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Autore: ArrowVI    06/09/2021    0 recensioni
Gli umani regnano su Gaia, ma le pietre di questo continente trasudano memorie di creature ben più antiche e potenti.
Sono passati circa diciassette anni da quando l'imperatore dei Dodici Generali Demoniaci è stato imprigionato nel mezzo di questo e un altro mondo... Ma, ormai, il sigillo che lo teneva rinchiuso sta cominciando a spezzarsi.
Cosa accadrà quando Bael sarà libero? Verrà fermato o porterà a termine il piano che, diciassette anni fa, gli è stato strappato dalle mani?
Quattro nazioni faranno da sfondo a questa storia:
Mistral, Savia, Asgard ed Avalon.
Io vi racconterò di quest'ultima......
Come? Chi sono io? Non ha importanza, per adesso...
Umani contro Demoni... Chi sarà ad uscirne vincitore?
Se volete scoprirlo allora seguitemi... Vi assicuro che non rimarrete delusi dal mio racconto.
Genere: Avventura, Comico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Capitolo 11-8: Cambiamenti



La prima cosa che Asteroth vide, quando aprì gli occhi, fu il cielo azzurro e limpido sopra di se.
All'inizio non riuscì a ricordare cosa fosse successo ma, lentamente, le memorie cominciarono ad affluire di nuovo nella sua mente.

Tirò un profondo sospiro, portandosi un braccio sul volto e coprendo i suoi occhi, come se non volesse vedere nessuno... O per nascondersi.


<< Per quale motivo mi hai portato via dal campo di battaglia? >>
Domandò al suo compagno, sapendo perfettamente che fosse li vicino senza dover cercarlo con lo sguardo.


Abraxas non gli rispose subito.
Continuò a fissare la capitale dalla roccia su cui era seduto, nel mezzo di una zona arida e ormai in declino, non popolata, della capitale. Era uno dei vecchi settori originali di Magnus, che venne abbandonato dopo un disastro di una centrale che avrebbe dovuto creare una fonte di energia illimitata grazie all'utilizzo dei cristalli in grado di assorbire la magia. A causa di errori umani, però, la centrale saltò in aria devastando quell'intero settore, uccidendo tutti nel raggio di tre chilometri e rendendo il terreno incoltivabile e arido.
Da quel giorno  ogni genere di esperimenti sui cristalli magici vennero proibiti in tutta Gaia a causa della loro instabilità.



[  Cosa c'è di sbagliato nel salvare un proprio compagno da morte certa? ]
Gli disse, girando leggermente il capo e osservando il demone con la coda dell'occhio.

Quelle parole mandarono Asteroth su tutte le furie.

<< Non hai alcun diritto di decidere al posto mio! >>
Ruggì, come un leone inferocito, non riuscendo ad accettare quella risposta, colpendo il terreno con il pugno con cui si coprì il volto poco prima.

I suoi occhi erano rossi, forse dalla rabbia... Oppure...


Abraxas evitò lo sguardo del suo compagno.
Riprese a fissare la città nell'orizzonte con uno sguardo malinconico, come se anche lui avesse un peso sulle spalle.


[ Hai ragione. ]
Gli disse.

[ Non avevo alcun diritto per farlo... Eppure... ]
Continuò, attirando l'attenzione del demone.

[ ...Sono convinto che questo genere di decisioni vadano prese a mente lucida. Non si sa mai, potrebbe rivelarsi essere la scelta sbagliata... ] 

Disse, abbassando poi lo sguardo verso il terreno, osservando la sua lama con uno sguardo desolato.

[ ...Una scelta che potresti rimpiangere fino all'ultimo momento. ]
Quelle parole, per quanto per Abraxas avessero senso, per Asteroth non ne ebbero.

Si alzò di scatto dal terreno con un rapido salto, voltandosi verso il suo vecchio compagno e ruggendo dalla rabbia, con le vene in tutto il suo corpo che cominciarono a pulsare istericamente, fuori controllo.

<< Magari, invece, era esattamente quello che volevo, non pensi?! >>
Ruggì.

<< Non avresti dovuto interferire! >>
Abraxas non aveva idea di cosa fosse successo ad Asteroth, il giorno del Disastro.
Sentì solo poche cose da Lucifer, ma pensò che non fosse opportuno impicciarsi negli affari personali dei suoi compagni.

Anche stavolta decise di non fargli nessuna domanda, per non risultare inopportuno, ma decise di usare le sue poche conoscenze a suo vantaggio per provare a raggiungerlo solo con le parole.

Si voltò verso di lui, porgendogli una mano.

[ Hai ragione, forse non avrei dovuto. ]

Gli disse.

[ Non so esattamente quale sia il tuo rapporto con gli umani... Quel giorno, non ero presente e da quando mi sono unito a voi, ho solamente sentito voci a riguardo. ]
Continuò, con una espressione malinconica in volto.

[ So che hai perso qualcuno d'importante, quel giorno... E mi hai detto di voler "morire in un modo che non possa infangare la sua memoria", ma lascia che ti faccia questa semplice domanda... ]
In quell'istante lo sguardo della figura alata si fece improvvisamente più serio, senza però perdere quella sua gentilezza.

[ Lasciarti uccidere in quel modo, arrendendoti davanti al tuo nemico... Sarebbe questa la morte che non macchierebbe la sua memoria? ]
Quella domanda fece imbestialire Asteroth.

Cominciò a ruggire ancora più intensamente di prima, e i suoi occhi si fecero più grandi dallo stupore.

<< Tu non sai niente di cosa ho dovuto sopportare! >>
Esclamò.

[ Abbiamo tutti le nostre storie. ]
Gli rispose Abraxas, senza però riuscire a raggiungerlo con le sue parole.

<< Quei bastardi mi hanno tolto tutto! >>
Continuò, il demone, ignorando le parole del suo compagno.

[ Non sei l'unico a soffrire. ]
Controbatté, ancora una volta senza essere ascoltato.

<< E ho intenzione di ripagarli con la loro stessa moneta! >>
Abraxas sapeva che Asteroth non lo stesse ascoltando, ma comprese perfettamente che fosse in grado di convincerlo.


[ Asteroth, ti stai contraddicendo da solo. ]
Disse la figura alata, mentre il demone continuò a digrignare i denti dalla frustrazione.

[ Dici di volerti vendicare, eppure eri disposto a morire per far finire tutto. Sei confuso, ma non ti biasimo: non sai neanche tu esattamente quale strada vuoi percorrere, quindi quando hai visto una possibile uscita hai semplicemente deciso di lasciarti andare e di seguire la corrente. ]
Continuò, realizzando che quelle parole non fecero altro che causare shock e rabbia nel demone davanti a se.

[ E una strada presa in quel modo non può assolutamente rivelarsi essere quella corretta. ]
Aggiunse, continuando a parlare prima che Asteroth potesse riprendere a urlargli sopra.

<< Oh, ti sbagli. >>
Ringhiò il demone, con uno sguardo cupo in volto.

<< So perfettamente cosa devo fare. >>
Continuò, stringendo con forza un pugno davanti a se così intensamente da sanguinare.

<< Tornerò indietro e li ammazzerò uno a uno. Ogni singolo umano che mi troverò davanti, fino a quando non ne rimarrà neanche uno! >>
Abraxas, sentendo quelle parole, non disse nulla.
Continuò a osservare il suo compagno con uno sguardo triste in volto, sapendo che di quel passo non avrebbe fatto altro che distruggere se stesso e ogni cosa intorno a se.



Eppure bastarono pochi secondi, ad Abraxas, per mandare in frantumi le convinzioni del suo compagno.
Quando gli domandò perché volesse vendicarsi così atrocemente su tutti gli umani, ricevette delle risposte che sentì più volte dentro le mura del palazzo di Bael.

"Se lo meritano."
"Gli umani sono tutti uguali."
"Li ripagherò con la stessa moneta."

Quelle parole le dissero anche Amon e Belzebub, oltre che Asteroth. Sapeva che fosse una convinzione in comune tra quei tre demoni... Eppure sapeva che fosse una convinzione completamente fallace.


[ Sei sicuro che gli umani siano tutti uguali, Asteroth? Sei sicuro che se lo meritino? ]
Domandò al suo compagno, ricevendo una risposta positiva, seguita da ruggiti di rabbia.

Fu in quel momento che Abraxas indicò se stesso, cogliendo Asteroth alla sprovvista.

[ Io ero un umano, un tempo, Asteroth. ]
Gli disse.

[ Anche io, quindi, mi merito una tale punizione? ]
Gli chiese subito dopo.

<< E' diverso! >>
Esclamò il demone, senza però spiegare nulla.

[ E in che modo? ]
Controbatté lo Spirito, non riuscendo a comprendere le convinzioni del demone davanti a se.

[ Se gli umani sono tutti uguali, non dovrei rientrare anche io nella tua lista di umani su cui dovresti vendicarti? ]
Continuò.
Abraxas non rispose nulla.

[ Quando mi unii a voi, furono in pochi a comprendere che io non fossi un demone. Lucifer e Bael, furono i primi. Scelsi di prendere la vostra strada non perché avessi in comune il vostro odio verso gli umani, ma perché vidi nel vostro comandante un mezzo attraverso il quale avrei potuto raggiungere il mio scopo. ]
Subito dopo aver detto quelle parole, Abraxas tirò un profondo sospiro pieno di rammarico.

[ Anche se, ormai, non credo di poterlo più raggiungere, in questo modo. ]
Disse, tra se e se.


Sapeva di essere in grado di raggiungerlo... Doveva solamente riuscire a parlarli apertamente, senza che lui continuasse a ignorare le sue parole.

[ E anche quando mi unii a voi, rimasi per molto tempo all'oscuro di quello che accadde il giorno del Disastro.
Se anche io che ho vissuto in questa forma per oltre tre secoli, non conosco i dettagli di quel giorno... Allora nessun umano su Gaia ne è a conoscenza. ]
Quelle parole colpirono Asteroth in pieno, esattamente come previsto da Abraxas.

Il demone sapeva perfettamente cosa volesse dire, ma comunque decise di non accettare le sue parole, ma lo Spirito decise di non demordere. Se avesse voluto raggiungerlo, avrebbe dovuto distruggere con forza le convinzioni piene d'odio di cui Asteroth continuò a circondarsi fino a quel momento.

[ Se neanche io ho vissuto quei momenti, allora nessun umano su Gaia li ha mai visti. ]
Continuò, nonostante Asteroth provò a urlargli sopra, cercando di farlo smettere.


[ Asteroth... ]
Gli disse.

[ ...Gli umani che ti hanno portato via quella persona a te importante, quel disgraziato giorno... Sono morti tanto tempo fa. ]
Sentendo quelle parole, Asteroth smise di urlare e ruggire in un disperato tentativo di non ascoltarlo.

Cominciò a ringhiare tra se e se, senza però più dire nulla.
Evitò lo sguardo del suo compagno, mentre il suo sguardo cominciò lentamente a cambiare.

[ Sono sicuro che anche tu lo sappia... Ma gli umani che vivono oggi su Gaia non sono connessi a quell'evento. Per giustificare il tuo odio, per questo hai deciso d'ignorare questo fatto fin'ora, ho ragione? ]
Continuò lo Spirito.

<< Sta zitto...! >>
Ruggì Asteroth, ma Abraxas continuò a parlare.

[ Non hanno colpe per quello che è successo quel giorno, non erano li. Non hanno nulla in comune con gli umani che ti hanno portato via quella persona. ]
Continuò, ignorando le parole del demone.

<< Fa silenzio, pensi di sapere come io mi senta?! >>
Imprecò il demone.

[ Furono le mie scelte a causare non solo la mia morte, ma anche la fine della mia gente. ]
Quelle parole colsero Asteroth completamente impreparato.

[ I miei dubbi, la mia ingenuità e la mia avventatezza furono la causa della scomparsa della città che avrei dovuto proteggere. ]
Continuò, notando di averlo raggiunto.

[ So come ti senti... La sensazione di aver perso tutto, di non aver più uno scopo, una ragione di vita. Alla ricerca incessante di qualcosa che possa aiutarti a dare un senso a ciò che viene dopo. ]
Disse, abbassando lo sguardo.

[ Per questo voglio darti consigli, Asteroth. Se vuoi tornare indietro sei libero di farlo: non ti fermerò, ma non tornerò una seconda volta a salvarti. L'unica cosa che vorrei è che tu prenda una decisione con la mente lucida, dopo aver considerato tutte le possibilità per assicurarti che, alla fine, tu non possa pentirtene. ]
Continuò.




<< Anche se sono morti... >>
Borbottò il demone, attirando l'attenzione di Abraxas.

<< Non cambia nulla. >>
Continuò subito dopo.
Sollevò lentamente lo sguardo, posandolo sullo Spirito davanti a se: i suoi occhi rossi, bruciavano ancora intensamente di un odio che sembrava non volersi spegnere.

<< Loro mi portarono via Barbatos... E loro mi hanno tolto anche Nergal. Non li perdonerò mai, assolutamente! >>
Ruggì.

[ Stai lasciando che il tuo odio ti controlli, Asteroth. Gli umani su cui dovresti riversare il tuo odio sono ormai morti, nessuno ormai ha colpe per la morte di Barbatos. ]
Ripeté ancora una volta Abraxas, senza però riuscire a convincere il suo compagno.

<< E chi se ne importa! >>
Esclamò il demone, inferocito.

<< Anche se fosse, sono stati gli umani in vita oggi a strapparmi mio fratello! Dovrei semplicemente ignorarli?! >>
Ruggì.

[ Siete stati voi ad attaccarli. Se non fosse morto lui, sarebbero morti loro. Non hanno fatto altro che difendersi. ]
Quelle parole non fecero altro che mandare il demone su tutte le furie.
Cominciò a muoversi istericamente, ruggendo e imprecando mentre le vene intorno al suo corpo cominciarono a pulsare ancora più velocemente di prima, al punto che sembrava potessero esplodere da un momento all'altro.

<< Da che parte stai, Abraxas?! Perché difendi loro ma non me, perché loro sono nel giusto mentre sono io a essere nel torto?! >>
Esclamò subito dopo, non riuscendo a capire perché il suo compagno non gli volesse dare la ragione.

[ Non sono dalla parte di nessuno, Asteroth. ]
Rispose lo Spirito, senza perdere la sua compostezza.

[ Se i ruoli fossero stati invertiti, se fossi stato tu a uccidere uno di loro... Non sarebbero stati giustificati a provare rimorso nei tuoi confronti? Nessuno di loro aveva colpe: siete stati voi ad attaccarli, a mettere a rischio la loro vita e di quella delle persone a loro care... ]
Continuò subito dopo.

[ La storia si sta ripetendo, Asteroth. Lo stai permettendo tu stesso, con le tue mani... E stai rapidamente passando da essere la vittima, a essere il carnefice. ]



Fu in quell'istante che qualcosa dentro Asteroth andò in frantumi.

Le immagini di quel giorno tornarono ancora una volta nella sua mente... Quelle fiamme, l'ultima volta che vide Barbatos quando lo salvò da quella folla inferocita armata di stecche infuocate e forconi.
La tristezza che provò quando vide Barbatos cadere per mano degli umani, sapendo di non essere in grado di salvarlo.
La rabbia che provò nel sapere di essere stato debole, e di aver condannato il suo compagno per salvarsi.
L'odio che provò verso quegli umani che gli strapparono tutto.


In vita sua, Asteroth uccise così tanti umani da perdere il conto.
Seppur non fosse tra quelli più violenti, continuò a riversare la sua rabbia e il suo odio su di loro per vendicarsi per quel giorno.

Lo sapeva... Lo sapeva perfettamente che gli umani su cui riverso il suo odio non fossero colpevoli di nulla, ma quella conoscenza non fece altro che farlo infuriare ancora di più...
Gli umani che lo fecero così tanto soffrire avevano il permesso di vivere così tranquillamente, mentre lui fu obbligato a ricordare quei momenti ogni singolo giorno della sua vita, impresso sulla sua mente come un marchio a fuoco sulla pelle di una vacca.


[ Ricorda, Asteroth... ]
Disse Abraxas, attirando l'attenzione di un demone che sembrava aver improvvisamente perso la fiamma che bruciava dentro il suo cuore.

[ Odio e violenza non fanno altro che dare vita ad altro odio e altra violenza; fino a quando continuerai a farle bruciare dentro di te, continuerai a bruciare la terra su cui cammini, causando sempre più danno e sofferenza. ]
Continuò.
Asteroth evitò lo sguardo del suo compagno.

[ Ti consumerà da dentro, andando avanti all'infinito in un circolo vizioso senza fine. ]


[ L'odio è distruttivo e contagioso: riuscirai a distruggerli, con esso... Ma, alla fine, distruggerai anche te stesso. ]




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Fine del capitolo 11-8, grazie di avermi seguito e alla prossima!

 

   
 
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