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Autore: sissi149    09/09/2021    5 recensioni
Yayoi Aoba deve vedersi a cena con una coppia di amici di vecchia data, mentre Jun Misugi deve incontrare un amico in uno dei ristoranti più raffinati di Tokyo. Tutto sembra ben organizzato, cosa potrebbe andare male in queste due serate?
[spin off de L’incognita del primo incontro: 100 metodi risolutivi, drabble 9. Non è necessaria la lettura, poiché la drabble è rielaborata ed incorporata nel testo.]
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jun Misugi/Julian Ross, Nuovo personaggio, Yayoi Aoba/Amy
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Yayoi era rincasata da poco, la giornata al lavoro era stata pesante, aveva solo voglia di farsi un bagno caldo e poi buttarsi sul divano con una puntata della sua serie preferita da guardare. La tentazione di mandare un messaggio ad Arimi per disdire la cena a cui era invitata era molto forte, tuttavia le aveva già dato buca per un aperitivo qualche giorno prima, non era il caso che ripetesse.
Si diresse in bagno ed aprì il getto d’acqua, almeno una doccia per scrollarsi di dosso tutto se la meritava. Doveva ricaricarsi: Arimi e Keitaro erano due degli amici più cari che avesse, purtroppo ultimamente si erano fissati con la sua vita sentimentale pressoché inesistente, per cui spesso si ritrovava bersaglio di domande. Solo perché loro due avevano iniziato a frequentarsi alle superiori, non voleva dire anche tutti gli altri dovessero avere un partner stabile a 23 anni. Era seccante quando si intromettevano troppo e non accettavano che lei potesse stare bene così, che per il momento fosse soddisfatta della sua vita da single.
Avvolta nell’accappatoio tornò in camera e spalancò l’armadio alla ricerca di qualcosa da indossare. Il ristorante che avevano scelto era piuttosto elegante, per i suoi gusti anche troppo per una semplice serata tra amici, ma i due avevano lasciato trapelare che forse avevano qualcosa da festeggiare. Scelse un tubino a maniche lunghe blu scuro, un abito semplice e senza troppe pretese, elegante al punto giusto.
Un trillo del cellulare richiamò la sua attenzione. Arimi le aveva inviato un messaggio:
“A che punto sei?”
Velocemente digitò la risposta:
“Mi sto vestendo.
Non mi dimentico della cena per cui mi hai assillato una settimana.”
Aoba terminò di prepararsi, legando i lunghi capelli rossi in uno chignon da cui alcune ciocche sfuggivano dando la sensazione di finto spettinato. Infilò un paio di decolleté dal tacco non troppo alto, recuperò la borsetta, il soprabito e le chiavi dell’auto e partì verso il luogo dell’appuntamento con gli amici.
 
 
 
 
Jun Misugi stava cominciando a spazientirsi al tavolo di uno dei ristoranti più eleganti del quartiere: Keitaro gli aveva detto che sarebbe arrivato con qualche minuto di ritardo, ma era ormai più di un quarto d’ora che aspettava. Oltre a sistemare più volte i polsini della camicia e raddrizzare la giacca del completo, aveva quasi imparato a memoria il menù. E pensare che era stato l’amico ad organizzare la cena, fosse stato per lui avrebbe sfruttato la serata per portarsi avanti con lo studio. L’arrivo di uno dei camerieri gli fece alzare lo sguardo.
“Ecco, signorina. Questo è il tavolo.”
La donna dai capelli rossi guardò prima Misugi, poi il tavolo apparecchiato solo per due ed infine chi l’aveva accompagnata al posto.
“Ci dev’essere un errore.” Disse in tono perplesso.
“Nessun errore, questo è il tavolo riservato a nome Sato.”
Yayoi Aoba si sedette sbuffando, aspettando che il cameriere si allontanasse prima di parlare.
“Appena becco Keitaro e Arimi mi sentono! Hanno ingannato anche te con un invito fasullo?”
Jun annuì impercettibilmente.
“Sono settimane che cercano di combinarmi un appuntamento al buio, nonostante le mie proteste. A quanto pare ci sono riusciti.”
Per qualche secondo restarono entrambi in silenzio, non sapendo bene come uscire dalla situazione senza risultare sgarbati con la persona che avevano davanti e che era caduta nella stessa trappola, anche se la tentazione di far saltare del tutto i piani degli amici era forte.
Fu Misugi a recuperare per primo la parola.
“Visto che ormai siamo qui, che ne dici di un drink? Giusto per non essere usciti per nulla, poi possiamo andare ognuno per la propria strada.”
“Mi sembra una buona idea, ho bisogno di qualcosa da bere.”
L’uomo fece un gesto per chiamare un altro cameriere.
“Può portare un bicchiere di prosecco e…”
“Prosecco anche per me.” Lo stupì la donna.
Il cameriere fece un inchino e si allontanò per soddisfare l’ordinazione.
Jun tamburellò con le dita sul tavolo. Doveva ammettere che la ragazza che avevano voluto fargli conoscere era veramente graziosa, tuttavia lui non si era mai limitato solo all’aspetto delle persone che decideva di frequentare.
“Forse dovremmo almeno presentarci – suggerì, il troppo silenzio lo stava mettendo a disagio – Misugi Jun.”
Aoba sgranò gli occhi e sussurrò:
“Il calciatore della nazionale? Mi sembrava di averti già visto da qualche parte.”
Un cameriere portò due calici di vino e venne ringraziato da due cenni del capo.
“E tu?”
“Come, non mi riconosci? – Rispose la donna, sorseggiando un primo assaggio dal suo bicchiere – Attualmente sono la seconda influencer più famosa del Giappone.”
“Non seguo molto i social.” Misugi cercò di uscirne in maniera pulita, mascherando il disagio che lo stava cogliendo.
Yayoi abbassò un poco lo sguardo:
“In realtà, sto scherzando: sono un’assistente bibliotecaria, dubito che tu possa avermi visto da qualche parte. Al massimo in qualche scatto di quella fotomane di Arimi.”
Alla definizione dell’amica, Misugi scoppiò a ridere: effettivamente Arimi in quanto a fotografie era esagerata perfino per una giapponese.
“In ogni caso, Aoba Yayoi.”
“Molto piacere.”
Si strinsero la mano sopra il tavolo sorridendo entrambi.
“Scusami per lo scherzo innocente – Yayoi passò una ciocca di capelli dietro l’orecchio, come faceva sempre quando era nervosa – quando la persona davanti a te ammette di essere una celebrità, un lavoro come il mio diventa noioso.”
“E perché mai? Non c’è nulla di male nel fare la bibliotecaria.”
La donna sollevò le spalle.
“Lo so. Forse è l’idea distorta che abbiamo delle persone famose, come se non fossero esattamente come noi.”
Jun annuì, capendo quello che la sua interlocutrice cercava di esprimere.
“Ti posso assicurare che io sono normalissimo. Non faccio il calciatore per la fama, ma perché non potrei stare senza giocare a calcio. A te piace il tuo lavoro?”
“Scherzi? Adoro essere circondata dai libri, potrei anche viverci in una biblioteca!”
“È questo che conta alla fine, no?” Misugi le fece l’occhiolino, cosa che la portò a rispondere quasi balbettando:
“Penso di sì.”
L’uomo sollevò il calice, proponendo un brindisi:
“Ai lavori che amiamo.”
I due bicchieri si incontrarono tintinnando prima di essere portati alle labbra.
Yayoi si accorse di aver terminato il suo prosecco, provando un leggero dispiacere: la serata stava cominciando a piacerle, dopotutto. La compagnia di Misugi non era così male.
“Non so tu – propose esitando – ma io comincio ad avere fame e l’idea di non dovermi cucinare la cena dopo una giornata come quella di oggi al lavoro mi alletta molto.”
“Vista l’ora, se tornassi a casa, finirei per ordinare qualcosa in un fastfood.”
“Jun Misugi, un atleta come te non dovrebbe mangiare quelle porcherie!”
“Sono d’accordo – Le passò il menù – Io l’ho già letto più volte in attesa di Keitaro e conosco il posto.”
Yayoi lo aprì e cominciò a scorrere velocemente.
“Allora avrai qualche consiglio.”
“Se ti piace il pesce spada, qui lo fanno in maniera meravigliosa.”
“Vada per quello allora!” Rispose, mentre girava le pagine per raggiungere la carta dei vini.
Misugi fece un cenno per indicare che erano pronti per ordinare.
“Può portarci due pesce spada.”
“E una bottiglia di Chardonnay. O preferivi qualcos’altro da bere?”
Jun fece segno che andava bene così.
“Sei anche un’esperta di vini?”
“Papà ama la buona cucina e guai ad abbinare il vino sbagliato ad un piatto. Ci ha praticamente catechizzati.”
“Pure mio padre è così. Mi sa che Keitaro ed Arimi dovevano organizzarlo a loro due l’appuntamento al buio.”
Ridacchiarono entrambi.
“Non so se la mia matrigna apprezzerebbe.” Yayoi si morse le labbra, rendendosi conto di essersi lasciata sfuggire qualcosa che solitamente non raccontava al primo estraneo.
L’arrivo dei piatti diede l’occasione di rendere meno evidente il momento di imbarazzo.
Jun, delicatamente, riprese la conversazione cambiando argomento.
“Immagino che chiedere ad una bibliotecaria quale sia il suo libro preferito sia banale.”
“Quanto chiedere ad un calciatore notizie sul campionato. Questo pesce è delizioso!” Aoba chiuse gli occhi un istante per gustare meglio la cena.
“Te l’avevo detto.”
“Per rispondere alla tua domanda, adoro i romanzi storici sul medioevo europeo: è un’epoca che qui non studiamo ed è quasi un mondo a parte. E tu cosa leggi? O sei il genere di calciatore che legge solo l’inserto sportivo dei quotidiani?”
Misugi si accomodò meglio, bevendo un po’ di vino.
“Fantascienza. Potrei dimenticarmi del resto del mondo con quella.”
“Anche film?”
“Certo.”
“Star Wars o Star Treck?”
“Entrambi.”
Yayoi emise un piccolo sbuffo di disapprovazione, incrociando le braccia al petto.
“Così non vale!”
L’uomo si strinse nelle spalle, ridacchiando: non si sarebbe fatto mettere in scacco matto da una simile domanda trabocchetto.
“Non avrai mai questa risposta!”
Aoba si dedicò a terminare il contenuto del suo piatto.
“Senti, Matsuyama come sta?” Domandò ad un certo punto, senza particolari preamboli.
Jun restò per un attimo con la forchetta sospesa, sbattendo le palpebre.
“Lo conosci?”
“Arimi non te l’ha mai raccontato?”
Misugi scosse la testa, mentre la bibliotecaria si asciugava la bocca col tovagliolo.
“Più che una conoscenza è stato un incontro fugace. Un paio di anni fa, Arimi ed io siamo state in vacanza in Hokkaido. Ci stavamo spostando in auto e abbiamo forato una gomma. Secondo  te chi si è fermato a bordo strada ad aiutarci?”
“Hikaru Matsuyama – Jun sollevò le mani – è proprio da lui! E ora ho qualcosa con cui ricattarlo nel prossimo ritiro.”
Si misero a ridere entrambi, per l’ennesima volta in quella serata, ormai avevano perso il conto.
“Da allora, quando guardo le partite della nazionale, è uno di quelli per cui tifo di più.” Riprese Yayoi.
Il calciatore inclinò la testa.
“Chiaramente non posso competere con Matsuyama che salva damigelle in difficoltà.”
“Come platealità del gesto no – ammise – ma in quanto a minutaggio vinci a mani basse.” Si gettò su quanto rimaneva nel bicchiere, non erano da lei quel genere di uscite.
“È la prima volta che vinco qualcosa per essere stato in gioco più degli altri.”
Aoba si portò una mano alla fronte.
“Kamisama, mi dispiace. Non ci pensavo proprio. Che gaffe!” Temeva di aver rovinato tutto, quanto si odiava quando si lasciava troppo andare e non collegava il cervello a ciò che diceva. I problemi di salute di Misugi erano noti a chiunque seguisse il calcio, soprattutto dopo quanto avvenuto alle olimpiadi di Madrid.
Il calciatore era tranquillo, quasi intenerito: non si aspettava quella premura dopo essere stato lui a sottolineare il fatto senza alcun intento di biasimo.
“È tutto a posto, l’ho detto scherzando.”
“Davvero?”
“Sì. – accompagnò la risposta da un vigoroso cenno del capo per farsi capire meglio – Tornando ad Hikaru, sta alla grande e sta organizzando il suo matrimonio.”
Il volto di Yayoi si illuminò:
“Che bello! Deve essere molto felice.”
Jun fece cadere l’occhio per caso sull’orologio e rimase meravigliato: il tempo era volato così in fretta.
“Accidenti, è tardissimo! Fortuna che non ho allenamenti domani mattina.”
La donna si guardò intorno e solo in quel momento realizzò che nel ristorante erano rimasti in pochissimi, la maggior parte dei clienti se ne era già andata.
Misugi porse la carta di credito al cameriere che nel frattempo aveva chiamato.
“Aspetta! Fammi pagare la mia parte.”
L’uomo fece un gesto di diniego.
“Scherzi? Offro io.”
“Ma sono stata io a proporre di rimanere!”
“Veramente ho iniziato io con il drink. Poi devo ammettere che la serata è stata veramente piacevole.”
“Anche per me, ma…”
“Ecco, potrei offendermi se continui ad insistere.”
Yayoi alzò gli occhi al cielo, dandogliela vinta, dirigendosi verso l’uscita.
“Hai lasciato l’auto lontano da qui?” Le chiese Jun.
“Nel parcheggio qua dietro.”
“Anch’io.”
Si avviarono insieme, raggiungendo il retro del locale. La bibliotecaria raggiunse una piccola berlina blu, ottima per il traffico cittadino. Prima di infilarsi in auto, si voltò per salutare.
“È stata sul serio una serata piacevolissima. Mi toccherà ringraziare quei due.” Disse riferendosi agli amici che avevano teso loro quell’imboscata.
“A meno che…”
“Cosa?”
“Gli ritorniamo quello che hanno fatto – rispose Jun malizioso – Gli facciamo credere che sia stata una serata terribile.”
“Sei tremendo! D’altra parte cosa ci si può aspettare da una persona maleducata come te, così piena di sé?”
“Senti chi parla, non mi pare che tu sia stata miss bon ton.”
Yayoi aveva le lacrime agli occhi dal ridere.
“Sarà meglio che vada: domani devo essere al lavoro presto. È arrivata una nuova collezione da catalogare e disporre a scaffale.”
Misugi stava cercando qualcosa nelle tasche della giacca leggera.
“Hai una penna per caso?”
La donna aprì il cruscotto ed estrasse una biro verde. Il calciatore scribacchiò qualcosa su un foglietto che poi le passò.
“Questo è il mio numero, se vorrai farmi sapere come procede la vendetta con Arimi. Buonanotte.”
Se ne andò quasi di corsa verso la propria automobile sportiva, mentre sentiva il motore di quella di Yayoi avviarsi e poi lasciare il parcheggio. Entrò e si adagiò contro il sedile.
Non riusciva a credere di essersela data a gambe: nel passare alla donna il suo numero di telefono aveva temuto di aver esagerato a sbilanciarsi così. Voleva solo un modo per poter rimanere in contatto, per non affidarsi al caso per un futuro rincontro, ma aveva avuto paura che lei rifiutasse. Probabilmente aveva rovinato tutto, comportandosi davvero da maleducato ed Aoba non avrebbe dovuto inventare poi molto con Arimi.
Si prese la testa tra le mani.
Che cavolo gli era preso? Non era certo la prima volta che usciva con una donna, sapeva come comportarsi! Non aveva mai avuto problemi in passato ad azzardare una mossa per sondare il terreno e non si era mai fasciato la testa per eventuali rifiuti.
Ormai era andata, il gioco era tutto nelle mani di Yayoi se mai avesse voluto ricontattarlo.
Prese il telefono e digitò il messaggio per Keitaro:
“Questa me la paghi! Non ho mai passato una serata così orribile! Dopo mezz’ora me ne sono andato e sono tornato a casa a studiare. Non ci provare mai più a farmi uno scherzo del genere!”
Premette invio.
 
 
 
 
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Eccoci qui con un altro viaggio, stavolta breve, lo garantisco.
Quando ho scritto la raccolta del Writober dello scorso anno, in cui raccontavo in svariati modi (w il multiverso!) il primo incontro di Jun e Yayoi, alcune delle drabble, ed alcuni lettori, mi hanno stuzzicata a scrivere dei seguiti ed è nato questo spin off della drabble numero 9 basata sul prompt inganno. Così scopriamo come è andata la cena in cui Jun e Yayoi si sono ritrovati, loro malgrado, soli allo stesso tavolo.
Benvenuti in questo angolo del multiverso tsubasiano!
 
  
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