Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Nuage_Rose    08/09/2021    1 recensioni
Allerta Spoiler! Non continuare la lettura se non si ha concluso di leggere il manga.
In questa FF, mi sono chiesta cosa potrebbe succedere a Mikasa dopo aver perso il suo amato Eren. Si chiuderà nel dolore, restando per sempre a vegliare sulla tomba del ragazzo o deciderà di sfruttare al meglio la libertà che Eren le ha donato? Riuscirà ad amare nuovamente?
Genere: Introspettivo, Romantico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jean Kirshtein, Mikasa Ackerman
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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2. Zero Eclipse

“Make a promise that I cannot regret
As long as I can see you but in secret
I’ll never
I’ll never forget my feeling, no!
I’ll never
I’ll never
Learn how to let you go”
Zero Eclipse
Composer
Hiroyuki Sawano
 
3 anni dopo

Il colore rosso della sciarpa è ancora più brillante alla luce del sole. Ma la sua lana riscalda le ginocchia nude della ragazza, che se ne sta un’altra volta davanti a quella tomba segreta. Sembra quasi che quel calore la soffochi, la blocchi.
Historia è accanto a lei. Un mazzo di fiori bianchi di campo è appoggiato davanti alla lapide dello sterminatore dell’umanità. La regina le domanda: “Cosa ne farai di quella sciarpa? Non farti soffocare, Mikasa. Vivi la tua vita, per te stessa. Quando sarai pronta, vai e vedi il mondo.”
Chiude gli occhi, prendendo un respiro profondo: “Ti capisco. Io… la amavo e l’ho persa. Ma non dimenticherò il mio amore per lei. Non dimenticherò mai quello che mi ha insegnato, mi ha fatto diventare la donna e la regina che sono ora. La porto sempre con me, ma questo non significa che abbia deciso di smettere di vivere, anzi: lei mi ricorda sempre che la vita ha ancora tanto da offrirmi. E ho intenzione di prendermi tutto. Ogni singola cosa per cui abbiamo combattuto. Questo è il mio modo di onorare Yimir, restando sempre fedele a me stessa. Sai, avevo persino pensato di dare il suo nome alla mia bambina… ma non sarebbe giusto. Lei deve essere se stessa.”
Un sorriso dolce si dipinge sulle sue labbra al pensiero del volto paffuto della sua piccola. Era rimasta incinta per necessità, ma adesso quella famiglia che si è creata è la cosa più bella che esista per lei.
E non ha più importanza il fatto che avrebbe voluto stare per sempre con Yimir. Non ha più importanza perché non è più realizzabile.
Mikasa resta in silenzio, prende la sciarpa tra le sue mani e la guarda pensierosa: “Non ancora.”
Cerca ancora una volta di immaginare un futuro. Negli ultimi anni è rimasta al fianco della regina, aiutandola con le questioni militari ma principalmente con gli orfani: Historia crede che occuparsi del futuro sia il compito più importante. E avere Mikasa accanto la fa sentire più sicura, ha qualcuno di cui fidarsi che protegge lei e la sua famiglia per affetto e non solo per dovere. Ma non le chiederà mai di farlo per sempre, Mikasa deve partire e vivere. Deve essere libera.
“Domani torneranno. Verranno a trovarci. A trovare Eren per salutarlo. Armin ci tiene in maniera particolare e, nelle sue lettere, mi chiede sempre di te e del tuo stato di salute” racconta la regina.
Mikasa non è mai stata una ragazza di tante parole, ma dopo la morte di Eren si è chiusa ancora di più in sé stessa. Si lecca le ferite, come un animale selvatico.
Historia non l’ha mai vista piangere, ma sa che lo fa. Non in modo disperato o rabbioso come ci si aspetterebbe. Chiede spesso ad Eren di tornare da lei, ma più il tempo passa e più capisce che non accadrà. Il tempo la aiuta ad accettare la perdita del suo amore, anche se non lo farà mai completamente. Ricorderà sempre gli occhi di Eren e quella scintilla che li illuminava. Rivedrà sempre il suo amato in un bambino capriccioso che corre con i suoi amici per i prati, lo rivedrà sempre nei suoi sogni mentre cerca di salvarlo e vivere una vita serena con lui. Ma con il tempo farà sempre meno male: come le onde del mare, il suo avanzare cancella i segni nella sabbia.


“Mikasa”
La voce di Jean la riscuote dai sui pensieri. Davanti alla tomba di Eren sono rimasti solo loro due. La ragazza si volta verso di lui, i suoi capelli corvini sono chiusi in una coda.
“Historia mi ha chiesto di andare in Oriente come Ambasciatore di pace. E desidera che tu venga con me, date le tue origini. Inoltre, ma questa è una mia libera interpretazione… credo che voglia che tu vada avanti con la tua vita e non pensa che restare a Paradise possa aiutarti in questo. Forse un viaggio nella tua terra di origine potrebbbe…”
Abbassa lo sguardo, nascondendo parte del viso nella sua sciarpa. Ci pensa. Una parte di lei è curiosa: l’Oriente, così lontano da lei e che fa parte della sua storia, rivede il volto di sua madre che si illumina mentre le racconta quel poco che ricorda della sua terra natia. Ma non può lasciare Eren. Non vuole lasciarlo.
Il suo sguardo si posa sulla lapide e le manca immediatamente ogni volontà di andarsene da quell’isola e scoprire il mondo. Le sembra che, se lo facesse, abbandonerebbe il suo amato e lo tradirebbe, un’ultima volta.
Sta per aprire la bocca e rifiutare la gentile proposta, quando Jean la precede: “So che vorresti dirmi di no, per Eren. Ma lui non c’è più… mentre tu sei viva. Io… voglio vederti viva, Mikasa. Voglio vederti vivere e andare avanti. Noi tutti ci stiamo impegnando molto per dare un futuro a tutti e… tu sei una di quelle persone per cui io sto cercando di costruire un futuro. Non sprecare il suo errore. Io non lo farò.”
Si alza per andarsene da quella collina, si volta e scende la china, quando sente la voce della ragazza dire: “Verrò.”


Il mattino dopo, Mikasa viene svegliata da una eccitata Historia che è ancora più emozionata di lei per il suo viaggio. Pensa già ai bagagli, la raccomanda di badare a sé stessa e a Jean: “Oh, non vedo l’ora che voi torniate per raccontarmi ogni cosa! Magari portatemi un souvernir, l’Oriente sembra un posto così magico e lontano! Sono certa che sarà un’esperienza meravigliosa!”
Non ricorda di aver visto la regina così entusiasta da… tanto tempo. La cosa fa sorridere Mikasa, un debole sorriso che non compariva sul suo volto stanco e pallido da tanto, troppo tempo. Forse è la forza della vita che non teme né lutto né dolore: è più forte di ogni cosa. Una bambina dai grandi occhi azzurri fissa le due donne intente a preparare i bagagli, deve essersi incuriosita per via del trambusto.
“Oh, Tomyris*! Sto aiutando la zia Mikasa a preparare i bagagli, parte per un viaggio lontano… - il volto della piccola fa una smorfia di dispiacere ed i suoi occhioni stanno per versare lacrime – No no, piccola, non ti devi preoccupare: starà via per poco e, se farai la brava, zia Mikasa ti porterà un regalo! E non andrà da sola, lo zio Jean si prenderà cura di lei.”
La bambina si tranquillizza, mentre la madre la prende in braccio e la rende partecipe dei preparativi.
A Tomyris piace molto Mikasa, nonostante la ragazza non sia di molte parole. E lei trova la presenza della bambina calmante: guardarla, all’inizio, la faceva pensare ad Eren. Quella bimba dai capelli biondi era nata libera grazie a lui e al suo sacrificio. Poi la sua dolcezza e innocenza le avevano scaldato un po’ il cuore, ricordandole che sì, il mondo è ancora un bel posto per cui lottare.
Sì, la vita va avanti inesorabile e senza farsi scrupoli.
C’è ancora bellezza, c’è ancora futuro. Anche dopo Eren.
Forse c’è persino ancora amore.

Una macchina porta lei e la regina fino al porto di Paradise, ma deve ancora adattarsi a queste nuove diavolerie tecnologiche d’oltremare.
Jean è già pronto nei suoi abiti da civile, la camicia bianca gli dona ed i capelli sono sistemati in maniera impeccabile, come ogni volta che sa di dover vedere Mikasa.
Arrossisce appena quando vede l’auto con lo stemma reale, ricordando la conversazione con la regina: Historia sa benissimo dei suoi sentimenti per Mikasa, sospetta sia questo il vero motivo per cui, tra tutti, ha scelto lui per questa missione diplomatica e lo ha caldamente spronato ad invitarla.
La regina scende pimpante dalla macchina, seguita a ruota da Mikasa e dalle guardie reali.
Lo sguardo di Jean e quello di Mikasa si incontrano per un istante, mentre lei prende i bagagli dal retro del veicolo. Saluta la regina con un inchino, ma lei risponde in maniera informale: “Buon giorno, Jean! Ah, sono così emozionata per il vostro viaggio, mi dicono che le terre dell’Oriente sono meravigliose, un giorno vorrei andarci anche io! Inoltre, gli ambasciatori orientali mi hanno caldamente consigliato la stagione primaverile come la migliore per visitare le loro terre, quando tornerete voglio un racconto dettagliato di tutte le meraviglie che vedrete!”
Sorride a disagio: “Senz’altro, mia regina, sarete informata di ogni evento della nostra missione diplomatica. Ci auguriamo che questo viaggio renda ancora più forte l’amicizia tra le nostre due terre.”
Historia annuisce, soddisfatta della risposta: “Ma soprattutto, prenditi cura di Mikasa.” Il volto di Jean torna ad arrossirsi appena, mentre balbetta: “C-certamente, mia regina.”


Dalla nave, la loro isola sembra così piccola e serena. Mikasa cerca con lo sguardo la collina, ma ovviamente è già troppo lontana per vederla. Dei rumori di sbuffi annunciano la loro partenza e la mora è quasi tentata di scendere di corsa dalla nave e tornare a terra, per poi concludere la sua corsa da Eren. Ma vede il sorriso rassicurante di Historia, che la saluta da terra. E vede il mare, con i suoi riflessi smeraldini, sotto di loro. Jean si affianca a lei, salutando la regina con un cenno della mano e sorridendole. La nave finalmente parte, lasciando una scia di schiuma dietro di sé.
Si agita, una emozione che non provava da tanto. Era già stata su una nave, ma non aveva avuto il tempo di godersi quella esperienza. I gabbiani starnazzano volando in cielo e Paradise si fa sempre più lontana, insieme ad Eren.
Accarezza la sciarpa, promettendogli che tornerà presto da lui. Jean le parla in maniera generica della missione e di quelle che lui ed i suoi amici hanno già compiuto in terre straniere in nome della pace. Lo ascolta distrattamente. Sente quasi una stretta al petto, come se un filo invisibile collegasse il suo cuore a quello di Eren.
“Stai bene?” le chiede, preoccupato per lei. Si limita ad annuire: “Non parto da tanto. Non sono così lontana da tanto.”
La prende per mano e la fa voltare dall’altra parte, dando così le spalle a Paradise. “Guarda avanti.”
Viene investita dall’odore di salsedine portato dal mare. Non ci aveva fatto caso prima. L’oceano non smette di sorprenderla. I suoi capelli vengono liberati dal nastro che li legava e la sua lunga gonna marrone viene spostata dal vento.
Il suo cuore sente finalmente un attimo di sollievo e, anche se per un secondo la cosa la fa sentire in colpa, è contenta di essere su quella nave.
Mikasa è contenta di essere viva.



Note autrice:
* Ho scelto questo nome per la figlia di Historia per via della regina Tomiri, vi lascio qui il link di wikipedia che parla di lei: https://it.wikipedia.org/wiki/Tomiri
   
 
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