetti di Atsumu che venissero solo per guardare il suo corpo. Non fu affatto una grande perdita.
Atsumu continuò a posare semisdraiato con una gamba piegata e l’altra penzoloni; un braccio che gli reggeva il peso e l’altro piegato verso l’alto che portava la mano alla sua nuca. Un semplice panno bianco, infine, lo copriva tra le gambe quanto basta per rendere il nudo più pudico.
Non aveva idea di cosa con quella posizione stesse combinando della testa di Kiyoomi, ma nella sua – d’altronde – la situazione non era tanto migliore.
Il corvino gli era subito saltato agli occhi. Facendo quel lavoro aveva presto imparato di non dover dare nessuna confidenza agli artisti perché non poteva mai sapere se tra le pecore si celava qualche lupo o meglio, come aveva definito il gruppo che si era dimostrato essere tale, qualche maiale. Kiyoomi, però, gli rendeva difficile perseguire il suo proposito di stargli lontano.
Era bello. Eccome se era bello. Ad ammaliare del tutto Atsumu erano stati i due punti neri paralleli che aveva sulla parte destra della fronte. Non aveva mai visto qualcuno di così perfetto come lui. Aveva la carnagione pallida e per questo i capelli e gli occhi del tutto neri che lo rendevano etereo, quasi sovrannaturale. Gli artisti, com’è ovvio, non avrebbero mai potuto cambiare posto una volta scelta l’angolazione con cui avevano iniziato a ritrarlo, quindi Atsumu non poté fare a meno di ringraziare la sua buona stella per averlo messo in una posizione tale da poter ammirare il corvino senza che ciò sembrasse strano.
Si limitò a quello, comunque. Sakusa era forse l’unico membro della classe – da quando il suo amico castano si era ritirato – a non interagire con altri se non con l’insegnante quando necessario. Era come se fosse lontano ed irraggiungibile, ma per quanto la cosa irritasse Atsumu ad un certo punto si ritrovò persino a sospirare di sollievo per quello. Se non fosse sembrato così distante dalle sue possibilità probabilmente l’avrebbe già approcciato, e non poteva.
Continuarono ad osservarsi. Il primo da dietro la tela, il secondo dal centro della stanza, ma mai nessuno dei due provò ad interagire con l’altro. Non rimase quindi altro da fare ad entrambi che lamentarsi di quella situazione con i propri parenti:
 
“Sono passati quasi tre mesi, Samu!! Perché cazzo non mi ha ancora chiesto di uscire!?”
“Non eri tu ad odiare tutti quelli del corso che ti chiedono di uscire?” Atsumu mise il broncio. C’erano modi e modi per approcciare una persona e Sakusa Kiyoomi tutto sembrava essere tranne che un viscido ragazzo in cerca di sesso.
“Nessuno lì dentro mi guarda come mi guarda lui…” si era ritrovato quindi a mormorare quasi sovrappensiero ripensando a quelle iridi nere così capaci di catturarlo.
 
“Motoya, un giorno riuscirò a convincere la nostra famiglia a vederti per il bastardo che sei in realtà.” stava nel frattempo ringhiando Sakusa a suo cugino nel loro appartamento. Il castano rise.
“Per quanto tempo ancora me lo rinfaccerai?”
“Per sempre!!” perché per lui era più facile fingere di avercela con Komori che ammettere che quel corso era iniziato ad essere la cosa più interessante che avesse mai fatto durante i suoi anni universitari.
“Ma ti sta comunque piacendo, no?” si ritrovò ad arrossire più del dovuto alla domanda di suo cugino, così in fretta si voltò con la scusa di dover iniziare a preparare la cena.
“È okay, immagino.” minimizzò al massimo. Aveva pensato un paio di volte di chiedere a Miya di uscire insieme una volta che avesse finito di posare per loro, ma poi la sua reazione al gruppo che ci aveva provato gli tornava in mente e decideva di desistere.
 
Odiava quella situazione. Non era da lui! Non aveva scambiato nemmeno una parola con il modello, eppure dalla sera in cui aveva rifiutato l’invito di quel gruppo non riusciva a smettere di averlo in testa. Si chiedeva chi fosse davvero, voleva conoscerlo, scoprire tutto di lui, leggerlo dentro. Tentò di farlo con tutte le proprie forze a lezione; lo guardava sperando quasi che i suoi occhi riuscissero a superare tutte le sue maschere, ma non ci riusciva. Se avesse avuto un pizzico in più di autostima, forse, si sarebbe accorto di come anche l’altro sembrasse studiarlo. Se solo se ne fosse accorto, forse, questo gli avrebbe dato il coraggio necessario per avvicinarlo ed iniziare una conversazione.
Infine, tra colpi di pennello e sguardi incatenati, i tre mesi passarono ed Atsumu fu costretto a cedere il suo posto ad una modella per lo studio delle forme femminili. Salutò tutti al termine dell’ultima lezione ringraziandoli per il loro lavoro e allo stesso modo venne ringraziato lui. Gli studenti iniziarono a dirigersi verso l’uscita mentre lui raggiungeva lo spogliatoio per rivestirsi. Aveva deliberatamente fatto con calma, cosicché fu sorpreso di trovare ancora una figura all’interno della scuola apparentemente lì per aspettarlo. Storse la bocca all’idea di dover di nuovo rifiutare le insistenze di qualcuno, ma eliminò subito quella smorfia quando si accorse di chi si trattava.
“Sakusa Kiyoomi, giusto?” lo chiamò non appena fu vicino.
“Ovvio che sì.” si rispose mentalmente da solo. Il suo nome era l’unica cosa di lui che conosceva e certo non l’avrebbe dimenticata. Il ragazzo annuì.
“Non sono riuscito a finire il tuo ritratto.” Kiyoomi temeva che se non fosse giunto subito al punto non avrebbe più avuto il coraggio di fare ciò che doveva. Gli mostrò la tela in modo che Atsumu stesso potesse vedere che non stava mentendo. Il corpo era quasi del tutto ben delineato, ma ancora mancavano certi particolari del viso senza i quali l’artista non avrebbe mai potuto ultimare l’opera.
“Ti sta venendo bene!” esclamò il biondo sincero. L’altro annuì ringraziandolo sommessamente per il complimento.
“Il fatto è che io non riesco a lasciare le cose a metà, quindi volevo chiederti se saresti disponibile ad incontrarmi dopo l’orario di lezione per continuare.” Atsumu strabuzzò gli occhi. Non poteva chiedere niente di meglio. Stava per dare la sua completa disponibilità quando l’artista parlò ancora: “Pensavo di chiedere alcuni permessi per continuare ad usare questa classe anche dopo l’orario di chiusura, ed ovviamente ti pagherò.” questo fu quello che disse, mentre nella sua testa dovette ripetersi più e più volte:
“Non ho tergiversato per avere una scusa per continuare a vederlo. Non ho lasciato la tela incompleta apposta.” il cuore del corvino iniziò a correre impazzito nell’attesa che l’altro rispondesse. Non ci mise molto, ma a Kiyoomi parve un’eternità.
“Per restare qui oltre l’orario ti farebbero pagare la sala e non ha molto senso.” gli rispose Atsumu, ma in realtà aveva altro in mente:
“Non lo dico mica per avere la scusa perfetta per andare a casa sua. Voglio solo fargli risparmiare soldi.”
“Non ho problemi a farmi ritrarre da te, ma potremmo fare a casa tua o nella mia. Sarà più comodo per entrambi, non credi?” il cervello di Kiyoomi andò in tilt. Era perfetto, neanche avrebbe mai potuto sperare in un risultato simile.
“Allora potremmo scambiarci i numeri, così decidiamo l’orario e ti do l’indirizzo.” il biondo annuì. Far spostare lui portando semplicemente il panno bianco era più semplice che costringere Sakusa a trasportare tela, colori, pennelli e cavalletto.
Cercarono entrambi di rimanere distaccati e professionali durante tutto il processo, ma non esitarono a sorridere entusiasti non appena furono al sicuro dallo sguardo dell’altro.
“Potrò osservarlo ancora per un po’.” pensarono entrambi.
 
Casa di Kiyoomi era pulita ed ordinata, ma Atsumu non si sarebbe aspettato nulla di diverso. Lo fece accomodare, gli prese il giubbotto e gli offri del tè freddo. Gli spiegò che divideva l’appartamento con suo cugino cosicché entrambe le famiglie potessero risparmiare sull’alloggio universitario. Atsumu ne sapeva qualcosa: per questo divideva casa con suo fratello, con l’unica differenza che il loro appartamento era molto più piccolo e che per mantenerlo entrambi si erano dovuti trovare dei lavori part-time.
Infine, Sakusa gli mostrò la camera in cui avrebbe potuto cambiarsi e poi il salotto in cui avrebbe posato. Gli spiegò che aveva avvertito suo cugino e che quindi non ci sarebbe stato pericolo che ospiti non desiderati e senza l’occhio critico dell’artista lo vedessero nudo.
Non fu un problema per Atsumu adattarsi al nuovo ambiente. Nel corso della sua breve esperienza come modello non aveva mai avuto modo di trovarsi in una situazione simile ed il solo pensiero di esserci, fino a quello stesso pomeriggio, l’aveva messo leggermente in agitazione. Si sarebbe trovato solo e nudo nella casa di uno sconosciuto, d’altronde, ma Kiyoomi si era dimostrato essere un perfetto padrone di casa e un gentiluomo. Il biondo avrebbe voluto esserne più felice di quanto non fosse, avrebbe voluto poter dire di non sognare quegli occhi nero pece osservarlo dall’alto mentre era premuto sul materasso del suo letto con lui sopra. Si costringeva a non pensarci, però, e ad accontentarsi del modo in cui l’artista sembrava tentare di carpirgli l’anima con lo sguardo.
L’imbarazzo dovuto al fatto che non ci fosse nessun’altro a parte loro durò poco. Kiyoomi non era del tutto certo di poter parlare tranquillamente al modello oppure no. Sicuramente lui non fiatava per paura che questo potesse rovinare l’esecuzione del suo ritratto, quindi il corvino si fece coraggio ed avviò per primo una conversazione.
Scoprì quindi che Atsumu frequentava la facoltà di Scienze Motorie e che viveva con il suo gemello che invece si stava specializzando in Ristorazione. Gli rivelò che lui aveva scelto Economia più per gli sbocchi lavorativi che per vera passione, così il biondo era arrivato a definirlo più lungimirante ed intelligente di quanto non fosse lui.
Più parlavano, più entrambi si rilassavano, così arrivati verso la fine della serata Kiyoomi ebbe la propria rivelazione:
“Eccolo.” l’epifania gli aveva fatto schiudere le labbra e seccare la gola. Dovette deglutire per tornare ad avere la capacità di parola. Tutt’a un tratto aveva capito perché l’espressione di Miya gli era risultata tanto difficile da disegnare. A scuola l’insegnante l’aveva istruito perché sorridesse ma non troppo, perché tenesse gli occhi rilassati ma bene aperti. Tutto della sua espressione era stato falso e programmato, ma non lì, non con lui. Kiyoomi aveva passato tre mesi ad osservarlo nel tentativo di leggerlo dentro, ma – capì in quel momento – non avrebbe mai potuto riuscirci sopra la maschera che il modello era stato costretto ad indossare. Adesso era finalmente se stesso.
Non poté fare a meno di sorridere. Se Atsumu se ne accorse non lo diede a vedere o non se ne stupì perché erano state diverse – nel corso delle ultime due ore – le risate che era riuscito a strappare al solitamente serio e stoico artista. Se solo Motoya l’avesse visto in quel momento Kiyoomi non avrebbe più avuto scampo.
Il loro secondo incontro privato non andò diversamente, e così il terzo e poi il quarto. Era incredibile come il biondo riuscisse a farlo divertire. Kiyoomi si sentiva più leggero quando era con lui, parlare con Atsumu era come parlare con un amico che conosceva da una vita.
Improvvisamente, sorse nei cuori di entrambi il timore che quegli incontri finissero. Dal punto di vista di Atsumu, poi, ogni colpo di colore poteva essere l’ultimo e se da una parte ad ogni fine incontro buttava un sospiro di sollievo, dall’altra sapeva che la patata bollente sarebbe potuta scoppiare al turno successivo. Questo rendeva ogni loro serata preziosa, ogni bicchiere di tè freddo ingerito una routine da assaporare finché c’era, ogni chiacchiera fatta col sorriso un’occasione per sentirsi bene, ogni silenzio un modo per contemplare l’altro senza nessun giudizio maligno.
In sei incontri, Atsumu si era aperto più con Kiyoomi che con chiunque altro e neanche ci aveva fatto caso. Sakusa, d’altra parte, era ben consapevole di quanto introverso fosse normalmente, ed appurare quanto fosse diverso con Miya lo stupiva e terrorizzava insieme. Non voleva che tutto quello finisse, ma non poteva continuare a dipingere in eterno.
Mise giù il pennello.
Nel farlo sentì tutto il peso della fine, l’amarezza di un lutto.
“Ho finito.” annunciò senza riuscire a controllare il tono lugubre. Un lampo di delusione passò sul viso di Atsumu. Kiyoomi conosceva di lui tratti che il biondo non aveva mai capito essere così privati e remoti prima delle loro chiacchiere. Kiyoomi era un balsamo per gli occhi, ma ancor più era un forziere raro e prezioso in cui rinchiudere i suoi sentimenti, e non voleva rinunciarvi.
Il modello si alzò, si assicurò il panno ai fianchi e stirò gli arti che aveva costretto nella stessa posizione per ore prima di iniziare ad avanzare verso l’altro.
Il ritratto era stupendo. Atsumu ne rimase affascinato, tanto che quasi si dimenticò come parlare. Deglutì.
“È bellissimo. Il miglior ritratto che mi abbiano mai fatto.” mormorò. Avrebbe tanto voluto vedere l’espressione di Kiyoomi a quel complimento, ma nonostante il suo desiderio non riuscì a staccare gli occhi dalla tela. Cercava un dettaglio, qualcosa che gli spiegasse perché fosse tanto bello rispetto agli altri, ma non riusciva a darsi una risposta. Fu l’artista stesso ad aiutarlo:
“Al corso non riuscivo a catturare come volevo la tua espressione.” gli spiegò accarezzando con delicatezza il viso dipinto di Atsumu “Ma qui sei diverso, sei vero.” fu solo a quelle parole che il biondo poté finalmente distogliere gli occhi dal dipinto per puntarli in quelli neri del corvino e solo allora parve accorgersi di quanto fossero vicini in quel momento. Deglutì ancora mentre prendeva consapevolezza di quella vicinanza e si costrinse a tornare a guardare la tela prima di perdere il controllo.
Si concentrò sul suo viso e capì che non si era mai visto così, prima di allora. Nelle foto, d’altronde, sorrideva perché doveva mentre non un barlume di felicità dimostrava a se stesso quando si guardava allo specchio per pulirsi o cambiarsi.
“È questo il modo in cui mi vedi?” si ritrovò a chiedere incantato e poco incline a credere che potesse essere vero.
“È questo il modo in cui sei.” quelle parole lo fecero gemere e sospirare. Nessuno l’aveva mai trattato o guardato come aveva fatto Kiyoomi, nessuno l’aveva mai studiato tanto a fondo da carpirgli l’anima.
Si stavano guardando entrambi ardentemente, adesso. Consci che il rapporto tra loro aveva smesso da tempo di ridursi a quello professionale tra artista e modello.
“Sono mezzo nudo in casa tua, Omi.” sussurrò a tal proposito il biondo “Cos’altro ti ci vuole per convincerti a baciarmi?” un lampo di eccitazione invase lo sguardo scuro di Sakusa, Atsumu lo trovò bellissimo, ma fu costretto a distogliere lo sguardo quando in fretta l’altro si sporse in avanti e lo baciò con vigore. Miya non perse tempo ed artigliò la maglietta del corvino. Il bacio non fece altro che intensificarsi ed intensificarsi ancora rendendo impossibile da parte di entrambi fermarsi se non quando finirono entrambi nudi sul letto. Sembrò quasi un dispiacere a Sakusa macchiare il corpo perfetto del modello con i succhiotti, ma pensarlo come una tela bianca solo in attesa che la sua bocca la rendesse un’opera d’arte lo spronò a baciarlo e a marchiarlo ovunque.
“Sei straordinario.” si ritrovò a mormorare guardandolo dall’alto “Dovrai posare per me in questa posizione.” un forte brivido percorse il corpo di Atsumu dalla nuca fino al fondoschiena. Il suo sogno ad occhi aperti si stava avverando.
“Che sia dannato Motoya ed il suo ego che si prenderà il merito di questa storia.” fu l’ultimo pensiero che Kiyoomi quella sera dedicò ad altri che non fossero Atsumu.

n.a.
Come per ogni fanfiction su Haikyuu, per le idee ho collaborato con LorasWeasley che come me ha scritto una OS ambientata in questo universo. Si intitola "Non sono uno stalker!" e la coppia protagonista è la kuroken! Anche loro si conosceranno allo stesso corso di disegno che frequenta qui Sakusa, e questa è l'unica cosa in comune delle due Shot ;)) 
Se vi è piaciuto questo AU non perdetevi la OS scritta da LorasWeasley!
   
 
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