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Autore: Shade Owl    06/09/2021    1 recensioni
Nel lontano Sistema Helios esiste la confraternita dei Figli del Sole, un'organizzazione grande e potente che, tra i suoi svariati compiti, si preoccupa anche del mantenimento della pace tra i vari mondi, affidando ai membri più idonei compiti anche rischiosi volti al bene comune.
Tra di essi c'è Leon, che malgrado non abbia mai voluto abbracciare la loro causa, si trova costretta a seguire la strada impostale, e durante i propri viaggi incontrerà un nemico ben deciso ad ucciderla, ma anche nuovi compagni che l’aiuteranno nella lotta per la sua sopravvivenza.
Spostandosi di pianeta in pianeta tra tigri selvagge, orsi giganti, boss mafiosi e paludi, Leon dovrà arrivare a patti con la propria vita e trovare la propria strada, in un percorso di crescita che non è quello che si aspetta, e che potrebbe finire nel peggiore dei modi...
Genere: Avventura, Drammatico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Leon, seduta su uno dei sedili montati lungo un lato della navetta (davanti a lei, sul lato opposto, c’era un’altra fila di passeggeri), ascoltò distrattamente la voce fredda e meccanica dell’altoparlante annunciare che la monorotaia sarebbe partita entro pochi minuti, e che era necessario avere solo un altro po’ di pazienza. Pazienza che lei, personalmente, stava già esaurendo: era lì da almeno dodici minuti, e secondo il programma sarebbero dovuti partire da un pezzo. Scocciata, infilò il proprio bagaglio sotto il sedile, sbuffando forte e trattenendosi dall’imprecare.
- Sempre così, queste navette…- commentò l’uomo seduto accanto a lei, con tono tranquillo - Mai una volta che partano in orario.-
Leon si voltò appena per guardarlo bene: aveva un’espressione placida quanto la voce e le palpebre erano calate a metà sugli occhi come serrande non del tutto abbassate. Sembrava assonnato, o semplicemente in pace col mondo, chissà…
- Prima volta?- chiese lui - Che viaggia, intendo.- teneva i capelli, castano scuro, raccolti dietro la testa in una coda di cavallo piuttosto corta ma folta, ed era anche leggermente abbronzato.
Sembrava più vecchio di lei. Forse di una decina (o una ventina) d’anni, ma era impossibile dirlo
- No.- rispose Leon - Ma non amo farlo, infatti non prendo spesso la navetta. Sono solo seccata.-
- Ci faccia l’abitudine.- disse l’uomo, incrociando le braccia sul petto ed appoggiandosi al sedile, stendendo le gambe. I suoi muscoli, non sottili ma nemmeno esagerati, rivelavano l’abitudine al combattimento. Forse un mercenario, o un soldato - Niente, qui, funziona quando o come dovrebbe, se non si hanno i soldi per pagare, e le navette per il trasporto sono in cima alla lista.- la guardò bene con i suo occhi pigri, permettendole di vedere che erano color nocciola scuro. Per un soldato sembrava anche troppo filosofo, a dire la verità - Lei non mi pare una povera stracciona come molti di noi. Usa il trasporto pubblico per risparmiare?-
- No.- rispose seccamente Leon - Sono costretta perché il mio Visto vale solo per questo tipo di mezzo.-
I Figli del Sole potevano sfruttare gratuitamente un certo numero di servizi, che comprendevano la sanità e i trasporti, l’alloggio e il ristoro, tramite un Visto Diplomatico che veniva loro fornito appena diventavano tali. Tuttavia, i migliori risultati, quasi sempre, erano dati dal denaro, sonante o frusciante che fosse.
- Ah, dunque è una diplomatica.- constatò l’uomo, colpito - Complimenti. Sembra così giovane…-
Leon distolse lo sguardo, arrossendo leggermente.
Ora basta.
- Siamo seduti vicini per uno scherzo del caso.- disse con voce piatta - Nient’altro.-
L’uomo non parve minimamente impensierito da ciò, ma non insisté, limitandosi a voltarsi e a ridacchiare con leggerezza, ma non per arroganza o altro: Leon sbirciò il suo volto, disteso e tranquillo, e non vide altro che sincero divertimento. A quanto sembrava, si era reso conto anche lui di essere stato inopportuno, e ci scherzava su.
Una parte di lei dovette comunque ammetterlo, sembrava una persona piacevole. Di certo, se non fosse stata di un umore così nero, avrebbe accettato di bere qualcosa con lui.
Dacci un taglio, Leon! Si disse. Non sei più una scolaretta!
La navetta partì dopo pochi minuti, sferragliando leggermente e prendendo sempre più velocità.
- Mi chiamo Leon.- disse alla fine, sentendo che era giusto scusarsi per essere stata sgarbata.
L’uomo annuì, senza guardarla. Se trovò strano il suo nome, non lo diede a vedere.
- Drake Kylyon.- rispose lui, tendendole la mano.
Lei la afferrò e la strinse brevemente. Per il resto del viaggio, non si parlarono più.

Dal punto di vista della partenza Il passaggio tra un pianeta e un altro avvenne senza particolari scatti della vettura o traumi per i passeggeri, persino per gli standard della classe turistica: come era normale, una luminosità sempre più intensa avvolse ogni cosa a partire dalla cima del veicolo, abbagliando di conseguenza coloro i quali si trovavano nel punto della navetta che attraversava il varco in quel preciso istante, disorientandoli per pochi secondi. Poi ci furono un paio di tremiti dovuti al cattivo stato della vettura e allo spostamento da un pianeta all’altro, mentre erano immersi nel corridoio lucente che permetteva loro di compiere il viaggio, il quale durò meno di cinque minuti circa. Nulla di fuori dall’ordinario.
Subito dopo, però, ci fu un breve atterraggio dovuto alle pessime condizioni della classe turistica.
Il binario della monorotaia di partenza non era perfettamente allineato con quello di arrivo, e questo causò uno scossone che fece sbandare la vettura, la quale finì con l’accasciarsi su un lato, mentre i passeggeri urlavano di paura e le loro cose si spargevano per tutto il vagone. Leon riuscì ad afferrare al volo il proprio sacco, mentre Drake, che aveva chiuso gli occhi come se dormisse, fu ancora più fortunato: il suo bagaglio, posto sotto il sedile, era bloccato da una sorta di asse avvolta in un drappo di stoffa dall’aria vissuta, e rimase fermo sotto di lui. Un lembo della coperta si scostò, rivelando una lama metallica simile ad un’ascia. Forse era la sua arma.
Leon ammirò per un istante la calma che dimostrò in quella situazione: era il solo a non perdere il controllo oltre lei, che aveva comunque dovuto lanciarsi in avanti per evitare di perdere le sue poche cose. Un ribaltamento del vagone della monorotaia non era un avvenimento molto comune, per quanto orrido potesse essere il servizio pubblico: prendere precauzioni del genere e rimanere così tranquilli non era da tutti.
Intanto, la voce dell’altoparlante raccomandò ai passeggeri di mantenere la calma e rimanere al proprio posto, in attesa di qualcuno che venisse a prenderli.
Al diavolo… Pensò tra sé Leon, cominciando ad armeggiare con la cintura di sicurezza. Io qui non ci rimango, grazie.
Quando si fu liberata saltò sulla parte opposta del vagone, provocando l’urlo della vecchia signora alla quale aveva quasi schiacciato la testa, si caricò il sacco sulla spalla e si diresse verso il fondo della vettura, dove aprì il portello d’uscita e si diresse all’esterno. Nessuno la fermò: gli “aiuti” avevano ancora da arrivare.

Oggi il capitolo è leggermente più corto. Non sono riuscito ad allungarlo oltre.
Ringrazio John Spangler, Easter_huit e Biscottoalcioccolato, che mi stanno seguendo. A presto!

 

   
 
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