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Autore: cin75    05/09/2021    5 recensioni
Dalla storia:
“Voglio stare con te!” trovò il coraggio di precisare.
Gli occhi verdi fissi in quelli ambrati di Jared che lo guardavano stupiti.
Jared annullò lo spazio tra lui e il bancone. Poggiò le mani sul piano di legno levigato e strinse appena un po’.
“Tu vuoi stare con me?!” chiese come se non avesse capito.
E allora Jensen, finalmente, si mosse e prese una posizione speculare a quella del ragazzo. Mani sul bancone e busto appena sporto verso l’altro.
“Sì!” rispose. “O per lo meno ci voglio provare!”
Genere: Angst, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Jared Padalecki, Jensen Ackles
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Le mani di Jared si muovevano decise ma delicate lungo la schiena di Jensen che, stretto a lui , rispondeva a quel bacio appassionato.

 

Era il loro primo bacio. Il primo bacio vero.

Fino ad allora, si erano sfiorati, si erano avvicinati con più complicità, le loro mani si erano prima sfiorate e poi toccate sentendo, ogni volta, meno imbarazzo.

Il loro stare vicini aveva smesso di essere impacciato.

 

Jensen era proprietario, insieme al suo amico e socio Rich, di un bar molto ben avviato. Frequentato da brave persone, tra cui Jared, intermediatore finanziario.

Si erano conosciuti una sera, quando Jared era con dei suoi colleghi a festeggiare i fondi che erano riusciti a fare avere ad una cooperativa sociale che avrebbe aiutato chi ne aveva bisogno: senzatetto, donne maltrattate, madri singole.

“Il primo giro lo offre la casa!” aveva esclamato Jensen, colpito dal motivo di quell’incontro tra colleghi.

“Grazie!” aveva risposto Jared porgendogli la mano in segno di saluto.

“Il mio piccolo sostegno per una buona causa!!” scherzò il biondo.

Jensen sorridendogli sinceramente, aveva risposto al saluto di quella mano.

 

Fu quello il loro primo toccarsi. Fu quella la prima volta che entrambi sentirono una sorta di scarica elettrica piacevole, scorrere lungo tutta la spina dorsale.

Da allora Jared aveva preso a frequentare il bar. Aveva preso a confidarsi con Jensen, ammettendo con il barista di essere interessato al mondo maschile invece che a quello femminile e si era sentito più che sollevato quando Jensen gli aveva risposto un allegro: “Cavolo che sollievo!! quando ti ho visto entrare ho subito pensato che avrei dovuto dividere le conquiste e invece ho ancora campo libero!!” e avevano riso.


Poi , però, settimane dopo, era successo qualcosa.

Jared aveva scoperto che la persona con cui stava lo tradiva e quando, una volta seduto al bancone del bar di Jensen, aveva ordinato “qualcosa che mi spenga il cervello per una settimana”, il biondo aveva capito che c’era qualcosa che decisamente non andava.

“Ok!” fece mettendogli di fronte un’intera bottiglia di scotch e un bicchiere e quando Jared fece per afferrarla , il barista mise una mano sulla bottiglia e : “Oppure puoi parlarne con un amico!” fece sorridendogli amichevolmente. “Dicono che i baristi siano dei provetti Freud. Che ne dici di vedere se è vero?!”

“Più che Freud , ora come ora, vorrei un sicario professionista!” sibilò con rabbiosa amarezza.

“Wow!! andiamo sul pesante.” ironizzò Jensen, aprendo la bottiglia, togliendo, però, di mezzo il bicchiere da 125 per sostituirlo con uno da shot. Aveva intuito il problema e convenne che l’amico aveva davvero bisogno di qualcosa di forte, ma non gli avrebbe permesso di superare il segno. “Ok! Da quanto tempo ti cornificava lo stronzo?!” chiese poi, spiazzando il suo interlocutore.

Jared lo fissò incredulo. Strabuzzò gli occhi per la sorpresa.

“Ma come...Gesù!! cos’è? Ce l’ho stampato in fronte che mi ha cornificato?!” domandò sarcastico.

“No, ma che siano dei bastardi o delle puttane, quando cornificano, la cicatrice che lasciano è sempre la stessa!” affermò Jensen.

Jared buttò giù tutto di un fiato il contenuto del bicchierino e lo poggiò con un colpo secco sul legno lucido del bancone.

Abbassò lo sguardo verso un punto indefinito tra il pavimento e il niente intorno a lui.

“Fa male!” disse poi in un sussurro, confessando in lieve imbarazzo quello che provava davvero. “Fa male, cazzo!”

“Lo so.” rispose a bassa voce Jensen, comprendendo quello stato d’animo. “Ma credimi…spaccarti il fegato stasera farà del male solo a te e non a lui. Quello stronzo non ti merita. Tu sei speciale, sei una persona buona , bellissima sia dentro che fuori….” scherzò e strappando un sorriso anche al più giovane. “Fregatene di lui….se ti ha fatto quello che ha fatto vuol dire che non era l’amore della tua vita!”

“E come farò a capire chi sarà l’amore della mia vita, o grande saggio!” rispose Jared, ironico, ma comunque colpito da quelle parole e dalla sincerità con cui erano state pronunciate.

“Lo capirai, Jared. Lo capirai!!” fece l’altro mettendo la sua mano su quella di Jared.

Non si spiegarono perché, ma nessuno dei due si sottrasse a quel contatto. Anzi, restarono per alcuni interminabili momenti a guardarsi negli occhi. Smeraldo contro ambra.

Luce contro luce.

 

Jared era senza parole, quasi privo di respiro perché Jensen non si era mai approcciato a lui in quel modo. Lo aveva sempre visto flirtare con ogni ragazza che gli capitava a tiro o che si sedeva al suo bancone. Quindi sentirlo così vicino , sentire il calore della sua mano contro la propria, la decisione con cui quel tocco continuava, sentire la forza del suo sguardo su di lui, dentro di lui lo destabilizzava profondamente.

Anche Jensen si sentì strano in quel momento, ma stranamente, per quanto non si fosse mai avvicinato ad un uomo in quel modo, sentendo quello che sentiva per Jared in quel momento, non riusciva a sottrarsi a quel semplice contatto.

Jared deglutì.

“Jensen...ma...”

“Non chiedere niente!” lo fermò Jensen sfilando piano e gentilmente la mano da quella dell’altro. “Anche perché , onestamente , non saprei cosa e come risponderti. So solo che è….è qualcosa che si mette a prendermi a pugni lo stomaco...ogni volta che ti vedo! Succede solo con te.” confessò arrossendo appena. “Ed è qualcosa che ho bisogno di capire. Io per primo!” ammise.

“Sì...sì. E’ giusto che sia così!” e cos’altro poteva dire ?!

Rimasero per un po’ in silenzio. A guardarsi , a fissare i bicchieri vuoti, la punta delle loro dita che tentavano, timorose, di toccarsi ancora.

Poi, fu Jensen a riprendere il discorso.

“Ascolta...tra mezz’ora Rich viene a darmi il cambio per il serale. Ti va di aspettarmi? Credo...credo che dovremmo parlare.” azzardò.

“Sì...certo. Sì...ti aspetto.” convenne Jared. “Mi metto a quel tavolo...ho delle ….delle telefonate da fare.”

“Se vuoi... il mio ufficio è libero. Starai più tranquillo lì.” propose Jensen.

“Non ti scoccia?!”

“Affatto. Va’ pure. Vengo a chiamarti quando ho finito.”

“Ok, grazie. Ti aspetto, allora!”

“Sì.”

Jared sorrise grato e si avviò verso l’ufficio. Quando si chiuse la porta alle spalle, sentiva ancora lo sguardo di Jensen su di lui, sulla sua schiena.

 

Fece un respiro profondo e prese il suo cellulare. Si sedette al piccolo divano che c’era nella stanza e attese risposta alla sua chiamata.

Ehi, Jay!!??” fece una voce affaticata dall’altro capo del telefono.

“Mish….Mish? Mi sembri affannato….” e poi, come se avesse avuto un’illuminazione, si mise una mano sulla fronte e: “Oddio...ti prego dimmi che non sei in compagnia e ho interrotto qualc….”

Calma, calma idiota. Uno: sono in palestra. Due: se fossi stato impegnato in ben altra attività fisica di certo non l’avrei interrotta per rispondere al telefono!!” fece l’amico ridendo sommessamente.

“Sì..sì...scusa Mish. Ma mi è successa una cosa che...io...io non so...come...”

Amico puoi smettere di balbettare e spiegarmi che cavolo ti è successo? E se mi dici che stai ancora rimuginando su quello stronzo di Matt vengo lì, ovunque tu sia, e ti prendo a pugni.” fu il poco amichevole ammonimento.

“No, no, non si tratta di Matt o per lo meno non si tratta più di Matt!”

E allora cosa?!

“Ti ricordi di Jensen?!”

Il barista?!

“Sì, lui.”

Cosa? Ha provato a fissarti un appuntamento consolatore con una dolce donzella?!” scherzò Mish...Misha.

“In un certo senso!” asserì ancora perplesso.

Davvero? E con chi?Una del suo bar?” ridacchiando.

“Con lui.” confessò. “Credo!” tentennante.

Ok!” disse perplesso e poi , curioso: “Questa me la devi davvero spiegare!

“Ero qui al bar...volevo prendermi una sbornia colossale a causa di Matt...lui mi ha fermato..abbiamo parlato...è venuto fuori il discorso sul vero amore...lui mi ha preso la mano...ha detto che però deve ancora capire...io ho balbettato...e ora sono nel suo ufficio ad aspettare che Rich gli dia il cambio perché ne dobbiamo parlare!” riassunse leggermente isterico.

D’accordo, ma spero per te , amico, che tu non sia conciso a letto come lo sei nel raccontare le cose!!” scherzò comunque Misha , che si era fatto un’idea di quello che era successo. Anche se quell’ “approcciarsi” di Jensen a Jared , aveva sorpreso anche lui.

“Non è il momento di scherzare, Mish!” lo ammonì Jared.

Va bene. Ma onestamente, mi dici cos’è che ti sconvolge tanto? Jensen , per quanto posso conoscerlo , è una brava persona, un bel ragazzo, lavora sodo. E’ onesto, simpatico, affascinante sotto molti tanti aspetti e… dai commenti che ho sentito quelle volte che sono venuto con te al bar, ci sarebbe chi farebbe carte false per avere le sue attenzioni e...amico...erano commenti sia maschili che femminili!!!” ci tenne a precisare per alleviare le perplessità del giovane amico.

“ Ma fino qualche giorno fa usciva da questo bar con una ragazza diversa ogni sera!” lo fermò Jared.

Jared, quando hai fatto coming out, lo hai fatto dopo essere stato con una ragazza per ben un anno e mezzo, se non ricordo male.” gli fece presente l’amico. “E non penso che per un anno e mezzo tu abbia fatto vita monacale!

“No...ma Mish...”

E poi siamo onesti e cerchiamo di vedere le cose come stanno sul serio.

“Che significa?!”

Hai visto spesso uscire Jensen con una ragazza diversa, giusto?!

“Sì!”

“Ok! Lasciami dire solo che uscire da un bar con una ragazza, non significa arrivarci per forza in quarta base!!

“Tu vuoi dire che...”

Voglio solo dire che solo gli stupidi non cambiano mai idea e se Jensen, dopo averti conosciuto , ha capito o sta capendo che può cambiare idea, beh!!, chi sei tu per non aiutarlo?!

“E se si sbagliasse?”

Questo non posso saperlo io, non puoi saperlo tu e non può saperlo nemmeno Jensen. Potete solo provarci, amico mio.

“Il fatto è che …”

Cosa?!

“...che lui mi piace e che se le cose non dovessero andare...potrei perderlo anche come amico.”

Jared...” sospirò comprensivo l’altro. “Hai detto che Jensen ne vuole parlare.

“Già!”

Perfetto. Fatelo!” asserì deciso. “Mettete sul tavolo tutte le carte , anche quelle scomode di un possibile fallimento e scegliete la strada da prendere in qualunque caso. Poi le cose verranno da sole!, nel bene e nel male.

“Dici?!”

La mia è vecchia saggezza russa!

“Già!”

Ok! Ora scusami ma l’interessante attività fisica che pensavi di aver interrotto potrebbe realizzarsi se riesco ad affascinare l’avvenente brunetta che è appena salita sul tapis roulant di fronte a me!

“Buona fortuna!”

Grazie!!” e poi: “E chiamami domani!

“Lo farò!” e mise giù.

Il ragazzo rimase per alcuni minuti a fissare il vuoto, pensando a quello che stava per accadere. Alle parole che Jensen gli avrebbe detto, a quello che lui stesso avrebbe potuto e dovuto dirgli. A come tutto sarebbe dovuto proseguire se avessero deciso di intraprendere quella strada così nuova per entrambi. Jensen sarebbe stato decisamente nuovo in quei sentimenti e in quegli approcci. Jared, dal canto suo, si sarebbe ritrovato da fare da guida e non sapeva se sarebbe stato in grado di farlo nel modo giusto.

Fece un respiro profondo. Doveva per un momento smettere di pensarci, così chiamò un suo collega per ricordargli di alcuni documenti, che comunque sapeva già essere pronti, ma aveva bisogno di distrarsi.

 

Quando Jensen, una volta sostituito da Rich, entrò nel suo ufficio, trovò Jared ancora al telefono.

“...si, Jeff...Lunedì dobbiamo assolutamente portare quei resoconti in banca, o il progetto potrebbe avere altri ritardi. Se ritardo deve esserci non voglio che dipenda da noi. …..Sì, sì...perfetto….ok, va bene!!” e in quel momento si voltò e vide Jensen che lo guardava sorridente. “D’accordo...io...io devo andare adesso. Ci sentiamo domani!” e concluse la chiamata. “E’ un progetto importante e ….”

“Ehi! Non devi scusarti se ci tieni al tuo lavoro. So di che cosa ti occupi, quindi, tranquillo!” lo giustificò serenamente Jensen, facendo qualche altro passo verso l’altro.

“Jensen...” sospirò, decisamente nervoso, Jared.

“Lo so, lo so. Sono nervoso anche io.” confessò il biondo. “Che ne dici? Ne parliamo qui o ti farebbe sentire meglio se lo facessimo mentre andiamo a farci un giro?!” e poi prima che Jared potesse rispondere: “Io preferirei decisamente la seconda opzione. Stare all’aria aperta ci schiarirà le idee!”

“Concordo!” convenne prendendo il suo giacchetto. “Andiamo. Potremmo andare al parco. E’ tranquillo lì a quest’ora!”

“Ottima idea!”

 

 

Da quella sera, tutto accadde naturalmente. Con i tempi che servivano ad entrambi.

A Jared per mostrare a Jensen quello che poteva essere un nuovo “stile” di vita, ma mai senza oltrepassare il limite. Stavano insieme, parlavano, si confidavano, a volte litigavano anche su alcuni punti di vista, ma riuscivano sempre a ritrovare quel loro equilibrio di “coppia/ non coppia”.

Jensen, cercava , aiutato da Jared, di capire i suoi sentimenti, quello che provava. Cercava di mettersi a confronto con quello che poteva essere un cambiamento decisamente radicale della sua vita.

Parlavano di tutto. Da quel sogno realizzato che era stata l’apertura del bar, insieme con Rich. all’insolita passione di Jared per le canzoni straniere, tra cui le ballate romantiche italiane.

 

Ma come fai a capirle??!” chiedeva Jensen ogni volta che Jared gliene faceva ascoltare una.

Con una paziente e precisa traduzione.” rispondeva semplicemente Jared, continuando a canticchiare con quel suo strascicato accento, la canzone appena ascoltata.

 

E Jensen rideva. Rideva di cuore. Dell’accento sforzato dell’altro, dell’evidente non proprio tono azzeccato. E lo abbracciava forte quando si rendeva conto che l’altro ci rimaneva fintamente offeso. Per poi finire a ridere entrambi.

Tutto, dalle cose semplici a quelle più complicate, sembrava aver trovato una sua giusta strada.

 

Fino a quel pomeriggio di qualche mese dopo.

 

   
 
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