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Autore: arashinosora5927    07/09/2021    1 recensioni
Penso che il titolo dica un po' tutto, ma nel caso aggiungo che la trama è sostanzialmente che a causa di Lambo succedono cose.
Questa storia fa parte delle riscritte e risale al 2018 da una role con la mia amica Maggie alla quale appartiene questa storia tanto quanto a me.
Special mention per Beckie a cui ho chiesto di scegliere la canzone.
Spero vi piaccia tanto.
[5927]
TW: age-gap
Genere: Demenziale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hayato Gokudera, Tsunayoshi Sawada
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Se un tempo era difficile seguire le sue spiegazioni adesso che lui per primo non riusciva realmente a concentrarsi su ciò che stava dicendo era praticamente impossibile. Gli occhi di Tsuna troppo profondi, le sue labbra troppo vicine, lo distraevano. Gokudera desiderava soltanto baciarlo e quel pensiero affollava la mente proiettando infiniti scenari mentre le mani scorrevano nervosamente le pagine di un manuale di matematica che conosceva perfettamente, ma proprio non riusciva a spiegare. Eppure il Decimo gli aveva chiesto di aiutarlo a capire le disequazioni, imbarazzato, perché a questo punto sarebbe dovuto essere capace di capirle da solo, ma niente.

Le guance di Gokudera si imporporarono e questi cominciò a dare la colpa al caldo, scusa davvero poco credibile durante una giornata d'inverno, in una casa dove il riscaldamento era stato spento e Hayato indossava una felpa in cotone. Di certo però non poteva dire che gli occhi di Tsuna lo stavano mandando in autocombustione.

"È chiaro, Decimo?" azzardò a domandare,  domanda che sapeva lui per primo non avere ragione di esistere. Era ovvio che non fosse chiaro, neanche lui aveva capito cosa lui stesso avesse detto e non era neanche del tutto sicuro che avesse rispettato le regole della grammatica. Quelle labbra sembravano chiamarlo, ma era solo il frutto della sua immaginazione.

Tsuna dal canto suo aveva davvero bisogno di quelle ripetizioni per questo aveva mantenuto una certa distanza, tuttavia proprio non riusciva a prestare attenzione. C'era qualcosa in Gokudera quando assumeva un tono così pacato e quell'atteggiamento da intellettuale che lo rendeva ancora più attraente ed era impossibile da ignorare.

"Gli occhiali ti stanno davvero bene" mormorò dando voce ai suoi pensieri senza rendersene conto. Sicuramente, però il codino in cui aveva raccolto i capelli più lunghi era il colpo di grazia.

Gokudera li sistemò sul naso. "Credete?" domandò sorpreso. Prese nota mentalmente di indossarli più spesso perché al Decimo piacevano.

Era frustrato, voleva davvero mostrargli come risolvere le disequazioni, ma a un palmo di distanza, perso nei suoi occhi, non si rese nemmeno conto di aver chiuso il libro finché non vide la propria mano, che doveva tenere il segno della pagina, sulla guancia di Tsuna.

Sawada la avvertì delicata sul suo viso e osservò Gokudera chiudere gli occhi e farsi più vicino. Sentì il cuore battere violentemente nel petto e addirittura farsi più insistente quando trovò il coraggio di fare la stessa cosa.

Panico e tentazione si mescolarono nel pregustare qualcosa di agognato per tanto tempo e già andavano ad annullarsi per trasformarsi in qualcosa di nuovo e indescrivibile quando una voce interruppe la magia.

"Tsuunaaa, ho perso a Mario Kart e..." Lambo fece irruzione nella stanza con l'intenzione di lamentarsi perché I-Pin gli aveva fatto il culo, solo per rimanere fermo sull'uscio della porta. "Ho interrotto qualcosa, vero?" chiese.

Tsuna ricercò una pazienza che non aveva e sospirò profondamente. "Sbaglio o ti avevo detto che dovevo studiare e che non volevo essere disturbato?" domandò esasperato.

"Studiare" disse Lambo poco convinto, quello che aveva visto lui sembrava ben altro. "L'argomento è la bocca di Gokudera o...?"

Lambo non fece in tempo a finire la frase che si ritrovò sollevato per il colletto della camicia pezzata a cui era passato da poco. Non poteva avere un'idea di quanto coraggio ci fosse voluto perché arrivassero a scambiarsi quel piccolo infinito gesto.

"Io ti ammazzo, ahoushi!" gli urlò contro Gokudera facendolo dondolare a quasi un metro da terra. Lambo dimenò i piedini in aria cercando di liberarsi della presa. "Lasciami andare, ahodera" disse con un lamento. Tsuna intervenne cercando subito di separarli, dicendo a Gokudera di calmarsi, ma nell'instante in cui si avvicinò Lambo pensò bene che l'unico modo di liberarsi fosse estrarre il bazooka dai suoi capelli. L'arma leggendaria dei Bovino avvolse Tsuna senza lasciargli scampo.

"Non di nuovo!" mugolò questi, avvertì la voce di Gokudera farsi distante e si ritrovò in un tunnel psichedelico dove colori e forme si alternavano incessantemente.

L'atterraggio avvenne sul morbido -Tsuna tastò con mano- diversamente dalla prima esperienza traumatica. Molto morbido, notò. Trovò il coraggio di aprire gli occhi e guardarsi attorno, già vedere la luce era un buon segno. Capì in fretta di essere su un letto, percepì il materasso contro la schiena e cercò degli indizi per riconoscere il luogo in cui era stato catapultato o almeno farsene un'idea.

Vide vestiti sparsi lungo la stanza, alcuni erano atterrati ai piedi del letto forse dopo un lancio, non sapeva dirlo. I comodini erano talmente anonimi da non fornire alcuna informazione.

"Oh beh, almeno non sono in una bara come l'ultima volta" mormorò a se stesso trovando un certo conforto.

L'unico suggerimento provenne da una voce, una voce unica al mondo, intonata e soffusa, coperta dal picchiettare incessante dell'acqua.

"Let the morningtime drop all its petals on me
Life, I love you, all is groovy" riuscì a riconoscere nelle parole della canzone anche se l'inglese non era mai stato il suo forte.

Sentì la manopola di quella che riconobbe come doccia stridere mettendo fine alla pioggerella che poteva trarlo in inaganno e quella voce divenne più calda, vicina e nitida.

Si voltò verso la porta del bagno poco distante dal letto, la vide aprirsi e rivelare una figura alta e snella, con solo un asciugamano avvolto in vita e i capelli argentati ancora umidi che nascondevano parzialmente gli occhi.

Un sussulto lasciò le sue labbra, nulla in quella stanza gli era familiare, ma quella voce e le piccole gemme che spuntavano tra i capelli l'avevano subito fatto sentire a casa. L'imbarazzo gli tinse il viso di rosso costringendolo ingenuamente ad afferrare il lenzuolo per coprirsi come se fosse stato lui quello nudo.

"Tsu, hai idea di dove sia l'asciugacapelli?" lo sentì domandare, la voce era la stessa che gli era rimasta impressa da quel giorno in cui si erano incontrati nel futuro.

"Dai preparati che abbiamo un meeting tra 15 minuti..." lo sentì sospirare. "Avremmo potuto fare la doccia insieme, ma qualcuno voleva riposare e se quel qualcuno non si dà una mossa Reborn ci romperà i coglioni fino al 2030."

Tsuna avvampò. Avrebbero potuto fare cosa come?! Scoprì leggermente il viso abbassando il lenzuolo e lo osservò mentre si dirigeva verso un armadio per prendere probabilmente un cambio o trovare il famoso asciugacapelli.

"G-Gokudera-kun?" domandò incerto.

"Dimmi, amore" gli venne subito risposto. Tsuna perse un battito, lo studiò mentre faceva scorrere le stampelle alla ricerca di un completo specifico e registrò l'esatto istante in cui Gokudera aveva realizzato che c'era qualcosa di strano in come gli era stato risposto.

"Gokudera-kun?" lo sentì domandare spaesato. Lo vide voltarsi di scatto e spostare le ciocche più ingombranti da davanti agli occhi scoprendo il viso. Trattenne il respiro e istintivamente si portò il lenzuolo fin sopra la testa.

Il lenzuolo era talmente sottile che Tsuna poté vedere chiaramente Hayato che si avvicinava verso il letto. Gokudera da parte sua invece aveva una visuale su quei capelli castani che avrebbe riconosciuto tra migliaia che spuntavano fuori dal lenzuolo. Aveva notato qualcosa di decisamente bizzarro nel modo in cui gli si era rivolto Tsuna e non solo nel contenuto, ma anche nel tono di voce. Erano suoni che non sentiva da almeno...dieci anni? La sua opinione era stata appena confermata da quell'atteggiamento.

"Decimo!" disse entusiasta afferrando il lenzuolo per un lembo e tirò cercando di scoprire chi vi si era nascosto sotto. Dopo un po' di resistenza riuscì a fare in modo che l'altro lasciasse la presa e gli permettesse di farsi vedere e accolse una versione molto più giovane di suo marito.

"Finalmente ci rincontriamo" gli disse inchinandosi e prendendogli una mano baciandone il dorso mentre Tsuna trovava il coraggio di mettersi seduto.

"Mi scuso umilmente per le condizioni in cui mi sono fatto trovare, ma non aspettavo una tal lieta visita."

Sawada sentì le guance in fiamme e una scarica elettrica attraversò il suo corpo.
"N-Non devi fare.. Tu non... Io... Alzati... È okay... Non so nemmeno io perché sono qui" confessò.

Gokudera si mise all'impiedi assumendo una posizione che ricordava quelle dei militari in qualche film che Tsuna aveva visto nella sua vita e indietreggiò di un passo per mantenere una certa distanza tra loro. "Lo so io perché..." disse con un sospiro, memore di tutte le volte in cui quando era solo un ragazzo che non sapeva gestire la rabbia litigando con Lambo era andata a finire così.

"Permettetemi di allietare la vostra permanenza qui" disse utilizzando un tono più dolce ben diverso da quello con cui lo aveva accolto.

"Prima però, vorrei rendermi presentabile."

Tsuna spostò lo sguardo dal suo viso al fisico scolpito, deglutì a fatica mentre percepiva la sua gola più secca. "Se proprio devi" mormorò prima di rendersene conto arrossendo di colpo nell'istante dopo in cui realizzò cosa avesse detto.

"Ignorami... sono.. confuso.. va pure..." cercò di giustificarsi immediatamente. Si sentiva un vero idiota, ma non poteva farci nulla: Gokudera era così bello e il pensiero di cosa potevano aver fatto in quel letto di certo non era di aiuto.

Gokudera doveva ammetterlo, era piacevolmente sorpreso da così tanta audacia. Puntò gli occhi su di lui divertito, sul suo volto si dipinse un sorriso malizioso che Tsuna non credeva fosse in grado di fare.

"Ditemi Decimo, preferite che non mi rivesta?" gli venne chiesto. Lo vide prendere posto al suo fianco sul bordo del letto senza distogliere lo sguardo e accavallare le gambe.

Sobbalzò, si chiese il perché di una simile domanda e se non si fosse già messo sufficientemente in imbarazzo. "Io... credo sia... non..." iniziò a balbettare, ma davanti all'espressione accogliente di Hayato capì che non doveva preoccuparsi.

"Sì, lo preferisco.." mormorò abbassando lo sguardo. Non riusciva a credere di averlo detto davvero ad alta voce, sperava solo che il letto lo inghiottisse permettendogli di sparire.

"Come desiderate" sussurrò Hayato, qualcosa nel suo sguardo fece salire la temperatura nella stanza o almeno Tsuna ebbe questa sensazione.

"La scorsa volta non abbiamo avuto modo di parlare a lungo" lo ascoltò mentre gli sembrava avvicinarsi pericolosamente. Seguì il percorso che quelle mani così grandi fecero per poggiarsi sulle sue spalle e tremò al contatto.

"Ci sono molte più cose che avrei voluto dirvi quel giorno."

La sicurezza con cui Hayato si esprimeva gli dava alla testa. Chissà se anche il suo Gokudera sarebbe diventato così... non gli sembrava possibile, erano due persone completamente diverse.

Tsuna scannerizzò incessantemente il suo corpo godendosi le forme del petto scolpito, le braccia muscolose, le gambe lunghe e poi quegli occhi intensi e languidi.

"E cosa volevi dirmi?" chiese con voce flebile non fidandosi a parlare con un tono più alto.

"Non ha importanza, non siete più la persona a cui erano dirette quelle parole" gli rispose Gokudera prendendogli il viso tra le mani.

Tsuna lo guardò per un istante, smarrito, arrossendo nuovamente.

"Volevo ringraziarvi per averci salvati tutti, per aver cambiato il futuro e avermi ridato la vita" mormorò Gokudera.

Tsuna si abituò a quel contatto, lo vide trasformarsi in una carezza sulla guancia e sorrise chiudendo gli occhi. "Non avrei mai permesso che vi facessero del male" mormorò. "Che ti facessero del male" sottolineò. Non lo aveva mai detto al Gokudera del suo tempo, con questa versione adulta e sicura di sé forse era più facile esprimere i propri pensieri e sentimenti.

Riaprì gli occhi e osservò quella che aveva etichettato come malizia stemperarsi sul volto di Gokudera dando spazio a una nuova dolcezza inesplorata.
Sentì una mano scompigliargli i capelli e vide un sorriso esplodere sul viso di Hayato, l'impatto fu tale che Tsuna si aggrappò con ambo le mani a quelle lenzuola come se temesse di cadere.

"Il vostro enorme cuore vi porta a preoccuparvi per me anche se la morte si era invaghita di voi" lo sentì sospirare. Percepì una delle mani scendere dal viso lungo un fianco e quella tra i capelli riscendere sulla guancia. Individuò un punto più freddo, lo riconobbe nel metallo di un anello all'anulare sinistro. "È una fede?" domandò.

Gokudera confermò con un cenno del capo. "È una fede" disse.

Tsuna cercò di assimilare ogni dettaglio, ogni piccola sensazione, ogni ricordo da portare con sé nel presente. "Ti sei sposato" disse.

"Così sembra, Decimo" mormorò Hayato felice. No davvero, Tsuna non aveva idea che Gokudera potesse sorridere in quel modo. Per un attimo lo avversò la tentazione di non tornare alla sua epoca e rimanere lì, ma poi realizzò che non sarebbero più cresciuti assieme.

"E io sono l'amante o?" chiese provando a nascondere l'imbarazzo mentre timidamente portava la propria mano sul dorso di quella che Gokudera gli teneva teneramente appoggiata su una guancia.

"Volete essere l'amante?" chiese Gokudera intrigato dalla situazione. Era consapevole che ogni singola azione poteva avere ripercussioni sul presente, ma sapeva anche che se il suo boss voleva sapere avrebbe saputo anche i dettagli.

Tsuna negò con un cenno del capo. "No" disse sicuro di sé.

"Allora sarete accontentato" confermò Gokudera con un sorriso dolce.

Tsuna sorrise, la cosa lo rendeva indescrivibilmente felice, piccole lacrime di commozione gli inumidirono gli occhi.

Gokudera ne studiò l'espressione facciale e si rese conto che quel Decimo pendeva dalle sue labbra, che lo stava supplicando silenziosamente con lo sguardo di dargli un assaggio di quella vita. Per una volta ruoli si erano invertiti, Hayato aveva il potere e doveva ammettere di essere lusingato dal modo in cui il Decimo lo stava fissando.

"Mi sembrate lieto della notizia" lo sentì sussurrare.

Tsuna annuì e di colpo gli sembrò che tutte le emozioni che stava cercando di tenere a bada prendessero il sopravvento.

"Gokudera-kun, ti amo" urlò sporgendosi verso di lui premendo le sue labbra contro quelle di Hayato. Sulla scia di quell'impeto insinuò le mani tra i capelli di Gokudera portando alcune ciocche dietro l'orecchio e stringendone una manciata in pugno, possessivo.

Hayato ci mise un po' a registrare che una versione più giovane di suo marito gli si era dichiarata e lo stava baciando, ma da qualche parte tra l'istante in cui si stava per sottrarre e quello in cui Tsuna leccò le sue labbra Gokudera riconobbe una sensazione che aveva a lungo smesso di sperimentare e chiuse gli occhi dimenticando chi ci fosse dall'altra parte.

Tsuna tremò, si rese conto che quello che stava ricevendo era un bacio vero, un bacio da adulto, dolce e lento. Dal modo in cui Gokudera si muoveva potè capire che lo aveva già fatto miliardi di volte e il solo pensiero rese la testa leggera. Cercò di stargli dietro, incerto di cosa stesse facendo, pian piano acquisì il coraggio per posare una mano su quel petto ancora nudo.

Hayato percepì quanto piccole fossero le dita che lo stavano toccando e rinsavì. Si sottrasse consapevole che si era preso qualcosa che neanche tra un miliardo di anni gli sarebbe appartenuto.

Tsuna ascoltò quel sospiro -o forse era un ansito...sì, gli piaceva pensare così- provenire dalla bocca di Gokudera e sorrise fiero di esserne il responsabile. Tante volte aveva immaginato il suo primo bacio, ma mai avrebbe pensato che sarebbe accaduto in questo modo.

Gokudera riaprì gli occhi e cercò le parole per organizzare un discorso sensato, parole che gli morirono in gola quando vide ciò che aveva creato. Tsuna era bellissimo: dalle labbra arrossate come le guance, agli occhi lucidi e la sua bocca aperta per recuperare il respiro. Niente da invidiare a suo marito.

Tsuna si tese nuovamente verso di lui, guardandolo carico di desidero. Gokudera rabbrividì, quel ragazzino sembrava creta pronta ad essere modellata come più desiderava, in altre parole gli avrebbe concesso qualsiasi così.

"Gokudera-kun" ansimò Tsuna portandosi le mani al bordo della maglietta e facendo un gesto che rendeva chiaro che aveva tutte le intenzioni di togliersela.

Hayato sgranò gli occhi e gli bloccò le mani prima che potesse sfilarla. "Woah Decimo... non gli volete lasciare proprio niente?" domandò riferendosi al se stesso di dieci anni prima.

"Eh?" domandò Tsuna stralunato, gli puntò due occhioni dolcissimi e smarriti nei suoi.

"Volete dare tutto a me...?"  chiese nuovamente Gokudera in apprensione.

Di colpo Tsuna realizzò che aveva desiderato baciare Gokudera per mesi, ma non ci aveva pensato due volte a buttarsi addosso a una sua versione più adulta e matura e senza nulla togliere al suo amico anche decisamente più eccitante. Perdere quelle labbra era stato un dolore quasi fisico e la sensazione di piacere del bacio così forte che ancora doveva riprendersi, ma adesso che stava riacquistando consapevolezza di dove fosse e con chi gli stava nascendo un senso di colpa. Era un tradimento? Poteva considerarsi tale? Aveva senso sentirsi in colpa per aver tradito qualcuno con cui effettivamente non poteva dire di stare insieme? In fondo il suo primo bacio era andato comunque a Gokudera anche se non al suo Gokudera.

"S-Scusami Gokudera-kun..." mormorò Tsuna morficato. "Non so che mi è preso, cioè so che mi è preso... intendo che non avrei dovuto, anche se volevo... non avrei dovuto volere... insomma hai capito."

Hayato sospirò, gli fece una leggera carezza tra i capelli e sorrise. "Io non avrei dovuto, dovrei essere io a scusarmi, Decimo" disse.

"No, Gokudera-kun, non è così!" ribatté Tsuna. "io ti ho provocato e..." si interruppe incerto di dove volesse portare la frase.

Hayato rilassò le spalle e gli accarezzò i capelli tirandoli all'indietro facendo delle sue dita affusolate un pettine. "Non avete da preoccuparvi, però promettetemi che non lo verrà mai a sapere. Se dovesse scoprire che l'ho fatto prima di lui troverà il modo di venire fin qui e farmela pagare. Possiamo avere questo segreto, Decimo?" disse.

Tsuna annuì, gli sorrise con un certo imbarazzo e appoggiò la testa contro il suo petto sentendo il suo battito accelerato.

"Ricordatevi che siete l'unica persona con cui potrei mai tradirvi" lo sentì mormorare.

"Però non diteglielo.." gli venne rinnovato l'invito. "Gli ci è voluto tanto coraggio per farsi avanti..." udì quella voce bassissima come se stesse confessando un segreto a se stesso.

Tsuna rabbrividì, non poteva rimanere indifferente a quelle attenzioni: dopotutto era pur sempre Gokudera nudo, che gli permetteva di ascoltare il suo cuore mentre con quella voce sicura e suadente gli rivelava cose che il suo Gokudera-kun non gli avrebbe detto mai, non in quel periodo della loro vita insieme.

"Non l'ha ancora trovato" mormorò mentre il suo battito era così veloce da dargli l'impressione che l'organo che lo teneva in vita potesse schizzare via dal petto.

Gokudera arrossì leggermente e quasi gli venne da ridere. Ricordava un tempo in cui soppesava
ogni parola per non tradirsi e il suo appartamento era tappezzato di foto di Tsuna. Le giornate a scuola consistevano sostanzialmente nell'osservarlo e le notti servivano invece per tentare di dichiararsi. Per anni lo specchio era stato l'unico a sentirsi dire quelle parole. Ricordava tutti quei piani destinati a fallire non appena cercava di attuarli concretamente e tutte le parole dette nel momento sbagliato così sbagliato che Tsuna non le aveva colte. Notti in bianco trascorse a fantasticare una vita insieme, mesi interi a interrogarsi su quanto fosse inappropriato provare quei sentimenti per il proprio boss, fiumi di lacrime versati nella convinzione di non poter essere ricambiato.

Tsuna gli affollava la mente ed era la ragione più profonda dietro qualunque aspetto della sua vita. Questa era l'unica cosa che non era cambiata di una virgola in dieci anni. "Dategli tempo, Decimo..." sussurrò portando dolcemente le mani sulla sua schiena.

Tsuna ascoltò le sue parole con attenzione, notò il cambio nel tono di voce che sembrava nascondere pensieri reconditi a cui non poteva accedere almeno non in quel momento. Sentì una forza trascinarlo lontano e con gli occhi ancora chiusi assaporò un primo bacio che non  avrebbe mai potuto dimenticare.

"S-Sono tornato..." mormorò guardandosi intorno riconoscendo la sua stanza e una versione decisamente più ingenua e giovane dell'Hayato che aveva appena lasciato. Gokudera gli rivolse uno sguardo indecifrabile, gli occhi spiccavano in quel viso tanto arrossato e Tsuna non poté fare a meno di notare che Hayato aveva il respiro corto.

"Che... che cosa è successo?" chiese preoccupato

Gokudera si fece aria con le mani come se fossero un ventaglio, poi si asciugò un rivolo di saliva alle labbra con il dorso della mano e gli rispose ansimando.

"N-Non molto, Decimo."
   
 
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