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Autore: Valerie    09/09/2021    2 recensioni
Susan Sanders ha undici anni, un padre molto impegnato, forse troppo, un affascinante fratello più grande alle prese con una cotta adolescenziale, le farfalle nello stomaco, la prospettiva di un inizio importante nella tanto famigerata Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts e tutta una vita davanti.
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Pronta per un nuovo viaggio, ho deciso di accompagnare Susan in questo percorso così importante per lei.
Sarà una strada lunga, a tratti faticosa, ma anche tanto emozionante e ricca di eventi, imprevisti piacevoli e non.
Spero che alcuni di voi vorranno intraprendere questo cammino insieme a noi.
_Valérie_
Genere: Azione, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cedric Diggory, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
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“Cara Sue, non crederai mai a quello che sto per dirti, ma ho appena ricevuto la spilla da Prefetto! A quanto pare questo nuovo anno porta con sé già qualche piccola novità”
Sorrideva Susan, mentre leggeva la lettera che Cedric le aveva spedito. Lei non faceva per nulla fatica a credere che lo avessero scelto come prefetto della loro casa di appartenenza, era serio, brillante, rispettoso delle regole, insomma, non riusciva davvero a trovare un motivo per cui Ced non potesse essere un buon candidato per quel ruolo.
Tre giorni li dividevano dall’inizio del nuovo anno scolastico e lei ancora doveva andare a comprare le ultime cose. Suo fratello aveva già acquistato tutto il necessario insieme a Vivian, il giorno prima, lei, invece, ispirata dalla vena creativa, aveva preferito rimanere a casa a scarabocchiare appunti sui suoi amati quadernini, gli stessi che Cedric le aveva carinamente regalato prima della fine dell’anno precedente.
-Non siamo più riusciti a tornare da Scrivenshaft, allora ho deciso di regalarteli io. Hanno impiegato un po’ ad arrivare per corrispondenza, ma alla fine ce l’hanno fatta- le aveva detto tirando fuori i taccuini dalla propria borsa a tracolla.
Si era sentita immensamente grata e felice di avere un ragazzo così premuroso e accorto al suo fianco.
Aveva appena finito di leggere le poche righe scritte in bella grafia sulla pergamena inviatale dal ragazzo, quando un pesante ticchettio alla finestra attirò la sua attenzione. Si alzò incuriosita e velocemente andò a scostare la lunga tenda che le copriva la visuale: un enorme gufo reale la fissava con una certa insistenza.
-Santo cielo, signor gufo, non guardarmi così- disse Susan rivolta all’animale, mentre lo faceva entrare nella stanza e prendeva la lettera che penzolava dal suo becco aguzzo.
Sulla busta vi era riportato solo il nome del destinatario. La aprì veloce.
“Cara Susan Sanders” l’intestazione aveva un non so che di formale e affettuoso nell’insieme.
“Mi scuso per scriverti solo ora, mi rendo conto di essere un po’ in ritardo.
Mi chiedevo se ti andasse di accompagnarmi a Diagon Alley per comprare i materiali per l’anno nuovo. Sono sicuro che avrai di certo dimenticato qualcosa di necessario per la ripartenza dell’anno scolastico, a meno che tu non sia una persona maniacale e ossessiva – cosa che non mi dai l’idea di essere – e che quindi tu abbia già controllato e ricontrollato di avere tutto ciò che c’è sulla lista.
Nel caso tu accettassi, ti basterà rispondere ‘sì’ sul retro di questa pergamena, imbustarla e riconsegnarla al mio fidato Manwe. In men che non si dica sarà a casa mia con la tua risposta.
Confidente – in realtà più che certo – di una tua positiva risposta, ti do appuntamento domani alle 10.30 davanti a Florian, sarò ben lieto di offrirti un gelato, in cambio della tua dolce e cortese compagnia.
Non farmi attendere troppo. Sono impaziente di rivederti.
Blaise.”
Susan sbatté un paio di volte le palpebre di fronte a quella scrittura fine ed elegante. Non si aspettava una lettera dal suo nuovo amico, avendolo incontrato non molto tempo addietro.
Solo qualche giorno prima, infatti, dopo che Cedric fu partito da casa sua per fare ritorno dai genitori, Blaise aveva fatto visita a villa Sanders con il suo nuovo patrigno.
-Sapevo che il dottor Cooper sarebbe venuto qui per parlare con tuo padre di lavoro, ne ho approfittato per venire a vedere come stavi- le aveva detto entrando nella piccola biblioteca dove Susan si era rintanata per scrivere.
Sue non si aspettava di certo una sua visita, tanto che rimase a guardare Blaise qualche secondo di troppo, seduta allo scrittoio del padre.
-Ok, devo averti colta di sorpresa- le aveva detto lui, rimanendo in piedi sulla porta.
Fu un pomeriggio sorprendentemente piacevole, quello. Susan riuscì a raccontare a Blaise della sua passione per la scrittura, colta in flagrante com’era stata, in modo stranamente sereno, senza incappare in un eccessivo imbarazzo. Dal canto suo, il ragazzo si premurò che lei stesse bene, dopo l’attacco dei Mangiamorte.
Sue tagliò corto sull’argomento. Stavano tutti bene e quella era l’unica cosa importante.
-Il giovane Zabini non me la conta giusta- le aveva detto suo fratello Eric, quando Blaise e il dottor Cooper lasciarono Villa Sanders.
-E perché mai? – controbatté Susan incuriosita.
-Secondo me, gli piaci- sentenziò l’altro.
-Ma smettila, sei solo troppo malizioso-
-E tu sei troppo ingenua- aveva concluso il ragazzo alzandosi dal divano dove si erano comodamente stravaccati dopo cena.
Non sapeva bene per quale motivo, ma Sue non volle pensare più di tanto a quell’evenienza. Aveva trovato un nuovo amico e non voleva perderlo per delle supposizioni infondate. Se fosse successo qualcosa di diverso, ci avrebbe pensato al momento opportuno.
Prese una penna d’oca dal calamaio che aveva sulla scrivania e scribacchiò rapidamente un grande ‘Sì’ dietro la lettera e poi fece come Blaise le aveva consigliato. Il grande gufo reale, che aveva profittato di qualche minuto per riposare, riprese la busta col proprio becco e, dopo aver goduto di qualche carezza da parte di Susan, ripartì rapido verso la volta di casa Cooper.
 
 
***
 
 
-Grazie per il gelato, sei stato di parola- disse Susan a Blaise, uscendo da Florian Fortebraccio con un cono enorme fra le mani.
-Era il minimo che potessi fare per ripagarti della preziosa disponibilità- rispose il ragazzo ammiccandole un sorriso.
-Non ti nascondo che, in realtà, anche io abbia lasciato la maggior parte degli acquisti in sospeso. Mio fratello e Vivian hanno già preso tutto, io non ho fatto altro che rimandare. Anche Cedric è stato super diligente- disse lei.
-Credo di averlo visto, sai? Il tuo fidanzato, intendo, Diggory –
Sue rallentò il passo -Qui a Diagon Alley? – chiese.
-Sì, io ero passato di sfuggita con mia madre, una questione burocratica la richiamava urgentemente alla Gringott, e l’ho visto davanti al Ghirigoro. Credo fosse con una sua coetanea, una ragazza mora, dagli occhi a mandorla…-
Susan spalancò gli occhi stupita -Sei sicuro? – incalzò lei, arrestandosi del tutto.
-Sì, verosimilmente. Perché? Qualcosa non va? –
Qualcosa non andava? TUTTO di quello che aveva appena ascoltato non andava. Il cuore le batteva prepotentemente nel petto, le mani le formicolavano appena e sentiva l’impellente bisogno di avere Adia a fianco a lei.
 -Non sarai mica gelosa? – le chiese allora il ragazzo, ridendo appena -Dai Sanders, sarà un’amica. Pensala al contrario-
-Cioè? – fece lei.
-Cedric sa che sei qui con me a Diagon Alley? – le chiese allargando le braccia, indicando tutto intorno a loro.
-In effetti, no- ammise guardandolo negli occhi.
-Ecco, eppure non stiamo facendo nulla di male. Siamo due…amici…che fanno delle commissioni insieme. Tutto qui, no? -
Sue non rispose, mentre riprendeva a camminare.
Forse aveva ragione lui, forse non c’era nulla da temere. Lei non aveva mai parlato a Cedric di Blaise, non aveva mai pensato che potesse essere una cosa di cui metterlo al corrente. Di fatto non era mai successo che lei scegliesse di vedere o sentire quel ragazzo, era sempre stato lui a farsi presente. Eppure, nonostante quella volta fosse diverso, nonostante avesse programmato di incontrarlo, non aveva comunque avvisato il suo fidanzato di quella uscita.
D’altronde, anche lui aveva fatto lo stesso con Cho. Quindi non doveva sentirsi in difetto. Giusto?
-Io non sono nessuno per dirti cosa fare, o cosa non fare, Susan, ma credo che se decidi di stare insieme ad una persona, tu debba fidarti di lei-
-Io temo solo che le mie insicurezze possano rovinare tutto- gli confessò l’altra. Il gelato che iniziava a sciogliersi fra le dita.
Fu allora che Blaise la vide di nuovo, la ragazza limpida e trasparente che lo aveva colpito alla cena a cui si erano incontrati la prima volta.
Celare, domare (ok, questa cosa fa molto Elsa, lo ammetto. N.d.A), ostentare, costruire, impressionare. Lui doveva adempiere a tutte quelle cose. Guardava Susan e saggiava una libertà che non gli era mai stata permessa di vivere. -Di cosa dovresti sentirti insicura? – le chiese retoricamente -Non hai nulla da temere, da nessuno- le disse solennemente. Stavolta fu lui a fermarsi nel bel mezzo della strada -Sei bella, fiera, limpida e inarrestabile, come le acque di un fiume in piena- Sul viso un’espressione seria, gli occhi che la scrutavano in un profondo che solo pochi avevano saputo intravedere -Se qualcuno non si rende conto di questo, gira i tacchi e vattene, non è degno di starti vicino- aveva asserito con decisione, concludendo la frase.
Si sentiva scossa Susan, a tratti impaurita. Le parole di Blaise avevano spalancato una porta su di uno scenario terribile. Cercava di ripetersi che non c’era nulla da temere. Cedric le aveva detto chiaramente di voler stare con lei. Perché continuare a indugiare su dubbi che non avrebbero fatto altro che minare e ledere il loro rapporto? Perché pensare di dover girare i tacchi?
-Non è il caso di Ced. È davvero un ragazzo meraviglioso e se c’è qualcuno in grado di accorgersi di una mia eventuale bellezza, quello è lui- rispose riprendendo a camminare e ignorando il gelato che piano piano iniziava a colare fra le dita.
Blaise le sorrise -Allora non hai nulla da temere- rispose. Ma avrebbe voluto aggiungere molte altre cose.
Era sicuro che non le fossero sfuggite le sue parole, che averla guardata così internamente non la lasciasse indifferente, e che, al momento più opportuno, quella sensazione sarebbe riaffiorata e lui avrebbe potuto usarla a suo vantaggio.
 
 
***
 
 
-Dove sei stato? – gli chiese una voce familiare al suo rientro.
Avrebbe tanto voluto evadere quella domanda, ma sua madre era una donna troppo perspicace e astuta e lui non sapeva quante delle sue lettere avesse controllato.
-Sono stato a Diagon Alley con Susan Sanders, madre- rispose prendendo le scale, evitando anche solo di guardarla in viso.
-Vieni un attimo qui- lo bloccò la donna, prima che potesse rintanarsi in camera sua.
Gli fece cenno di accomodarsi su una delle poltrone del salone, mentre lei si sedeva sul divano lì accanto.
Cercando di non far trasparire il proprio disappunto, Blaise fece come richiesto.
-La giovane Sanders sembra essere una ragazza degna della tua amicizia, mi piacerebbe vedervi più…affiatati-
Blaise trattenne il fiato. Sapeva bene cosa volessero dire quelle parole. Il titolo di ‘ragazza degna’ prevedeva una serie di requisiti che non molti avevano il privilegio di possedere: apparteneva ad una famiglia di Purosangue, suo padre era un rinomato primario del San Mungo, abitava in una grande tenuta ed era indubbiamente ricca.
Lo stomaco gli si contorse a quel pensiero. L’arrivismo di sua madre lo nauseava. Aveva passato una vita intera a dilapidare i patrimoni dei suoi sfortunati mariti, uomini ricchi e influenti, ma psicologicamente deboli e manipolabili.
Lui aveva capito il gioco da un po’ e aveva tenuto insieme i pezzi di sé nel miglior modo in cui era riuscito.
Probabilmente sua madre aveva visto nella famiglia Sanders un insieme di risorse assai appetibili. Era sempre più difficile trovare maghi e streghe le cui origini non fossero state alterate -inquinate avrebbe detto lei- dall’unione con Mezzosangue o, nel peggiore dei casi, Babbani, oltretutto, il dottor Lionel, il padre di Susan, occupava un posto di rilievo all’interno della società magica, di conseguenza avrebbe garantito un certo status anche a chiunque, un giorno, si fosse accompagnato a sua figlia.
Ebbe uno slancio interiore di ribellione, avrebbe voluto urlarle che la sua non sarebbe stata una vita priva di amore, all’insegna di raggiri, meri calcoli e finzione, ma si trattenne.
Per la prima volta nella vita, lui e sua madre puntavano alla stessa cosa. Non era mai stata particolarmente dolce e amorevole con lui, ma gli aveva insegnato tutto quello che c’era da sapere sull’arte della manipolazione, della dissimulazione e della seduzione, anche se non in modo esplicito. A lui era bastato osservarla nel tempo per imparare.
-È esattamente quello che pensavo anche io, madre- le rispose sorridendo in modo contenuto -Attendevo il tuo permesso- aggiunse.
La donna allungò la mano fino a raggiungere quella del figlio.
-Desidero solo il bene per te- disse avvolgendo le dita della sua mano.
-E lo avrò- affermò lui con decisione ricambiando la stretta.
 
 
 








Angolo dell’autrice:
Eccomi con il nuovo aggiornamento! Stranamente sono riuscita a pubblicare presto, presa dalla fretta di concludere questo capitolo prima dell’inizio delle attività scolastiche che, so, mi terranno sicuramente lontana dalla scrittura per un po’.
Ringrazio tutti coloro che leggono sempre <3 Vi voglio bene!
In particolare, un abbraccio fortissimo va a quelli che si fermano anche a lasciare una piccola recensione, fa sempre piacere avere un riscontro su quanto scritto.
Ci leggiamo prestissimo!
Un bacio,
_Val_
   
 
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