chiedi, ha fatto male?
mentre mi guardi
crollare dal cielo
atterrare sulla strada.
ci sono solo
io, qui, nessuno. ha
senso che sia così,
e tu
mi guardi
come una resurrezione.
chiedi, ha fatto male?
come se mai potessi non
farlo far male
come se ci fosse ancora
qualcosa da ferire
da trascinare
attraverso l’inferno.
fai domande
come se volessi
risposte.
non sono risposte che vuoi
da me. da me
non vuoi nulla che
sia disposta a darti, e nulla
per davvero, in fondo, e non so
cosa tu stia aspettando
o se stai aspettando
qualcosa, in fondo,
ma non posso
lasciarti qui, come nulla
fosse, e credimi, ho
provato. tanto vale
tu mi dica tutto,
tanto vale
tu mi dica cosa vuoi e
non potrò dartelo
comunque.
chiedi, ha fatto male?
come se mi avessi visto
crollare dal cielo o
strisciare da una tomba,
come se volessi
trasformare in sale l’asfalto
nei miei tagli.
dico, scusa, cazzo, non
so cosa mi è preso, non so
come sono diventata
così romantica,
lascia ti versi
qualcosa da bere, lascia
che ti accenda la punta delle
dita. non ho trovato
neanche una buona
ragione per tenerti
ma siamo bloccate
insieme, te l’ho detto,
tanto vale
conoscerci un pò meglio.
mi daresti il permesso
di affogarti?
dici, mi daresti il
permesso
di salvarti?
ovvio che non
hai il permesso. ovvio
che non voglio
essere salvata
essere migliore.
dico, cosa ne sarebbe
delle mie poesie, allora? come
potrei renderle
bastarde
orfane
sconosciute?
ho delle responsabilità,
scusa, non posso
accettare.
mi chiedi se ha
fatto male.
ne ha fatto, certo,
che domande fai?
mi chiedi se puoi
salvarmi, ma non
voglio, grazie. magari
un’altra volta.
note:
non penso ci sia molto da aggiungere, se non che ho scritto questa poesia bevendo un boulevardier, e che è un miracolo che sia riuscita a prendere la metro da brilla. non imitatemi, ve ne prego.
E.