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Autore: bUdson281    09/09/2021    1 recensioni
"Esporre la verità alla luce del sole è il miglior modo per nasconderla" disse Shinji coprendosi l'occhio destro con una mano. "Tu vedi il mio occhio demoniaco e pensi di aver capito, ma è la cicatrice che devi guardare se vuoi sapere chi sono".
EoE non è NGE e non è il Rebuild, nonostante il tentativo di chiudere i conti che ha informato la nuova versione cinematografica. Quella di EoE è una favola senza lieto fine, né potrà esservi una definitiva redenzione per due personaggi sfortunati la cui ricompensa è stata comprendere la necessità sopportare le difficoltà delle relazioni, poiché l'inaccettabile alternativa è restare soli. Sono partito dal Rebuild sforzandomi di rimanere fedele all'animo tormentato dei due ragazzi e di trarre dal loro vissuto le chiavi della "risoluzione" di e dopo EoE. I personaggi hanno ancora qualcosa da dire, nonostante la fine ufficiale della saga.Un clone non è uguale al suo originale, perciò narra la propria storia. Come direbbe lo Shinji di questa long, si riparte proprio dagli errori commessi, non tanto perché sia saggio o giusto quanto perché alle volte non c'è altro modo per fare un passo. Ok ALLERTA SPOILER.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Asuka Soryou Langley, Nuovo personaggio, Shinji Ikari
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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N.d.a. Questo capitolo è finito, finalmente potrò guardarmi l’ultimo film.
Questo capitolo è vergognosamente più lungo del precedente ma stavolta non mi ha minimamente sfiorato l’idea di pubblicarlo in più tranche. Dal prossimo giuro che cercherò di contenermi.
Questo capitolo è talmente lungo che chi riesce a leggerlo tutto avrà in premio un pupazzetto a tema Evangelion imbottito di tritolo … ma a scelta.
Anche questo capitolo è stato suddiviso in paragrafi.
In questo capitolo ho commesso l’errore di chiedere a Furia Buia di portare un po’ a spasso la mia Ombra per farle fare i bisogni. I due si sono intesi a meraviglia, così il cacciatore me l’ha lasciata libera di scorrazzare in giro per la storia; pertanto potreste imbattervi in qualche espressione, azione o situazione politicamente scorretta.
In questo capitolo si spoilera un pochetto (probabilmente anche un po’ male), soprattutto in un preciso paragrafo che sarà marcato appositamente perché lì si spoilera a livelli schifosi.
Con questo capitolo la storia giunge al giro di boa.
Buona lettura.
Ah, dimenticavo: l’Italia ha vinto gli Europei di calcio e la finale olimpica della staffetta 4x100. Perciò, un personaggio sarà crudelmente irriso. 😊
 

 
Uno spezzone di vita nel mondo reale che dura quattro giorni
e che il giovane Shinji non può ancora ricordare. 1° giorno a casa
<< Che hai deciso? >>
Quando Shinji, il cacciatore, ha un attacco di panico mentre torna a casa.
 

 
<< Ragazzo, respira! >>
Tutta la mia esistenza si concentra in due parole, più volte ripetute sottovoce perché non devo tradirmi, non devono scoprirmi. I battiti rallentano, la chiarezza torna ad illuminare l’anima e a rinfrancare il corpo sottraendomi all’ansia che aveva preso a dilaniarmi quando ho scoperto di essere finito in trappola.
<< Mi sono fatto fregare. Era da un po’ che non mi capitava >> considero quasi divertito prima di appiattirmi con forza contro il terreno per restare invisibile all’interno del claustrofobico riparo di fortuna in cui sono riuscito ad imbucarmi e che sarebbe perfetto come tomba.
<< Sono ancora vivo, perciò ho una possibilità di farcela e a me ne basta mezza >> mi dico ora trattenendo anche il respiro mentre un povero stronzo, che batte la zona per indicare ai suoi la posizione del cacciatore che stanno cercando, mi passa davanti senza far caso ai numerosi indizi della mia presenza che, involontariamente, a causa della fretta ho dovuto lasciare.
<< Non posso ancora morire. La mia casa non è al sicuro >>. È un mantra che intono spesso per farmi forza in circostanze come questa ma non ne ho realmente bisogno poiché sono di nuovo in me, sono diventato il cacciatore che non vorrei essere, l’entità che incarna il mio nuovo talento e destino. Sono calmo, sono concentrato, sono determinato. Quelle parole le pronuncio obbedendo ad una sorta di scaramanzia dal momento che hanno funzionato in passato. In realtà, non mi servono parole, poiché sono già diventato l’azione che deve compiersi per una necessità scolpita nell’anima. Poiché la mia vita è in pericolo allora difenderò la mia vita; poiché dei predatori mi danno la caccia, io li ucciderò come ho imparato a fare negli anni.
<< Non è il momento di restare umani, cacciatore >> tengo a bada il ragazzo che piange dentro di me e intanto metto fuori la testa quel tanto che basta per individuare numero e collocazione dei miei nemici. Purtroppo ad uscire allo scoperto è l’occhio che non c’è più dalla notte in cui nacque mia figlia. << Non dimenticare che ti manca un occhio! >> mi ammonisco affacciandomi un altro po’ mentre scandaglio la zona con il cannocchiale portatile. << Tra poco farà buio, devo essere paziente >>.

Quando mia figlia non era neanche una fantasia e le nostre perlustrazioni si limitavano al piccolo cabotaggio, mi ero convinto che, almeno in questo angolo di mondo, esistessero solo branchi di persone incapaci di organizzare strutture sociali complesse, costrette a sopravvivere per mezzo della predazione. Pensavo che, in fondo, fosse un bene perché contro questo genere di animali ho scoperto presto come comportarmi; mi sono specializzato ed ho sviluppato addirittura una sorta di sesto senso che mi consente di valutare sommariamente il mio potenziale avversario e decidere se e come mandarlo via dal nostro territorio.
Peccato che il dubbio resti sempre  vivo anche dopo che il problema è stato risolto.
Ho venticinque anni e mia figlia ha l’età per capire che il padre potrebbe non ritornare. Sono lontano dalla mia casa, invece i miei fratelli sono rimasti a controllare le zone di più antica pacificazione. Non so quando ho preso la decisione di spingermi oltre, sempre più lontano… a scopi preventivi - cosi mi dicevo.
Sta di fatto che manco già da due settimane e, anche senza questa sgradevole compagnia che mi mantiene concentrato sul qui ed ora, non credo proverei chissà quale nostalgia. Sotto questa lastra di finto marmo che sa di premonizione, ora che il cuore batte lentamente, so cosa sono: l’animale che ha il potere di respirare un secondo più degli altri.
Mi capita ancora di incontrare branchi di persone ma con il passar del tempo ho constatato che noi non siamo gli unici ad aver iniziato a ricreare strutture, regole, relazioni dal vago sapore pre impact. Anche l’istinto predatorio si è “umanizzato”. La forza bruta sta cedendo il posto all’organizzazione e l’homo sapiens ha riscoperto che può soddisfare in modo promozionale i suoi bisogni. Del resto, perché consumare subito ciò che hai preso quando puoi venderlo per consumare di più e meglio?
 
<< Maledizione, che caldo! Se quei bastardi non si affrettano a trasformarmi in uno spezzatino morirò bollito >>.
Devo resistere, devo resistere. Ora sono il cacciatore che tutti temono, persino le persone che amo. I respiri sono profondi, i sensi eccitati e la mente è sotto controllo. Posso resistere e sono fiducioso che non sarò travolto dagli attacchi dei miei fantasmi. Quelli mi prendono a tradimento quando non ci sono minacce in vista. La paura adesso non mi governa, sono io che governo lei e bevo la sua energia, considerato che purtroppo mi hanno portato via l’acqua, e ascolto i suoi consigli che mi inducono ad essere prudente e ad aspettare, poiché non è il momento di muoversi.
Non mi piace stare disteso, temo sempre di non riuscire a rialzarmi ma ora è diverso. Sono a terra perché così non mi uccideranno, perché non appena si presenterà l’occasione mi rialzerò e saprò cosa fare.
                                                                                                
Quando ho salvato quella ragazzina, ho seguito il cuore, non la testa. Grave sbaglio ma, tant’è, pare che il mio lato emotivo sia più sviluppato di quanto immaginassi e manda a puttane tutti i buoni ragionamenti. Nei momenti che contano scopro di essere impulsivo e che i miei piani infallibili sono pieni di buchi.
Tutto in me diceva: << non sono affari tuoi, non sei qui per rischiare la pelle ma solo per controllare >>.
La piccola Maki, almeno così adesso mi sembrala chiamino al villaggio, dal momento che finora non ha mai rivelato il suo nome, almeno non a me, era il bottino ideale. Probabilmente era destinata ad essere venduta. Una quattordicenne pulita e ancora intatta vale molto, soprattutto armi e cibo.
Se ho tagliato il traguardo dei venticinque anni è perché sono diligente, acquisisco informazioni prima di agire e conosco bene le mie priorità: solo chi appartiene alla mia casa è importante, io difendo i miei cuccioli, esclusivamente i miei cuccioli… di regola.
Non sapevo niente dei suoi carcerieri: il numero esatto, come fossero armati, quali abilità possedessero né se facessero parte di un gruppo più vasto. Non mi ero neanche preoccupato di appurare che il bivacco temporaneo, con un piccolo fuoco a mo’ di punto di fuga, fosse sorvegliato da altri predatori. E poi mi trovavo in un territorio di cui non conoscevo praticamente nulla, lontano dalla spiaggia, nei pressi di ciò che restava di una delle più sperdute prefetture della vecchia metropoli. Avrei dovuto lasciar perdere e a malincuore seguire il buon senso che mi ordinava di abbandonarla al suo destino. E l’avrei fatto senza alcun dubbio – del resto non posso salvarli tutti - se a uno di quegli figli di puttana non fosse venuto in mente di rinunciare a parte del guadagno per testare la merce.
<< Fanculo, tentiamo! >> mi dissi mentre, prima ancora di metabolizzare la decisione a livello cosciente, già stavo correndo per fermarli puntando in avanti il fucile a canna corta, ottimo quando si tratta di colpire un bersaglio contro cui non hai il tempo di prendere la mira. Attaccando la discesa come un indemoniato mi ricordai dell’azione suicida che mi portò a sconfiggere per un soffio Shamshel, il quarto Angelo.
La fortuna, quella santa troia che mi segue come un’ombra insieme alla morte, fu generosa e la più stupida delle incursioni si risolse in un insperato successo e così… così la piccola Maki, nonostante gli occhiali rotti, poté assistere alla trasformazione del suo salvatore in un demone orbo che non poteva permettersi di lasciare superstiti (e che, per di più, non voleva). Avrei potuto attribuire la sua reazione – vale a dire letteralmente nessuna – al tentativo di violenza che aveva subito ma nei suoi occhi vidi riflessa la mia maledizione: l’esser buono soltanto a portare morte e distruzione.
 
<< Accidenti a te, ragazzina! >> mi dico controllando con una mano le due pistole dall’impugnatura argentata per accertarmi che riposino ancora nelle fondine allacciate dietro la schiena << per tua fortuna sono bravo ad uccidere. Non avevo soldi per comprarti. E adesso mi trovo nei guai perché mi sono preoccupato per te >>.
 
Già, ero così in ansia per le sue condizioni, mi sentivo così in colpa per il terrore che l’aveva ammutolita che fui superficiale nel coprire le tracce. Avevo ucciso, si, dei semplici bastardi che, però, servivano agli affari di altri. << Dovrò stare ancora più attento a non farmi seguire >> realizzai quando, con in braccio una bambina a cui erano da poco spuntate le tette, mi trovavo in prossimità del villaggio, costretto a rientrare prima della mia naturale decompressione, quella che tiene lontani i mostri da casa.
 
A quanto pare sono diventato famoso qui fuori, nel resto del mondo in buona parte sconosciuto a noi “ritornati” del villaggio, e non certo per le mie qualità di pilota. Shinji è un nome che ricordano in pochi e ancora meno sono coloro che sanno come abbia fatto quell’insulso ragazzino a combinarne una tanto grossa.
A qualcuno non era piaciuta la mia compassione e, dopo un rapida e neanche tanto approfondita indagine, risultò chiaro che dietro quell’incidente c’era proprio il cacciatore con un occhio solo. Da un anno ormai sono impegnato – non consecutivamente, si intende - in una specie di guerra combattuta rigorosamente molto lontano da casa, là dove soltanto io ho l’incoscienza di arrivare, una guerra affrontata quasi del tutto in solitaria contro piccoli e agguerriti manipoli di bastardi con un nome determinati a dare la caccia al cacciatore. I miei fratelli sono al corrente di tutto, qualche volta mi hanno dato una mano per scongiurare il rischio che il conflitto arrivasse fin sotto le mura del villaggio, per impedire che i nostri cuccioli venissero toccati.
Ma io da tempo non aspetto più che i guai arrivino, io li prevengo, io mi spingo troppo lontano, per tutti, mi spingo sempre più lontano per proteggerli, per proteggermi, perché così potrò morire da solo, perché mi sento davvero vivo nei momenti in cui la mia vita è in pericolo e niente che non sia assolutamente indispensabile attecchisce nella mente e nel cuore.
Forse la mia pace posso trovarla soltanto nella guerra. Se questo pensiero non mi spaventasse, l’accoglierei con il più fraterno e amorevole degli abbracci.
 
<< Mi hanno preso lo zaino >> trattengo una risata di frustrazione proprio mentre ripassa il pover’uomo che mi cerca da terra per fare da esca e rivelarmi ai cecchini.  << Troveranno la mappa con l’indicazione delle nostre trappole. Peccato per loro che sia sbagliata. Mi auguro che saranno in parecchi a saltare in aria >>.
È stata Asuka a suggerirmi di adottare una soluzione così utile e semplice quando ormai ci era chiaro che le mie “esplorazioni” sarebbero diventate più pericolose e cruente. In questo modo, disse, nel caso mi avessero fatto fuori, loro lo avrebbero scoperto per tempo e sarebbero riusciti a difendersi.  << E così… mia figlia saprà che sono morto. Appena finisco, mi assicurerò di ripulire la zona come si deve. Non piangere, Yuki, papà tornerà presto. Non posso morire finché non sarai al sicuro >>.
Il sole sta tramontando in questo deserto disabitato fatto di terriccio, sterpaglia, macerie e scheletri arrugginiti di palazzi con più tetano che acciaio.
<< Tra poco tocca a me >> sibilo stringendo i denti. Sono fermo da un tempo ormai incalcolabile, sudo come un maiale ed inizio ad averne abbastanza. Il buio è il mio alleato. Non guardo più le stelle poiché non trovo alcuna pace nella loro apparente immobilità; maledico, invece, la luna perché rischiara la notte e produce quei dannati buchi neri.
<< No, Shinji, non pensare ai buchi neri, non pensare ai buchi neri, non adesso! Non è razionale. Devi restare concentrato! Respira, Ragazzo respira! Se respiri correttamente non verrai inghiottito, se resti concentrato i buchi neri svaniranno. Tu sei un predatore notturno, tu sei tutt’uno con il buio. Per questo hanno paura di te >>.
Sento singhiozzare poco lontano dal mio rifugio. Non mi ero accorto che ci fosse un bambino. Arrischio un’altra occhiata fuori dal tumulo dentro cui riposo e vedo…
<< Merda! >> impreco. << Che ci fai qui, ragazzo? Smettila di piangere, hai scelto il momento peggiore per farti vedere. Vattene e non rompermi le palle! >>
Il fantasma del pilota è seduto a terra appoggiato ad una parete con le ginocchia piegate all’altezza del petto. Ha smesso di frignare dopo la mia strigliata interiore ma continua a strofinare le braccia sugli occhi per asciugarsi le lacrime e, incurante dell’ordine, si ostina  a restare fermo. << Vattene! >> quasi urlo dimenticandomi che non devo farmi scoprire. << Muoviti! E’ pericoloso >>.
<< Brutto segno, Shinji! >> quasi sul punto di baciare la terra, ansimo e sbavo con l’occhio chiuso per non guardare, per recuperare la concentrazione, nella speranza che quel piccolo bastardo svanisca e mi lasci in pace. << Brutto segno, il mio sistema nervoso sta cedendo. Sopravvivi, Shinji! Niente panico, niente panico >>.
Sento le gambe diventare pesanti e non dipende dalla forzata immobilità, ne sono consapevole. << È un bene che non abbia il mio giaccone, altrimenti inizierei a gridare. Sta’ calmo, cacciatore! Adesso passa, adesso passa >>.
Timidamente mi affaccio per accertarmi che lo spettro se ne sia andato. No è ancora lì, ha ricominciato a piangere e… ecco il secondo indizio che sto per perdermi. Al suo fianco vedo un’Asuka ancora adolescente. E’ sdraiata con la schiena incollata al suolo come al nostro ritorno alla vita; se ne sta ferma, catatonica e il suo sguardo è perso nel vuoto dello spazio e nell’abisso dell’anima. Mi graffio le dita per frenare l’impulso di saltar fuori dal nascondiglio, prenderla con la forza e nasconderla.  << Sono solo fantasmi, Shinji! >> provo a convincermi pregando che la paura non esploda in terrore.
Soryu di scatto si risveglia e muovendo soltanto il suo occhio destro mi guarda con aria severa e disgustata.
<< Adesso BASTA!!! >> grido nel mio cuore prima che per l’ennesima volta lei pronunci quel che schifo che scatena il lato più buio del cacciatore. << Che cazzo hai da guardare, mocciosa?! Se vuoi che il tuo Shinji ti salvi, se ti aspetti che faccia qualcosa di buono, allora vattene! E’ inutile che ti arrabbi. Qui siamo nel mio territorio, nel territorio del cacciatore. Io sono la mia morale, io decido chi o cosa è importante. Io DECIDO, hai capito? Non tu. Qui il passato non esiste e non c’è futuro, ci siamo solo io e la mia missione. Perciò levatevi dal cazzo, inutili palle al piede! >>
<< Non va bene, non va bene >> questa volta la mia faccia preme così forte contro la superficie polverosa che fatico a incamerare quella scarsa e viziata aria che riesce a stagnare nel mio tumulo. << Non è il momento, cacciatore. Sei nella casa del tuo nemico e i nemici ti conoscono con un altro nome. Ti prego, resisti! Ricorda il giuramento, ti darà coraggio >>.
Il giuramento, però, a furia di essere recitato, sta rapidamente esaurendo la sua energia e non mi è più di grande aiuto. Per mia fortuna qualcos’altro interviene ad annullare il panico puntellando l’ormai fragile sostegno della regola che ho inventato quasi dieci anni fa. Una pistola scarrella a pochi metri di distanza e mi scopro nuovamente allineato, pronto a scattare. Il coltello dalla lama seghettata è già nella mia mano, mentre con l’altra ho preso una delle sorelle, come il mio fratello bravo con le armi da fuoco chiama le due pistole attaccate alla schiena, quelle che alla mia morte ho dovuto giurare diventeranno sue.
Non parte nessun colpo e il rumore di passi viene elaborato dal cervello come un’immagine dai colori che sbiadiscono man mano che si allontanano. << Basta giocare, Shinji! Non ti eri accorto che stava arrivando. Controlla il perimetro e analizza la situazione! Devi scoprire se c’è uno schema >>.
 
È ormai buio e, in effetti, l’esca ambulante segue un percorso preciso, quello del confine immaginario che i miei nemici hanno tracciato come i bordi di una grande rete a strascico appena gettata in mare, non essendo riusciti a scoprire il punto preciso in cui mi nascondo; quando completa il giro con la pila manda segnali ad intermittenza che si ripetono uguali ogni volta permettendomi di memorizzarli. Individuo l’ubicazione delle possibili stazioni riceventi. << Meno male che non hanno scelto postazioni troppo elevate. Posso farcela >>.
A dire il vero, le informazioni sono poche ma non credo che attendere oltre mi consentirà di colmare le lacune. Dovrò basarmi su ciò che credo di aver compreso. In caso di imprevisti, mi adatterò come faccio sempre. << Speriamo non abbiano visori notturni. Ok, cacciatore, fa’ onore al tuo nome! >> mi esorto prima di strisciare fuori dalla tomba per prepararmi a mordere l’esca.
Libero l’occhio sinistro dalla benda, non perché mi faccia guadagnare punti vita. Fa parte del mio rituale di trasformazione, è come puntare la canna di una pistola dopo aver deciso di fare fuoco, come impersonare Clark Kent quando si toglie gli occhiali per diventare Superman.
<< Tentiamo! >>
 
L’esca probabilmente è morta prima di rendersi conto che la vita gli stava sfuggendo e che a tagliare il filo della sua esistenza era stato proprio l’animale che cercava di stanare. La mia memoria è ottima e mi ha permesso di usare correttamente il codice luminoso con cui i predatori comunicavano tra loro. Ce n’erano più di quanti avessi previsto ma… mi sono adattato e ho messo a frutto le abilità sviluppate in anni di vita fuori dai confini, nelle terre in cui si dice vivano esclusivamente i leoni.
<< Accidenti, Toji e Kensuke hanno ragione: sono diventato davvero feroce >> grugnisco spossato mentre prendo a calci il sacco vuoto che conteneva l’anima dell’ultimo dei miei nemici, tanto per essere sicuro che non finga di essere morto. << Stavolta, però, non coprirò le tracce. Magari capiranno che li conviene starci lontano … Dio che fame! Vediamo se questi bastardi mangiano carne vera e non cibo per cani[1]. Cazzo, non sono un cacciatore qualunque, non devo essere sempre io quello che si sacrifica per gli altri. Ogni tanto posso anche prendermi cura di me. Voglio gustare un pasto decente per una volta >>.
È l’alba e respiro ancora. Mi sembra strano che qualcos’altro possa interessarmi.
<< Chissà se quella stronza farà storie per una notte di sesso arrabbiato!? >> parlo liberamente ancora a corto di fiato e intanto con l’occhio buono osservo i dintorni per scansionare la zona. << Dio, che fame! >>
Un brivido mi attraversa il petto come una lama di ghiaccio e punta dritto al cuore. Conosco questa sensazione. << Ci mancava il demone >> sbuffo più scocciato che preoccupato. << Cerca di non rompere troppo, maledetto, o i due mocciosi continueranno a darmi fastidio. Certo che alla Nerv avrebbero potuto buttare due yen in croce per pagare uno psicologo. Sì, giuro che se rinasco farò lo psicologo >>.
 
Se qualcuno ha deciso di tentare un’incursione per bruciare la mia casa usando le mappe che mi hanno fregato, adesso sarà morto. Chissà se stanno piangendo la mia prematura dipartita, che poi, considerate l’età e le circostanze su cui scivolano i miei giorni, non sarebbe tanto prematura.
Eppure sono ancora vivo e sto tornando a casa.
Sono ancora vivo e posso fare qualcosa di buono.
Sono ancora vivo e devo sbrigarmi, così mia figlia rivedrà suo padre.
Marcio a tappe forzate rinunciando, finché il fisico me lo permette, alle poche ore di sonno al giorno che riesco a raggranellare a mo’ di preziosi spiccioli. Troppi fantasmi popolano i miei sogni, troppe immagini spiacevoli disturbano i pochi momenti di quiete; anzi solo quando i nervi si distendono e il cuore riposa, tutto il marcio che ho sperimentato – e quando dico tutto intendo letteralmente tutto – risale come magma incandescente dal centro della mia terra fino alla superficie della coscienza. Se la carica parte quando l’unico occhio funzionante è chiuso, per il sonno o perché la mia vita non è a rischio, vuol dire che non andrà tanto male. Ho imparato alcune utili tecniche di meditazione per gestire quei momenti in attesa che il materiale in sospensione torni a depositarsi nei fondali melmosi della mente.
Alle volte, però, l’eruzione è di quelle esplosive, le avvisaglie sono chiare ma troppo ravvicinate e allora devo trovare un riparo o nascondermi, affinché nessuno possa vedermi crollare (non sopporterei la delusione se mi rendessi conto che a nessuno importa), avendo cura di indossare il mio giaccone di un grigio chiaro che fa a pugni con il nero del resto della divisa. Che sia appena lavato o sporco di sangue mi risulta indifferente. L’importante è che io possa premere la bocca sulla manica e gridare contro quel tessuto indefinibile, forse sintetico, che coprendomi una parte del viso mi fa sognare di ricevere una carezza. In genere basta a rimettere in moto almeno le gambe.
Meno male che il giaccone l’ho recuperato. << Come farei senza di te? >> pronuncio passando delicatamente una mano sulla manica materna, quella destra.
Tuttavia, a parte l’imprevisto cedimento durante la snervante attesa che ha scandito le prime fasi della mia partita con la morte, non mi capita mai di stare male quando sono nel pieno di una caccia. Col tempo ho iniziato a sentirmi a mio agio nel Caos che regna qui fuori poiché ogni giudizio morale, ogni considerazione, ogni emozione, persino quelle aspettative sul futuro proprie di chi, come a casa, vive un tempo che si stende in avanti e indietro e permette ai progetti di prendere forma e all’ansia di affacciarsi alla porta e gridare “ci sono anch’io”; tutto questo resta sospeso, inerte e si presenta sotto forma di istantanea, di quelle antiche, in bianco e nero. Qui è ogni momento ed è scandito da un singolo passo e forse neanche da quello; qui non c’è tempo per pensare, per sognare, non c’è tempo per fare progetti e, dio, non c’è tempo perché le azioni decadano in rimorsi e le omissioni in rimpianti. Qui tutto sembra una foto, eppure forse perciò vi è in esso una purezza terrificante che rende santo ogni momento.
Qui nessun giudice può dire a Ikari Shinji quali sono le regole da rispettare, nessuno può dirgli cosa è giusto e cosa sbagliato, nessuno può osare dirgli di stare al proprio posto, di salire sullo 01, nessuno ha il diritto di condannarlo. Perché non può esistere nessuna valutazione, nessun ragionamento se non pertiene all’azione immediata.
L’azione, si proprio quella ha bisogno di tempo e di spazio, l’azione è l’unica forza che srotola il tempo ed espande lo spazio anche al di fuori della mia casa ma solo per virtù della sua natura e in ragione della sua esistenza. Quando è conclusa è già morta e dimenticata e ogni cosa torna a contrarsi in punti ed istanti.
Qui fuori non ho bisogno di cercare un senso alla vita, alla mia vita, perché non c’è un senso, non c’è una ragione, il futuro è un aborto che non è stato ancora concepito, il passato è il regno dei morti e degli spiriti vendicativi.
Si va avanti, vado avanti con il nome di poche persone ad indicare la direzione e un luogo non poi così familiare che rende meno incerti i miei passi e introduce nel Caos quel minimo di Ordine che mi impedisce di perdermi del tutto: un posto in cui tornare, un posto da cui partire, mai un posto in cui restare. Se mi fermo è la fine.
Qui sono un cacciatore e non devo vergognarmene, non c’è spazio né tempo per alimentare questo lupo nel mio cuore; posso fingere di non essere Ikari Shinji, posso fingere che essere un cacciatore sia la mia vera identità, posso fingere che il buio sia sempre buono e che il nome con cui i miei nemici mi conoscono, poiché associato al buio, sia anch’esso buono. Il nome di un guardiano.
<< Il cacciatore ha sviluppato la disciplina, la forza di volontà e la rabbia necessarie per farne una giusta >> mi ripeto spesso anche se non ci credo perché a dirla tutta qui fuori non serve neanche un nome, né l’insieme delle esperienze, delle relazioni, delle scelte, delle circostanze, delle contraddizioni che custodisce e, delimitandole, mischia fino a dare forma fissa ad una sostanza volatile.
<< È meglio che non ci sia nessuno con me. Io non sono per il lavoro di squadra. Gli altri potrebbero non capire i miei ordini, potrebbero agire di testa loro, potrebbero farsi male, potrei arrabbiarmi e spaccarli la testa. Se resto da solo posso cavarmela meglio e non dovrò correre in aiuto di nessuno. Se tengo lontane le minacce nessuno finirà all’ospedale e male che vada morirò soltanto io >>.
Percorro un sentiero conosciuto, mi sto avvicinando a casa. Sento l’odore del mare. Potrei darmi un po’ di tregua e riposare presso uno degli accampamenti che si sono formati nella zona d’influenza del mio villaggio. La nostra ricchezza fa gola ai cattivi ma noi siamo generosi e aiutiamo chi non vuole mangiarci. La nostra organizzazione è come un faro di una società basata su tentativi di leggi che un giorno forse riuscirà a sbocciare come i fiori di pesco che hanno ispirato tante poesie. Il mio nome incute timore ma, a quanto pare, infonde sicurezza, la sicurezza che nessuno verrà a rompere le palle in casa mia.
<< No, non posso fermarmi. Non fa niente se arriverò stanco, dormirà anche il mio demone >> parlo a me stesso ad alta voce dal momento che non c’è nessuno e posso permettermelo, e poi in questo modo non dimenticherò il suono della mia voce.
Per far prima ho tagliato in direzione della spiaggia. Al largo il mare è ancora rosso ma abbiamo riconquistato miglia di blu e da qualche anno siamo riusciti a riportare la vita e con essa il cibo in quelle acque che sembravano destinate a rimanere putride per l’eternità. Fortunatamente la Nerv era all’avanguardia anche in fatto di opere di bonifica ambientale e, ancor più fortunatamente, Asuka ha scelto di fare da madre alla nostra bambina ed è rimasta al villaggio impiegando genio e lavoro per usare al meglio la tecnologia che non era andata distrutta.
Nella nostra zona i cacciatori stanno diventando obsoleti, forse perché stiamo crescendo e giocare agli eroi ci sta un po’stretto. Per me non è così, invece; perpetuo l’esistenza della razza perché un cacciatore non è un eroe, non salva i mondi. E’ la mia unica speranza di redenzione dalle colpe del pilota che il mondo lo ha distrutto… o così pensavo. Da un po’ mi capita di non credere più in niente.
 
Le gambe mi fanno male ma devo allungare il passo. Non posso fermarmi proprio là dove tutto è ricominciato. Devo tornare a casa perché c’è mia figlia, perché… perché… perché, perché devo tornare?
Non avrei potuto scegliere né spazio né tempo peggiori – e dire che qui fuori esistono solo se mi muovo. Il respiro si scompone e va a vuoto, tutt’intorno le dune di sabbia prendono rapidamente a cambiar forma. È giorno ma davanti al mio occhio appare una radura tappezzata di buchi neri come se qualcosa volesse indicarmi con un pennarello le zolle minate.
<< Ma sto camminando? >> riesco a domandarmi mentre avvicino il braccio alla bocca in quanto mi è chiaro che tra qualche secondo ricomincerò a cadere. << Non qui, non qui >> ansimo trascinando una gamba di colpo rigida come il legno e pesante come un’ancora che ha toccato il fondale. << Non guardare, non guardare! Adesso passa >> muovo le labbra ma sento soltanto i miei pensieri. << Grida un paio di volte e vedrai che tornerà la calma! >>
E invece non passa niente, non funziona farmi scoppiare la gola o sognare di aver già urlato, neanche premere naso e bocca per ridurre l’apporto di ossigeno mi aiuta ad uscire dall’inferno in cui già mi trovo. Il cielo si oscura, nascono stelle che brillano per pochi secondi e poi cadono come una pioggia di bombarde; il mare si increspa e sembra bollire e io posso soltanto restare a guardare, alle prese con una gamba completamente addormentata e l’altra pronta a seguirla, rantolando come un’anima che si prepara a dissolversi.
Un pianto, il pianto del pilota, il mio pianto. << Io non piango, ragazzo, hai capito? >> urlo (almeno credo) allo stupido moccioso che in piedi, proprio in quel punto, rivolto verso di me continua ad imbrattarsi le braccia e le mani di sangue e lacrime. Accanto a lui, distesa a pancia in su con gli stivaletti sul bagnasciuga c’è Asuka che indossa il suo inconfondibile plugsuit rosso. Nonostante la distanza, complice la memoria, mi sembra di intravedere le bende che le coprono tutto il braccio destro e il cerotto post operatorio sull’occhio sinistro.
<< Voi dovreste avvisarmi >> inveisco contro gli spiriti. << Se non siete buoni neanche ad avvertirmi che sto per impazzire, allora non mi servite. Tanto non posso tornare indietro e non ho bisogno di voi per ricordare quel giorno. Ricordo anche troppo e non esiste follia che mi aiuterà a dimenticare. Con un po’ di culo ci riuscirà la morte.
<< E tu, tu piccolo bastardo, smettila di piangere! Mi stai facendo incazzare. E’ perché piangi sempre se siamo ridotti così. È tutta colpa tua. Io devo rimediare ai tuoi casini >>.
Il giovane Shinji stavolta non smette di piangere; anzi singhiozza ancora più forte e reagisce alle mie parole sedendosi sulla sabbia in quella posizione quasi fetale che … << Che fai adesso, ti chiudi? È per colpa tua se non riesco più a sedermi come un qualunque essere umano. Perché temo che tu possa approfittare della mia distrazione e costringermi a rimanere seduto per il resto della vita. Io rimango in piedi, SEMPRE, hai capito? Io mi muovo, io cammino, io non aspetto che arrivi la fine, io creo il mio destino, io trovo sempre un modo, io mi assumo le mie responsabilità, io decido, lo vuoi capire o no? Se devi lagnarti come un marmocchio va’ da un’altra parte, tanto non provo compassione per te!
<< E tu, ragazzina, sei solo lo spettro di anni di merda a cui ne sono seguiti altri, altrettanto di merda. Non provo compassione neanche per te. È per colpa tua se non riesco a rilassarmi neanche quando mi stendo, perché temo che non riuscirò a rimettermi in piedi. È la tua paura più grande, vero? Ma chissà per qual motivo la proietti sempre su di me, proietti tutto su di me e non perdoni neanche il bisogno che ha il mio corpo di riposare. Cosa vuoi, che Shinji ti salvi? Guarda quel ragazzo, guardalo per una volta! E dimmi se può fare qualcosa di buono. E’ un miracolo che abbia scelto di riportarvi in vita. Lui almeno la lezione l’aveva capita nonostante fosse un buono a nulla, spazzatura che meritava solo di essere buttata. Peccato che sia ancora così stronzo da non mettere in pratica ciò che ha imparato. Ma a te cosa importa? Volevi vivere? Sei stata accontentata. Salvati da sola!Per questo guardatemi, mia madre è con me, mai che possa fare affidamento su uno come Shinji.
<< Eri un lurido buco nero esattamente come quel poppante vicino a te; non avresti saputo prenderti cura di un tamagotchi e hai chiesto proprio a Shinji, di compiere il miracolo, senza chiederti se anche lui fosse solo, come te, se anche lui avesse bisogno di cure. Anche io volevo essere guardato, sapere che la mia esistenza non era uno sbaglio. Pensavi a te ed hai giudicato me e non dire che sei arrabbiata per quello che ho combinato. Lo so, ti ho negato il diritto di vivere una vita diversa. L’unico stronzo, quindi, sarei io… a prescindere? Si, sono impazzito e mi sono fatto una sega mentre eri in coma e questo mi ha fatto impazzire ancora di più. Magari la colpa è delle tue tette. Indovina un po’, però, con chi hai fatto una figlia? Con l’uomo nero? … Forse >> ammetto fantasticando di allargare le braccia in preda ad un incontenibile fervore come se la conversazione fosse reale.
<< Sei un genio ma hai sempre avuto la profondità di pensiero di una sogliola. Non farmi parlare poi delle tue capacità di autocritica perché non esistono. Però la colpa era sempre e solo di Shinji anche in mancanza di prove. Troppo bravo, troppo inetto, troppo buono, troppo cattivo, troppo pervertito, troppo tonto. Mi odiavi quando facevo qualcosa di buono e mi odiavi quando non facevo niente di buono. Che cosa diavolo è il buono, che cosa diavolo è giusto?
<< Beh, la vuoi sapere una cosa? Mi sei sempre stata sulle palle. Per me eri soltanto sesso… e basta! Non volevo conoscerti, mi facevi solo arrapare. La mia era una schifosissima cotta alimentata dagli ormoni. In un mondo normale adesso faticherei a ricordarmi persino il tuo nome e il tuo volto. Ricorderei al massimo il tuo seno e il carattere di merda dopo aver scopato un’altra donna.
<< Tanto lo so che non me l’avresti data ma, se potessi tornare indietro, non solo risponderei a quel bacio ma giuro che ti toccherei pure il culo, a costo di farmi spaccare la faccia. E, invece, non so per quale motivo la mia mente malata ha scelto te, fanculo proprio te, come simbolo della redenzione, come volto e nome del mondo che devo salvare per pareggiare i conti. Io non sono un cavaliere, io sono un cacciatore, io non salvo le fanciulle indifese e, quando lo faccio, non hanno il coraggio neanche di dirmi uno stramaledettissimo grazie. Non è colpa mia… >> abbaio e mugolo davanti ad un fantasma. Se non fossi paralizzato mi toccherei l’occhio per sincerarmi che non butti lacrime. << Non è colpa mia se non potevo prendermi cura di te. Non è colpa mia se non ero in grado di difendere il mondo. Ci ho provato e ho fallito. Ma tu chi sei per giudicare? Non pilotavi per altruismo. E adesso abbiamo una figlia e non ci piace neanche stare insieme, te ne rendi conto?
<< Sono io che non posso fare affidamento su di te, non il contrario. Sono io che dico che schifooo!!! … Vuoi che ti porti via da questa spiaggia? Allora degnati almeno di dirmi come diavolo posso fare e… forse lo farò perché sono io che decido, Soryu, io decido come vivere, io decido quali sono le missioni che contano, io decido, non mio padre, non mia madre, non la signorina Misato e di sicuro non tu o quel piagnone al tuo fianco.
<< E tu, stronzetto, rimettiti in piedi >> sogno di scaraventarmi contro il pilota, di prenderlo per la camicia e sollevarlo da terra << e smettila di frignare o ti prometto che, appena riesco a muovermi, ti taglio la gola! A che serve piangere? Di che ti lamenti? Tu resti nascosto negli antri più disgustosi della mia mente, disturbi il mio sonno mentre io devo tenere gli occhi aperti e ingoio merda ogni giorno. Cosa vuoi, una mano sul cuore[2], vuoi che con voce carezzevole ti dica: non avere paura, Shinji, andrà tutto bene? Beh, mi spiace dovertelo dire ma questo è un lusso che non ci è concesso. Nessuno poggerà una mano sul nostro cuore, nessuno ci proteggerà dai pericoli della vita. Avresti potuto scegliere diversamente quel giorno. Lo so… lo so che eri solo e spaventato, lo so che non ce la facevi più ma sarebbe bastato desiderare morte solo a me stesso. Così adesso tutti sarebbero felici e io non dovrei uccidere. Ogni volta che ammazzi qualcuno se ne va un pezzo della tua anima, lo sapevi? E io la mia l’ho persa da tempo, non ce n’è più.
<< Ti lamenti della vita che hai avuto? Avevi una possibilità di raddrizzarla e l’hai sprecata. Giustificarsi non serve perché non ci sono seconde occasioni. Questa è la tua eredità, questo inferno è l’eredità che ci hai lasciato e a me tocca pagare. Tu avevi qualcuno che ti amava, la signorina Misato aveva i suoi difetti ma chi non li ha? E si è fatta uccidere per uno come te… e poi è nato uno come me. E tu l’hai rifiutata.
<< Credi che a me sia andata meglio? Guardami! Sono da solo e parlo ad alta voce da solo, come sempre, così nessuno morirà, così, se sbaglio, pagherò solo io questa volta, perché io non fuggo dalle mie responsabilità. Toji e Kensuke, quei due figli di puttana, non ci hanno neanche provato a darmi una mano, non ho dovuto pregarli di restare a difendere la nostra casa. E io li capisco perché loro possono ancora tornare a casa, loro possono ancora diventare persone diverse, anche loro hanno paura e si sentono persi e io… io non posso far finta che non soffrano a causa mia.
<< Tu ce l’avevi un posto in cui tornare, era strano ma dopo un po’ non è stato tanto difficile pensare: sono a casa. Credi che io ce l’abbia una casa? Credi che non mi accorga che le persone con cui ho condiviso questi anni hanno paura di me? Loro festeggiano, conoscono la bellezza dello stare insieme… quando non ci sono io, perché quando arrivo le risate si spengono e la gioia si tramuta in tensione. Non hanno neanche il coraggio di dirmi che non mi vogliono con loro, che mi preferiscono qui fuori a fare la guardia ai confini.
<< Io sono come un  dio, lo chiami quando ne hai bisogno ma tenerlo in casa, non sia mai… è troppo ingombrante. Tu avevi la possibilità di scegliere e forse adesso saresti un’altra persona con un lavoro normale, una famiglia normale e io invece devo recitare il ruolo del cattivo soltanto perché ho ucciso per primo… e non l’ho fatto neanche apposta. Avevo pauraaaa … >> scoppio con tale violenza che mi chiedo chi di noi due ora sia più disperato << e me la stavo facendo sotto.
<< Anch’io voglio un lavoro normale e una famiglia normale, che mi frega se sono famoso, che mi frega se sono bravo in quello che faccio, che mi frega se sono utile. A chi diavolo posso dire che sono terrorizzato ogni volta che esco? Non frega niente a nessuno esattamente come quando pilotavo. Servivo perché mia madre era rinchiusa nello 01, ora servo perché ho un mostro dentro… grazie a te. Il mostro però è utile non come te. Qui la pace ha un prezzo, la prosperità di un gruppo ha un prezzo e il conto è nella mia mano. Ma io non mi lamento, io non piango, io resisto, io reagisco, io vinco, VINCOOO, hai capito?
<< Io almeno accetto di essere un mostro, uno dei tanti, e non faccio tutte queste storie, lo so che per me non ci sarà riscatto ma devo crederci >> di colpo persino l’immagine che formulo di me stesso, dal momento che fatico a percepire il mio corpo, perde energia e si affloscia << o non troverò la forza di restare vivo. Io sono coraggioso, non come te, e andrò avanti finché… finché sarò vivo perché… perché così ho deciso. Io decido, io non obbedisco a nessuno. >> lancio a casaccio il muro di parole che mi protegge. << E sopporterò le conseguenze e non fuggirò e mi assumerò le mie responsabilità e proteggerò la mia casa e… e… e… e un giorno scoprirò che davvero non ho più una casa, che non c’è più posto per uno come me… e cadrò in un buco nero… e diventerò solo un brutto ricordo… e POI PIU’ NIENTE perché… perché verrò buttato anche come fantasma. La vita va avanti e mi rode il culo che gli altri saranno felici senza di me mentre io non conoscerò né pace, né felicità.
<< Ma io non piango e continuerò a portare a termine ogni missione e un giorno… un giorno mi ammazzeranno perché è così che finirà la nostra storia. E io mi farò ammazzare… e mia figlia amerà un altro padre. Per colpa tua la mia vita finirà presto e male e non saprò cosa vuol dire essere amati e soprattutto non saprò cosa vuol dire essere innamorati >>.
<< Dio >> rivolgendomi ad entrambi, << diooooo quanto vi odio! Dio… quanto mi odio! >>[3]
 
<< Maledetti ragazzi! >> sbotto ormai in vista delle mura che circondano il villaggio. << Però è servito cazziarli. La prossima volta ci andrò più pesante. Forse se ne andranno per sempre >>.  
Finalmente i miei arti hanno ripreso a funzionare, la testa invece se la sta prendendo comoda. Urlo contro la manica del giaccone un paio di volte, non per necessità ma per scrupolo. Non mi era mai successo di dover affrontare una crisi tanto forte. << Ci vorrà un po’ prima che ritorni in asse. Meglio non pensarci. Dai, sono quasi arrivato. Chissà che faccia faranno davanti ad un morto tornato in vita!?  >>
Manca poco meno di un miglio al traguardo, mi fermo sulla linea ideale che per me, e da qualche anno anche per gli altri, delimita il mio personalissimo confine tra il dentro e il fuori. Lo faccio ad ogni ritorno per consentire alle vedette di identificarmi e per dare istruzioni. Apro e chiudo la mano destra come sono solito fare in parecchie occasioni, soprattutto quando devo prendere una decisione importante o non ho tempo per pensare e sono costretto ad agire d’istinto. Lasciando steso un dito comunico che non ci sono problemi e che possono farmi entrare; due dita significano: non aprite perché forse mi stanno seguendo; tre dicono: ho avuto brutte giornate, c’è un tiranno cattivo che scalpita dentro di me e sarò costretto a passare la notte fuori.
Ho aperto la mano quattro volte e quattro volte l’ho richiusa e non ho comunicato niente. Guardo imbambolato il luogo che chiamo casa, abitato dalle persone che compongono la mia famiglia e… << per quale motivo >> dalla mia anima parte lo stesso pensiero che poco fa mi era quasi costato il senno << devo tornare? >>.
Perché chiamarla casa? Io non ho niente a che spartire con questo posto, io non ho niente a che spartire con nessun posto. Perché questo luogo dovrebbe essere diverso da altri villaggi o accampamenti che mi offrono ospitalità per la notte e del cibo? Io sto bene qui, fuori dalle mura, dove tutto è puro perché non conosce alcun un senso.
Una brezza piacevole soffia alle mie spalle e spezza un’afa opprimente. Mi volto nella direzione del vento e ho come l’impressione che mi stia chiamando. Il Caos mi sta chiamando, mi riconosce come suo figlio e mi offre in dono il suo qui ed ora, i suoi punti e i suoi istanti. Lì non c’è … << niente >> pronuncio a metà tra l’emozionato e l’inorridito. Riprendo a guardare il villaggio. << Io non voglio tornare a casa. Ci sono i miei cari, lì sarò Shinji e troverò relazioni che cambiano e io… >>
Il fango che avevo gettato addosso ai miei fantasmi serviva a proteggermi da una scomoda verità: << io ho paura delle persone. Io… io esco perché ho paura di loro. Per me è una fatica stare insieme agli altri, io non so gestire le relazioni, sono troppo fluide, sono entropiche. Non è la mia famiglia a volermi fuori, sono io. Sono io che sto perdendo il mio posto. E, se perdo il mio posto come faccio a recuperarlo, come faccio a trovarne un altro? È troppo difficile. Io so essere soltanto un cacciatore, io sono a casa solo qui fuori. La mia maschera si è impossessata di me. Aiutatemi!!! >> supplico a voce così bassa che non sono sicuro di aver emesso un suono.
<< Chi sei? >>
Prima della domanda ho sentito armare il cane di una pistola. Mi hanno visto e, avendo pensato che fossi morto, non erano certi della mia identità.
Mi concentro sulla sentinella che sembra essersi materializzata dal nulla. Fa parte della mia casa, quella che difendo ed è… un predatore. I predatori come me fanno parte della mia casa, sono nella mia casa. Come è potuto accadere, come ho fatto a non accorgermene? Quest’uomo lo conosco, eppure mi sembra uno straniero e << sono io. Abbassa la pistola! >>
<< Chi sei? >> ripete con maggiore fermezza.
<< Abbassa quella cazzo di pistola >> ringhio annullando ogni sentimento e rivestendo i panni del cacciatore. No, il cane che ho davanti non è un predatore. Al posto suo non avrei ripetuto la domanda. << Se non lo fai ti porterò con me a caccia >> e ti farò sparire. << Hai capito adesso chi sono? >>
<< Credevamo fossi morto >> risponde più conciliante ma senza rinunciare a tenermi sotto tiro, come se anche lui riconoscesse in me un intruso, qualcuno venuto a mangiare i suoi cuccioli.
<< Mi stai stancando >> ribatto avvicinando lentamente la mano al fucile.
<< Su abbassa la pistola, non vedi che è Shinji? >>
È la voce di Kensuke. Ero così concentrato sul pallido riflesso di me stesso che non mi sono accorto del suo arrivo. Il tono è gentile ma per sicurezza punta il fucile sulla nostra vedetta. << Ci hai fatto preoccupare, Ragazzo >> mi dice a dieci metri da me mostrandomi un sorriso amichevole.
<< Perché >> mi chiedo fissando l’attenzione su un dettaglio inutile, << perché si sta facendo crescere la barba? >>
<< Tutto bene, Shinji? >> riprende a parlare. << Perché resti fermo? >>
Migliaia di suoni, latori di altrettante risposte che si accavallano e si contraddicono, prendono d’assalto la gola ma non trovano l’uscita. Non riesco a muovermi, non riesco a prendere una decisione. Se faccio un passo, perderò l’abbraccio confortante del Caos e dovrò accettare la mano tesa dell’Ordine con il suo tempo e il suo spazio che si srotolano e danno forma alla sostanza e concepiscono le emozioni, le speranze. Se faccio un passo non potrò sfuggire ai sentimenti, non potrò sfuggire al senso di colpa, non potrò sfuggire alla paura della delusione, del rifiuto, dell’abbandono. Non potrò sfuggire a ciò che sono e il mio nome, tutti i miei nomi torneranno ad essere una condanna. Se faccio un passo in avanti la vita si riempirà di significati, di un pluralità di sensi tutti arbitrari e incomprensibili. Io non posso far parte di questo luogo. Chi mi accoglie ha potere su di me perché ho bisogno di essere accolto e io non accetto di essere debole. Io ho il controllo. Io decido.
<< Allora che hai deciso? >>
Anche Asuka è uscita per venirmi incontro. Ha superato Kensuke di volata e mi raggiunge fermandosi a pochi centimetri da me. A dividerci è solo un passo, quello che permette di oltrepassare il confine tra il dentro e il fuori, tra Ordine e Caos, tra la vita in espansione e la vita in contrazione. Indossa una lunga mantella nera – la sua versione del giaccone del cacciatore – con un cappuccio del medesimo colore che le copre i capelli e la fronte ma non l’azzurro dei suoi occhi che, gelidi, mi pugnalano.
Mi appare arrabbiata sebbene il broncio costruito soprattutto per me serva quasi sempre a celare la ricchezza della sua natura e l’imprevedibilità di un cuore troppo caldo perché possa risultare sopportabile… anche per lei.
<< Ehi, Stupishinji, sto parlando con te >> torna alla carica non avendo ricevuto risposta.
<< Non chiamarmi così! >> reagisco senza pensare. Risponderle a tono sempre e comunque, tranne quando si tratta dell’educazione di nostra figlia, è diventato il mio imperativo. Mi aiuta ad assumere un punto di vista diverso visto che nessuno possiede la verità; di certo mi rifiuto che sia lei a sventolarla come uno stendardo. In più mi consente di tenerla a distanza. Con Asuka la gestione della distanza è sempre importante.
<< Cos’è, non vuoi tornare? >> replica piccata la mia rossa che, da quando la conosco, non ha mai abbassato la guardia con me.
<< Non lo so >> sospiro mentre, dimenticando che sto parlando proprio con lei e che più in là c’è Kensuke, controllo rapidamente le vicinanze assecondando l’istinto che mi ha fatto sopravvivere in territori sconosciuti.
<< Che vuol dire? >>
Torno a guardare Soryu e mi sorprende la sensazione che il disappunto abbia ceduto ad una genuina preoccupazione. Mi indaga con insolito scrupolo come se cercasse di riconoscermi o di scorgere sulla mia faccia le ragioni del male che porto dentro.
Mi volto di nuovo alla ricerca del Caos nella speranza che mi assista ora che non riesco a decidere. << Non lo so, Asuka >> ripeto incolore.
<< Ma sei stupido!? >> urla prima di afferrarmi una mano costringendomi a compiere quel passo.
<< Accidenti! Sono dentro >> penso ad alta voce guardando il mio piede oltre la linea mentre la stretta di Soryu si fa più forte.
<< Tua figlia ti sta aspettando, non puoi andartene di nuovo. Lascia almeno che ti veda >>. Asuka mi tira, quasi mi trascina. << Teme… eravamo convinti che ti avessero ucciso e non sapevamo neanche dove cercarti. Tu… tu sei stanco >> ansima, << sei solo stanco. Se poi… se poi hai deciso di non tornare, almeno dillo! Ce ne faremo una ragione >>.
E’ proprio questo che temo e non potevi che essere tu a dirlo. << Non ho ancora deciso >>.
Asuka si ferma di colpo e sono costretto a saltellare sul posto per non rovinarle addosso. << Che hai, Shinji? >> mi chiede riprendendo a fissarmi ma questa volta riconosco chiaramente sul viso e nella voce i segnali di un'inquietudine che ho potuto leggere poche volte. << Cos’è successo? Hai capito dove ti trovi? Lo sai che qui sei al sicuro, vero? >>
Il muro che alzo quando sto con lei si buca e cedo alla tentazione di soffermarmi su quelle iridi di un azzurro cristallino che riesco a guardare senza arrossire soltanto quando litighiamo. << Davvero, Asuka? >>
Soryu sgrana gli occhi, anche il sinistro appena un po’ coperto da una palpebra che non tornerà mai più ad alzarsi del tutto. Stupita, come se l’avessi colpita a bruciapelo, davanti ad un occhio e una benda scopre che anche la sua difesa è stata violata ma l’istinto si risveglia e l’aiuta a correre ai ripari. << Andiamo! >> tuona stridula serrando la presa e riprendendo a camminare.
<< Shinji, sei a casa. Andrà bene, vedrai! >> mi fa Kensuke battendomi una mano sulla spalla quando gli passiamo accanto. La sincerità del suo sorriso è sporcata da una certa tensione, non so se per le mie condizioni – in effetti non ho avuto il tempo di prendermi cura del mio aspetto – o perché … Perché stringo il manico del fucile? Sono a casa, non dovrei sentirmi in pericolo. << Do il segnale a  Toji che non ci sono problemi, vero Shinji? >>
<< Muoviti, Shinji! >> insiste Asuka applicando maggior forza per vincere la pesantezza delle mie gambe. << Dobbiamo sbrigarci >>.
È strano sentire le sue dita che circondano e stringono il mio palmo, non ci capita spesso di… tirarci per mano. È piacevole e risveglia una fame diversa, quella di un po’ di pace con lei. Davvero, mi basta questo. Non sono più il tipo che si fa guidare e sono perfettamente in grado di camminare da solo, però ho assoluto bisogno di conferme, di rendermi finalmente conto che sono tornato a casa.
Questa mano è il calore della vita di dentro, è il conforto di un momento, la certezza che esiste ancora un posto per me. Eppure mi ricorda che tutto può cambiare, che tutto può essere già cambiato. Da quando ho ricominciato a temere il cambiamento? Che io stia di nuovo fuggendo?
<< Avanti, Shinji, non sai camminare da solo? >> le parole sono ruvide, non il tono della voce che sembra tremare mentre si accorda ad improvvisi e piccoli scatti della testa. Asuka guarda avanti e tira su col naso.
<< Perché piangi? >> le chiedo.
<< E’ lo stress >> ribatte senza voltarsi. << Tutte le persone piangono. A te non capita? >>
<< No! >>
Soryu si blocca un’altra volta, un’altra volta si gira e mi mostra le lacrime che scendono senza vergogna sulle guance facendole sembrare più tonde. << Tu… tu >> balbetta << Com’è possibile? Tu piange … >>
<< Lo sai che non piango più >> non ci riesco da quel giorno.
Ho l’impressione che il colore dei suoi occhi venga risucchiato dall’interno così come la tonalità di rosso delle labbra sottili. Ha capito a cosa mi riferisco. E, si, non piango da dieci anni, neanche una lacrima.
<< Avanti, Shinji. Siamo quasi arrivati >> mi esorta dando un altro strattone per tirare il braccio e con esso tutto il mio corpo. << Non c’è tempo >>.
<< Perché? >> la seguo. << Perché non c’è tempo? >>. Siamo dentro, qui c’è tutto il tempo che ci occorre, maledizione!
<< Sta arrivando un temporale >> risponde sempre più concitata. << E muoviti! Dammi una mano! Non puoi farti trascinare come un inutile bamboccio >>.
Per poco non sbatte contro il mio petto quando inchiodo dopo aver azionato il freno d’emergenza. << Non hai alcun diritto di parlarmi così >> ringhio con lei talmente vicina che, se volessi abbracciarla, non dovrei neanche stendere il braccio. << Non farlo mai più! >>
<< Credi di spaventarmi? >> para e contrattacca lanciandomi un’occhiata che non saprei dire se carica di odio o di compassione. Ma siamo abituati ad incornarci come due tori alla carica e non mi pongo il problema di interpretarla. << Non mi fai paura, il tuo stupido soprannome non mi fa paura. Devi lasciarlo fuori dalla nostra casa. Non hai più l’età >> continua sprezzante << per giocare al cacciatore. Tu sei Shinji, Shinji e basta e sei… >>
<< Cosa, Asuka? Dimmi cosa sono una volta per tutte! >> esalo amareggiato con la voce greve propria del cacciatore, stringendo la mano che avvolge la mia. << Dimmi che cosa diavolo è il tuo Shinji. Così, se non mi piace, posso toglierlo di mezzo e la facciamo finita >>.
<< Fa’ come ti pare! >> Asuka si libera e mi spinge via. << Vattene se vuoi >> continua quand’è di spalle e colma a rapide falcate i pochi metri che la separano da una delle porte d’ingresso. << Così la facciamo finita una volta per tutte >>.
Meno male che al ragazzo ho fatto la predica dicendo io mi muovo, io decido. Il problema è che Asuka ha deciso per me perché non sapevo cosa scegliere ed ora che la sua mano non stringe più la mia, ora che ho rifiutato la sua mano, quella che anche lei ha paura di tendere almeno a me, sono di nuovo fermo e mi chiedo cosa accadrà non appena avrò varcato la soglia. Nonostante la porta sia aperta giurerei di vedere, a sbarrarmi il passo, una parete di energia, come gli at field che i nostri Eva riuscivano a produrre, quelli che proteggono l’anima degli individui e rendono possibili ma anche difficili le relazioni.
<< Forse non mi è ancora passata >> rifletto notando che Toji dall’alto della torretta ha appena rimesso a dormire il fucile di precisione.
<< Shinji >> torna di nuovo la voce, che mi raggiunge questa volta calda e buona, di Asuka. Mi sta aspettando proprio sul confine segnato dal varco nelle mura. << Non vuoi entrare? >>
Saresti una moglie stupenda per tutti coloro che non sono Shinji. << Si, Asuka >> mi rassegno. Ho fatto anche troppo casino e, se sono arrivato fin qui, forse mi conviene compiere quest’ultimo passo. << Voglio entrare >>.
 
Una piccola folla mi accoglie in silenzio come in una veglia funebre. Li conosco tutti, potrei salutarli uno ad uno chiamandoli per nome. Dovrei essere contento e, invece, considero soltanto che sono in troppi, troppo vicini, quasi tutti armati e che non ho il controllo del perimetro. Stringo il calcio del fucile e il manico del coltello per obbedire al bisogno di restare calmo ed al tempo stesso pronto.
<< Avete visto un fantasma? >> urla Suzuhara per risvegliare il pubblico da quella collettiva trance ipnotica. << È Shinji. Manca da tre settimane. Che vi aspettavate, che fosse fresco come una rosa? È naturale che adesso assomigli ad Eric Draven[4] appena uscito dalla tomba … In effetti >> mi analizza perplesso grattandosi il capo, << ci assomigli tanto, ma proprio tanto >>.
Il mio infallibile cecchino trova sempre il modo di buttarla a ridere sparando una delle sue cazzate. Potrei invidiare la sua capacità di scovare il bello anche dove non c’è se in questo momento me ne fottesse qualcosa di lui e di tutti gli altri.
<< Ehi Shinji, tutto bene? >> mi chiede toccandomi un paio di volte il petto con la mano per attirare la mia attenzione ancora concentrata sulla folla che non dà l’idea di volersi disperdere. << Loro sono qui per salutarti. Eravamo tutti in pensiero. Dovrai raccontarci parecchie cose e non fare come al solito che riduci una vita intera ad un telegramma >>.
<< La bambina? >> domando sbattendo rapidamente le palpebre dell’occhio destro a mo’ di tic per scaricare l’eccesso di … concentrazione.
<< Dovresti andare da lei ad abbracciarla. Ne ha proprio bisogno e … >> strizzando l’occhio ad Asuka un po’ defilata alla mia destra << non solo lei >>.
<< Vado >>.
<< Aspetta, aspetta, Paparino! >> mi blocca. << Prima fatti visitare. Sakura si è già precipitata nell’infermeria. Che vuoi farci, sei il suo paziente preferito. E poi, Paparino >> mi squadra con un’espressione compassionevole e disgustata, << forse ti conviene darti una ripulita. Non vorrai sporcare tua figlia? >>
Non sa perché ma ha capito quale parte del suo discorso mi ha appena mandato in bestia.
<< Paparino, sei a casa >> fa per confortarmi e intanto torna a cercare tutt’altro che sereno lo sguardo di Soryu.
<< Avverto Sakura che Shinji ha avuto un altro dei suoi attacchi >> scatta la mia rossa che, evidentemente, legge nel pensiero del mio fratello.
Sparisce rapidamente facendosi largo tra gli spettatori senza fare troppi complimenti.
Mi sa che non sono stato bravo a coprire le tracce.
<< Kuchinawa sta dormendo, hai visto? Sarà un buon ritorno >> finge di ammiccare il mio fratello toccandomi un braccio con il gomito.
Kuchinawa, ovvero la corda marcia, è il nome che al villaggio hanno dato alla dominante del rapporto tra me e Asuka; meglio, è l’espressione che usavano per prenderci in giro. È da parecchio, infatti, che non lo sento nominare, forse perché si sono tutti abituati alla nostra relazione di merda e poi non siamo più ragazzini. Quando Kuchinawa dorme vuol dire che probabilmente tra me e lei andrà bene… in tutti i sensi, in genere soltanto in quello; quando è sveglio ciò che resta del Giappone è costretto ad ascoltare i nostri litigi. La mia voce non è più acuta e stridula e può competere benissimo con quella di chiunque. In quei momenti non cerchiamo mai una soluzione, né di comprendere la ragione dello scontro, ci affrontiamo e basta con tutta la forza, a muso duro e senza esclusione di colpi. A prescindere dalle sue motivazioni, io ho preso l’abitudine di non dargliela mai vinta anche quando sono d’accordo con lei, sempre a patto che non riguardi la nostra bambina, perché in quel caso sappiamo comportarci da adulti responsabili. Non è questione di orgoglio ma di pressione. Se riesco a colpirla con le parole, se riesco ad assorbire i colpi inferti dalle sue, non sarò tentato di prenderla per la gola sollevandola da terra. Se lo facessi ora probabilmente le spezzerei il collo prima ancora di soffocarla.
Quando Kuchinawa è sveglio può finire in due modi: 1) io e lei riusciamo fortunosamente a trasformare l’aggressività e finiamo a letto, ma succede raramente; 2) alla fine perdo e dormo da solo nel grande capannone vicino alle mura che un tempo serviva ad accogliere gli altri “ritornarti”.
<< Shinji >> di nuovo Toji che adesso prova a scuotermi, << ci sei? Ti senti bene? Shinji, ehi Shinji… >>
<< Vado a ripulirmi >> batto un colpo e rinuncio alla sicurezza che mi garantisce il contatto con le mie armi. Ho deciso: se vogliono uccidermi almeno questa volta non mi difenderò. Se vogliono uccidermi faranno bene a non sbagliare.
<< Shinji, se ti serve qualcosa, faccelo sapere >> Toji è alle mie spalle ed alza il volume. << Ricordati che sei a casa >>.
Shinji, Ragazzo, Paparino, tanti nomi che racchiudono altrettante identità e confezionano i ruoli che dettano le regole dei nostri rapporti. Ho tanti nomi e non so chi sono, non so neanche se voglio saperlo. A capo chino osservo la mia ombra camminarmi a fianco.
<< Sono l’uomo della guerra. Mi chiamano >> do forma ai pensieri mentre sottovoce mi rivolgo al mio negativo in movimento << …  mi chiamano Furia Buia e non so più qual è la mia casa >>.
 
 
 
Intanto, nell’universo denominato “Shikinami” …
<< Furia Buia, sei un cartone animato! >>
Quando i quattro cacciatori, invece di studiare il nemico, perdono tempo a bere e a chiacchierare.
 

 
<< Ci hanno visti! >> sibilo appiattendomi al suolo per nascondermi dietro un piccolo dosso naturale.
<< Ma no, non si sono accorti di noi >> sbadiglia Furia Buia che, comodamente sdraiato su un fianco, sembra più interessato a studiare me che i soldati della Nerv alle prese con le grandi manovre in previsione dello scontro imminente preannunciato proprio dai miei fratelli.
<< Certo che si muovono parecchio >> valuta Orso stirandosi come chi si è appena svegliato. << Fa caldo. Gendo è proprio un negriero >>.
<< Sanno che i cacciatori impegneranno la loro fanteria >> Musashi dà l'idea di voler partire con una delle sue solite lezioni << e il mega capo non ama le sorprese >>.
<< Grazie per il chiarimento >> commenta sarcastico il Paparino che non si volta neanche a guardare il fratello dai capelli dorati.
<< Almeno lui ci prova >> sputo un po’ di veleno dal momento che è passata una settimana dal loro ritorno e non sono riuscito a carpire uno straccio di informazione.
<< Perché sei sempre impaziente? >> mi rimprovera Orso.
<< Lascialo stare! >> mi difende il Paparino. << Ha ragione, non li abbiamo detto niente. È naturale che sia un po’ incazzato >>.
<< Posso anche capire >> ribatto << che non vogliate parlarmi del vostro passato ma qui si tratta anche del nostro futuro. Gradirei sapere cosa mi aspetta >>.
<< E chi non lo desidera? >> mi smonta Furia Buia come ha fatto puntualmente in questi giorni.
<< Non è incazzato per questo >> il Biondo parte alla carica e batte una manata sulla schiena del cacciatore dall’occhio magico. << È che adesso ha la ragazza ed è costretto a passare il tempo con tre uomini >>.
<< Fanculo, Biondo >> ringhio al mio fratello a cui, a quanto pare, non disturba più sentirsi chiamare con il soprannome che non ha mai amato. << Io non ho la ragazza. Sono arrabbiato perché abbiamo soltanto perso tempo e non sappiamo ancora niente dei piani della Nerv. Basta! Vi dico che ci hanno visti. Sono in tre e sicuramente stanno per dare l’allarme >>.
I tre cacciatori non se ne danno per intesi e restano sdraiati con un’espressione rilassata da fine pic nic, come se in ballo non ci fosse la fine del mondo.
Porto ancora i trofei del Paparino che, dopo avermeli prestati giusto per farmi capire cosa si prova a camminare nelle sue scarpe, non me li ha più richiesti. << Non ho bisogno di trofei >> mi disse il giorno dopo il suo ritorno dal viaggio nel paese dei ricordi, rifiutando bonariamente il cinturone che gli stavo restituendo. << Ora per me sono semplici oggetti >>.
<< Ma sono questi trofei che fanno di te Furia Buia >> risposi confuso.
<< Non contengono la mia anima e il loro significato è nei miei ricordi non nel materiale di cui sono fatti. Non confondere la forma con la sostanza >>. 
 
Estraggo il coltello dalla lama seghettata, do un’occhiata al di là della protezione per valutare la posizione delle tre sentinelle che si muovono dalle nostre parti al fine di prevenire incursioni e attività di spionaggio. Tolgo la benda, accendo i miei occhi e << ho capito >> sbotto, << di questi mi occupo io. Sarò veloce[5] >>.
<< Certo che sei diventato davvero feroce >> Orso gira soltanto la testa. << Ti assomiglia >> continua guardando il ciclope.
<< Tale padre… >> ironizza Musashi.
Furia Buia non smette di fissarmi, riflette qualche secondo, quindi inizia a parlare: << non è necessario ucciderli, Ragazzo. Sappiamo che non ci scopriranno >>.
<< Dovresti dirgli due parole >> lo rimprovera l’armadio.
<< Questa vita è crudele >> replica il Paparino. << E poi sarei un ipocrita se lo riprendessi dopo avergli fornito cattivi esempi. Lasciamo che trovi da solo la sua strada >>.
<< La finite?! Ci servono informazioni >> ringhio furioso perché non capisco una tale leggerezza, non comprendo il loro cambiamento. Mi sembra di aver perso il mio posto e ora ho urgenza di trovarne un altro anche a costo di sostituirmi a Furia Buia, considerato che lui sta chiaramente rinunciando al suo.
<< Quelle già le abbiamo >>.
<< E allora condividetele anche con me. Come fate a sapere cosa accadrà? >>
<< La risposta è nel passaaaatooooo >> ulula il Biondo imitando il verso di un fantasma.
<< Non fare così >> lo ferma l’omone. << Non posso preoccuparmi di sapervi troppo vicini senza nessuno che vi controlla. Già è un casino tenere a bada te e il Paparino >>.
<< Hai presente i videogiochi? >> mi fa il cacciatore che prima aveva un pessimo carattere.
<< Se devi prendermi per il culo >> reagisco sempre più infastidito voltandomi nuovamente in direzione della piccola pattuglia dell’esercito di Gendo, << allora… allora … Ma, se ne vanno >> esclamo notando che le minacce hanno smesso di ispezionare la zona. << Forse si preparano al cambio di guardia >>.
<< Lasciando scoperta la postazione? >> chiede retoricamente Orso che finora non ha mai prestato la minima attenzione ai movimenti del nemico. << E’ vero che alla Nerv non sono famosi per l’addestramento dei militari ma un simile dilettantismo è impensabile >>.
<< Come… >> mi concentro sul Paparino con la domanda in canna e neanche il fiato per sparare.
<< Rimetti a dormire il coltello >> mi esorta con gentilezza. << Cosa stavo dicendo? Ah, si. In un videogioco, di quelli sparatutto, devi superare più livelli, studiare le mosse e gli skill dei cattivi, trovare il modo di ucciderli senza farti ammazzare e poi andare avanti, finché da bravo Supermario non salvi la tua innamorata >>.
<< Qui sarebbe un videogioco? >> domando elettrizzato avendo rapidamente valutato che, dati gli avvenimenti dei mesi trascorsi con loro e ciò che credo di aver intuito su questo mondo, una risposta affermativa non potrebbe definirsi completamente assurda.
<< No, neanche per sogno >> mi spegne Furia Buia. << È solo per farti capire >>.
<< Se fossi più esplicito e mi dicessi come stanno realmente le cose, non dovresti usare assurde metafore >>.
<< In un videogioco >> riprende incurante della mia frecciata << può accadere, anzi spesso accade che tu muoia. Allora devi ricominciare daccapo facendo tesoro dell’esperienza che hai maturato >>.
<< Quindi sono esistiti più mondi come questo? È per tale ragione che sapete cosa accadrà, vero? >>
<< Non sappiamo esattamente cosa accadrà. Ogni volta che ricominci il gioco non ripeti le stesse azioni, né secondo gli stessi tempi. Però hai più informazioni, impari dove trovare l’uscita per il livello successivo e quali avvenimenti si ripresentano perché così prevede il programma >>.
<< Per esempio >> interviene Orso, << sapevamo che quei tre non ci avrebbero dato fastidio >>.
<< È vero >> conferma Furia Buia che non sembra contrariato dalle continue interruzioni. << Noi siamo al corrente… >>
<< Siete cambiati >> sospiro, << soprattutto tu >>.
<< Le esperienze ti cambiano >> chiosa il Paparino alzando le spalle. << Noi conosciamo questo livello nelle sue linee generali, gli eventi significativi ma non possiamo prevedere con matematica precisione il futuro. Tuttavia siamo in grado di stabilire dove più o meno conviene farsi trovare ed entro quale lasso di tempo. Per il resto si tratta di adattarsi alle situazioni così come si presentano >>.
<< Quindi, sapete già cos’ha in mente Gendo? >>
<< Sì >> mi dice Musashi << e conosciamo le contromisure che possono bloccare gli avversari e mandarti in meta >>.
<< Da che dipende allora l’incertezza? >> domando girandomi anch’io su un fianco per guardare in faccia il Paparino, rassegnato a seguire la direzione del vento.
<< In un videogioco ogni nuova partita ha una storia a sé >> spiega il ciclope. << Inoltre, qui ogni partita è come se fosse un nuovo e diverso gioco poiché noi quattro siamo collegati al suo ideatore e ci influenziamo a vicenda. Mi raccomando, non prendere ciò che dico alla lettera >>.
<< Stai affermando che il dio di qui, oltre a restituirvi la memoria, vi ha spiegato quali sono i suoi piani? >>
<< Non è stato dio a restituirci la memoria, si è limitato a fissare un appuntamento. Noi ricordiamo perché eravamo pronti e abbiamo scelto di ricordare. Quanto ai piani, si, ce li ha spiegati o almeno le novità >.
<< Avete parlato con dio? >>
<< Ho parlato io >> precisa Furia Buia << e poi … >>
<< Oh si, eccome se ci ha parlato >> ridacchia Musashi.
<< Ah, non rompere! >> Paparino arrossisce. << Considerala l’ultima sigaretta per un condannato a morte. A proposito di sigaretta, Orso passami uno dei tuoi sigari >>.
<< Perché non te li compri? >>
<< Non fare il tirchio. E’ da un po’ che non fumo >>.
<< Ragazzi >> interviene Musashi, << facciamo le cose come si deve >>. Estrae dal giaccone una fiaschetta e prosegue: << in attesa di Venere, diamo retta pure al dio Bacco. Anche tu, Shinji, così finalmente la smetterai di tenere il broncio e vedrai un po’ il bello >>.
<< Sì ma vedi di non fartelo piacere troppo >> mi ammonisce Furia Buia accendendo il suo mezzo sigaro con uno dei fiammiferi che gli avevo passato. << Quelli come noi sono soggetti alle dipendenze. Gli sta bene il giaccone, non trovate? >>
Sento accendersi il volto perché Furia Buia mi aveva fatto provare anche il suo spolverino e, a differenza delle armi, non mi sono mai offerto di restituirglielo.
<< Tienilo pure! >> sorride dopo aver aspirato un paio di volte per tener viva la brace.
<< Se già siete al corrente dei piani di Gendo perché allora >> mi avete costretto a stare una settimana lontano da Asuka << ci troviamo qui? >>
<< Per addestrarti lontano da occhi indiscreti >> risponde il cacciatore con la barba.
<< Addestrarmi? Qualche lezione aggiuntiva di meditazione ed esercizi di lotta con il bastone lungo lo definite addestramento? E poi vi siete fissati con quell’assurda storia che devo fischiare >>.
<< In realtà, si può dire >> spiega Musashi << che insegnarti a fischiare è il cuore dell’intero allenamento >>.
<< Già e non è stato facile perché sei stonato >> sfotte Orso.
<< Non deve vincere un concorso >> interviene il Paparino. << L’importante è che non stecchi nel momento decisivo >>.
<< Perché mi prendete in giro? >> sbuffo infilando le mani nelle tasche dell’ex trofeo del cacciatore magico.
<< Non ti prendiamo in giro >> ribatte il ciclope. << Quando salirai a bordo dello 01… >>
<< Ti prego >> lo interrompo senza preoccuparmi di nascondere il disgusto, << non ricordarmi che devo pilotare >>.
<< Ma devi farlo >> mi ricorda il Biondo.
<< Sì… tuttavia, potreste usare un’altra espressione, per favore? >>
<< Va bene >> sospira rassegnato il cacciatore da copertina. << Allora, quando ti verrà chiesto di prendere la rincorsa e infilarti dritto nel ventre di tua madre… >>
Musashi si sposta appena in tempo per evitare la sassata che gli ho appena lanciato. Anche Furia Buia, che si trovava sulla traiettoria, è stato costretto a cambiare in tutta fretta posizione per schivare il proiettile di roccia.
<< E poi ti lamenti di Asuka quando ti chiama stupido >> il Biondo si lascia andare ad uno scatto d'ira. << Che ti prende? Prima non avresti mai reagito così >>.
<< Ma io si >> ghigna compiaciuto il Paparino.
<< In effetti, potevi risparmiartela >> si allinea Orso. << Comunque, Shinji quando arriverà quel momento, sarà bene che inizi a fischiare come un usignolo perché ti verrà messo il collare del peccato e il motivo che ti abbiamo insegnato è la combinazione della cassaforte >>.
<< Cioè fischiando riuscirò a liberarmi del collare in qualsiasi momento? >>
<< Sì >> risponde il Paparino. << Ti converrà aprire il lucchetto prima della fine considerato che il comando a distanza sarà sicuramente in mano a Ritsuko o a Kaji. Del resto l’ultima volta la signo… Misato non se l’è sentita di farti saltare la testa >>.
<< Quindi, hanno già deciso di uccidermi >>.
<< Non hanno mai cambiato idea. Tuttavia, se il loro piano dovesse fallire e tu vincessi potrebbero concederti una possibilità. Dipende da ciò che sceglierai di fare dopo >>.
<< A proposito di ciò che sce … >>
<< Ah >> mi blocca Musashi, << è chiaro che le altre pratiche sono ugualmente importanti, perciò non sottovalutarle >>.
<< Va bene ma per quale motivo Ritsuko avrebbe creato un collare bomba con antifurto a combinazione sonora che può essere disinserito da un motivo fischiettato nel pieno di una battaglia? Vi rendete conto dell’assurdità?! >>
<< Ancora ti stupisci? >> domanda con fare innocente l’omone mentre accende il suo sigaro. << Ehi Biondo, passa la borraccia! >>
<< La musica è armonia >> pontifica il Paparino afferrando al volo la fiaschetta che Musashi aveva lanciato ad Orso. << Si può dire che tutto è musica. Senza non potresti danzare >>.
<< Anche senza gambe >> brontola l’armadio all’indirizzo del fratello con un occhio solo (quello grande). << Non te la scolare tutta >>.
<< Quanta inutile violenza >> Furia Buia finge disappunto porgendo all’omone, dopo aver preso una ricca sorsata, il sacro contenitore di nettare come il testimone in una staffetta.
<< Ma… ma >> ripeto a singhiozzo << che c’entra il motivo della theme song di Fuga da New York? >>
<< Perché non ti piace? >> chiede Orso.
<< Il Paparino ha deciso così >> spiega Musashi alzando le mani come a rafforzare il senso della propria estraneità ai fatti.
<< C’entra perché piace a me >> taglia corto il ciclope.
<< I tuoi gusti diventano sempre più vintage >> commenta l’armadio con la barba. << Dovresti essere contento, Shinji. Un paio di settimane fa ti avrebbe fatto esercitare sulla versione metal >>[6].
<< Ma volete mettere il fascino di un brano di musica classica? >> critica il Biondo.
<< E no >> Paparino allarga le braccia. << Mi sono un po’ rotto le palle del genere >>.
<< Ma che diavolo avete? >> mi lascio sfuggire mentre frugo nella tasca del giaccone per prendere un fiammifero.
<< Non preoccuparti, Ragazzo! >> Furia Buia si stende a pancia in su portando una mano dietro la nuca. << Sei con noi. Ci interessa l’esito dello scontro ma ancora di più abbiamo a cuore la tua vita. Vedrai che andrà tutto bene >>.
Le sue parole riverberano in modo diverso nel mio cuore e capisco che l’altro Shinji sa come interpretarle. Ci raggiunge una folata di vento fresco che attenua l’afa della giornata. << Io ho fiducia in voi. Attraverserei l’inferno al vostro fianco senza lamentarmi ma… perché non volete dirmi niente? >>
<< Spara una domanda >> mi incita il Paparino, <<  forse a qualcuna possiamo rispondere >>.
<< Che cos'è è qui? >> parto con un quesito anche troppo abusato e che, a dire il vero, non è neanche tra i più importanti in questo momento.
<< Non è questo che vuoi sapere >> Musashi mi legge nel pensiero, credo come gli altri. << La vera domanda è: perché devo lasciare la mia ragazza? >>
<< Non devi lasciarla >> Furia Buia accetta la versione corretta di Musashi. << Non ti abbiamo chiesto di farlo >>.
<< In pratica sì >> replico per nulla rassicurato dalla risposta << visto che, se… quando avremo vinto e il mondo sarà in salvo, dovrò scegliere se restare con Asuka o seguirvi. Perché volete abbandonare il villaggio? >>
<< E’ la scelta che abbiamo fatto >> replica lapidario Furia Buia.
<< Ci sono le persone che amate, lì c’è la vostra casa >>.
<< Sai bene che non è così >> risponde mestamente.
<< No, non lo so >> frustrato, ringhio una menzogna. << E io allora? C’è la mia ragazza lì >> indico stendendo il braccio in direzione del villaggio dove probabilmente vi è ancora il wunder.
<< Non gridare! >> mi zittisce Orso portando l’indice alla bocca. << Se fai casino il videogioco cambia >>.
<< E Soryu? >> incalza Furia Buia.
<< Allora ditemi tutto >> sibilo inferocito mentre gli occhi iniziano a formicolare. << Io non possiedo la vostra conoscenza, non ho abbastanza elementi per scegliere >.
<< Invece hai tutte le informazioni che ti servono >> mi respinge con durezza il Paparino. << Non mentire a te stesso! Il problema è che non trovi il coraggio di decidere. Noi vogliamo che ti assuma le tue responsabilità; è addirittura più importante dell’esito della guerra con la Nerv. Per questo siamo d’accordo nel non interferire o nel farlo il meno possibile. Accettando di stare con noi ti sei impegnato a crescere e ad essere un uomo. Bene, ti stiamo trattando da uomo, come un nostro pari. Stabilisci quale via intendi seguire e prendi una posizione!… Non c’è >> la sua voce torna ad acquietarsi << una scelta giusta o sbagliata. Dipende… >>
<< … Dai punti di vista, me lo ripeti in continuazione >> concludo il ragionamento.
<< No, da cosa desideri veramente. È una questione di cuore, Ragazzo >>.
Da quando è tornato, Furia Buia non mi chiama più per nome e ciò mi dà fastidio perché Shinji non identifica soltanto il pilota, è anche il soprannome del cacciatore. << Almeno potreste rivelarmi i vostri nomi? Insomma, se proveniamo dalla stessa realtà, dovrei conoscerli >>.
<< Non possiamo dirti i nostri nomi >> risponde rammaricato Musashi. << I nomi contengono tutto. Se ti svelassimo le nostre vere identità ci prenderesti per pazzi o peggio. Tanto varrebbe vuotare il sacco >>.
<< Perché non chiedi al Paparino come mai lo chiamano Furia Buia? >> Orso mi passa la fiaschetta del Biondo e implicitamente mi suggerisce di non insistere.
Sto per rispondere al diretto interessato: evidentemente perché hai un carattere di merda. Tuttavia, un battito diverso articola un'altra frase: << perché sei un predatore notturno >>.
Il Paparino si gira di nuovo sul fianco e riprende a guardarmi. Sorride e poi inizia: << avevo forse un anno o un anno e mezzo più di te e da poco ero entrato in possesso del giaccone da cui hai preso uno dei fiammiferi che stai sgranocchiando >>.
Smetto di ascoltarlo per osservare le dita che tengono fermo il fiammifero ed elaborare la sensazione dei denti che masticano il legno. << Strano >> penso, << non l’ho fatto apposta >>.
<< Una notte stavamo perlustrando una zona vicina al nostro villaggio >> riprende il cacciatore. << Eravamo noi… noi quattro più… qualcun altro. Sentimmo colpi di arma da fuoco e grida e lamenti. La visuale era coperta da alcune dune di sabbia e da resti di case o di una … forse una base militare. Una volta raggiunto un miglior punto di osservazione notammo un piccolo accampamento improvvisato, di quelli che monti quando sei in viaggio e devi fermarti per riposare. Sicuramente al centro ardeva un fuoco ma quando arrivammo c’era solo brace >> Furia Buia si emoziona come se si trovasse di nuovo in quello spazio e in quel tempo. << Non saranno stati più di dieci, contando anche donne e bambini, e cercavano disperatamente di difendersi dall’attacco di un branco di predatori >>.
<< Perché li avevano aggrediti? >>
<< Non lo so, per derubarli, per prendersi le donne e i bambini, per mangiarli >>.
Per poco non ingoio il fiammifero. << Come? >> inorridito mi pare impossibile di essere riuscito a parlare.
<< Nel nostro mondo >> mi spiega, << o almeno in quello che abbiamo conosciuto fino a poco tempo fa, non c’era niente, non c’erano animali e le piante avevano da poco ripreso a crescere. Il nostro villaggio si trova al centro di quello che prima era il geo front, quindi per fortuna noi nei primi anni dopo il third impact siamo riusciti a cavarcela grazie alle scorte alimentari esistenti >>.
<< Però, adesso >> il Biondo tenta di mostrarmi il bello, << stiamo riportando la vita in quella terra. Il mare per parecchie miglia non è più rosso e si è già popolato di pesci, abbiamo reso fertile la terra e siamo riusciti a usare in modo creativo il materiale  e gli studi che conduceva lo staff di Ritsuko. Ora ci sono animali, pochi ma ci sono … come nel villaggio che già conosci >>.
Non c’è bello che possa salvarmi in questo momento, niente che possa distogliermi dalla nausea e dalla sofferenza che mi provoca il peso della responsabilità. Se avessi scelto diversamente, se a quella maledetta domanda avessi dato un’altra risposta io …
<< È terribile, lo so >> Furia Buia comprende e corre in mio aiuto. << Ricorda, però che … tu ci hai riportati in vita, altrimenti non saremmo qui. Purtroppo prima ancora era stato premuto il pulsante di reset e non abbiamo il diritto di sfuggire a questa consapevolezza. Siamo stati costretti a ripartire da zero in una realtà che sembrava morta tanto era sterile ed inquinata e in cui un po’ tutti eravamo anime vaganti che lottavano per sopravvivere. In ogni uomo si nasconde un animale, te ne ho già parlato, e, quando le strutture sociali e i punti di riferimento morali crollano, quell’animale almeno all’inizio diventa quasi inarrestabile >>.
<< Ma noi siamo stati un seme di ordine in quell’inferno di caos >> mi dice Orso toccandomi la spalla.
<< Quelle persone sono morte? >> per nulla rincuorato ho come l’impressione di trovarmi in quel luogo e in quel tempo e di dover decidere se e in che modo prestare soccorso alle prede.
<< Alcune ma ci siamo mossi bene e rapidamente >> risponde il Paparino. << Inoltre, avevamo in dotazione visori notturni a differenza degli aggressori e questo vantaggio ci ha permesso di acquisire informazioni e pianificare rapidamente una strategia. Del resto, al di là delle finalità umanitarie non potevamo consentire a quelle creature di scorrazzare vicino alla nostra casa >>.
<< Cosa accadde? >>
<< Accadde >> è Musashi a rispondere << che il Paparino come al solito mandò a puttane tutti i piani >>.
<< Ma no >> si difende il ciclope, << si verificò un imprevisto e fui costretto ad adattarmi >>.
<< L’imprevisto >> spiega Orso << fu un bambino, non doveva avere più di sei anni, che, accortosi della presenza del Paparino, dimenticò di restare al coperto e, gridando come un ossesso contro i bastardi che li stavano massacrando, disse: siete morti, è arrivato Furia Buia >>.
<< A quel punto >> continua il Biondo << il tuo Paparino è partito a razzo ed ha iniziato a sparare >>.
<< Si era esposto e temevo che l’avrebbero ucciso >> si giustifica il cacciatore. << Inoltre, aveva rivelato la mia presenza. Mi sembrava inutile attenermi al programma che avevamo concordato >>.
<< E io che ho fatto? >>
<< Tu sei sempre stato più… prudente. Io, sì, in effetti ero quello calcolatore fino ad un certo punto, ovvero fino a quando non mi partiva la brocca. Comunque ti trovavi un paio di passi dietro di me e mi hai seguito >>.
<< Come ha fatto quel bambino a vederti? >>
<< Gli è bastato girarsi. Ero… eravamo già nell’accampamento >>.
<< Senza aspettarci >> sospira Orso.
<< Conoscevo meglio i sentieri, mi sono… ci siamo trovati a seguire la via più breve. E’ stato un caso >>.
<< Come no! >> sputa il Biondo. << Dovevi sempre stare avanti… da solo >>.
<< Perché? >> gli chiedo.
<< Tu sai perché, Ragazzo >> risponde il Paparino.
Sento il vento che fa sbattere una porta nella mia mente, sono consapevole che mi basterebbe affacciarmi per dare un’occhiata all’interno. Una sola occhiata e capirei ogni cosa, o anche solo qualcosa di importante. Ma non posso, una fitta nebbia ora mi avvolge e non riesco a vedere. Torno in me quando una lacrima si tuffa sul naso e un pensiero trasportato dal vento diventa un sussurro: << è come se non volessi capire >>.
<< Quando non ti senti al sicuro >> il cacciatore dall’occhio magico con voce gentile riprende il racconto, << hai bisogno di sognare un eroe, perché un uomo non basta. Vale per noi adulti, figurati per un bambino. Aveva paura e ha invocato l’aiuto del suo protettore >>.
<< E chi era il suo eroe? >>
<< Il suo spirito era racchiuso in ciò che restava di un poster che stringeva tra le mani. Il poster di un film di animazione che mostrava un drago, non ricordo se di colore blu o completamente nero, di nome Furia Buia. O forse quello era il nome della sua razza. Non ho mai compreso il perché di quell’associazione … Insomma >> libera una risata distorta carica di angoscia, << all’epoca sia io che te avevamo entrambi gli occhi, non c’erano cicatrici visibili e non eravamo dotati di ali. Nessuno avrebbe potuto negare che fossimo umani. Ma quel bambino aveva visto un drago. Per farla breve... >>
<< Sei un cartone animato[7] >> sorrido amaro. << Li abbiamo salvati, immagino >>.
<< Certo >> conferma l’omone, << e poiché non erano predatori li abbiamo accolti come nuovi membri del nostro branco >>.
<< Il bambino? Si è salvato >>.
Il drago sbuffa fuoco mentre schiaccia a terra il sigaro. << Così ci piace ricordare >>.
<< Shinji, ricominciamo il giro! >> propone, tetro, Musashi, riferendosi al succo di Bacco. << Mi avete fatto passare la voglia di ridere >>.
<< Prendi! >> obbedisco dopo aver ingurgitato la mia parte per inquinare l’amaro che mi stava nauseando. << E’ quasi finita >>.
<< Passiamo dalla grotta >> propone il cacciatore da copertina. << Non fa niente se allunghiamo di qualche ora >>.
<< Andate! >> dico. << Io vi aspetto al villaggio >>.
<< Perché non vuoi venire con noi? >> chiede Orso.
<< Voglio vedere la mia ragazza >> rispondo.
<< Ma ìi >> fa il ciclope, << andiamo a vedere lasua ragazza. Meglio non perdere tempo, tanto qui abbiamo… >>
Furia Buia si volta di scatto e prende a scrutare in lontananza come fa quando avverte un pericolo, eppure non attiva il suo occhio.
<< È la bambina? >> chiede, appena più in allarme del consueto, il cacciatore con la barba.
<< Ci sta studiando >>.
<< Chi? >> domando attivando i miei sensi extra. Scandaglio i dintorni ma non percepisco niente.
<< La conoscerai >> risponde l’omone. << Paparino, pensi che ci darà problemi? >>
<< Dopo l’ultima volta non oserà attaccarci quando stiamo insieme e dubito che qui troverà ancora alleati per scatenare una tempesta. Lasciate che ci osservi. In cuor suo non vuole farci del male >>.
<< Peccato, allora, che non ascolti il suo cuore >> commenta Musashi.
<< Un vero peccato >> ripete il Paparino che, cambiando discorso, continua: << Mari cos’ha deciso? >>
<< Ha detto che vuole riferirtelo di persona >>.
<< Muoviamoci, allora! È un motivo in più per tornare >>.
 
 
 
Uno spezzone di vita nel mondo reale che dura quattro giorni
e che il giovane Shinji non può ancora ricordare. Mattina del 3° giorno a casa
<< Coccolami un po’! >>
Quando Furia Buia grazie a sua figlia smette di cadere.
 
 
Oggi è il terzo giorno che sono a casa e percorro senza pace e, cosa peggiore, senza una vera ragione il muro di cinta che ci separa dall’esterno. Ho bisogno di fare qualcosa o finirò per impazzire. Non ho un piano B per impiegare il tempo quando non sono a caccia e non saprei in che altro modo essere utile. Io non so fare altro. La specializzazione in natura è sempre un’arma a doppio taglio, in particolare nel mio poiché non amo ciò che faccio. Ora che sono all’interno dei confini odio il cacciatore e la vita che conduce perché mi obbliga a sentirmi ospite tra i miei cari, esule nella mia stessa isola[8].
Al sicuro all’interno dell’Ordine, le contraddizioni della mia natura si stirano fino a spezzarmi; al sicuro all’interno dei confini, vivo il tempo come gli altri essere umani, assaporo le emozioni, ricordo che redimermi è il mio obiettivo e vomito l’ansia che tutto questo genera.
L’esterno, il Caos, mi attrae sbattendomi in faccia che ciò che non amo di me è ancora utile agli altri, che posso dimenticare Ikari Shinji e riempire i giorni di istanti senza dovermi porre il problema di scoprirne il significato.
Le domande sono molte e non ho ancora trovato risposte.
L’esterno mi spaventa perché non posso sfuggire alla maschera di Furia Buia, l’uomo che vivrà di guerra e a causa di essa morirà giovane, che perpetuerà la sua maledizione e sprecherà il potenziale che ha sviluppato illudendosi di riscattare la felicità che abbiamo perduto.
<< Ho paura di uscire e mi spaventa restare. Bella storia, Shinji! >>
Lanciare la monetina non serve, non mi fido della fortuna sebbene mi abbia salvato tante volte.
Asuka è già al lavoro, non saprei dire quale. Gli altri non voglio vederli finché non avrò stabilito il da farsi.
<< Almeno mia figlia >> mi dico stringendo il pugno. L'indecisione alimenta l’ansia, la lascerò sfogare quanto vuole ma la mia cucciola ha il diritto di guardare suo padre senza provare rabbia o timore, senza sentirsi abbandonata. << Da mia figlia! >>
Yuki è in casa, seduta sul pavimento a ridosso dell’angolo cucina, il vano più lontano dall’ingresso, e gioca con una bambola. L’abbiamo chiamata così perché i kanji che compongono il nome possono essere letti come donna fortunata[9]. Ne avrà bisogno e se la dea si rifiutasse di concederle crediti, allora le regalerò i miei sperando di non averli esauriti tutti.
Ha sette anni e i capelli del colore di quelli della nonna paterna che cadono lunghi e ben pettinati sulle spalle fin quasi ai fianchi, proprio come Asuka quando l’ho conosciuta. Per il resto è la copia esatta di sua madre, anche il temperamento è lo stesso ma con me non c’è mai battaglia. A quest’ora, almeno che io ricordi, dovrebbe essere in giro a tirar via dalle case gli altri bambini per costringerli ad assecondare i suoi capricci. In questi giorni, però, c’è papà e non posso deluderla.
Mi accovaccio davanti a lei dando il via al nostro segretissimo rituale di saluto, le prendo le guance tonde e rosee tra le mani e accosto la mia fronte alla sua fino a quando, a causa della prospettiva sfalsata, i suoi occhi sembrano avvicinarsi per formare un unico cerchio di un azzurro brillante al centro del viso.
<< È bello il mio occhio? >> è la domanda di passo. L’ha inventata lei perché ho soltanto un occhio e non le abbiamo ancora detto che la mia visione a metà è l’obolo che ho dovuto pagare alla vita affinché lei nascesse. Un ottimo prezzo, aggiungo.
<< Il più bello che abbia mai visto >> è la risposta giusta.
A questo punto la cerimonia prevede altre fasi ma c’è mancato così poco che la perdessi (che mi perdessi), era disperatamente felice e stanca e sfibrata e piangeva quando ha rivisto suo padre tornare dal mondo dei morti e non mi va di giocare. La bacio rapidamente senza liberarle le guance e torno a poggiare la testa soffiando come una megattera per controllare l’emozione mentre cerco di memorizzare ogni dettaglio che i sensi riescono a catturare. Li porterò con me.
<< Così mi fai il solletico >> mi disarciona una mano per liberare la via alle dita e grattare il prurito
<< Scusa, amore >>.
<< Ti scusi troppo papà >>.
<< Anche tu, Principessa? Questa, però, è la battuta della mamma >> le dico emozionato ammirandola come se fosse la più grande pepita d’oro mai scoperta. << Devi chiederle il permesso per usarla >>.
<< Adesso è la mia battuta >> ribatte fiera puntandomi addosso come laser gli occhi di nuovo al loro posto.
<< D’accordo, d’accordo >> alzo le mani simulando resa e sincero rispetto perché, come la madre, sa essere permalosa. << Tanto per me non cambia niente >>.
<< Perché non ti siedi vicino a me? >> mi chiede.
<< A terra? >> Dovrei prima abbattere una tonnellata di resistenze psicologiche << È sporco >>.
<< Ma se hai lavato tu questa mattina >>.
<< Eh, già >> Furia Buia è anche un guerriero casalingo[10]. << Comunque, neanche tu dovresti sedere sul pavimento. Non è… non è igienico >>.
<< E dai, sieditiiii! >> afferrandomi le dita attiva la modalità superpuppy, con annessa e collaudata estensione all’infinito delle iridi, che ha imparato molto presto ad associare ad una vittoria a mani basse. Con me ovviamente perché Soryu ha sviluppato gli anticorpi e non si lascia stregare. << Non lo diciamo alla mamma, te lo prometto >> sfonda le mie già fragili difese artigliando una ciocca di capelli che riposava tranquilla a pochi centimetri dalla mia cicatrice. << Per favoreee >> la tira come se bastasse a trascinare a terra tutto me stesso.
E se non riuscissi a rialzarmi? << D’accordo, Principessa >> titubante le consegno la coppa del campione e mi accomodo al suo fianco. Svuoto i polmoni quando la schiena si arresta contro il legno dei cassetti proprio sotto il ripiano cottura. Chiudo l'occhio per paura di rivedere il ragazzo.
<< Papà, scusa. Ti fa male? Dovevi dirmelo >>.
La mia bambina ha frainteso, dimentica la bambola che stava cercando di recuperare da terra e inizia a tastarmi all’altezza dei reni pizzicando la maglia.
<< No, no. Sto bene, sto bene >> provo a rassicurarla e approfitto della visita di controllo per passarle un braccio dietro la spalla e stringerla a me. I suoi capelli, il suo odore, le mani così piccole che ancora non possono coprire il palmo della mia mi salvano dall’annegamento e mi implorano di restare per sempre vicino a lei. Il mio cuore intona una musica diversa e tutte le paure del mondo ora possono tranquillamente andare a farsi fottere. Se le gambe non mi aiuteranno, allora mi alzerò e camminerò sulle mani. << Di’ la verità >> ancora a corto di fiato la bacio sulla testa là dove palpitava la fontanella anteriore, << volevi che ti abbracciassi, vero? >>
<< L’hai capito, eh? >>
<< Come mai sei rimasta a casa? >> domando con le labbra incollate ai suoi capelli. << In genere stai fuori a comandare il tuo esercito >>.
<< Così >> risponde divincolandosi il necessario per alzare il capo, prendere la mira e spararmi un bacio sulla guancia con lo sfregio.
Desideri le attenzioni di papà. << Oggi sono tutto tuo >> sospiro ricambiando il favore.
<< Solo oggi? >> ribatte delusa.
<< Domani mi tocca partire ma soltanto per un giro di controllo >> dispiaciuto e anche mostruosamente in colpa mi affretto a disinnescare la mina. << Non starò via per molto, te lo prometto >>.
<< Lo prometti sempre >>.
<< Parola di cacciatore >> rispondo senza riflettere e questo è un male poiché non posso sprecare la mia parola proprio con lei. Ucciderei la sua fiducia.
<< Però, non è giusto. >> Yuki recupera la bambola e sembra rivolgerle un rimprovero. << Da quando sei tornato sei stato più con la mamma che con me >>.
Se mi togli anche questo è la fine. << Non è vero, sono stato anche con te >> azzardo una difesa.
<< Allora perché ho dormito due notti dalla zia Hikari? >>
<< Dovevo… parlare con la mamma >>. Quando Kuchinawa dorme ne approfittiamo.
<< Di cosa? >> Yuki smette di prestare attenzione al giocattolo e lancia un’occhiata da terzo grado per intercettare eventuali menzogne. In questo ha preso da me.
<< Cose da adulti >> rispondo serafico come un lama buddhista o come un qualsiasi sociopatico.
<< Papà, è strano essere adulti? >>
<< Bella domanda. Perché me lo chiedi? >>
<< Perché sono curiosa. Voglio sapere di cosa parlate >>.
Oddio no. << Sii paziente e apprezza i tuoi anni >> consiglio con forzata calma passandole due dita sulla guancia. << Non torneranno >> stiamo lottando perché tu possa viverli. << Poi quando arriverà il momento che anche tu impari a conversare da adulta, e qualcuno vorrà… parlare con te >> non pensare a “quello” e non pensare al suo concepimento, << tu… tu avvisa papà >> troppo tardi, << così potrò >> torturarlo << scambiare anch’io due chiacchiere con lui >> in faccia, allo stomaco, alle articolazioni.
<< Spero che i miei discorsi saranno migliori dei vostri >> mi fulmina con il suo candore.
Non ho capito. << Perché dici questo? >>
<< Tu e la mamma litigate sempre. Non andate mai d’accordo e tante volte non dormi a casa >>.
Perché mi butta fuori. << Il fatto che io ritorni da una caccia, non vuol dire che non abbia delle responsabilità. Anch’io faccio la guardia come lo zio Toji e lo zio Kensuke >>.
<< tutte le volte che litigate >>.
<< Beh non tutte le volte >>.
<< È vero, non tutte >> mi concede il breack. << Papà, alle volte gridate in modo strano >>.
Prego? << Ti prometto che troveremo un modo >> per non fare certe figure << per non … gridare >>.
<< Volete regalarmi un fratellino o una sorellina? >>
Investo nuova forza in un prolungato abbraccio chiedendomi: esattamente quant’è sveglia? Allo stesso tempo mi maledico perché ho praticamente perso, a voler essere generosi, un anno della sua vita. << Tu cosa vorresti? >>
Yuki sembra riflettere o forse non sta neanche pensando e strofina la faccia sul mio petto. << Nessuno dei due. Tu e la mamma non siete come lo zio Toji e la zia Hikari. Sarebbe faticoso per voi due >>.
Perché zia Hikari è troppo impegnata a difendere la mamma da me e non sa cosa combina il marito quando va a “caccia”, altrimenti scatenerebbe la furia di Godzilla. << Forse hai ragione. E poi tu vali per tre >>.
<< Stai dicendo che sono un peso per voi? >>
Yuki non mi guarda ma l’impennata nella voce mi conferma che nella sua domanda non si nasconde alcun trabocchetto. Conosco la sua paura: si sforza di comprendere perché la sua famiglia è diversa dalle altre e, in mancanza di informazioni, pensa di esserne la causa.
<< No, amore mio >> non commettere il mio sbaglio, << intendevo che per noi sei speciale, che >> il tuo amore è l’unica certezza che ho al mondo << io e la mamma non smetteremo mai di amarti. Io >> mi aggrappo al tuo amore invece di dimostrarti il mio << e la mamma saremmo persi senza di te. Io non sopporterei >> di essere dimenticato da te, di essere odiato da te << di perderti >>.
<< Papà >> mi sfiora con un tono dolce e lamentoso, << perché stai piangendo? >>
Passo incredulo una mano sull’occhio per controllare che sia vero prima … di accorgermi di aver toccato quello sbagliato. Le dita tremano, mia figlia mi sta dicendo qualcosa ma la sua voce mi raggiunge così flebile e ovattata che forse sto sognando di sentirla. Fremo a pochi millimetri dallo zigomo mentre i polpastrelli si bagnano. Qualcosa scoppia in me e produce un rumore che non posso definire. È un singhiozzo, uno starnuto e un attacco d’asma, tutti simultaneamente. Drizzo la schiena come se mi avessero sparato, provo a radicare la coscienza in questo mondo, costringendomi ad identificare gli oggetti intorno a me, poiché non sono da nessuna parte ed è tutto umido, sommerso nell’acqua che mi acceca. Avverto il corpo di mia figlia scuotersi, forse è lei che mi scuote o il braccio che la trattiene si muove come se avesse una vita propria e non me ne rendo conto.
Sento tagliare dentro di me, eppure è come se mi stessero curando mentre mi passano davanti i ricordi violenti e disgustosi del cacciatore che ora si mischiano a quelli del pilota che per un po’ è stato dio e mi colpiscono come i pugni che in tante circostanze mi hanno ammaccato; il terrore del cacciatore mi assale e non è diverso da quello del pilota; l’ansia che provo stona ogni melodia, anche la più triste, ed è identica a quella che ho già provato migliaia di volte come pilota. Il cacciatore fa il duro ma è ancora su quel treno a implorare che qualcuno, non importa chi, si prenda cura di lui e ora guarda le spalle di Shinji insieme alla signorina Misato e ad Asuka.
Eravamo tutti perduti e non c’era nessuno che potesse salvarci. Come adesso potevamo contare soltanto su noi stessi e siamo rimasti in due.
<< Papàpapà papà … >> mia figlia mi sta chiamando, vedo due bambini che piangono, hanno entrambi non più di quattro anni e da quando sono “ritornato” non hanno mai smesso di piangere.
<< Papà … >> uno strattone più forte degli altri, << PAPA’ >>.

Torna da tua figlia!
Sono in debito d’ossigeno eppure l’aria sta entrando; una mano copre per intero la guancia del ragazzo ed è fradicia. Io sto piangendo proprio davanti a lei, spero almeno di non esserle sembrato patetico.
<< Bel modo di rincominciare >> penso poggiando la fronte sulla spalla di Yuki per nascondermi al suo sguardo e piegandomi fino a sentire dolore. << Non preoccuparti, amore >> stento a riconoscere la mia voce. << Anche Furia Buia piange >>.
<< Chiamo la mamma?! >>. Non capisco se me lo sta chiedendo o comunicando.
<< No, no, lascia stare!  >> la blocco anche con l’altra mano, quella che ha raccolto le mie lacrime. << Non dirlo alla mamma. Adesso smetto. È che… è che ha sorpreso anche me >>.
<< Che devo fare? >>. Mia figlia è agitata e d'istinto strofina una mano all'altezza del mio cuore.
<< Aspetta con me. Per favore >> non dirmi “che schifo!”, << fa’ finta di niente! Ancora un minuto >>.
La realizzazione dei desideri personali si ottiene soltanto con l'impegno e il sacrificio; non piove dal cielo come un regalo di qualcun altro .
Chiudi il becco, papà. Ti sei sacrificato in nome della paura per non sentire dolore e hai sacrificato noi, hai sacrificato tuo figlio. Io non sarò come te così la tua maledizione morirà con me. Io non abbandonerò mia figlia << amore >>, io proteggerò mia figlia, << per favore >> pronuncio sottovoce scivolando sul suo petto, << per favore >> corico la testa sulle sue gambe. Io non mi sacrificherò, io non sacrificherò nessuno in nome delle mie paure, io non fuggirò davanti al dolore e mostrerò a mia figlia quanto sono innamorato di lei. Vi dimostrerò quanto sono diventato forte << Per favore, coccolami un po’! >>
<< Come? >> mi domanda. Non ho bisogno di guardarla per capire che è confusa. Del resto, lo sono anch’io.
<< Immagina che sia un gioco >>. Non sono più seduto con la schiena appoggiata ad un muro, riposo invece sdraiato su un fianco con le gambe abbandonate, scomposte, sul pavimento. I muscoli sono fiacchi, eppure mi sento così leggero che devo aggrapparmi ad una bambina di sette anni per timore di prendere il volo. << Immagina di coccolare la tua bambola >>.
<< Forse, dovremmo chiedere alla mamma. Lei sa cosa fare >>.
La mamma non sa come coccolare papà e io non ho mai coccolato lei. Che storia assurda! Siamo adulti ora. Cosa siamo, da quanto ci prendiamo in giro? << Tu non vuoi provare? Prometto che non mi lamenterò >>.
Yuki decide di accontentarmi e incerta passa la mano stesa sui capelli come se cercasse di accarezzare un cane a pelo lungo ed è così nervosa che sembra si aspetti di essere morsa da un momento all’altro. Chiudo l’occhio che, da quando ha scoperto come aprire i rubinetti, non vuole richiuderli. << Così… così va bene? >>
<< È perfetto, sei bravissima, sai? >>. Ingoio con violenza il magone e trasformo in un soffio prolungato un altro scoppio di pianto. << Principessa, dimmi qualcosa! >>
<< Cosa? >> sussurra stringendomi la maglia
<< Parlami della tua bambola >> rispondo ricordandomi del giocattolo di cui si stava prendendo cura prima che arrivassi. L’ho già visto altre volte, nascosto sotto il suo cuscino, ma non gli ho mai dato troppa importanza. << E’ maschio. Perché proprio un … Ha una benda >> considero ad alta voce prendendolo per osservarlo meglio. Eh sì, qualcuno gli ha disegnato una benda sull’occhio sinistro e una cicatrice. << Ha un piccolo giaccone >>.
<< Me l’ha cucito la zia. Il colore è diverso, non l’ho trovato come il tuo >>.
<< Sono io? >>
<< Non sono una bambina >> imbarazzata, si affretta a giustificarsi e intanto stringe i capelli su cui stava passando la mano a mo’ di spatola. << È da molto che non ci gioco >>.
<< E  perché adesso ci stavi giocando? >>
<< Tu non tornavi >> sembra rimproverarmi. Le sue guance gonfie preannunciano un pianto infantile, di quelli che ti ispirano tenerezza e ti farebbero saltar fuori dall’inferno stesso per portare conforto. Dio, mi sembra di vedere Asuka. Privato d’un tratto del senso di colpa e dei giudizi, su me stesso e su di lei, che si trascina appresso, provo simpatia e dolore per quella donna. Io non l’ho mai guardata. Per farlo dovrei imparare a guardare me stesso.
E pensare che non volevo tornare! << Scusami, amore, ti giuro che ce la metterò tutta per essere meglio di così. Concedimi una possibilità! >>
<< Te ne do mezza >>. La piccola è ancora scossa ma le mie parole devono averla rinfrancata poiché imbastisce lo stesso broncio della madre, quello del non sto piangendo e, se piango, è solo colpa tua. << A te basta, vero? Lo dici sempre >>.
<< Me la farò bastare. Va bene, vada per mezza >> sussurro pungendole la guancia con un dito. Anche la sua è umida. << Però dobbiamo metterci d’accordo >> le dico sorridendo. << Non possiamo piangere nello stesso momento o non ci sarà equilibrio. La tua bambola ha un nome? >>
<< Certo che ha un nome: Furia Buia >>.
Tra tutti i miei nomi, proprio quello che in casa non può essere pronunciato. << Un nome impegnativo per una bambola, non credi? >> torno a fissare la mia riproduzione in plastica. << Perché Furia Buia? >>
<< È il tuo nome, no? >>
<< Io mi chiamo … Furia Buia è il nome >> dell’uomo della guerra << che uso quando vado a caccia >>.
<< Mi … mi piaceva e poi tu vai sempre a caccia. A proposito, perché non mi spieghi cosa significa? Te l’ho chiesto tante volte >>.
<< Non sono sicuro di saperti rispondere. E’ un’espressione che usavamo io e gli zii quando tu non eri ancora nata e significava più o meno: arrivano i supereroi >> in realtà, avevamo paura di dire: stiamo andando a morire. << Adesso è cambiato tutto, la caccia è cambiata >>.
<< Perché andavate a caccia? >>
Per fame << Per assicurare un futuro ai bambini come te >>.
<< La mamma mi ha detto che i cacciatori proteggono il villaggio >>.
<< Davvero dice questo? >>. Quasi non ci credo, trattengo l’entusiasmo proprio perché si tratta di Asuka.
<< Lo diceva quando ero una bambina. Adesso dice che gli zii proteggono il villaggio >>.
<< E io? >>
<< Secondo lei non è un lavoro per te >>.
Nonostante gli ammonimenti dell’esperienza ho desiderato illudermi e ora devo farmi forza per scacciare un senso di bruciante delusione. << Non… non conosco il suo punto di vista. Avrà le sue ragioni. Tu che nepensi, invece? >>
Yuki si infervora e con un ghigno fiero risponde: << dico che sei il migliore e fai fuori i cattivi >>. Nella rivelazione investe tanta enfasi che, forse vedendomi nell’atto di dar battaglia ad animali feroci, mi tira un pugno in testa.
<< D’accordo, d’accordo >> scoppio a ridere. << Ti credo … Però >> ritorno serio per gettare acqua sul suo fuoco, << è difficile riconoscere i cattivi. Inoltre, non li faccio… fuori. Non è bello far fuori qualcuno. La violenza non risolve i problemi, semmai li inasprisce. Va usata con parsimonia quando non hai vie d’uscita >> prendi nota, cacciatore! << Per esempio, se non mi fido di qualcuno, mi limito a tenerlo lontano. Andare a caccia è più … più noioso di quando possa sembrare >>.
<< Ma è pericoloso >> obietta.
<< Qua … quasi mai >> mi obbligo a mentirle. << Però papà se la cava bene. Tu … tu credi che Furia Buia sia buono?
La piccola annuisce.
<< Cosa te lo fa credere? >> Furia Buia fa cose brutte.
<< Tu sei il papà di tutti >> sentenzia con sicurezza. << Tu combatti per difenderci. Per questo ti chiamano così, ho ragione? >>
Già, la storia che le raccontavo per farla addormentare. << Secondo te perché lo fa? >> indicandole la mia immagine in scala ridotta. Quella crisi non ci voleva. Ero così spaventato e furioso che ho rivelato anche troppo di me a me stesso. Nonostante gli anni, resto un vigliacco egoista anche quando indosso il mantello del cacciatore.
<< Perché così possiamo vivere >>. Il candore di mia figlia non conosce incertezze.
<< E se lo facesse per i motivi sbagliati? >>
<< Perché sbagliati? >>
Perché perpetuo le dinamiche del pilota, sebbene non esistano più gli Angeli, vivo una vita che mi disgusta, purtroppo sempre meno, ho talento quando si tratta di distruggere e mi pungolo e frusto come avrebbero fatto la signorina Misato e mio padre.
<< Lo fai perché ci vuoi bene, non è vero? >>. In mancanza di una risposta Yuki formula l’ipotesi che preferisce.
<< Furia Buia vuole bene? >> si può combattere soltanto per amore? Non per rimediare ad uno sbaglio, non per scontare una giusta condanna, non per essere accettati? << Sarebbe bello >>. Indago meglio il giocattolo sperando che confermi il giudizio di mia figlia.
<< Gli manca un braccio >> il destro.
<< L’ho trovato così >>.
<< Te ne prenderò un altro >>.
<< Nooo >> reagisce scippandomi il mini Furia Buia dalle mani. << È mio. La mamma dice che, quando serve, il braccio gli ricresce tutto brillante e può sparare un at… at e qualcosa, insomma un muro colorato >>.
<< Furia Buia produce un at field? Allora ha i super poteri. Io però non ne ho, lo sai ? >>
<< E’ un giocattolo, papà >> si lamenta come se volesse biasimare la mia ingenuità.
<< Scusa, non ci avevo pensato >>.
<< Papà >> si morde un labbro e issa le sopracciglia, chiari segni che sta per pormi una domanda importante, << perché gli altri escono in gruppo e tu sempre da solo? >>
Non lo so più. << Papà è soprattutto un esploratore[11] >>. Si allontana << viaggia molto per dare indicazioni agli altri >>.
<< Perché non ordini agli altri di viaggiare con te? >>
<< Io non do ordini >> ho paura di trasformarmi in un tiranno. << E poi mi trovo meglio quando agisco di testa mia >>.
<< Non ti senti solo? >>
<< Qualche volta e … tu? >> questa è la domanda più importante per me. << Tu ti senti sola? >>
<< Qualche volta >> confessa parzialmente con finto distacco girando la faccia per non farsi scoprire dal papà che sa leggere anche le micro espressioni.
<< Per questo hai ancora la bambola, così papà ce l’hai vicino? >>
<< No, così… >> la piccola deglutisce e, dopo un lungo respiro, con le guance rosse e la bocca piccola, mi dice << ... non sei solo quando viaggi >>.
Il naso ora soffia come la ciminiera di un treno a vapore; non riesco a staccare l’occhio fastidiosamente umido da mia figlia. Se la gola non fosse ermeticamente chiusa per frenare l’assalto dei singhiozzi, lascerebbe passare le parole di un cuore arido che è stato appena innaffiato. Le direi che ha appena salvato tutti i miei nomi dalla dispersione.
<< Mi prometti… >> fallisce il primo tentativo. Respiro e riprovo: << mi prometti che non la butti anche se dovesse rompersi? >>
<< Perché dovrei buttarla? >>
<< Amore >> nella voce del cacciatore riconosco il timbro del ragazzo, << se papà non fosse un cacciatore >> né un ex pilota << e non fosse bravo a combattere come Furia Buia. Anzi se non avesse alcuna abilità particolare, se fosse una persona normale che fa quello che può e non possiede alcun talento… non possiede alcun talento; se fosse, non lo so, un discreto medico bravo a >> ricucirsi da solo < chiudere le ferite o neanche tanto bravo; se fosse uno di quelli di cui è facile dimenticarsi perché non è molto utile e non compie grandi imprese; se fosse solo uno… Shinji qualunque, tu mi vorresti bene? >>
<< Saresti sempre il mio papà? >>
<< Sì >>
<< E tu mi vorresti bene? >>
<< Niente al mondo mi impedirà di volerti bene >>.
<< E saresti sempre a casa? >>
<< Tornerei ogni giorno e dormiresti nel letto grande insieme a me e alla mamma >> chiunque essa sia.
Yuki ci pensa un po’ su. Non credo comprenda l’intensità del terremoto che scuote la mia anima ma sa per certo che qualcosa mi affligge. Inizia a sorridere e gli occhi brillano. Evidentemente il pensiero di una vita diversa con un padre uguale, solo più presente, è molto allettante.
<< Papà >> sembra esultare << allora diventa uno Shinji qualunque! >>
 
 
 
Uno spezzone di vita nel mondo reale che dura quattro giorni
e che il giovane Shinji non può ancora ricordare. Pomeriggio del 3° giorno a casa.
<< Perché mi avete lasciato solo? >>
Quando Furia Buia scopre che non c’è posto per lui nella sua casa.
 
 
<< Ancora brutto tempo >> devo constatare portando una mano a protezione dell’unico occhio funzionante. << Speriamo che passi presto o mi toccherà rimandare la partenza >>.
Cammino per le strade che conosco come un turista che ha perso il treno ed è costretto a girovagare in attesa che ne passi un altro. Nonostante sia lontano dalle mura, sento ancora il richiamo di ciò che vive là fuori ma ora sono dentro e quell’ululato mi suona sempre più terrificante.
E’ vero, mi sento fuori posto, però qui c’è mia figlia, c’è la donna con cui sono cresciuto e che con me, come me, si comporta come se avesse ancora quattordici anni, ci sono persone che amo… sempre meno, che amo perché so che deve essere così.
La mia vita è già troppo incerta e non c’è pace in nessun luogo e in nessun tempo. Meglio mantenere dei punti fermi o l’ansia mi mangerà e mi perderò per sempre.
Tutto intorno a me è cambiato, a dimostrazione del fatto che la vita non mi aspetta, non aspetta nessuno. Sia Shinji che Furia Buia non sono più indispensabili, forse non lo sono mai stati e il vuoto che stanno lasciando sarà colmato. Tuttavia, non mi sento triste. Almeno per una persona io sono importante e non le interessa che io sia il più feroce dei cacciatori o una persona qualunque. Una bambina di sette anni ha lanciato una corda nel burrone affinché potessi afferrarla ed ha arrestato la mia caduta.
Le facce qui dentro sembrano più… civili ma io guardo gli occhi, analizzo le micro espressioni – non si sopravvive altrimenti – e comprendo che tutti in un modo o nell’altro nascondono ai loro cari o fingono di non possedere quella natura che io per primo ho difficoltà ad accettare. << Un paio di giorni con me e scatterete come molle al primo rumore >> penso senza alcun orgoglio perché sento che ad essere in difetto o strano sono proprio io.
Tutte queste persone ci provano a vivere diversamente, a comportarsi come accadeva in un tempo e in un luogo quasi del tutto dimenticati. Lo permettono le condizioni di vita più favorevoli. Tentano di reinventarsi e cercano il loro nuovo posto. Sono uscito dalla mia casa così tante volte che ad un certo punto ho smesso di tenere il passo. Fuori, tutto sembra perpetuarsi identico a se stesso almeno nella sostanza e come potrebbe essere diversamente visto che lì l’energia è talmente caotica da non rendere neanche concepibili termini come “posto” (inteso come identità in relazione alle dinamiche di un gruppo) o “ cambiamento”.
<< Forse potrei essere anch’io una persona diversa. Dovrei imitarli >> mi dico con poca convinzione. Il cacciatore dentro di me si ribella, non per paura di estinguersi (in fondo a me servono le qualità di Furia Buia non le sue “mansioni”) ma perché qualcosa non torna. Proprio negli occhi dei miei simili, che sperimentano la doppia natura di questa vita da naufraghi, vedo la contraddizione di chi rifiuta una parte di sé per poter dormire meglio e nascondersi ancora sotto il letto per paura di essere ghermito nel sonno dalla morte.
Mi salutano tutti senza dimostrare affetto ed evitano di scambiare più parole di quante ne prescriva l’etichetta. Forse le mie impressioni erano giuste e non dettate da un cedimento emotivo. Intendiamoci, non è che trovi il loro atteggiamento tanto spiacevole. Non sono mai stato di grande compagnia. Ancora adesso detesto il baccano che fanno le persone quando si riuniscono. Querulano[12] come cornacchie e vorrei solo menare un calcio per farle volare via. Non ho mai perso il mio posto nella mia casa, io non l’ho mai avuto veramente perché non l’ho mai cercato. << E se imparassi anch’io a gracchiare? Così forse capirò cos’ha di interessante ciò di cui parlano >>.
I miei concittadini sono piuttosto indaffarati, hanno di colpo una gran fretta e per di più sembrano sapere cosa stanno facendo. Il lavoro si specializza, si diversifica e i cacciatori diventano altro. << Sono già vecchio >> rifletto. << Se non mi do una mossa sarò costretto ad andare in pensione prima del tempo. Potrei chiedere a qualcuno se ha bisogno di una mano, uno a caso per scoprire se esiste un altro modo per rendermi utile. In fondo, sono Furia Buia e trovo sempre il modo di raggiungere i miei obiettivi e, quando non lo trovo, lo creo. Tornerei a casa ogni sera. Insomma, si tratta di tentare e io lo faccio sempre. Che ci vuole a coltivare la terra o ad allevare i pesci o almeno a provarci? Stiamo crescendo e servono nuove case, forse potrei aiutare a costruirle. Sono bravo a ricucirmi da solo, potrei diventare l’assistente di Sakura. A scuola non ero eccezionale ma con il mio dono sono sicuro che riuscirei a laurearmi in qualsiasi disciplina. Già, invece di aspettare la prossima vita, potrei diventare psicologo in questa e… ma che sto dicendo? >>
Vago buttando i piedi in avanti, esattamente come ci si aspetterebbe da un morto appena risorto, in una casa vitale e caotica in cui tutti hanno un compito da portare a termine, una versione più noiosa e urbana delle mie missioni. Mi passano accanto o si scansano all’ultimo per lasciarmi passare e nessuno mi chiede niente come se non esistessi o sapessero che devono lasciarmi perdere. Ho la sensazione di trovarmi nel centro operativo del progetto Mayhem e non riesco a comprendere se sto impersonando Edward Norton o Tyler Durden, quello confuso che cerca di acquisire informazioni o il capo che se ne fotte in quanto al di sopra delle regole.
<< Perché non so mai cosa è giusto >> inizio a bisbigliare sfilandomi l’elastico che tiene legati i capelli, << perché non capisco mai le regole del gioco, perché non riesco a pensare come gli altri, perché non riesco a trovare il mio posto? Cosa c’è di sbagliato in me? Perché i conti non tornano mai? >>
Abbasso la testa per resistere alla tentazione di guardare oltre le mura ed impedire alla mia parte impulsiva di prendere il sopravvento costringendomi a infilare il giaccone, a sistemare le armi e a partire. Strofino la mano sul braccio destro quello che manca al mini cacciatore che dorme sotto il cuscino di mia figlia. << Ci manca solo che mi trasformi in un Eva >>.
<< Ehi Paparino >> grida Kensuke dietro di me.
Smetto di camminare ma non mi volto.
<< Paparino >> è Toji, << stiamo parlando con te. Non dirci che anche noi dobbiamo chiamarti Furia Buia >>.
<< Che volete ragazzi? >> mi decido a partecipare. Almeno con loro non è mai stato troppo difficile interagire. E poi quei due mi capiscono, sono più simili a me.
<< Hai le scarpe slacciate, eh Paparino? >> mi sfotte Suzuhara. << Finalmente hai deciso di prenderti una vacanza >>.
Anche gli scarponi slacciati hanno un significato che gli abitanti del villaggio conoscono bene. Sciolgo i nodi quando voglio o sento che posso rilassarmi, oppure quando Kuchianwa dorme. Un’abitudine è solo la ripetizione costante di un medesimo gesto o di un’azione completa che in passato ha dato di prova di efficienza, una qualsiasi. Ho acquisito questo comportamento perché, dopo chilometri di marcia o di corsa, mi dava sollievo. Soltanto per questo.
<< Non rompere, Biondo >> sbuffo.
<< Musashi, il mio soprannome da cacciatore è Musashi >>.
<< Non ti chiameremmo così neanche nei sogni di Shinji >> lo punzecchia Kensuke.
<< Che diavolo hai fatto alla faccia? >> mi rivolgo al mio occhialuto amico. << Sembri sporco >>.
<< Beh, lo chiamiamo Orso >> si vendica Toji. << Si sta allineando al personaggio >>.
<< Tu invece no >> ribatte Aida. << Biondo fa illudere che tu sia un bell’uomo, invece ogni giorno che passa diventi sempre più brutto >>.
Provo un certo sollievo nel sentirli pungersi come quando andavamo in giro insieme. E’ uno schema di relazione che conosco e che sono in grado di alimentare. Toji e Kensuke rappresentano la mia casa dentro casa. Eppure, stranamente, non ho mosso un passo per avvicinarmi a loro né i miei amici, che da anni chiamo fratelli, hanno mosso un passo verso di me.
<< Tu che pensi, Paparino? >> mi sorride Kensuke.
<< Che programmi avete? >>
<< Il solito >> risponde. << Raccogliamo le ordinazioni e andiamo fuori a fare la spesa >>.
<< Stiamo cercando anche di organizzarci per pattugliare meglio le nostre zone >> puntualizza Toji senza nascondere un certo orgoglio << e migliorare le relazioni commerciali con i gruppi più vicini >>.
Forse potrei reinventarmi come loro. Sarebbe un cambiamento ma non uno strappo. Difenderei i confini e a fine turno tornerei a casa. << Sono stato via troppo. Dovreste portarmi con voi, così mi aiuterete a rimettermi al passo >>.
<< Certo che vieni con noi >> si entusiasma Kensuke. << Il trio degli stupidi di nuovo insieme >>.
<< Eh si >> gli fa eco Toji. << E abbiamo il vantaggio che Paparino è niente meno che Furia Buia. Questo ci farà risparmiare un sacco di tempo ed eviteremo anche un bel po’ di grane. Lo sai, Paparino, vero? >> ridacchia nervoso. << Tu fai paura >>.
<< Ci muoviamo domani. Ti va di unirti a noi? >> Orso si fa avanti per togliere le castagne dal fuoco a Toji e distrarre me che da quelle parole ero stato colpito in pieno.
<< Domani no >> comunico. << Devo verificare che … quello scontro sia stato l’ultimo e che non verranno a cercarmi >>.
<< Ci hai messi in un bel casino >> sbotta il Biondo.
<< Come … >> mi freno giusto in tempo. << Ho … >> dove cazzo eravate?  << ho sbagliato a farmi scoprire, è vero. Si sarebbero comunque spinti nella nostra direzione e avremmo dovuto affrontarli >>.
<< E questo te lo dice il tuo sesto senso? >>. E’ da un po’ che il cecchino del gruppo colpisce basso e in questi mesi non ho avuto modo di fargli capire che i miei limiti di tolleranza si sono drasticamente abbassati.
<< Preferisci che ti rapiscano un figlio per avere la prova? >>
<< Che razza di risposta è questa >>.
<< Ragazzi, ragazzi, smettetela! >> si intromette Orso. << Non vi siete capiti, punto. Shinji, quando finirà questa storia? Abbiamo cose più importanti a cui pensare. C’è da far crescere un villaggio e, forse, in futuro da costruire una nuova città >>.
E’ colpa mia adesso? Voi conoscevate… il pericolo. Vi ho dato tutte le informazioni necessarie. << Se fosse dipeso da me non sarebbe mai iniziata >>.
<< Non abbiamo bisogno di spingerci fino ai confini della vecchia Tokyo >> anche Toji asseconda il fratello che si sta facendo crescere la barba.
<< Non voglio controllare una zona così vasta >> provo a spigare e a respirare. << Lì non c’è niente di utile, niente che meriti di essere difeso. Voglio solo dare un’ultima occhiata, così non avremo sorprese e io mi sentirò più tranquillo >>.
<< Ha ragione >> Kensuke si rivolge al Biondo. << Meglio essere prudenti >>.
<< Perché non venite con me come ai vecchi tempi? Risparmierò un sacco di tempo e, se ci fossero ancora problemi, mi aiutereste a risolverli più facilmente. Poi … poi, se volete, farò la spesa con voi >>.
<< Shinji… senti >> Kensuke parte lentamente. Il sorriso bonario che costruisce ogni volta che cerca di mediare tra me e Toji si spegne presto e lascia il posto ad una smorfia di imbarazzo che mi fa più male di tante parole, visto che preannuncia un no. << Tu non sei stanco di tutto questo? Sono passati gli anni in cui eravamo costretti ad uscire pur sapendo che quasi certamente non saremmo tornati. Ora è tutto più facile, da parecchio nessuno viene a darci fastidio >>.
<< E i villaggi che stanno sorgendo nelle vicinanze >> interviene Toji << sono come una seconda cinta di mura. Ora i rischi possiamo calcolarli e siamo in grado di massimizzare i risultati. Lascia perdere quelli stronzi! Avranno sicuramente capito. E, se così non fosse, se decidessero di romperci le palle troveranno pane per i loro denti >>.
<< Sono organizzati >> ribatto.
<< Anche noi. Possiamo goderci un po’ di pace >> replica Kensuke. << Non sarà per sempre ma non puoi vivere solo di … questo. Abbiamo iniziato anche ad organizzare delle feste, aperte addirittura al vicinato >>.
<< Mentre io ero fuori… >> a rischiare la pelle? Doveva essere soltanto un pensiero ma non mi sono controllato.
<< A… adesso, però, tu ci sei >> Orso, impacciato, cerca di rimediare.
Torneresti a casa ogni sera e potresti imparare a stare con questi … stronzi che credevi di conoscere. << Sì, adesso ci sono >> sospiro evitando di guardarli per timore di prendere la mira e dare il via ad una rissa. << Devo solo abituarmi al… nuovo. Sì… sì, sono stanco di tutto questo >>.
<< E bravo il nostro Paparino, sei rinsavito finalmente. Allora vieni con noi domani? >>
Controvoglia annuisco.
Toji sospira per il sollievo, credo. << Io e questa ipotesi di barbone qui finiamo di compilare la lista e scegliamo il supermercato. Tu rilassati, pensiamo a tutto noi. Perché non vai dalla tua mogliettina? E' al lavoro >>.
<< Dove? Lei fa tanti lavori >>.
<< Ah ah, Paparino, Paparino >> torna a sorridere Kensuke che finge di non aver sentito il ringhio che ha accompagnato ogni mia sillaba, << non conosci la tua casa. Devi recuperare. Soryu è al centro di depurazione vicino alla spiaggia. Sta testando dei nuovi preparati. Quella ragazza è un genio >>.
<< E’ vero, è un genio >> ripeto distratto. Loro sono stanchi e hanno ragione, perché io non riesco a sentirmi come loro? Mi sembra di essere tornato a pilotare gli Eva: non mi piace pilotare, mi stupisco che si possa vivere anche senza pilotare, invidio chi riesce ad andare avanti senza saper pilotare, eppure io so soltanto pilotare.
Non li ho neanche salutati e per tutta la durata della conversazione non abbiamo mosso un passo per avvicinarci. << In cosa ho sbagliato? Perché non riesco a prendere una maledetta posizione? Forse… forse mi basterà crearmi nuove abitudini, col tempo potrei anche capire perché le ho create >>.
 
Soryu è davvero un portento e, a differenze di me, non ha bisogno di specializzarsi, non deve ricominciare ogni volta. In pochi anni ha, praticamente da sola, riorganizzato l’urbanistica del villaggio, ridefinito e migliorato i sistemi di difesa e ora comanda il team di ricerca che si occupa di bonificare le acque e ripopolarle sfruttando anni di ricerche sul genoma di ogni specie compiuti dalla Nerv, i cui laboratori riposano sotto i nostri piedi.
Ovviamente l’accelerata impressa dalla rossa ha costretto la maggior parte degli abitanti a cambiare stile di vita. Si può dire che trottano perché è Asuka ad ordinarglielo. Forse è per questo che non riesco a sentirmi del tutto a mio agio tra le vie e gli edifici che ho visto nascere: mi trovo nel villaggio di Asuka, non più nel mio. E per Asuka, tranne quando la corda marcia schiaccia un pisolino, io sono un ospite appena tollerabile.
E’ intenta ad impartire ordini per mezzo di rapidi scatti della testa prontamente tradotti in parole dagli scriba al suo fianco. Per il resto rimane immobile, con le braccia incrociate sul petto che contribuiscono ad amplificare la marzialità della postura, a vigilare sull’operato dei gruppi di lavoro che in acqua e sulla spiaggia devono tradurre le parole in gesti.
Lo spettacolo non mi impressiona affatto; mi domando, invece, per quale motivo io sia qui, visto che non avevo alcuna voglia di incontrarla. Chissà se le manca il suo 02? << Forse Kuchinawa sta ancora dormendo >> penso. << Potrei rischiare e chiederglielo >>.
<< Kuchinawa è sveglio >> senza voltarsi fa scattare l’allarme quando sono ancora a più di cinque passi da lei.
Ellamadonna, due giorni soltanto. E io che credevo di essermela cavata bene.  << Mi leggi nel pensiero. Stavo pensando proprio a lui >>.
Poiché attivare la sirena non è servito, Soryu scioglie i cani. << Allora che vuoi? >> chiede astiosa.
<< Farmi i fatti tuoi >> rispondo con calma.
Asuka si degna di guardarmi ma si è limitata a ruotare il capo, segno inequivocabile che non è disposta a concedermi un prolungato scambio di battute. Nota che i miei scarponi sono slacciati e questo sembra rasserenarla.
<< Ero curioso di sapere di cosa ti stessi occupando >> rilancio il discorso << Inoltre, sto tentando di capire la direzione del vento. Non sono stato molto pre… >>
<< Non capiresti comunque >> mi interrompe bruscamente. << Quello che faccio è fuori dalla tua portata >>.
<< Posso imparare meglio e più velocemente di quanto tu voglia credere >>.
<< E a che servirebbe? >>
Forse a farmi smettere di cacciare. << Ti piace quello che fai? >> o vorresti tornare a pilotare?
<< L’importante è che sia utile e non hai bisogno di usare la tua scarsa immaginazione per capire che sono mostruosamente in gamba. Se provassi a restare, vedresti come ho rivoluzionato questo posto >> ghigna orgogliosa muovendo il braccio come un’asta per indicare ogni direzione << e apprezzeresti i risultati del mio … del lavoro di tutti >>.
<< Hai bisogno della mia approvazione? >> replico velenoso. Da anni la pazienza non fa più parte delle mie virtù cardinali ma con lei ha vita brevissima. Devo ammettere che, nonostante non fosse nei miei piani, si è rivelato un vantaggio prendere l’abitudine di posizionarmi contro di lei. Più delle esperienze vissute all’esterno, sono stati i litigi con Asuka ad insegnarmi che esiste sempre un altro punto di vista. Il fatto che in cuor mio continui ancora a credere che ogni suo giudizio, ogni suo rimprovero sia giusto o comunque rispondente a verità che ancora non comprendo non mi impedisce di prendere le distanze dalle sue parole e dai miei sentimenti. Anche in questo mi distinguo dal pilota e, così, scopro ogni volta che c’è sempre un modo differente di vedere le cose, non più giusto, non più vero. Soltanto differente.
<< La tua? >> sibila sprezzante. << Tutti hanno bisogno di essere riconosciuti e apprezzati ma, crescendo, impariamo a scegliere a quali persone vogliamo piacere. E certamente tu non sei tra queste >>.
<< Io, però, ti ho chiesto se ti piace quello che fai >> le dico fingendo di non averla ascoltata.
<< Non sono affari che ti riguardano >> urla costringendo anche il corpo a muoversi per aumentare la forza d’impatto della voce.
<< Sempai, sempai, ecco le… >>
La ragazza che ho salvato un anno fa tiene in mano un porta provette da laboratorio. Per un istante ho temuto che si fosse ferita poiché le fiale sono piene di una sostanza di un colore rosso acceso.
Il bellissimo sorriso che stava per regalare ad Asuka è morto con le parole appena mi ha visto ed ora si fa più piccola, pur essendo già alta come la mia rossa. Strofina la testa sulla spalla della Second per chiederle di aprire le porte e proteggerla con un abbraccio.
Asuka è una madre e risponde quasi d’istinto alla sua richiesta come se anche lei fosse convinta di doverla difendere da me. La ragazza si nasconde vicino al seno della sua salvatrice ma non rinuncia a osservarmi, curiosa e spaventata, con i suoi grandi occhi incorniciati da una montatura che quindici anni fa sarebbe stata alla moda.
<< Ciao Quattrocchi >> abbandono per un attimo la contesa con la donna che in altre circostanze e in un altro mondo forse potrei chiamare moglie o ragazza, e cerco di rassicurare un’altra sopravvissuta. << Scusa ma non lo ricordo mai. Ti chiami Maki o Mari? >> domando tirando su in tutta fretta un sorriso da non aver paura di me.
E invece la ragazza ha paura e completa l’opera di occultamento poggiando la fronte sul petto di Asuka.
<< Ancora non ci riesci a parlarmi, eh? >> constato un po’ deluso. << D’accordo, vorrà dire che sarò paziente. A proposito di pazienza, sempaaaai >> rivolgendomi ironico alla mia antagonista, << come se la cava la piccola? >>
Asuka stringe più forte e si posiziona a mo’ di scudo tra me e lei. << Non è tanto piccola e si chiama Mari >>.
<< Hai un bel nome, lo sai? >>. Il complimento funziona meglio del sorriso e Mari si affaccia timidamente per studiarmi. << Hai i capelli lunghi, mi piace >> guadagno un altro po’ di lenza.
<< Ti ho detto che non è una bambina >> mi rimprovera Asuka. << Non trattarla da stupida >>.
<< Non la tratto da stupida >> rispondo dopo un profondo respiro. << E si vede chiaramente che non è più una bambina. Vorrei soltanto che non avesse paura di me >> come voi.
<< Non sappiamo cos’ha passato, poverina >> Asuka la bacia sulla testa e le passa con delicatezza una mano sulla schiena.
<< Ho notato che con te parla. Sai niente di lei? >>
<< Non molto. Fatica ancora a ricordare il suo passato ma questo non dovrebbe stupirti. A giudicare dall’accento conosce molto bene l’inglese, forse è proprio inglese >>.
 
<< Ah, ecco perché è traumatizzata, la sua squadra ha perso l’ultima finale degli Europei >>.
<< Che… che cosa? >> mi chiede sorpresa la rossa.
<< Scusa, non so perché mi sia uscita una cazzata simile. Deve avermi posseduto un demone italiano >>.
<< Perché proprio italiano? >>
<< Perché mentre parlavo mi è venuta voglia di spaghetti col sugo e mi è parso di sentire in sottofondo Seven Nation Army dei White Stripes >>.
 
<< Cosa contengono quelle provette? >> domando con gentilezza alla giovane Mari che, più fiduciosa, esce dalla panic room e, complice la mano di Asuka a cui è saldamente incollata, prende a fissarmi come una creatura rara concentrando l’attenzione sui capelli che ondeggiano liberi lungo il collo e sulla fronte
<< Per fortuna non mi sono tolto la benda >> rifletto.
<< Sarebbe inutile spiegartelo >> Asuka scocca un altro dardo avvelenato.
<< Forse avrei dovuto toglierla >> mi dico lanciandole un’occhiata che, fuori dalle mura, viene universalmente interpretata come scappa!!!
<< Lcl >> scoppia la ragazza vincendo la resistenza dell’afasia selettiva che le provoco.
Mio dio, è la prima parola che mi rivolge. Ha risposto alla mia domanda e non ho capito niente. << Grazie, piccola >>.
<< Uff … Proseguiamo le ricerche che Ritsuko stava conducendo sull’lcl >> Soryu si degna di articolare meglio la risposta della piccola Quattrocchi. << Abbiamo scoperto che, opportunamente trattato con altri composti, ha possibilità di impiego praticamente illimitate. Con le fiale che vedi condurremo un test per verificare se e di quanto è possibile incrementare il processo di depurazione delle acque >>.
<< Questo significa che potrebbe essere impiegato anche in campo medico >> concludo. Mi sarebbe utile un elisir di lunga vita durante le mie battute di caccia.
<< Hai paura di prenderti un raffreddore? >> ribatte Asuka. << Come volevasi dimostrare, rispondere alle tue domande è inutile >>.
<< Perché? Ti ho ascoltata >>.
<< Me ne sono accorta. Comunque, se ti interessa la medicina dovresti parlare … Non è con me che devi parlare ma … con Sakura. Non è il mio campo >>.
<< Non capisco la ragione di tanto astio >> in questa circostanza almeno.
<< Aggiusta … tutto >>. Mari piazza altre due parole, forse per dirmi che la mia riflessione era corretta, poi rifiata ricreando un poderoso legame chimico con il corpo di Asuka.
<< E’ una buona cosa >> torno a sorridere pensando che un giorno quella ragazza non mi vedrà più come un demone.
<< Prova a berlo >> sfotte Soryu. << Forse ti verranno i superpoteri e potrai continuare a giocare >>.
<< O magari, quando Kuchinawa dorme, potremmo spalmarcelo addosso >> rispondo allusivo giusto per farla incazzare.
<< Mi ha fatto venire gli occhi rossi >> Mari sembra una bambina, voleva rivelarmi questo dettaglio tratto dall’esperienza ma, considerata la lunghezza della frase, ha preferito farlo guardando la sua madre adottiva.
<< Sì, la prossima volta usa gli occhiali protettivi >> la rimprovera bonariamente e mi chiedo: quanto devo essere piccolo per ricevere un trattamento simile? << Va’ a prendere le altre, Mari! >> ordina carezzandole una guancia.
La ragazzina sorride e annuisce. Prima di andarsene mi saluta con un profondo inchino e neanche una parola.
In fondo, anche questo è stato un buon prezzo da pagare. << Volevo solo impedire che la violentassero >> sospiro quand’è lontana, non saprei dire se per giustificarmi o confermare con la voce ciò che penso.
<< E’ stato un gesto … >> Asuka si richiude e torna ad osservare le squadre al lavoro. << E’ stato un bel gesto >>.
<< Allora quale sarebbe la mia colpa? >>
<< Non sei stato attento. La tua superficialità ci stava costando la pace che avevamo faticosamente conquistato >>.
<< Tutti possiamo sbagliare >>.
<< Perché ti trovavi tanto lontano da casa? Non era necessario, non era utile. Da molto non corriamo più rischi >>.
<< Dovevo essere sicuro che non arrivassero altri predatori a disturbarci >>.
<< Non sei l’invincibile Shinji >> replica sprezzante. << E’ inutile che cerchi di rimediare. Dovresti riportarci indietro nel tempo. Se vuoi fare qualcosa di buono, allora non fare niente. Come vedi, non abbiamo bisogno di te. Ma tu ti ostini a prenderti in giro e a illuderti di avere un qualche valore in questo posto. Beh, ti sbagli! Tu sbagli sempre e… per salvare una sola persona… >>
<< E se fossi stata tu quella sola persona? >>
<< Perché, mi avresti salvata? >>
L’episodio della serie degli Eva, uno dei momenti più bassi e meschini del giorno più oscuro della mia vita, me l’ha rinfacciato, anche implicitamente, milioni di volte. Non è la domanda a farmi male ma la delusione trasportata dal tono della sua voce.
<< E se l’avessi fatto >> se quel giorno ti avessi salvata, << mettendo a rischio la nostra pace? >> Tu mi avresti perdonato?
Soryu non risponde. Strofino nervosamente una mano sulla benda e mi impartisco l’ordine di non trasformarmi nel lupo che chiamano Furia Buia. << Comunque >> ricomincio a parlare ponendomi al suo fianco di fronte alla spiaggia, << il problema si è presentato e non potevo far finta di niente. Eravamo tutti in pericolo e ho cercato di tenerli lontani. Perché mi avete lasciato solo? >>
<< Dovevi … >> Asuka sembra accusare il colpo. << Dovevi prenderti le tue responsabilità >>.
<< Di’ piuttosto che dovevo subire la giusta punizione >>.
<< Ti rendi conti di quanto sia difficile vivere… qui, anzi sopravvivere? >> Soryu è emozionata e sento che mi sta guardando. Faccio finta di niente perché… non ho ancora deciso chi di noi mettere in ginocchio ad implorare di essere perdonato. << Dobbiamo lottare con tutte le forze facendo sempre del nostro meglio per ricostruire un’oasi felice nella devastazione che tu ci hai lasciato. Dobbiamo proteggerci da tutte le minacce e tu continui a fuggire >>.
Davvero, non sono in grado di comprendere Asuka e devo accontentarmi di constatare ancora una volta che gli eventi dell’impact continuano a sopravvivere nelle nostre anime e a influenzare pesantemente soprattutto il nostro rapporto. Noi due, quando stiamo insieme, dimostriamo di non aver mai abbandonato quella spiaggia.
Eppure, ascoltandola, comprendo che ora altro materiale si è aggiunto e produce nuovo veleno. Ripenso alla surreale conversazione con gli altri due del trio degli stupidi e mi appare sempre più chiaro che non mi vogliono. Non tanto per quello che ha combinato il pilota. Ora che la sicurezza e la sopravvivenza non sono più una priorità, il branco evolve in società e io rappresento, io incarno ai loro occhi anni difficili, incerti e violenti. La mia sola presenza è come un ammonimento, rinfaccia a tutte queste persone la fragilità della loro illusione: che possa esserci pace per sempre. Sono stanchi e io sono una frusta.
Non è Shinji che non accettano (tranne Asuka), non accettano Furia Buia. Il mio problema, invece, è che cacciatore e pilota si ostinano a non accettarsi e non saprei chi rifiutare.
<< Nostra figlia >> sorrido amaro << dice che sono il migliore e faccio fuori i cattivi >>.
<< E’ una bambina. Lasciala sognare >> esala come esausta un fatto e un'esortazione.
Ora basta! << Hai ragione, Asuka. Ho messo a rischio la pace ed è giusto che accetti le mie responsabilità. Sono responsabile >> continuo sputando aria dal naso come un toro davanti ad un drappo rosso mentre la voce si trasforma in un ringhio << di avervi messo in pericolo e sono responsabile… della pace che state vivendo, perché potete raccontarvela come vi pare, potete far finta di niente ma sapete bene che la città che sognate di costruire poggerà su sicure fondamenta, quelle di tutti i cadaveri che io ho lasciato in questi anni. Se voi potete tornare a casa come se nulla fosse è perché non avete visto, non avete sopportato metà di ciò che ho vissuto >>.
<< Tu… >> prova ad obiettare.
<< Sì, io ho sbagliato a caricarmi anche il vostro peso. Il senso di colpa deforma la percezione della realtà. Non mi piace ciò che sono diventato ma sono bravo in ciò che faccio >>. Due respiri profondi per far scivolare la rabbia, al terzo lascio che a parlare sia una rassegnata chiarezza. << Te l’ho detto: hai ragione. E’ inutile guardare al passato. Quelli come me non sono più utili, perciò, cercherò di adattarmi ai tempi nuovi e >> troverò il mio posto << imparerò ad essere un’altra persona >>.
<< Tu non sei bravo a cambiare >> sibila Soryu.
<< Non so se lo pensi davvero o se è quello che speri, così avrai sempre a disposizione il tuo amichevole sacco da boxe di quartiere >>.
<< Non fare la vittima >> replica. << Tu… tu ti ostini ad andartene da solo. Ti ostini a volerci salvare e non conosci neanche le persone che vuoi salvare. Accetta la verità: non è per te fare l’eroe, non è per te fare il cacciatore. Stai andando in mille pezzi e non te ne accorgi >>.
<< Sei preoccupata per me? >> le chiedo senza curarmi di celare il sarcasmo.
<< No, mi preoccupo per noi. Quando cadi a pezzi fai danni e qualunque sia quella cosa in cui ti stai trasformando è più pericolosa dello stupido ragazzino che sei sempre stato. Tu finirai per metterci nei guai >>.
<< Sai bene che i guai esistono anche se non vuoi vederli e che non vedono l’ora di arrivare. Te ne sei dimenticata? >>
<< No, mi basta vederti >> Asuka è partita col piglio di chi vuole sbeffeggiare il rivale sconfitto << per… ricordarlo >> conclude, quasi mozzandola, la stoccata come se provasse rimorso.
La mia mano destra sembra impazzita e le palpebre dell’occhio buono sbattono così forte che non posso credere riescano a restare sincronizzate. Mi aggrappo a qualunque pensiero o ricordo buono, tutto pur di non risponderle a tono, pur di non vedere i fantasmi dei due piloti. E’ triste notare quanto siano poche le biglie rimaste in tasca.
<< Sakura >> pronuncio il nome di una provvidenziale ciambella di salvataggio, << Sakura un paio di giorni fa mi ha detto che Furia Buia e Shinji sono la stessa persona, quella che può farne ancora una giusta. Secondo lei devono soltanto capirlo. Non so cosa intenda ma, a quanto pare, a differenza di te e… di qualcun altro, vede del buono in me >>.
Asuka stringe stizzita le spalle e mi porge la nuca. << Non credo sia importante capire cosa pensa una ragazzina. E poi lei è innamorata di te, non te ne sei accorto? >>.
Lo scoop non mi lascia sorpreso, avevo già intuito che, crescendo, la simpatia della sorella di Toji per me era mutata. A spiazzarmi, invece, è un’associazione nuova,: basta così poco, basta il sentimento per stravolgere i giudizi e cambiare il punto di vista?
Osservo Asuka che, dopo avermi sparato addosso la verità sui sentimenti del medico, si era voltata per leggere la mia reazione e non mi chiedo più quanto siano giuste le opinioni che ha su di me né mi interessa conoscere i suoi sentimenti. Lei non cambierà qualunque cosa io faccia, non mi perdonerà.
Mi domando invece: se non mi sentissi in colpa con lei, se non avessi bisogno di rimediare, cosa sarebbe Asuka per me dopo tutto questo tempo, questa casa, con le sue regole inafferrabili, quale importanza avrebbe per me?
Indago, come non avevo mai fatto, i dettagli del suo viso: il naso a punta, le labbra sottili che danno l’idea di un taglio cesareo, i capelli lunghi e ben curati nonostante qui sia una scomodità. E’ di poco più alta rispetto a quando l’ho conosciuta ed è un invito per i sensi. E’ bella, è… un’estranea con cui ho condiviso più di metà della vita. E’ ciò che voglio pensare o proprio ora la sto guardando per la prima volta? Spero in cuor mio che la prima opzione sia quella giusta perché non mi piace ciò che vedo.
<< Ha diciott’anni … credo >> accidenti, non conosco la mia casa. << Non ha ancora l’età per amare come un’adulta >>.
<< E noi invece? >>. Soryu sembra aver intercettato il mio pensiero, probabilmente ha colto il riflesso del suo.
<< Noi siamo adulti >> lascio libero il mio nuovo punto di vista di distruggere ogni altra illusione.
<< Però non ci amiamo >> mi pare una confessione.
<< Forse non abbiamo trovato la persona giusta >>. Mi terrorizza la facilità con cui sono riuscito a replicare; ancor di più mi terrorizzano le implicazioni.
<< Tzk! Credi sia solo questo? >>. Asuka non si aspettava che l’assecondassi tanto facilmente su un punto cruciale della nostra vita, poiché abbiamo una figlia e, più o meno, conviviamo da dieci anni.
<< Non so come tu sia messa >> sbuffo voltandomi nuovamente in direzione del mare, ancorando le mani ai fianchi, << ma per quanto mi riguarda spero che Cupido sia munito di lanciagranate; altrimenti la vedo dura >>.
<< Tu non ti arrendi mai! >> s’infuria. << Quando si tratta di me non vuoi cedere. Solo in questo sei cambiato e continui ad opporti a me come se fossi io il tuo peggior nemico. Credimi, lo accetterei volentieri se soltanto mi togliessi di dosso quell’appiccicoso senso di colpa che continui a nutrire. Non puoi farci niente, Shinji. Non puoi fare niente. Fa’ un favore a tutti: cresci! >>
<< Kuchinawa >> rispondo. << Non sei stanca di giocare alla corda marcia? No perché tu non sei la persona più adatta a darmi consigli e io sono stanco >>.
<< A proposito di corda marcia >> Soryu mi mostra un sorriso maligno, << ti ho dato troppa corda in questi anni >>.
<< E allora non darmene più >>.
<< Cos’è, non ti importa cosa hai fatto, cosa mi hai fatto? >>
<< Certo che mi importa. E’ per questo che Sakura può… volermi bene. Perché non le ho fatto niente, non direttamente almeno. Forse io e te dovremmo smetterla di fare i bambini e trovare un modo per… >>
<< Ah già tu vuoi rimediare. La solita storia, come se avessi qualche speranza. Non dirmi che ci credi ancora? >>
<< Non più ad essere sinceri >> in realtà la risposta corretta è: non credo mi interessi come prima. << Però, quando torno, potremmo parlare, intendo parlare davvero. Non l’abbiamo mai fatto >>.
<< Dopo tutto ciò che ti ho detto, te ne vai di nuovo? >> Asuka è incredula ma assorbe il colpo e ridefinisce le priorità. << Davvero pensi che basti parlare? Quanti altri anni dovranno passare? >>
<< Se saremo onesti una volta basterà >>. Andiamo, aiutami a bruciare questa maledetta corda.
<< Guarda che non siamo una coppia >> mi rinfaccia rispolverando espressione e tono strafottenti, vagamente condiscendenti, con cui da ragazzi mi dimostrava il suo distacco. << E, se fosse così, sarei io a lasciarti, non tu >>.
<< Ti chiedo di rifletterci. Forse riusciremo a recuperare un po’ di spazio per noi >>.
<< Sempre ammesso che ritorni questa volta >>.
<< Sempre ammesso che ritorni >>.
<< Ho fatto del mio meglio con te ma vedo che ho soltanto sprecato energie >>.
<< Allora risparmia quelle che ti restano. Il tuo meglio >> purtroppo << è troppo poco per me >>.
<< E il tuo allora? >>
<< Anche il mio >> purtroppo << è troppo poco. Perciò risparmierò le energie >>.
<< Vai al diavolo! >>
<< Dimentichi che sono io il diavolo >>.
<< Allora va’ a… te stesso, brutto stupido >>.
<< E’ ciò che spero di fare >> ho bisogno di risposte.
<< E non provare mai più a baciarmi! >>
E’ un po’ ciò che avviene durante un combattimento. Sei talmente preso dal momento, così carico di adrenalina che quasi non avverti dolore quando vieni colpito. Solo dopo puoi fare la conta dei danni e rassegnarti al fatto che non sarà piacevole. Le parole di Asuka, ora che è fuori portata, nonostante mi sforzi di non trarre conclusioni, ritornano a evidenziare le ferite che mi hanno inferto e devo rassegnarmi: << cazzo, mi ha fatto proprio male![13] >>.
 
 
 
Uno spezzone di vita nel mondo reale che dura quattro giorni
e che il giovane Shinji non può ancora ricordare. Notte tra il 3° e il 4° giorno a casa.
<< La vita è un bacio >>.
Quando Furia Buia si commuove alla vista di due giovani innamorati.
 
 
Esistono soltanto due luoghi in cui le mie due anime possono incontrarsi senza darsi battaglia o dover cedere il passo all’altra; sarebbe meglio dire che si tratta di due linee tracciate sul terreno, una reale e una ideale. In questo momento sono seduto sulla prima interrompendo la continuità del camminamento in cima alle nostre mura.
<< Hanno fatto un buon lavoro >> rifletto registrando a mente la distanza che separa le singole torrette fortificate di avvistamento. << Quelli di fuori dovranno imparare a guidare i carri armati per espugnarci >>.
A dire il vero non me ne frega niente. Avevo già notato lo sviluppo dei nostri sistemi di difesa, per quelli come me si tratta dei dettagli più importanti. Qui riesco a stare relativamente in pace, sospeso in un tempo e in uno spazio che sono sia quelli che comunemente percepiamo sia il loro contrario. Cacciatore e pilota riposano uno a fianco all’altro e annullano i pensieri o li lasciano liberi di vagare senza giudicarli, senza far pagar loro il pedaggio quando oltrepassano il confine tra le mie identità.
<< Mi hanno detto che è multivitaminico e interamente biologico >> borbotto osservando il boccale con il beverone color verde pisello stinto che hanno distribuito come merenda a chi, questa notte, è di guardia.
Non che fossi di comandata ma Kuchinawa è sveglio e io non avevo voglia di cantargli la ninna nanna. Resto immobile, fluttuando in questo strano limbo, annoiato perché so che non c’è da preoccuparsi (lo dimostra il fatto che siamo in tre). Avverto, però, in sottofondo una certa inquietudine, quella che non mi ha mai abbandonato dal mio rientro. << A chi appartengo? Di chi sono figlio >> mi domando << di Caos o di Ordine? >> Vorrei contemporaneamente uscire e rimanere. << Maledizione, qual è il mio posto? Per tutti occupo quello sbagliato, forse hanno ragione. Dovrei adattarmi >> premo il tasto play al registratore per ascoltare un mio consiglio mentre mi volto a guardare i sentieri tracciati sullo sterrato perennemente attaccato da granelli di sabbia che si diramano dalle nostre vie di accesso.
<< La notte è così calma >> penso come se questa porzione del giorno potesse sperimentare uno stato emotivo. << Se mi adattassi a ciò che vogliono potrei apprezzarla e non sfruttarla, le scarpe resterebbero slacciate e i piedi non mi farebbero male. Allora perché solo il pensiero di abbracciare la vita che mi presentano come l’unica possibile, e che ancora non capisco, mi ripugna come il più squallido dei tradimenti? Quanto vorrei che il signor Kaji fosse ancora vivo. Lui saprebbe cosa dirmi >>.
Stendo le gambe e avvicino il bicchierone alla bocca. << Sono sicuro che il sapore sarà migliore dell’aspetto >> mi incoraggio. << E’ biologico, male non mi farà >>.
<< Ehm … ehhemm >>. Una delle due guardie mi distrae. Allunga il collo e alza il mento indicando le mie gambe che ostruiscono il passaggio.
<< Cazzo vuoi? Scavalca! >> gli dico ruvido prima di riportare l’attenzione sulla mia più immediata missione: trovare il coraggio di trangugiare questo vomito naturale.
<< Che maniere! >> si lamenta, dopo aver saltato l’ostacolo, quell’individuo che del cacciatore ha soltanto il giaccone e un arma. << All’uomo della guerra pesa il culo stanotte >> commenta non troppo a bassa voce rivolgendosi al collega che lo attendeva poco più avanti.
<< Deve aver dimenticato la buona educazione >> risponde l’altro.
Cosa avrebbe detto il pilota dieci anni fa? Avrebbe chiesto scusa. Neanche per sogno! << Per favore >> meglio prenderli in giro, << scavalca … grazie >>.
Meno male che in pochi sarebbero tanto pazzi da attaccarci, << con queste mezze seghe >> pronuncio al massimo del volume << saremmo fottuti >>.
 
<< Però! >> esclamo guardando la luna. << Mia figlia è magica >>. Sono ancora seduto con la schiena poggiata al muro a secco e le gambe stese, eppure quasi non provo fastidio. << Si, anche stavolta mi rimetterò in piedi >>.
Il mio turno è a metà della corsa e i miei due colleghi si sono rassegnati all’idea che non mi sposterò per rendere più facile il loro passaggio. Mi massaggio le braccia in preda ai brividi causati da un vento freddo che spira alle mie spalle e trapassa la parete. << Perché continui a chiamarmi? >> mi rivolgo all’esterno. << Cosa vuoi dirmi? Non immaginavo che tu sapessi parlare. Dimmi perché non riesco a prendere una posizione? >>
Non mi interessa se il cielo è stellato, non l’ho degnato neanche di uno sguardo, non mi attira la luna che rischiara la notte, al diavolo la testa di Ayanami. Abbiamo tentato già due volte inutilmente di spingerla al largo, la terza sarà quella buona. Le orecchie sembrano muoversi in autonomia per scandagliare il magma informe, che regna e si trascina al di fuori della mia casa, alla ricerca di segnali di vita intelligente; il mio occhio osserva l’evoluzione del sistema regolato e dotato di forma che stiamo costruendo (meglio, loro. Io per adeso mi limito a difenderlo… forse).
Una nuova coppia sta nascendo in quest’ora quieta, complice l’ombra lunga gettata dalla porzione di muro in cui mi trovo. Non si sono accorti che un guardiano veglia, in parte seduto in parte sdraiato, sui loro sentimenti.
Si scambiano un bacio. Deve trattarsi del loro primo bacio perché non mi è parso granché ma mi ha ispirato una profonda tenerezza. Troppo emozionati, troppo timidi, probabilmente inesperti, si sono avvicinati come se temessero di scottarsi ma, una volta ultimato il rendez vous, l’attrazione ha vinto ogni ostacolo. Si tengono per mano o forse sono uniti da un abbraccio e si regalano elettricità ed effusioni di una purezza che mi disarma. Vorrei trovarmi abbastanza vicino da poterli guardare negli occhi per imparare come luccicano le iridi di due innamorati ed esclamare, stupito: wow! E’ dunque questo l’amore?
<< Tu ci vuoi bene >> mi ha detto Yuki soltanto ieri. Ha detto anche che sono il papà di tutti. E’ così che mi vede.
Contemplo quei due ragazzi, che, sciolto il ghiaccio, continuano a gustare il dolce con maggior sicurezza e trasporto, e mi sento in difetto. Distolgo lo sguardo per puntarlo sulle case che sonnecchiano un po’ più lontano per non disturbarli, per non derubarli del loro sogno.
<< Non mi dispiacerebbe difendere quei due ragazzi >> mi dico. << Si, Furia Buia combatterebbe per proteggere il loro momento di gioia. Se li avessi visti quando ero ancora un pilota forse proprio per loro, soltanto per lasciarli vivere un’esperienza così bella, avrei risposto diversamente a quella domanda: cosa desideri? Già cosa desidero? >> sono obbligato a chiedermi mentre punto con la coda dell’occhio al di fuori delle mura, sempre e perennemente oppresso da questa sensazione di squilibrio, di oscillare tra due mondi, al centro tra due mondi. << Per muovermi dovrei prendere posizione e fare una scelta ma non riesco a decidere a quale anima rinunciare. Ne ho due. Forse farei meglio ad andarmene e a cercare di rifarmi una vita da un’altra parte, un luogo in cui il pilota non possa seguirmi e il cacciatore essere accettato per quello che è >>.
Shinji e Furia Buia, pilota e cacciatore, sono la stessa persona. Devono semplicemente capirlo. Sakura vede del buono in me ma lei è di parte. << E se avesse ragione? Forse non è ancora scoccata l’ora di decisioni drastiche, prima mi conviene capire cosa voglio >>.
<< Ehi voi due >> grida il simil cacciatore che avevo trattato male << andatevene a casa. Dove credete di stare, in un bordello? >>
Scoperti, quasi certamente rossi per l’imbarazzo, i fidanzatini si staccano con tale violenza che sussulto come se mi avessero strappato un pezzo di cuore; non trovano neanche l’animo di chiedere scusa,  indietreggiano confusi e infine scappano senza neanche tenersi per mano finché non spariscono tra le abitazioni ad un piano che disegnano le strade strette e le piazze del villaggio.
<< Hai rovinato il loro momento di gioia >> ringhio per celare la delusione e il dispiacere per quell’idillio, interrotto bruscamente, di cui stavo gustando l’eco.
<< La prossima volta sceglieranno un altro posto >> replica. << Noi qui stiamo lavorando >>.
<< Non dovevi sgridarli in quel modo >>.
<< L’ho fatto per insegnarli le buone maniere >> ribatte caricando la dizione delle ultime due parole.
<< Distruggendo il bello? >> chiedo accarezzando il manico del coltello con la lama seghettata.
<< Il nostro compito è fare la guardia, perché anche due stupidi come loro possano sopravvivere, e non essere costretti ad assistere a certi spettacoli >>.
Non faccio neanche caso ai miei movimenti, mi trovo già in piedi quando rispondo: << allora guarda fuori, non dentro! E’ questo il tuo lavoro. E comunque sono… sono… >> tocco anche il fucile << sono io che vi permetto di sopravvivere >> non di vivere. Quello è un affare troppo personale. << Per questo voi avete la possibilità di annoiarvi e di disturbare due ragazzi >>.
<< Il tuo tempo è passato >> mi rinfaccia la guardia, << non l’hai capito? Sei stato troppo a lungo fuori dal villaggio >>.
<< E voi troppo a lungo qui dentro. Dove siete stati nell’ultimo anno? >> ribatto guidato dall’attitudine al posizionamento che ho acquisito combattendo contro Asuka.
<< Lascialo perdere >> l’altro cacciatore invita il collega alla calma. << Lo sai che ha un pessimo carattere >>.
<< Sicuramente >> conviene l’altro, << ma non può parlarci in questo modo. E’ cambiato tutto. Oggi non potrebbe più ammazzare l’albino come ha fatto sette anni fa senza essere punito >>.
<< Otto >> lo corregge il primo. << Sono passati otto anni >>.
<< E anche allora siete rimasti a guardare, non è vero bastardi? >> replico inferocito.
<< Continuiamo il giro >> il tipo dai modi accomodanti deve aver letto il mio desiderio di togliermi la benda e corre ai ripari. << E’ meglio non discutere quand’è arrabbiato >>.
<< Neanche fossi un cane >> sbuffo a mezza bocca. Mi ributto sul legno del camminamento e passo le mani tra i capelli sciolti. Prendo il bicchierone pieno di rancio liquido che avevo posato per prepararmi all’ennesimo scontro. << Mi serve energia. Posso disperarmi benissimo a stomaco pieno. Non doveva cacciarli >> sussurro il mio rammarico al bordo del vetro a pochi centimetri dalle mie labbra. << Era da molto che non vedevo qualcosa di bello >>.
<< Non provare mai più a baciarmi! >>. Così stamattina mi ha salutato Asuka al termine del solito dialogo tra sordi. Ogni tanto ci provo ma non me lo permette mai. Non mi permette neanche di abbracciarla se non… quando serve. << Cavolo, abbiamo una figlia, ad ogni ritorno (più o meno) dormo con te e non posso neanche mostrare affetto. Quando sto fuori a lungo le altre donne non fanno tante storie e scommetto che neanche tu fai tante storie con chi non è me. Non che voglia lamentarmi >> immagino di averla davanti, << figurati. Quello che prendo è più che sufficiente … più che sufficiente.
Ma almeno una volta … giusto per capire se ci piace. Se siamo fortunati ci accorgeremo che non proviamo niente e che possiamo salutarci senza rancore; però dopo undici anni finalmente saprei che sensazioni dà un tuo abbraccio. Mi sono anche dimenticato che sapore hanno le tue labbra. E’ stupido, lo so, ma vorrei essere al posto di uno di quei due innamorati e non vestire i miei panni. Al diavolo, mi manca il bello >>.
Non l’hai mai cercato.
Spalanco l’occhio e trattengo il respiro. << Da dove proviene questa voce, dal mio cuore o … >> giro di scatto la testa in direzione delle dune sabbiose. << Non è vero >> rispondo al vento che ha ripreso a soffiare graffiandomi la faccia. << Ce n’è poco in giro e, se esiste di nuovo, lo dovete al pilota che vi ha riportato in vita e a me che non smetto di lottare contro ciò che è brutto. Se sapessi qual è il mio posto >> rivolgo ora una preghiera alle case del villaggio, << se ne trovassi uno, anche… anche l’ultimo rimasto, potrei chiedervi il permesso di occuparlo e mi sentirei al sicuro. Starei buono, ve lo giuro. Farei il bravo. Il fatto è che non capisco cosa volete da me >>.
Ti preoccupi troppo del giudizio degli altri.
La signorina Misato. << Ehi, maledetto >> mi scrollo di dosso le paranoie del pilota che mi avevano catturato e, di nuovo adirato, parlo al vento che spira da fuori, << credi di tentarmi imitando la voce di quella donna? Il problema è che non voglio preoccuparmi del giudizio degli altri. Se lo facessi, affiderei la mia vita ad altre persone e farei soffrire i miei cari. Per questo non riesco a chiedere il permesso, per questo non voglio fare il bravo, per questo non obbedisco, per questo non me ne starò buono. E comunque, se vuoi convincermi a tornare da te, Caos, ti conviene scegliere un altro personaggio. La signorina Misato non era la persona più adatta a esprimere giudizi, proprio come Asuka. Si faceva scopare da mezzo mondo per sentirsi amata senza doversi assumere le responsabilità di una relazione, perché il sesso era bello e comodo. Io e Asuka la pensiamo allo stesso modo. Quella donna ha scelto un ragazzino come suo campione per vendicare il padre. Non è affatto un grande esempio >>.
Accosto il bicchiere alla bocca deciso a tagliar corto con questo dialogo surreale e ad assumere le calorie di cui ho bisogno per restare vivo.
<< Nooo >> soffio. << Non è vero. Mi scusi, signorina Misato. Lo so che avrebbe mandato al diavolo tutto per proteggere me e Asuka; ha anche urlato a mia madre di restituirle il suo Shinji. Se lei fosse qui forse non troverebbe le parole più adatte ma stringerebbe la mano di un pilota che ha fatto casini e anche quella di un cacciatore che quei casini non li ha ancora risolti. Ci accetterebbe anche se siamo sbagliati. Lei per me ci sarebbe sempre anche se fosse convinta di non potermi aiutare. E, a dire la verità, non saprei cos’altro chiedere. Chi se ne frega se mi trovo sull’orlo di un precipizio e davanti a me ci sono tante persone che non vedono l’ora di spingermi giù. Non avrei paura se al mio fianco avessi una persona a cui voglio bene che mi poggia una mano sul cuore e mi dice: io ci sono. E’ che all’epoca non mi ero accorto di quanto lei mi fosse vicina, mi dispiace >>.
<< Accidenti se sapeva baciare! >> seguo il filo delle associazioni. << Quello era un bacio, Asuka, non il tuo assalto all’arma bianca. Se avessi risposto >>.
Che sensazione strana! Provo un forte disagio come se il Caos nel mio cuore fosse in travaglio. Mi rialzo a fatica, devo appoggiare una mano al muro mentre una corrente nuova mi attraversa il corpo. Non è un attacco di panico, non vedo i miei fantasmi. << Ho ancora il bicchiere in mano >> penso. << Perché non l’ho lasciato a terra? No, Shinji, sarebbe stato un bacio comunissimo tra due adolescenti; sarebbe stato un pessimo primo bacio come quello che si sono scambiati quei due ragazzini. Io… io >> inizio a tremare << io avevo paura che mi rifiutasse, che rimanesse delusa. Avevo paura che si arrabbiasse. E’ questo che volevi dirmi, Caos? Io ho rifiutato un bacio per paura, io non volevo salire sullo 01 perché avevo paura, io ho tenuto a distanza tutti perché avevo paura, ho gridato morte a tutti perché temevo che sarei stato abbandonato e non avrei mai conosciuto il mio posto nel mondo, ho ucciso ogni possibilità di relazione perché avevo paura della separazione. Se avessi risposto a quel bacio…
se avessi risposto a quel bacio … >>
Mi tocco le labbra incurante del fatto che la mia mano è sporca. << La vita… la vita è un bacio. E io non ho avuto il coraggio di baciarla. Se l’avessi baciata avrei impedito il Third Impact. Se l’avessi baciata non sarebbe stato necessario un evento catastrofico per farmi diventare un uomo; se l’avessi baciata avrei distrutto il guscio in cui cercavo di nascondermi. Io… >> fuori, la sabbia si chiazza di buchi neri e la mia rabbia si tramuta in furia incontrollabile << IO STO ANCORA FUGGENDO >>. 
Il vento spira più forte e mi avvolge come un abbraccio. << Io fuggo rifiutando entrambe le mie vite, entrambe le mie nature. Ho sbagliato ancora. Non sei fatto di punti e di istanti. E’ ciò che volevo credere per distinguere tra dentro e fuori. Perdonami >> scoppio a ridere, << ma era necessario. Se noi uomini non facessimo distinzioni non sapremmo di esistere, proprio come quando ero interamente te e, né io né tu, sapevamo di esistere; se i nostri at field non ci separassero, quei due ragazzi ora non saprebbero quant’è meraviglioso baciarsi. Non avevo capito. Non esiste una verità, eppure la verità esiste, non esiste un senso ma un senso esiste. Tu, Caos, sei nato quando è nato l’Ordine.    
<< Abbiamo bisogno di una casa in cui vivere >> guardo in direzione della mia dimora, quella in cui dormono mia figlia e Asuka << e che ci protegga dall’incertezza e dal male dell’esterno. Solo in questo posto abbiamo il tempo di comprendere la vita ma una casa può trasformarsi in una prigione. Queste mura sono barriere di carta poiché il vento che soffia all’esterno soffia anche all’interno. Guai se non ci fossero porte, perderemmo l’occasione di baciare la vita.
<< NON LA MORTE >> grido fuori di me e sto piangendo e prego che la mia gente ascolti il cuore di un folle, << LA VITA NON RINUNCERA’ A CERCARCI soltanto perché ci nascondiamo sotto il letto. Uscire dalle mura è l’unica possibilità che abbiamo di vivere, l’unica azione che giustifichi il ritorno, l’unica azione che dia un senso alla parola casa. Ho capito cosa sono gli Eva e alla nostra età sono una maledizione.
 << Non posso sperare di tenere lontana la guerra, non posso sperare di vivere >> inizio a calpestare nervosamente avanti e indietro il camminamento << una vita senza guerra perché è la guerra che dona significato alla pace, perché è lo stress che ci tiene in vita. Una vita senza problemi è una vita rifiutata, la pace non è assenza di guerra. Il cacciatore non è sbagliato. Voi, amici miei, proprio voi non conoscete il vostro posto, perché vi illudete che ne esista uno? Come potete insegnarmi qual è il mio? Voi non conoscete le regole di questo gioco. Chi siete per giudicare me? Chi sono per giudicare voi? Siete ciechi come me e come me siete nati senza il libretto delle istruzioni. Nell’Ordine >> comprendo << troverò soltanto metà delle risposte che cerco >>.
La corrente aumenta di voltaggio e sale lungo la colonna vertebrale, si ferma all’altezza della nuca procurandomi un dolore lancinante come se un lupo mi azzannasse al collo. Uno scatto e sale al cervello e… vedo. Mi volto in direzione dell’esterno.
<< Ma se è così... >> rapito da un’illuminazione guardo il Caos sotto un’altra luce e gli parlo affinché ascolti il cuore di un saggio << se è davvero così, allora ho capito cosa sono gli Angeli, BASTARDO[14]. Il pilota non è sbagliato. Dovevate spiegargli perché gli Angeli vanno combattuti, dovevate rivelargli chi sono realmente. E invece lo avete ricattato perché accettasse il peso del mondo come un adulto mentre voi, maledetti >> davanti a me passano tutti i personaggi che hanno riempito i miei quattordici anni e che mi hanno mentito facendomi credere di sapere cosa significa essere adulti << non avete mai avuto il coraggio di vivere. Un cacciatore è come un pilota, l’unica differenza è che non c’è mia madre a proteggermi. Io non sono Gendo Ikari, hai capito? Io sono un padre e proteggo mia figlia. Io non ti rifiuterò. Ora so perché combatto, non ho più bisogno dello 01. IO VOGLIO VIVEREEEEE!!!  
<< Se davvero sono l’uomo della guerra, allora che guerra sia >> chiudo il mio occhio e recito un’orazione a labbra socchiuse; << se porto distruzione allora distruggerò tutto ciò che può essere distrutto così saprò cosa costruire con ciò che rimane. Cazzo, sono un adulto adesso >>.
Il vento non si placa ma ora soffia dalla spiaggia e io mi sento al sicuro. << Alla tua salute >> sfido il fiume di aria porgendoli il mio calice colmo di non voglio minimamente sapere cosa. Bevo con fierezza togliendomi addirittura la benda come faccio quando …
<< Che schifo! >> sputo anche ciò che non ho digerito del pranzo piegandomi in avanti per prepararmi ad assecondare un mostruoso conato di vomito. << Biologico di merda! >> urlo come indemoniato frantumando il bicchiere e la sostanza aliena che contiene. << Questa schifezza là fuori è un’istigazione al cannibalismo >>.
<< Te l’ho detto che era impazzito >>. Dietro di me le due sonnacchiose sentinelle, brave a proteggere più i costumi che i confini, commentano il mio sfogo. Mi fissano con un misto di disappunto e affettata compassione.
<< Che avete da guardare? >> abbaio così forte che, se ne esistessero ancora, un branco di lupi canterebbe in coro per sostenere il mio assolo. << Portatemi subito qualcosa di buono e dolce! Deve essere talmente finto e industriale che sulla confezione voglio leggere: solo guardarlo provoca la carie >>.
<< Chi ti credi di essere? >> risponde sdegnato il più rompipalle dei due. << Sono io che comando questo turno >>.
<< Io sono Furia Buia, sono quello che vi salva il culo e che vi ha appena dato un ordine. Muovetevi, stronzi, o giuro che quando uscirete dal villaggio troverete me ad aspettarvi! >>
Sarà stato il tono, la chiarissima minaccia di morte, o forse il mio occhio sinistro denudato della benda o il nome che uso quando vado a caccia, o il fatto che nella foga avevo estratto il coltello ma il dato resta: le obiezioni si sono prontamente volatilizzate insieme ai due sventurati compagni di noia.
Ah, a Tyler Durden obbedite allora? << E portatemi anche da bere, alcol non acqua… luridi bambocci >>.
Recupero la benda e metto a riposo il mio trofeo. L’odore del mare è piacevole, quasi non faccio caso a quella punta di decomposizione che si trascina da largo. << Tanto morirò prima di mettermi una dentiera >> mi giustifico con le acque salmastre. << Ho tutto il diritto di coccolarmi un po’ >>. La brezza si fa più dolce e ammansisce il mio cuore, non molto ma quel tanto che serve per indurmi a guardare i due cacciatori stanziali che corrono lontano dal diavolo con un occhio solo. << E dire che prima non avrei mai pensato di parlare in questo modo … a chiunque. Non chiederò scusa, se la sono cercata … Se portano una bottiglia piena, però, quasi quasi li permetto di bere con me, come gesto di… amicizia >>.
 
 
 
Uno spezzone di vita nel mondo reale che dura quattro giorni
e che il giovane Shinji non può ancora ricordare. Il 4° giorno a casa.
<< E’ ora di svegliarsi e crescere, mia Bella Addormentata >>.
Quando Furia Buia, deciso a partire, e Asuka si scambiano (o forse no) un pessimo primo bacio.
 
 
Lo zaino è pronto e do un’ultima occhiata alle mie armi per assicurarmi che siano pulite e cariche. Nella vecchia Neo Tokyo 3 mia figlia non assisterebbe ad un simile spettacolo; anzi non saprebbe neanche com’è fatto il fucile a canna corta che maneggio. Probabilmente non lo saprei neanch’io.
Yuki mi osserva in silenzio con aria corrucciata per non farmi intendere che è triste. Non presta attenzione al mini Furia Buia che dorme sul tavolo a pancia all’aria e resta seduta insolitamente composta. La maschera cade quando indosso il giaccone perché è l’ultimo gesto prima della partenza.
Le prendo le guance come da rituale e accosto la fronte alla sua ma questa volta la mia bimba di sette anni rifiuta di stare al gioco e scosta il capo fissando il pavimento.
<< Amore mio >> non rinuncio a tenere il suo viso tra le mani, << papà torna presto. Guardami! >> Attendo paziente che risponda alla mia richiesta. Le guance si sono gonfiate e le labbra sono ridotte ad un puntino. << Guardami >> ripeto << e dimmi se sto mentendo >>.
<< Puoi andartene domani >> borbotta con gli occhi arrossati << o dopodomani >>.
<< Così tornerò ancora più presto >>.
<< Avevi detto che volevi essere uno Shinji qualunque >>.
<< E voglio ancora diventarlo >> le sorrido. << Per questo devo partire, per essere sicuro che nessuno mi impedirà di diventare uno Shinji qualunque. Soltanto questa missione, poi ti prometto che andrò in giro con gli zii a fare la spesa e a occuparmi di pubbliche relazioni con i vicini. Non uscirò più da solo >>.
<< La mamma si arrabbierà >> risponde piazzandomi un broncio nelle intenzioni minaccioso ma che attira i morsi.
Non la preoccupa la reazione della mamma. Se ora le proponessi di giocare con me a sabotare il lavoro di Asuka – questo si che la farebbe incazzare – mi seguirebbe con entusiasmo. << Allora di’ alla mamma >> la bacio sul naso << che Stupishinji è uscito a combattere di nuovo gli Angeli >>.
<< Perché? >> Yuki salta dalla sedia e con voce e gesti concitati, mi spiega il suo timore: << sono brutti e ci vogliono fare del male, la mamma me lo dice sempre >>.
Anche lei ci pensa. << Perché ho capito con chi ho a che fare e so che posso affrontarli. Conosco soltanto una maniera di proteggervi. Per te troverò il modo di impararne altre >>.
<< Papà, chi protegge te? >>
O cavolo, bella domanda! Non ho ancora trovato una risposta. Ma questo è un problema mio e non lo dividerò con lei, perciò << non avere paura >> le dico poggiandole una mano sul cuore, << andrà tutto bene[15] >>.
<< Quando torno >> le dico abbracciandola << voglio vedere i tuoi soldati esercitarsi alle grandi manovre >>.
<< Papà >> mi rimbrotta in tono lagnoso, << ho sette anni e quattro mesi >>.
<< Ok ok. Allora voglio stare con te così mi fai vedere cosa fa una bambina di sette anni e quattro mesi. Ti suona meglio? >>
La piccola mi centra con due occhi lacrimosi che mi fanno pentire di non essere già tornato, poi mi finisce con un bacio così tenero e innocente che se mi ordinasse di buttare le armi e diventare in questo momento uno Shinji qualunque, sarei tentato di risponderle: << agli ordini! >>
Mi accompagna, tenendomi per mano, fino alla porta di casa e lì si ferma perché sa bene che non desidero che mi veda mentre varco quella principale del villaggio; ma, poiché è più testarda dei genitori, da un po’ ha preso l’abitudine di seguirmi di nascosto fino ai limiti del villaggio per osservare suo padre finché la vista glielo permette. Dal canto mio faccio sempre finta di non accorgermene.
<< Ah >> mi fermo, << dimenticavo. Di’ alla mamma di non prendermi alla lettera >> altrimenti al ritorno mi metteranno la camicia di forza.
 
<< Paparino, sei già pronto? >> mi saluta Toji che con Kensuke sta ultimando i preparativi della missione a cui pensano voglia partecipare. << Guarda che non c’è fretta >>.
Continuo a camminare e intanto sfilo l’elastico che mantiene il codino.
<< Ehi Shinji, hai sentito? >> domanda Kensuke. << Non devi anticiparci. C’è tutto il tempo… >>
<< Non vengo con voi >> comunico superandoli senza rallentare.
<< Ancora con quella storia? >> sbuffa il cecchino. << Cosa non hai capito del discorso che abbiamo fatto ieri? >>
<< FOTTETEVI! >> ruglio voltandomi di scatto. << Farò ciò che ho deciso di fare >>
<< Andiamo >> il mio occhialuto fratello con la sua idea di barba tenta di farmi ragionare. << Che ti è preso? Ero convinto fossimo d’accordo >>.
<< Non devo rendere conto a nessuno, neanche a voi >> ribatto. Dentro di me si agitano le mie due anime che tirano in direzioni opposte, una vorrebbe abbracciarli e fornire con calma spiegazioni, l’altra spararli addosso o picchiarli. Tuttavia, in questo frangente non mi sento lacerato da una tale contraddizione; le mie due anime, anzi, mi appaiono divise soltanto nella forma restando invece identiche nella sostanza. E’ solo una sensazione, l’assecondo perché ho bisogno di fidarmi. << Quando avrò completato la mia missione, quando sarò tornato mi porterete con voi e mi mostrerete come vi siete organizzati e insieme a voi >> ringhio puntando l’indice come fosse il mio coltello << parlerò con i nostri vicini e mi direte tutto ciò che sapete su di loro. E vi avverto >> maledetti fratelli, << se qualcosa non dovesse piacermi, la cambieremo … insieme come abbiamo sempre fatto >>.
Non attendo neanche un cenno di reazione e riprendo a camminare in direzione della spiaggia. Prima di partire devo mettere le cose in chiaro anche con lei.
<< Sono troppo paziente con te >> mi provoca Toji. << Non sei il mio capo, ricordalo! >>
Senza ridurre l’andatura rispondo: << quando al mio ritorno ti avrò pestato senza misericordia ti spiegherò perché hai ragione >>.
Non mi hanno seguito, come avevo previsto, ma stavolta non lo interpreto come un tradimento. Ho allungato il passo per raggiungere una giusta distanza, quella che mi avrebbe impedito di ascoltare altri commenti, fare retromarcia  e giocarmi tutti i nostri denti.
Non capisco se li ho teso una mano o mandati a cagare.
 
La piccola Mari porta con sé un quaderno, un tomo voluminoso di cui è probabile che non capirei neanche il titolo e una busta di carta che quasi certamente contiene il pranzo. Procede spedita davanti a me e non si è accorta che la sto raggiungendo. Segue il mio stesso itinerario e sul mirino ha agganciato l’obiettivo che avevo già puntato.
<< Quattrocchi! >> schiocco il suo soprannome.
La ragazza riconosce la mia voce e si blocca di colpo incassando la testa tra le spalle come una tartaruga in presenza di una minaccia. Quando la affianco mi preoccupo unicamente di modulare il tono. << Stai andando dalla sempai? >>
Mari non mi guarda e scuote la testa in senso affermativo.
<< Prenditi una pausa, devo parlare con lei >>.
<< Ma… la sempai… >> tenta di argomentare.
<< Mari, io non ti farò mai del male >> le dico fissando il bersaglio che ho davanti a neanche cinquanta metri. << Se un giorno tu decidessi di uccidermi, forse ti darei anche una mano. Lo so che non vuoi avere paura di me e, tuttavia, continuo a spaventarti. Aspetterò, credimi aspetterò, che arrivi il momento in cui, ne sono convinto, parlerai con me come fai con Asuka e… forse con tutti >>.
La guardo e, quando anche lei trova il coraggio di incrociare il mio occhio, con gentilezza le dico: << Però non sarà oggi. Perciò, fila via! >>
Mari è sveglia, come tutti quelli che hanno sperimentato il terrore, e comprende che solo il mio atteggiamento è accomodante; il comando, invece, è vero.
L’inchino è frettoloso e per poco non le cadono gli occhiali. Mi percorre un brivido quando sistema la montatura con un gesto insolitamente deciso e purtroppo familiare. << Peccato che mio padre sia morto >> mi lascio sfuggire davanti alla ragazza dai capelli lunghi. << Avrei potuto affrontarlo >>.
 
<< Nessun paura, Shinji, nessuna paura >> mi dico aumentando la frequenza del passo. Asuka è a tiro e non me ne andrò senza dirle niente. << Io ho fiducia nella mia intuizione, io ho fiducia in ciò che desidero, io ho fiducia nella via che sto scegliendo anche se non ne conosco la fine… e neanche l’inizio, io ho fiducia in me >>. Strappo la benda dall’occhio quando Soryu si volta per studiare il suo nemico << Tentiamo! >>
<< Hai preso un colpo in testa? >> apre immediatamente il fuoco avendo notato il movimento. << Sei già stato qui ieri mattina, te ne sei dimenticato? >>
I nostri at field sfrigolano a causa dell’impatto. << Devo parlarti >> rispondo a mo’ di frustata.
<< Immagino >> ghigna inquieta e infastidita << che tu voglia continuare a giocare. Fa’ pure, cacciatore, ma non lamentarti se… >>
<< Ehi tu, sei in pausa >> urlo un comando all’attendente al suo fianco. E’ alto, magro e porta gli occhiali. Mi ricorda Makoto.
Lo scriba e primo esecutore delle disposizioni della mia rossa non si muove e guarda di sottecchi il capo in attesa di istruzioni. << Guarda me! >> gli dico, << Anche lei è in pausa. Vattene! >>
Asuka tenta di porre fine allo stallo e di consigliare al collega di assecondarmi.
<< Non intrometterti, Soryu! >> le ordino ottenendo di rimando un’occhiata incendiaria e una smorfia che in tutte le lingue significa: la pagherai per il resto della tua miserabile vita.
<< Allora, simil Makoto >> torno sulla preda. << Conto fino a uno >>.
L’ex cacciatore è confuso e spaventato ma non si muove. Altre persone hanno sentito odore di guai e si avvicinano forse per proteggere il loro capo dal predatore con un occhio solo. << E va bene >> urlo estraendo il fucile ed una delle sorelle. Compio un passo indietro per allontanarmi da Asuka, nel caso le tornassero la nostalgia del suo Eva e il ricordo delle abilità in combattimento che l’hanno sempre contraddistinta. << Chi vuole morire con me? >>
<< Vuoi una mano? >> sussurra Soryu.
<< Sarebbe gradita >> rispondo ad ultrasuoni.
<< Scordatelo! Dovevi pensarci prima >>.
<< Certo che sei proprio bastarda Ehi, inutili ingombri umani >> mi rivolgo alla piccola folla. Le capacità sviluppate negli anni, e che ora sono talmente connaturate in me che si attivano persino quando non voglio, mi tornano utili. So esattamente cosa fare. Il problema è che non intendo farlo.  Mi sa che sono stato troppo impulsivo. << Devo parlare con mia moglie e lo farò. Provate ad impedirmelo >>.
Leggo ogni volto, mi bastano pochi secondi per ciascuno (fuori non vivi a lungo se non ti doti di un processore avanzato), ascolto ogni suono selezionando quelli che fanno scattare gli allarmi; registro ogni parola ed elaboro quelle che tradiscono le intenzioni. Mi sono già trovato in situazioni simili, da solo. La mente sforna una miriade di piani ma ho deciso che, anche senza benda, non sarò il lupo che spaventa la mia famiglia.
<< Non sono tua moglie >> sibila Asuka che, nervosa, si guarda intorno.
<< Non rompere! L’ho detto per farli andar via >> le dico praticamente in modalità “muto” mentre riguadagno il passo che le avevo ceduto.
<< Basta un mio cenno >> ribatte.
<< Scordatelo! Comando io non tu >>.
<< Allora crepa! >>
<< D’accordo >> faccio schizzare i decibel. << Volete farvi i fatti miei? Cominciate a pregare >> punto il fucile in faccia al passacarte di Soryu. << Addio para Makoto >>.
Il bluff non funziona e a giudicare dai rumori che provengono dalla mia destra tra qualche secondo dovrò buttare a terra Asuka e crearmi una via di fuga.
Tuttavia, nessuno spara. Ho un’ultima carta da giocare.

 
<< E ANDATEVENE, BRUTTI IDIOTI!!! >>
 

Anche Tarzan sarebbe ammutolito in preda al panico dopo essere stato colpito dall’onda d’urto del doppio urlo sincronizzato, con avvitamento carpiato e coefficiente di difficoltà di livello disumano, brevettato dalla strana coppia Shinji-Asuka.
Makoto si è smaterializzato e gli altri curiosi, come i componenti di una bomba, sono volati lontano sotto forma di schegge.
<< Certo che l’addestramento a cui ci ha sottoposti Misato è servito >> considero soddisfatto. << Che fa l’armonia, eh? >>
<< E’ stata una coincidenza >> Asuka mi riporta con i piedi per terra.
<< Lo penso anch’io. Però, due su due, facciamo progressi >>.
<< Hanno obbedito a me >> Soryu lancia il guanto di sfida.
<< Ecco vedi, per colpa tua fine della striscia positiva. Hanno avuto paura di me >>.
<< Sottovaluti queste persone e l’ascendente che ho su di loro >>.
<< Me li hai rammolliti >>.
<< Li ho civilizzati. >>.
<< Tre anni fa, nella stessa situazione, sarei già diventato cibo per i tuoi molluschi >>.
<< Sono pesci. Lo vedi che non capisci niente?! >> mi corregge alzandosi sulle punte e spingendo i pugni verso il basso come se cercasse di partire a razzo per aumentare l’impatto della testata. << Stavano per farti fuori >>.
<< Nella tua fantasia >> replico piegandomi in avanti per spingere la mia fronte contro la sua. << Avevo tutto sotto controllo e, se qualcosa fosse andato storto, avrei senz’altro trovato il modo di uscirne illeso >>.
<< Usandomi come scudo umano >>.
<< Saresti servita a qualcosa >>.
<< Qui l’unico inutile sei tu >>.
Mi manca una battuta, giuro soltanto una, per chiudere l’occhio buono e fantasticare che sarà sempre così, che ci beccheremo come una coppiettina di adolescenti. Peccato che mi stia svegliando!
Asuka è la prima a mollare il colpo e a ricreare luce. << Quindi, hai deciso, te ne vai di nuovo? >> sbuffa scoraggiata. << Non importa in quale lingua te lo diciamo. Tu non cambi mai >>.
<< E’ un problema di percezione, Asuka >> le dico senza illudermi di riuscire a convincerla. << Magari sto cambiando e non te ne accorgi o forse guardi soltanto alle tue aspettative su di me e rinunci a vedere chi sono >>.
<< Quando vuoi sai come impedirmi di comprenderti >> .
<< Il fatto è che non capisco i vostri consigli >> le dico con tutta la sincerità di cui sono capace quando parlo con lei. << Perciò, non mi resta che fare a modo mio. Forse giungerò finalmente alle vostre conclusioni e, quel giorno allora sarò in grado di comprendere ciò che cercate di dirmi >>.
<< Quel giorno potrebbe essere troppo tardi >>.
<< Non sempre i conti tornano per quanto ci sforziamo >>.
<< Di cosa volevi parlarmi? >>
Non so se sta cercando di cambiare discorso oppure si è arresa ma << volevo dirti che, quando sarò tornato … >> coraggio << dovrai spiegarmi per filo e per segno cosa combini, quali esperimenti conduci, le finalità, i rischi. E mi racconterai come hai fatto a trasformare il mio villaggio >>.
<< A quale scopo? >>
<< Perché così ho deciso >>.
<< Vuoi rimediare alla tua assenza? >>
<< No, non mi pento di essere stato assente >> non più, non per ora almeno, << mi pento di essermi sentito in colpa anche per questo >>.
<< Shinji, questo dimostra che non capiresti e io non posso perdere tempo con uno come te >>.
<< Invece lo perderai. Se poi ne hai veramente così poco, vorrà dire che rinunceremo a far dormire la corda marcia >>.
<< Pensi che ti implorerò di cambiare idea? >>. Come me neanche Asuka accetta imposizioni, soprattutto dal suo Shinji.
<< Non lo farai e non te lo chiedo. E’ arrivato il momento di crescere, Asuka. Trova il tuo modo, io esco a cercare il mio >>.
<< Io sono già cresciuta >>.
So che non è così, te lo leggo in faccia. Io sono il Caos della vita che come me hai sempre temuto. << In questo caso … sono felice per te >>.
Il protagonista di Lie to me con l’equipe al completo e il sottofondo musicale dei Depeche Mode[16] non riuscirebbe a decifrare tutta la gamma di stati d’animo che fanno a pugni per scegliere la maschera da far indossare a Soryu. Ha colto il riferimento, non l’amara gentilezza della citazione e, alla fine, la mia rossa rinuncia ad esplodere, scegliendo di voltarmi le spalle. Fa segno al suo braccio destro di avvicinarsi.
Mi sono allontanato tre passi quando la sento gridare: << non sei speciale >>.
<< Nessuno lo è >> rispondo.
<< Non sei indispensabile >>.
<< Nessuno lo è >>.
<< Andremo avanti anche senza di te; anzi saremo più felici senza di te e diventerai soltanto un brutto ricordo >>.
E poi più niente. << E’ la vita, Asuka, che vuoi farci? >>
<< A te sta bene? >>
<< No, decisamente no >>.
<< Non siamo ancora cresciuti >> mi dico bloccato nel corpo e nella mente da quel terrore della solitudine che ha continuato a vegliare sui nostri giorni. << Non abbiamo mai avuto il coraggio di guardarci >> penso ricordandomi dei due giovani amanti che mi avevano ispirato. << No, non voglio andarmene in questo modo >> riesco nuovamente a muovermi e decido di tornare indietro. << Non lascerò che siano le nostre spalle ad ascoltare le nostre ultime parole. Non voglio vivere di paura. In fondo, la vita è un bacio, no? … Se devo giocarmi il tutto per tutto >> mi è bastato un salto per afferrarle un braccio e costringerla a girarsi, << se devo perdere ogni illusione e guardare in faccia il volto di un Angelo >> blocco il polso della mano ancora libera, << allora non desidero altri rimpianti >>.
Mi sono dato troppo slancio e ho dovuto frenare all’ultimo. Le mie labbra aderiscono alle sue per pochi secondi; la lingua ho preferito prudentemente tenerla fuori dai giochi, quella mi serve ancora.
Che stupido! Ero così preoccupato di memorizzare il momento per portarlo con me, così concentrato sul gesto e sulle sensazioni che non mi sono curato di appurare se Asuka avesse realmente risposto.
Tutto sommato è stato un pessimo primo bacio ma anche la coppia di ieri notte è partita da zero. Ah, giusto, il paragone non regge, noi non siamo all’inizio, forse siamo alla fine.
Asuka, colta impreparata, respira una, due, dieci volte soffiando la confusione sempre più forte col naso per riprendersi dalla sorpresa e ricordare a se stessa che io non ho il permesso di varcare quel limite.
<< Fa’ finta di niente! >> l’anticipo con la voce che tradisce l'emozione liberandole una mano e accettando il rischio di beccare uno schiaffo. << Volevo sapere cosa si prova >>.
<< Ad essere rifiutati? >> Asuka trema ma non perde le staffe e sceglie di vendicarsi agitando un altro spauracchio.
<< A rischiare >> le dico, colpito dal senso della risposta e rincuorato allo stesso tempo dal tono di due tacche più alto che quelle parole ha trasportato.
<< E adesso che lo sai >> sbuffa bile con le guance che hanno assunto il colore di capelli << ti senti un dio? >>
<< No, mia Bella Addormentata >> la stringo a me in un abbraccio rubato con la forza, << io sono il Principe. E’ ora di svegliarsi e di crescere >> le dico con il respiro mozzato dal contraccolpo emotivo provocato da questo nuovo e meravigliosamente speciale contatto. << Perciò, di’ addio al mondo dei sogni! >>
<< Non sei spiritoso >>.
                                                        << Non volevo esserlo >>.
<< Ti è chiaro che non ti amo, vero? >>
<< Asuka, devo dirti che anch… >>
<< NON OSARE RISPONDERMI!!! >> Soryu mi spinge via e dà finalmente sfogo alla passione che aveva cercato di governare; sembra sul punto di piangere o di uccidermi. << Ce l’ho messa tutta … ho fatto del mio meglio per lasciarmi il passato alle spalle, per costruire un futuro, per proteggerci dal caos, ho dato tutta me stessa affinché un giorno … crescesse. Perché cerchi sempre di portarmelo via? >>
<< Io non voglio portartelo via >> qualunque sia la cosa o chiunque sia la persona a cui ti riferisci. << Desidero imparare a farne parte >>.
<< Come, fuggendo? >>
<< No, Asuka, smettendo di fuggire >>.
<< Fuori dal villaggio? >>
<< E’ l’unica possibilità che mi è rimasta di tornare >>.
 
 
 
Il ventre caldo di una madre sterile
<< Non sei stanco di obbedire ad un destino invece di costruirti il tuo? >>
Quando i quattro cacciatori, nell’universo denominato “Shikinami”, tornano al villaggio e Shinji incontra finalmente Asuka.
 
 
Il villaggio mi attrae come un corpo celeste e accelera il mio passo al punto che mi sembra di essere in caduta libera verso casa.
Questa casa ha un volto e un nome e, dopo quella sera, persino il wunder con la sua bocca spalancata sembra la più invitante delle destinazioni. Chi se ne frega se dentro ci sono due Eva! Ciò che conta è che vi troverò Shikinami.
I miei fratelli non sono soggetti alla stessa forza e mi costringono a fermarmi per dare loro il tempo di colmare la distanza. Proseguono con la solita andatura anche se mi viene il sospetto che stiano volutamente rallentando per godersi lo spettacolo del giovane cacciatore che saltella sul posto pronto a scattare per raggiungere la sua ragazza.
<< Ancora pochi minuti e potrò rivederti >> dico alla fantasia che assume la forma della mia ragazza dai capelli rossi. Supero di slancio il saloon all’ingresso del paesino, come se dentro non ci fosse il resto della mia famiglia in attesa del ritorno di quattro figli vagabondi.
<< Si, si, continuiamo! >> il Paparino alle mie spalle si rivolge agli altri due. << Parlerò dopo con Mami. Adesso starà riposando >>.
Ayanami si gode il sole del tardo pomeriggio seduta sul marciapiede che delimita la base dell’infermeria e ci saluta con la mano. << Perché dobbiamo andarcene? >> mi chiedo. << Se riusciremo a vincere, non dovrò pilotare e neanche Asuka né Mari. La regione è ormai pacificata, non sarà più necessario fare il cacciatore. Perché >> mi volto verso i miei fratelli, osservando soprattutto il Paparino, << perché >> scopro di provare rancore nei confronti di Furia Buia che mi ha indicato due strade tra cui scegliere, sapendo che ciascuna richiede un prezzo troppo alto da pagare, << perché… non posso restare? Perché non possiamo restare tutti e quattro come una famiglia. E’ così bello avere una casa che ti aspetta >>.
Sono il primo a rispondere al saluto della First, guardo i finestroni del centro medico del villaggio e provo soddisfazione nel considerare che negli ultimi mesi ho imparato a ricucire ferite, non solo ad infliggerle. << Dopo potrei studiare medicina e fare il chirurgo. Lavorerei con Ayanami e Sakura. Anzi, Suzuhara potrebbe diventare il mio maestro >>.
Aumento la frequenza e già immagino di riabbracciare Shikinami e sarà dolce con me perché abbiamo finalmente abbattuto gli ostacoli che ci hanno sempre tenuti divisi. Certo, ci sarà ancora da lavorare ma … << Soryu >> mi fermo. << No, Shinji, forse Asuka aveva ragione. Il third impact, Soryu, tutti quei sogni orribili, la voce dell’altro Shinji, il dio di qui, potrebbero essere costruzioni del mio senso di colpa. Sono io che voglio considerarle reali. I miei fratelli >> riprendo a camminare, << si i miei fratelli hanno vissuto anni terribili, sopportato esperienze che in pochi avrebbero il fegato anche solo di ascoltare. I traumi lasciano un segno. Forse non è vero che hanno recuperato la memoria, forse hanno solo avuto un’allucinazione >> ragiono disperato ricacciando nell’oblio tutti gli eventi, interiori ed esteriori, che tentano di emergere per prendere a schiaffi la mia finta logica e confutare ogni parola.
<< Dio, che bel villaggio! Potrei vivere in pace. Non è detto che Kaji continuerà a vedermi come un nemico. Del resto non ho grandi pretese, non voglio essere speciale. Sono bravo in cucina, potrei rilevare il locale di Mami o mettermi in società con lei e preparerei da magiare per Asuka, per Ayanamai, per Sakura, per Mari, anche per i miei fratelli. Farei scoppiare Orso con le delizie che sono in grado di inventare. Sì e Furia Buia… >>
Il passo si è trasformato in corsa e non ho regolato il respiro. Prendo aria piantando i piedi sulla linea immaginaria che separa il territorio del villaggio dallo spiazzo in cemento che anticipa il confine della Wille. << Ma cosa sto dicendo? Paparino >> piango in cuor mio, << perché mi fai questo? Perché… >>
<< Vuoi sapere perché sei costretto a scegliere? >> Furia Buia mi ha raggiunto e poggia una mano sulla mia spalla, non per confortarmi ma per trattenermi. << Perché noi la nostra decisione l’abbiamo già presa … tanto tempo fa e andremo per la nostra strada. Mi spiace ma non sempre la vita accontenta i tuoi desideri. Se decidi di restare … >>
<< Sarò ucciso, vero? >>
<< No >> sorride e paziente continua, << non porterai a termine la tua missione >>.
<< Soryu >>
<< E non solo lei. Non è detto che sia un male rinunciare. Scommetto che neppure ad Asuka dispiacerebbe. Ma, se ti svelassi il mistero, sapresti cosa devi fare, non cosa vuoi fare. Non sei stanco di obbedire ad un destino invece di costruirti il tuo? >>
<< Perché devo scegliere tra voi e Shikinami? >>
<< Non puoi fare altrimenti. E poi, se non scegli non cresci; se non cresci tutto ciò che abbiamo realizzato non sarà servito a niente; se non cresci, anzi se non crescete, non tornerete a casa >>.
<< Tu non sai cosa si prova >> grido allontanando in malo modo il suo braccio.
Furia Buia guarda la casa di Asuka e diventa serio. << Finché resterai in questo mondo, privato dei tuoi ricordi, dovrai accontentarti di indizi poiché sono stati ideati per chi deve vedere ma è ancora cieco, come lo sono stato io, per chi deve sentire ma è ancora sordo e io lo sono stato. Osserva bene il wunder >> mi dice dopo aver atteso qualche secondo in silenzio. << Lì si è rifugiata la tua Principessa. E’ una casa e, come tale, è un ventre materno. Ti protegge, ti conforta, si prende cura di te… e ti imprigiona. Guarda la sua bocca. Talvolta si chiuderà per baciarti, talvolta per mangiarti. E’ l’ambivalenza dell’Ordine, sono le due anime di una madre. Una mamma non è sempre buona, almeno non sempre così la percepiamo >>.
<< Perché, amavi tua madre? >> gli chiedo per costringerlo quantomeno a rimettere i piedi a terra sebbene mi sia chiaro che l’unico in balia del vento sono proprio io.
<< L’ho persa quand’ero piccolo, l’ho incontrata qualche anno più tardi. Se la rivedessi ora, certamente mi opporrei anche a lei >>.
<< Cosa c’è fuori? Perché dovrebbe essere più desiderabile di una casa? >>
<< C’è il Caos, ci sono tutte le possibilità e i pericoli che danno senso all’Ordine, c’è la trasformazione che permette ad un bambino di diventare uomo e ad una bambina di mostrarsi finalmente come donna. Ragazzo >> mi afferra, << il wunder, la Wille sono come un ovulo non fecondato destinato a marcire. Quella madre non genera altri figli e quelli che ha partorito diventano mostri. Per questo ci vogliono persone come noi, perché siamo estranei a tutto ciò >> indica con un ampio movimento del braccio il paesaggio. << La nostra estraneità ci rende desiderabili poiché noi impediamo a questo universo di marcire a causa dei suoi nodi irrisolti, noi permettiamo al mondo intero di compiere un passo. Noi siamo il Caos che bacia l’Ordine e con cui l’Ordine vuole giacere per conoscersi attraverso un limite e che per tale motivo fa di tutto per eccitarlo. Noi siamo il seme che feconda l’ovulo e soddisfa la sua brama di mutare affinché nasca una nuova vita. Noi incarniamo questo principio come divinità che portano salvezza.
<< Eppure l’Ordine che ci desidera non ama essere cambiato, tende a riposare su se stesso e si compiace della propria apparente perfezione. Questo universo è umano e, pertanto, contraddittorio. Ciò significa che ci teme perché siamo il vento contro cui non c’è riparo, siamo l’energia che non può essere compresa, né controllata, ma solo assecondata >>.
<< Che significa? Papà, dannazione, non ti capisco >>.
<< Puoi star certo che l’Ordine che vedi davanti a te con la bocca spalancata ha già predisposto le difese per proteggersi da noi, soprattutto da quando abbiamo sconfitto la dea e tu hai baciato Shikinami. E ci riconosce come diavoli che si oppongono alla stabilità. Mi spiace, Ragazzo, la vita andrà avanti anche se non ti muovi e una scelta sarà fatta che tu prenda una posizione o no >>.
<< Ti riferisci al fatto che Kaji o Ritsuko hanno già il pollice sul pulsante che mi farà saltare la testa? >>
<< No, Ragazzo, è esattamente il contrario. So per certo, poiché è già accaduto, perché il conforto è un bisogno dell’essere umano, perché una parte di lei desidera vivere un sonno felice con te protetta dal grembo, perché il risveglio può essere intollerabile, che le braccia della casa che vedi davanti a te si apriranno per accoglierti in un amorevole abbraccio. E sarà bellissimo poiché verrai accettato, ti sarà perdonato ogni errore e tutti ti riconosceranno una fiducia incondizionata e si prenderanno cura di te e diventerai il più splendido dei figli. Un giorno vedranno in te il nuovo capo della Wille e a modo tuo porterai benessere su queste terre >>.
<< E Asuka? >>
<< Diventerà la più devota delle mogli, la più appassionata delle amanti, la più saggia e sincera delle amiche, poiché così desidera, e ti amerà di un amore limpido come mare cristallino senza increspature, ti amerà come non hai mai osato sognare e avrete bambini stupendi. E tramite lei scoprirai che dio in persona sarà tentato di diventare una sola cosa con te >> la voce di Furia Buia si fa carezzevole; chiudo il mio occhio e sogno le mani di Shikinami che passano morbide sulle mie guance ma un vento che sembra liberarsi dalle parole del Paparino rovina la fantasia e mi ammonisce sul pericolo dei sogni.
<< Credimi, Ragazzo >> il cacciatore ora sibila come un serpente, << ogni tuo desiderio sarà realizzato, come accade nei sogni, ma fa’ attenzione poiché per amare bisogna essere forti e sia l’amore che cerchi sia quello che già ti aspetta hanno un prezzo >>.
<< Quale? >> devo vincermi per porre la domanda.
<< La vita nel primo caso, il fallimento nel secondo >>. 
<< Perché, papà, non mi parli mai chiaramente? >>
<< Non sai quante volte >> il ciclope si commuove << ho desiderato farlo ma tu ti ostinavi a non voler capire >>.
<< Tuttavia, mi stai suggerendo la decisione >>.
<< No, ti offro solo le alternative. Che male c’è a voler essere felici? Puoi sempre pensare che io sia diventato folle >>.
 
Mari ci viene incontro saltellando come una ragazzina. << La Principessa ti aspetta >> mi dice quasi per caso superandomi come se fossi composto di ectoplasma per andare ad abbracciare …
<< Ciao Quattrocchi >> il Paparino ha le mani in tasca ma si piega su un fianco per assecondare Makinami che, pur avvinghiata al collo del cacciatore, cerca di mantenere il contatto con il suolo alzandosi sulle punte. Furia Buia strofina la fronte sui capeli di Mari e, con una gentilezza inaspettata, dati i rapporti non sempre amichevoli tra i due, domanda: << riesci a parlare con me? >>
<< Perché >> chiede sorpresa la gatta, << da voi non ti parlo? >>
<< Sempre con una certa fatica >>.
<< Forse perché mi spaventi >> replica Makinami che schiocca un bacio sulla guancia del Paparino << o perché mi piaci >>.
<< Che notizie hai per me? >>
<< Sono un po’ triste >>.
<< Forse a causa del fatto che nella finale olimpica della staffetta 4X100 siete stati battuti dagli stessi che vi hanno fottuto agli Europei? >>
<< Che cosa? >> facciamo eco allo stupore di Makinami.
<< Maledizione, scusami Quattrocchi. E’ da tempo che combatto contro un maledetto demone italiano. Dovrò farmi esorcizzare. Volevo dire: perché sei triste? >>
Mari molla il cacciatore e prende a fissarmi. << Mi mancherete >> sentenzia.
<< Certo che se devi parlarci così >> scherza Furia Buia, << rimpiango i tuoi silenzi. Allora >> tornando serio, << da che parte stai? >>
<< Dalla parte che vi vuole bene >> risponde maliziosa. << Perciò vi aiuterò >>.
<< Questione di pochi giorni >> precisa il Biondo, << fatti trovare pronta! >>
 
 << Non vuoi sapere >> Musashi prova a stimolare la mia curiosità appena entrati nella bocca della balena << come mai la gattina ha fatto le fusa al Paparino anziché al bellissimo sottoscritto? >>
<< Scusa ma non me ne frega niente >> rispondo con asprezza in quanto dentro di me è un ribollire di emozioni caotiche e in conflitto. Soltanto un obiettivo mi permette di formulare tra me i miei sentimenti un muro di energia che solo pochi stati d’animo possono superare indenni. Stacco i miei fratelli e Mari, inizio a correre seguendo al contrario il percorso che una settimana fa mi aveva portato lontano da lei. La mia seconda vista è già in funzione e l’ha individuata proprio nel punto in cui non ci sono telecamere.
Nel wunder si lavora alacremente, tre volte ho fatto in tempo a scansarmi per non finire addosso a qualche scienziato o addetto alla sicurezza. Tutti corrono a perdifiato da una parte all’altra dell'ex Angelo come se l’attacco della Nerv fosse questione di minuti. << Sarà un casino baciarla con tutta questa gente >> mi dico odorando la maglia nella speranza che non puzzi troppo. La distrazione mi costa un frontale con un ragazza che per risparmiare tempo stava lavorando al computer mentre camminava al piccolo trotto. << Perdonami, ti sei fatta male? >> prontamente tendo una mano alla giovane donna che aveva avuto la peggio. Il gesto non viene accolto favorevolmente. La povera vittima, che sembra più piccola di Sakura, nota il volto a cui appartiene la mano e riconosce l’estraneo che pochi mesi fa, insieme ad altri della sua razza, aveva fatto strage proprio tra questi corridoi. La paura e la fretta l’aiutano a rialzarsi e a riprendere la corsa.
<< Guarda che non mordo >> dico un po’ contrariato e intanto penso: << però, in quest’anime o la selezione in campo lavorativo è estremamente brutale oppure sono tutti dei geni. Comunque sia, riposi in pace il cursus honorum >>.
Mi bastano due salti per superare le scale che l’ultima volta mi avevano abbattuto approfittando di una giustificabile distrazione e finalmente: << Asuka! >> esclamo lottando per non portare il mio sorriso al livello grottesco.
<< Ti è piaciuta la gita? >> mi saluta aspramente e incrementa l’effetto fastidio aiutandosi con il solito broncio da scocciata, le braccia incrociate e le gambe divaricate che forniscono una base stabile ad un imminente cazziatone. E’ una finta, fa la dura perché non siamo soli ma le sue guance, persino le orecchie, sono già rosse e il suo occhio luccica. Non ha modo di dire altro né di muovere le braccia che l’ho già cinturata stringendola come se fosse la prima volta. La bacio sulle guance, sulla fronte, sulle labbra.
<< C’è gente >> sussurra resistendo imbarazzata mentre si guarda intorno.
<< Chi se ne frega! >> rispondo. << Adesso lo sanno >>.
<< Ma tu sei… >> si ferma forse comprendendo di aver inserito nel tamburo un proiettile d’argento.
Ma io non sono l'uomo lupo e, visto che, approfittando della copertura offerta dal giaccone del Paparino, ha appena risposto al mio abbraccio prendendo possesso dei fianchi, può benissimo insultarmi a morte. << Se ne faranno una ragione >> taglio corto e riprendo a baciarla.
Shikinami non si lascia più pregare, ricambia l’affetto e mi stringe a sé.
<< Dio, quanto mi sei mancata! >> confesso accarezzandole i capelli con una mano e artigliandole la spalla con l’altra per essere certo che non sparirà.
<< Non hai preparato la cena >> sfotte maliziosa passando due dita che dalle labbra scendono fino al mento e al collo. Un bacio dolcissimo mi fa desiderare di restare qui per sempre, solo con lei.
<< Magari stasera potremmo uscire insieme >> rido percorso da pessime intenzioni mentre riscopro il sapore delle sua pelle sulla fronte, sul naso e sulle guance.
<< Shinji >> mi coccola con un tono liscio come il velluto, << sei proprio stupido >>.
Shikinami non ha capito che parlo sul serio. La mia gioia brucia grazie soprattutto alla benzina che sgorga dall’ansia, dal terrore che in un modo o nell’altro finirò per perderla. Altri due baci più intensi, quasi disperati, per zittirla, per zittirmi, mi tradiscono e la costringono a indietreggiare svelandole finalmente il Caos nel mio cuore. << Shinji, che hai? Sembri diverso >>.
<< Niente >> cerco di giustificarmi serrando il cerchio intorno al suo corpo. << Detesto saperti lontana. Voglio >> non osare parlarmi Shinji, non osate parlarmi, dannati spettri! Io voglio restare con Shikinami. Andarmene non è la soluzione. I miei fratelli si sbagliano, sono stanchi, si sono arresi, sono DeBoLi. Ci deve essere un altro modo per riportare a casa Soryu, io devo trovare il modo di compiere la missione senza lasciare la mia ragazza. Io voglio << solo uscire con te … come una coppia, anche come due amici se lo preferisci >>.
<< Fammi indovinare >> Asuka non cerca una via di fuga, raccoglie invece la violenza delle emozioni che mi agitano e posa il palmo della mano sulla guancia del pilota: << il piatto forte della serata sono io, ho ragione? >>
Respiro profondamente e per un attimo il vento che infuria nell’anima si placa << Solo se vorrai. Io aspetterò, te l’ho promesso >>.
<< Sei sicuro che l’altro Shinji sia d’accordo? >>
Le sue parole mi gelano il sangue. Con l’occhio chiuso annullo ogni distanza e con forza spingo la testa di Asuka contro il mio petto affinché non mi veda. << Come… l’altro Shinji? >> farfuglio pregandola di sciogliere il mio ghiaccio.
Shikinami impiega più energia del necessario per allentare la stretta. << Shinji, hai troppa fame >> sembra rimproverarmi. << L’altro Shinji >> indica una precisa parte del mio corpo << la pensa diversamente >>.
<< Ah, quello >> sblocco una risata all’apparenza imbarazzata e le concedo un altro po’ di spazio. << Lui farà quello che io decido >>.
<< Cioè farà ciò che decido io >> precisa Asuka che ora combatte al mio fianco per portare Ordine nel mio Caos.
<< Giusto! Sei tu che comandi >>.
<< L’hai capito finalmente. Stai facendo progressi >> risponde sorridente strofinando la punta del naso sulla mia bocca.
<< Allora, che hai deciso? >> domando. << Esci con me? Anche soltanto per… parlare >>.
<< Ormai manca poco. Ce l’abbiamo quasi fatta. Quando il mondo sarà salvo potremo… potremo stare insieme >> mi bacia sulle labbra, << potremo fingere per un po’ di essere due adolescenti senza preoccupazioni. Ho scoperto che anch’io ho ricominciato a crescere, perciò possiamo approfittarne prima di diventare adulti. Ancora pochi giorni >> mi bacia sulla guancia del ragazzo, risale fino a superare lo zigomo e lambisce l’occhio prima di issarsi sulle punte per raggiungere la fronte << e non dovremo rendere conto a nessuno di ciò che facciamo, di come >> canta al mio orecchio e io sento che sto per addormentarmi su una nuvola << o quando o perché o… quante volte >>.
<< Sarebbe un >> sogno!  Maledetto bastardo, per questo mi hai dato quel finto indizio. L’hai fatto apposta. Ma io non ti permetterò di entrare nella mia testa. Non sceglierai al posto mio. Io decido! Hai capito, Furia Buia?
<< Cos’è successo, Shinji? >> Shikinami attorciglia le dita ai miei capelli incolti e spettinati.
Fammi stare con te, Shikinami, proteggimi dalla vita. Fammi stare nel qui ed ora sempre con te. Il passato è il regno degli spiriti vendicativi, il futuro è il regno delle scelte dolorose. Fammi stare qui tra le tue braccia. Io… io ti voglio bene, io voglio stare sempre con te, io voglio aiutarti... VATTENE, SHINJI! Pensaci tu alla tua Soryu. Lasciami in pace! << Io non voglio perderti, Asuka! >>
<< Stai piangendo >> esclama stupita.
Istintivamente porto una mano sul viso per sincerarmi che il mio occhio versi semplici lacrime. Mi ci vuole qualche secondo per recuperare il respiro che mi era saltato ed accorgermi che ho sbagliato occhio. << Scusa >> mi affretto a dire, sicuro del fatto che Asuka non ama vedermi piangere, << non l’ho fatto apposta. Non me l’aspettavo >>.
<< Se… se ti va >> incerta e preoccupata Shikinami grazia la mia debolezza << puoi dirmi cosa ti fa star male. Ti ascolterò. Forse potrei aiutarti >>.
Sono più alto della mia Asuka e nella costanza di un abbraccio, che non ho mai sciolto del tutto da quando l’ho rivista, trovo la forza di abbandonarmi, di piegarmi su di lei per tornare a sognare. << Sei una donna meravigliosa >> sussurro baciando i filamenti rossi che le coprono il capo. << Perché me lo hai nascosto? >>
<< Io non te l’ho mai nascosto >> mi raggiunge una melodia di conforto, accettazione e amore che non avrei mai neppure sperato di ascoltare, << Eri tu che non riuscivi a guardarmi >>.
Un battito mi fa esplodere il petto: io non ti ho mai guardata e temo che non ci riuscirò mai perché continui ad essere Asuka e ho paura di osare tanto.
Basta Shinji! Dimenticati di me. << Avevi ragione, Asuka. Sono stato un vero stupido >>.
<< Però ti stai impegnando >> le sue mani coperte dal giaccone del cacciatore danno sollievo al mio corpo e al contempo lo tengono in tensione. << Continua così >> sembra voler insegnare al mio cuore soffiandoci sopra la sua tenerezza. << Del resto, la perseveranza è forza >>.
Al diavolo, Soryu. Vattene anche tu! Non posso salvarti, non posso salvarli tutti. Non avvicinarti a lei!
<< Shikinami, perché aspettare la fine della guerra? >>
<< Perché hai usato il mio cognome? >>
Per tenerti lontana da un’altra Asuka << Senza alcuna ragione. Allora? >>
<< Non vorrai >> la rossa mi dà un pizzico << usare la vecchia scusa del potremmo morire domani per… >>
<< No, nessuna scusa. Ti prometto che farò il bravo. E’ che... >>
<< Non avere paura, Shinji >> Shikinami poggia il palmo sul mio cuore offrendomi lo sguardo più caldo che abbia mai visto, << andrà tutto bene >>.
Le parole, il gesto, i tempi sono perfetti. E’ ciò che ho sempre desiderato. E’ proprio questo il problema: so per certo che è quanto ho sempre desiderato in quell’altra vita. << Shinji, lo sai che qui sei al sicuro >> continua. << Vinceremo, ne sono certa. Di me non devi preoccuparti, sono un pilota esperto e, anche se dividerò i comandi con Quattrocchi, nessuno può uccidermi facilmente. Tu, piuttosto, dovrai fare attenzione. Sono quindici anni che non sali sul tuo Eva. Stammi dietro e anche tu tornerai a casa >>.
La prospettiva di pilotare, con la nausea che si porta dietro, riesce a distrarmi per qualche istante dalla valanga di sentimenti alimentati dall’irruzione di un passato che non desidero più conoscere. No, non voglio tornare in un mondo di cannibali.
<< Sai, Stupishinji, devo proprio dirtelo… >> Asuka ha preso il via ma non ce la faccio a seguirla.
Io non voglio riportarti in quella casa, voglio spegnermi qui con te. Voglio fare all’amore con te adesso così sarà troppo tardi e non sarò più costretto a scegliere. E abbandonerò Soryu che pure appartiene alla mia vita e io… io continuerò a fuggire, continuerò a voltarle le spalle, continuerò a restare seduto mentre la uccidono e ingannerò Shikinami perché non voglio capire. Di’ qualcosa! Aiutami, io non so cosa fare! Aiutami Shinji! Chi diavolo sono?
<< … Furia Buia >>.
<< Che co... >> il soprannome del cacciatore trasportato dalla lingua di Asuka mi colpisce come un ceffone in pieno viso << che cosa … Che c’entra Furia Buia? >>
<< Ma mi stavi ascoltando? >>
<< Mi… mi dispiace, mi ero perso. Sei così bella >>.
<< Stiamo insieme da una settimana >> sospira la Second, << è la prima volta che ci vediamo dopo quella sera e già inizi a mentirmi? Ritieniti fortunato >> spinge l’indice contro il mio petto << ché ho deciso di darti fiducia e voglio essere comprensiva. Ti ho detto che, quando ti ho visto, con la benda, le armi e con indosso il giaccone del tuo Paparino, per un attimo ho pensato che fossi Furia Buia >>.
<< Io… >> balbetto ancora disorientato << io non sono… io non… >>
<< Grazie tante! >> sbotta delusa. << Ti ho appena detto che sei il mio ragazzo ed è tutto qui quello che riesci a fare, mostrarmi una faccia da stupido lanciato nell’iperspazio e un borbottio incomprensibile? >>
<< Scusami >> riesco a pronunciare soltanto questo mentre cerco di ricacciare indietro altre lacrime inopportune.
<< Dovrò essere molto paziente con te >> con l’occhio che brilla e un’espressione a metà tra il comprensivo e il seccato, Asuka prende l’unica decisione che le permette di non interpretare male il mio comportamento e mi coccola con un altro bacio.
<< Il fatto è che >> riprende coricando una guancia sul mio petto << inizi ad assomigliargli troppo. Lui non mi piace, non mi fido. Quando sarà finita resterai qui con me, saremo al sicuro, saremo protetti e nessuno ci farà del male. Furia Buia ti porterà via da me, ti farà cambiare. Per colpa sua sarai in pericolo e morirai un pezzo alla volta. Non voglio… non voglio che diventi come lui >>.
<< Perciò cerca di non assomigliarmi, Ragazzo >>.
Furia Buia è dietro di noi. Ci ha concesso un po’ di tempo ma, considerata la sua scarsa pazienza, deve essersi stancato di attendere.
Non mi volto a guardarlo, né gli parlo. Stringo a me Shikinami come per proteggerla da lui facendole da scudo con il mio corpo e intanto, col mento poggiato sui suoi capelli, punto l'occhio umano fisso davanti a me.
Il Paparino si ferma a fianco a noi, distante appena un metro. << Ciao Shikinami >> dice affabile, << è una gioia vederti felice >>.
Vai a farti fottere! Sei tu che vuoi farci soffrire.
<< Kaji e Misato ci aspettano >> afferma questa volta seriamente. << Raggiungeteci! >>
Sento i miei occhi fiammeggiare. << Non darmi ordini! >>  sibilo, ancora immobile, la rabbia che mi procura la sua sola presenza.
Anche il Paparino, al pari di me, dà l’idea di osservare la fine del corridoio che dobbiamo percorrere ma non è così. Io e Furia Buia, grazie alla seconda vista che abbiamo in comune, forse in virtù della medesima maledizione, siamo uno di fronte all’altro come davanti ad uno specchio. E io voglio che veda i miei occhi rossi che bruciano come un incendio devastante; voglio che veda la forza del vento che mi possiede e che non lascerà intera una sola casa; voglio che capisca che sono pronto a combatterlo fino all’ultimo e che non ho paura di lui.
E invece il tornado sparisce all’improvviso e ricomincio a temere il cacciatore che mi ha adottato. Il suo occhio sinistro resta addormentato e non vi è ira in quello destro. Anche nel suo cuore soffia un vento potente ma Furia Buia resta calmo, come in pace. << Il suo vento >> penso << non distrugge. Il suo vento non è libero di muoversi a piacimento. Furia Buia governa il suo vento, sembra in grado di dargli una direzione e un senso. Quest’uomo è più in gamba di me >>.
<< Non ti ho dato un ordine >> risponde compassato. << Dobbiamo definire; anzi, meglio, dobbiamo verificare che il piano della Wille non sia sbagliato. Poiché a voi due tocca la parte più difficile, vi conviene essere presenti >>.
No, no, no. Non mi freghi. Credi di sapere tutto ma non è così. La tua pace è soltanto una resa e vuoi che anch’io scelga di arrendermi. No, io non mi arrenderò mai, non mi arrenderò alla tua follia, io… << io decido >>.
<< D’accordo >> ribatte il cacciatore infilando le mani in tasca con fare rilassato come farebbe… << spero tu non abbia mai a pentirtene >>.
Perché, perché le parole di quel Kaji, << perché? >>
Furia Buia riprende a camminare; il suo passo non è nervoso né spedito e mi chiedo se anche la nuova andatura non serva a superare l’attuale livello del videogioco.
<< Shinji >> sento la voce di Shikinami, << Shinji, non stringere >> fa leva sulle braccia per staccarsi dal mio petto, << mi stai facendo male >>.
Arretro di un passo lasciando cadere le braccia. << Non volevo farti male, scusami! >>
Asuka riprende aria. << Comunque ha ragione, dobbiamo andare. Shinji, per caso avete litigato tu e… >>
<< Ma no, no, Principessa >> Makinami arriva insieme agli altri due cacciatori, << Shinji e Furia Buia sono inseparabili >>.
<< Altro che! >> conferma l’armadio. << Ciao Principessa >>.
<< Ciao Orso >> risponde Shikinami.
<< Ciao tesoro >> la saluta Musashi.
<< Ciao stronzo >>.
<< Beh te lo meriti >> il cacciatore con la barba bonariamente riprende il fratello.
<< Lo so ma l’adoro quando mi risponde così >>.
<< Tu hai dei seri problemi, Biondo >>.
I tre ci hanno già superato quando Mari, voltandosi, riprende a parlare: << che aspettate? Sarà divertente. Intanto, se volete, potete tenervi per mano, tanto qui lo sanno tutti >>.
<< Si >> interviene Musashi, << e poi è come l’ultima sigaretta per … >>
<< Smettila di fare il bastardo… ancora! >> lo stoppa il bestione. << Prima ti ha tirato un sasso. Se lo fai incazzare potrebbe farti esplodere >>.
<< Allora non è stata solo una mia impressione >> considera la gatta, << il ragazzo si è incattivito. Adesso assomiglia davvero tanto a Furia Buia, proprio ora che il Paparino è diventato adorabile >>.
Asuka mi prende per mano facendomi segno di seguirli; invece di tirarmi, però, attende che sia io a muovere un passo. << Io non gli assomiglio >> ringhio a testa bassa e inizio a camminare.
<< Non si è incattivito >> spiega Orso. << Shinji sta attraversando una febbre di crescita. Cerca il suo posto nel mondo, non è poi tanto strano >>.
<< E, non appena sarà guarito >> alza la voce Shikinami che rafforza la presa, << non gli assomiglierà più. Non ho mai sopportato quel cacciatore >>.
<< Ma se prima ti piaceva >> la impallina la gatta.
<< Non è vero >> ribatte Asuka. E’ rossa in volto e sfugge al mio sguardo. << Non è vero >> mi sussurra all’orecchio prima di stamparmi un bacio sulla guancia. << Ho sempre preferito mantenere le distanze da quel sociopatico. Poi, da quando Shinji è tornato, ogni volta che lo guardo mi sembra di vedere il diavolo >>.
<< Magari è così >> ribatte in tono scherzoso il cacciatore con la barba.
<< Del resto >> spiega Musashi, << quel Paparino viene dall’inferno >>.
 
 
E’ da un po’ ho smesso di seguire la riunione ristretta a cui partecipano anche Kaji, Misato e Ritsuko. Ho già acquisito tutte le informazioni che mi riguardano e trovo che il piano sia tanto semplice quanto banale. C’è qualcosa che non mi torna e il Paparino non fa niente per dare il giusto valore alle variabili.
Intorno al grande tavolo sembrano esserci due specie diverse. Ad una appartengono i tre graduati della Wille che espongono argomenti, impartiscono disposizioni, sciorinano dati e descrivono ogni possibile scenario con l’aiuto di una gigantesca mappa della regione; all’altra appartengono i cacciatori e Makinami in rappresentanza della categoria dei piloti. Cacciatori e piloti mi appaiono più affini di quanto abbia mai pensato.
Io e Shikinami facciamo da collegamento tra i due schieramenti. Un po’ più a destra rispetto al colonnello Katsuragi e di fronte ai miei fratelli, siamo più impegnati a intrecciare le dita delle nostre mani sotto la superficie del tavolo che a riflettere su quale sia la tribù di appartenenza.
I cacciatori manifestano una fastidiosa condiscendenza, come se cercassero di dare soddisfazione agli attuali alleati per il lavoro che hanno svolto finora. Ogni tanto Furia Buia, tenendo fede a ciò che mi aveva detto nel corridoio, annuisce oppure dà indicazioni e spiega le modifiche da apportare. Non ordina, né suggerisce, fa pensare più ad un cane pastore che, già a conoscenza della destinazione, all’occorrenza spinge o morde una pecora per costringere l’intero gregge a mantenere la rotta. La cosa più assurda è che persino il machiavellico Kaji sembra non accorgersi di nulla.
Makinami osserva tutti con aria divertita. Orso e Musashi talvolta intervengono, oppure sbadigliano o parlano tra loro.
<< Conoscono davvero il futuro >> si ripete all’infinito un pensiero nella mia mente e a niente valgono i tentativi di estirparlo.
Con l’indice accarezzo il dorso della mano di Asuka e intanto osservo la cartina che ripropone su scala ridotta il luogo del possibile scontro o, meglio, i luoghi dal momento che si prevede anche una battaglia campale tra cacciatori e militari della Wille (quelli sopravvissuti) da una parte e soldati della Nerv dall’altra. Alcune puntine indicano l’ubicazione delle basi delle forze in campo e le zone da cui gli Eva dovranno partire per partecipare allo scontro.
<< E’ un’assurdità >> mi lascio sfuggire a bassa voce. << Come fanno Wille  e Nerv ad essere tanto vicini? Come hanno fatto in questi anni? E’ un mondo troppo piccolo, non ha senso >>.
<< E’ come giocare a Risiko >> bisbiglia (neanche tanto) Mari che evidentemente stava prestando attenzione più alle mie considerazioni che al grande piano.
<< Non distrarti! >> Shikinami mi tira un calcio.
<< Io costringerò Gendo a perdere tempo >> dichiara il Paparino.
<< E come? >> chiede Misato.
<< Combatterò con lui per impedirgli di trovarsi già a bordo del Mark 13 quando Ragazzo si sgancerà dalla Principessa e da Quattrocchi >>.
<< Perché deve essere Shinji ad affrontarlo? >> protesta Asuka. << Nello scontro decisivo non puoi puntare tutto su un giocatore che è rimasto in panchina per quindici anni… scusami >> mi dice massaggiandomi il palmo con il pollice << è più sicuro per noi e per te >>.
<< Asuka ha ragione >> interviene il colonnello.
<< Quindi >> domanda in tono di sfida il Paparino che fissa Kaji e Ritsuko, << avete cambiato idea? >>
<< No >> risponde l’uomo con il codino. << E’ più utile che sia Shinji a confrontarsi con Gendo. Gli altri piloti sono più esperti e terranno a bada i mark della serie Infinity che cercheranno di proteggere il nostro nemico >>.
<< Le tue argomentazioni sono ineccepibili >> sogghigna il Paparino mentre Makinami prova a farmi il riassunto dello scambio di battute indicando la mia persona con un dito prima di strisciarlo a mo’ di taglio intorno alla gola.
<< Perciò >> concludo a mente fingendo di non aver visto, << hanno stabilito davvero dove e quando uccidermi >>.
<< A Shinji basteranno un paio di giorni >> ci informa Furia Buia << per togliere le ragnatele. Quando noi tre ci muoveremo >> indicando anche Orso e Musashi << sarà tutto vostro >>.
Perché non me ne hai parlato, papà? Perché devi decidere sempre tu? Perché ti ostini a decidere anche per me? << Il tuo piano è stupido, Furia Buia >> ringhio afferrando il manico del coltello. Se non desiderassi mantenere il contatto con Shikinami, ora stringerei anche il calcio del fucile.
<< E’ il loro piano >> risponde con aria innocente indicando i tre della Wille, << non il mio >>.
<< Non è vero >> replico. << Perché vuoi affrontare Gendo da solo? Sai per esperienza che è molto più forte di te. Non riuscirai mai a batterlo >> gli dico non so se per insultarlo, costringerlo a scoprire le carte o implorarlo di non farsi ammazzare.
<< Non devo batterlo ma solo tenerlo impegnato per il tempo necessario. Quando sarai alla giusta distanza, cercherò di smarcarmi. Gendo ha un programma da seguire e, non appena avrà percepito il tuo arrivo, mi lascerà andare. Se poi la fortuna dovesse essere particolarmente favorevole alla nostra causa, lo ucciderò prima che possa combinare casini >>.
<< Non suona affatto male >> commenta Ritsuko.
<< A me non piace >> protesta Misato.
<< A me si >> di rimando Kaji.
<< Quindi, anche il Paparino deve morire? >> mi chiedo. Guardo Shikinami e penso alla fiducia che ripone nelle persone con cui ha condiviso anni di fatiche e battaglie nel luogo che chiama casa; osservo i miei fratelli e penso alla fiducia che ho riposto in loro negli ultimi mesi. Vorrei spaccare la faccia a Furia Buia, certo, e per tante buone ragioni ma… lui è una parte importante della mia casa.
<< Quindi, l'argomento può considerarsi esaurito >> tronca con poca eleganza il cacciatore. << Faremo come avete deciso. Ora occupiamoci di altri dettagli. Non metterete neanche un dito addosso al nostro fratello, e per dito intendo il collare delle grandi occasioni che avete preparato, finché noi tre non saremo partiti. Ragazzo >> mi chiama << vieni vicino a noi >>.
Asuka mi stringe la mano per suggerirmi di non obbedire.
<< No, sto bene qui >>. Formalmente la mia è una risposta neutra, senza pretese, ma tono ed espressione rivelano un irresistibile desiderio di opposizione al mio strano nuovo padre.
<< Vieni vicino a noi! >> ripete il ciclope che mi fissa severo dritto in faccia e mi fa capire che accetta la sfida. << Questo >> rincara la dose << è un ordine >>.
<< Prova a… >> prendo la rincorsa.
<< Principessa >> mi anticipa Quattrocchi, << quando ti sarai stancata posso essere io a tenere Shinji per mano? >>
Come colpita da una scossa, Shikinami mi molla e poggia il corpo del reato sulla superficie del grande tavolo. Gira la faccia per l’imbarazzo scartando di due passi sulla sinistra.
Capisco che non sarebbe giusto attribuire eccessiva importanza alla reazione; tuttavia, mi sento tradito dalla mia rossa che ha tolto al suo Shinji un punto di ancoraggio proprio quando stava per combattere contro Furia Buia.
Accarezzo la benda con le dita rimaste orfane di quella ininterrotta unione. Guardo i miei fratelli ma non lui e alla fine mi arrendo a passare dall’altro lato del tavolo tra quelli della mia specie. Raggiunto Orso, mi fermo e aspetto che Asuka smetta di fingere di studiare la mappa.
<< Il vostro ragazzo >> Kaji ha colto la disarmonia e ne approfitta per togliersi un sassolino dalla scarpa << ha sviluppato un bel caratterino. Sicuri di poterlo controllare? >>
<< Ha avuto buoni esempi. Sono certo che farà la sua parte >> ribatte il ciclope. << E voi siete sicuri di poterlo controllare? >>
<< Non preoccuparti, Paparino >> squilla Makinami. << Se il ragazzo dovesse dare di matto ci penseremo io e la Principessa ad abbatterlo, ho ragione? >> domanda retoricamente ad Asuka.
Tutto il mio mondo si concentra sul viso della Second, spalanco l’occhio terrorizzato al solo pensiero che possa essere lei a tagliare il filo della mia vita. Shikinami mi guarda e sembra voler saltare sul tavolo. Tutto in lei grida: no, non voglio e non lo farò. A vincere, però, è la ragione. E così la Principessa, che aveva invitato il suo cavaliere a crescere con lei nel regno incantato degli Eva e lo esortava a chiamare casa i resti di un Angelo, ora sembra piangere per la crudeltà del destino che costringe gli uomini a scelte dolorose.
<< Come darti torto? >> infierisce Furia Buia. << Cos’è più importante: una sola persona >> mi sento trafitto dal suo sguardo << o un intero mondo… Asuka? >>
Ingoio un altro cattivo boccone e sospirando ammetto: << lo comprendo, non ci sarebbe niente di male >>.
<< Per quanto mi riguarda la riunione è terminata. Prima di partire torneremo a trovarvi >> annuncia con voce spoglia il cacciatore che sembra aver recuperato il pessimo carattere. Non saluta neanche, né fa cenno ad altri di seguirlo. Semplicemente se ne va << Resta pure, Ragazzo >> mi dice, << se vuoi >>.
  << No >> rispondo più a me stesso. << Vengo con te >>. Accenno un inchino guardando il vuoto. Una pacca di Musashi rompe le ultime catene e prendo la via dell’uscita.
 
 
<< Certo che ci sei andato giù pesante, Paparino >> considera Orso quando usciamo dalla madre che ha mangiato la mia Shikinami.
<< Dovevo >> risponde svelando il suo disagio. << L’importante è che tutto proceda secondo i piani >>.
Rizzo la schiena e osservo con disgusto il ciclope.
<< Che vuoi? >> ride mentre strofina una mano dietro la nuca. << Il fatto che lo dicesse Gendo non vuol dire che sia sbagliato e, soprattutto, non significa che io sia come lui. E, finché vedono in me il cattivo tu hai una speranza >>.
<< Ma che… >> stai dicendo?
<< Vieni con noi? >> l’omone si rivolge ancora a Furia Buia.
<< No, aiutate Ragazzo. Io devo parlare con Mami. Ha il diritto di sapere che aveva ragione. E poi… >> si ferma e sbuffa << devo parlare anche con Sakura. Mi starà a spettando >>.
<< Cerca di non parlarci troppo >> lo avverte il Biondo.
<< Fatti gli affari tuoi! >> reagisce il cacciatore. << Non è la nostra. E comunque non approfitterei mai di una donna a cui devo dire addio >>.
<< A… avete deciso, quindi? >> domando. Neanche due ore fa sono entrato nel wunder con le ali ai piedi e il piombo nella testa. Ora i piedi sono di cemento e la testa è vuota.
<< Credevi che ci avremmo ripensato? >> tocca ad Orso confermare per l’ennesima volta che la risposta è si.
 
Furia Buia ci saluta non appena raggiungiamo la deviazione che conduce alle nostre terme.
<< Io e te … >> gli dico fiaccamente.
<< Lo so >> continua la frase prima di prendere la direzione del locale, << abbiamo un problema da risolvere >>.
<< Ci sei rimasto male, vero Shinji? >> mi chiede dopo un po' Musashi. << Mi riferisco alla questione della scelta: una sola persona o il mondo intero >>.
<< No, no. La scelta è molto semplice. Comprendo Asuka e mi dispiace perché per lei… >>
<< C’è rimasto male >> sentenzia l’armadio.
<< Certo che ci sono rimasto male >> mi sfogo. << Ci sono rimasto malissimo. Comprendo tutto, comprendo tutti ma… che cazzo! >>
<< Perché, tu cosa sceglieresti se si trattasse della vita di una sola persona o della sopravvivenza del mondo intero? >>.
<< La risposta non è semplice. E’ questione di quantità non di qualità. E…
<< E se si trattasse di Asuka o di uno di noi? >> calibra meglio la domanda.
<< No, no, no. Mi rifiuto di scegliere. Salverei sia il mondo che quell’unica persona >>.
<< E se non fosse possibile? >> mi incalza il Biondo.
<< Allora, allora >> digrigno i denti fino a sentire dolore e stringo il fucile e il coltello del Paparino come se potessero suggerirmi per semplice contatto una soluzione, << allora troverei il modo o, almeno, ci proverei fino all’ultimo >>.
<< Stai diventando proprio come lui >> afferma Orso con una nota di orgoglio nella voce.
<< Ma no >> ghigna Musashi, << il nostro fratellone ha più... >> il sorriso va in frantumi insieme alla sicurezza << ha più cicatrici >>.
<< Non avremmo dovuto >> mormora il cacciatore con la barba, anche lui con l’umore precipitato sotto i piedi, << lasciarlo solo >>.
 
 
 
Uno spezzone di vita nel mondo reale che dura quattro giorni
e che il giovane Shinji non può ancora ricordare. Di nuovo in viaggio.
<< Perché non vuoi crescere? >>
Quando Furia Buia decide di parlare al fantasma di Shinji.
 
 
Appena ho varcato la soglia che separa il dentro dal fuori le mura, coperti soltanto dieci metri, ho deciso di tradire un rituale e mi sono girato a cercare mia figlia semplicemente per salutarla.
Colta di sorpresa, ha provato malamente a nascondersi e non sono riuscito a trattenere una risata. Tuttavia, sebbene ormai scoperta, Yuki non si è persa d’animo e, dopo l'iniziale sbandamento, sfacciata come sa essere la madre, impettita quasi in segno di sfida ha cominciato a mandarmi baci con le mani aperte accompagnandoli con un frenetico e piuttosto plateale svolazzare di braccia.
 
Mi sono sempre concentrato sul ritorno, cercando di cogliere ogni volta le differenze che rendevano unico ognuno di essi, gustando e al contempo rifiutando le aspettative, le ansie, i sogni e gli incubi che mi attendevano lungo il tratto che mi separava dalla fine della corsa.
Del resto, come può essere diversamente quando stai per raggiungere un luogo in cui il tempo ti fa sapere in ogni istante che sta passando? Il tempo si fa conoscere in questo luogo in cui puoi intuire, se non prevedere, in che direzione sta per soffiare il vento.
Oggi, però, mi interessa l’andata. Il tempo esiste al di fuori dell’Ordine, semplicemente non mi sono mai permesso di capire che scorre allo stsso modo anche nel Caos. I punti di riferimento sono pochi come le informazioni; lo spazio ugualmente esiste ed è immenso e può accogliere un numero incalcolabile di passi. Non è un mondo contratto quello che si srotola davanti a me, è un mondo crudo che non si lascia confinare da mura, non conosce strutture, categorie, è il mondo dell’imprevedibile, è la vita potenziale che aspetta di nascere al di qua di un confine.
<< Devo esserli sembrato strano >> rifletto ma non provo né angoscia né vergogna. << Per diventare come loro avrei dovuto abbandonare il cacciatore. Mi è mancato il cuore di farlo e sono stato Caos nel loro Ordine. Forse, però, sono un po’ cambiato, forse li ho un po’ cambiati, forse ho lasciato il seme che farà nascere qualcosa di nuovo >>.
Ora è l’esterno che mi procura ansia e genera aspettative, probabilmente perché non ho ancora raggiunto il secondo luogo, il limite ideale in cui le mie due anime possono riposare dopo ogni scontro. Dal mare arriva un vento di burrasca, è la stagione dei monsoni e avrei fatto meglio ad aspettare qualche altro giorno prima di partire.
<< Non voglio cambiare pelle, non indosserò il mantello del supereroe >> mi dico, << non voglio rinunciare al pilota >>. Mi ha impedito di fuggire dalla mia casa e di illudermi che fosse un atto di coraggio. << L’Ordine che lascio mi protegge dal Caos, forse mi aiuterà a capirlo, forse potrò cambiare anche lui, forse lascerò anche qui un seme che farà nascere qualcosa di nuovo >>.
Raggiungo il mio confine armato delle contraddizioni che mi identificano e di una piccola fiamma che, se non faccio attenzione, si spegnerà prima del ritorno. Ho una missione da compiere, una vera. La sua importanza dipende dal punto di vista che scelgo di assumere. In realtà è il pretesto per muovermi.
Non ho un posto, eppure non mi sento solo. Il vento odora di pioggia e sferza la sabbia. << Che sia il confine il mio vero posto? >> mi chiedo arrestando il passo per guardare il villaggio. << No, troppo semplice. Il mio cuore mi ha detto che non l’ho mai cercato e non lo scoprirò fino a quando non avrò portato un po’ di Ordine nel mio Caos. Pertanto… avanti, ragazzo! Lo so che ci sei, fatti vedere! Non intendo oltrepassare il confine finché non ti avrò parlato >>.
Il giovane Shinji è inopportuno, arriva sempre quando non voglio, praticamente ogni volta. Ora che, invece, attendo che batta un colpo, il mio fantasma si fa desiderare. << Forse ha paura che gli faccia del male >> penso e prendo una decisione. Mi sfilo il giaccone – non avrò bisogno di gridare sulla manica – e il cinturone che custodisce i miei primi trofei, appoggio delicatamente le sorelle sul tessuto dello spolverino che ho steso a terra come un lenzuolo. Chiudo l’occhio e inspiro finché i polmoni non sono completamente pieni e lascio libera la mente di spaziare nel suo universo senza giudicare alcuna immagine o ricordo.
<< Il vento si è fermato >> sorrido perché comprendo che sto per incontrarlo. Apro i miei due occhi e alla mia destra vedo una parete di cemento armato che si erge come un monolite su un deserto di sabbia. Del ragazzo, però, neanche l’ombra. << Hai scelto proprio un bel posto per incontrarmi, eh pilota? >>
Con le dita controllo timidamente la consistenza del muro sospirando per scaricare almeno in parte la valanga di emozioni che precipita per riportarmi a quel giorno. << Certo che sei davvero pigro! Eppure hai visto che vengo in pace. Vuoi un’altra prova? … E va bene >>. Appoggio la schiena alla parete, ricordando a me stesso perché lo sto facendo, e concedo al corpo di scivolare finché non mi siedo a terra. Non c’è sabbia e il pavimento è liscio. Per fortuna davanti a me non c’è lo 01, così non sarò inghiottito dalla fantasia.
Io e il ragazzo possiamo parlare solo se ci incontriamo a metà strada.
Sono spaventato e ho voglia di singhiozzare fino allo sfinimento. Chi sono adesso, il pilota che aveva paura di alzarsi o il cacciatore che ha paura di non riuscirci? << Quei due ragazzi erano davvero belli >> mi distraggo pensando a qualcosa di buono. << Lo so che la vita non è solo questo ma, se fossi costretto a scegliere il punto di vista da cui osservarla, allora preferirei credere che il nucleo della nostra esistenza sia in quel pessimo primo bacio che si sono scambiati. Che importa se non ce ne saranno altri? >>
I due ragazzi ora diventano uno Shinji e un’Asuka adulti che hanno sperimentato un pessimo primo bacio. << Insomma >> invoco lo spirito del pilota, << il senso di colpa, il bisogno di riscatto, tutto questo ci è servito ma non basta più. Ci vuole altro per andare avanti, non credi? Altrimenti passeremo la nostra vita a bordo di un Eva. Pensa come sarebbe orribile se trascorressimo, non so, cent’anni della nostra vita sempre in fuga … Ancora non ti fidi? >>
Cosa manca? Le armi le ho lasciate sul giaccone, non mi sono sfilato la benda visto che non voglio combattere contro il mio fantasma. Guardo gli scarponi. << Forse devo rilassarmi e imparare a restare seduto >>. Sciolgo i nodi lentamente, riconoscendo importanza ad ogni singolo gesto come se fosse l’intero. Non solo i miei poveri piedi, anche l’anima prova sollievo e sento cigolare porte che aveva sbarrato tanti anni fa.
<< Era ora! >> esclamo lasciandomi osservare dal paesaggio che si mostra agli occhi aperti della mia immaginazione.
La sua presenza è anticipata dal solito pianto. Alla mia destra il ragazzo che salì troppo tardi a bordo del suo Eva veste la divisa scolastica; la camicia a maniche corte è sporca e imperlata qua e là di piccole gocce del sangue di Misato. Siede accovacciato come sempre e singhiozza.
<< Non ricordo di aver pianto >> parlo al giovane Shinji posando i polsi sulle ginocchia piegate << quando Maya iniziò a gridare per comunicare a chiunque fosse in ascolto che Asu … mentre aspettavo che tutto finisse >>.
<< Perché ti sei seduto? Hai detto… hai  detto che è colpa mia se hai paura di farlo >>.
Fino ad oggi non aveva pronunciato una singola parola. Mi sta guardando nonostante il viso sia in buona parte nascosto dalle braccia che avvolgono due gambe tanto magre che non riempiono i pantaloni. Cosa gli rispondo?
<< Mi sono seduto proprio perché ho paura di non rialzarmi, perché se non trovo un modo per farci i conti, prima o poi, davvero non riuscirò a rimettermi in piedi. Scu … Non far caso a quello che ti ho detto. Ad essere sinceri, credo di averti sempre rimproverato perché non volevo prendermela con me stesso, non volevo pensare di essere ancora un pilota. Per questo sei costretto a cercarmi sotto forma di fantasma >>.
Shinji volta la testa dall’altra parte e fa rumore col naso.
<< Perché ti sei girato? >>
<< Ti dà fastidio quando piango >>.
Non sai quanto! Abbiamo sempre pianto, con o senza lacrime, ci siamo sempre commiserati, abbiamo cercato la pietà degli altri, di chiunque e abbiamo continuato a piangere proprio quando era necessario tentare un’ultima, disperata azione. Certo che mi dà fastidio. << Tu… tu >> alzo una barriera, a mo' di at field, per tenere lontani il disgusto e la rabbia che ostacolano il mio proposito di capire lo spettro dei natali passati, << perché piangi? >>
<< Io non so fare niente, io sono un buono a nulla. Ho fatto del male ad Asuka, ho ucciso Kaworu, ho lasciato che la signorina Misato morisse e alla fine ho distrutto tutto. Io sono un … >>
<< … Mostro >> concludo e sento il mio cuore dividersi in quattro parti, una per ogni signore della guerra che, sentendo quelle parole, ha ingaggiato battaglia contro gli altri per contendersi il centro della mia anima. Dilaniato dal dolore, dal terrore, dalla solitudine e dalla disperazione distolgo lo sguardo dal ragazzo per rifiatare, per non piangere con lui e per aggrapparmi ad una piccola idea sotto forma di fiamma che da lontano fa partire un soffio. E il soffio porta con sé un consiglio: se provassi ad oppormi a me stesso? Se provassi a commettere uno sbaglio per rimediare ad un altro? << Però… >> inghiotto il magone << però poi hai scelto di tornare in vita e hai permesso anche gli altri di scegliere >>.
<< E cos’è cambiato per noi? >> replica.
<< A quanto pare non molto. Credevo che essere un cacciatore mi avrebbe salvato. Pensavo di essere diventato coraggioso e, invece, ho scoperto soltanto ieri che sto ancora fuggendo; anzi, che non ho mai smesso di fuggire. Tuttavia… >> sospiro e stringo il pugno ricordandomi che è mio dovere rincuorarlo, consapevole che in questo momento soltanto io posso mettermi una mano sul cuore e dirmi che andrà tutto bene << tuttavia, siamo ancora vivi e giovani. Magari possiamo fare qualcosa >>.
<< Cosa? >>
<< A dire la verità non lo so >> devo ammettere abbozzando il più patetico dei sorrisi ad uso del fantasma che, tornato a fissarmi, ha interrotto il pianto. << Ma a che ci serve piangerci addosso? Dobbiamo provarci, almeno darci una mossa o non cambierà niente >>.
<< Perché sei qui? >>
<< Perché ero stanco di girare a vuoto e sono stanco di avere paura >>.
<< Questo mondo è terribile! >> esclama con lo sguardo ora rivolto verso il deserto di dune e di scheletri ferrosi.
<< Neanche dentro le mura è perfetto. Però non è male. Anzi, perché non resti al villaggio con Asuka, nostra figlia, i nostri amici? Neanche loro sono perfetti proprio come noi >>.
<< Tu perché non resti? >> mi chiede.
<< Perché non trovo pace. Comunque dovresti rispondere alla mia domanda. Sei o non sei un ragazzo educato? >>
<< Per quale motivo dovrei restare? Me lo hai detto tu che non ci sono seconde occasioni. Nessuno ci perdonerà per quello che abbiamo fatto e ci abbandoneranno di nuovo >>.
<< Non possiamo tornare indietro, però non è detto che io abbia ragione. In fondo, siamo qui e ci siamo concessi una seconda occasione. Semplicemente è diversa dalla prima. Quanto al perdono, inizio a chiedermi: come faccio a sapere che non mi perdoneranno se non provo a farmi perdonare? Come faccio ad essere certo che mi abbandoneranno se rinuncio a stare con loro? >>
<< Io ho paura delle persone >> mi svela il suo segreto che è anche il mio.
<< Lo capisco. Temi che le persone possano ferirti, possano smettere di amarti, possano giudicarti male >>.
<< Potrebbero guardarmi >>.
<< Come? >>. La rivelazione mi coglie impreparato.
<< Se mi vedono potrebbero conoscermi e sapere che non valgo niente >>.
<< Perché pensi questo? >>Perché penso questo?
<< Se nostro padre ci ha abbandonati vuol dire che lo faranno anche gli altri e deve essere colpa mia altrimenti… >>
<< … Ci sentiremmo ancora più inutili. Però >> sorrido amaramente << vogliamo essere guardati e compresi. Anche noi ci lanciamo messaggi contraddittori >>.
<< Se papà… >>
<< Papà non c’è più >> lo interrompo forse troppo aspramente. << Sì, ha le sue responsabilità ma qui ci siamo noi. Che vuoi… che vogliamo fare, stare fermi a lamentarci? E’ il modo più sicuro per non combinare niente >>.
<< Tu non hai paura? >>
<< Certo, siamo stati abbandonati senza comprenderne il motivo. Abbiamo vissuto con un tutore che ci ha insegnato a suonare il violoncello per non doversi prendere cura di noi. Conosciamo il dolore e giustamente lo temiamo. E allora? >> continuo rivolgendomi anche a Furia Buia. << Restiamo seduti ad aspettare che le nostre paure si avverino? >>
<< Come possiamo rimediare? >>
<< Non so più neanche cosa significhi, ragazzo. Ma se non ci muoviamo cosa otterremo? >>
<< Se smettessi di rimanere seduto, dove andrei? >> mi chiede con aria severa. << Dove andremmo? Tu vuoi viaggiare perché in realtà cerchi di fuggire >>.
<< Certo che aveva ragione Kaji: vai proprio dritto al punto >>.
<< Scusa >>.
<< No, non scusarti sempre. Se fossi partito ieri, ti avrei detto che avevi ragione o, più probabilmente, non ci sarebbe stata questa conversazione. Invece, poiché sono partito oggi, posso dirti che devo viaggiare in quanto restare sarebbe una fuga. E poi fuori è brutto solo perché così abbiamo imparato a credere ma, insomma, non è sempre come in Fuga da New York[17]. Sono convinto, anzi, che lì nel cuore del mondo terribile che ci attende troveremo molte risposte >>.
<< Non ti capisco >>.
<< Siamo in due allora >> sogno di accorciare le distanze con il mio fantasma assestandogli una complice pacca sul braccio.
<< Pensi che troverai le risposte che cerchi? >>
<< So soltanto che le cercherò >>.
<< E rimedieremo alle mie colpe? >> mi domanda con un’innocenza disperata.
Ogni sua parola è una sfida alla mia forza di volontà e, dio, quanto desidero scappare lontano da lui ma… << io non so niente. Te l’ho detto, non so come rimediare, non so neanche se sia davvero possibile ma non ce la faccio più a star male. Perché… >> lo imploro di rispondere, << Perché non hai cercato di salvare Asuka? >>
<< Tu lo sai >> mi dice con una voce glaciale come il suo sguardo. Vuole che capisca che siamo la stessa persona o adesso è lui il cacciatore ed il io il pilota?
<< Perché hai gridato morte a tutti? >>
<< Tu lo sai >>.
<< Perché ad Asuka hai fatto… >>
<< Tu lo sai >>.
E’ proprio questo il punto >> sbotto. << So cosa hai... >> nooo! << cosa ho fatto ma ancora mi sforzo di trovare una spiegazione. Me ne basta una accettabile, una che mi renda almeno comprensibili quelle mostruosità e dia un senso a ciò che sono >>.
Il ragazzo incrocia le braccia e fissa il vuoto. Ho come l’impressione che lui sia il vuoto stesso e attendo impietrito che si trasformi in un buco nero. Eppure è qui seduto al mio fianco ed ha le sembianze di un fragile adolescente di…
Spalanco il mio occhio, sorpreso come se lo guardassi per la prima volta.
<< Mi abbandonerai anche tu, vero? >> pone una domanda a cui ha già risposto condannandomi come se fossi mio padre.
<< Quanti anni hai? >> gli chiedo.
<< Neanche tu mi accetterai, vero? >>
<< Quanti anni hai, ragazzo? >> dalla mia bocca esce un lamento.
<< Neanche tu mi perdonerai, vero? >>
<< Ti prego >> piango anche per lui, << quanti anni hai? >>
<< Quattordici! >>
Il Caos delle emozioni che, come una legione di trombe d’aria, ha sconquassato per anni la mia terra, portandomi a maledirla e a desiderare che venisse distrutta insieme a me, affinché una punizione divina riportasse nell’universo l’equilibrio che non ho mai trovato, si concentra in una direzione e muovendosi concepisce spazio e tempo. Tutto inizia a vorticare intorno ad un centro.
Come ho fatto a dimenticarmene? << QUATTORDICI >> ripeto shockato. << Per tutto questo tempo ho odiato e accettato che venisse giudicato male un ragazzo di quattordici anni? >>
Le quattro parti del mio cuore vengono strappate ai primi baroni dall’ira di un cacciatore che estrae il coltello per molto meno. Sono così furioso che avverto un dolore lancinante lungo la cicatrice come se i tessuti fossero sul punto di cedere e l'occhio sinistro in procinto di aprirsi. << Avevi quattordici anni. Perdonami! Finora sei stato costretto a versare anche le mie lacrime e hai dovuto subire il mio odio perché non riuscivo ad ammettere che chi stava piangendo ero proprio io. Mi sono sempre detto che ero diverso da te perché ero pronto ad assumermi le mie responsabilità, ero pronto ad affrontare le conseguenze dei miei sbagli. E l’ho fatto perché così potevo illudermi di avere una speranza di pareggiare i conti, così potevo credere di avere il controllo della mia vita. In questo modo non avrei chiamato i miei sbagli per ciò che sono: colpe[18]. E le ho scaricate su di te proprio perché non volevo sentirmi colpevole, non volevo ammettere che non ho idea di come fare per portare un po’ di Ordine nel mio Caos. Per questo esisti: io ho rifiutato me stesso >>. Le mani cadono aperte lungo i fianchi arrestandosi a contatto con la sabbia. << Io non riesco a perdonarmi! >>
Il pilota ha ascoltato in silenzio sgranando gli occhi nel vedere il cacciatore sbarazzarsi della sua finta sicurezza per presentarsi nudo e in lacrime a se stesso. << Mi hai detto che non piangi mai >>.
<< Ho mentito >> mitigo la tristezza con un’insensata risata << Piango come un poppante >>.
<< Non li capisco gli adulti >>.
<< Se è per questo neanche gli adulti si capiscono. L’età non ci rende adulti, si può dire che la maturità è un cammino non una meta[19] >>.
<< Ma se è così io che speranze ho? >>
<< Vorrei tanto poterti offrire una vita migliore, vorrei tanto offrirla a mia figlia, ai miei cari, vorrei tanto offrire una vita migliore ad Asuka >>.
<< Io li ho derubati di una possibilità >>.
<< Ma gliene hai offerta un’altra >>.
<< Io non merito una vita migliore. Io sono sbagliato >>.
<< Perché così ti hanno insegnato a pensare, perché avevi bisogno di crederci. Ora che ti guardo, però, capisco che ti hanno chiesto troppo e troppo presto. Anche ad Asuka, poverina >>.
<< Non volevo farle del male >> mi dice nascondendo il viso tra le ginocchia.
<< Lo so che non volevi >>.
<< Avrei voluto salvarla >>.
<< Lo so che avresti voluto >>.
<< Credi che ci perdonerà? >>
<< Non lo so, ragazzo, ma se restiamo fermi non sapremo mai se esiste un modo >>.
<< E se non servisse a niente? >>
<< E se la fortuna, invece, fosse dalla nostra? >> resisto e continuo ad oppormi a me stesso.
<< Secondo te, Asuka, ci ama? >>
<< Non credo. Ehi, non ti buttare giù >> ancora di più. << Non è necessariamente un male. Alle volte semplicemente non funziona >>.
<< Allora perché sta con noi? >>
<< Forse anche lei è rimasta seduta ad aspettare, proprio come abbiamo fatto io e te. Tuttavia, se non mi amasse, anzi se non potesse perdonarmi io >> spero tanto che non sia così << la capirei in quanto, ad essere sinceri, ieri mattina per la prima volta mi sono chiesto non se provo amore nei suoi confronti ma addirittura se le voglio bene. Forse è arrivato il momento di rispondere prima di tutto a questa domanda >>.
<< E se, mentre cerchi la risposta, la perdiamo? >>
<< Se non cerco la risposta, la perderemo comunque, non credi? Non mi va più di andare al mercato a comprare qualche biglia. Il prezzo sta diventando troppo alto. E poi, ho finalmente compreso che nella vita i conti non tornano mai. Alla vita, quella che pulsa fuori e dentro le mura della nostra casa, non gliene frega niente se siamo in piedi o seduti. Dobbiamo prenderci cura di noi stessi se vogliamo essere d’aiuto agli altri >>.
<< Non so come si fa >>.
<< Vieni con me e lo impareremo >>.
<< E’ troppo difficile! >> il ragazzo si stringe con tale forza che, osservando la sua schiena, aspetto di sentire il rumore della spina dorsale che si spezza.
<< E’ questo che nostro padre non ha mai capito. Lui aveva paura del cambiamento, lui aveva paura delle relazioni proprio perché cambiano e terminano e sfuggono ad ogni controllo. Ragazzo, non sai quanto darei per farti stare bene ma, se vogliamo avere una possibilità, dobbiamo rimetterci in piedi, darci una mossa o saremo veramente gli unici sbagliati >>.
<< Voglio che tutto torni a com’era prima >>.
<< Non si può e allora? Ti estranei da questo tempo e da questo spazio perché rifiuti di accettare il presente? >>
<< Se non possiamo tornare indietro, allora voglio restare fermo. Non mi interessa se alla vita non importa, prima o poi morirò e non proverò più dolore >>.
<< Però fino ad allora ne proverai tanto e un giorno sapremo che siamo rimasti completamente soli >>.
<< Il cambiamento mi spaventa >>. 
 << Anche a me >> confesso. << Ma… >> se fosse mia figlia a farmi una simile confessione cosa le risponderei?
<< Ma… >> mi tallona il giovane pilota che, lo so bene, cerca una speranza e può rivolgersi unicamente a se stesso. 
Si alza un forte vento, come se il tempo avesse ripreso a scorrere nonostante io sia ancora volutamente prigioniero nella mia mente. Oppure, il tempo non ha mai smesso di camminare e sono io che non me ne sono accorto. Tuttavia, il ragazzo è ancora al mio fianco e le raffiche non ci colpiscono ma sferzano l’aria tutt’intorno.
<< Strano tempo! >> esclama.
Ripenso al mini Furia Buia che la mia Principessa continua a coccolare e, appoggiando la nuca alla parete immaginaria del silo di contenimento dello 01, sento l’esigenza di fare lo stupido. << No, siamo strani noi >> gli dico cercando nuovamente un contatto. << In questo momento sto producendo un at field per proteggerci dal temporale. Sta’ dritto, ragazzo, o ti verrà la gobba! >>
Il cielo si rannuvola rapidamente ma il nero della pioggia che aspetta di precipitare è ancora lontano sopra l’oceano. Enormi macchie bianche ed irregolari cavalcano nell’azzurro, incontrandosi e separandosi per dar forma alla fantasia dell’osservatore. Il movimento è caotico, il risultato imprevedibile; siamo a terra e non abbiamo alcun controllo. Io e il giovane me siamo fermi come una piccola fiamma a due lingue che non può ripararsi e rischia di spegnersi, eppure tutto può accadere. Il futuro è solo lo specchio su cui si riflette la nostra fantasia, il passato è già sogno.
<< Cambia!!! >> mi lascio sfuggire. Mi è capitato tante volte di assistere a spettacoli del genere ma io sono un predatore notturno e odio le stelle perché sembrano immobili e odio la luna perché rende visibili buchi neri. Sono l’animale che può respirare più degli altri, perciò mi sono sempre distratto. L’animale è tutt’uno con il suo ambiente. Io, però, sono anche un uomo e posso prenderne le distanze e scegliere come giudicarlo, posso innalzare una barriera che mi permetta di relazionarmi con il mio ambiente. Io posso ancora stupirmi.
<< Pensa a quanto è stato stupido nostro padre >> esclamo. << Certo che le relazioni sono un casino, certo che il cuore è un casino. E ci puoi scommettere che qualche volta finirà male, ma cambia, tutto cambia. Papà vedeva soltanto gli aspetti peggiori del movimento, temeva il dolore e la separazione. Ha visto solo una faccia dell’universo come noi quando siamo stati tutti >> posseduto da un genio buono pontifico con un po’ di presunzione animato unicamente dalla speranza di contagiare il giovane Shinji con il veleno di un bacio che la vita mi ha da poco regalato velandolo sotto forma di illuminazione. << Abbiamo visto ciò di cui avevamo paura. Ma noi esistiamo per cambiare >>.
<< Non capisco quello che dici >>.
<< Guarda quelle due nuvole che si stanno avvicinando >> gli indico due ammassi di acqua condensata che sembrano galoppare da direzioni opposte verso il medesimo traguardo invisibile. << Secondo te che stanno facendo? >>
<< Stanno per scontrarsi. Si faranno male >> risponde.
Ne ero certo. << Io, invece >> ho visto qualcosa di bello mentre montavo di guardia << vedo due ragazzi innamorati che stanno per baciarsi >>.
Avevo ragione io, i due fronti rallentano poco prima di toccarsi come la prudenza mi aveva consigliato di fare prima di incontrare le labbra di Soryu. << Visto? >> piazzo leggera una gomitata sul braccio del pilota << Che ti avevo detto? >>
<< Si separeranno >> contesta.
Il bacio in cielo in effetti dura poco e, da uno che erano diventati, gli amanti tornano ad essere due e prendono strade diverse. << Si separano perché li hai disturbati >> scherzo per non fargli capire che ci sono rimasto male. << Però >> pensa, Paparino, pensa! << però ora quelle nuvole non sono più le stesse di prima. Hanno fatto esperienza. Forse si incontreranno di nuovo o forse no ma… che importa? >>
<< Abbiamo baciato, Asuka >> mi fulmina materializzando un pensiero che stavo cercando di trattenere al di sotto della coscienza. << Non ha risposto >>.
<< Non ne sono sicuro >>.
<< Asuka è sempre arrabbiata con me e non posso darle torto >>.
<< Asuka è sempre stata arrabbiata con noi e noi abbiamo continuato a pensare che fosse sempre e unicamente colpa nostra. Era impossibile assecondare tutte le Asuka >>.
<< Volevo fare quello che mi chiedevano >> cerca di giustificarsi. << Così nessuno si sarebbe più arrabbiato con me >>.
<< Non possiamo assecondare tutti. E poi nessuno sa cos’è veramente giusto >>.
<< Se te ne vai, chi ti dice che al tuo ritorno Asuka non avrà già smesso di guardarci? >>
<< Mi spiace, ragazzo, ma Asuka non ci ha mai guardati perché lei per prima aveva bisogno di essere guardata e non ha mai perdonato a Shinji di essere debole come lei e non ha mai perdonato a Shinji di non essere abbastanza forte da sopportare le sue ansie. Sospetto che abbia provato in questi anni a tenderci una mano ma non c’è riuscita e non gliene faccio una colpa perché io per primo non l’ho mai guardata. Innanzitutto io non ho avuto il coraggio di tenderle una mano. Io non conosco la madre di mia figlia.
<< Asuka non può salvarci perché siamo Shinji e noi non l’abbiamo salvata. Alle aspettative che non potevamo soddisfare si è aggiunto altro veleno ed ora lei ha paura di Shinji, lei prova rabbia nei confronti di Shinji e non ha più fiducia in noi >>.
<< E i nostri fratelli? >>
<< Neanche loro hanno più fiducia in noi. Sono persi e spaventati come me ma non sono me, non hanno vissuto le nostre esperienze né conosciuto quella terribile condizione di dio degli inferi, non hanno pilotato e ora mi temono perché sono Furia Buia >>.
<< Quindi siamo soli? >>
<< Spero di no ma temo che dovremo salvarci da soli. Non potremo aiutare i nostri cari se non proviamo ad aiutare noi stessi. Tuttavia … >> cerco di addolcire il senso di un giudizio troppo ruvido per un adolescente indifeso, << se ti può consolare, per la prima volta io ti sto guardando. Forse c’è speranza anche per quelli come noi >>.
<< Che facciamo allora? >>
<< Vieni con me. Tanto ciò che c’è alle nostre spalle già lo conosci >>.
<< Ma lì abbiamo una casa >> cerca di giustificare l'implicito rifiuto.
<< Non è vero. Noi due non abbiamo ancora trovato un posto in cui sentirci a casa e io so che non lo troverò fino a quando mi nasconderò dietro l’idea di una casa. Finché non smetterò di fuggire io non potrò rimediare a niente. Che ne dici, allora? Vieni con me e impareremo insieme come si fa a vivere. Cresceremo insieme, capisci? >>
Il ragazzo mi osserva stranito e inizia a tremare, spalanca gli occhi che ora sembrano tramutarsi in sfere di vetro opaco.
Inghiotto a forza la saliva al pensiero che Asuka al suo risveglio possa aver visto uno sguardo tanto inquietante. << Non preoccuparti, ragazzo. Ci sono io con te >> decido di reagire << e, poiché sei nella mia mente e lì la compagnia è orribile, ti propongo di rifugiarti nel mio cuore. Si, ti porterò nel mio cuore così ti proteggerò meglio >>.
Il pilota non muove un muscolo e mi fissa sempre più imbambolato. << Ragazzo >> lo chiamo toccandogli il braccio come se dovessi muovere una statua. << Shi … ragazzo mi hai sentito? Cos’hai? >> alzo la voce e aumento l’intensità degli scossoni, << Shi… Shinji >> disperato vinco il disagio e lo chiamo per nome. << Di’ qualcosa, fa’ qualcosa! >> gli afferro il polso e lo tiro con violenza mentre rivedo la piccola Asuka che, sedata, non risponde alle mie preghiere. <<  Respira, accidenti! >>
Il giovane Shinji finalmente si risveglia e punta l’attenzione sulla mia mano. Sussulta disorientato, poi sembra rassegnarsi e, senza accennare la minima reazione, abbassa la testa e chiude gli occhi come quel maledetto giorno, quando la signorina Misato cercò di portarmi via dal parcheggio della Nerv.
Mollo subito la presa. << Non voglio farti del male >> quasi urlo.
<< L’ultima volta hai detto che volevi tagliarmi la gola >>.
<< Si ma ti ho anche detto che … che non ce l’avevo con te >> rispondo e intanto cerco di elaborare gli ultimi sviluppi del discorso per farmi un’idea di cosa diavolo è appena successo. << Non te lo ricordi? >>
<< No >> replica incolore. Il fantasma di Shinji sembra sbiadire e io temo che stia per abbandonarmi.
<< Sai… >> mi manca il respiro << tu sai chi… chi sono? >>
<< Sei il cacciatore con un occhio solo. Non conosco il tuo nome >>.
Se non fossi seduto nella mia fantasia probabilmente crollerei a terra. << Perché >> gli chiedo, << perché non vuoi crescere, Shinji? >>
<< Non voglio pilotare >> mi dice con lo sguardo spento. << Faccio solo danni >>.
Butto fuori l’aria come se fosse l’ultima volta. Faccio appello alla disciplina del cacciatore per accettare che il mio fantasma ha quattordici anni e non è pronto per il farmaco della vita << E allora non pilotare >> rispondo con la voce scossa da un tremolio che non saprei come arrestare.
<< Ma io sono bravo solo a pilotare >> replica.
<< Devi deciderti… ma non per forza adesso. Potresti imparare a fare qualcos’altro, qualcosa che ti piace, ammesso che ci sia >>.
<< E cosa? >>
<< Che… che ne pensi di venire con me? >> ritento. << Non avere paura, se tira una brutta aria ti difendo io. Sono bravo, sai? Se vieni con me posso insegnarti come si sta al mondo o, almeno, ciò che riesco ad imparare. Un giorno potresti essere proprio tu ad insegnarmi qualcosa >>.
<< Ti sarei solo d’impaccio >>.
<< Magari mi fai compagnia. Mi accontento di questo >>.
<< Ti senti solo? >>
Si. << No, no. Ci sono persone al villaggio che… mi vogliono bene >>.
<< Perché te ne vai, allora? >>
<< Non ti mentirò, c’è un’avventura che mi aspetta e non sono sicuro che otterrò ciò che desidero ma, se tornassi adesso dai miei cari, in questo momento, non troverei più la mia casa >>.
<< Io non so come ti chiami >>.
Io sono te, io sono Shinji Ikari. << Mi chiamano Furia Buia >>.
<< Che nome insolito >>.
<< Un giorno ti racconterò come è nato. Però … ecco, dentro le mura mi chiamano Paparino. Io sono padre, infatti. Abbia … ho una figlia bellissima >>.
<< Io mi chiamo Ikari Shinji >>.
<< So come ti chiami >>.
< Che hai fatto all’occhio? >>
<< Un giorno ti racconterò anche questo >>.
<< E’ vero che trovi sempre un modo per risolvere i problemi? >>
<< No, Ragazzo. Ti dispiace se ti chiamo così? E’ un mio vecchio soprannome. Se vuoi te lo cedo >>. Inoltre, se ti riconoscessi come unico Shinji, mi sentirei privato della mia identità e, anche se mi trovo sulla soglia del Caos, in prossimità del territorio del cacciatore, ci tengo a quel nome.
<< D’accordo >>.
<< Io >> riprendo << non trovo mai veramente il modo. E’ quello che mi dico quando non so cosa fare o, meglio, so cosa voglio fare ma non come >>.
<< E perché te lo dici? >>
<< Perché un giorno non l’ho neanche cercato… un modo. Devo farmi coraggio. Se credessi di non avere alcuna speranza, temo che mi fermerei >>.
<< Perché ogni volta che ti muovi dici tentiamo ? >>
<< Perché un giorno non ho neanche tentato. Se smetto di provarci temo che mi fermerò >>.
<< Tu sai chi sono? >> mi domanda.
<< Si, un adolescente di quattordici anni che non può essere lasciato solo. E sai che ti dico >> libero la determinazione del cacciatore, << d’ora in poi sarò anche il tuo Paparino e ti proteggerò finché non sarai in grado di prenderti cura di te >> e di aiutarmi a prendermi cura di me.
<< Perché dovresti farlo? Nessuno mi vuole, neanche mio padre >>.
<< Io non sono tuo padre >> ribatto << e non sono gli altri. Se nessuno ti vuole, allora ci penso io a te. Io sono Furia Buia e difendo i miei cuccioli, sempre >>.
<< Ma te ne andrai e mi lascerai qui >>.
E invece verrai con me anche se non vuoi. << Si, Ragazzo. Diversamente non saprei come aiutarti. Comunque, un giorno, quando avrai finito tutte le lacrime e ti sentirai pronto, tornerò e ti porterò con me. Sono convinto che diventerai un uomo in gamba e cammineremo in mezzo a queste dune come… sì come due fratelli e… non ci sentiremo soli >>.
Il ruggito di tuoni in lontananza preannuncia l'imminente pioggia di cui il vento stava trasportando l’odore. L’azzurro del cielo si imbrunisce e a me non resta che riprendere il cammino.
Non c’è alcun muro a sostenere la schiena, in verità non sono neanche seduto. Eppure il ragazzo è ancora lì dove si era lasciato fantasticare. Mi fa male dover abbandonare questa visione pur sapendo che lui è ancora nella mia mente e non si fida a traslocare nel mio cuore. Vorrei tanto accettare che siamo la stessa persona. << Devi crescere, Ragazzo! >> dico al fantasma della mia adolescenza che inizia a evaporare. << Intanto, prenditi il tempo che ti serve e, se hai paura, corri al villaggio dove ci sono persone che ci amano… come possono; e se avrai molta paura, allora chiamami e io correrò in tuo aiuto >>.
Varco la linea che segna il confine con il resto del mondo in cui vivono gli Angeli ma non percepisco alcuna inversione di prospettiva. Il tempo e lo spazio non si contraggono, i significati non si addormentano e le emozioni continuano a suonare stonate la loro musica chiassosa.
<< Lo sapevo >> sospiro. << Ho sempre visto ciò che volevo vedere. No, questa volta non rinuncerò a ciò che sento >> ora mi rivolgo all’esterno che mi ha accolto tra le sue braccia. << Ci tengo a queste emozioni, ci tengo ai miei sentimenti e al diavolo me, ci tengo anche al dolore che mi porto dentro e alla paura degli altri, ci tengo al terrore che ho di me stesso. E’ tutto ciò che possiedo, è tutto ciò che ho da offrire. Non ho un padre, non ho una madre, devo essere forte per mia figlia. Posso provare ad essere forte per me >>.
<< Ragazzo >> torno sull’immagine degli anni in cui commisi tutti gli errori che mi hanno portato a questo giorno, << non temere di perdere il tuo posto nella nostra casa! Noi non ci arrendiamo mai e troviamo… troviamo sempre il modo di andare avanti. Hai capito, Ragazzo? Ti proteggo io, ti do la mia parola >>.
Il giovane Shinji è quasi invisibile, il fantasma di un fantasma. Mi sta parlando e sono costretto a chiudere l’occhio per ascoltarlo. << C’è un bambino >> mi dice <<  che continua a piangere. Cosa facciamo? >>
<< Allora cercherò di proteggerlo. Il mio cuore è ferito ma è grande e c’è spazio anche per lui >>.
Il pilota sparisce tra le strade buie della mia mente. So che lo rivedrò ancora, eppure per la prima volta ne sento la mancanza. Riprendo a camminare, sciolgo le spalle e rilasso il corpo per sopportare la consapevolezza che in questo viaggio non potrò contare sulla compagnia di nessuno.
<< Sono solo, va bene così >> mi dico. << Ragazzo >> penso ad alta voce come se il pilota fosse ancora seduto dove l’avevo lasciato nella mia fantasia, << tu… tu promettimi che, quando smetterai di piangere, proverai a fare qualcosa. Promettimi che verrai con me, promettimi che se dovessi perdermi, verrai a cercarmi e mi aiuterai a trovare il mio posto nel mondo. Aiutami, Ragazzo, ti prego! Ho paura di non farcela >>. 
 
 
 
Primo incontro/scontro tra Shinji e Furia Buia.
<< E se tutto questo fosse semplicemente un dialogo? >>
Quando, nell’universo denominato “Shikinami”, Furia Buia mostra a Shinji come risolvere il dilemma del porcospino.
 
 
<< Addirittura i Cure. Chiaramente sono impazziti >> rifletto in piedi a due passi dal posto prenotato a vita da Asuka sul muretto che delimita il lungolago. << Come può fischiare il ritornello di una canzone dei Cure salvarmi la vita[20]? E poi chi diavolo è Eric Draven? >>[21].
Il sole sta per tramontare e di Shikinami neanche l’ombra. Capisco che ieri ci siamo lasciati in modo piuttosto freddo e che sarà il caso di chiarire alcune questioni ma << non voglio mangiarla. Se lo preferisce >> stringo fucile e coltello a riposo nelle rispettive fondine << possiamo anche far finta di niente. Ogni tanto dovremmo pur lasciarci scivolare i problemi di dosso >>.
Mi aggiusto il giaccone che va ancora un po’ largo. << Sono sotto peso >> mi dico << o forse devo ancora crescere. Un giorno sarò come il Paparino e mi andrà… >>
Afferrato da un dubbio mi do una rapida occhiata alla ricerca di qualche segno o lembo di stoffa che marchi, nell’apparenza, una distinzione tra me e il cacciatore. << Cazzo! >> concludo l’indagine sommaria. << Vestiamo anche allo stesso modo. Dannata emulazione! >>
Lo spettacolo sta per iniziare e il cielo a ovest si tinge di rosso e arancione. Sono sicuro che proverei stupore se mi decidessi ad ammirare gli effetti del movimento apparente del sole ma non ce la faccio a restare fermo e mi agito battendo i piedi sempre nello stesso punto. Ho provato due volte a sedermi sulla sommità del muretto, immaginando in tal modo di far materializzare Shikinami al mio fianco, e due volte sono sceso per colpire il lastricato con i miei scarponi.
<< Perché non viene? >> mi lamento stritolandomi le dita perché quelle almeno sono mie e non possono ricordare Furia Buia … spero.
<< Maledizione, papà! >> impreco guardandomi intorno, a scatti come un pazzo. << Anche tu non mi dici mai niente, anche tu pretendi che faccia qualcosa e mi usi per i tuoi scopi. Anche tu mi chiedi di sacrificarmi. Almeno dimmi per cosa, dimmi a cosa servono i miei sforzi. Come faccio a decidere se non mi dici niente? Sei come Gendo >> urlo accendendo i miei occhi.
<< Tu >> afferro il braccio semi umano per resistere ad una scarica improvvisa e dolorosa, << tu avresti dovuto aiutarmi, avresti dovuto proteggermi. E, invece, per colpa tua io ho ucciso, per colpa tua la mia vita fa ancora più schifo di prima e non ho rimediato a niente. E pensa un po’ >> ormai fuori di me sento la gola scoppiarmi, << proprio ora che sto per combinarne una giusta, mi proponi una scelta al buio: o seguirvi rinunciando a godere finalmente i frutti di un’azione da uomo, all’amore di una ragazza, all’amore per la mia ragazza, oppure restare qui e passare la vita a chiedermi se ho tradito questa Soryu che non conosco… e che forse non esiste. E’ un ricatto.
<< Furia Buia, è colpa tua se morirò pieno di rimpianti. Ora ce l’ho un posto a cui appartenere ed ha i capelli rossi. E tu vuoi portarmelo via. No, tu non sei come Gendo, tu sei peggio di lui perché a te volevo bene e mi hai tradito. Non  dovevi, non tu. Maledizione! Maledizione! Maledizione! >>
Mi servono alcuni minuti per riprendere fiato e un minimo di controllo. L’occhio destro è tornato normale, il sinistro, coperto dalla benda del Paparino, invece non ne vuole sapere e sputa fiamme che impediscono alla ferita di rimarginarsi.
<< E tu, Soryu >> riprendo la rincorsa, << se davvero esisti e non sei il parto di una mente malata come la mia o quella dei miei fratelli, mostrati! Non mi accontento di schifosi indizi. Mostrati a me e spiegami per quale motivo devo andarmene per cercarti. Ho finalmente trovato una casa, perché dovresti essere più importante di Shikinami? >>
<< Perché sono la stessa persona! >>
La voce di Furia Buia ammutolisce ogni pensiero. Mentre mi sforzo di elaborare il momento, colto da un brivido che precipita dalla nuca, mi chiedo se a rispondermi non sia stato il mio cuore.
Finalmente mi volto e lo vedo risalire il lungolago. Procede flemmatico senza giaccone, senza benda ed è disarmato. Come ho fatto a non sentirlo arrivare? I miei sensi erano attivi, il mio occhio sinistro è ancora la bocca di un vulcano che sta eruttando.
<< Da dove vieni? >> Come hai fatto a sfuggire al mio radar?
<< Da fuori >>. Il Paparino si ferma a poco più di un metro, si gira a osservare la fine del giorno e, sorridendo, commenta: << adoro i tramonti. Puoi contemplarli ogni giorno, sempre dallo stesso punto di osservazione, eppure non ne vedrai mai due uguali. Ognuno è unico e speciale >> si rivolge a me,  << probabilmente perché cambia anche l’osservatore >>.
<< Che intendevi con sono la stessa persona? >> abbatto la deriva poetica deciso a sbarrargli il passo per costringendolo a parlare.
<< Intendevo proprio che sono la stessa persona. Lo sai anche tu e da tempo. Cos’è cambiato, Ragazzo? >>
<< Tutto e niente >> ringhio e sono sicuro che la mia faccia sia già un programma. << Ho solo iniziato a riflettere e ho capito che tutta questa storia delle due Asuka, dei due Shinji, del Third Impact, dei miei strani sogni non ha alcun senso >>.
<< Ma noi ti abbiamo creduto >>.
<< E avete sbagliato a dare corda alla mia pazzia, perché di questo si tratta. Le esperienze traumatiche che ho vissuto, anche a causa vostra, quattordici anni di nulla, i sensi di colpa per i miei errori e forse il fatto di essere stato abbandonato; tutto questo mi ha reso… debole e mi ha indotto a costruire una gigantesca menzogna. Non mi serviva la vostra compagnia, mi serviva un bravo psicologo >>.
<< A chi non servirebbe? Però, se ne trovi uno davvero bravo >> mi schernisce, << durante la prima seduta raccontagli che puoi respingere i proiettili, polverizzare una persona realizzando un muro semplicemente con la tua immaginazione, che non ti ammali e che insieme a noi hai lottato contro la madre di tutte le tempeste. O preferisci negare la tua stessa esperienza? Già che ci sei perché non gli racconti che questo mondo è troppo piccolo e che i conti non tornano? >>
<< Ok e quindi? >> mi obbligo a non ragionare sulle sue parole e continuo a mantenere la posizione. << Mio padre … Gendo vuole distruggere ogni individualità, devo pilotare un super robot in cui c’è niente meno che mia madre >> digrigno i denti pronto a morderlo << e vivo in un mondo doppiamente post apocalittico a causa di due suppostoni giganti: il primo Angelo e… me. Scusa, se ho perso interesse per alcune risposte >>.
<< Perciò è tutto qui? >> Furia Buia infila le mani nelle tasche e mi fissa rammaricato, temo deluso. Sospira, poi riprende: << perché non ti togli la benda? >>
<< Perché tu sai cosa significa >>.
<< Oh certo. E, se me ne darai la possibilità, ti insegnerò a dare al gesto un altro significato >>.
<< Non mi servono i tuoi insegnamenti. Guarda dove mi hanno portato! >> indicando volutamente la benda con il braccio preso in prestito da un Eva
<< Alla possibilità di decidere da solo del tuo destino >> ribatte il cacciatore << senza chiedere il permesso a nessuno. Ora sei in grado di resistere a chiunque cercherà di scegliere per te, compreso me. Sei abbastanza forte da affrontare la vita invece di concederle che ti passi addosso come un rullo compressore mentre aspetti che tutto finisca >>.
<< Non parlarmi così! >> grido e sono così incazzato che per poco, in quello che per me è ormai un conto alla rovescia, non commetto falsa partenza. << Quel… quel giorno non c’è mai stato >>.
<< Allora perché ti arrabbi? >>. Il Paparino non sembra sforzarsi di mantenere l’autocontrollo, non pare neanche cogliere le mie intenzioni. O forse ha capito benissimo e sta giocando al solo scopo di farmi sbagliare. Si, è sicuramente una tattica.
<< Avanti, rispondimi: è tutto qui? >> ripete la domanda costruendo un’espressione di falsa innocenza che interpreto come un implicito rimprovero. << E tutte le belle parole che hai pronunciato e le azioni, te lo riconosco, davvero coraggiose che hai compiuto le hai già buttate nel cesso? Non vuoi più riportarla a casa e tornare con lei? Non ti interessa più sapere chi sei? Tanto casino perché volevi la ragazza? Ah no, scusami, quella ragazza. Perché stiamo parlando di Shikinami, vero? >>
<< Non puoi banalizzare in questo modo >> protesto con veemenza. << E’ uno sporco trucco >>.
<< Tu dici? Sei partito da Shikinami perché volevi capire chi fosse Soryu e aiutarla, perché eri ossessionato dal tuo passato e da quel chiodo fisso di rimediare, perché volevi farti perdonare. Più che comprensibile, te lo concedo. Ora che hai abbattuto le resistenze di Shikinami e hai la possibilità di essere felice con lei, non vuoi più continuare, non hai più bisogno di riscattarti? >>
<< Tra meno di una settimana potrò farlo. Io salverò il mondo, lo capisci? >>
<< Non è per questo motivo che Kaworu è morto, o almeno così ricordi? >>
<< Non cercare di confondermi! >> ne ho abbastanza e come una molla parto con destro.
Il cacciatore schiva e si sposta. Nonostante la velocità dell’attacco è talmente concentrato e sicuro che, dopo essere uscito dalla traiettoria del pugno, mi afferra un lembo del giaccone per risparmiarmi una rovinosa caduta. << Equilibrio, Ragazzo. Non dimenticare la base >> si prende gioco di me saltando all’indietro per guadagnare la distanza. << Basta dirlo! Ti sentivi in colpa per tutti i non so quanti near third impact e perché Shikinami ce l’aveva a morte con te. Adesso ti ha perdonato, tra pochi giorni farai il tuo lavoro e, non appena avremo sventato i generosi tentativi di Kaji di farti la pelle, sarai accolto come il figliol prodigo. Se è questo che desideri, hai vinto! Non dovrai seguirci >> indietreggia frustrando i miei tentativi di riportarmi a tiro. << Quindi, il problema è risolto >>.
<< Non è così semplice >> mi metto in guardia con l’occhio sinistro sta per incendiare la benda zuppa di sangue.
<< Invece lo è >> il Paparino abbassa le braccia e si ostina a tenere chiuso l’occhio sinistro. << Se poi ti preoccupa il mio giudizio, ti elimino subito l’ostacolo. Siamo pazzi … sono pazzo. Anzi, sono un debole che si è arreso. Mi assumo la paternità e la responsabilità anche dei tuoi sogni >>.
<< Io mi assumo la responsabilità >> protesto, << non ho bisogno di una balia >>.
<< E io ti credo, dico sul serio. Perché tu non ci credi? >>.
<< Voglio… voglio che mi racconti per filo e per segno cosa sai sul nostro passato e soprattutto cosa sai su questo mondo e sulla missione >>.
<< Scordatelo! >> Furia Buia si ferma. Non percepisco alcuna variazione nel suo campo di forze ma è evidente che ha deciso di non fuggire.
<< Perché? >> gli domando sfilandomi il cinturone per non farmi sedurre dal pensiero di sparargli.
<< Ogni tanto bisogna dire no >> il Paparino non fa una piega. << Senza un limite il movimento non conoscerebbe direzione, senza un limite non esisterebbero significati, non esisteremmo neanche noi >>.
<< Hai finito? >> riaccendo anche l’occhio destro.
<< Avrei potuto continuare >> il cacciatore mi sta studiando e striscia il tallone in orizzontale come a voler tracciare una linea sulle pietre sconnesse della strada. << Sai cosa significa, vero Ragazzo? >>
<< Che dovrò essere pronto a tutto >> ghigno spaventato ed emozionato.
<< No >> mi spiazza saltando dietro il confine immaginario che contro la Tempesta era pronto a difendere a costo della vita, << significa che il limite è una porta. Alle volte deve rimanere chiusa, altre volte aperta o non ci sarà relazione. O, per meglio dire >> alza il tono, << l’alternativa sarà la distruzione del Caos puro o il Perfezionamento dell’Ordine puro. Entrambe le scelte comportano la morte, no peggio. Se non comprendi il valore del limite non crescerai >>.
<< E piantala con le tue stronzate! >>
<< Adesso sono stronzate? Ti dà fastidio che ti abbia detto no? Sei tu che mi hai costretto. Non ti dirò come condurre la tua vita o tradirei la mia. Fai due pesi e due misure? Furia Buia è buono, è un bravo padre solo quando fa da argine per proteggerti dall’odio e dai pregiudizi ed è cattivo quando non dà retta ai capricci di un moccioso? >>
<< Non sono un moccioso. Io… io sono più forte di te >> grido scaraventandomi su di lui. Ti metterò al tappeto a costo di perdere tutto.
Furia Buia evita un altro pugno, blocca una ginocchiata, para un montante; non si sta impegnando eppure io non riesco nemmeno a sfiorarlo << E difenditi, bastardo! >> urlo fuori di me prima di tentare con una testata.
Il Paparino porta indietro il busto e mi manda a vuoto. << Ma io mi sto difendendo >> mi dice senza ansimare, forse addirittura divertito. << Cerco di non farmi colpire. Però adesso va meglio. Non perdere l’equilibrio e concentrati sull’obiettivo >>.
<< Non sei il mio maestro, tu non sei mio padre >>.
Il Paparino intercetta un gancio e fa abortire un calcio spazzandomi la gamba d’appoggio.
<< Perdonami, Ragazzo >> mi dice quando sono a terra, << io sono qui per aiutarti ma finché avrai paura, finché non avrai deciso, farai del male a Shikinami. Se non possiamo salvare Soryu >> continua dandomi il tempo di rialzarmi, << almeno posso difendere la ragazza e lo farò opponendomi a te >>.
<< Io non ho paura >> fingo di pulirmi i pantaloni e intanto passo in rassegna i piani per atterrarlo che la mia mente sta producendo a getto continuo.
<< Invece si. Tu hai tutti gli elementi per scegliere. Se sei così incazzato con me è perché sai già cosa è giusto fare. E’ che ti manca il cuore. Lo comprendo ma è ora che ci giochiamo tutto, non tra una settimana. Diventa un uomo, prendi una posizione e portala avanti! Lo sai cosa accadrà? Dirai a Shikinami che sei innamorato di lei ma io e te sappiamo bene che dietro quell’io ti amo si nasconde la solita putrida frase: ti voglio bene >> Furia Buia cede all’emozione, << voglio stare sempre con te >> stringe i pugni, << voglio aiutarti >> serra la mandibola e piega in avanti il capo, << AIUTAMI!!! >> esplode in un grido feroce.
Il cadavere di Soryu viene mangiato dai vermi, una bambina piange e io non ho fatto niente per proteggerla, un bambino piange in mezzo ad una strada e nessuno è tornato a salvarlo, un ragazzo ha le mani sporche di sperma e lascia morire una ragazza. << Nooo! >> brucio tutti i piani e carico a testa bassa. << Andatevene tutti all’inferno!!! >>
Il mio attacco è più preciso e potente; il Paparino resta piantato sulle gambe ed è ancora illeso. Schiva all’ultimo un manrovescio portato con il mio arto semi angelico. << E’ mio >> rido furioso perché avevo già notato che il cacciatore prestava più attenzione ai miei destri. Il sinistro aspettava come un cane rabbioso che gli togliessi il guinzaglio ed ora parte e…
Purtroppo per me Furia Buia l’aveva già previsto; para e contrattacca lanciandomi contro una mano aperta. Ho soltanto il tempo di incassare il torace per attutire l’impatto ma … Il cacciatore appoggia il palmo al centro del petto, sorride e dice: << troppa rabbia, pilota >>. Una spinta e sono di nuovo a terra. << E’ utile per iniziare un viaggio, non per finirlo >>.
Tutta la mia sicurezza si sbriciola al suolo. Pensavo di essere diventato un bravo cacciatore e invece. << Io non mi arrendo! >> strillo e piango rialzandomi con un colpo di reni. Non gliela darò vinta. Troverò un modo per sconfiggerlo, deve avere un punto debole.
<< Attiva i tuoi giocattoli! >> lo sfido affinché non percepisca la paura che mi svuota le gambe. << Non voglio che tu muoia come uno stronzo qualunque >>.
<< Mantieni attivi i tuoi, Ragazzo >> risponde.
<< Io sono Shinji >>. Un vento poderoso di energia carica il mio braccio; formulo nella mente un guanto di at field, lo calzo e parto. Se non vuoi combattere allora morirai!
Il suo occhio sinistro resta chiuso, la sua mano sinistra si apre per accogliere le nocche della mia. L’urto è talmente violento che sotto i nostri piedi saltano pezzi di lastricato, eppure il Paparino non emette un lamento, non una smorfia; non ha nemmeno sentito l'esigenza di spostarsi.
<< Come… come… >> balbetto lasciando cadere l’altro braccio. << Neanche Asuka può colpire… >>
La mano destra del Paparino mi raggiunge un’altra volta al centro dello sterno. Una leggera spinta e indietreggio di un passo. << Troppa ansia, cacciatore >> mi dice. << In piccole dosi è utile ma non ti aiuterà molto durante il viaggio >>.
<< Io non mi arrendo mai!!! >>. Ogni cellula del mio corpo, ogni atomo della mia anima strillano e mi supplicano di accettare la sconfitta. << Vaffanculo! >> stendo il braccio e creo un muro di at field. << O mi uccidi o ti arrendi, Furia Buia! >>
Il Paparino sospira e si gratta il capo. << Uffa! Certo che i miei cari sono stati davvero pazienti >>. Poi, fissandomi senza alcun timore né odio, pronuncia: << sta’ a guardare, Ragazzo! >>
Non apre l’occhio sinistro, anzi chiude anche il destro e… con un semplice saltello oltrepassa la barriera. << E’ così che si supera il dilemma del porcospino >> mi spiega sorridente pungendomi il petto con un dito: << accettando il rischio di finire infilzato dai suoi aculei >>.
La sorpresa si trasforma in nausea che risucchia in gola tutta la mia vita; cado in ginocchio e non trovo il coraggio di guardarlo.
<< Su su, Ragazzo >> il Paparino strofina una mano sulla mia schiena, << almeno mettiti seduto. Lo sai che non mi piace vedere qualcuno in ginocchio. Se temi >> si siede accanto a me << di non rialzarti, ti aiuto io, come è gusto che faccia un … fratello >>.
<< Chi sei? >> sussurro sfiancato.
<< Non avrebbero dovuto caricarti il peso del mondo intero sulle spalle >> Furia Buia risponde a modo suo, << non a quell’età e non dopo quell’infanzia di merda. Avresti potuto agire diversamente quel maledetto giorno >>. Il ciclope smette di parlare e con un cenno del capo mi fa segno di cambiare posizione. << Non sei fatto per restare in ginocchio, Ragazzo. Inoltre, non è ancora arrivato il momento di arrendersi >>. Aspetta che assecondi la sua richiesta, poi riprende: << avresti potuto scegliere diversamente ma non l’hai fatto e, a pensarci bene, era prevedibile. Non avevi mai preso una decisione perché nessuno ti aveva mai messo veramente in condizione di scegliere, tranne forse la signorina Misato. Eppure per te le alternative sono sempre state intollerabili. Quando l’occasione si è presentata l’hai rifiutata e non te ne faccio una colpa. Quando infine sei rimasto completamente da solo e hai dovuto decidere non ce la facevi più >>.
<< Perché ti prendi cura di me? >>
<< Avrei voluto offrirti una vita migliore >> il Paparino estrae dalla tasca del pantalone un elastico e lo usa per raccogliere i capelli a formare una lunga coda[22]. << Se potessi davvero tornare indietro starei vicino a te e ad Asuka e farei di tutto per aiutarvi non ad essere felici, non sono tanto presuntuoso, ma almeno a costruirvi una possibilità. Alla vostra età avevate bisogno di prendere, di ricevere, di fortificarvi, avevate bisogno di amore e fiducia, di qualcuno che vi proteggesse e si prendesse cura di voi. Sono sicuro che un giorno sareste riusciti a dare molto, a rendere felici altre persone >>.
<< Papà, chi sono? >>
<< Per questo >> Furia Buia si slaccia gli anfibi << ho deciso di non dirti niente. Non importa quanto amore o protezione ricevi. Arriva il momento in cui tocca soltanto a te. E, per quanto spaventosa possa sembrare, una decisione deve essere presa, le responsabilità vanno assunte e le conseguenze accettate. Non mi importa cosa sceglierai, io sarò sempre dalla tua parte. Anche volendo, dove vuoi che vada.
<< Io ho deciso di non dirti niente >> il Paparino aggiusta il semi guanto nero che copre la cicatrice sul polso  << non perché sia mia intenzione governare la tua vita, anche se ne ho tutto l’interesse, ma perché ho compreso che se non rispetto me stesso continuerò a sabotarmi e a ritrovarmi al punto di partenza. Ho capito >> si volta verso di me << che se voglio rispettarmi non posso pretendere che tu cresca e poi negarti questo diritto sottraendoti alle tue prove. Guarda >> batte una mano sul mio braccio << che se cresci anche tu, per certi versi cresco anch’io. L’età anagrafica non è sinonimo di maturità. E se credi che diventare adulti renda più facili le scelte, ti sbagli >>.
<< Io non riesco mai a capirti, non completamente >>.
<< Mai abbastanza >> commenta. << E chi ci riesce? >>
<< Come posso ricordare? Se ricordassi forse saprei cosa fare >>.
<< Non avrai mai tutte le informazioni. Te l’ho detto: è questione di cuore. Hai conquistato la fiducia di Shikinami perché le hai dimostrato di voler essere un uomo, di essere pronto a rischiare e ora fai marcia indietro? >>
<< Come fai a sapere che… >>
<< Tu non ricordi perché, scommetto che ti sarà venuto in mente, in realtà non vuoi. E io aggiungo perché non sei pronto. E non lo sarai finché non prenderai posizione tra due alternative. Ora sei costretto a farlo e ho bisogno, abbiamo bisogno che tu sia solo in questo momento >>.
<< Ma tu trovi sempre un modo, perché non posso trovare una terza via? >>
<< Io cerco sempre un modo e lo cerco poiché in cuor mio ho già preso una decisione. Semmai >> inizia a ridere << il problema è che, quando dico che troverò il modo, in realtà non ho la minima idea di come raggiungere l’obiettivo che mi sono dato. Perciò, non mi resta che tentare >>.
<< So che non mi risponderai, eppure ho bisogno di chiedertelo: cos’è… >>
<< E se qui fosse un sogno? >> mi prende in controtempo.
<< Allora è davvero un sogno >>.
<< Non ho detto che è un sogno >> precisa, << ti ho solo suggerito l’ipotesi che il mondo in cui ci troviamo sia una specie di sogno. Il termine non rende alla perfezione ciò che conosco di qui ma come approssimazione è più efficiente di videogioco, non credi? Hai capito che questa realtà è strana quanto noi ma tu fa’ finta di niente. Ricorda che parli con un pazzo e che, finché non accetterai di essere pazzo quanto me, mi accollo la tua follia. Soltanto per un po’ >>.
<< Ma se qui >> mi correggo e riformulo la frase << è una specie di sogno, se non è reale a che è servito tutto quello che abbiamo passato, a che serve scegliere? >>.
<< Perché non sanguini in questo mondo >> replica, << non stai male, non ti pesa prendere una posizione? Mi hai sempre chiesto se il mondo in cui viviamo fosse reale o meno; tuttavia, se fosse davvero un sogno allora sarebbe più utile domandarsi: chi è il sognatore?
<< Sei tu? >>
<< No, ho smesso di… fare questo genere di sogni. Da un po’ mi sono accorto che sei più bravo di me… E se ti rivelassi nella mia follia che è Asuka la sognatrice, lei l’intero universo in cui ci troviamo e il suo dio? Allora la domanda successiva sarebbe… >>
<< Soryu o Shikinami? >>
<< E’ il caso di dire che talvolta la forma è sostanza. Ma, come ci insegna la follia che incarniamo, sono la stessa persona, magari due facce della stessa medaglia o due punti di vista coscienti della stessa donna o, più semplicemente, due diversi gradi di maturazione. E allora la domanda successiva sarebbe … >>
<< Dove siamo? >>
<< Nella sua Mente. Qui è l’anima, il cuore e la mente di Soryu, con tutte le sue tendenze, esperienze e aporie. Ci sono i suoi pensieri, le sue emozioni, i suoi sentimenti, i suoi nodi irrisolti >>.
<< Perché siamo nella sua mente? >>
Furia Buia si stende sul selciato. << Passami un fiammifero! Non importa se hai le mani sporche >>.
Nella tasca del giaccone ce ne sono due, ne consegno uno al Paparino e metto in bocca l’altro.
<< Ci sono parecchie stelle >> considera il cacciatore. << E’ bello guardare il cielo, non trovi? >>
<< Non amo guardare le stelle, restano immobili >> replico sdraiandomi a mia volta.
<< No, tutto si muove nell’universo >> la voce del Paparino è così calma che mi sembra stia raccontando una favola. << Tra milioni di anni dovranno ridisegnare l’intera mappa del cielo. E’ così anche per noi. Finché non riacquisterò il senno ti dirò che persino Asuka in questo momento sta cambiando perché fa esperienza della relazione con noi che non le apparteniamo. Qui lo spazio può estendersi all’infinito e il tempo è dilatato al punto che in un altro mondo non basterebbe a far passare una sola notte. Eppure possiamo vivere anni in un posto come questo >>.
<< Papà, rispondi alla mia domanda, perché siamo nella mente di Soryu? >>
<< Ti ho detto che questo potrebbe essere un sogno. E se, ancora meglio, il sogno fosse la metafora di un dialogo, del più astruso, contorto, sincero e coraggioso tentativo di dialogo tra due persone che non hanno mai veramente osato l’avventura di comprendersi a vicenda e… di conoscere se stessi? E, perché no, anche di cambiare se stessi? >>
<< L’idea del dialogo è più assurda di quella del sogno >> gli rivelo la mia opinione.
<< Le questioni irrisolte >> mi spiega << sono spettri che ti danno la caccia fino a quando non ti fermi e li affronti o non troverai mai pace, né porterai giustizia >>.
<< Perché Asuka è divisa in due punti di vista? >>
Furia Buia ride di nuovo, ma nel suo occhio mi pare di leggere un principio di paura, e risponde: << magari sono più di due. Relazionarsi con qualcuno è il miglior antidoto contro ogni forma di Perfezionamento ma, se vedi bene, è anch’esso una forma di distruzione. Incontrare l’altro distrugge le nostre certezze e ci costringe a metterci in discussione. Più la relazione è profonda, non importa di che tipo, più dobbiamo scavare a fondo in noi stessi. Quando due persone così provano a chiarirsi - come… tu e Asuka cercate di fare, lottando contro anni di sfiducia, timori e risentimenti – sono costrette a chiarire anche le proprie questioni, a rispondere alle proprie domande. Tu non parli soltanto con lei. Anche tu sei diviso in due punti di vista o vuoi liquidare l’altro Shinji? >>
<< Non lo sento da un po’, da quando siete tornati >>.
Furia Buia allontana il fiammifero dalle labbra. << Forse >> mi dice << ti sta parlando proprio ora e non te ne accorgi >>.
<< Se questo è un dialogo qual è il mio compito? >>
<< Provare ad essere sincero con lei e, soprattutto ad ascoltarla. Non potrai riuscirci, però, se non sarai onesto prima di tutto con te stesso. Anche lei desidera capirti e si sforza di essere sincera. Insomma, ci ha aperto le porte della sua mente e noi siamo entrati nonostante ad attenderci ci fossero soprattutto spine. Anche per questo possediamo la capacità di generare un at field tanto potente >>.
<< Ma gli at field sono gusci, servono a proteggerci da nemici, come fanno a garantire un dialogo? >>
<< l’at field è la manifestazione, ahinoi, visibile di tante forze. Una di queste è la separazione, è forse l’aspetto più importante del paradosso che rappresentiamo. Se non ci fosse separazione, non ci sarebbe possibilità di relazione né di dialogo né di azione. Non ci sarebbe possibilità di spazio né di tempo e unirsi non avrebbe senso. Se smettessimo di restare separati, finiremmo per essere assorbiti dalla mente di Asuka e svaniremmo a noi stessi confondendoci con le sue proiezioni. Un secondo prima di perderci sapremmo di aver fallito e Asuka non ne trarrà alcun vantaggio >>.
<< Perché? >>
<< Nel limite è contenuto il seme dell’esistenza, nel mettersi in discussione è il seme della crescita. Se in un dialogo ti lasci assorbire acriticamente dalle argomentazioni, dai pregiudizi o dagli stati emotivi dell’interlocutore, rinunciando a esporre o ad opporre il tuo punto di vista, cosa accade secondo te? Un anima ne occupa un’altra anima e non ne trae alcun vantaggio. Per questo è necessario il limite che l’at field rappresenta.
<< Sia chiaro >> continua, << serve anche a proteggerci, per la miseria. Stiamo pur sempre nella mente di Asuka. Non penserai che una discussione con lei che coinvolge tutte le emozioni possibili debba per forza di cose essere anche civile? E poi ci identifica >>.
<< In che senso? >>
<< Anche Asuka ha un cuore. E’ lì che aspetta Shinji. Vuole farsi trovare ma devi anche sforzarti di cercarla. In realtà anche lei sta cercando il suo pilota/cacciatore e, poiché non è onnipotente, non può individuarci tra i milioni dei suoi riflessi se non attraverso ciò che ci rende corpi estranei. Il problema è che a cercarci sono anche i globuli bianchi >>.
<< E se riuscissimo… riuscissi a entrare nel suo cuore >> non so per quale motivo ma il senso di affinità, che ora mi lega a quest’uomo che non riesco mai ad inquadrare, e la strana armonia che mi ha fatto dimenticare la confusione e l’odio di poco fa mi hanno portato a pensare che non vorrei raggiungere il cuore di Asuka senza di lui, << cosa dovrei fare? >>
<< Non lo so. Credo, però, che non serviranno lunghi discorsi. Basteranno gesti semplici come mettere una mano sul cuore e poche parole come andrà tutto bene. Anzi, non credo, sono convinto che sarà sufficiente qualcosa del genere per salvare un mondo intero >>.
<< O due >> rispondo ricordandomi di Orso che una settimana fa aveva corretto proprio il Paparino.
<< O due >> conferma Furia Buia.
<< Anche Gendo è come noi? >>
<< No >>.
<< Il pazzo >> accetto il gioco << non sa articolare una risposta migliore? >>
<< Un pazzo >> Furia Buia contempla il cielo e poggia il dorso della mano sulla fronte << ti direbbe che Gendo adempie ad uno scopo. Per questo Asuka lo ha dotato di poteri. E’ un argomento di discussione >>.
<< Quindi lei ci ha dato questi poteri? >>
<< Diciamo che, per quanto riguarda noi, accetta che li possediamo ma è lei che ne stabilisce i limiti. Così può trovarci più facilmente >>.
<< In qualunque forma >> scherzo << è una ragazza complicata >>.
<< Lo pensavo anch’io. Ora devo ammettere che è più in gamba di noi >>.
<< Orso e Musashi non generano muri elettromagnetici. Com’è possibile? >>
<< Loro sono qui per aiutarci e noi due proteggiamo loro con i nostri at field affinché non vengano assorbiti >>.
<< Tu perché mi aiuti? >>
<< Siamo… come fratelli. Ti ho cercato per tanto tempo ma non posso raggiungerti se non ti fai trovare, lo stesso vale per Asuka >>.
<< Perché io e te abbiamo poteri simili? >>
<< Forse perché in questo modo possiamo conoscerci meglio >>.
<< Com’è il mondo reale? >>
<< Quello di realtà è un concetto maledettamente relativo. Ascolta questa follia e dimmi che ne pensi: se questi sogni indicano che due persone proprio ora stanno rinunciando alle proprie difese per chiarirsi e trovare finalmente un po’ di pace, se velano un dialogo, chi ti dice che quello che chiami mondo reale non sia il luogo, la stanza, forse una tra le tante possibili, in cui Shinji e Asuka cercano di risolversi? >>
<< Dico che saremmo oltre la follia >>.
<< E avresti ragione, però, pensa positivo >> mi fa l’occhiolino. << Potrebbe trattarsi di una camera da letto e forse Shinji e Asuka, invece di parlare, stanno facendo all’amore >>.
<< Se i ricordi dell’altro Shinji sono veri, quella camera da letto è davvero spoglia >>.
<< A che servono un letto fatto interamente d’oro e un materasso che contiene le nuvole se sei da solo? Forse due amanti non provano piacere su un anonimo letto? Non possono danzare come un solo corpo e una sola anima, che ne so?, a mollo nelle nostre terme? >>
<< Noi chi siamo? >>
<< Te l’ho spiegato prima che lottassimo contro la Tempesta. Noi siamo i Guardiani del Limite. Nostro compito non è solamente proteggere l’Ordine dal Caos; noi, in realtà, vegliamo sui loro incontri affinché non vengano disturbati nelle notti d’amore, noi proteggiamo chi viaggia, chi ritorna, noi aiutiamo chi vuole uscire dal guscio e difendiamo chi vuole restarci in quanto ognuno ha il diritto di decidere della propria vita >>.
<< Ma un guardiano uccide >>.
<< Non necessariamente. Tutti possono essere guardiani del confine. Non esiste un solo modo, non si tratta di essere animali da combattimento. Potremmo svolgere il nostro compito anche se fossimo medici o contadini o… psicologi >> continua accentuando l’espressione un po’ beata, un po’ amara che mostra sin dal suo ritorno. << O, perché no?, potresti essere un ottimo guardiano anche se fossi uno Shinji qualunque >>.
<< Sembra bello >>.
<< Sono innamorato di questa visione. Che abbia un senso, chissà?! Finché ne sono innamorato che male c’è? >>
<< E io? >>
<< Tu ci stai provando >>.
<< Noi siamo Ordine o Caos? >>
<< Un guardiano del limite partecipa di entrambe le nature. Quale di queste incarni dipende unicamente dalla relazione con qualcos’altro o… qualcun altro >> aggiunge con fare ammiccante.
<< Da quando ti conosco desidero essere come te >> gli confesso voltandomi dall’altra parte prima che mi veda piangere.
<< E io come te >>.
<< Ho l’impressione che tu me l’abbia già detto >>.
<< E’ vero, te l’ho già detto >>.
Furia Buia si alza e mi offre la mano.
<< Te ne vai? >>
<< Ho fame. Vieni con me? >>
<< Ti raggiungo dopo … Paparino, hai le scarpe slacciate >>.
<< Lo so >>.
Furia Buia ritira la mano e inizia a camminare attaccando l’ultimo pezzo di salita.
<< Papà >> lo chiamo prima che sia troppo lontano per sentirmi.
<< Che c’è? >>
<< Mi hai detto la verità? >>
<< Si, Ragazzo >>.
<< Papà, mi hai mentito? >>
<< Si, Ragazzo >>.
<< Papà, perché non mi chiami più Shinji? >>
<< Perché, te lo giuro, mi fa strano. Centinaia di anni compressi in poco più di trenta e non riesco ancora ad abituarmi al fatto che ti chiami Shinji. Ah, a proposito… >>
<< Che vuoi dirmi? >>
<< Desidero ricordarti che, se decidi di restare, a me va bene >>.
 
 
Il Paparino non c’è più e l’ora di cena è passata da un pezzo. Non è ancora notte fonda ma il villaggio sta già dormendo, mentre io resto sveglio, sdraiato sulla strada del lungolago a far finta di osservare il firmamento. << Neanche questa volta sono riuscito a batterlo >> mi dico come se lo scontro con Furia Buia fosse terminato da pochi minuti. << Maledetto cacciatore >> impreco e attacco con una risata tanto grottesca da scacciare, terrorizzandola, l’ansia. << E dire che sono contento di aver perso >>.
Senza sforzo e apparentemente senza averlo deciso mi metto seduto. Mi accorgo adesso di trovarmi sulla linea che il ciclope aveva segnato con il tallone. << Che faccio ora? >> mi domando << Dentro o fuori? >>
I pantaloni sono sporchi di terra, non vale la pena provare a pulirli con qualche schiaffo visto che le mani sono ridotte peggio. I piedi mi fanno male. << Dovrei prendere la vita con più filosofia >> do corpo ad un pensiero mentre imito Furia Buia e sciolgo i nodi dei lacci. << Mamma, che sollievo! >> quasi in orgasmo ululo il piacere che mi dà sentire i piedi che ballano nelle calzature. << Perché non ci ho pensato prima? >>
Do un’occhiata al lago, c’è il muro a secco che ostacola la visuale. << Se mi alzo è meglio >>.
Senza sforzo, però con la consapevolezza di averlo deciso, stacco il culo da terra e sono in piedi. La grande luna permette di distinguere l’acqua dal cielo, entrambi del medesimo colore. Ripenso al sogno che disturbò la notte precedente il mio arrivo al villaggio, quella che trascorsi insieme ad Asuka e Ayanami. << Certo che ne ho fatta di strada! Come sarebbe triste la mia vita se non fossi cambiato >>.
Il cinturone con le armi riposa a terra a pochi metri. << Mi piacerebbe che tu provassi a parlarmi, Soryu >> dico prendendo nuovamente possesso dei trofei di Furia Buia. << Di indizi me ne hai dati tanti ma ... Se potessi vederti? La pace che avverto è figlia della stanchezza, tra un po’ ricorderò che devo prendere una decisione e sarei felice se volessi aiutarmi >>.
Risalgo il sentiero verso il villaggio buttando stancamente in avanti i piedi che ora non mi fanno più male. << Vorrei parlare con te, mi accontenterei di questo >>.
 
 
 
L’indecisione non paga mai.
<< Va’ al diavolo, Shinji Ikari! >>
Quando Soryu esaudisce il desiderio del ragazzo e Shinji e Shikinami si lasciano quasi certamente, strano a dirsi, per colpa di Shinji.
 
 
<< E’ davvero scomodo >> mormoro cercando di sistemarmi sulla pietra che avevo spacciato per il mio posto abituale durante quel meraviglioso pomeriggio davanti alle terme trascorso a giocare con Asuka. << Come ho fatto a non accorgermene? >>
Tocco la benda che lei aveva avuto il coraggio di sfilarmi e comprendo che la risposta è semplice: << ero concentrato su Shikinami >>.
Mi sforzo di riflettere sulla conversazione di ieri sera, di dare un senso alle parole del Paparino ma la mente rifiuta di elaborare qualsiasi dato; si ostina, anzi, a rimanere vuota come una casa saccheggiata. C’è talmente tanto spazio nella testa che sento l’eco di un vento che porta a spasso brandelli di suoni privi di connessione. << Dannato cervello, aiutami a trovare le risposte che cerco! Shinji, fatti sentire e dimmi cosa ne pensi! Soryu, batti almeno un colpo, anche in faccia ma dimostrami che sono pazzo come i miei fratelli! >>
<< Il fatto che tu sia arrivato prima non vuol dire che puoi anche fare il bagno per primo >> sento il vocione di Orso alle mie spalle.
<< Ricorda che sei sempre l’ultimo arrivato >> con lui vi è Musashi che porta un grande asciugamano.
Più indietro e per certi versi anonimo, procede Furia Buia con la faccia assorta e le scarpe slacciate.
Mi passa davanti senza salutare guardando avanti come se fossi trasparente.
<< Non devo fare il bagno >> dichiaro alzandomi lentamente.
<< Aspettavi qualcuno, eh? >> sorride allusivo il Biondo.
<< Non aspettavo nessuno >> rispondo incamminandomi nella direzione che porta alla via principale del villaggio.
<< Ehi dove vai, Shinji? >> mi chiede l’omone quando, assorto e curvo al punto da sentirmi anonimo, li ho già alle mie spalle. << Non vuoi stare con noi? >>
<< Scusa, ho da fare >> dico senza voltarmi.
<< Paparino, digli qualcosa tu! >> sento bisbigliare il Biondo.
<< Gli ho detto tutto ciò che gli serviva >> ribatte.
<< Credi che sia utile lasciarlo solo? >> domanda il cacciatore con la barba.
<< Non abbiamo altro da insegnargli e poi >> alza il tono per essere sicuro che io lo ascolti << il ragazzo ora è solo. E noi non possiamo aiutarlo. Se non vi sta bene, andate con lui >>.
<< Che cazzo di situazione! >> sbotta il Biondo.
<< Non dirlo a me >> sento replicare il ciclope. << Piuttosto, per quella faccenda? >>
<< Tutto risolto >> assicura Musashi.
<< Sicuro di aver impostato bene data e orario? >> chiede Orso.
Musashi deve aver risposto a gesti o a bassa voce perché io non ho sentito niente. << Forse avrei dovuto salutarli >> mi dico imboccando la pineta.
 
Manca ancora un po’ al tramonto, eppure Asuka è già al suo posto. Stavolta ha lasciato il plugsuit nel suo Eva e indossa il vestito del nostro primo appuntamento.
Non si muove anche se si è accorta della mia presenza e aspetta che mi avvicini.
Sembra un’altra persona, una ragazza qualunque, forse quella che vuole fingere di essere nonostante siano trascorsi gli anni.
<< Stavi pensando a me? >> le chiedo baciandole il capo dopo averla stretta in un abbraccio.
Asuka mi accarezza una mano e adagia la nuca sul mio petto. << No >> la vedo sorridere.
<< Hai poi capito chi devi salutare al tramonto? >>
Shikinami di colpo si irrigidisce e non dice niente.
<< Scusa, non sono affari miei >> provo a chiudere la parentesi e metto più forza nell’abbraccio.
Asuka sospira. << Non sono d’accordo con il piano che hanno concordato. Non sei pronto e qualche giorno non basta a trasformarti di nuovo in un pilota … Non fraintendere >> il tono diventa più acuto e la carezza diventa una presa, << volevo dire… >>
<< Considerato quello che ho combinato >> ammetto per nulla toccato dalle sue parole, << è meglio che non torni ad essere un pilota. Devo solamente… entrare nello 01 un’ultima volta >> mi piego in avanti per baciarla sulla guancia, << sperando di farne una giusta >>.
<< Non hai paura di morire? >>
<< Ho più paura di fallire … ancora >>.
<< E’ vero >> conferma, << hai una seconda occasione. Se la sfrutti potrai dire a tutti che hai salvato il mondo… ma non a me >> precisa puntandomi l’indice tra gli occhi. << Noi due sappiamo che non è così >>.
Una seconda occasione. L’ho sempre desiderata e tuttavia mi suona male che a parlarmene sia proprio lei. Nel mio cuore soffia un vento di ricordi che, articolandosi sotto forma di suoni, mi avverte: non esiste una seconda occasione. Il mio cuore è saggio e risponde: esiste ma è diversa dalla prima.
Peccato che io voglia tornare alla prima per sfruttarla meglio. << hai ragione, Asuka. Il mondo dovrà ringraziare te che lo hai difeso per tutto questo tempo. Il mio compito è più semplice, quindi più adatto a me >> bacio la punta del suo dito. << Devo evitare di fare casino come al solito >>.
<< Non ti deprimere proprio adesso >> finge di rimproverarmi.
<< No, non sono depresso >> altroché ma per altri motivi. << Sei più brava di me, lo sei sempre stata. Sei cresciuta mentre io sono rimasto fermo. Però sto recuperando >> mi fermo per leggere il responso sul suo viso.
<< Devi dimostrarlo >> Shikinami arrossisce e torna a guardare in direzione del lago.
<< Vorrei tanto >> prendere una posizione e tenerla << poter tornare indietro e risparmiarti la fatica di questi anni >> in cui hai sacrificato la tua giovinezza, << vorrei poter tornare indietro >> e restituirti l’opportunità di crescere << per dirti che… sono fiero di te >>.
Trattengo il respiro dopo l’ultima uscita. Non era questo che volevo dirle. Il cuore batte in quel modo assolutamente singolare e mi cattura la sensazione che alle mie spalle ci sia Furia Buia.
<< Ma non puoi >> la voce di Asuka mi fa sobbalzare. << Quel che è fatto è fatto. Non hai altra scelta che andare avanti. Solo così potrai rimediare, Stupishinji. Ultima possibili >>.
Inizio a tremare mentre un vento gelido si condensa a formare un anello intorno alla testa. Il cuore che pulsa è ancora il suo e maledico me stesso per aver invocato Soryu. Stavo scherzando, accidenti a te!
Shikinami ansima e mi artiglia una gamba. Ci scambiamo una rapida e spaventata occhiata. Anche lei ha capito.
<< Sì, devi… devi andare avanti e fare del tuo meglio quando arriverà il momento >> cerca di razionalizzare l’accaduto. << Non avremo altre possibilità. Se va male >> dimena le braccia al punto che sono costretto a trasformare l’abbraccio in un blocco << è finita >>.
Non me ne frega niente. Non è vero che non ho altra scelta, Soryu. Posso scegliere di restare, di non cedere alla pazzia, posso scegliere anche se non voglio.
<< L’avevo… l’avevo capito >> mi affretto a seguire Shikinami rispettando il patto siglato tacitamente di tenere lontane le nostre follie. << Del resto, se non vado avanti non diventerò mai adulto >>. Fanculo Shinji
<< Sì è così >> risponde meccanicamente prendendomi le braccia come se volesse proiettarmi oltre il muretto. << E’ proprio questo che intendevo >>.
Muti, restiamo fermi fingendo di ammirare lo spettacolo di un altro giorno che passa, legati non come amanti ma come naufraghi che nel pieno di una mareggiata lottano per non affogare.
<< Shikinami >> mi rivolgo all’unica Asuka che può esistere per la mia ragione e prego che non mi risponda l’altra?
<< Perché continui a chiamarmi usando il cognome? >>
Non trovo alcuna spiegazione credibile, perciò mi limito a ignorare la domanda; mi acceco tra i suoi capelli inspirandone l’odore ed espirando la confusione. << Stavo per credere alla mia follia >> penso.
<< Ho fatto uno strano sogno >> mi dice. << Lo vuoi sentire? E’ divertente >>.
No! << Di che… di che si tratta? >>.
<< Di un bacio >>.
Torna la vista quando emergo dai suoi capelli e rivedo il lago, il sole e le montagne. Con le mani tengo strette le braccia scoperte di Asuka muovendo i pollici per accarezzarne la pelle. Che devo fare? << Sembra interessante >>.
<< Non è niente di che >> afferma, << però se vuoi che te lo racconti puoi smettere di… >> indica il suo braccio sinistro.
<< Ti sto facendo male? >>
<< No, ti stai strofinando sul capezzolo. Cambia altezza o finirai per distrarmi >>.
<< Scusa >> reagisco ritirando le mani per poggiarle più platonicamente sulle spalle.
<< Non sei come lo Shinji che ho sognato >> inizia a ridere. << Quello era proprio un ragazzino impacciato, un po’ come lo eri tu quando ti ho ripescato dall’entryplug del Mark 13 >>.
<< Quindi quello Shinji >> valuto tra il poco divertito e il molto preoccupato << era davvero messo male >>.
<< Eccome! Ascolta: eravamo da soli a casa di Misato e io mi stavo annoiando mentre tu te ne stavi seduto a terra a leggere un fumetto o una rivista e ad ascoltare musica. Insomma, il solito asociale alienato >>.
La preoccupazione aumenta e inizia a puzzare di panico. Temo di conoscere questo sogno. << Non hai abbastanza informazioni, cacciatore >> mi rimetto in riga. << Quando avrai più elementi… la fermerai >>.
<< Allora ti ho proposto di baciarmi. Sapevo che non avresti mai avuto il coraggio di farlo, perciò ti ho stuzzicato un po’ >>. Asuka interrompe il racconto per dar sfogo ad una risata sopra le righe, più nervosa che genuina. << Ammetto di essere stata un po’ scorretta… nel sogno, è chiaro. Perché dopo aver tirato in ballo l’anniversario della morte di tua madre, ti ho accusato di essere un fifone >>.
Le mani si chiudono come tagliole ai lati del suo collo e il respiro si accorcia.
<< Spinto dall’orgoglio, hai accettato la sfida ma non ti sei mosso, perciò sono stata costretta a raggiungerti e quando ormai le punte dei nostri nasi erano tanto vicine da sfiorarsi e tu stavi ansimando con gli occhi chiusi, io… >>
<< mi hai detto che il mio respiro ti faceva il solletico >> concludo con il fuoco nello stomaco e il gelo nella bocca.
Asuka si massaggia le gambe e cambia umore. << Non era granché come sogno >>.
Ora ho tutto ciò che mi serve per constatare che, purtroppo, i miei desideri sono stati ascoltati e che Soryu ha appena appena parlato con me. Ne è consapevole anche Shikinami.
E’ sufficiente una decisione, una piccola, innocua. Mi basta cambiare discorso e potrò convincermi col tempo che quell’Asuka è solo il fantasma di Furia Buia. In fondo è stato proprio lui a dirmi che si sarebbe accollato anche la mia pazzia e la ragazza davanti a me, che ora serra i denti e fissa gli stivaletti, sono sicuro che sarà d’accordo. Devo cambiare discorso!
<< Perché sei scappata in bagno? Non è stato un gesto carino >>. Il cacciatore che è in me o forse l’altro Shinji si rifiuta di fuggire.  
<< Non è divertente >> sbotta Shikinami.
<< Infatti, non lo è stato >> replico con la calma che soltanto una resa può indurre.
<< Era un bacio senza pretese, non significava niente, non mi interessavi >> neanche Asuka può sfuggire a una parte di sé. << E poi non hai risposto. Era pur sempre un bacio, qualcosa di intimo. Cosa credevi che baciassi tutti i ragazzi che incontravo? Se non ti piacevo potevi dirmelo, non ero una ragazza complessata e priva di autostima … Sta’ zitta! Sta’ zitta! Sta’ zitta! >> Shikinami versa lacrime e prende a pugni una gamba. << Non ero come te >> grida offrendomi uno sguardo umido, carico di odio e dispiacere.  <<  Che razza di uomo sei? >>
<< Un uomo della peggiore specie >> chiudo l’occhio.
<< No, no, no, Stupishinji >> Asuka mi prende per la maglia. << Non puoi arrenderti adesso. Non saltare alle conclusioni, non in questo momento. Prima ci garantiamo la sopravvivenza, poi avremo tutto il tempo di… dimenticare certe stranezze. Dobbiamo restare concentrati sull’obiettivo >> simula sicurezza non so se per prendere in giro me o se stessa.
Ma io non ho bisogno di essere convinto. Il mio problema è che, nonostante mi sia risvegliato dal sogno di un adolescente, non trovo ancora il coraggio di decidere come un uomo.
Asuka mi strattona. << Ti è chiaro, Shinji? >>
Il sole è rosso e tramonta proprio in mezzo a due vette che mi ricordano i triangoli formati dalle strutture di sostegno di due << altalene >> mi sfugge. << Non l’avevo mai notato >>.
<< Che stai dicendo, Shinji? >> domanda Asuka che, sfogata un po’ la tensione, chiede la mia collaborazione e mi attira con un tono che mi fa pensare al canto di una sirena.
<< Tu hai capito a chi devi dire addio, non è vero? >> le chiedo con una voce che al contrario proviene da un girone di dannati.
<< Non sei tu, chiaro? E guardami quando ti parlo! >>
Annuisco distratto. Il mio occhio incontra il suo ma sono già da un’altra parte. Cerco conforto in un contatto meno aggressivo e sfrego la fronte contro la sua frangia.
<< Quattrocchi >> riprende a parlare tirandomi dolcemente una manica << mi ha detto che, comunque andrà a finire, i tuoi… i tre cacciatori se ne andranno. Tu resterai qui, vero? >>
La lingua si annoda e non riesco a profferire neanche un mugugno. Anche se potessi scioglierla non cambierebbe molto perché non c’è nessuna parola da trasportare.
<< Resterai qui, vero? >> insiste strattonandomi con maggior vigore.
La pressione è insostenibile, combatto contro me stesso e un intero mondo. Non è giusto. Faccio un passo indietro puntando l’occhio dappertutto purché non ci sia lei.
Asuka non si arrende e salta dal muretto per braccarmi. << Andrai con loro? >> modifica solo la formula e la risposta è la stessa: nessuna. Faccio un altro passo indietro.
<< Shinji >> Shikinami avanza e ora avverto che la rabbia è diventata l’emozione dominante, << che hai deciso? >>
In me c’è soltanto ansia alimentata da una miriade di ricordi che tentano invano di raccontarmi la loro storia e che portano tutti alla cucina della signorina Misato, a una cuccuma piena di caffè bollente e a un tavolo rovesciato. Chiudo ancora il mio occhio e aspetto che la mano di Asuka decida per me o mi colpisca.
Una spinta violenta mi getta a terra. Provo un senso di sollievo quando comprendo che il mio braccio destro non sarà ustionato.
<< Perché ci fai questo? >> Shikinami mi scaglia inferocita la sua delusione, mentre io resto ancorato al suolo fissandola per capire quale delle due ascoltare. << Ti ho dato la mia fiducia anche se non la meritavi, perché continui a tradirla? Speravo che fossi cresciuto, perché continui a far decidere agli altri? Furia Buia non è tuo padre, tu non sei lui. Stavi per fregarmi >> sbraita come una ragazzina ferita agitando animatamente le braccia. << Mi avevi quasi convinta di essere maturato, almeno un po’, e invece continui a fuggire. Prendi almeno una decisione e per una sola, misera, volta nella vita prova ad essere onesto con me. Me lo merito!
<< Perché continui a deludermi? C’è una casa per te ed è qui >> si batte il petto, << perché te ne vuoi andare? Ti faranno a pezzi là fuori, non sei abbastanza forte. Perché >> ora è in lacrime << continui ad andare dietro ad uno stupido senso di colpa, perché continui a non guardarmi? Cosa c’è che non va in te? Cosa c’è che non va in me? Ho paura di te, ho paura di quella cosa che stai diventando, ho paura che distruggerai ancora. Io, però, ti ho teso una mano, perché la rifiuti? Perché continui a farmi del male? Cosa ti ho fatto? Cosa ho fatto di male, qual è la mia colpa?
<< Ho lottato tanto >> le energie si dissolvono insieme alla voce e a me tocca sentire ciò che resta di un canto disperato, << mi sono messa in gioco sempre per fare qualcosa di buono, perché nessuno lo apprezza, perché non lo apprezzi? Ti ho dato una possibilità, perché non l’hai colta? Ce l’ho messa tutta con te, allora perché ti opponi a me, a me che ti voglio bene, e non a Furia Buia? C’era un posto per te in quella casa >> indicando il wunder << e ora l’hai perso >> sforza la gola per tagliarmi con una sentenza di condanna emessa immediatamente dopo l’elenco dei capi d’accusa.
<< Perché sei tornato, stupido? >> Asuka mi lancia un’ultima occhiata piena di livore; il viso è stravolto e trasuda disgusto; le braccia non cercano i fianchi ma si attorcigliano intorno al petto per sostenere un corpo sconvolto e ormai stanco.
<< Va’ al diavolo, Shinji Ikari! >>
 
 
 
Uno spezzone di vita nel mondo reale che dura quattro giorni e che il giovane Shinji non può ancora ricordare. Di nuovo in viaggio, un po’ più in lontano.
<< Ti proteggerò nel mio cuore >>.
Quando Furia Buia decide di parlare al fantasma di Asuka.
 
 
A differenza del giovane Shinji il fantasma di Asuka non si è fatto attendere. L’ho trovata al solito posto, sdraiata e immobile con ancora evidenti i segni delle ferite e quel cerotto sull’occhio sinistro che, una volta tolto, rivelerà una bellissima iride azzurra in parte nascosta da un palpebra più bassa del normale.
La mia Soryu ha accettato questa peculiarità sul suo volto ma la vive ancora come una sorta d’imperfezione, esattamente come me che provo vergogna a togliermi la benda davanti a lei. Avrei dovuto dirle che trovo adorabile quell’imperfezione, che le dona un’apparenza severa e deliziosamente malinconica. Non sono mai stato abbastanza vicino da trovare il coraggio di confessarglielo.
Lo spettro mi sta aspettando. Sono anni che mi aspetta e non potrò proseguire finché non le avrò parlato.
Fissa il cielo ma so che le sue attenzioni sono tutte per me che, in piedi alla sua destra, mi attardo a cercare le parole che daranno inizio ad un dialogo o ad un monologo. Respiro profondamente e mi impongo di riconoscere realtà oggettiva alla visione.
Una folata di vento proveniente dall'oceano mi comanda di aprire entrambi gli occhi. E’ calata la notte, il mare è di nuovo rosso e marcio e si vedono poche stelle.
<< Non solo il posto >> mi rivolgo ad Asuka spaziando con lo sguardo sul paesaggio, << hai scelto anche il momento. D’accordo >>.
Poiché ho paura di parlarle è proprio dalla paura che intendo partire. Chiamo a raccolta tutte le formule che hanno mantenuto in vita il cacciatore e lentamente mi siedo sulla sabbia umida. Un’occhiata fugace al fantasma dai capelli rossi e supero ogni ostacolo coricandomi a pancia in su.
Supino sulla spiaggia in cui mi sono risvegliato con lei accanto, dopo non ricordo quanti giorni passati in solitudine a piazzare paletti di legno commemorativi e a dire addio a tutte le persone che avevo conosciuto, mi godo il senso di impotenza che mi provoca lo stare sdraiato. << Mi rimetterò in piedi anche stavolta >> provo a incoraggiarmi.
<< Pensavo peggio >> le dico sforzando un sorriso ancora stentato mentre cerco la costellazione del grande carro per orientarmi e strofino la schiena sulla rena alla ricerca di una posizione più confortevole. << In fondo, non si sta male qui >>.
Alla mia sinistra nessuno risponde; del resto la giovane Soryu non mi ha mai detto niente.
<< Mi sono sempre chiesto >> riprendo dopo un po’ << perché tu abbia scelto di tornare proprio qui, accanto a me. Sicuramente avrai avuto le tue ragioni. E’ che non capisco. Non temere, Asuka, non ti farò del male; anzi scusami per come ti ho trattata l’ultima volta. Non ci sono giustificazioni per quelle parole >>.
Un’altra pausa, mi volto a guardarla e con mia sorpresa noto che anche lei si è girata (non l’aveva mai fatto in tanti anni) e ora mi scruta con la stessa espressione stralunata che mi aveva mostrato il giovane pilota neanche un’ora fa.
Avrei dovuto chiederti scusa mille volte.  
Sdraiati come quella sera, in comunicazione grazie al legame invisibile di due occhi, entrambi destri, restiamo muti ad osservarci. In Asuka leggo tutto ciò che ho già riscontrato in me stesso: rabbia, solitudine, paura, speranza. Nel mio fantasma vedo la mia Soryu che, come me, nasconde la sua fragilità dietro una maschera di forza alle volte esagerata per non dire feroce. Tuttavia, la vista di questa ragazza mi fa sentire in pace.
Siamo cresciuti solo in apparenza, dentro restiamo ancora due adolescenti che chiedono di essere guardati, che desiderano un gesto affettuoso più di tante belle parole. Ma io posso offrire unicamente parole al fantasma che non so ancora come abbracciare.
<< Non ti ho mai detto che sei davvero carina >> sussurro emozionato. << Non ho mai avuto il coraggio di confessare, neanche a me stesso, che tu sei diventata il simbolo della mia redenzione poiché io… ti ho vista, io ti ho sentita dentro quella rumorosa invasione di vita, prima che calasse l’oblio. Io ho visto e sentito ciò che l’Angelo aveva rubato dalla tua memoria. Io sono stato te e ti ho conosciuta simile a me. Per la prima volta, essendo anche te, ho provato simpatia per qualcun altro. E ho guardato una ragazza che chiedeva aiuto e una bambina che, come me, ha sofferto l’abbandono e che si è sentita rifiutata. Abbiamo reagito in modo diverso ma ho dovuto perdermi per capire quanto fossimo uguali. Perdonami se non ho saputo far tesoro di quell'esperienza, se ho ripreso a guardare da un'altra parte >>.
<< Credimi >> scende la prima lacrima e non temo che mi dica che schifo, << ho passato tutti questi anni alla ricerca di quella bambina e di te per abbracciarvi e dirvi che non vi lascerò mai più sole, che non permetterò a niente e a nessuno di farvi del male, neanche a me stesso. E’ questo, solo questo, che mi ha spinto a vivere da cacciatore; è questo che mi rende feroce con chi non è della mia casa.
<< Volevo dimostrare a me e a te che potevo aiutarti, che potevo starti vicino nel modo giusto, che non ero semplicemente un buono a nulla condannato ad essere gettato in quanto difettoso. Era quello che mi chiedevi di fare, di comportarmi da uomo. Volevo che tu fossi fiera di me, che mi guardassi e, guardandomi, vedessi che non ero più il ragazzo che ti aveva lasciata morire, che ti aveva trattata male in tanti modi, ti aveva fatto cose orribili; che non ero più il ragazzo che sono ancora e che in quasi undici anni non ha mai trovato il coraggio di chiederti scusa >>.
Il fantasma ascolta in silenzio, mi rincuora notare che non è spaventata, né arrabbiata, né disgustata.
<< Volevo solo dimostrarti >> ingoio litri di amarezza e assaporo il salato lasciato sulle mie labbra dalle gocce di dolore che colano dall’occhio << che anche uno come me poteva farti smettere di piangere. E ho fallito ancora perché non mi sono mai curato di confortare quel ragazzo, perché quel ragazzo… proprio quel ragazzo era poco più di un bambino e io l’ho lasciato piangere… da solo e non gli ho messo una mano sul cuore. Naturalmente, non dico che avresti dovuto farlo tu. Lo so perché sono un adulto e non posso tornare indietro >>.
<< Perché sei arrabbiato con me? >>
Sento fermarsi il mio di cuore, quasi non ci credo che mi abbia appena parlato.
<< No, Principessa >> a quell’età mi ricorda più mia figlia che la mia Soryu << non sono arrabbiato con te. Lo sono stato, questo lo ammetto, ma ce l’avevo con me e ho trovato più comodo proiettare sugli altri, e su te in particolare, il disgusto che io provavo per me stesso e che… provo ancora. Sono sempre stato arrabbiato con me per ciò che avevo fatto, per ciò che ti avevo fatto; sono sempre stato arrabbiato perché non capivi che ero come te, perché non volevi prenderti cura di me; sono sempre stato arrabbiato con mio padre e ho finito per assomigliargli; sono sempre stato arrabbiato con te per come mi trattavi senza dirmi in cosa sbagliavo, perché mi lanciavi continuamente segnali contraddittori; sono stato così arrabbiato che ho dimenticato che avevi soltanto tredici anni.
<< Dio mio, tredici anni. Chi può aver il coraggio di giudicare una ragazzina di tredici anni? Avevi paura e hai cercato soltanto di proteggerti e così hai reso più insopportabile la tua solitudine. E, anche se ora avessi più del doppio degli anni, chi può biasimarti se hai paura di soffrire e cerchi ancora di proteggerti come meglio puoi? Io, proprio come te, avevo paura e cercavo di difendermi. La signorina Misato ha fatto il possibile ma è stata l’unica e lottava contro mostri ben più pericolosi degli Angeli.
<< Mi sono sempre dato dello stupido >> continuo guidato da un sentimento puro che addormenta la paura << se non peggio perché non sono stato capace di salvarti quel giorno, non sono stato capace di correre in tuo soccorso e ho perpetuato il giudizio che mi sono dato per spiegarmi il motivo… il motivo per cui mio padre mi aveva abbandonato. Io non potevo aiutarti, Asuka. Tu, invece, lo hai fatto >> finalmente riesco a sorridere alla ragazza poiché mi sento un po’ più leggero.
<< In quale modo ti avrei aiutato? >> chiede stupita la giovane Asuka che non mi toglie il suo occhio di dosso.
Mi giro su un fianco e guadagno qualche centimetro. Forse non riuscirò ad abbracciarla ma vorrei toccarla e non per farle del male. Sogno che, se riuscissi anche solo a sfiorarla, potrei portarla con me.
<< Non credo tu l’abbia fatto apposta ma io ho… scelto la fine di tutto perché mi era stato mostrato proprio tutto ciò che temevo: abbandono, rifiuto, disgusto, la fine di un amore, di un’amicizia, la fine di un momento felice, la separazione che ha fatto impazzire mio padre e io ero stanco di vivere sotto tetti sconosciuti destinati a rimanere tali. E quando, alla fine, il sonno aveva preso il sopravvento, tu hai urlato il tuo desiderio di vivere e hai disturbato il mio sonno e hai lacerato l’unità indistinta di spazio e tempo.
<< Tu mi hai rifiutato, Asuka. Hai dichiarato di volermi abbandonare, hai detto no, non ci sto, tu mi hai riportato alla vita semplicemente separandoti da me. Mi hai schiaffeggiato usando le mie stesse paure e mi hai ricordato che volevo esistere. Hai sempre avuto più voglia di vivere di me.
<< Perdonami per come ho reagito quando sei apparsa. L’epifania è un seme e va curato e tu rappresentavi il terrore della sofferenza. Che vuoi farci, tutti ne abbiamo paura >>.
<< Perché sei qui, Stupishinji? >> mi domanda con una gentilezza che ho rinunciato ad aspettarmi dalla mia Soryu.
<< Per dirmi la verità, altrimenti non riuscirò a proseguire >>.
<< Perché vuoi dirti la verità? >>
<< Perché >> striscio sul fianco e mi avvicino un altro po’ << altrimenti mi perderò nelle mie menzogne >>.
<< Dirai anche a lei la verità? >>
<< Non lo so, Asuka. In fondo, ora sto parlando con il mio fantasma. Le persone reali sono diverse e ho necessità di stabilire dei punti fermi >>.
<< Cosa vuoi dirti? >>
Inspiro aria, sabbia e odore di pioggia mista a salsedine. Se voglio proseguire, devo rompere il guscio in cui cerco protezione.
<< Io non ti ho mai guardata, Asuka >> rivelo anche ad una visione di tredici anni e mi odio per averlo fatto. << Non ti ho mai guardata perché avevo bisogno di essere guardato e ne ho bisogno persino adesso. Non ti ho mai guardata e temo che non ci riuscirò mai perché continui ad essere Asuka e ho paura di osare tanto. Hai sempre avuto ragione, in questi anni: in te ho saputo solo vedere il mio senso di colpa. Io non ho guardato neanche me, perciò non ho fatto altro che girare in tondo illudendomi di aver compiuto almeno passo >>.
Asuka subisce l’urto delle mie parole e gira la faccia dall’altra parte.
<< Se potessi >> cedo all’emozione e alla simpatia per la giovane Soryu, << sono pronto a giocarmi la vita, ti proteggerei con tutte le mie forze e ti direi quanto ti voglio bene, sopportando i tuoi insulti o i tuoi scatti d’ira, e sarei paziente con te e ti abbraccerei anche a costo di farmi prendere a calci.
<< Se potessi tornare a quegli anni come adulto, ti aiuterei a crescere e a trovare la tua strada, ti insegnerei a difenderti dal mondo che dovevi proteggere. Aiuterei entrambi a crescere, magari con il supporto della signorina Misato. Se potessi tornare come adulto, ecco, mi piazzerei al confine, accetterei di restare fuori da quell’appartamento per tenere lontani i mostri, gli Angeli, gli Eva e gli uomini malvagi. Vorrei tanto riuscire a pronunciare queste parole davanti alla mia Asuka ma forse non le ascolterebbe >>.
La ragazza di nuovo si volta e sembra gradire il mio proposito.
<< Io e te sappiamo bene che sei nella mia testa >> riprendo. << E’ chiaro, però, che quello che ho detto vale anche per te. Il fatto che tu sia un fantasma non significa che sei meno importante… per me. Però… >>
<< Però? >> mi incita a continuare.
Mi avvicino ancora e potrei stendere un braccio e tirarla a me per difenderla dal vento che aumenta ad ogni parola che pronuncio. << Però, perdonami, non ti ho salvata e ti ho fatto del male e alle aspettative tradite si è aggiunto nuovo veleno. Io non posso salvarti, io non riuscirò a salvarti perché per te io sono Shinji e tu non puoi salvarmi perché per me resti Asuka. Tu non mi darai mai veramente fiducia, non mi permetterai mai di entrare nel tuo cuore, né di curare le tue ferite. Io non riuscirò mai a fidarmi completamente di te perché neanche tu, Asuka, sei in grado di curare le mie ferite. Io non ti ho salvata quel giorno >> ripeto frustrato quasi instupidito dal dolore, << la serie degli Eva ormai è scomparsa e io non posso più combatterla. Però posso cercare di fare qualcosa per aiutarti ora e in futuro. Non so cosa, a dire al vero, ma potrei… sì, trovare il modo e se un giorno tu decidessi di collaborare potremmo trovarlo insieme.
<< Non ti dirò mai più che voglio stare con te, non ti dirò neanche che ti voglio bene finché non sarò certo di parlare a te e non a me stesso. Tenterò ugualmente di darti una mano anche se sono sicuro che la rifiuterai, anche se temo di sbagliare. E se un giorno mi rendessi conto che quello che posso fare è assolutamente niente, allora… >> coraggio, Paparino, combatti! << allora farò… niente! >> butto fuori l'ultima parola e mi sembra di morire. <<  Non preoccuparti, non intendo lasciarti sola, a meno che non sia tu a volerlo. Vedrai che un giorno qualcuno darà conforto al tuo cuore e qualcuna al mio >>.
<< Perché non chiedi semplicemente scusa? >>
<< Perché non le accetteresti, e sinceramente non potrei darti torto dopo tutto questo tempo, perché non servono a niente. Ho bisogno di fare qualcosa, forse nella speranza di essere amato da te. Pensa che bamboccio, voglio essere amato ma non so cosa significhi amare. La fase orale è una fregatura >> lancio una battuta prima di rivelare a noi due un altro pezzo di anima. << Non posso ancora chiederti scusa, Asuka, perché se lo facessi, tu potresti osare perdonarmi e allora mi arrenderei e non cercherei di fare il passo successivo anche se non so quale sia. Io non posso  arrendermi >>.
<< Perché in questi anni non hai provato a capirla, Stupishinji? >>
<< Pensavo dipendesse unicamente dal fatto che non avevamo scoperto come rimarginare le ferite di quel giorno; pensavo che io e Asuka semplicemente non riuscissimo a capirci. Ma, se dopo undici anni, non è cambiato niente, nonostante noi siamo in qualche modo cambiati, vuol dire che non vogliamo e non tanto perché abbiamo timore di non piacere, una volta spogliati delle speranze, delle aspettative, delle illusioni con cui riusciamo a travisarci ancora oggi, quanto perché temiamo… no, perché temo che tu possa diventare un normalissimo essere umano, una persona come tante. Ho paura di rendermi che non valiamo tutte le energie che abbiamo speso, che, tolta la nostra corda marcia, non c’è niente che ci lega >>.
<< Tu ami Asuka? >> mi domanda.
<< Temo di no, ragazza >> espello un po’ di cuore insieme alla risposta. << E neanche tu mi ami, me lo hai detto chiaramente. Non tolleri neanche che provi a baciarti, a malapena mi concedi abbracci frettolosi e funzionali. Come ti ho detto a legarci è solo una corda marcia fatta di ossessione, fissazione, risentimento, senso di colpa, almeno per quanto mi riguarda, e sempre quella maledetta esigenza di un gesto, di una mano tesa che probabilmente non avremmo il coraggio di afferrare. L’attrazione sessuale e una figlia non fanno di noi una coppia e, ormai, siamo troppo grandi per alimentare una cotta buona per gli adolescenti >>.
L’Asuka dei miei incubi socchiude l’occhio e si prepara a piangere mentre le labbra iniziano a tremare.
Neanche tu mi ami ma hai bisogno di sentire che ti amo. E non ti giudico per questo e te lo direi se fossi sicuro di rivelarti il vero, te lo direi se fossi certo che ti farà sorridere.
<< Tuttavia >> il mio coraggio viene premiato e riesco a toccarle una mano, << il fatto che... >> Asuka la ritira spaventata << che l’incantesimo si sia rotto non è necessariamente una cosa negativa. Insomma >> sopporto la sua reazione, sopporto che rifiuti un gesto d’affetto da parte mia, << se qualcosa può essere distrutto così facilmente, allora perché sforzarsi di tenerlo in vita? Inoltre, così si crea spazio per altro e magari un giorno potremmo riempirlo con buoni sentimenti, potremmo diventare addirittura amici, forse riusciremo anche a volerci bene. E non dimenticare che abbiamo una figlia. Se noi siamo cresciuti storti non vedo perché non dovremmo provare a farla crescere un po’ più dritta di noi. Io non sono proprio un cattivo padre e tu sei tutt’altro che una cattiva madre >>.
Un tuono scoppia in lontananza e il vento copre di sabbia la mia guancia avvisandomi che il tempo sta per scadere. E’ pomeriggio e nuvole nere cariche di pioggia ormai sono prossime alla spiaggia. << Tra poco dovrò muovermi, Principessa >> la informo. << Perché non vieni con me? >>
Soryu spalanca l’occhio e la bocca. Riconosco la stessa paura del giovane Shinji e << lo so che la vita è difficile, lo so che qui fuori può essere brutto >> mi affretto a rassicurarla sperando in un esito diverso << ma, finché resti nella mia mente rimarrai immobile sulla sabbia con ferite che non si chiuderanno. C’è posto nel mio cuore, un posto solo per te. Vieni con me, ti porterò nel mio cuore. Il mio cuore è un po’ malandato ma lì sono sicuro di proteggerti meglio, è un confine ben sorvegliato e io sono diventato bravo a difendere i confini. Questo Shinji ha imparato a lottare per i suoi cuccioli. Lo so, lo so cosa stai per dirmi >> avvicino nuovamente una mano, < che non vuoi essere protetta da Shinji ma non è vero. Che ne dici, Asuka, vuoi affrontare quest’avventura con me? >>
Il pilota dai capelli ramati finalmente si risveglia e punta l’attenzione sulla mano che le avevo teso. Per un istante sconcerto e paura fanno capolino sul suo viso, poi più niente.
<< Tu… >> con l’occhio spento e l’espressione stralunata Asuka reagisce esattamente come il ragazzo << tu chi sei? >>
Quindi, neanche tu vuoi crescere?
Mi faccio forza e rispondo: << chi può dire come le circostanze cambieranno una persona? A volte passano interi anni, a volte è sufficiente un secondo, quello di una decisione. Mi chiamano Furia Buia e sono un cacciatore >>.
<< Tu sei quello che mi manda sempre via e mi dice tante parolacce >>.
<< No, Principessa, quello è un altro uomo. Io sono qui per tenerlo lontano da te, così non ti darà più fastidio >>.
<< Deve essere Shinji. E’ lui che mi ha ridotta così >>.
No, Asuka, shinji può avere tante responsabilità ma se sei ancora qui è perché neanche tu hai saputo mettere in pratica ciò che avevi capito insieme a lui. << Senti dolore? >>
Asuka annuisce.
<< Passerà presto, vedrai. C’è un villaggio da quella parte >> le indico la mia casa. << Potresti recarti lì, così sarai al sicuro. Ci sono tante persone buone. La vita sa essere dura e non è facile cavarsela da soli. Anzi, direi che è quasi impossibile >>.
<< Però tu sei solo >>.
<< A questo giro mi tocca stare da solo poiché nessuno è in grado di aiutarmi. Nessuno ha le risposte alle mie domande. E quando sei solo devi sperare di fare ciò che puoi finché puoi >>.
<< Non hai paura di non farcela? >>
<< Si ma che alternative ho? Se esiste almeno una possibilità devo tentare. A quelli stupidi come me, poi, ne basta addirittura mezza >>.
<< Davvero? >>
<< No >> ammetto quasi ridendo << ma a me capitano solo mezze possibilità e devo farmele bastare >>.
Soryu mi coglie di sorpresa girandosi su un fianco di fronte a me; muove rapidamente una mano per aggiustarsi la frangia, un gesto vezzoso che qualche volta ha tradito anche la mia Asuka. << Non mi sono presentata, io sono Soryu Asuka Langley >>.
<< Ti conosco, Principessa >> sussurro. << Tu sei il pilota che ci ha difesi. Adesso, però, tocca a me proteggerti >>.
<< Non ne ho bisogno >> obietta ma il suo sembra più un lamento infantile. << Non sono una bambina >>.
<< Si che lo sei >> replico sfiorandole la punta del naso con un dito. << Se fossi me lo capiresti >>.
La ragazza sembra acquisire fiducia e, invece di reagire male come mi sarei aspettato, sforza un sorriso debole. Peccato stia già sparendo!
So già che mi mancherai. << Adesso devo andare, Soryu >> pronuncio con un filo spezzato di voce.
<< Non vuoi restare con me? >>
<< Mi dispiace non posso >>.
<< Mi lasci qui? >> mi chiede quasi in lacrime e io sento una fitta al centro del petto.
<< Il mio invito è ancora valido >> resisto alla tentazione di abbracciare il fantasma. << L’ Asuka che mi aspetta al villaggio non vuole conoscere il mio cuore e io non sono sicuro di volerle consegnare la chiave del mio ma tu, tu puoi entrare nel mio cuore se lo desideri e finché batterà non sarai sola >>.
Sono costretto a rimettermi in piedi. Fino a ieri temevo di non riuscire a rialzarmi, ora mi dispiace di non poter passare ancora un po’ di tempo sdraiato vicino a lei. << Farò di tutto >> dichiaro quando già il plugsuit ha perso ogni tonalità di rosso << per tenerti al sicuro e così farò con il ragazzo >>. Noi << Voi due ne avete un disperato bisogno. Se il signor Kaji e la signorina Misato, anche con altri nomi e volti diversi, fossero tornati in vita, forse… >> reprimo il singhiozzo che sta per dare il via ad un pianto disperato. << Ma, almeno per quanto riguarda voi, non vi abbandonerò, aspetterò che diventiate adulti e veglierò sul vostro cammino >>.
<< C’è un bambina >> arriva un bisbiglio <<  che non smette di piangere. Cosa facciamo? >>
<< Allora cercherò di proteggerla. Il mio cuore è ferito ma è grande e c’è spazio anche per lei >>.
<< Io sono un pilota >> la sua voce mi raggiunge come un’eco lontana. << Cos’è un cacciatore? >>
<< Non so definirmi in alcun modo. Il cacciatore per i miei cari è solo una specie di lavoro e presto sarà fuori mercato, per la madre di mia figlia è l’ossessione di animo infantile. Per me è la possibilità di crescere, quella che stavo per negarmi >> quando pilotavo lo 01. << Un giorno forse le abilità che rendono Furia Buia speciale potrebbero tornarmi utili per diventare, che ne so?, un interessane scansafatiche. In un’altra vita potrei essere una persona diversa >> un altro Shinji. << In questa, però, sono l’uomo della guerra che custodisce la pace della mia casa >>.
Asuka è già alle mie spalle e mi tocca guardare avanti.
<< Perché vai caccia? >>. Non sono sicuro di aver sentito la sua voce, forse ho solo camuffato la mia perché le somigliasse.
 << Non perché, ragazza, ma a chi sto dando la caccia. La guerra è dentro di me, è sempre stato così. Non è importante che ci sia un nemico, io continuo a combattere contro me stesso. La possibilità di vivere un’esistenza tranquilla ora mi terrorizza, per questo io devo lottare.
<< Finché avrò paura di essere abbandonato non smetterò di impersonare il pilota che ha sprecato la sua vita insieme a quella di … tutti e vi odierò e mi odierò e farò del male anche a te, anche a me. Finché avrò paura della separazione, di perdere il mio posto, di essere rifiutato, io sarò come mio padre e non saprò prendermi cura di nessuno, neanche di te, neanche di me. Finché darò potere ai sentimenti volubili di un’altra persona io non guarderò nessuno, neanche te, neanche me. Vado a caccia delle mie paure o non scoprirò mai che uomo posso ancora diventare.
<< Un giorno, lo spero, sarò abbastanza forte da proteggere da ogni male anche i miei demoni, abbastanza maturo da capire che combattere non serve a niente, finalmente così saggio da perdonare le debolezze che mi rendono umano. Se mi arrendessi ora come farei a trovare pace, come farei ad innamorarmi delle persone che vivono nella mia casa, ad innamorarmi di me, come farei ad innamorarmi di te? >>
Mi volto ed Asuka è sparita.
<< Ci sarà sempre un posto per te >> le dico fingendo di vederla ancora. << Se non ti interessa, trova il modo di rialzarti e, se non ce la fai, ti do la mia parola che farò l’impossibile per tornare e portarti via da questa spiaggia anche con la forza se necessario... e ti porterò a casa. Non è la casa dei nostri sogni ma… quale casa lo è veramente? >>
 
Il temporale mi ha raggiunto, il vento non accompagna il profumo della pioggia ma proietta acqua scrosciante e acuminata sulla mia pelle.  << Stupido io che esco in piena stagione dei monsoni … Maledetti ragazzi! Vi presentate senza permesso e ve ne andate senza salutare. Dovrò insegnarvi un po’ di educazione >>.
Guardo un’ultima volta verso il villaggio convincendomi che sia ancora visibile. << Se va bene >> penso, << ci metterò una settimana. Chissà come sarà cambiato al mio ritorno?! C’è solo un modo per scoprirlo >> allungo il giaccone per dare riparo alla testa: << devo tornare! >>
 
 
 
Al posto del Paparino.
<< E chi è, Keyser Soze?! >>
Quando, nell’universo denominato “Shikinami”, Shinji si dispera davanti a Orso e al Biondo a causa della sua… quasi scelta e sopraggiunge Ayanami con una notizia importante.
 
 
<< Dov’è finito quell’altro delinquente? >>
Mami ci ha appena servito il pranzo dopo aver atteso invano che Furia Buia si facesse vivo.
<< Sai bene che è sempre stato un vagabondo >> risponde Orso sistemandosi le bacchette tra le dita.
<< Si ma quando si tratta di mangiare è più disperato del … di lui >> indicando me.
<< E allora perché avete sempre trattato me come il peggiore dei buzzurri? >> domanda Orso indispettito.
<< Cattiva pubblicità, fratello >> ridacchia Musashi.
<< E su, fatti forza, Shinji! >> mi incita l’omone.  << Mi fai passare l’appetito. Tanto non la troverai tra le venature del legno >>.
<< Si >> attacca il Biondo, << alza la tua bella testolina >>.
Seduto al mio solito posto scollo la faccia dal bancone ma non lo sguardo che vi rimane appiccicato. << L’ho persa >> piango come un bambino che si è appena sbucciato un ginocchio. << L’ho persa ed è stata colpa mia perché non ho saputo decidere >>.
<< Se avessi deciso di seguirci, però >> riflette Orso, << l’avresti persa comunque… forse ... Soltanto per un po’ >> prova a smussare la punta della coltello che mi ha appena piantato in mezzo allo scapole.
<< Mi sono impegnato tanto >> continuo affogando in un mare di lacrime (tanto una ferita in più o in meno), << davvero tanto per arrivare a lei. Era tutto ciò che desideravo. Ha persino trovato il coraggio di concedere la sua fiducia ad uno come me. Può esistere nell’universo un altro più stronzo? >>
<< Ma no >> ritenta l’armadio, << sei stato corretto con lei… o, almeno non sei stato scorretto. Hai scelto di non mentirle e ciò dimostra che la sua fiducia in te era ben riposta >>.
<< Peccato che questo pensiero non l’abbia minimamente sfiorata >> il Biondo getta una saponetta sulla superficie dello specchio su cui il cacciatore con la barba aveva tentato di arrampicarsi.
<< Se ti prende a pugni giuro che ti tengo fermo >> si irrita l’omone.
<< Io… >> reprimo un principio d’incendio nei miei occhi << io ho sbagliato. Avrei dovuto riflettere meglio. Non sono più sicuro della mia … quasi scelta. Forse dovrei provare a parlarle >>.
<< E chi ti dice… >> Orso non riesce a terminare.
<< Chi ti dice >> lo aiuta il Biondo che ha smesso di ridere << che non sia la… quasi scelta giusta, che non aiuterà anche vo… la tua Shikinami? >>
<< E se non servisse a niente, se al mio ritorno, ammesso che ritorni, scoprissi che ormai è troppo tardi, ch… non c’è più posto per me, io vivrei con… >>
<< Un rimorso >> recupera l’armadio, << non un rimpianto. Fanno male entrambi ma non sono la stessa cosa. Sono i rischi del mestiere. Non sempre i conti tornano, per quanto ci provi o siano giuste le tue intenzioni >>.
<< Non tornano perché commetti uno sbaglio >>.
<< Anche. Alle volte, però, non tornano semplicemente perché non è nel loro destino. Non puoi essere sempre prudente, ogni tanto devi puntare tutto >>.
<< Ciò che conta >> Mami mi versa da bere << è che tu sia consapevole della tua… quasi scelta >>.
Come no! << Non trovo consolazione in questo. Mi rimane sempre il dubbio di aver preso la strada sbagliata >>.
<< Quello non passerà mai >> il Biondo preferisce dirmi la verità. << Impara ad accettarlo >>.
<< Io, però, sono fiera di te >> reagisce Mami che alle belle parole accompagna, un po’ titubante, un’inaspettata carezza sulla testa.
<< Grazie >> pronuncio commosso.
Sono mesi che l’oste mi ha accettato ma da quando Paparino le ha parlato, subito dopo la surreale riunione nella pancia del mostro, si comporta in modo insolito. Sembra aver raddoppiato gli sforzi per dimostrarmi il suo lato tenero, un po’ come fa, sebbene in modo più ruvido, con Furia Buia. A me va benissimo, poiché adoro questa donna; mi mette invece a disagio l'eccessivo scrupolo con cui studia ogni mio gesto, ogni espressione, persino le frasi più banali.
Inoltre, mi pare abbia preso l’abitudine, appena mi vede, di chiedere in luogo del saluto: chi sei?
<< Perché non mi dai il giaccone? Te lo faccio trovare pulito >> propone emozionata e con gli occhi lucidi.
<< Posso farlo io. Non voglio farti perdere tempo >>.
<< Al mio tempo penso io >> ribatte piccata. << Hai abbastanza fiammiferi? >>
<< Con noi non hai mai avuto tante accortezze >> si lamenta Orso.
<< Tranne per il Paparino >> infila la stoccata il Biondo.
<< Perché lui… Ragazzo … Ah insomma >>. Mami, paonazza, ricomincia daccapo:  << Furia Buia è stato sempre il più strano … maledettamente strano >> aggiunge fissandomi come un reperto di dubbia classificazione.
<< Perché mi hai chiesto dei fiammiferi? >>
<< Perché… perché me l’hai ricordato, tutto qui >>. Mami sbuffa e parte alla ricerca di bicchieri da pulire. << Dannati ricordi! >> la sento borbottare.
<< E’ un po’ quello che succede nei sogni >> Musashi si rivolge alla donna ma fissa me. << Sei talmente incastrato nella logica del sogno che non riconosceresti la verità neanche se si presentasse … davanti ad uno specchio >>.
<< O si sedesse al tuo fianco >> lo accompagna Orso sbirciando il posto di Furia Buia. << Però questa sarà la volta buona >> sbatte la manona sul tavolo, << me lo sento >>.
E’ dal momento in cui sono ritornati che vivo in uno stato di perenne deja vu, tallonato dal sospetto di trovarmi in prossimità dell’unico punto in cui il velo che mi separa dal mio passato è più sottile. Anche ora, nonostante l’assenza del Paparino, ho come l’impressione che sia tutto in regola, come deve essere e come è sempre stato. Anzi, l’unica nota stonata è il posto in cui mi trovo. Se non fosse per una consuetudine, tacitamente rispettata anche da chi non è di queste parti, mi siederei sullo sgabello di Furia Buia.
Orso mi sorride, Mami continua a occuparsi delle sue faccende ma non mi perde d’occhio, Musashi è sempre lui (perciò è il più attento di tutti). Il ciclope non si fa trovare se non vuole e non mi aiuterà a strappare il velo ma forse potrei rubare al resto della mia famiglia qualche informazione più intelligibile. In fondo ho il cuore infranto... a causa mia. Cos'ho da perdere?
Sto giusto preparando una strategia di interrogatorio, camuffato da conversazione appena un po’ seria, quando una folata di vento entra insieme ad Ayanami. Le ante basculanti fungono da ventaglio ed alimentano la corrente.
Anche la First sembra diversa rispetto alla ragazza che ho conosciuto circa dieci mesi fa. L’altezza è rimasta immutata ma il suo corpo dimostra nuove rotondità incompatibili con il fisico acerbo della mia ex collega e compagna di scuola (cioè di quell’altra Ayanami, quella della mia storia ufficiale).
Cammina in direzione del bancone con quel passo silenzioso, all’apparenza privo di peso, che neanche un cane riuscirebbe a percepire. Composta e veloce procede stringendo i movimenti al punto che mi chiedo se non sia portata per la carriera di funambola.
<< Hai capito che culo la piccoletta >>. Due uomini che un tempo avrei chiamato cacciatori, provando un miscuglio di timore e rispetto, sono seduti al tavolo più o meno a metà del percorso e, insieme alla compagnia del bancone, sono gli unici avventori in un pomeriggio fiacco.
<< Cazzo vuoi? >> salto dalla sedia guardando il simpaticone che, dopo aver dato fiato alla sua vena artistica, ha continuato a scrutare senza ritegno Ayanami.
<< Che ti prende, Shinji? >> mi ferma Orso. << Non è il caso di arrabbiarsi per così poco >>.
<< Sì, Shinji >> interviene il Biondo a voce un po’ più alta, << sono soltanto parole. Non oseranno andare oltre >>.
Il respiro è corto e veloce, l’occhio non ne vuole sapere di cambiare mira. Ayanami attraversa la linea di fuoco fermandosi quasi allo spigolo del bancone tra il cacciatore con la barba e lo sgabello vuoto. La prendo per un polso e in un attimo è dietro di me.
<< Siediti tesoro! >> Mami non si spaventa per così poco e si rivolge a Rei con gentilezza.
Neanche Ayanami si spaventa e accarezzandomi il dorso chiede: << posso sedermi? >>
Le lance acuminate della rabbia già pronte all’uso tornano a riposo. << Si >> rispondo, << mettiti al posto mio >>.
Colgo uno insolito luccichio negli occhi di Mami quando anch’io mi decido a sedermi occupando lo sgabello di Furia Buia. Ci vuole qualche secondo perché mi raggiunga il pensiero che ho simbolicamente detronizzato il mio maestro e padre adottivo. Mi spiego l’accaduto dicendomi che volevo semplicemente nascondere Rei alla vista di quei due stronzi. Ad essere sinceri, pur avendolo sognato tante volte, non provo né disagio, né entusiasmo.
<< Che maniere! >> l’ex cacciatore non ha mandato giù la mia reazione. << Dovresti imparare le buone maniere >>.
Il fuoco torna a scoppiettare e scopro di essere impulsivo. << Ho sviluppato un pessimo carattere >> valuto mentre sfilo la benda perché la minaccia sia più chiara. << Disse quello che insidiava le ragazzine >> lo insulto. 
<< E’ vero >> si allinea il Biondo. << E poi alle ragazzine, e anche alle donne, non piacciono i maiali che si travestono da uomini >>.
<< Lascia perdere >> il compagno di bevuta cerca di calmare l’amico.
<< Non si tratta di lasciar perdere >> risponde. << I cacciatori non hanno capito che i tempi sono cambiati >>.
<< Indovina grazie a chi, bastardo?! >> perdo le staffe ed estraggo il coltello. << Grazie a noi, non a te che sicuramente ti sarai imboscato per paura di farti male >>.
Sto per piantare la punta dell’arma sul legno, come fece Furia Buia la mia prima sera al villaggio per comunicare ai presenti che ne aveva abbastanza.
<< Se mi buchi un’altra volta[23] il tavolo >> sibila Mami << ti riempio di botte >>.
Un’altra volta?
<< Dai, andiamocene! >> il tipo ragionevole si alza e mette i soldi sul tavolo. << Oggi al figlio dell’uomo della guerra girano le palle >>.
<< Si, però… >> prova a lagnarsi il compare che, tuttavia, non si fa pregare per alzarsi.
<< Però niente… e poi non dovresti molestare le ragazzine >>.
Da un paio di mesi le persone del posto, riferendosi a me, usano espressioni come il figlio di Furia Buia o, come in questo caso, il figlio dell’uomo della guerra. Evidentemente mi avranno sentito chiamarlo troppo spesso papà. Ero e sono ancora orgoglioso di un tale accostamento ma, soprattutto, mi fa piacere rendermi conto che per molti il mio vero nome è diventato il motto del cacciatore. E’ come se nella memoria degli abitanti di questa regione il ricordo del pilota che sono stato, della mia parentela con la persona più pericolosa al mondo e persino del casino che combinai quindici anni fa iniziasse a sbiadire al pari di una vecchia foto in bianco e nero lasciata a marcire per anni su un mobile qualunque.
<< Sei ancora arrabbiato? >> domanda Ayanami sporgendosi verso di me.
<< Non farci caso >> le dice l’omone. << In questo periodo si arrabbia facilmente >>.
<< E’ un buon segno, Ayanami >> commenta il Biondo. << Vuol dire che sta crescendo più rapidamente del previsto >>.
<< Come mai sei qui? >> l’oste fa gli onori di casa e si toglie una spina. << Non vieni mai >>.
<< De… devo >> balbetta la First che ha colto il per nulla nascosto sotto testo << parlare con Shinji per riferirgli una cosa importante >>.
<< Ok andia… >>
<< Di che si tratta? >> Mami cede alla tentazione di farsi i fatti miei e con lo straccio premuto fino al fondo del boccale si avvicina al messaggero.
<< Ha detto che deve parlare con me >> preciso.
<< Ti è stato esplicitamente chiesto di parlare solo con Shinji? >> anche Musashi è curioso e si allea con l’oste.
<< No ma… >> risponde titubante la First.
<< Allora di che si tratta? >> Mami gioca di sponda.
<< Poco fa ho assistito >> Rei preme il tasto “play” e perde ogni incertezza << ad un incontro tra Shikinami e Furia Buia nell’infermeria ed è durato un bel po’ >>.
<< Che intendi con >> il Biondo si sporge << è durato un bel po’? >>
<< Non essere stupido >> lo rimbrotta Orso. << Cos’è successo, Ayanami? >>
<< Hanno parlato a lungo. Poi li ho visti abbracciati, forse si stavano baciando >>.
Sento scoppiare i pop corn nella pancia, mentre Mami perde la presa e recupera al volo il bicchiere prima che si sfracelli. Orso e il Biondo, invece, restano congelati >>.
<< Sei… sei sicura? >> domanda timidamente l’armadio che dopo aver giocherellato con le bacchette azzanna un boccone con cautela, come se fosse velenoso. << Forse hai visto male >>.
<< Già! >> esclama con la faccia stravolta Musashi che, portando il bicchiere alla bocca, domanda: << cosa… cosa dovevi riferire a Shinji? >>.   
<< Furia Buia mi ha chiesto di dire a Shinji che lo aspetta al lago, credo per combattere con lui >>.
Orso sputa un pezzo di carne che finisce nel mio piatto, Musashi spruzza alcool e saliva addosso a Mami a cui per la seconda volta sfugge il grande bicchiere che stava pulendo in modo compulsivo. La fortuna e i riflessi però non l’assistono e dopo aver constatato l’ora del decesso del boccale lancia una mano all’indietro come se volesse gettarsi alle spalle anche lo spirito che vi era contenuto sbottando: << e che cazzo! >> L'istinto mi guida e afferro contemporaneamente sia il manico del coltello sia il calcio del fucile. Un tornado di emozioni si abbatte sulla mia terra e le armi sono gli unici ancoraggi. Considerata la facilità con cui due giorni fa mi ha battuto, farei bene a darmela a gambe ma non me la sento di fuggire. I rimpianti sono insopportabili e poi sono ancora vivo e non è detto che mi andrà male. In fondo tutti hanno un punto debole. La velocità del vento rallenta, ricerco chiarezza, forzo un respiro e << fanculo, tentiamo! >> scoppio scattando in piedi.
<< Aspetta, aspetta! >> si agita Orso. << Ayanami, per… favore, raccontaci cosa diavolo è successo >>.
<< Ero da sola >> riparte dal principio, << avevo appena sistemato le pratiche lasciate in sospeso dal tenente Suzu… da Sakura. Stavo per uscire quando ho visto Furia Buia dirigersi proprio verso l’infermeria tirando per un braccio Shikinami >>.
<< Tirandola per un braccio? >> chiedo riaccomodandomi al posto del Paparino.
<< Perché l’infermeria? >> è l’interrogativo di Orso.
<< Shikinami si era fatta male e si teneva il polso della mano destra. Si lamentava per il dolore oppure gridava contro il cacciatore >>.
<< E tu che hai fatto? >> domanda Mami.
<< Mi sono nascosta dentro lo stanzino vicino alla porta d’ingresso >>.
<< Perché? >> è il turno di Musashi.
<< Avevo paura >> risponde candidamente.
<< Cosa mai avrebbero potuto farti? >> sembra rimproverarla l’oste che, però, ha il cuore al cuore tenero e accarezza il viso di Ayanami.
<< Furia Buia credo niente, sembrava tranquillo, magari un po’ seccato. Shikinami, invece, era fuori di sé. L’ho sentita dire: io ti ucciderò, dannato cacciatore. Io vi ucciderò tutti e farò a pezzi anche i vostri amici e chiunque vi abbia aiutati. Accidenti che male! Sei un bastardo. Ammazzerò anche tutti coloro che vi hanno rivolto la parola in questi anni. >>.
<< E chi è, Keyser Soze?! >> sbotta con molta enfasi il Biondo allargando le braccia.
<< L’ha detto anche Furia Buia >> puntualizza Ayanami. << Considerato che mi era sembrata particolarmente inferocita e che qualche volta vi ho aiutati, ho pensato che fosse più utile nascondermi. Scusatemi >>.
<< Messa così >> valuta  alquanto confuso l’omone accendendosi un sigaro con le bacchette ancora in mano.
<< Un’altra, Mami >> sillaba Musashi mostrando alla donna il suo bicchiere vuoto. << Questa me la voglio gustare >>.
<< E quindi? >> l’oste lancia una bottiglia al figlio dai capelli dorati che l’afferra al volo.
<< Allora >> sospira Ayanami, << è andata così >>.
 
 
 
Ecco cosa diavolo è successo.
<< Guardami! >>
Quando Furia Buia e Shikinami discutono animatamente nell’infermeria. O, meglio, Shikinami discute animatamente e Furia Buia tenta di mantenere la calma.
 
 
<< Lasciami, ti ho detto >> gridò Asuka. << Posso camminare da sola >>
<< Me ne sono accorto >> sbuffò il cacciatore. << Prima le signore >> disse spingendo senza grazia Shikinami verso l’entrata dell’infermeria.
<< Al wunder sarò curata a meraviglia, zotico >> reagì la Second.
<< Vuoi che ti porti dentro come un sacco di patate? Io sono magico, ti aggiusterò il braccio in men che non si dica >>.
Una volta raggiunta, non senza interruzioni, la sala principale con i tre letti vuoti disposti uno di fianco all’altro lungo la strada di luce prodotta dal grande finestrone laterale, Asuka si accorse che il posto era vuoto. << Non vorrai provarci con me?! Ti avverto >> strillò minacciosa, indietreggiando per impedire a Furia Buia di avvicinarsi, << posso farti a pezzi >>.
<< Se siamo qui >> disse scocciato il cacciatore con un occhio solo, quello più grande del gruppo, << è perché non ci sei riuscita. Dai, fammi dare un’occhiata al tuo braccio >>.
<< Mi metto a urlare >>.
<< Ah, quindi mi stai dicendo che finora ti sei trattenuta? Questo si che è spaventoso >>.
<< Adesso osi insultarmi? >>
<< Dio, che pazienza! >> iniziò a lamentrsi Furia Buia chinando sconfortato il capo. << No, non voglio insultarti. La mia era solo considerazione. Adesso, per favore, fammi vedere il braccio >>.
<< Dov’è Sakura? >> domandò Asuka guardandosi intorno.
<< A casa tua. Per qualche giorno non verrà. Non c’è molto da fare e  … ha bisogno di elaborare alcuni cambiamenti >>.
<< Le hai spezzato il cuore, non è vero lurido bastardo? >>
Furia Buia, stanco di attendere che Shikinami accettasse di farsi visitare, afferrò senza permesso il braccio della tsundere e prese a tastarlo dal polso fino al gomito, poi passò a controllare la mano.
Nonostante il disagio Asuka non protestò. << Da quando ti intendi di medicina? >> chiese.
<< Da qualche vita >> rispose, << ma parliamo di competenze basilari, quelle utili a farmi tornare a casa ancora in vita e sulle mie gambe >>.
<< Quale casa? >>
<< Dovrò attivarmi, non ci vorrà molto >> concluse. << Ora mi devo voltare. Per cortesia non cercare di colpirmi >>.
<< Perché, cosa intendi fare? >>
<< Quando mi attivo il mio occhio sinistro si apre e talvolta schizza un po’ di sangue. Vorrei evitare di sporcarti >>.
<< Va… va bene >> disse Asuka che poi sottovoce aggiunse: << che schifo! >>
<< In effetti, è un po’ splatter … Esattamente come quando si attiva il tuo ragazzo >>.
<< Non è il mio ragazzo >> si infuriò la Second lanciando d’istinto un sinistro contro il mento del Paparino che si era appena girato.
<< Ti facevo più cavalleresca >> la rimproverò Furia Buia dopo aver bloccato il pugno. << Ah, a proposito, tieni a bada l’angioletto che riposa nel tuo corpicino. Già per sua natura si eccita quando ci accendiamo e viceversa. Il trucco sta nel non arrabbiarsi. Perciò, se non plachi la tua ira, ostacolerai il mio lavoro >>.
<< Mi piacerebbe sapere come hai fatto >> mugugnò la Second. << Anche Shinji è riuscito a bloccarmi ma lui non ha ancora recuperato dalla botta. Invece sembra che tu non abbia subito alcun danno >>.
 Il cacciatore tornò a guardare Shikinami e, con l’occhio in fiamme, sorrise e disse: << ho imparato l’arte del combattere senza combattere[24] >>.
Furia Buia iniziò ad operare sul braccio di Shikinami  applicando il palmo della mano su punti precisi, provocando di tanto in tanto mugolii sommessi di dolore nella paziente. << Ti faccio male? >>
<< Per niente >> rispose orgogliosa. << Perché mi stai aiutando? >>
<< Perché non dovrei? Il diavolo non è poi così brutto come lo si dipinge >>.
<< Però hai lasciato Sakura. Lo sai che sta soffrendo molto a causa tua? >>
<< Sì e, per quanto mi si spezzi il cuore, non potevo fare altrimenti >>.
<< Perché? Potevi scegliere di restare con lei >>.
<< Hai ragione ma non l’ho fatto. Ho deciso di andarmene >>.
<< Non è giusto >> ribatté Shikinami, << sei stato scorretto. Non hai pensato ai suoi sentimenti >>.
<< Sarebbe stato scorretto da parte mia baciarla, abbracciarla, fare all’amore con lei e poi dirle mi dispiace, tesoro, ho una missione da portare a termine e non mi vedrai mai più >>.
<< Cosa ci può essere di più importante dei sentimenti della persona che ami? >>
<< Il desiderio di non fallire >> rispose caricando sulle parole. << Alla fine la scelta è semplice: o la vita o il fallimento. Non credere che sia stato facile, anche se per certi versi avrebbe dovuto esserlo. Io sono qui per compiere la missione che mi sono dato e, quando ho recuperato la memoria, mi si sono presentate due alternative: confermare la mia scelta o addormentarmi in un abbraccio >>.
<< E cosa ci sarebbe di male in un abbraccio se ti rende felice? >>
<< Niente ma ho preso una posizione, mi sono schierato non per senso del dovere, quello non regge alla vera prova del fuoco >>.
<< E per cosa allora? >>
<< Magari per amore >>.
<< Ma tu ami lei? >>
<< Forse non come immaginavi o come pensavo. Chi può dire cosa fa battere il cuore di uomo? >>
<< Potevi dirle allora che ti sei innamorato di un’altra? >>
<< Chi ti dice che sia una sola persona? >> il cacciatore iniziò a ridere. << Comunque, le ho detto la verità. Io, almeno io, non tornerò. Su questo punto non mi è mai stato concesso molto margine di trattativa. E lo accetto. Per questo il compito del ragazzo è più difficile del mio >>.
<< E’ colpa tua! >> strillò Asuka prima di rilasciare un altro lamento.
<< Non ti agitare! >> consigliò senza scomporsi il cacciatore che a bassa voce, data la vicinanza, continuò: << sentiamo, di cosa sarei colpevole? >>
<< Tu sai che Shinji stravede per te; se gli chiedessi di gettarsi in un burrone lo farebbe senza neanche chiedere il motivo e ora, siccome hai deciso di lasciare la donna che ti ama per inseguire una misteriosa e supersegreta sega mentale, vuoi che lui faccia lo stesso >>.
<< Io voglio soltanto che il ragazzo scelga la sua strada. Gli ho già spiegato che lo sosterrò comunque >>.
<< Ma lui cerca di diventare te. Se tu perdessi una mano, sarebbe capace di farsela tagliare per assomigliarti >>.
Furia Buia interruppe la cura e, assorto, guardò la sua mano destra coperta dal semi guanto nero. Prese a stringerla a pugno e poi ad aprirla, a tempo, come un cuore pulsante.
<< Il tuo è un ricatto morale >> Asuka non aveva intenzione di arrendersi e non rinunciò ad inveire. << Ed è ancora più subdolo perché gli fai credere che ha una possibilità di scelta. Così, se sbaglia, sarà unicamente colpa sua >>.
<< Ognuno è responsabile di come conduce la sua vita, ancora di più se permette ad altri di dirigerla >> rispose il cacciatore riprendendo ad occuparsi del braccio della Second.
<< Sai benissimo che Shinji è ancora un ragazzino, è psicologicamente fragile. Non puoi non tenerne conto >>.
<< L’hai già detto quando ho quasi ucciso Toji e minacciato di distruggere la Nerv >> replicò Furia Buia.
<< Cosa? >> sussultò Asuka.
Il cacciatore magico la fissò con attenzione, poi disse: << una mia pazzia, non farci caso. Invece, dovresti ricordare che io e te qui abbiamo sempre litigato. Rammenti, vero? >
<< Certo, ma che c’entra? >>
<< C’entra eccome dal momento che ricordo di aver sofferto anch’io di mostruosi problemi relazionali e di autostima. Ricordo di aver sempre avuto paura delle persone e persino della vita. Capirai, in questo posto di merda non è facile crescere come persone sane di mente. Tuttavia, ricordo ancor più nitidamente, mia cara Principessa sono psicologicamente inattaccabile, che in più di un’occasione con te mi sono imposto un freno perché sarebbe stato sufficiente starnutire forte per farti rintanare in un angolo a piangere abbracciando un pupazzo. Quindi, senza offesa, ti voglio bene ma non mi scassare! >>
<< Questo è ciò che volevi vedere >> ribatté Asuka voltando il capo con germanico disappunto.
<< Ehi signorina Rottermeier, è inutile che fingi con me. Guardami! Asuka, per favore, guardami! >>. Ottenuta dalla Second anche la forma dell’attenzione, il cacciatore riprese a parlare: << avrei tanto voluto offrirti una vita migliore, avrei voluto dirti tante volte, ogni volta, che è stata una fortuna conoscerti. Se questi ricordi fossero… se avessi compreso anni fa ciò che ho capito adesso non mi sarei limitato a trattenere le parole, avrei invece provato a starti vicino. E forse saremmo riusciti ad affrontare meglio le nostre paure… anche soltanto come amici >>.
<< Tu non sei mio amico >> replicò confusa la Second obbedendo più ad un riflesso condizionato che ad una chiara disposizione dell'animo.
<< A dire il vero non ho mai desiderato esserlo >> disse sottovoce. << Ecco fatto, il braccio è a posto e non dovrebbe farti più male >>.
<< Come ci sei riuscito? >> chiese Asuka osservando l’arto che era stato ferito e muovendolo per constatare l’avvenuta guarigione.
<< Tu non vuoi credermi. Io sono magico >> rispose richiudendo l’occhio.
<< Quasi non ti riconosco >> rifletté Shikinami. << Sembri diverso >>.
<< Spero che la nuova versione non ti metta troppo a disagio >>.
<< Perché vuoi portarmelo via? >>. Nonostante le parole usate, non era un’accusa rivolta al cacciatore. Lo dimostravano il tono, divenuto tutt’a un tratto dolce, l’espressione del viso che non tradiva rimprovero e lo sguardo rivolto a Furia Buia che un estraneo avrebbe giudicato quantomeno amichevole. Shikinami non lo sapeva ma si era fatta portavoce di una domanda che per anni l’aveva angustiata come Soryu.
Per nulla sorpreso Furia Buia con gentilezza e un’insospettabile confidenza, ai limiti dell’intimità, rispose quasi sussurrando: << non voglio portartelo via. Tu, invece, perché vuoi controllarlo? >>
<< Io non voglio controllarlo >> rispose la Second spalancando l'occhio, << voglio salvarlo, voglio aiutarlo, voglio che cresca >>.
<< Però, non è detto che cresca come ti aspetti. Lui sta già maturando e si è guadagnato il diritto di decidere da solo la strada da seguire. Ti preoccupi per lui, mentre dovresti preoccuparti di te >>.
<< Perché ti opponi a me? >>. Asuka sobbalzò dopo aver pronunciato queste parole.
Furia Buia sorrise ancora e comprensivo disse: << ragazza, io ho giurato di proteggerti anche da Shinji e persino da te. Mantengo sempre la mia parola. E se, per aiutarti, devo oppormi proprio a te, allora lo farò >>.
Asuka fece un passo indietro e sul volto e nella voce tornò a manifestarsi la rabbia. << No, no, è inutile che reciti la parte del buono. Shinji mi ha già presa in giro, non lo permetterò a suo padre. Sei come quel bastardo di Gendo, prendi le vite delle persone e le usi come ti pare, sfrutti i loro punti deboli affinché servano i tuoi miserabili scopi. Ti approfitti di Shinji che voleva solo una famiglia. Non è cambiato, certo, alla fine sceglierà sempre di farsi guidare da qualcuno perché è un debole ma io non ho bisogno delle tue maledette cure >>.
<< Ne hai bisogno ma non le accetti perché… sono io >>.
<< Io non ho bisogno di nessuno, qui c’è tutto ciò che desidero. Tu non sei mio padre >>.
<< Non ho mai voluto essere neanche un padre per te >> confessò il cacciatore avvicinandosi alla ragazza.
<< Chi credi di essere per sapere cosa è giusto per me? > ribatté Shikinami dopo aver fatto un altro passo indietro.
<< Nessuno, Asuka >> le disse accorciando la distanza che si era creata tra loro. << Non sono nessuno e devo sempre fare i conti con la paura di sbagliare. Ma, finché accetto questa paura, sono in grado di prendere una posizione ed è ciò che ho fatto. A qualcuno farò sempre torto e non sfuggirò alla mia dose di rimorsi >>.
<< E’ così che parla Shinji >> urlò Asuka che, per allontanarsi ancora da Furia Buia, sbatté contro il bordo di uno dei letti. << E’ con queste parole che lo hai plagiato. E quello stupido smidollato ha iniziato ad imitarti. Scommetto che sei stato tu a mettergli in testa quell’assurdità di Soryu. Tu sei pazzo e vuoi che lo sia anche lui >>.
Il Paparino si fermò. << Dovresti spiegarmi allora >> contestò la tesi della Second << come ho fatto ad inoculare un simile veleno anche nella tua mente >>.
<< Io sono Shikinami Asuka Langley >> affermò in lacrime la rossa.
<< Certo che lo sei, ragazza, come io sono Furia Buia >> il cacciatore confortò la Second con la dolcezza delle parole, << sei anche le esperienze che stai facendo in questo momento, sei le decisioni che prenderai. E io non posso, io non voglio influenzare né te né il ragazzo perché la salvezza è un fatto maledettamente personale, sebbene le vostre scelte riguardino anche me… e una donna.
<< Anzi >> continuò senza darle il tempo di dire la sua, << perché non cambiare le carte in tavola? I miei piani infallibili restano tali nella mente in quanto non sono mai veramente solo e mi serve collaborazione. Ti offro perciò, l’alternativa che ho posto al ragazzo. Vieni con noi. Quando tutto sarà finito, vie… va’ con il ragazzo così potrete rispondere alle vostre domande e finalmente crescere. Non preoccuparti di cosa c’è là fuori, non chiuderti perché non è tanto brutto come può apparire, perché il bello esiste sebbene non sia mai quello che ci aspettiamo. Non temere, ti proteggerò nel mio cuore e non permetterò che ti facciano del male >>.
<< Non voglio essere protetta da te >> gridò Shikinami spingendo con violenza Furia Buia, << non voglio avere niente a che fare con te >> furiosa lo spinse ancora, << non seguirò la vostra pazzia. Io non ho paura, io non devo crescere, io sono già una donna e non ho bisogno di essere salvata da nessuno, soprattutto non da te e non da Shinji che non ha il coraggio di fare una dannata scelta, che ti obbedisce come il più stupido dei cani, senza un briciolo di volontà >> fuori di sé chiese aiuto all’Angelo per scaraventare lontano il suo nemico.
Furia Buia non chiese aiuto ai suoi giocattoli, assorbì il colpo con facilità e non indietreggiò neppure di un passo. Tuttavia, il sorriso rassicurante, che durante tutta la conversazione si era sforzato di mantenere, si spense e domandò serio: << Cosa desideri? >>
Asuka si fece forza e, con il volume ancora al massimo, disse: << voglio che ve ne andiate, voglio che usciate dalla mia vita. Io sono riuscita ad andare avanti senza Shinji per tutto questo tempo e continuerò a farlo quando ve ne andrete perché sono cresciuta prima di lui e non sono pazza come te >>.
<< Cosa provi per Shinji? >> chiese chiudendo la mano destra a pugno.
<< Non provo più niente >>. L’impennata nel tono fece tremare i vetri della grande finestra. Furia Buia si irrigidì, contrasse le spalle e gonfiò i pettorali << Io non amo Shinji, io non posso amare un bamboccio che ha ancora bisogno di una madre e non di una ragazza, che scodinzola davanti a un qualunque padre. Io sono una donna, io sono cresciuta e non amerò mai più un ragazzino come Shinji >>.
Furia Buia attivò il suo occhio sinistro e uno schizzo di sangue colpì in pieno il volto di Shikinami.
 
*****
 
<< Io… io… io… >> inizio a balbettare.
Ayanami smette di raccontare e mi poggia una mano sul braccio. << Che hai, Shinji? >>
<< Capisco che certe parole facciano male >> anche Orso si unisce all’operazione conforto, << però non ti abbattere. Forse non è come sembra >>.
<< Però, cazzo, non ha neanche provato ad essere diplomatica >> considera il Biondo incrociando le mani dietro la nuca.
<< Io… io… io LA STRANGOLO!!! >> esplodo, con gli occhi instabili come la nitroglicerina, saltando di nuovo dallo sgabello. << Come osa esprimere certi giudizi su di me! Sono tutt’altro che perfetto, non discuto, ma in questi mesi ho imparato a conoscere quella grandissima tsundere e so per certo che è un concentrato di paure e nevrosi. Mami >> punto l’indice come un battitore che spoilera al pubblico l’imminenza di un home run.
<< Sposta quel dito o te lo taglio >> bofonchia la donna senza perdere il suo pigro contegno.
Ritiro l’artiglio per sicurezza ma non rinuncio a sfogare l’ira. << Mami, non cucinare stasera… per favore! Appena la becco preparerò un sushi di pilota, non la passerà liscia >>.
<< Sbaglio o sento odore di lavanda? >> si chiede Ayanami che teme Shikinami, non me, e pertanto non fa una piega.
<< Giusto! >> esclamo. << Come quella di Soryu anche la gola di Shikinami conoscerà la stretta delle mie mani. Non farlo sarebbe un’intollerabile disparità di trattamento >>.
<< Su su, giovane strangolatore >> mi rabbonisce Orso, << aspettiamo di sentire il resto della storia. Poi deciderai se farle la pelle oppure no >>.
<< Continua tesoro >> l’oste incita l’ex First.
<< Ecco, a questo punto è successo qualcosa di inspiegabile >>.
<< Che intendi dire? >> domanda Musashi.
<< Fammi indovinare >> grugnisco tornando a posto: << Asuka mi ha accusato di aver causato l’estinzione del Permiano. Non mi volete? Allora morite tutti, maledetti trilobiti! >> 
<< Non farla tanto lunga >> ride nervosamente il cacciatore con la barba.
<< Non eri ancora nato >> ridacchia maligno il Biondo.
<< Altrimenti, devi ammettere che saresti stato il primo sospettato >> l’omone ci mette del suo. << Quando si tratta di apocalissi sei come il maggiordomo in un libro giallo >>.
<< E fatemi sentire! >> sbotta l’oste. << E’ meglio di una telenovela >>.
<< Non so spiegarlo >> Ayanami cerca di raccogliere le idee. Sfrega un dito sul mento e fissa il vuoto. << Si è trattato di… una specie di salto o slittamento temporale >>.
<< Cheee? >> riassumo lo stupore dei presenti.
<< Si, un momento prima si trovavano uno di fronte all’altra a distanza di un paio di passi e un momento dopo si stavano abbracciando >>.
<< Prima hai detto che si stavano baciando >> precisa Mami con l’acquolina in bocca dimenticando che si sta parlando della mia da pochissimo ex ragazza.
<< Non ne sono sicura. Io vedevo Furia Buia piegato su Shikinami. Però sono abbastanza certa che tra loro ci fosse intimità >>.
L’oste finalmente si rende conto che al fianco di Rei sono seduto io, il punto su cui ora convergono gli sguardi di tutti in attesa di conoscere la mia reazione.
Tiro un lungo e rumoroso respiro. << Continua Ayanami, per favore >>.
Rei si rannicchia e dispiaciuta mi dice: << scusa, Shinji. Non voglio che tu soffra >>.
<< Drizza la schiena >> rispondo strofinandole una mano tra le scapole << o ti verrà la gobba! Non preoccuparti e riprendi il racconto >>.    
 
*****
<< Stai cercando di baciarmi? >> chiese Asuka con le guance in fiamme per l’imbarazzo.
<< No >> rispose confuso il cacciatore << e tu? >>
<< No. Perché mi stai abbracciando? >>
<< Non lo so. E tu perché mi stai stringendo? >>
<< Non ne ho idea. Cos’è successo? >>
<< E’ quello che vorrei capire >>.
Un fremito incontenibile percorse il corpo di Asuka arricciandole la pelle e i capelli. Il suo cervello aveva elaborato le informazioni provenienti dagli organi di senso e reagì d’istinto stendendo le braccia sul petto del cacciatore per riportarlo ad una distanza di sicurezza. << Per piacere >> trovò la forza di gracchiare girando la faccia.
Il cacciatore elaborò la medesima informazione e saltò all’indietro voltandosi in direzione della finestra. << Cazzo! >> mormorò sblusandosi la maglia.
<< Appunto >> confermò Asuka. << E’ inquietante quanto vi assomigliate >>.
 
*****
 
<< Non sono sicura di aver capito il senso di quell’insolita scena >> Ayanami interrompe il racconto per condividere con noi la sua virginale perplessità, << né il perché di tanta agitazione >>.
<< Dopo te lo spiega Mami >> taglia corto Musashi che, preso dalla narrazione, ha dimenticato di riempire il bicchiere e ora ingurgita aria.
Orso non si è accorto che il sigaro è caduto a terra, crede di dover ancora finire il pranzo e senza guardare riprende ad abbattere la punta delle bacchette nel suo piatto.
La scena mi diverte e, avendo cura di non farmi notare, gli passo il mio ancora pieno.
<< Si si, dopo te lo spiego >> conferma in trance il donnone che per l’emozione ha appena scheggiato un altro bicchiere.
 
*****
 
Furia Buia rallentò il respiro e placò la corsa del cuore, poi si voltò verso Shikinami e le disse: << siamo sempre liberi di fare una scelta anche quando non ci sembra possibile. Non importa di quante informazioni disponiamo, non importa quanto siamo padroni di noi stessi. Facciamo sempre una scelta e se non siamo noi a decidere lo farà qualcosa dentro di noi o la vita per noi e la responsabilità sarà comunque nostra. All’età del ragazzo, alla sua età non sarei riuscito a sopportare il peso che lo sta opprimendo perché qualunque strada seguirà ti farà un torto, perché – che tu creda o no ad un pazzo – noi siamo qui per te >>.
<< Infatti, non ti credo >> ribatté la rossa stringendo i pugni ancora più rossa. << E, anche se fosse vero, per l’ennesima volta io … >>
<< Nessuno può farcela da solo >> la interruppe con fare accomodante il Paparino. << Ricordi? Tutti abbiamo bisogno di aiuto almeno una volta nella vita >>. Sospirò, poi riprese: << io e il ragazzo siamo fregati, sai? E si, Asuka, a noi resta soltanto una missione. Non ci rimane nient’altro. A me sta bene; anzi, non riesco a immaginare niente di più puro di un atto di volontà che giustifichi se stesso. Da solo può dare senso ad un’intera vita e influenzare il suo racconto. Vuoi sapere, però, cosa desidero >> il cacciatore rivelò tutta l’amarezza che aveva cercato di nascondere anche al giovane Shinji, << Asuka? >>
Shikinami comprese che era arrivato il momento di ascoltarlo e chiese: << cosa desideri? >>
<< Desidero che il ragazzo resti con te, qui. Per questo non intendo rivelarvi il mio nome. Anche qui, in fondo, è possibile vivere tanti anni e, se volete fantasticare la vita che non avete vissuto, se volete smettere di parlare e continuare ad essere degli adolescenti che giocano a tenere in piedi, perché no?, un sogno, che discutono di un amore carico di rimpianti, come se il tempo non fosse passato, come se niente fosse accaduto, beh, allora vi basterà volerlo e io me ne starò buono in un angolo del vostro cuore a godermi un sogno finché dura, fino al tramonto >>.
Asuka guardò fuori.
<< Non lo farei per voi, Asuka >> Furia Buia si avvicinò. << Lo farei per me perché così renderete giustizia a me che non gusterò i frutti del mio lavoro, a me che non conoscerò mai giustizia. L’unico modo che ho per aiutarvi è fare niente e lasciarvi la libertà di scrivere la vostra storia >>.
Furia Buia afferrò la mano destra di Asuka e continuò: << se solo tu trovassi il coraggio di guardare te stessa, potresti sbirciare oltre il velo che hai creato per proteggerti e allora sapresti come portare un po’ di pace nel tuo mondo, poiché il ragazzo non concluderà il viaggio se non lo aiuti. Se solo tu trovassi il coraggio di guardarti >> poggiò delicatamente il palmo della mano di Asuka sulla sua guancia sinistra << allora riusciresti a guardare me e sapresti chi sono >>.
Asuka fissò a lungo il cacciatore e la sua mano che giaceva in prossimità di una cicatrice. Ricordò un momento simile, vissuto pochi giorni prima con Shinji davanti alle terme, ma non proseguì con l’associazione né fu raggiunta dal sospetto poiché non era ancora pronta. E Soryu che la proteggeva nel suo cuore non permise a ben altri ricordi di disturbarla. Shikinami avvertì una lieve variazione nel battito ma non comprese. Tuttavia, un senso di intimità la spinse a fidarsi e così, invece di ritirare la mano, trasformò il contatto in una carezza ed emozionata, più che spaventata, domandò: << chi sei? >>
<< Sono tutte le mie esperienze >> sussurrò dolcemente Furia Buia, << sono tutte le circostanze della mia vita, tutte le risposte che mi sono dato, tutte le relazioni che ho vissuto, tutte le decisioni che ho preso, sono i miei successi e i miei fallimenti. Io sono il Caos che tu e il ragazzo chiamate Angelo, quello che voi due avete sempre invocato perché vi aiutasse a crescere e che avete temuto e che vi ha indotto a chiudervi >>.
Furia Buia passò l’altra mano tra i capelli di Asuka e accostandosi ancora un po’ continuò sottovoce: << io sono l’Ordine che avete sempre invocato perché non avete avuto fiducia nella vita, perché avevate bisogno di concentrare il Caos, di dargli un senso e una direzione. Non è il Wunder, non la Wille. Per questo mi chiamate Eva ma, se non imparerete a prendervi cura di voi stessi, se non troverete il coraggio di vivere, io sarò la vostra maledizione. A causa di entrambe le mie nature ora mi odiate e mi paragonate ad un padre crudele. Non mi importa come mi giudicate, finché riuscirò a respirare io continuerò a proteggervi >>.
Furia Buia baciò Shikinami sulla fronte, poi fece un passo indietro. << Il tempo è tornato a scorrere quando hai portato qui il tuo Shinji perché con voi mi sono risvegliato io. E ora devo arrendermi o finirò per mangiarvi >>.
<< Perché vuoi andartene? >> chiese Shikinami confusa eppure infiammata da una sempre più intensa e inspiegabile commozione, che questa volta interpretò immediatamente come il battito di Soryu ma che preferì ignorare.
Furia Buia si avviò a passo lento verso l’uscita dando le spalle ad Asuka: << Per darvi una possibilità >> disse. << Per darci una possibilità … anche se non otterrò ciò che desidero. Decidi tu sola cosa vuoi, spero solo tu non abbia a pentirtene. Addio Shikinami >>.
 
*****
 
<< Prima di uscire, Furia Buia si è fermato proprio davanti allo stanzino in cui mi ero rifugiata. Penso che abbia notato la porta socchiusa. Senza voltarsi ha detto a bassa voce: Ayanami, riferisci a Shinji ciò che hai visto e sentito e, per favore, digli che lo aspetto da solo in riva al lago dove sono ancorate le barche. Se vorrà affrontarmi, questa volta accetterò di combattere anche se qui è più forte di me >>.
<< Non va bene, non va bene >> commenta di colpo pallido il Biondo. << Lo sapevo che cambiare i piani non era una buona idea. Non all’ultimo. Non siamo preparati per questo genere di imprevisti >>.
<< Non possiamo fare altro che adattarci >> Orso condivide l’umore del fratello. Quindi, rivolgendosi a me, prova a chiedere:  << tu, Shinji, che pensi di … >>
Ho capito! << Grazie Ayanami >> pronuncio alzandomi con calma. << Scusa Mami, non avevo fame >>. Mi tolgo il giaccone e, dopo averlo ripiegato, glielo porgo. << Accetto la tua offerta >> le dico. << Fammi trovare anche i fiammiferi, molti per favore >>.
In silenzio attraverso il corridoio delimitato dai tavoli con animo sereno, nonostante le circostanze. Comprendo, però, che in realtà nelle mie profondità i sentimenti sono tutt'altro che sopiti. Me lo rivelano il manico del coltello e il calcio del fucile che ancora una volta sto stringendo. << Non lo fai >> immagino di parlare a Furia Buia << perché sei arrabbiato. Cerchi di rifiutare le tue paure >>.
<< Cosa vuoi fare, Shinji? >> mi chiede l’oste.
<< Per favore >> spingo una delle ante, << non mettetevi in mezzo! >>  
 
 
 
Considerazioni semi serie (molte semi e poco serie) per nulla esaustive, schifosamente infarcite di spoiler, sull’ultimo film e la cui attendibilità è decisamente opinabile. Avvertenze: linguaggio talvolta volgare, riferimenti sessuali relativamente espliciti e istigazione a delinquere. Per fortuna ho scelto il bollino arancione. Se non volete essere fuorviati, saltate a piè pari lo sproloquio che segue. Per il resto, fate “vobis”.
<< Asuka, ti svito la testa come una lampadina! >>
Durante il salto temporale, quando i personaggi spezzano il filo del racconto e Shinji leggermente tanto si incazza.
 
 
[Nota vergata dall’autore prima di essere temporaneamente cacciato dai suoi stessi personaggi. Per fortuna mi sono semplicemente nascosto e ho potuto ascoltarli.
Alla data di uscita del presente capitolo non ho ancora visto il film ma in questi mesi - dopo aver atteso che gli spoiler si sedimentassero abbastanza da offrire un quadro generale perlomeno attendibile dell’ultima fatica di Anno e grazie anche a tutti gli spezzoni di sequenze che si possono trovare in rete per merito dei tanti novelli Robin Hood del copyright (celio ovviamente) – ho avuto modo di divertirmi a leggere la valanga di assurdità che la mente è in grado di partorire per elaborare i lutti e ho scoperto che quella degli AsuShin, fatte le dovute distinzioni, è una tribù particolarmente bellicosa forse perché è stata cresciuta e pasciuta per circa vent’anni. Nelle pagine che seguono Shinji si diverte simpaticamente (ma in alcuni momenti neanche tanto) a prendere in giro tutti coloro che, dopo aver scommesso i risparmi di una vita sulla conferma di questa o quella coppia, si sono ritrovati con un pugno di mosche e l’hanno presa molto male. Alcuni si sono librati in voli interpretativi talmente pindarici che ho smesso di sopravvalutare il ragionamento come mezzo per conseguire una qualsiasi verità. Mi riferisco soprattutto ai tentativi di trovare una qualche conferma a livello metatestuale – aggettivo così abusato in tantissimi commenti che mi è venuta voglia di scherzarci su – del fatto che sulle coppie canoniche non era stato pronunciato il de profundis (no, dico, ve la sarete fatta un’idea. Gli ultimi minuti si possono riassumere nell’espressione: Shinji le fa fuori tutte); a coloro che per buttare un paio di cucchiaiate di cemento su fragili capanne di speculazioni ardite (ma non mi intrometto) o confutare le ricostruzioni altrui non hanno esitato a citare spesso senza filtri le considerazioni dei doppiatori, assurti di colpo al rango di voci profetiche rivelatrici degli oscuri disegni dell’autore e del regista. Mi riferisco, infine, a interi papiri, prevalentemente in lingua inglese, di fan che hanno spiegato il film alla luce della propria esperienza personale. E fin qui a me sta bene; anzi sono convinto che ciò che un lettore, ascoltatore, spettatore coglie di un’opera abbia lo stesso valore del messaggio proveniente dall’autore. Interpretarla secondo il proprio vissuto poi significa instillare una preziosa goccia di vita nell’opera stessa. Ma, cavolo, mi spiegate perché sentite l’irresistibile bisogno di raccontare con dovizia di particolari i fatti vostri a degli emeriti sconosciuti a cui non gliene frega assolutamente niente di quanto fosse immaturo il vostro ex partner o di come abbiate trovato l’amore (a proposito, congratulazioni!) dopo la fine di una storia? Però, grazie a voi ho capito che il tempo è passato (e mi avete dato un grande suggerimento) perché ho riscontrato un’alta percentuale di divorzi e separazioni tra i fan, molti dei quali AsuShin (resisti, amore, mi sto ripulendo). Ricordo, infatti, che a quattordici anni, l’età dei Children, la quantificazione del mantenimento per moglie e figli non era certo il mio incubo peggiore. Qualche battuta i personaggi (santo Hideaki, è colpa loro mica mia) la riservano anche all’autore, quello vero, a cui va tutto il mio rispetto per il lavoro meraviglioso che ha cambiato la storia degli anime, anche perché avrà di certo sguinzagliato per il mondo un numero incalcolabile di avvocati pronti a presentare querele e richieste di danni. Scherzo, Hide (tanto te la faremo pagare ai prossimi Mondiali di calcio) e anche voi che finora avete avuto lo stomaco di leggere ‘sta fanfiction. Alla fine è un gioco e, perché no?, un inutile spreco di tempo per me che scrivo e voi che leggete se non fosse che, per quanto mi riguarda, “il lavoro è amore rivelato”[25] e che importa se non ci pago le rate della macchina (per quello c’è un altro lavoro… giocare d’azzardo è un lavoro, vero?). Per quanto vi riguarda, se il vento delle mie parole rugose e stonate si trasforma dentro di voi in canto, chi può giudicare il valore (e il tempo) che date alla vostra musica[26]? ]
 
Quello che segue è una sorta di brogliaccio del discorso tra Shinji e Asuka stilato grazie ad un'intercettazione ambientale assolutamente illegale.
 
<< FERMI TUTTI!!! >> Shinji gira in tondo con le braccia alzate in segno di stop.
<< Ma che ti prende? >>
<< Hai rotto il cazzo. Tu, Ayanami, smetti di ascoltare! Tu spegni quella telecamera! Tu, inutile scribacchino, vatti a prendere un caffè! E tu, Asuka diventa adulta adesso! >>
<< Furia Buia che stai dicendo? >>
<< Soryu, sono Shinji. Cresci, Asuka e guardami! Ti ho detto cresci! >>
<< Perché fai così? >> domanda sorpresa e un po’ spaventata la rossa.
<< Asuka, diventa Soryu e cresci all’istante o ti svito la testa come una lampadina. Hai esagerato e, per usare un’espressione tipica del Paese che ha vinto gli ultimi Europei di calcio, mo’ me ce trovi! >>
<< Ma che ho detto? >> si lagna Asuka assumendo le sembianze e liberando la personalità di Soryu (adulta, ovviamente).
<< Che hai detto? Allora, premesso che per quanto mi riguarda il timeskip è una figata pazzesca … >>
<< Ehi non spoilerare >>.
<< Tanto piacere. Nel titolo di questo sotto capitolo l’autore ha fornito gli avvertimenti del caso. Quindi, fatta l’opportuna premessa … >>
<< Non voglio ascoltarti >>.
<< A proposito di ascoltare, Asuka, ascolta il tuo istinto di conservazione che ti sta implorando di prestarmi attenzione. Hai capito chi sono? >>
<< Si, si, ho capito >>.
<< No, non hai capito. ME Shinji di EoE, sai cosa significa? >>
<< Si, che sei un maledetto pazzo maniaco pervertito genocida >>.
<< E dallo strangolamento facile, non dimenticarlo >>.
<< E chi se lo scorda! >>
<< Bene, ora che ci siamo ripresentati ti offro una scelta: busta 1 o busta 2 >>.
<< Cos’è, un concorso a premi? >>
<< Si e in palio c’è il tuo collo. Allora, considerato il timeskip come la migliore trovata per uscire da ‘sto circolo vizioso che dura da un quarto di secolo, ecco l’opzione contenuta nella busta n1. SE, e dico se, per giustificare i tuoi giudizi e il comportamento tenuto negli ultimi due film, intendi il mio “coma” (così lo chiamano alcuni commentatori) come metafora di una mortifera volontà di chiusura da parte di un ragazzino che non intende crescere e preferisce trascorrere la sua giovinezza nel ventre caldo, sicuro e opprimente della madre (a proposito, buttate tutti fango addosso a quel pericoloso mollusco di mio padre ma, se ci riflettete bene, non è che mia madre sia mai stata nell’esercito della salvezza) perché ha paura della separazione, del dolore, del rifiuto, dell’abbandono – tutte io, però! – della vita; se ammetti che sputarmi in faccia, comunicandomi che non avresti mai più degnato di uno sguardo un ragazzino come me, serviva a insegnare al pubblico: ehi ragazzi, continuate pure a fare i bambini, tanto la vostra ragazza (ve piacerebbe) prima o poi si stancherà e si innamorerà di qualcun altro; se in tal modo, pertanto, vuoi esprimere una valutazione sulla mia condizione di adolescente incallito, allora ti cedo il punto e rinuncio a difendermi. Rinuncio altresì ad opporti una qualunque argomentazione capace in buona parte di confutare le tue affermazioni e in toto di dimostrare che non sei neanche tra i primi cento personaggi parlanti dell’intera saga (spin off ed hentai inclusi) che hanno il diritto di spaccarmi le palle su questo punto. Ed è tutto dire che chi potrebbe farlo si astiene dall’infierire >>.
<< Guarda che non ti ho chiesto di rinunciare. Ti sfido a dirmi ciò che pensi >>.
<< No no no no no, Daniel San, a me gli occhi! Ti voglio concentrata, Soryu. Perciò ecco la busta n. 2. SE, e sottolineo se, invece tu interpreti alla lettera l’intera faccenda del buco di quattordici anni, in ragione del quale Shinji sarebbe rimasto effettivamente congelato all’interno di un mega robottone; se, pertanto, tu hai dato del bamboccio, trattandolo di merda a livelli che anche tu hai difficoltà ad eguagliare, cioè più di quanto meritasse (in quattordici anni una riflessione diversa anche dopo una buona canna, tanto per non annoiarti, non hai saputo farla?), e ti sei lamentata del fatto che, sempre dopo quattordici anni di ibernazione/coma, Shinji dimostrava di essere ancora un ragazzino, una “palla al piede”, e ti sei permessa dalla fossa delle Marianne della tua immaturità di accusare lui di non essere ancora cresciuto; beh se è così, giuro che ti mollo una cinquina talmente violenta che durante i tuoi quattordici anni di terapia intensiva gli investigatori risaliranno a me dal calco delle impronte digitali che ricaveranno dalla tua faccia. Ti è chiaro?[27] >>
<< E tu oseresti picchiare una donna? >>
<< Nel tuo caso sono pronto ad estremizzare il concetto di parità di genere >>.
<< Non mi fai paura. Provaci se ne hai il coraggio >>.
<< Asuka, ultimo avvertimento. Hai presente End of Evangelion? >>
Asuka deglutisce.
<< Se scegli la busta numero 2 dovranno re-intitolarlo l’amore tenero e cortese di Ikari Shinji >>.
<< Busta numero 1 >> risponde portandosi prudentemente le mani a protezione della gola, << maledetto psicopatico >>.
<< Ti amo quando sei sincera >>.
<< Io ho fatto sempre del mio meglio. Tu, invece non fai mai niente >>.
<< Ma quando lo faccio le possibilità sono due: o scateno l’ira di dio o risolvo tutto. Ora, non te la prendere con me ma ti rendi conto che, insomma, almeno per quanto riguarda l’aspetto mecha, Evangelion è un po’ sessista? Evito, infatti, di indagare sulla vaga impressione che soprattutto nel Rebuild si possano contare più culi femminili che nuvole in cielo ( ed è un peccato per tutte ‘ste ninfe che non abbiano neanche uno straccio di fauno) ma è di tutta evidenza che hai il coraggio e le abilità di Actarus e, tuttavia, fai sempre la fine di Venusia[28]. Cioè, tu combatti da dio, meni come se Pollon ti avesse garantito una fornitura a vita di cocaina (questo sembra spiegare perché stai sempre incazzata e in 3.0 urli come un Godzilla affamato anche quando devi semplicemente infilare un mega spinotto nel culo dello 01) e potresti stracciarmi senza problemi… quando sono distratto e non ho voglia di combattere, ma nelle battaglie che contano incidi quanto un tennista che partecipa alla staffetta 4X100 stile libero >>.
<< Perché non mi aiuti mai >>.
<< Vai a capire a cosa ti riferisci. Nel 3.0 non mi avreste fatto pilotare neanche con le bustarelle e non vi biasimo; nell’ultimo film ce n’è voluto perché mi facessero salire a bordo dello 01 e, quando è arrivato il mio momento, ero pronto a tirare calci che avrebbero impressionato anche il Van Damme dei tempi d’oro >>.
<< Resta il fatto che, qualunque sia la tua opinione, sei e ti comporti come un bamboccio dall’inizio alla fine mentre io, come ho detto, cresco prima di te. E niente mi farà cambiare idea >>.
<< Non mi diventare una fondamentalista creazionista. Non ti arrendi, eh? Vorrei ricordarti non solo che la minaccia è ancora valida ma soprattutto che in quattordici anni persino una tartaruga gigante bicentenaria delle Galapagos avrebbe fatto più strada di te … che le frantumi a me. Inoltre, ti rammento che mi è bastato un mesetto di relax e autoanalisi in un posto decente (e neanche a farlo apposta tenendomi lontano da te) per partire a razzo, sorpassarvi tutti tanto rapidamente da sverniciarvi la carrozzeria e non contento mi sono addirittura concesso il lusso di irridervi doppiandovi in scioltezza >>.
<< Era ora >>.
<< Ma tu ce l’hai sempre con me?! >>
<< Fatti una domanda! >>
<< Ma guarda che sei impossibile >>.
<< Come ti permetti? In EoE mi hai lasciata morire >>.
<< Così impari a voler far tutto da sola. E comunque uno Shinji tanto devastato come quello di End of Evangelion non sarebbe mai riuscito a correre in tuo aiuto. Non sarebbe stato credibile >>.
<< Sfuggi alle tue responsabilità? Non lamentarti se mi innamoro di Kensuke >>.
<< Sempre a spararmi addosso i tuoi pregiudizi, eh? Non lamentarti se mi innamoro di Mari. Non ho mai conosciuto un personaggio più forzato di lei e il suo interesse per me (che dura, secondo quanto si intuisce, quattordici anni alla faccia dell’operazione “realismo” del timeskip) è un mistero avvolto in un mistero ma, diavolo, a differenza di te non sbaglia un colpo. Sarà perché ricorda la moglie di qualcuno… >>
<< Secondo te è andata davvero così? Perché ho letto interpretazioni contrastanti >>.
<< Asuka, mi sembra l’unica conclusione logica. Nel 3.0 sono stati uccisi nell’ordine il ReiShin e il KawoShin. Con Mari saldamente appollaiata sul trespolo e munita di una raccomandazione che non potrebbe darti neanche un arcivescovo che ti aspettavi? Poi, d’accordo che l’autore, a quanto pare, ha cercato di offrire più chiavi interpretative per venire incontro ai gusti di tutti ma forse è arrivato il momento di usare il rasoio di Occam >>.
<< Perché? >>
<< Perché chi se ne frega del gioco delle coppie. L’importante è che alla fine troviamo amore e felicità, non importa se con altre persone e sebbene rimanga il dubbio che potremmo non aver superato del tutto i disturbi narcisistici correlati all’oralità dei nostri caratteri. Ce li meritiamo, l’amore e la felicità, non credi? Insomma, Evangelion è sempre stato dichiaratamente ostile alle commedie romantiche >>.
<< Molti fan si sono adirati con l’autore e alcuni hanno reagito in modo esagerato >>.
<< Se perdi il lume della ragione per queste sciocchezze vuol dire che sei pronto per le soap opera. Alla fine sei costretto a dar ragione al padre di questo mostruoso trip d’animazione quando infila la katana nella piaga >>.
<< Tu che ne pensi del finale? >>
<< Sempre per usare un’espressione tipica del Paese che ha vinto … >>
<< E taglia! >>
<< Ok, penso che per una volta ci ha proprio detto culo … Vuoi un commento più elaborato? Va bene. Asuka, direi che almeno stavolta ci è andata alla grande, considerate le premesse. Ora, lascia perdere le puttanate parareligiose e paraesoteriche che hanno raccattato da qualche riassunto dei quaderni di brutta delle scuole elementari di Harry Potter. Finalmente la storia ha un finale in cui non ti viene solo detto: questa è la vita (Aaaah Hideaki, certo che ne hai passati di momentacci!), però non chiuderti (a fiducia); ma ti viene anche suggerito: se smetti di autocommiserarti e ti dai una mossa, con un po’ di aiuto forse ti può andare bene. Quanto a noi, beh non dobbiamo strofinare la lampada di Aladino per capire che non siamo stati creati per diventare una coppia, né per vivere situazioni, chiamale situazioni, normali e soprattutto non per vivere felici insieme >>.
<< Anche tu con quell’assurda storia che siamo tossici? >>
<< Ma nooo. Prendere sul serio (e vomitare una valanga di giudizi travestiti da teoremi, a volte con una certa animosità, su) una relazione tra personaggi di fantasia è come incazzarsi con Gary Oldman perché il suo personaggio forse ha ammazzato Kennedy. No, noi non siamo tossici, né lo siamo mai stati. Serviamo soltanto a veicolare dei messaggi, ad incarnare esperienze, possibilità di relazione e addirittura interi gruppi di persone con annessi “peccati” e non mi esprimo su cosa si nasconda ancora nelle oscure profondità dell’ideatore. Tra me e te c’è chiaramente una portacontainer pieno di barili di petrolio, sufficienti a far esplodere l’amore del secolo o un’intera città (più probabilmente la seconda).
<< Però, in un modo o nell’altro ci incontriamo nel momento sbagliato (per noi come coppia) e dobbiamo fare i conti con altri fattori che ci remano contro: età, condizioni psicologiche e ambientali decisamente sfavorevoli (sempre per noi ma questa volta individualmente), terrificante background, diversi – diciaaaaamo – momenti di crescita e maturazione. E’ vero che al cuor non si comanda e l’amore non si giudica né si interpreta ma a quattordici anni avevamo bisogno di uno strizzacervelli, non solo di nuove figure genitoriali e sicuramente non del principe azzurro o di Barbie raperonzolo.
<< Del resto, senza offesa, per essere una che si era invaghita di un ragazzo solo perché le preparava il bento quattordici anni prima, l’hai menata un po’ troppo a lungo, realisticamente parlando. Va bene che sono bravo in cucina ma non ho mai sentito di un cuoco che la mattina si sveglia chiedendosi: chissà oggi le mie groupies quante mutande mi lanceranno addosso dopo che avrò impiattato il mio sufflè? >>
<< Ma io sono Soryu >>.
<< Eh sììììì, non dar retta a quelli che vogliono mantenere il Rebuild diviso dalle opere precedenti. Ce l’hanno messa tutta per chiudere i conti. I cospiratori della teoria del loop in questo caso possono tornarci utili visto che è stato generosamente offerto loro parecchio materiale per anni di inutili speculazioni. Rifletti: sebbene tutto sia lasciato alla libera interpretazione considera, prendo esempi alla come mi viene, la storia del clone che conosce il suo “originale” (che poi è letteralmente l’incontro con il tuo doppio, funzionale all’autoanalisi o al coming out, come nelle ultime due puntate di NGE), il “luogo” del nostro ultimo incontro, il cambio al volo di plugsuit con quei “quasi impercettibili” (‘tacci vostri) segni di logoramento della divisa su cui gli autori di hentai si avventeranno come avvoltoi per decenni, contribuendo così a mantenere in vita il merchandising. Se poi ci mettiamo anche il manga da cui hanno attinto a piene mani per ricostruire la tua storia familiare, vedi che finisce bene anche per Soryu. Dai, ti rivelo addirittura i miei sentimenti. Considerati, ripeto, il tuo plugsuit e la location a chi credi abbia detto “anche tu mi piacevi”, a Lamù? E’ chiaro che l’ho detto a Soryu. Le ho detto: “quattordici anni fa avevo una cotta per te”. No perché, devo essere sincero, in tutto il Rebuild non mi sono proprio accorto di essere finito tanto sotto per Shikinami >>.
<< Dovrebbe essere una consolazione? E poi non mi interessano i tuoi sentimenti per me >>.
<< E’ l’ABC dell’Asushin. Tu in NGE, quando un Angelo (non ricordo quale e non voglio andare a controllare) ha preparato una frittura mista di pesce nel tuo cervello, hai chiesto: “do you love me?”. A prescindere dal fatto che dei doppiaggi non mi fido troppo, ma mi scoccia imparare il giapponese, e volendo credere che quella domanda fosse rivolta a me e non a un signor chiunque, purché ti riconoscesse come persona e ti dimostrasse affetto, incurante del tuo ruolo di pilota, hai avuto la risposta che cercavi: “i liked you!!!”. Ho usato il giusto verbo, nel giusto modo e nel giusto tempo. Oh, non è che nel condividere con me i tuoi sentimenti ti sia sprecata. E per quanto postdatata (e, oserei dire insensata visto che era l’ultimo peso che volevi toglierti prima della fine… dopo quattordici anni) la tua è stata davvero una dichiarazione di merda, mentre della mia si può dire soltanto che è stata a dir poco inappuntabile, non foss’altro perché non ti ho messo le mani addosso.
<< E cosa ne ho avuto in cambio? Neanche un grazie. Per venticinque anni sono stato travolto dalle tue urla infarcite di insulti e te ne sei uscita con un misero Bakashinji che alcuni hanno voluto interpretare come espressione di un sentimento di natura romantica ancora vivo nei miei confronti… o dei pranzi che ti preparavo a quattordici anni. E qui taccio, altrimenti inizio a bestemmiare. Qual è stata la tua risposta? Tutta timida ti sei girata di culo (in Evangelion, strano no?) e non mi hai detto niente. Se avessi saputo che bastava così poco per addomesticarti avrei speso la paghetta almeno per regalarti dei cioccolatini. In questo modo avrei risparmiato una decina di offese mortali e quasi certamente non avrei provocato il Third impact. Asuka, eravamo due quattordicenni sbandati. Sognavi forse Paolo e Francesca, Tristano e Isotta, Dante e Beatrice, Bonnie & Clyde, Tarzan e Jane, Mulder e Scully, Bob e Laura Palmer, Sam e Dean Winchester? >>
<< La smetti? >>
<< Scusa, ci stavo provando gusto. Comunque, ripeto, il finale è decisamente buono per entrambi. Per quanto riguarda te dobbiamo usare il superlativo, visto che, veramente, sul tuo personaggio si sono accaniti di brutto. Eri ad un passo dal superare il dolce Remi come protagonista di anime più sfigato della storia. Ma che hai fatto? Hai dato buca al regista, hai rigato la macchina al produttore, hai confessato in mondovisione che simulavi tutti i tuoi orgasmi? >>
<< Ti rendi conto di cosa mi hanno fatto passare nella serie, in tutti i film e anche nel manga? >>
<< Lo so, è terribile. Credimi, sono anni che ci sto male, al punto che spesso dimentico ciò che ho passato io >>.
<< Nell’ultimo film ho scoperto di essere cresciuta praticamente in un campo di prigionia >>.
<< Non che voglia cedere alla tentazione di una facile battuta ma, sai, il Gheirn … in Germania pensavi avesse allestito una comunissima base paramilitare? In Germania?  E’ chiaro che si trattava come minimo di uno stalag. Poteva andarti meglio, certo, però dubito che un altro autore ti avrebbe fatto crescere in una spa. Dai non piangere, la storia ha vendicato quest’offesa >>.
<< Come? >>
<< La Germania è uscita ai calci di rigore agli ultimi Europei >>.
<< Ma come ti vengono in mente certe fesserie? >>
<< Asuka, sei un disegno animato. Cosa dovrei fare, bombardare Berlino? >>
<< Se all’epoca avessero fermato tuo padre e quelli della Seele … >>
<< Addirittura! Senza andare troppo lontano, sarebbe bastata una denuncia anche anonima ai Servizi Sociali o una chiamata a telefono azzurro. Ma sai, stavi in Germania… >>
<< In tutti i film e nel manga sono stata costretta a pilotare dall’età di quattro anni. Ti sembra giusto? >>
<< Perché a tredici anni è normale? E’ mancato l’intervento della Procura presso il Tribunale per i Minorenni. Forse saremmo finiti in una casa famiglia ma, considerato l’ambiente che frequentavamo, anche la capanna di marzapane della strega di Hansel e Gretel sarebbe stato un bel salto di qualità >>.
<< Quello che ha fatto tuo padre, però, non è niente rispetto ai casini che hai combinato. Alla fine è sempre e solo colpa tua >>.
<<  E te pareva! Ogni tanto dimenticalo il copione >>.
<< Tu avresti dovuto … >>
<< Cosa, salvarti? Ma almeno mi hai ascoltato? Libera interpretazione: per alcuni ti salvo, per altri ti salvi da sola, per altri sei stata già salvata da Kensuke. Dopo venticinque anni finalmente sei salva. Da me cosa vuoi, la casa e la macchina? E te le lascio, per la miseria >>.
<< Io sono la Soryu di EoE >>.
<< A me lo dici? Cioè, in questa storia, se vogliamo essere precisi, sei una interpretazione, con annessa evoluzione, della Soryu di NGE+EoE arricchita da una ricca spolverata di Shikinami fino a “Q”… per ovvie ragioni >>.
<< Io ho una madre che mi vuole bene, ho conosciuto mio padre anche se era un lurido bastardo e… che ne è di quest’Asuka? >>
<< Non è che per me sia tutto rose e fiori. Lo Shinji del Rebuild è un filino diverso da quello di NGE e, soprattutto di EoE, non so se te ne sei accorta.
                                                                                                                            Comunque End of Evangelion si è concluso ventiquattro anni fa, spiacente. Nell’ultimo film sono chiari sul punto… giusto per metterla in quel posto ai teorici del loop di prima.
<< Quella storia bellissima, che implora il T.S.O. per chi l’ha partorita, dall’inizio alla fine (soprattutto alla fine), non poteva ripetersi. Aveva un suo senso a quell’epoca, anche la nostra relazione (molto ipotetica) poteva avere un senso in quanto a seguirci era soprattutto un pubblico di adolescenti che, attraverso un anime, aveva la possibilità di imparare, tra le altre cose, ad uscire dal guscio e a vivere nel mondo reale, dove esistono relazioni reali, tante possibilità reali e tanti pericoli reali e poteva sognare che Shinji e Asuka, ancora in piena pubertà, andassero praticamente con tutti o che potessero crescere insieme e vivere per sempre felici e contenti come se l’entropia non esistesse nel nostro universo. Eravamo due ragazzi su cui altri ragazzi potevano fantasticare. Se me lo permetti, preferirei sorvolare sulle fantasie. Sai, nel caso ci leggessero in prima serata.
<< Comprendi: se non regali anche il sogno dell’amore romantico ai ragazzi, sebbene chiaramente non sia mai stato questo l’obiettivo (però, quella cacata di Dragon Dentist l’hanno realizzata proprio grazie agli amanti delle coppie e ai cospiratori di tutte le teorie), a chi lo devi donare, alle casalinghe disperate? Sarebbe meglio. Tuttavia, dopo un quarto di secolo quel pubblico è cresciuto e a me, ma anche a te, è toccato rappresentare una “generazione di bambini” che ha paura di maturare e di prendere di petto la vita, di provarci perché la vita la teme; che ancora in svariati sensi e modi si immedesima in modo eccessivo nei personaggi e prende un pizzico troppo sul serio i cosplay e le… collezioni di bambole (a proposito di clone, fatteli un paio di ragionamenti).
<< Possiamo scomodare Myazaki quanto vuoi per addolcire la pillola, la vita sa essere stronza ma, dio, può essere dolce. C’è tutto, tutto ciò che temiamo e tutto ciò che desideriamo e dobbiamo morderla per il semplice gusto di farlo senza se e senza ma. Se vuoi il bello devi accettare il brutto, se ti piace l’ordine devi accettare il caos, se vuoi vincere devi accettare che esiste la sconfitta, se vuoi l’unione apprezza il fatto che non sarebbe possibile senza separazione. Rinunciare per paura a tutto questo e al cambiamento che lo sostiene è come sprecare i soldi del biglietto. Anche per tali ragioni l’idea della maledizione degli Eva è un’altra figata >>.
<< Maledizione di cui, quindi, ammetti di essere la causa in tutti i sensi >>.
<< E figurati! Guarda, devo proprio dirtelo: mi manda in bestia che la produzione abbia scelto proprio te, sempre te, una disadattata cronica, per impartire lezioni a me, un altro disadattato cronico. Mi vomiti addosso giudizi e sentenze da quando ti conosco, poi al momento della verità ti ricordi che sei un groviglio di traumi e nevrosi e forse anche che fai parte del sesso debole, piangi e scateni nel pubblico gli attacchi di cura parentale insieme ad una tonnellata bonus di insulti al sottoscritto… ad un QUATTORDICENNE che non esiste neanche. Evolvetevi o tornerete al Pleroma[29]!!! Asuka, lo sai che mi hai rotto?! 1) l’ha creata l’autore ’sta benedetta maledizione degli Eva, l’autore vero non quel tentativo di scrittore che fa finta di essere uscito e invece sta trascrivendo ciò che dico; 2) maledizione degli Eva = aiuto, fuoco brutto, non voglio crescere, ho paura. Firmato Shinji e controfirmato Asuka. Evangelion non è una storia d’amore, narra di un disagio minorile >>.
<< E la contaminazione? >>
<< Ma che è, quando non ti conviene torni ad essere Shikinami? Alloooora, a Toji, nelle stesse circostanze ho maciullato una gamba e un braccio. Hai forse saputo che anche lui è stato contaminato? No… e quindi? La tua ibridazione con un Angelo è unicamente colpa dell’autore. Comunque, tornando al discorso che stavo facendo, a noi… d’accordo, soprattutto a me tocca assumere i peccati di ‘sti trentenni e quarantenni che ancora non si sanno soffiare il naso >>.
<< E chi sei, Cristo[30]? >>
<< Non so perché ma mi “attizza” più l’immagine del cane di paglia propria della tradizione taoista. Cioè, secondo me, dal punto di vista antropologico e della psicologia del profondo, mantenendo il focus sulla figura ancestrale del capro espiatorio, non è che parliamo di galassie tanto lontane… ma non divaghiamo. Stavolta, ringraziando tutti i kami, c’è il lieto fine. A proposito di fine, la finisci di interrompermi? >>
<< Uffaaaa >>.
<< Dunque, a noi tocca – non sbuffare! – a noi tocca, nel Rebuild, fare da specchio anche a tutti quelli che il messaggio di NGE e di EoE non l’hanno capito o non l’hanno saputo mettere in pratica o, al primo vero ceffone, hanno rinunciato a metterlo in pratica oppure si sono fissati sui pairing. A tal proposito apro una parentesi. In venticinque anni, quasi ventisei, hanno realizzato sei film, una serie tv e un manga, e mi riferisco soltanto alle opere canon (nonostante Sadamoto sia da sempre in odor di eresia). Ridurre tutto sto po’ po’ di roba a chi ama chi e a chi la dà a chi è come abbattere una quercia millenaria per ricavarci un paio di stuzzicadenti. Considera anche che raramente le cotte adolescenziali evolvono in un rapporto a lungo termine >>.
<< Ma se la nostra comitiva ha la percentuale di matrimoni più alta nella storia dell’universo. E hanno anche il coraggio di dirci che l’amore nasce quando meno te l’aspetti >>.
<< In effetti sa un po’ di presa per il culo. Ma che avrebbero dovuto fare, eccedere in realismo e sviluppare nuovi personaggi? Quanto ci avrebbero messo a concludere la saga? Evangelion sarebbe diventato una specie di faida multigenerazionale. Nell’ultimissimo film ci saremmo ritrovati in un ospizio e, a causa di una probabile demenza senile in stato avanzato, non ci saremmo neanche riconosciuti, né per la stessa ragione ci avrebbero riconosciuti i fan della prima ora. Ehi, considera che Hiroito non è sopravvissuto per vedere che fine facciamo. Io ci sono rimasto un po’ male. Chiusa la parentesi a noi tocca, dicevo, impersonare tutti quegli squilibrati senza i quali il prossimo blu ray di 3.0+1.01:[(y-15) x (zx+radice quadrata di q alla trentesima)], con inclusi in esclusiva gli imperdibili cinque minuti complessivi di commento dei doppiatori, la cui opinione vale quanto quella della donna delle pulizie che lavora in nero presso lo studio di produzione, non avrebbe mercato >>.
<< Cattivo >>.
<< Beh se vuoi i miei soldi e mi devi pure sputare in faccia, fanculo, non me la tengo >>.
<< E tu perché paghi? >>
<< Io pagare? Ma quando mai! Scaricherò  tutto illegalmente come sempre >>.
 
L’autore tiene a precisare che si dissocia fermamente dalle affermazioni del personaggio, notoriamente ostile all’autorità, refrattario al rispetto delle regole, nonché affetto da gravi turbe di carattere psicologico.
L’autore aborra, aborru, aborr .. Come si scrive?
L’autore esprime la sua ferma condanna nei confronti di ogni condotta illegale tesa a violare la normativa sul diritto d’autore mediante download o condivisione non autorizzati di un’opera.
 
<< Ero sicuro che ci stessi ascoltando. Almeno sta’ zitto e non fare il bacchettone con me! Ti conosco da più di quattro anni, quindi occhio! Frecciatina velenosa a parte, Asuka, era necessario prenderli a schiaffi ‘sti bamboccioni. Ma poiché l’ultima volta non è servito usare soltanto il bastone, adesso l’autore ha compreso che, dopo aver tumefatto gli zigomi (e non solo) dei fan di Evangelion, offrire una carotina accompagnata da una carezza poteva avere il suo porco perché >>.
<< E per quanto riguarda la generazione del Rebuild? >>
<< Se non hanno visto EoE, cazzi loro! Ciò che conta è che, per noi che proveniamo da EoE, era necessario concludere la storia e ovviamente l’unico modo per costringere gli eventi ad evolversi nella direzione dell’esito sperato era continuare a sbriciolare gli arcimboldi ad una sola persona e ancora una volta… >>
<< Ho capito: hanno scelto me per prendere a schiaffi te. Stai esagerando, ti avverto >>.
<< Non potevamo salvarci a vicenda, non eravamo in grado neanche di guardarci. Entrambi dovevamo essere salvati, Asuka >>.
<< Però ti ho dimostrato di essere maturata, mentre tu sei rimasto un bamboccio >>.
<< Allora dillo che le vuoi! Chi lo dice? Tu? Pensi di potermi giudicare estrapolando dal contesto solo le chiavi di lettura che sostengono la tua tesi dimenticando che soprattutto l’ultimo film è un intreccio inestricabile di categorie di significato e piani interpretativi e che è praticamente impossibile seguire un unico filo narrativo senza perdere per strada milioni di pezzi? Hai solo fatto la differenza tra un uomo e un ragazzo, bello sforzo, e ci hai messo quattordici anni. Un gallo può ammirare per tutta la vita un’aquila ma anche se sbatte le ali non vola e di certo non è in grado di insegnare il volo ai suoi pulcini. Ora ti spiego io il perché della sciocchezza che hai appena sparato. Il tema centrale, per non dire la chiave di volta, del film è Shinji cambia, Shinji cresci perché tanto alla vita non gliene fotte niente e va avanti comunque.
<< Quale insulso ragionamento ti porta a credere di essere cresciuta prima? Perché hai chiesto ad Ayanamai di portarmi il pranzo e per avermi detto fa’ del tuo meglio, forse finalmente intuendo che ero un ragazzino… come te? Dopo avermi preso a calci in bocca nel 3.0, pur sapendo che ero uscito da un “coma” (seee, proprio un coma) di quattordici anni, dopo avermi perculato in tutti i modi possibili, nella prima parte dell’ultimo film, me che avevo appena scoperto il casino che avevo lasciato e visto la testa di Kaworu esplodere nel microonde; dopo che non ne hai indovinata una neanche a fortuna >> Shinji sembra imbestialito, << nel centro dell’unica zona di confort che avevi trovato nell’universo e protetta dal pluriennale mega ombrello di papà Kensuke (che praticamente è un Kaji ripulito e non ossessionato per i profani sebbene, secondo me, sia un’altra versione di Shinji per gli eletti) tu mi partorisci soltanto questo e ti permetti pure di dirmi che sei cresciuta… letteralmente venti minuti prima di me?   
<< D’accordo che siamo anime pure >> procede come un fiume in piena << e che per noi un passo compiuto nella direzione dell’empatia e della maturità emotiva equivale a tagliare il traguardo di una maratona ma, per me,da Shikinami potrei ancora accettarlo e al massimo le farei lo sgambetto mentre si prepara a salire a bordo del suo Eva ma, poiché ho ancora Soryu che mi fischia nelle orecchie, così d’istinto, ora ti direi di prendere il meglio di me e di ficcartelo su per il… >>
<< Aaaah, adesso basta! >>. Asuka ora è chiaramente infastidita (e a giudicare dall’espressione che assume il suo volto non se ne starà zitta ancora per molto, n.d.a.).
<< Capisco che è l’equivalente della lezione che aveva cercato di impartirmi Kaworu nel terzo film (non mi chiedere di citarti la frase precisa altrimenti non ne usciamo. So che ha a che fare con un pianoforte e che mi hanno dato del gay) e che, come al solito, la busta era indirizzata a me mentre il messaggio era riferito a tutti gli spettatori (… non c’è bisogno che mi spieghi, vero?), ma vuoi mettere la differenza di stile? Poi giustamente qualcuno rimprovera agli AsuShin che non comprendono quantomeno la tranquillità del KawoShin.
<< Imbecille! >> Asuka si gira e si allontana a passo sostenuto con le braccia tese e i pugni serrati.
<< Ahah! Scappa, scappa come fai sempre quando si tratta di usare il buon senso. E’ facile >> Shinji alza la voce per farsi sentire visto che Asuka non accenna a fermarsi << puntare l’indice quando devi sparare i tuoi preconcetti ma quando ti viene rinfacciata la verità, smetti di parlare e fuggi. E TU OSI GIUDICARE ME?! Ehi, mi dici dove stai andando, Asuka? >>
<< In un’altra fanfiction, idiota! >> grida Soryu.
<< Dopo tutta ‘sta fatica? Torna indietro. Dai, non fare l’offesa. Se ti aspetti che ti segua hai capito male, sei tu che devi venire da me proprio qui >> indica un punto non meglio precisato davanti a sé << dove ho disegnato il calco dei tuoi piedi con il gesso >>.
<< Vai al diavolo! >> urla ancora più inferocita Asuka senza voltarsi.
<< Vacci tu! IO NON CORRO DIETRO A UNA COME TE … Ma che rottura! >> Shinji sbuffa e parte all’inseguimento della rossa.
Una volta raggiunta l’afferra per un braccio.
<< Lasciami! >> grida Asuka divincolandosi.
<< Aspetta! >> ribatte Shinji che azzarda un secondo tentativo. A contatto avvenuto stringe la presa e la fa girare. Asuka è in lacrime.
<< SHINJI, SEI UN BASTARDO >>. Ovviamente è Soryu che parla e tira un pugno al petto del bastardo.
<< Ma che ti è preso? >> domanda sorpreso Shinji. Però anche tu. L’avrebbe capito pure un alieno che hai esagerato con la confidenza (n.d.a.)
<< Che mi è preso? Ti senti soddisfatto? Faccio qualcosa di buono, dimostro di essere cresciuta almeno un pochino, supero da sola le mie crisi e non dici niente? Ho ricevuto apprezzamenti da tutti, TUTTI e DA TE MAI!!! Lo so che faccio troppo poco, lo so che sono sempre aggressiva con te. Tu chiedi di essere compreso e quando ci provo, perché io almeno ci provo, non dici mai niente, non fai mai niente e, se fai qualcosa io finisco all’ospedale oppure non mi cachi neanche per finta.
<< Lo so che SONO SBAGLIATA >> Asuka grida come una furia e piange senza pace << mi danno della troia, della lunatica, della tossica, dell’immatura e tu non mi difendi. Mi fanno del male e tu non mi difendi. Eppure c’è sempre qualcuno che prova a tirarmi su di morale; tu, invece, ti preoccupi solo di una manica di stronzi che ti insultano. E tu, cellula epiteliale di Hemingway, se osi censurarmi ti mando in orbita i testicoli con un calcio >>[31]. Mi hai convinto, (n.d.a).
Shinji è annichilito da un tale slavina di verità e aggressività, sposta una gamba a prudente copertura del pacco ma non rinuncia a lasciarle il braccio (credo dipenda dal fatto che se n’è dimenticato, n.d.a.). Sulla sua faccia si può leggere lo stupore di chi ha scoperto l’altra metà dell’universo che fino a quel momento era rimasta nascosta alla vista, a causa delle fette di prosciutto sugli occhi e anche dei muri che proprio l’altra metà dell’universo aveva sapientemente costruito.
Non ne sono sicuro ma credo che in lui si agitino sentimenti di compassione, dispiacere, disgusto per se stesso e forse ora è consapevole di essersi comportato come un fumante  pezzo di popò, (nda).
<< Asuka >> riesce solo a pronunciare il suo nome.
<< IN VENTICINQUE ANNI >> Soryu non ha finito e frantuma gli umani limiti di tollerabilità acustica, << nonostante tutto ciò che di buono ho provato a fare, nonostante i miei difetti, i miei problemi, nonostante io sia sempre stata una disadattata, non mi hai mai rivolto una parola di incoraggiamento, non mi hai mai chiesto come mi sentissi, se avessi bisogno di qualcosa, neanche perché me la prendevo con te. Tu o non dici niente o mi fai male o reagisci come se ciò che dico fosse un’accusa da Inquisizione spagnola e ti metti sulla difensiva. E nell’ultimo film ti sei limitato ad un grazie, un mi piacevi, un salutami Kensuke e un biglietto del treno. Oh già, dimenticavo: non hai cercato di strangolarmi o violentarmi, devo proprio ringraziarti >>.
<< Ma io stavo creando un mondo e … >> Shinji tenta di difendersi.
<< CHIUDI IL BECCO! >>
<< Ah … D’accordo >>.
<< Dopo venticinque anni è questo il meglio che sai fare? E ora mi imbottisci di insulti? Perché cavolo ce l’hai tanto con me? Che diavolo ti ho fatto? >>
Intenerito, un po’ intimidito e chiaramente in colpa, Shinji abbraccia Soryu, vincendo con pazienza le resistenze, a dire il vero non proibitive, della Second, e poggia le labbra sui suoi capelli. Asuka si lascia avvolgere ma coglie l’opportunità offerta dalla corta distanza per colpirlo letteralmente ai fianchi. << E non dirmi che puoi farmi l’elenco >> anticipa il bastardo asciugando le lacrime sulla sua maglia. << Non sarebbe affatto giusto. Neanche tu hai il diritto di buttarmi addosso tutto questo fango >> piagnucola mentre l’ira di pochi secondi fa sembra un lontano ricordo. Dubito che assisterò ad un bagno di sangue. Peccato avrebbe aumentato l’audience (n.d.a.).
<< Hai ragione, Asuka. Non ti ho mai detto quanto fossi brava, quanto fossi fantastica >> bravo Shinji l’hai capita eh? << Certo non ho avuto molte occasioni di dirtelo quando impersonavi Shikinami e so che come Soryu mi avresti mandato a quel paese. Però è un fatto che non ti ho mai sostenuta, non ho mai cercato di ascoltarti, non ti ho mai detto che mi piacevi se non alla fine, non ti ho mai detto che sono felice di averti conosciuta >>.
<< Perché? >>
<< E che ne so? Forse perché sono sempre stato anch’io un disadattato, pensavo di essere sbagliato e perdevo il mio tempo a capire perché fossi sbagliato. Inoltre, ora che ci rifletto, ti dico che un po’ sono invidioso di te >>.
<< Di me? >> Asuka si scolla dalla maglia di Shinji e lo fissa con attenzione mostrando una faccia da post pianto, con annesso broncio infantile, che farebbe impietosire anche Jack lo Squartatore.
<< Sì >> Shinji avvicina la fronte. << Tu cresci sempre un po’ prima di me, superi le tue crisi un po’ prima di me e, tranne nell’ultimo film, devi cavartela senza di me. Sì, sono invidioso >>.
Soryu rituffa la faccia sul torace di Shinji. << Finalmente mi abbracci, stupido >>.
<< Avrei dovuto farlo più spesso >>.
<< Shinji >> biascica con una guancia legata chimicamente al tessuto della maglia di uno dei personaggi più controversi nella storia degli anime.
<< Dimmi >>.
<< Non mi hai mai chiesto scusa >>.
<< Ma se non sto facendo altro >>.
<< A Shikinami, forse… e in questa fanfiction. A me mai >>.
<< Perché accetteresti le mie scuse? >>
<< Certo che no >>.
<< E allo … Ah! Vuoi che ci provi ugualmente, vero? >>
<< Se non ti distuuurba. Dimostrerebbe almeno che hai un minimo di coraggio >>.
<< D’accoooordo … >> Shinji tira un profondo respiro. << Asuka, perdonami per tutto, per i miei sbagli, la mia stupidità, il mio egoismo, per non averti mai guardata, per non essermi sforzato di capirti, per non aver avuto il coraggio di farmi capire. Perdonami >> ad ogni perdonami stringe più forte Soryu e le bacia la fronte << se ti ho fatto del male e ho lasciato che te ne facessero. Perdonami perché non ho tentato o, se l’ho fatto, non ci ho provato seriamente >>.
<< Shinji >> mugugna Asuka.
<< Che c’è? >> chiede Stupishinji.
<< Le tue scuse fanno schifo >> ribatte con la guancia talmente attaccata alla maglia che probabilmente sarà necessario un intervento chirurgico per staccarla.
Non visto da Soryu, Shinji muove le labbra ma non emette un suono (le muove velocemente, perciò non riesco a leggerle. Colgo il senso di poche parole e sono tutti insulti o parolacce. Non ne sono sicuro ma deve aver anche bestemmiato (nda), poi finalmente risponde con voce cavernosa: << però erano sincere >>.
<< Davvero, Shinji? >>. Niente operazione, Asuka si stacca con facilità (nda).
<< Vuoi attaccarmi alla macchina della verità? >>
<< Perché ne hai una a portata di mano? >>
<< … Posso concludere, così riprendiamo con la storia? >>
<< Va bene, prima però passami un fazzoletto >>.
Shinj osserva la sua maglia con l’aria di chi sta pensando perché ne hai ancora?, poi guarda Soryu: << siiii, ti do il pacchetto se vuoi >>.
<< Ah Shinji >> Asuka si è appena soffiata il naso senza preoccuparsi troppo di fare rumore e già che c’è strofina la faccia e la frangia sul mento dell’ex pilota come una bambina che fa i capricci perché assonnata, << ti dà fastidio sapere che nell’ultimo film in pratica combatto per difendere Kensuke? >>
Shinji resta in silenzio e sembra riflettere.
<< Sì, d’accordo, magari non proprio o non solo per lui >>.
Shinji non dice niente perché in realtà sta cercando con la lingua di sfilarsi dalla bocca i capelli di Asuka; probabilmente teme che sputarli potrebbe sembrare brutto.
<< E va bene va bene, ho capito >> Soryu gonfia le guance. << Certo che sei puntiglioso! In realtà combattevo perché… >>
Finalmente Shinji può parlare: << non ti giudicherei >> dice < neanche se ammettessi che combattevi unicamente per te stessa, per essere guardata, per semplice orgoglio o perché temevi di non saper fare altro. Hai sempre trovato la forza di combattere, questo mi basta. Quel giorno io non l’ho trovata. Comunque la vedi sei più in gamba di me >>.
<< Però … anche tu quando decidi di lottare non sei tanto male >>. Ecco lo scoop: Asuka quando vuole sa cinguettare (nda).
Shinji fa il paraculo, si gode il momento e, dopo averla invitata a guardarlo carezzandole le guance con i pollici risponde emozionato: << grazie Asuka. Detto da te significa molto >>.
Asuka ha vinto su tutta la linea e gli concede il gol della bandiera con un bacio all’apparenza distratto sulle labbra.
<< Ho quasi finito. Un paio di considerazioni soltanto >>.
<< Ah, aspetta! Dimmi solo questo: davvero Soryu ti dà tanto fastidio? >>
<< Ma no, Asuka. Lasciami scherzare un po’. Non sai la fatica che sto facendo per non insultare tutti quelli che, come mi hai anticipato, ti hanno dato della troia o della malata di mente. Per quelli che insultano me e sprecano tempo, soprattutto, a fare le pulci alla mia sessualità (perché a quanto pare il mondo è pieno di scienziati che hanno tanto tempo libero e una specializzazione in teoriche disfunzioni della sfera sessuale di personaggi inventati), sto concordando con lo scribacchino un altro “stacco” come questo. Sono tutti bravi a giudicare, a giudicarci perché, pur essendo gli “alpha” del racconto, siamo troppo veri e problematici perché sia possibile immedesimarsi in noi (o forse perché è troppo facile). Ci odiano perché siamo ciò che temono di scoprire in se stessi, per questo è più giusto dire che siamo cani di paglia. Non lo sanno ma ci accusano di averli traditi mentre grazie a noi si purificano. Almeno con l’ultimo film hanno i loro eroi. Forse la smetteranno di rompere le palle e passeranno ad un altro anime >>.
Asuka gli dà un altro bacio. << Grazie. Su continua! >>
Shinji la bacia sulla fronte, tira un lungo respiro e imposta un sorriso finto da clown. << Aspetta che mi concentro, ci sono quasi… >>
<< A proposito di sessualità >>.
<< A ripensarci sei un po’ stronza. Comunque, come stavo … Cosa stavo dicendo? Ah si. Quando ci è stata data la possibilità di non restare soli, di ricostruire quella fiducia di base che ci era stata negata in parte NGE e del tutto in EoE, siamo riusciti, anche se sarebbe più giusto dire sono riuscito (ma non voglio litigare), a… crescere, ad acquisire gli strumenti necessari per prenderci cura di noi stessi e forse anche degli altri. Poi come andrà, sono fatti di ciascuno. Dopo venticinque anni anche noi abbiamo diritto ad una certa privacy. Non fare quella faccia, in fondo non esistiamo, siamo solo personaggi >>.
<< Quindi, che hai deciso? Ti arrendi e te ne vai anche tu? >>
<< Asuka, EoE è finito tanto tempo fa. Continua per chi vuole che continui, continua nella fantasia di ogni singolo fan, al diavolo continua nelle fanfiction. Credi che siamo gli stessi Shinji e Asuka del 1997? Credi che siamo gli Shinji e Asuka canonici … qui? >>
<< Siamo diversi perché siamo cresciuti insieme >>.
<< Siamo personaggi dell’ennesima fanfiction, mi chiedo se sotto certi aspetti non siamo cloni anche noi >>.
<< E questo ti dispiace? >>
<< No, sono cosciente dell’unicità della mia esistenza e non  ho bisogno di usare la scusa del clone per autocommiserarmi (perché, sia chiaro, la differenza tra me e te è sempre più di quantità, se non di pubblicità, che di qualità). In fondo mi piace ciò che sono >>.
<< In cosa saresti diverso dagli altri Shinji? >>
<< Esperienze diverse mi hanno reso un uomo diverso. E poi l’autore mi ha praticamente tirato un calcio in culo e buttato nella fosse dei leoni >>.
<< Perché non è in grado di gestire scenari troppo complessi >>.
<< Condivido in pieno. So che, però, ci proverà dopo il xxx° capitolo. Tuttavia, anche questa storia non è che finirà come qualcuno potrebbe aspettarsi. Ho letto la bozza dell’intero racconto, quindi so di cosa parlo. Del resto, non è mai stata una storia d’amore >>.
<< Credi che il finale di questo obbrobrio sia buono? >>
<< Penso di aver capito le motivazioni di quel sociopatico e, a dirtela tutta, non mi dispiace morire. Anche lui vuole liberarci dalle nostre maschere e trovo poetico, sebbene un po’sadico, che mi costringa ad affrontare tutto questo casino per vedermi adulto e soprattutto capace di portare noi due lontano da quella spiaggia, anche se non vivremo felici e contenti, almeno come Shinji e come Asuka. E in questo sembra aver colto un aspetto di Evangelion che a me piace molto, certo per quanto mi riguarda: Shinji Ikari come personaggio di un anime che combatte contro l’anime stesso per guadagnarsi il diritto a giocarsi le sue carte nella vita vera >>. 
<< Però, non mi hai risposto? Tu che vuoi fare? >>
Shinji poggia le labbra sulla fronte di Asuka e la stringe. << Non vado da nessuna parte. Seguirò il copione al meglio. E poi dopo ventitré capitoli in cui c’è più sangue che tenerezza, se l’autore prova a mollarci senza farci neanche sentire l’odore dell’amore, anche quello romantico, giuro che lo prendo a pugni >>.
<< Che ne dici >> Asuka investe nuova energia nell’abbraccio << se, quando anche questa commedia dei pazzi sarà giunta al termine, quando non saremo più Shinji e Asuka ma soltanto noi; che ne dici se ci proviamo? >>
<< A vivere insieme? >>
<< Quanto corri! Intendevo frequentarci … per capire se, liberati dai nostri ruoli, tra noi può funzionare >>.
<< Cosa proponi? >>
<< Perché non mi inviti a uscire? >>
<< Intendi un appuntamento? >>
<< No, una rivisitazione storica della prima guerra mondiale. Ma sei proprio stupido!
<< Me lo merito. Però, io non so come funziona un appuntamento, non ho mai fatto una simile esperienza. Tu che suggerisci? >>
<< Devo occuparmi di tutto io? >>
<< Cioè non sai darmi nessun suggerimento, vero? >>
<< Io ho avuto un mezzo appuntamento, niente di più >>.
<< Facciamo così: mi preparo come se dovessi andare a caccia. Elaboro una decina di piani, studio le zone, i locali e chi li frequenta, e in più rapino qualche narcotrafficante così puoi scegliere secondo i tuoi gusti e, se qualcosa non dovesse andare per il verso giusto, avremmo un sufficiente numero di opzioni da considerare.
<< Tu si che sai essere romantico! Ti ho chiesto un appuntamento, non di organizzare un attentato terroristico, maledetto pazzo sanguinario >>.
<< D’accordo. Allora improvvisazione brutale. Nessun programma, ci adattiamo, seguiamo le sensazioni e come va va >>.
<< E questo sarebbe un appuntamento? Con chi credi di uscire, con la figlia del lattaio? >>
<< Ho paura che, quando si tratta di te, qualunque sia la versione con cui mi relaziono, il copione c’entri poco >>.
<< Che vuoi dire? >>
<< Niente … Idea! Io mi preparo come se dovessi svaligiare la banca nazionale giapponese ma fingerò di improvvisare così faremo anche tutto quello che vuoi tu >>.
<< Però non è onesto >>.
<< E vienimi incontro ogni tanto >>.
<< Sarà meglio che sia la madre di tutti gli appuntamenti >>.
<< Non mi aiuti >>.
<< Scuuuusa >>.
<< Shinji le bacia le guance e passa una mano dietro la nuca. << Senti, visto che la storia è ancora un po’ lunghetta, ti va se … >>
<< Non te la do >>.
<< E che palle!!! >>
<< Come ha detto la mia omologa diversamente adulta nel capitolo precedente, non ti basterà un primo appuntamento a dir poco perfetto. Dovranno seguirne molti altri e, se alla fine io riterrò che valga la pena darti una chance, potrei anche decidere di portare la nostra relazione ad un livello successivo. Non sei così interessante come credi e io non sono sicura dei tuoi sentimenti >>.
<< Tanto per essere chiari: a parte il fatto che dopo venticinque anni di tira e molla mi scuserai se ho ancora il capriccio di aprirti come un frutto di mare, sono pronto a giocarmi un occhio… >>
<< Non ti conviene >>.
<< Giusto. Mi gioco una … No, quelle non me le gioco. Insomma, sono convinto che anche tu, ripeto dopo venticinque anni, non veda l’ora di saltarmi addosso e spolparmi vivo, e probabilmente non rinunceresti a sgranocchiarmi le ossa da bravo meticcio di pastore tedesco. E poi non ti ho chiesto di regalarmi un rene >>.
<< Shinji >>.
<< Va bene, aspetterò >>.
<< Non è per questo. Io mi sono mostrata nuda davanti a te e tu sei scappato >>.
<< Plaudo al contrappasso, però stiamo sempre lì. Cosa ti aspetti da un otaku (EoE) che, nonostante gli anni, è rimasto bambino (Rebuild) e che si è fatto una sega su una ragazza seminuda e addormentata (leggi: bambole, personaggi del mondo dell’animazione o dei manga, figurine ecc)? E, per inciso, finché te lo meni per queste ragioni a quattordici anni, quando secondo l’id quod plerumque accidit le tue possibilità di perdere la verginità sono quasi pari a quelle che ha un neonato di abbattere a colpi di rutti un orso bruno, posso pure capirlo e non faccio il moralista come certi autori di anime il cui cognome indica un ciclo di rivoluzione della Terra intorno al sole. Cioè anche dopo, che mi frega … Insomma, gli hentai sono una forma commerciale e, pertanto, degradata di una tradizione artistica e culturale molto sofisticata e affascinante[32] però, se nel frattempo. tra un fumetto, una fantasia e una sega occasionale, provi anche a farti la ragazza, non è che commetti peccato mortale.
<< Inciso a parte, secondo te come può reagire una simile carcassa ambulante di fronte ad una donna vera che non gliela fa vedere ma gliela spara addosso con un mortaio? E’ chiaro che vomita e scappa. Non te la prendere con me, ti trovo stupenda anche quando sei vestita ma, senza infierire troppo su una generazione di poveri sbandati, da millenni costruiamo interi sistemi religiosi, morali e giuridici (o interpretazioni deviate degli stessi) per sottomettervi e illuderci di avere un qualche potere sulla bernalda >>.
<< Non ti ho chiesto di continuare a fare lo stupido >>.
<< E quando mi ricapita l’occasione di farlo… con predeterminazione? >> La bacia sulle labbra.
<< E questo perché… >>
<< Fa’ finta di niente! In fondo è il bacio di un dio. Dai, torna ad essere un’adolescente e riprendiamo. Questo capitolo è già molto lungo e l’autore si lamenta sempre di avere troppo materiale da revisionare e poco tempo per farlo >>.
<< Perché è pigro >>.
<< Sii comprensiva con quello squilibrato >>.
<< Ah Shinji … >>
<< Dimmi >>.
<< Ho visto la tua versione adulta. Sei proprio brutto e hai le orecchie così a sventola che se inforchi gli occhiali potresti usarle come tergicristalli >>.
<< Amore mio, è vero che ti hanno inzoccolita parecchio nell’ultima scena e, quindi, a più di qualcuno sarà sfuggito ma in un frame (grazie spacciatori di camrip) hai il mento talmente a punta che se me lo dai in faccia non mi complisci, mi trafiggi; inoltre, anche tu, se sbatti troppo forte le orecchie, rischi di decollare. Fossi in te non farei tanto la splendida >>.
<< Shinji, sei proprio uno stronzo >>.
<< Anch’io ti voglio bene >>.
<< Ah, Stupishinji, stavo per dimenticarmene >>.
<< Cosa stavi per dimenticare? >>
<< Che sei davvero tonto >>.
<< Uffaaa! Va bene, sono tonto ma … esattamente per quale motivo … stavolta? >>
<< Hai detto che questa non è una storia d’amore >>.
<< Ho detto la verità >>.
<< Sei stato sincero ma non hai capito che è veramente una storia d’amore e che in questo momento siamo uniti >> Asuka bacia quello stupido di Shinji. << Ricordati che sei dentro di me >>.
<< Ssshhh! Non spoilerare uno dei significati del racconto >>.
<< Capirai in quanti ci leggono! Quei pochi che arriveranno fin qui probabilmente dimenticheranno presto. Inoltre, non mi fido dell’autore, ogni tanto perde la bussola >>.
<< Asuka… >>
<< Ssshhh! >> respira a un centimetro dalle sue labbra, un secondo prima di tornare ad essere una ragazza. << Fa’ silenzio! >>.
 
 
 
Uno spezzone di vita nel mondo reale che dura quattro giorni e che il giovane Shinji non può ancora ricordare. Di nuovo in viaggio, ancora un po’ più in lontano.
<< Insegnami l’amore che posso dare! >>
Quando Furia Buia invoca il Caos della sua vita[33].
 
 
La tempesta è passata, sono zuppo e ciò che rimane di un vento impetuoso mi impedisce di riscaldarmi.
<< Ora tocca a te! >> esclamo sottovoce. Mi tolgo la benda e guardo nella direzione da cui proviene il vento curando di portare una mano sul viso a protezione dell’occhio buono.
<< D’accordo, Caos, sono qui, da solo, nel tuo ventre per conoscere la risposta all’altra metà delle mie domande. Nella mia casa io sono Ikari Shinji, fuori dalla mia casa mi chiamano Furia Buia. Nell’Ordine alle mie spalle c’è l’amore di cui ho bisogno, il significato di cui ho bisogno, ci sono le illusioni di cui ho bisogno, le relazioni di cui ho bisogno.
<< Tu, che non conosci alcun significato e perciò dai senso ai nostri, che spezzi le illusioni e uccidi le relazioni affinché non rimangano immobili, proprio tu che sei il cambiamento nella sua forma più crudele e irrazionale e che non ami nessuno dei tuoi figli, tu che mi spaventi più di qualunque altra cosa, insegnami l’amore che posso dare!
<< L’uomo della guerra, da solo, ti sta parlando e ti offro in dono il principio di Ordine che ho costruito in me. Non voglio più distruggere! Perciò, indicami la strada che porta al centro del mio inferno, dove neanche mia figlia, né la madre di mia figlia potranno raggiungermi, dove non sarò mai al sicuro e io ti prometto che la seguirò senza lamentarmi! Un giorno forse offrirò in dono alla mia casa il principio di Caos che accetterò in me >>.
Il vento ora soffia nel mio cuore ed è lieve e insolitamente caldo. Il sole è tornato ma davanti a me emergono buchi neri a tappezzare la via.
<< Non avere paura, Shinji >> mi faccio coraggio battendomi una mano sul cuore. << Andrà tutto bene … Tentiamo! >>
Prendo la rincorsa e salto a piedi uniti su uno di quei maledetti cerchi color della notte.
<< Bene, il primo non mi ha inghiottito >> considero con sollievo. << Vediamo se funziona anche con il prossimo >>. Due, tre, quattro buchi neri si rivelano per quello che sono: semplici ombre. Il corpo incontra la resistenza della sabbia compatta e sono ancora in piedi. << Posso fare qualcosa di buono. Ciò che posso, finché posso >>.
<< Ah, dimenticavo >> tutto in me ghigna di rabbia e di un elettrico piacere, << avvisa le sentinelle: porto con me due piloti. Loro … non si toccano!!! >>
In lontananza l’aria sembra farsi liquida e ondeggiare come il mare calmo quando incontra una scogliera o come la distorsione prodotta dalla calura. Un’altra ombra che somiglia ad un uomo si staglia sullo sfondo del deserto umido. Non è la morte, quella ho imparato molto presto a riconoscerla. E’ l’ultimo fantasma, la prova che mi aspetta alla fine del percorso che conduce all’inferno.
<< Ehi, demone >> lo sfido, << so che non potrò sfuggirti e che avrò paura quando ti incontrerò ma sono Shinji Ikari e mi chiamano Furia Buia. Io proteggerò i miei ragazzi >>.
L’ombra si dissolve insieme al miraggio che lo conteneva. Un profondo respiro, un primo nuovo passo. << Tutto sommato >> considero con il cuore un po’ più sereno, << mi sembra un ottimo punto di partenza. Troverò un modo per mettere pace tra le mie nature >>.
 
Poiché un giorno non l’ho cercato, troverò un modo;
poiché un giorno non ci ho provato, io tenterò sempre;
in me vi è un pilota e da lui è nato un cacciatore,
due anime gemelle nello stesso corpo di uomo.
Porto con me due ragazzi,
il monito del passato e il desiderio del futuro.
Per ora cammino da solo, con i miei cari nel cuore a farmi compagnia
e due ragazzi nella testa per cui è già pronto nuovo spazio nel cuore.
Se un giorno dio e il diavolo insieme e tutte le forze della natura
e tutti gli esseri umani mi chiedessero la loro testa,
minacciando i più atroci tormenti
o lusingando con le più dolci promesse,
direi loro: FOTTETEVI!!! I ragazzi non ve li do.
Probabilmente sono destinato alla sconfitta
ma niente potrà impedirmi di fare tutto ciò che posso
finché posso!!!
 
 
 
Aspettando un’altra guerra[34].
 Secondo incontro (questa volta non anche scontro) tra Shinji e Furia Buia
<< Rimpiango i baci che non ho dato >>
Quando Furia Buia spiega a Shinji la sua visione riguardo all’amore e alla colpa.
 
 
<< Avrebbe dovuto dirmelo >> sbotto come se fossi davvero infuriato una volta raggiunto il posto di Asuka al principio della discesa che porta al lago. In realtà non riesco neanche a provare fastidio. << Almeno questo doveva dirmelo chiaramente, senza sputare oracoli >>.
Dovrei sentire il cuore battere a mille al solo pensiero che potrei combattere un’altra volta contro il Paparino; invece il mio cuore è insolitamente calmo perché mi rendo conto che non mi ha sfidato, perché non ho intenzione di lottare, bensì di parlargli.
Un vento vigoroso soffia alle mie spalle e, insieme alla discesa, azzera la fatica dei muscoli. Mi spinge, quasi mi fa volare per permettermi di arrivare prima all’appuntamento, proprio lì sulla punta di quel molo da cui mesi fa partimmo per una gita in barca che per poco non mi costò la vita ma che cambiò il mio punto di vista[35].
<< Speriamo non ci siano barche alla fonda >> rido come uno scemo.
Già lo vedo. Furia Buia ha le braccia incrociate davanti al petto, sfoggia il suo codino fastidiosamente lungo rivolto verso lo specchio d’acqua reso brillante dalla luce irradiata da un sole che ha da poco imboccato la strada verso il riposo. Ha avvertito la mia presenza ma non si volta. Il cinturone con le armi, che fino a dieci giorni fa avrei definito mie, è adagiato a terra.
Smetto di correre, rallento e infine mi fermo alla sua sinistra. Senza volerlo assumo la sua stessa posa e fingo di contemplare le montagne che in lontananza sembrano segnare il confine del lago.
<< Io non porterei mai il codino >> rompo il silenzio di istanti lunghi come anni.
<< La pensavo come te >>.
<< Allora perché adesso ce l’hai? >>
<< Fa caldo ed è comodo >> risponde toccandosi l’elastico che mantiene l’acconciatura. << Inoltre ho scoperto che può far parte del mio look >>.
<< E quando non ti andrà più bene? >>
<< Lascerò liberi i capelli o li taglierò >>.
Asuka penserebbe che assomiglio a Kaji. << Qualcuno potrebbe pensare che assomigli … >>
<< Sarebbe un problema di quel qualcuno, non credi? Ma non è per questo che sei qui, ho ragione? >>
<< Cosa volevi dirmi? >>
<< In realtà niente. Sei tu che vuoi dirmi o chiedermi qualcosa. Non avrai pensato davvero che volessi sfidarti? >> domanda retoricamente girandosi per guardarmi.
<< No ma volevi che ti incontrassi >>.
<< Giusto. Perciò, spara! >>
<< Hai spiegato a Sakura i veri motivi per cui l’hai lasciata? >>
<< Avrei dovuto farlo? >>
<< Credevo che l’amassi >>.
<< Anch’io ho voluto crederci >> risponde con genuino rammarico. << Quando ti torna la memoria è come se vivessi di colpo un’altra vita e devi metterla a confronto che quella che avevi già sperimentato >>. Furia Buia sfila l’elastico e me lo passa. << Io lo legavo al manico del coltello … per non perderlo >>.
<< Perché io? >>
<< Tra poco me lo restituirai. Tienimelo per un po’ >>. Acconsento e il Paparino riprende a parlare: << volevo sapere cosa si prova a stare con lei, con una donna a cui non hai fatto niente, che puoi guardare senza sentirti sbagliato, non troppo almeno. Volevo sapere cosa si prova ad essere amati da una donna meravigliosa che non ha paura di prendersi cura di te >>.
<< Tu ami Asuka, vero? >> stanco di girarci attorno gli chiedo di confermare ciò che avevo compreso ascoltando il racconto di Ayanami.
<< Eh si >> confessa imbarazzato massaggiandosi la nuca. < Ce n’è voluto perché lo capissi. Prima ho dovuto commettere l'errore di credere che non fosse così >>.
<< Parli di Soryu o … scusa, dimenticavo >>.
<< Non è poi tanto sbagliato fare distinzioni >> mi concede il Paparino.
<< So che non mi risponderai ma io amo Asuka? >>
Furia Buia ci riflette un po’, eppure la domanda non era tanto complicata. << Scoprilo! >> infine mi risponde. << Considera, però, che tu sei qui >>.
<< Anche tu, però >>.
<< Che dirti? Cresci, così ci giochiamo le nostre carte cavallerescamente … oppure no >>.
<< E lei? >>
<< Chi può dire cosa fa battere il cuore di una donna? >>
<< Io so già che vi seguirò >> rivelo ad entrambi. << Il fatto è che non ne sono convinto, mi manca ancora qualcosa. Non è tanto per Shikina... per Asuka, almeno non soltanto per lei. E’ che io ho bisogno di sapere che sono lo Shinji di questo mondo, perché qui sono il moccioso che ha combinato due colossali mezzi casini, che per certi versi è cresciuto e che ora ha la possibilità in un colpo solo di rimediare ai suoi errori, di essere perdonato e di godersi la pace con la sua Principessa >>.
Il Paparino piega la testa all’indietro.<< Un vero sogno >> afferma, << non c’è che dire >>.
<< Un bel sogno >> preciso. << Infinitamente meglio di quanto potrei ottenere se fossi davvero lo Shinji dei miei incubi. Se quella realtà fosse l’unica a cui appartengo, come potrei sopravvivere alle mie colpe, come potrei sperare di essere perdonato o anche solo di correggere i miei errori? In quel mondo io non posso fare niente >>.
<< Magari quello che puoi, finché puoi >> risponde Furia Buia. << Il nostro è sempre stato … Il tuo sempre è stato un problema di quantità e, certo, non è da poco ma… >> torna a fissarmi << ricordi quando ti sei masturbato sul tetto dell’infermeria? >>
Scoppio a ridere e in tal modo riesco a sciogliere un po’ di tensione. << Ripetere gli stessi errori >> riassumo il pensiero del cacciatore.
<< Si ma in modo diverso, in circostanze diverse e con diversa consapevolezza. Ragazzo, quegli errori sono il punto zero. Quelli come noi sono ripartiti proprio da lì >>.
<< Non mi dirai >> replico con complice ironia ricordando il discorso che tenemmo durante il ritorno in barca il giorno della mia prima lezione di nuoto[36] << che dovrei essere contento di quegli errori solo perché mi hanno aiutato a conoscermi meglio >>.
Il cacciatore ha compreso e ride. << Assolutamente no ma a quelli come noi non restava che ripartire proprio dagli sbagli commessi perché non ci era rimasto altro. Dobbiamo a loro ciò che siamo, che ci piaccia o no >>.
<< E’ insopportabile il senso di colpa di quello … dell’altro Shinji. E io ne avverto l’eco poiché so che mi protegge … so che mi protegge >>.
<< Il senso di colpa per quelli come noi è una frusta >> spiega Furia Buia. << Ci sbatte in faccia la verità, ci dice chi siamo o chi siamo stati senza alcuna delicatezza, ci dice che le nostre illusioni sono state distrutte esattamente come accade quando subiamo un tradimento, che non si può tornare indietro, ci ricorda che possiamo cadere davvero molto in basso. Ma in tutti questi casi faresti meglio a chiamarlo senso di responsabilità. E’ grazie a questo che ci siamo chiesti chi avremmo voluto essere >>.
Furia Buia si inginocchia per slacciare gli anfibi, poi si rialza e riprende:  << altre volte, invece, è una scusa perché non capiamo, non capiamo il nostro posto, le regole del gioco, non capiamo perché certe situazioni ci piombino addosso. E allora la colpa o è nostra o degli altri o di qualcos’altro. E temiamo e allo stesso tempo imploriamo una punizione perché almeno ci sentiremmo purificati e riconosciuti, perché così forse saremo riammessi nelle case degli altri. Anche interpretandola così sarebbe più giusto cercare un’altra espressione in quanto non spiega la natura della colpa.
<< Abbiamo guardato dalla parte sbagliata, Ragazzo >> continua puntando l’occhio su una piccola imbarcazione a motore ferma al largo meno di cento metri dal pontile su cui ci troviamo. << La colpa esiste e non importa se per qualcuno non è tale, non importa se per essa è prevista una pena. La colpa non nasce con i nostri sbagli poiché i nostri sbagli indicano la vera data di nascita di un uomo >>.
Le sue parole non nascono dal ragionamento. Il freddo cacciatore che calcola sempre, salvo buttare nel cesso tutto il lavoro quand’è ormai ultimato, parla con il cuore. Per questo ciò che dice supera facilmente ogni mia difesa, perché Furia Buia con la sua sola presenza sembra confermare la sincerità del canto che intona.
<< No >> mi dice, << la colpa nasce sempre il giorno dopo l’errore di cui sei o ti senti responsabile. Nasce quando non fai niente per rimediare alle conseguenze, nasce quando non fai niente per accettarle se non puoi cambiarle, quando non fai niente per mettere in pratica ciò che hai imparato.
<< Abbiamo chiamato colpe i nostri errori senza chiederci perché li avevamo commessi. Abbiamo vissuto all’ombra di un, talvolta provvidenziale, senso di colpa, così intendendo la nostra ansia di redenzione, il bisogno di immediata correzione, e non ci siamo mai resi conto che noi, almeno noi, nonostante altri errori si siano aggiunti ai precedenti, noi non siamo colpevoli. Le nostre cicatrici lo dimostrano.
<< Noi ci siamo rimessi in piedi, sempre, ci siamo dati una mossa, ci siamo impegnati >> ora sembra invasato. << Noi non meritiamo il loro collare del peccato che nasconde soltanto un’ipocrita paura, noi non lo meritiamo perché il giorno dopo ci siamo rialzati, in piedi, e senza istruzioni ci abbiamo provato perché altrimenti non sarebbe cambiato niente. Perché niente ci viene regalato e anche se accadesse dobbiamo saperlo difendere >>.
<< Mi ricorda quello che diceva mio … Gendo >>.
<< Non aveva tutti i torti >>.
<< Lui ha sacrificato tutti, vuole ancora sacrificare tutti per… >>
<< Perché era un debole ed era … è terrorizzato dal suo stesso dolore. Dovrai combatterlo ma non biasimarlo. In tutti noi è presente un punto critico e basta un soffio per mandarci in frantumi. E’ secondario perché ti abbia detto una cosa simile, ciò che conta è che ha senso. Trova tu il modo di applicarlo alla tua vita >>.
<< Ma io non riesco neanche a prendere una stramaledetta decisione per conto mio >>.
<< Tu hai imparato che una scelta comporta una rinuncia e hai scelto tante volte in questi mesi sapendo a cosa eri disposto a rinunciare. E’ la prima metà dell’opera, quella presidiata dal dovere, quella in cui spesso prendi posizione per il male più sopportabile visto che per noi le opzioni sono sempre schifo e più schifo >> sbuffa a metà tra l’infuriato e l’avvilito. Poi riprende: << ma voglio proporti il punto di vista opposto, quello che può portarti alla fine del viaggio. E se il sacrificio non fosse ciò a cui rinunci ma ciò che può arricchirti, ciò che puoi conquistare – si trattasse soltanto della tua pace? Se non fosse ciò che perdi ma ciò che puoi dare? Se fosse così, quale sarebbe la tua decisione? >>
<< Ma almeno servirà a qualcosa? >>
<< Dipende da cosa hai in mente >>.
I miei… << I tuoi sacrifici ti renderanno felice se… se riusciamo a portare a termine quest’assurda missione? >>.
<< No >>. Il fiume di parole si secca di colpo e si concentra in una sillaba che rende inutile ogni chiarimento.
<< Papà… >> mi si stringe il cuore a causa di quel dannato inconfondibile battito << io sarò felice? >>
Distoglie lo sguardo e calcia una pietra << Stabilisci tu cosa significa >>.
<< Allora perché dovrei votarmi ad una missione che probabilmente non porterà a niente? >>
<< Tutto sta nel rispondere sempre alla stessa domanda: cosa desideri? >>
<< Io voglio lei, Soryu o Shikinami o chiunque diavolo sia e … tu puoi capirmi, vero? Anche tu sei … >>
<< Innamorato di lei? Si e non credo ci sia un’incarnazione più assurda e brutalmente totale della vita quanto l’amore di una donna o per una donna. Le dà significato, la rende meno noiosa, meno solitaria. Vale la pena anche morire per un’esperienza simile ma non può esaurire o contenere ciò che siamo. Una missione è una missione. Lasceremo tutto prima o poi. Forse dovremmo rinunciare a vivere perché alla fine non potremo portarci via niente, perché perderemo ciò che abbiamo, perché il vuoto sarà colmato? Un contadino dovrebbe rinunciare al suo lavoro soltanto perché un giorno non potrà coglierne i frutti? Lo sai che un tale giorno arriverà, vero? Un amore prima o poi finisce, è forse un buon motivo per non gustarne il dolce? Un amore può ferire, è forse un buon motivo per non assaporarne anche l’amaro? >>
<< Ciò che dici ha senso ma non mi piace e non mi aiuta a decidere >>.
<< Magari bastasse questo >> ride ma sembra singhiozzare. << In un’altra occasione forse ti avrei detto che devo portarla a termine perché non ho altro. Ora ti dico che mi sono innamorato anche della mia missione, per questo voglio compierla. Inoltre, potrebbe essere l’unico modo che ha Pinocchio di diventare un bambino vero >>.
<< Non prendermi in giro. Io non conosco il tuo amore. Forse meriti Asuka più di me >> lamento il mio cruccio che tradisce un senso come di incompiuto. Nella relazione con Furia Buia scopro di essere, se non sbagliato, di certo in ritardo sui tempi.
<< Allora impara! Non imitarmi >> mi sprona con forza, << non chiederti come io ci riesca. Assumi il controllo della tua vita! Scopri da solo di chi o di cosa sei innamorato, una decisione alla volta, una prova alla volta, un’esperienza alla volta. E credimi se ti dico che qui e ora puoi cambiare la tua storia. E forse sarai pronto a ricordare che… sei sempre stato con me >>.
<< Io non sono altruista come te. Non so se avrei la forza di pensare al bene degli altri sapendo che in cambio, al massimo, avrò qualche grazie o, peggio, una tomba e i fiori ogni anno >>.
<< Neanche io sono altruista come me. Io amo alla follia l’amore quand’è corrisposto >> digrigna i denti e capisco che è costretto a scacciare il pensiero di ciò che perderà. << Fanculo Eros se con lui non c’è anche il suo gemello. Io non voglio soltanto la felicità degli altri, io voglio essere felice. Io voglio essere felice con le persone che amo e desidero che le persone che amo siano felici con me. Se ti sembro altruista è soltanto perché per quanto potente sia l’amore che provo la mia scelta si riduce a: andare avanti o restare fermo. E io non ho voglia di fermarmi >>.
<< Forse se avessi la tua età… >> mi mordo la lingua per la stupidaggine che mi è appena uscita pur sapendo che, se questo mondo fosse “normale”, sarebbe l’unica sensata.
<< Quanti anni pensi di avere, Ragazzo? >> mi chiede con aria sorpresa. << Credi che il volto che guardi allo specchio sia proprio il tuo? >>
<< E il tuo allora? >>
<< Io somiglio abbastanza a ciò che vedi, anzi sarei proprio come mi vedi adesso se >> Furia Buia si tocca la fronte e il petto con la sinistra mentre la mano destra si stringe a pugno << le mie nuove ferite si fossero rimarginate >>.
<< Come? >>
<< Ragazzo >> il ciclope mi distrae, << ricorda che sono pazzo. Proteggi questa convinzione, è l’unica che ti permetterà di restare se così vorrai >>.
Il Paparino si toglie la maglia mostrando il petto e le braccia che raccontano la loro triste storia. << Dovresti sfilarti la benda >> mi dice.
<< Me l’hai già detto ma tu sai cosa significa. Sei stato proprio tu ad insegnarmelo >>.
<< Un gesto è solo un gesto >> risponde. << Stabilisci tu quale significato dargli, sei padrone anche di cambiare quel significato o di non compiere più il gesto >>.
Il cacciatore che prima del mio arrivo si faceva chiamare Ragazzo si toglie il guanto e lo lascia cadere a terra.
<< Perché mi mostri i tuoi trofei? >> quelli che non potrai passare a nessuno.
<< Sai >> risponde togliendosi gli stivali, << io in realtà merito di indossare quel collare. C’è un peccato orribile che ho commesso contro me stesso ed è l’origine di tutti i miei rimpianti, quelli che mi hanno piegato la schiena per tanti anni. E quei rimpianti sono i baci che non ho dato e quelli a cui non avuto il coraggio di rispondere >>.
<< Quelli che non hai dato ad Asuka? >>
<< Che importa quale volto ha un rimpianto, non li ho dati. Per questo, quando ho capito che stavo sprecando il mio tempo, ho provato a rimediare >>.
<< E ci sei riuscito? >>
<< Ho imparato a baciare >> strizza l’occhio. << Anche tu se non ho capito male >>.
<< Odio la tua pazzia >> rido nervoso.
<< Perché ti ricorda la tua >>.
Le armi del Paparino pesano e sento il bisogno di riposare. Lentamente slaccio il cinturone e lo accompagno a terra prima stendendo il braccio poi aiutandomi piegando le gambe. << Da quando sei diventato l’uomo della pace? >> gli chiedo.
<< Da quando ho scoperto >> Furia Buia sembra felice << che guerra e pace si combattono di giorno e di notte si amano >>.
Mi sfilo la maglia. << E adesso che facciamo? >>
<< Aspettiamo un’altra guerra >>.
<< Ho voglia di fare un bagno >> gli dico togliendomi le scarpe. Tanto l’acqua è bassa.
Furia Buia mi osserva per un po’, quindi sentenzia con quell’espressione inconfondibile che preannuncia guai: << perché no? >>.
<< Che hai in mente? >> domando preoccupato.
<< Niente >> risponde con un’innocenza più falsa del peccato che lo tormenta.
<< E le armi e i vestiti? Li lasciamo qui? >>
<< Non li ruberanno >>.
Il Paparino è il primo a tuffarsi ma solo perché nessuno ha dato il via e mi ha colto di sorpresa. Quando siamo in acqua, dopo aver passato i primi secondi a ricordare come ci si deve muovere per restare a galla, mi svela il suo piano. << Che ne pensi di raggiungere quella barca? >>
<< A nuoto? >>
<< No in deltaplano. Certo a nuoto >>.
<< Ma saranno almeno settanta metri >> faccio un rapido calcolo mentre già sento mancarmi l’aria.
<< Cos’è >> mi deride il ciclope, << pensi che la tua mammina potrebbe vederti? >>
<< Figlio di puttana! Non imitare Asuka e poi come fai a sapere… >>
<< Sapere cosa? >> ribatte. << Il pazzo sono io non tu o sbaglio? O forse hai soltanto paura? >>
Io non ho paura di… baciarti, Asuka. << Io non ho paura >>.
<< Allora andiamo. Dimmi quando sei pronto >>.
<< Papà, così rischio di affogare >>.
<< E tu cerca di non affogare >>.
<< Papà, l’acqua... >> sento che sto per andare nel panico << l’acqua è scura, non si vede niente. Sotto di noi potrebbe esserci qualsiasi cosa, un… >>
<< Un mostro? Ma no, vedrai che non c’è niente di cui preoccuparsi >>.
<< Come fai a saperlo? >>
<< Semplice, ci spero >>.
<< Rischiamo di morire, te ne rendi conto? >>
<< Allora moriremo >> urla. << Ci vuole un po’ di coraggio. Altrimenti non ti rimarrà altro che tornare indietro dove ad aspettarti ci sono i tuoi rimpianti >>.
<< Cosa vuoi dimostrare? Quello che proponi è stupido e non porta a niente >> strillo terrorizzato.
<< Chi lo dice che è stupido? Anche buttarti in acqua, quella volta, è stato stupido e guardati adesso >>.
<< Tu non hai paura? >>
<< Perché mi fai sempre la stessa domanda? >> sbraita infuriato per nascondere proprio la paura. << Fa’ come vuoi, io vado >> dichiara prima di lanciare la prima bracciata.
Mi volto verso il molo da cui ci siamo tuffati alla ricerca dei fantasmi del mio passato, forse nella speranza che mi rivelino se anch’io sono pazzo oppure sto solamente fuggendo.
<< E baciala, stupido! >> urla Furia Buia che ha già un paio di metri di vantaggio.
<< E va bene >> grido a mia volta. << Cazzo! >>
 
Mi auguro che, a parte il pescatore sulla barca che fungeva da linea del traguardo, nessuno ci abbia visti. In caso contrario spero che gli eventuali testimoni si dimostrino clementi, tacendo sullo spettacolo a cui hanno assistito oppure reinventando i fatti, magari raccontando dell’avvincente sfida tra atleti di caratura olimpionica.
Altrimenti non ci resterà che minacciarli perché è impossibile trovare le parole per definire quanto la gara di nuoto disputata da me e Furia Buia sia stata patetica, vergognosa. Avremmo dovuto ridefinire i termini del duello e stabilire: chi affoga tre volte perde.
I circa settanta metri di percorso mi sono sembrati settecento. A metà della traversata, avevamo provato tutti gli stili di nuoto possibili, compresi quelli non riconosciuti perché imbarazzanti. Il conto dei quasi annegamenti era fermo sul due a due, quello degli sputi, dei gorgoglii e dei colpi di tosse avevamo già smesso di tenerlo.
A quel punto mi è ritornata la paura di essere afferrato da qualcosa, forse da qualcuno e trascinato sott’acqua e ho attivato l’occhio destro per garantirci un minimo di protezione.
<< Non barare! >> mi ha detto Furia Buia prima di inghiottire un litro d’acqua e di abbandonare il suo simil stile rana azzoppata per svuotare i polmoni.
<< Stupido >> l’ho sbeffeggiato superandolo a dorso. La mia arroganza, però, è stata subito punita e una lieve increspatura nell’acqua si è tramutata per me in un’onda anomala. Mi sono ritrovato per un paio di secondi con la testa sottacqua e, disorientato, ho pensato bene di spalancare la bocca per respirare invece di attendere che mi crescessero le branchie. Per fortuna il Paparino si era ripreso e mi ha fatto riemergere tirandomi per la maglia.
 
<< Primo! >> gridiamo insieme o, per meglio dire, ruttiamo quando con la punta delle dita tocchiamo la barca.
<< Chi ha vinto? >> domando ancora a vuoto d’ossigeno aggrappandomi al bordo.
<< Chiediamo al giudice >> ansima il Paparino che mi imita.
<< Perché era una gara? >> ci e si interroga il pescatore osservandoci con aria inebetita.
<< Sì >> risponde Furia Buia.
L’uomo ravviva il fuoco di una pipa tirando due boccate e replica: << avete fatto una gara di nuoto e non sapete nuotare? >>
<< Non è che non sappiamo nuotare, noi… >> prova a giustificarsi il cacciatore << più o meno… stiamo… >>
<< A galla... >> concludo imbarazzato << qualche volta. Confermo >> rivolgendomi al ciclope più anziano, << è stata un’idea stupida >>.
<< A pensarci bene forse avevi ragione >>.
<< E adesso cosa avete intenzione di fare? >> ci chiede l’uomo.
<< Comandante >> squilla sorridente il Paparino (o almeno ci prova), << innanzitutto buonasera. Chiediamo il permesso di salire a bordo >>.
<< Sto lavorando >> sbotta contrariato, << non è giusto che mi diate fastidio >>.
<< Non vogliamo importunarla ma uscire dall’acqua. Gliene saremmo grati >>.
<< Perché >> sembra rinfacciare, << ho forse il potere di impedirvelo? >>
<< Certo che ce l’ha >> Furia Buia non si scompone. << La barca è sua. Ma, la prego, non lo faccia. Di sicuro non sopravviveremo alla vasca di ritorno >>.
<< Va bene ma uno alla volta o ci rovesceremo >>.
<< Avanti, giovane diavolo >> mi fa il Paparino, << sali prima tu >>.
<< Mi sembra brutto lasciare per ultimi gli anziani >> lo sfotto issandomi fuori dall’acqua.
<< E’ la regola: prima le fanciulle, poi gli anziani >>.
A bordo rimaniamo distesi a pancia in su divisi dal pescato e immersi nell’acqua torbida che ristagna sul fondo dell’imbarcazione.
<< Come è andata oggi, comandante? >> domanda il Paparino
<< Non male per ora. C’è ancora luce e ho intenzione di andare più al largo … se non vi dispiace >>.
<< A quanto lo vende? >> chiede indicando i pesci, alcuni ancora vivi, con cui condividiamo lo spazio.
<< Il solito >> risponde.
<< Compro tutto quello che ha nella barca e che respirava sottacqua al do … anzi no, al triplo del prezzo se adesso ci riporta a riva >>.
<< Non abbiamo tanti soldi >> gli dico sottovoce.
<< Ricordi quelli del nostro vecchio rifugio? Beh li abbiamo salvati dalla distruzione e, poiché il baratto sta diventando obsoleto, ora possiamo spenderli >>.
<< Però! >> esclamo. << Nessuno dica che non siete stati previdenti >>.
<< E poi la grotta ci ha resi ricchi. Possiamo offrire a tutti una cena a base di pesce ogni volta che lo desideriamo >>.
<< Come dire, per grazia di dio >>.
<< Se ci facesse la grazia >> Furia Buia stende le braccia << di concederci il tempo necessario per spendere tutto il malloppo sarebbe meglio >>.
<< Ti rendi conto >> continuo a punzechiarlo << che in pratica dio dà soldi al diavolo >>.
<< Zitto >> ribatte facendomi segno di abbassare la voce, << Asuka fa finta di non saperlo >>.
<< Vuoi dire che la Tempesta … >>
<< Una parte di lei. Ti sembra strano? Se tutto fosse già risolto, confrontarsi non avrebbe senso, non credi? >>.
<< Ma se ti sei opposto a lei? >>
<< Ci siamo opposti a lei >> precisa e ride, << assumiti le tue responsabilità. E comunque evita di dirlo ad alta voce, non sono sicuro abbia del tutto compreso che questi diavoli si sono opposti per amore >>.
<< Papà, io però non ho ancora deciso, non del tutto almeno >>.
<< Non preoccuparti >> Furia Buia si perde nell’azzurro di un cielo che sta iniziando ad imbrunire. << Goditi il viaggio. Sono sicuro che quando arriverà il momento saprai cosa fare >>.
<< E se ti sbagliassi? >>
<< Sarebbe la dimostrazione che come dio sono tutto fuorché onnisciente >>.
<< E se la chiave di tutto fosse in questo posto? >>
<< Allora tornerai. Come fai a tornare se prima non parti? >>
<< Cosa c’è da quella parte? >> indico un punto imprecisato al di là dei confini del villaggio ripercorrendo a ritroso il viaggio che circa dieci mesi fa mi portò tra questa gente.
<< Le risposte all’altra metà delle tue domande >>.
<< E se ci perdessimo? >>
<< Come faremmo altrimenti a ritrovarci? >>
<< Papà, tu sei ancora pazzo? >>
<< Si, Ragazzo, e non mi dispiace affatto >>.
 
*****
 
Tre giorni all’alba. I miei fratelli sono già pronti e hanno salutato il capo e lo stratega. Prima di partire dovremo recarci di nuovo nel ventre della strana madre che ospita Shikinami per definire non so quale ulteriore punto.
Quando anch’io li avrò salutati tornerò ufficialmente, sebbene per pochi giorni, ad essere di proprietà di una superpotenza che gioca alla guerra con gli Eva e mi toccherà pilotare.
Sento salire la nausea ma per ora riesco a tenerla a bada e consumo in silenzio la colazione con i miei tre compagni di avventura che tra poco mi lasceranno per la seconda volta.
Ho un brutto presentimento. Preferisco starmene zitto perché non posso farci niente e poi non è il caso di parlarne davanti a Mami che ci osserva da dietro al bancone singhiozzando come se ci vedesse già stecchiti.
Il Paparino ha provato a confortarla accarezzandole la mano di tanto in tanto quando si accorgeva che l’oste era prossima al punto di rottura. Alla fine ha rinunciato dal momento che quel gesto amorevole scatenava proprio la crisi di pianto che avrebbe dovuto scongiurare.
 Sul piano in legno è poggiato, pulito e stirato, con le tasche stracolme di fiammiferi, il giaccone che apparteneva a Furia Buia. Il cacciatore vi posa sopra l’elastico per capelli e il mezzo guanto nero con cui copriva la mano che in un’altra vita gli è stata tagliata. << Non mi è rimasto altro. Il tuo trofeo e la pistola invece >> mi dice << li porto con me. Non posso presentarmi all’appuntamento disarmato >>.
Musashi lascia le due sorellecon annesse fondine. << Non vorrei che finissero nelle mani sbagliate >> spiega sfoggiando la sua solita faccia di bronzo.
Orso adagia con molta cura la katana che gli fu regalata chissà quando e soprattutto da chi ben protetta nel fodero. << Non vorrei si sporcasse >> finge di giustificarsi.
<< Ora tu, Ragazzo >> dichiara il Paparino puntandomi l’indice come la canna di una pistola. << Non puoi pilotare armato >>.
<< Perché lo stiamo facendo? >>. Paziente li avevo osservati deporre le loro offerte sull’altare di stoffa di un giaccone che alla fine di ogni scontro si ripresenta rigenerato. Ora, però, non posso rinunciare a chiedere spiegazioni.
I tre si scambiano un cenno d'intesa, poi osservano l’oste.
<< Quelli che sopravvivono si divideranno i trofei di famiglia >> mi spiega proprio Mami con voce cavernosa e goccioloni di lacrime che colano dal mento.
<< Vedrai che… >> tenta di rassicurarci Musashi prontamente stoppato da un calcio allo stinco tirato dall’omone.
<< Avanti, Ragazzo! >> mi esorta, calmo ma non più sorridente, Furia Buia. << E’ meglio che rimangano, appunto, in famiglia >>.
<< E se venissi con voi? >> domando per guadagnare tempo perché non voglio partecipare a questo rito funebre. << Potrei fare in tempo … >>
I tre cacciatori mi rivolgono la medesima occhiata per ricordarmi che sono comunque il quarto, il più giovane, e che devo obbedire.
<< Cercate di tornare interi >> mi arrendo slacciando il cinturone per mettere sul piatto la mia parte d’offerta.
<< Tu cerca di farcela >> ribatte Orso, << o sicuramente non torneremo >>.
<< Te li affidiamo >> il Paparino si rivolge alla donna che annuisce con le guance rosse e gonfie come gli occhi.
<< E ora andiamo da Kaji! >> schiocca il Biondo dopo aver sbirciato il quadrante del suo supertecnologico orologio da polso. << E’ quasi l’ora dei fuochi d’artificio >>.
<< E quello dove l’hai preso? >> gli chiedo.
<< L’ho fottuto a qualche stronzo della Wille >> risponde senza scomporsi. << Siamo pur sempre in un ipotetico 2030, non possiamo continuare a guardare le stelle o a girare la clessidra >>.
 
*****
  
Nella grande sala riunioni del wunder, adiacente alla gigantesca sala comandi, questa volta la differenza tra gli schieramenti è immediatamente visibile: cacciatori da una parte del tavolo, piloti e ufficiali dall’altra.
<< Manca Misato >> constata perplesso Furia Buia.
<< E’ impegnata >> risponde con aperto fastidio Ritsuko.
<< Sta controllando gli Eva o si preoccupa che il cantiere per le riparazioni sia operativo? >> chiede il Paparino fissandola con scocciante scrupolo.
<< Non sono informazioni che intendiamo condividere con voi >> ribatte la Akagi che, però, di fronte all’alternativa posta dal cacciatore, non ha potuto trattenere un quasi impercettibile, eppure rivelatore (persino per me), scatto delle palpebre.
<< Al cantiere >> conclude il cacciatore.
<< Non chiamarlo così >> si infuria la bionda tinta. << E’ una struttura avanzatissima di… >>
<< Va bene, va bene >> la stoppa il Paparino. << Poi mi spieghi tutto via e mail >>.
<< Questa è nuova >> borbotta Orso.
<< Ci adatteremo >> dice Furia Buia ad alta voce. << Biondo, che ore sono? >>
<< Quaranta minuti a mezzogiorno. Mi piace quest’orologio. A saperlo ne avrei rubati altri tre per voi >>.
<< Novità? >> taglia corto Kaji.
<< Un ultimo refresh prima di dirvi addio >> risponde il ciclope.
Nonostante sia stato il tormentone degli ultimi giorni, quelle ultime parole pronunciate senza emozione mi toccano lo stomaco e spalancano la porta agli spettri delle mie paure. Cerco Asuka che non aveva mai smesso di squadrarmi con la coda dell’occhio e ora gira la faccia indispettita.
Cambio focus e mi concentro sui miei fratelli ancora morso dal triste presentimento che la dea Fortuna non sarà abbastanza potente da proteggerci tutti.
<< Davvero? >> chiede sarcastico Kaji.
<< Parola di lupetto >> sfotte il Paparino. << Credevo fosse chiaro: il mondo a voi, l’universo a noi >>.
<< E Shinji? >>
<< Ragazzo fa quello che dico io >> ringhia Furia Buia.
Conosco le sue motivazioni e, in fondo, mi risultano anche comode. Perciò, non mi costa alcuna fatica, di fronte agli occhi del capo della Wille e alla implicita domanda che veicolano, rispondere maligno e ironico: << faccio quello che dice lui >>.
Trascorrono alcuni minuti riempiti di domande secche e risposte lapidarie su argomenti già trattati. Penso al momento in cui verrò consegnato nelle mani degli alleati e sto male. Fingo di studiare la stanza affinché non si accorgano del mio disagio ed evito accuratamente Asuka che, dal canto suo, ora sembra non volersi interessare al giovane cacciatore che tornerà a pilotare. Makinami invece è una fabbrica di emoticon tanti ne sforna al secondo; è elettrizzata e di tanto in tanto amoreggia con l’orologio del suo plugsuit.
<< Che ore sono, Biondo? >> domanda a voce molto alta il Paparino.
<< Un minuto >>.
<< Che state complottando? >> la Akagi ha intuito qualcosa e inquieta interroga i miei fratelli.
<< Tra poco ce ne andremo >> risponde Orso.
<< E quando ce ne saremo andati >> continua Furia Buia, << Ragazzo sarà di nuovo vostro per un po’ … o per sempre se lo vorrà >>.
Shikinami non sa decidersi se analizzare il mio o il viso del Paparino per decifrare meglio il senso dell’ultima uscita.
<< E’ ora! >> esclama il Biondo dopo aver terminato a mente il conto alla rovescia.
<< Che ve ne andiate? >> ringhia sferzante Kaji.
<< No >> risponde serafico Furia Buia. << E’ ora che facciate sgomberare il vostro, scusa Ritsuko san, cantiere e la sala dei Magi. Tra trenta minuti esatti salteranno in aria >>.
Il capo della Wille è rimasto per tutto il tempo in piedi con la schiena appoggiata alla parete. Ha compreso e scatta in avanti. << Chiii? >> urla.
Ritsuko ci mette una frazione di secondo in più e artiglia la superficie del tavolo. Mari si morde le dita per contenere un’infantile euforia. Io e Asuka non abbiamo capito, forse perché distratti o perché ci mancano una quantità intollerabile di informazioni.
<< Noi >> risponde Furia Buia. << Si tratta di … aiutami Orso. Come si dice in questi casi? >>
<< Sabotaggio, con una “b” e due “g” >> finge di pontificare l’omone.
<< Oh grazie. Non avete bisogno del vostro supercomputer, sapete già tutto ciò che serve. Inoltre, preferiamo essere sicuri che il vostro Eva non sarà immediatamente utilizzabile dopo la vittoria che vi auguriamo caldamente di ottenere >>.
<< Perché? >> domanda Kaji scaricando la frustrazione con un violento pugno sul tavolo.
<< Così, qualunque cosa decida Shinji >> prende la parola Musashi, << dovrete aspettare un po’ prima di essere nelle condizioni di ucciderlo. A proposito, le bombe le ho piazzate io. E’ stato un lavoraccio. Che si sappia almeno >>.
<< Pensavate >> specifica il Paparino << che vi avremmo consegnato l’agnello sacrificale? Non potete nasconderci niente. Hai capito Ritsuko? >>
La Akagi non guarda il ciclope, fissa me bianca di paura e rossa di livore.
Shikinami scorge nel volto dell’ufficiale scientifico la conferma alle parole che le rivolse Makinami la sera del nostro primo appuntamento, fa un passo indietro, come a voler prendere le distanze dai propositi dei suoi superiori, fissandomi con un’espressione che potrei interpretare come il pianto di dolore di una vedova o l’accorato appello di una donna che mi implora di fuggire il più lontano possibile.
Io sapevo già cosa mi aspettava. Mi basta chiudere l’occhio e forzare un paio di respiri per ingoiare il rospo.
Anche Kaji si è ripreso rapidamente, deve aver rifatto i calcoli e ottenuto il risultato sperato. Ghigna con rabbia contenuta verso Furia Buia: << lo sai che dopo toccherà a voi >>.
<< Saremo già lontani >> risponde. << Intanto non dimenticarti che i tuoi uomini obbediranno a loro due >> riferendosi al Biondo e a Orso.
<< Ma volete discutere di questo proprio ora? >> si infuria l’armadio. << E date questo cazzo di ordine di evacuazione >>.
<< La signorina Misato >> scoppio voltandomi verso il Paparino mentre Ritsuko, atteso un cenno da Kaji e attivato l’auricolare che le copre l’orecchio sinistro, inizia a dare disposizioni.
<< Me ne occupo io >> mi rassicura Furia Buia. << Scortali all’uscita. Noi ci vediamo più tardi >>.
<< Strano, vero? >> considera il Biondo.
<< Abbiamo stravolto la vecchia strategia > replica il ciclope incamminandosi con premura verso la porta. << Era prevedibile che ci sarebbero stati imprevisti >>.
<< Che vuole fare? >> chiede Asuka.
<< Si sta adattando, Principessa >> risponde Orso. << Shinji, per favore, accompagnaci fuori >>.
<< Non che ce ne sia bisogno >> interviene il Biondo << ma sarebbe il caso che accendessi il tuo bell’occhietto da diavolo. Tanto per fare scena >>.
Tanto per fare scena è l’espressione che usano i miei fratelli per chiarire che devo (se non se ne occupa direttamente il Paparino) spaventare ma non ferire. Non credo sarà un problema uscire da qui; perciò Musashi mi ha chiesto di farmi notare.
Non me ne frega degli altri, non mi interessa Mari che sembra pronta a stappare lo spumante ma mi vergogno a mostrare ad Asuka l’occhio del cacciatore che si attiva.
<< Aspetti l’applauso >> mi punge Orso colpendomi la gamba.
<< Fanculo! >> sibilo togliendomi la benda. I tessuti si lacerano e il figlio di Furia Buia ora sta minacciando le stesse persone che dovranno accudirlo fino al termine dell’operazione. << E’ come insultare un cameriere prima dell’ordinazione >> sparo una battuta stupida come quella che uscirebbe dal cervello bacato del Paparino per distrarmi e non cogliere la sua reazione. << Mi sa che anche la benda dovrò donarla ai morti >>.
 
<< Perché diavolo mi avete chiesto di attivarmi? >> imbarazzato e infastidito mi rivolgo indifferentemente a Orso e al Biondo appena raggiunto il confine del villaggio. << Non era necessario >>.
<< Si, invece >> contesta l’armadio. << Dopo il casino che abbiamo combinato Ritsuko non si fiderà del piano che ha approntato per farti fuori. E per prima cosa potenzierà il collare >>.
<< A maggior ragione, quindi. Per quale motivo … >>
<< Perché nel tentativo di potenziarlo >> mi spiega il Biondo << inserirà una particolare combinazione sonora che riuscirai a disattivare proprio con il motivetto che ti abbiamo insegnato. Il primo, non confonderti! >>
<< Mi raccomando >> continua Orso, << non steccare. In pratica un fischio salverà il mondo >>.
<< E riporterà finalmente a casa Lessie >> il Biondo ride della sua stessa freddura.
<< D’accordo e dopo? Se… se decidessi di restare o di tornare prima? >>
<< Come? >> chiede Musashi portando una mano all’orecchio.
<< Dice che non è sicuro di voler venire con noi >> traduce Orso.
<< Non dirmi che vuoi restare? >> mi chiede sorpreso il Biondo.
<< No, non intendevo questo >> corro ai ripari. << Ma avete detto che il vostro obiettivo era garantire la mia sicurezza qualunque scelta avessi fatto. Non ci arrivo >>.
<< Ah, scusa. Allora abbiamo capito male >> Musashi finge di credermi. << Il fatto è che quando resteranno senza Eva disponibili, sapendo che sei forte almeno quanto il Paparino (ecco il perché di quella messa in scena. Aveva lo scopo di suggestionarli) e conoscendo il debole che hai per la Principessa, cercheranno di comprare il tuo favore. Dimenticheranno che sei il pericolo pubblico numero uno e troveranno più comodo considerare noi come i cattivi che ti avevano plagiato >>.
<< Così non avresti problemi a restare >> riassume Orso.
<< Ah. Contorto ma ha senso >> rifletto. << Però, perché davanti a lei? >>
<< Non avevamo previsto neanche questo >> mi dice Orso. << Stavolta stiamo andando un po’ a tentoni, mi dispiace >>.
 
Furia Buia ci raggiunge alle terme. Ha le nocche delle mani insanguinate.
Orso smette di far uscire cerchi di fumo dalla bocca e passando il sigaro al Paparino gli chiede: << Che hai fatto alle mani? >>
Il cacciatore aspira un paio di volte poi risponde: << non è sangue mio. Stavo cercando di portar via Misato ma Makoto e Shigeru si sono intromessi forse temendo che volessi farle del male >>.
<< E li hai uccisi? >>
<< No ma non c’era tempo e ho dovuto stenderli >>.
<< La signorina Misato ora è al sicuro? >> Corpo e voce sottolineano la mia apprensione.
<< Lei sta bene >> mi rassicura. << Mi è bastato spiegarle la situazione. A parte qualche mugugno e una sfilza di rimproveri mi ha seguito senza fare storie >>.
<< Che fortuna sfacciata! >> esclama il Biondo.
<< Lo sapete che in qualunque mondo la signorina Misato … come la chiama Ragazzo, ha un debole per me >>.
<< Che sollievo! >> esalo stravaccandomi a terra. << Per un attimo ho temuto… >>
Un terrificante boato fa tremare la terra e fischiare le orecchie, un secondo altrettanto potente lo segue di poco.
<< Porca puttana! >> gongola il Biondo. << Questo si che fa scalpore >>.
<< Ma quanto ne hai messo di esplosivo, stronzo? >> grida Orso che cerca invano sollievo schiaffeggiandosi le orecchie.
<< Il necessario >> risponde Musashi che tra noi sembra aver risentito di meno degli effetti dell’esplosione.
<< Ehi, Unabomber >> si incazza Furia Buia, << il wunder deve volare, altrimenti siamo fregati >>.
<< Dovevamo attenerci al vecchio piano >> reagisce il Biondo.
<< Dovevamo regalarti un cervello >> replica il Paparino.
<< Asuka >> scatto in piedi … al terzo tentativo.
<< Non facciamoci prendere dal panico >> mi ammonisce Furia Buia. << Dorothy, attiva la vista secondaria e vieni con me >>.
<< Fottiti! >>
<< Scherzavo. Ok, Ragazzo, ci piazzeremo a non meno di cento metri di distanza, non più vicino. Ehi dove scappi? … Va bene, io copro il lato ovest, tu quello opposto >>.
<< Roger >> ruglio zigzagando tra gli alberi.
<< Attenti a non farvi notare >> si raccomanda ancora l’omone << o vi spareranno addosso >>.
 
*****
 
<< Non preoccuparti, Shinji! >> il Biondo poggia le mani sulle mie spalle. << Non oseranno torcerti un solo capello. Al massimo ti fisseranno come se fossi il più schifoso tra i lebbrosi >>.
<< Quindi, per te non dovrebbe essere una novità >> attacca l’omone che ha gli occhi lucidi. << Tanto nessuno è morto e l’Enterprice è ancora operativa … per fortuna >> chiosa guardando storto Musashi.
Di nuovo vicino al nostro ponte, a pochi metri dai due assi che segnano il vero confine, per noi cacciatori, tra il dentro e il fuori e che permettono ai due bordi del piccolo canyon di incontrarsi, ora che devo salutarli per la seconda volta avverto nitida la sensazione che si stia consumando una sorta di tradimento anche se non capisco ai danni di chi.
<< Potrei … >> esservi d’aiuto.
Non ce la faccio a terminare la frase, tanto non mi permetteranno di seguirli.
<< Dobbiamo farcela >> afferma con decisione il Paparino riassumendo tutte le nostre speranze e i relativi timori. E’ emozionato ma almeno ha ripreso a nasconderlo come faceva prima di innamorarsi e, soprattutto, di ricordare.
<< Non farci preoccupare, Ragazzo >> mi dice Orso abbracciandomi a lungo. << Ci vediamo dall’altra parte >>.
<< Cerca di svegliarti, giovane Corvo >> tocca al Biondo non appena l’omone smette di sbrodolarmi addosso. << Così ci racconterai parecchie cose. E non fare come al solito… >> anche lui si commuove << che riduci una vita intera ad un telegramma >>.
<< Non capisco, perché siete tristi? >>
<< Non è tristezza, è fifa >> scherza Musashi ma stavolta non riesce a sembrare convincente.
<< Ora dipende da te, Ragazzo. Ricorda tutto ciò che hai imparato >> mi dice Furia Buia porgendomi la mano.
<< Non mi avete detto dove ci incontreremo >> gliela stringo.
<< Noi non torneremo al villaggio, perciò prendi i nostri trofei e raggiungici ai confini della regione, nella casa dei nostri ultimi amici >>.
<< Perché dove andremo? >>
<< Attraverseremo il deserto per capire se oltre c’è vita >>.
<< Papà >> continuo a tenergli la mano e sbircio oltre lui figurandomi proprio il deserto che circonda come un anello il nostro territorio, << lì c’è un posto che ci attende? >>
<< Domanda complicata >> risponde. << Se per posto intendi l’identità che ti può dare un ruolo o il riconoscimento degli altri, ne troverai quanti ne vuoi, anche rimanendo qui. Chiediti però se ne vale la pena, sempre. Considera che stai per pilotare un Eva e, se filerà tutto liscio, sarai amato come un eroe… finché dura. Così è accaduto in passato e non mi pare che tu abbia trovato la felicità.
<< Se per posto, invece, intendi una casa, puoi trovarla dappertutto e sai che proprio qui ce n’è una già pronta per te. Tuttavia, per esperienza, posso dirti che la tua casa non la trovi, la porti con te o ti porta con sé >>.
<< Ti odio quando non ti fai capire >>.
Il Paparino si mette a ridere. << Se vuoi capirmi, allora devi promettermi che, quando vedrai per terra un cerchio scuro che non dovrebbe esserci, una specie di buco nero, dopo esserti assicurato che non si tratti di una trappola, saltaci sopra. Scoprirai che è solo un’ombra e allora saprai di aver fatto un passo importante >>.
<< Ci vediamo dall’altra parte allora >> pronuncio la formula di Orso e ritiro la mano.
Furia Buia mi abbraccia e la voce trema: << lo spero >>.
 
I cacciatori attraversano il ponte e credo non si volteranno. << Ho un orribile, orribile sensazione >> butto fuori il peso che ho nel cuore. Mi giro verso il villaggio e scorgo la sagoma del wunder che mi attende. Torna ad affacciarsi la paura per il futuro che si mescola al terrore di tutti i miei passati. << Ora sono di nuovo un pilota e sono nelle loro mani. Tutta questa fatica per tornare al punto di partenza >>.
Mi aggredisce la tentazione di fare dietro front e aggregarmi alla mia famiglia per vincere o morire insieme a loro. Non faccio in tempo a cedere che sento nitida la voce di Furia Buia raggiungermi come un vento fresco. << Non avere paura, Shinji >> mi dice.
Andrà tutto bene. Seguo la direzione del vento e vedo il Paparino con una mano sul petto e… << hai gli occhi rossi >> esclamo sbigottito. << I tuoi occhi sono rossi ... entrambi >>. Com’è possibile? << Chi siamo? >>
<< Ricordi? >> urla come se mi avesse letto nel pensiero. << Siamo come fratelli >>.
 
La mia famiglia ormai è sparita, inghiottita dallo spazio. Ho atteso fino a quando ho potuto illudermi di vederli. Cerco le armi del Paparino per ancorarmi a qualcosa ma le mani scivolano a vuoto. << Non si tratta di tornare indietro >> mi dico << ma di fare un passo in avanti >>. Mi volto di nuovo a guardare la casa che mi ospiterà per qualche giorno o per tutta la vita. Non posso neanche togliermi la benda, vorrà dire che farò senza. << Fanculo, tentiamo! >>
 
Vicino alla locanda, semi nascosta dietro uno degli ultimi alberi che mi separano dal centro abitato, c’è Sakura appoggiata ad un tronco che versa lacrime e singhiozza. Voleva rivedere un’ultima volta il Paparino ma non ha trovato il coraggio di andare fino in fondo. La capisco benissimo.
Mi fermo per salutarla, forse anche per provare a confortarla sebbene non saprei cosa dirle, né se ho il diritto di dirle qualcosa. Sakura, che non si era accorta del mio arrivo, si risveglia dal suo mondo di tristezza per inquadrare lo sconosciuto a pochi metri da lei. Sgrana gli occhi teneramente lucidi e spalanca rapidamente la bocca.
<< Sakura >> scandisco il suo nome mentre cerco altre parole.
Suzuhara abbassa lo sguardo e trema; intreccia le mani sul grembo e, dandosi la spinta con i reni, si stacca dall’albero a cui era appoggiata. Se ne va in silenzio, rannicchiata nelle spalle, e con l’espressione di chi finge di non vedere i fantasmi.
<< Cavolo, devo assomigliargli davvero tanto >>. 
 
 
 
Uno spezzone di vita nel mondo reale che dura quattro giorni e che il giovane Shinji non può ancora ricordare. Notte tra il secondo e il terzo giorno al villaggio.
<< Sei sveglia? >>
Quando Furia Buia verifica che Kuchinawa stia ancora dormendo.
 
 
<< Questo tetto continua ad essere sconosciuto >> rifletto fissando il soffitto di quella che, se non fosse ormai territorio di Soryu, un tempo avrei reclamato come la mia dimora. Fa caldo e sono ancora sudato ma ho ripreso a respirare normalmente. Appena sotto la grande finestra, un po’ sulla sinistra, Asuka riposa girata su un fianco. Anche lei sta recuperando da una piacevole fatica.
Succede ogni volta: niente coccole dopo. Scommetto che anche con un’amante occasionale potrei almeno scambiare due parole o andarmene salutandola con un bacio. Non posso lamentarmi troppo perché non riesco a non desiderarla, perché ci sono abituato e poi in questo momento la luce della luna rischiara la camera da letto.
Asuka per il caldo non si è neanche coperta con il lenzuolo leggero. Analizzo i dettagli concedendomi tutto il tempo del mondo poiché non devo considerarmi un mostro e, se mi chiamassero pervertito, risponderei: << fottetevi! Avete ragione >>. Seguo le onde dei capelli lunghi che, nonostante il casino che abbiamo combinato, riposano ben acconciati sul cuscino, sul materasso, sul suo corpo lasciando ben visibili le parti più interessanti e una porzione della spalla che ora occulta la vista ad un seno generoso.
<< Certo, è vero che ho una fissa per i davanzali >> mi dico, << però che culo! >>
Questi anni non mi hanno certo aggiustato la testa ma hanno rafforzato il mio corpo, più di quanto sperassi. L’animale che fuori uccide qui dentro si sveglia, sempre di notte, e mette a dormire tutti i pensieri inutili e caccia in malo modo tutti i turbamenti del mondo.
Nonostante le difficoltà di quest’ultimo anno, già da un po’ abbiamo eliminato il pericolo di morire d’inedia. Sono allenato, ho venticinque anni, non sono più dannatamente sotto peso e ho ancora fame.
Striscio lentamente sul coprimaterasso per posizionarmi su un fianco e raggiungerla, prendendo a calci una porzione di lenzuolo che si era attorcigliata ai piedi.
Nuovi e altrettanto gradevoli dettagli impressionano il mio occhio. La sua spalla non è più un ostacolo, il seno è visibile e non basta ad Asuka tenere steso un braccio per coprirlo. Il naso che termina a punta, quelle labbra sottili che un giorno potrebbero schiudersi per ricambiare un bacio, quando troverò il coraggio di fottermene del suo rifiuto, persino le lentiggini che le chiazzano il viso fino a lambire una guancia che aggiunge un senso di rotondo alla spigolosità degli zigomi. Tutto questo mi appare e devo tacere a me stesso che è ancora più bella di quando l’ho conosciuta.
Niente baci, quindi, niente abbracci. Con la mano sposto delicatamente i capelli che le proteggono il fianco. Scendo fino alla vita, lentamente per studiare le sue reazioni, assicurandomi che il contatto non lasci dubbi sulle mie intenzioni. Le ho appena posto una domanda e cerco di comprendere quale sarà la risposta. La mano ora è ferma lungo la vita snella con le dita che puntano in direzione di un grembo liscio e invitante come la più splendida delle regge. Preme leggera la mia mano pronta ai nastri di partenza come tutto il mio corpo.
Non le chiederò vuoi fare all'amore con me?, perché il, termine amore tra noi è tabù e mi direbbe di no. Vorrei tanto sussurrarle all’orecchio le parole giuste, quelle che il mio cuore mi suggerisce ma con lei parlare è sempre un rischio e io devo giocarmi le carte migliori se voglio unirmi ancora alla mia splendida rossa che brilla di sudore alla luce di Selene.
Non le chiederò vuoi scopare con me? perché, anche se in fondo è proprio quello che facciamo, non le piacerebbe sentirselo dire. O, meglio, lo preferisce all'altra espressione ma, qualora non le andasse di farlo o avesse deciso di rifiutarmi, non si farebbe scrupoli ad usare la crudezza della frase come pretesto per cacciarmi. A me, invece, semplicemente non piace perché non rende l'idea di ciò che per me significano queste occasioni di unione desiderate non soltanto dai sensi.
Vorrei che fosse più una danza che una lotta, vorrei scoprire che dalla relazione tra due come noi può nascere l’armonia, che c’è un posto per me nel suo cuore e che in questi anni sono riuscito a creare un posto per lei nel mio.
Inutile pensarci. Ciò che conta è che la desidero.
In realtà non mi conviene dire niente se non recitare l'unica formula che col tempo abbiamo trovato più comodo adottare. Le chiederò se è sveglia. Sarei obbligato a porle questa domanda anche se la vedessi ballare sul materasso.
Se risponde si, vuol dire che va anche a lei; se risponde no, sarà meglio che mi prepari a passare il resto della notte fuori casa. Qualche volta mi permette di arrivare a questo punto solo per il gusto di dirmi di no e ora le possibilità di successo sono scarse visto che l’abbiamo già fatto.
Annuso i suoi capelli e mi concentro sulla sensazione del suo corpo ormai attaccato al mio per ricordarmi perché vale la pena rischiare una notte all'addiaccio. Poggio le labbra sul braccio scoperto per acquisire altre informazioni.
Sento Soryu inghiottire la saliva. Il suo respiro si fa profondo e rumoroso e deve ricorrere anche alla bocca per riempire i polmoni. Sono ottimi indizi.
Alla fine mi decido: Tentiamo!
<< Sei sveglia? >> formulo la fatidica domanda con le labbra incollate alla nuca.
Alcuni interminabili secondi passano mentre lambisco la spalla e il braccio con baci più affamati e sicuri.
Asuka apre gli occhi e guarda fisso davanti a sé. << Si >>.
Il vento bussa alla finestra. << E se alla fine provassi a baciarla >> mi possiede un sogno, << anche solo per augurarle la buonanotte? >>
 
 
 
Il premio in palio e il prezzo da pagare
<< LA MIA VITA!!! >>
Quando, nell’universo denominato “Shikinami”, Shinji e Asuka danzano insieme … due volte e finalmente il ragazzo prende una decisione.
 
 
<< Dio, che schifo! >>
Mancano due giorni all’alba e scarico lo stress vomitando in onore della dea Fortuna davanti alle nostre terme. Questa volta il Paparino ha toppato alla grande. Mi ci vuole più tempo per riabituarmi all’entryplug, all’immersione nell’lcl e a quella indescrivibile sensazione di dilatazione, quasi di dispersione, che mi provoca da sempre l’avvio del processo di connessione neurale con lo 01. Non bastano tre giorni per rivestire i vecchi panni del pilota a cui associo tutti gli errori e i difetti possibili. Furia Buia sostiene che sono ripartito proprio da questo genere di inferno, allora perché sono costretto a tornarci?
Ritsuko e la signorina Misato hanno assistito impassibili alla mia pessima performance che, in un paio di occasioni, è degenerata al punto da richiedere un intervento esterno per impedire al mecha di rigettarmi. Ho percepito chiaramente la voce di Maya che commentava: << se continua così, non solo quello stronzo non ci servirà a niente ma non sarà neanche necessario il collare >>.
Già, il collare. Ne indosso uno identico a quello che è costato la testa di Kaworu. Se i miei fratelli hanno ragione si tratta di una catena provvisoria; forse stanno raccogliendo dati proprio in questo momento per realizzarne uno più adatto al diavolo che deve strozzare.
In ginocchio, con le braccia stese per non collassare sul mio stesso vomito, combatto strenuamente contro le sensazioni di solitudine, di impotenza, di abbandono, di vulnerabilità. Il fatto che sia in cima alla catena alimentare non mi fa sentire né al sicuro né più forte. L’altro Shinji non risponde al telefono e io devo compiere una missione, una parte almeno, facendo e incarnando ciò che mi suscita ribrezzo, ancora una volta costretto a guardare allo specchio le mie paure, di nuovo preda dell’ansia.
<< A questo giro mi tocca cavarmela da solo >> mi dico dopo aver sputato. << Pensa a loro che stanno rischiando la vita e non fare il bambino! >>
<< Dovrai fare di meglio, molto meglio >>.
Shikinami è dietro di me. Ero talmente turbato che non l’ho percepita avvicinarsi e sono così fuori asse che soltanto il principio di un nuovo conato mi impedisce di risponderle male. Ricaccio nello stomaco ciò che cercava di uscirne e rispondo sfiancato: << lo so >> che sei preoccupata anche per me o almeno spero.
<< Non condivido il piano che hanno elaborato. E’ pieno di incongruenze e in alcune  parti sembra addirittura improvvisato. E’ stupido affidarsi unicamente a te >>.
<< Mai che si possa fare affidamento su uno stupido come Shinji, non è vero? >> le rinfaccio sedendomi sui talloni, sempre dandole le spalle, incurante del fatto che quelle sono le parole di Soryu
<< No … non intendevo questo >> rincula la rossa. << E’ evidente che non sei pronto >>.
<< Ciò nonostante sarò pronto >> mi auguro. << Ho soltanto un’occasione e non posso fallire.
<< Ne sei sicuro? Sembri a pezzi >>.
<< Ero a pezzi anche la sera in cui ho ucciso la prima volta, ricordi? Eppure sono qui >>.
<< Stiamo parlando di pilotare un Eva, stiamo parlando di salvare il mondo >> si infuria << non d … >>
<< … Di sporcarsi le mani come un comune mortale >> concludo, naturalmente a modo mio.
<< Forse se accettassi di indossare il plugsuit… >>
<< Non accadrà mai, Asuka. Se devo morire >> mi è indifferente per mano di chi << sarà con i miei vestiti >>.
<< Pensi solo a te stesso, come al solito >> sento il suo ringhio.
<< Così sei abituata a vedermi. Se davvero servisse accetterei la divisa del pilota ma sappiamo bene entrambi che non ne ho bisogno >>.
<< Abbiamo fatto un bel passo indietro >> constata Shikinami.
<< Di nuovo alla distanza sbagliata >> rispondo martoriandomi, non visto, le mani. << Eppure ti avevo detto che sarei stato costretto a fare delle scelte >>.
<< E’ davvero questo che desideri? >>
<< No, Asuka, io desidero restare >> confesso.
<< E allora perché non resti? Non vuoi vivere in pace? Abbiamo trascorso una vita >> come infervorata alza la voce << in mezzo alla tempesta >>.
Soryu! Ma si, proprio in questo punto, appena un passo più avanti dove ristagna il cibo che avevo mangiato, ho giurato di accettare gli indizi di questo mondo, di accettarne la verità nonostante mi mancasse la comprensione. E ho giurato dopo aver lottato contro la Tempesta. Quella non me la sono inventata, non l’ho sognata, non me l’ha raccontata Furia Buia. Come ho potuto prendermi in giro?
<< Mi sento morire solo al pensiero >> le dico, << ma devo farlo o non troverò pace. Devo seguire i miei fratelli >>.
<< Perché? Capisco che li vuoi bene ma tu mi ami[37] … Cioè, mi vuoi bene, vero? >>
<< Più di quanto possa accettare >> rispondo in lacrime.
<< E allora puoi decidere per conto tuo. Il tuo Paparino non dovrebbe costringerti a… >>
<< Asuka, nessuno mi costringe >> attivo l’occhio destro e apro il sinistro. << Non scaricherò la colpa su di lui. Io devo andare anche non mi piace anche se non amo questa alternativa, devo perché >> mi volto << io… >> ho più fiducia in Furia Buia che in te << io sono pazzo e me ne assumo la responsabilità >>.
Shikinami non reagisce bene ai miei due occhi rossi e alla piccola lingua di sangue che cola dal sinistro. Distoglie lo sguardo facendo un passo indietro. Soffia via l’impressione e torna su di me. << Almeno mi hai risparmiato la parte peggiore dello spettacolo >>.
<< Scusami ma mi era stato ordinato di farlo. Tu puoi capirmi. Anche da noi esiste una gerarchia >>.
<< Ancora con questa storia di Soryu, ho ragione? In che modo posso farti capire che io non sono lei? Io sono io >> pronuncia battendosi il petto come fa quand’è particolarmente animata.
<< Non ho mai avuto dubbi su questo >>.
<< Anche tu sei tu >> incalza avvicinandosi. << Non sei Furia Buia >>.
<< Non ho mai avuto dubbi neanche su questo >>. Gli occhi sono accesi ma la mia personalità non ne risente. Mi è simpatica Shikinami, mi è simpatico questo Shinji. Il problema è che non bisogno di conferme. Sono andato oltre e ora ho urgenza di sapere chi sono realmente, chi sia davvero quell’io che Asuka agita come una verità compiuta forse con troppa superficialità.
<< Se in cuor mio non sapessi >> riprendo a parlare dopo aver dedicato alcuni secondi ad ammirarla in silenzio << che tu puoi essere realmente Shikinami e che al tempo stesso sei tutt’uno con Soryu, semplicemente guardata da un punto di vista diverso, come direbbe proprio Furia Buia; se la mia follia non fosse così potente da impedirmi di fuggire, allora non avrei dubbi. Mi strapperei di dosso l’altro Shinji che amo come un fratello gemello, che è me guardato da un punto di vista diverso, e gli direi: va’ tu! Vai a cercare la tua Soryu e lasciami con la mia Shikinami fino a quando lei mi vorrà. Anzi, parlerei così anche al Paparino e gli urlerei: cerca da solo la donna che ami e lasciami qui con la ragazza che desidero! >>  
<< Lui mi … >>. Asuka cede allo stupore e a uno stato emotivo che tradurrei come imbarazzo. Prontamente si ricompone e, con le guance vermiglie, dice: << però anche tu hai appena confermato che è una follia >>.
<< Sì >> per lo stesso motivo che ha spinto Furia Buia ad accollarsi la mia per un po’. << Sono stanco di sognare, Shikinami, sono stanco di fare incubi. Preferisco seguire una follia che costa tutto il mio tesoro piuttosto che passare un’intera vita a mordermi le mani per ciò che non ho fatto >>.
<< Te ne andrai per sempre allora? >>
<< E se fosse soltanto per il tempo necessario? Se tornassi? >>
<< Potrebbe essere troppo tardi. No, sarà certamente troppo tardi >> risponde con una durezza appena mitigata dal tremore delle labbra subito frustrato da un moto della volontà. << Io non ti aspetterò >>.
Abbasso la testa e mi accorgo solo ora di averle parlato stando in ginocchio. La ferita che le sue parole hanno aperto si tramuta in un impulso a liberare una risata inquieta e scomposta. Resisto e con gli occhi di nuovo sul mio grazioso bersaglio, mi rialzo asciugandomi la bocca e la faccia con le maniche della maglia nera. << In quel caso mi abituerò ad una nuova cicatrice, soffrirò per il rimorso ma, al diavolo, mai più per un rimpianto perché, anche se non ci credi, in un modo o nell’altro io sto cercando proprio te >>.
<< Io sono qui >> dalla Second esce un gemito.
<< E allora, se ne avrò la possibilità, busserò ancora alla porta del tuo cuore >> sibilo con la gola in fiamme.
<< Io non ti aprirò >> sussurra.
<< E io continuerò a bussare e poi mi siederò davanti alla tua porta >> replico raccogliendo quel po’ di fiato che è sfuggito al rastrellamento del dispiacere. << E attenderò che tu mi apra anche se lo farai per dirmi che è troppo tardi >>.
<< Perché? >>
<< Perché forse non mi è rimasto altro >>.
<< Shinji >>. Quella di Shikinami mi arriva come l’eco di una supplica.
<< Mi dispiace, Asuka >> le dico con il viso solcato da lacrime umane e divine che accentuano un sorriso disperato << avrei tanto voluto offrirti una vita migliore. La meriti più di me >>.
 
La mia mente ha scelto ma manca qualcosa, mi manca il parere o il benestare del cuore. Lui è ancora indeciso.  
 
*****
 
E’ la notte prima dell’alba e il mio corpo è a mollo nelle acque calde delle nostre terme. Intorno a me è buio e i miei sensi, ordinari e non, riposano cullati dal ribollio della vasca naturale che, per virtù dei minerali che la compongono, eccitata dal calore proveniente dalle profondità di questa strana e misteriosa terra, riluce come un faro per indicare il tragitto sicuro ai naviganti.
Il firmamento mi avvolge come un immenso lenzuolo dai disegni sgargianti. Non mi importa che la mappa del cielo un giorno sarà riscritta. Il mio cuore non ha ancora risposto alle domande della mente e intona lamenti alla notte ricordandole che non stende il suo velo soltanto per coprire gli occhi di chi ha sonno o sta morendo. Suo compito dovrebbe essere anche proteggere la discrezione degli amanti, difendere i loro incontri tenendoli nascosti agli sguardi indiscreti del mondo.
Sono solo, immerso nelle acque calde delle nostre terme, nel punto più comodo, lì dove posso poggiare la schiena e le gambe senza conoscere asperità, lì dove la natura sembra aver creato un pavimento liscio, quasi morbido come un materasso. Le imperfezioni sono impercettibili e riesco a sognare che siano i tasselli di un bellissimo mosaico che adorna il fondo della vasca.
<< Anche qui due innamorati possono godersi il loro momento >> ragiono ad alta voce pensando alle parole che mi rivolse il Paparino dopo quell’assurdo scontro in cui mi venne insegnato come risolvere il dilemma del porcospino.
Peccato che non ci sia nessuno con me! Trovo, però, sollievo nel constatare che non sono affranto come mi è capitato dopo aver subito in pieno la furia di un’Asuka tradita e delusa dall’indecisione del suo Shinji. No, in parte credo di aver rimediato rivelandole il mio amore e la mia follia.
<< Perché non mi aiuti? >> interrogo il cuore o l’altro Shinji, non so perché immaginando entrambi con le sembianze di Furia Buia.
Poche ore all’alba, eppure non ce la faccio a pensare alla gravità del compito che mi attende. Non sto fuggendo dall’ansia, semplicemente non riesco a dare il giusto valore alla salvezza del mondo. Anzi, è come se tutte le grandi questioni, le prove supreme, persino il sommo bene e la somma felicità fossero costruzioni della fantasia, fantasmi che evochiamo ma a cui è bene non offrire completamente e troppo facilmente la propria anima.
Il mio universo si concentra su una scelta che ho fatto ma non con tutto me stesso e che, perciò, non può ancora dirsi definitiva. << Paparino, se conoscessi il tuo amore, forse saprei >> sospiro prima di abbandonarmi lasciando che la testa venga sommersa dal tepore umido dell’acqua dolciastra.  
Trattengo il respiro ed apro il mio occhio per osservare, finché il bruciore è sopportabile, le stelle che ondeggiano in questo piccolo e fluorescente lago caldo.
Mi siedo riemergendo con il busto, mi appoggio ad una parete liscia e passo le mani tra i capelli ormai lunghi indugiando sulle punte, come se mi preparassi a raccoglierle in una coda lunga come quella che sfoggia Furia Buia.
Avverto un rumore alla mia destra e lo strusciare di tessuti.
<< Non guardare! >>  l’ordine proviene da Shikinami.
<< Che… che ci fai qui?  >> balbetto rannicchiandomi con le braccia stese in avanti e le mani aperte a copertura della mia centrale.
<< Non parlare! >> risponde. Sento e percepisco l’acqua che si sposta per accompagnare i suoi movimenti e fremo immaginando il suo piede che affonda portando con sé la gamba e poi…
Deglutisco a forza e dimentico come si respira. Due colpi di tosse suonano come un motore che singhiozza, mi aiutano dividere nella gola l’aria dall’acqua e a prepararmi.
Asuka mi raggiunge nuotando lentamente, ventre in giù, nell’acqua bassa solo con la testa scoperta. Un’inutile precauzione poiché siamo nell’occhio di un faro e il suo corpo nudo riluce come una scultura rosa e rossa nel biancore di una grande lampada. I capelli lunghi assecondano il fluido che si richiude al passaggio e si stendono come tanti filamenti color ambra ordinati a monte dai fermagli rossi che la rendono riconoscibile da distanze siderali.
Si ferma davanti a me puntandosi sulle braccia per mostrarmi il viso, il collo e il petto fino all’attaccatura del seno. Seguo l’istinto di concederle spazio e spingo la schiena contro la roccia. Un altro istinto si ribella e cerca di trascinarmi verso Shikinami.
<< Perché sei qui? >> le chiedo mentre il viso avvampa.
<< Ti faccio paura? >> ribatte con un tono basso e profondo che sembra sgorgare dal centro della terra insieme all’acqua calda. Mi fissa come se volesse sfidarmi, stira la posizione per nascondere un tremolio che i miei sensi animali interpretano facilmente.
<< No, non mi fai paura. E tu… >> mi fermo a causa del fiato che si frantuma << hai paura di me? >>
Asuka scuote nervosamente il capo. << No >> afferma orgogliosa mettendosi carponi prima di rizzarsi con un colpo di reni per poi risedersi sui talloni.
Espiro anche l’anima, scosso da spasmi incontrollabili che si tramutano in un prolungato fischio nelle orecchie e nella testa.
Asuka poggia le mani sui fianchi per mostrarmi fiera il seno che emerge dallo specchio d’acqua calda ma le sue guance pallide, chiazzate di rosso, raccontano una storia diversa proprio come gli occhi che guardano da un’altra parte. La mia vista, invece, ha ben chiaro il suo obiettivo. Si perde nella percezione dell’intero e si ritrova nei dettagli che assaporo con calma come un dolce particolarmente gustoso. No, io non scappo, ho già avuto due occasioni per fuggire e non l’ho fatto. Seguo le gocce che scendono dalla sua gola e dalle spalle e percorrono le rotondità del seno fino a riversarsi su un solco che …
E’ una cicatrice quella che vedo attraversare in lungo l’addome vicino al fianco sinistro e che si era già affacciata per sbirciarmi durante il nostro primo e per ora unico appuntamento. Senza malizia cedo alla tentazione di toccare il trofeo poiché lo riconosco.
Asuka contiene un sussulto quando le dita iniziano a percorrere delicatamente la pelle tesa e livida come quella che tiene insieme la parte sinistra della mia faccia. << Soryu >> penso, << questa è la cicatrice della signorina Misato. Anche tu le volevi bene, vero? >>.
<< Questa… questa >>. Il respiro si rompe e Asuka perde un po’ della sua sfrontatezza.
<< Hai combattuto tanto >> bisbiglio accollandomi un altro po’ della sua pazzia.
<< Io non ti aspetterò >> Shikinami ha l’occhio spalancato, la sua iride sembra profonda migliaia di leghe e la pupilla ne mangia l’azzurro. Ancora una volta i suoi occhi smentiscono la lingua.
Se solo non avessi dato troppa importanza alle parole. << Lo so >> rispondo annegando nelle mie emozioni amplificate, conteso tra il desiderio di averla e quello di non andare oltre per non farle del male. Con la mano risalgo il suo braccio e raggiungo la spalla prima di iniziare la traversata in un fiume di capelli.
<< Domani… >> Asuka posa la sua mano sul mio braccio indecisa se accarezzarlo o bloccarlo. << Domani potresti… potremmo morire >>. Dalla bocca esce una voce un po’ lamentosa e irrequieta che come cenere incandescente entra nella mia e appicca il fuoco.
Mille pensieri allora si svegliano e in tal modo scatenano tutti i turbamenti del mondo che tentano di assordarmi con il loro frastuono. Attaccano il cucciolo di incendio per togliergli l’ossigeno e ucciderlo ricordandomi che sarebbe immorale accettare l’invito di questa donna di miele travestita da ragazza. Sarebbe ingiusto poiché il mio cuore non si è espresso, sarebbe stupido poiché le parole che ci rivolgiamo ingannano. La mia doppia natura si lacera e duplice riverbera a contatto con le due forme di Asuka. Il muro della separazione non mi è mai sembrato tanto insuperabile. Voltare le spalle non serve poiché ad attendermi vi sono i miei rimpianti, andare avanti costa innanzitutto la perdita di ogni difesa. Se riuscissi a prendere una maledetta decisione, se riuscissi a rimanere con Shikinami e a salvare Soryu senza dover muovere un singolo passo, se…
E baciala, stupido!
 
L’altro Shinji si è stancato di sussurrare i suoi consigli e mi strappa dalle grinfie della paura urlando come aveva fatto Furia Buia.
Come riemerso dalle acque, torno a guardare la mia Asuka e do cento volte ragione a me stesso perché stavo per rinunciare ad un bacio. Il fuoco resiste agli aguzzini, trova ossigeno e crepita e si espande.
<< No, Asuka >> boccheggio euforico mentre il corpo si dimostra disciplinato e con calma copia la posizione di Shikinami. << Io non morirò… domani >> le dico avanzando con il busto e carezzandole con le dita il viso e il mento e il collo per essere certo che non sia un miraggio. << Io morirò tra cent’anni >> inspiro l’odore di Shikinami accostandomi tanto da sfiorare la sua bocca. Il fuoco diventa incendio indomabile e sento montare la rabbia di migliaia di vite che chiedono giustizia[38]. << Io non voglio rimpiangerti >> io non rimpiangerò questo momento. Le mani si aprono per accogliere il suo seno.
<< Che fai? >> Asuka quasi non respira, mi prende per i polsi ma non mi scaccia. Le sue narici riprendono a lavorare e ora sono mantici che soffiando mi fanno il solletico e alimentano il calore delle fiamme.
Ho già attraversato questo muro. L’ho già fatto in questa vita. << Non esiste la colpa, Shinji >> mi insegno. << Il dolore ama la gioia e cammina al suo fianco. Il futuro non è scritto e, anche se lo fosse, sono stanco di soccombere alla paura >>.
Chiudo l’occhio e supero la barriera baciandola con tenerezza. Arrossisco per l’imbarazzo come se fosse il nostro primo bacio. Anche Asuka, che pure sembra la più sicura, sembra sorpresa e ci mette qualche secondo prima di decidersi e aprire le labbra non più sottili. Intreccio le mie mani alla sue affinché non ostacolino il nostro cammino.
<< Asuka >> rido spaventato, talmente vicino che le punte dei nostri nasi continuano a baciarsi, << mi lascio infilzare >>.
Mi tuffo per assaporarne le labbra e baciarla ancora ed ancora senza concederle il tempo di capire, né concedere tregua al baccano nella testa. La stringo fino a schiacciarla contro il mio petto e do corpo e voce aldesiderio ricoprendola di carezze dolci e impazzite.
Non servono parole, quelle dividono. Le parole partoriscono fraintendimenti, le parole sono come gli assi del ponte dei cacciatori che, unendo due lembi di terra, li tengono distinti segnalandone il confine. No, io voglio essere il viaggiatore che attraversa il ponte per concludere il cammino tra le braccia dell’amata.
Sopra le acque Asuka educa la mia fame cedendo ai baci e rallentando con pazienza la mia lingua per insegnarmi quanta finezza si celi nel gusto. Le basta sfiorare il mento e la guancia del pilota per indurmi a non offendere la morbidezza del suo corpo.
Sotto le acque Asuka, nascosta dall’ombra che vi gettiamo e dal comando talvolta supplice talvolta imperioso di non guardare, alimenta la mia fame come vento che trasporta fino alle narici il profumo di carne alla brace. La quiete del cielo è bilanciata dall’impeto della terra e lì tocca a me guidare la sua passione e rendere gentile la mia, mentre ogni distanza viene polverizzata.
<< Shinjiiii >> gorgoglia mordendomi il collo e poi l’orecchio sconvolta da fremiti che mi attraversano il corpo ed espandono il petto che accoglie il seno di un’adolescente che sta volando verso l’età adulta.
Asuka costringe la mia mano a riemergere in superficie, la accomoda sul cuore che pulsa forsennato; mi guarda, ondeggiando ebbra e stordita, con il suo occhio lucido e caldo e un’espressione tanto indifesa quanto determinata, mentre il rossore le riscalda le orecchie che sembrano in procinto di versare un vino che non mi stancherei mai di bere.
L’esperienza si presenta alla mia coscienza nella forma di istinto e ho chiaro cosa voglio e conosco ciò che temo. Shikinami arde del mio stesso desiderio e come me teme il suo desiderio.
I mille pensieri e tutti i turbamenti del mondo ancora ululano come un branco di lupi. Un bacio tenero, più prolungato degli altri, armonizza i nostri respiri spezzati e l’ululato si placa; danzano le nostre lingue e l’ululato viene zittito da una nuova melodia; le mani si incastrano senza affanno e la melodia rivela la sua natura d’armonia.
La mia rabbia diventa furia, il mio cuore e il mio corpo scelgono la via di una ferma dolcezza. I baci diventano più timidi e sentiti, come se ad incontrarsi fossero due anime pure, per compensare o contenere la rivoluzione che ci scorre dentro e ci attira verso un unico fine.
Lentamente cambio posizione e torno a sedermi sul pavimento nudo della vasca termale. Con delicatezza tiro a me la bella Shikinami affinché non venga interrotto in alcun modo il nostro contatto. Con decisione l’afferro per i fianchi, attendo che chiuda l’occhio e poggi le mani sulle mie spalle e la sollevo per aiutarla a sistemarsi su di me. Con pazienza, in silenzio e contemplando il suo viso, accompagno lo schiudersi delle gambe che, piegate, finiscono per cingermi ai lati del bacino. Stendo le mie gambe e con forza contraggo gli addominali e punto un braccio sul fondo di roccia smussata per restare alla sua altezza, per poterla baciare ancora, per poterle accarezzare ancora il viso e i capelli, per sentire ancora il suo cuore che si armonizza ai battiti del mio.
Asuka si avvinghia a me e graffiandomi la schiena come se temesse di precipitare nel vuoto, preme la sua guancia liscia contro quella rovinata del cacciatore. Un occhio spento incontra una benda, le nostre maledizioni si guardano di nascosto e si scambiano parole d’amore impronunciabili davanti ai piloti ancora attratti dal grembo materno.
<< Shinji >> sussurra Shikinami invocandomi un’altra volta e la sua voce sembra un miraggio prodotto da una gola irrimediabilmente arida. Abbassa il ventre nervoso e lo muove, ora piano ora velocemente.
Tutto in lei è un insieme di domande che chiede risposte precise e io non chiedo altro che rispondere come lei vuole.
Perciò impongo un limite a me stesso affinché il desiderio sia soddisfatto anche dal viaggio e non unicamente dalla meta verso cui tende come freccia appena scoccata. Impongo un limite al mio stesso piacere per goderne di più e più a lungo, per non bruciare, per non dimenticarmi di lei, per aspettare che proprio Asuka prenda per mano me che sono Caos, il vagabondo, e mi inviti ad entrare nella casa dell’Ordine.
Perciò ora io, che sono stato il guardiano del limite, resto in piedi sulla linea immaginaria che ho tracciato come un solco sul terreno premendovi sopra con il tacco del mio stivale davanti alle mura del villaggio.
Perciò io, che sono Caos e non conosco e non amo i miei figli, accetto di formulare l’Ordine innanzitutto dentro me stesso per non distruggere la mia amata, per conoscere e amare i figli che mi regalerà, e limitarmi attraverso le illusioni dello spazio e del tempo, della direzione e del significato.
Una donna mi viene incontro, è l’Ordine che mi ama ed ha accettato in se stessa la sua natura caotica e si è estesa per accogliere il cambiamento che porto e generare la forma da donare ai figli che desidera da me.
<< Shinji >> Asuka trema, << hai paura? >> ripete la domanda.
Sposto la frangia che le copre la benda che non può essere ancora tolta. Qualunque cosa nasconda, finché sarà parte di lei, l’amerò con tutto me stesso. << Da morire >> scoppio a ridere e i fantasmi fuggono. << Tu… tu mi desideri, Asuka? >>
Shikinami si lascia contagiare e ride di gusto come mai l’avevo vista fare. << Da morire >> risponde.
Asuka mi prende per mano e, permettendomi di superare il confine ideale che ci separava, ora mi conduce senza incertezze lungo il ponte oltre il quale si stagliano le grandi porte dell’Ordine. Mi istruisce su come un amico atteso debba bussare affinché le sentinelle, rassicurate, depongano le armi.
Le porte finalmente si aprono, non fanno alcun rumore come se i battenti scivolassero sull’olio. << Accidenti! >> esclamo entusiasta, circondato da un calore amorevole che riempie il cuore e da grida di felicità che mi disorientano. << Sono dentro >>.
Ci accoglie un muro di gente che canta e ride come ad una festa nuziale. Già brille e accese, le persone ci salutano con ampi gesti delle braccia e giovani donne soffiano baci sulle mani lisce. Mi osservano come se riconoscessero in me lo sposo o il più importante degli invitati.
Non temo per la mia vita, il fucile e il coltello non mi mancano poiché sono qui di notte al solo scopo di amare il mio complemento; non mi infastidisce l’ostacolo che la folla pone alla vista e al passo poiché procedo secondo la mia volontà stringendo la mano di Asuka che cammina al mio fianco e mi suggerisce i tempi e il percorso.
<< Mi adatto >> sussurro sorridente, deciso a oltrepassare il diaframma senza arrecare danno ad alcuno.
Un altro passo in avanti e le resistenze si attenuano. Il muro si divide a formare due ali e libera un corridoio che attraversiamo lentamente per goderci ogni metro guadagnato, sebbene in me si agiti ancora un vento che mi incita a correre come un pazzo. La gente al nostro passaggio getta petali di fiori, canta parole di miele e allunga le mani per accarezzarci.
Stringo più forte la mano dell’Ordine che mi guida e che ha il volto e il nome di Asuka. Il mio vagabondare solitario sulla terra degli anni, che trascorrono senza che io me ne accorga, ora mi appare prezioso poiché rende emozionante il ritorno.
<< Sono a casa >> le dico commosso, << ho forse trovato il mio posto? >>
Asuka avvicina le labbra rosse all’orecchio e i suoi occhi sono languidi e al tempo stesso ardenti, come il fuoco acceso nel luogo più santo del tempio. << Sei il centro di questa casa >> mi sussurra. << E’ da molto che ti aspettiamo >>.
<< Soryu >> pronuncio commosso.
<< Ciao altro Shinji >> sorride facendomi l’occhiolino. Quindi si ferma e mi abbraccia e mi bacia per un tempo che ora sono in grado di concepire ma che non voglio calcolare.
Asuka mi morde un labbro, poi con voce rotta ansima sulla mia pelle e dice: << andiamo >>.
Attraversiamo le strade magnificamente addobbate per la cerimonia e visitiamo le case e incontriamo gli altri invitati che nella piazza principale riempiono le coppe da fontane che zampillano vino speziato. Non si curano di noi ma della musica che si diffonde nell’aria come trasportata da un vento mite. La loro gioia penetra nella mia carne e scorre nelle mie vene al punto che mi sembra di espandermi per diventare anche loro, tutt’uno con il villaggio della mia amata.
<< Guarda! >> mi dice Asuka in silenzio
Al centro della piazza, nel cuore di questo luogo, scorgo due ragazzi, le forme del suo sogno che ora sono unite nell’energia dell’amplesso.
Guardo meglio e io e Shikinami, le forme di due ragazzi ridiamo di gioia nel vedere le sostanze di Shinji e Soryu che ci vengono incontro uniti nella dolcezza dell’amplesso e li chiamiamo per nome, come un allievo farebbe con il maestro, affinché rendano sicuri i nostri passi incerti, gentili i nostri gesti crudi.
Seguiamo il loro esempio e, tenendoci per mano, ci mescoliamo alla folla ubriaca senza perdere d’occhio i due adulti che si amano con passione. Mi stringo a Shikinami, come Shinji alla sua Soryu, per partecipare, raffinandola, alla lussuria della folla sempre più ubriaca, per conquistare un centro di quiete pulsante nella baraonda di una circonferenza vibrante ed estatica. Apollo suona l’arpa per accompagnare le effusioni della coppia; Dioniso scatena tutt’intorno le baccanti  per intossicare le anime della coppia. 
Un respiro dal profondo del mio cuore e, pur presente a me stesso, non mi sento più padrone del corpo. Mi lascio consigliare dall’altro Shinji e mi emoziono nel conoscere il suo amore.
<< Piano! >> Shikinami respira sul mio naso e non mi fa più il solletico. Tocca la cicatrice e la sua carezza è così tenera, così comprensivo lo sguardo e fragile la voce che mi è dolce obbedirle. Anche lei vive la mia stessa situazione; non è più soltanto Shikinami e fluttua nel respiro di Soryu che la avvolge e la emoziona facendole ascoltare il suono del suo amore.
Eppure l’ira che infuria in me non si placa e continua ad ardere come fuoco indomabile, aumenta d’intensità e di  … il calore che mi brucia proviene dal suo corpo che si muove in sincrono con il mio e colma il mio cuore di un senso di pienezza e conforto che non credevo il fato avrebbe mai concesso a Shinji di sperimentare. Non vi è lotta in questa relazione tra Shinji e Asuka.
E’ dolce questo Perfezionamento perché non è completo e non è eterno, perché siamo in due e possiamo perciò perderci nel piacere e goderci la gioia dell’unione, perché possiamo vivere questa incredibile, nuova e sperimentata, armonia tra noi e con noi stessi e stupirci di quanta bellezza venga perduta a causa della paura.
Questo Perfezionamento è Azione consapevole che rende intelligibile la sua funzione di Necessità, che si svolge nel tempo e procede in uno spazio in perenne movimento. Il futuro è la possibilità di concepimento di una nuova vita, un nuovo punto di vista; il passato è l’insieme caotico e deterministico di fortuite cause che hanno portato due adulti a parlarsi come ragazzi nel sogno di un discorso fantasticato come solo i bambini sanno fare.
L’azione prende forma di danza e disegna un destino. Vive di variazioni di ritmo per nulla casuali; non è imprigionata da regole ma non è disordinata; non è dolce, eppure vi è in essa una delicatezza impareggiabile che si esprime nell’amore vorticante di forza e cedevolezza; è la passione di Ordine che giace con Caos, per generare con lui forme uniche, speciali ed irripetibili ad ogni istante; è la tensione del sempre sveglio Caos che giace con Ordine per perpetuare il movimento della vita di cui è alfiere.
Il respiro è la musica che governa il ballo. Attraverso un respiro dai mille suoni io e Asuka armonizziamo gli spiriti che scorrono nei nostri corpi, alternandoci nei ruoli di Caos e di Ordine affinché vi sia equilibrio nel cuore.
Guardo ancora meglio e mi accorgo che i nostri maestri sono solo un riflesso nello specchio. Guardo sempre meglio e mi accorgo che i nostri allievi sono solo un riflesso nello specchio.
E siamo sempre in due, io e Asuka, a sperimentare nella passione dell’amplesso un’unica doppia natura, un’unica doppia forma, un’unica doppia sostanza, un’unica doppia vita, il paradosso dell’unione e della separazione che si amano follemente ora lasciandosi trasportare dal vigoroso roteare del vento che segue una sola direzione, ora opponendogli riposo e chiarezza per permettere alla danza di gettare la maschera e mostrarsi come Armonia.
<< E’ così bello sentirsi indifesi >> sento l’eco di un ricordo che non ho la forza di partorire sotto forma di parole. Mi abbandono allo sguardo incredulo e arroventato della ragazza che emozionata e intontita si scuote su di me e mi graffia il petto, quasi strappandomi i capezzoli, e conferma in ogni momento l’accordo che ci mantiene intrecciati. << E’ così adorabile morire a se stessi nel pieno della vita >>.
Gli invitati non riescono più a bere, le gambe cedono per la fatica e gli abbracci con cui le coppie, ora divenute come lucciole luminose per non dire accecanti, si scambiavano delicato amore adesso sostengono i corpi sfiancati. Le coppe non vengono riempite e il vino trabocca dalle fontane e gli aromi che vi erano contenuti sono i nuovi padroni dell’aria.
E la musica ora è intonata dai gemiti di Asuka che sembrano provenire dal profondo dell’anima. E la danza, che accompagno cingendole la vita con il mio braccio angelico che nessuna apocalisse potrà far vacillare, viene scandita dai fremiti che l’attraversano come fiume che tracima e i fremiti diventano spasmi e mi fanno vibrare come se un terremoto volesse disfare la terra su cui ci troviamo.
Shikinami si rifiuta di gridare e si lamenta, come ferita, chiudendo i denti sulla mia spalla finché non esce sangue; stringe le gambe che come una tenaglia avevano catturato i miei fianchi; spinge il suo seno morbido e ansimante contro il mio petto e schiaccia il ventre candido mentre con più forza la cerco per emergere con lei dalle acque.
Resa felice dalla mia lealtà si abbandona su di me e copre l’azzurro del suo occhio mentre rallenta il respiro che torna ad immaginarsi regolare. Avverto ancora in me l'intensità della gioia che l’ha stravolta e che ora si incammina sulla via di una deliziosa quiete.
Amo questo piacere, amo l’estasi del suo volto infiammato e sento che in qualche modo, per non so quale miracolo, sono stato altruista e che ho reso giustizia all’Ordine che è in cielo e rispettato le sue leggi e soddisfatto i suoi bisogni.
Ma io… io sono il Caos che è sulla terra e nella terra; sono il Caos nel mio cuore e nel suo corpo e devo oppormi all’Ordine che è in cielo per rendere giustizia alla mia natura, alle leggi della natura poiché, grazie al limite dell’Ordine, non sono condannato solamente a distruggere e a disperdere.
Asuka è la via che incanala la mia energia e rende possibile la costruzione e l’aggregazione. Benevola mi ammonisce sul pericolo che può arrecarmi la mia condotta, mi ricorda che è mio dovere conservare la vita ed io ribatto che in tal modo rinunciamo a perpetuare la vita stessa, a trasformare quella già esistente e a permettere a nuove e uniche forme di rispecchiare la sostanza.
Mi tenta allora con la cupidigia spiegandomi che conservarmi prolungherà il desiderio e io rispondo che ha ragione poiché, se rispetto le sue leggi, la mia brama non sarà mai del tutto soddisfatta e resterà viva. Se rispetto le sue leggi continuerò per l’eternità a desiderare l’amore.
Ma io che sono figlio del Caos e provengo dalle profondità della mia terra non temo punizioni e non posso ascoltare le giuste ragioni. Afferro con eccesiva sicurezza i capelli di Asuka fin quasi all’attaccatura della nuca costringendola a sopportare la mia indelicatezza, poiché per amore devo oppormi all’Ordine che è in cielo.
Senza grazia e strappandole un mugolio di dolore, artiglio con la mano angelica la sua schiena costringendola a sopportare la forzata immobilità, poiché è mio desiderio oppormi come amico e non come nemico.
Mi aggrappo a lei con tutto me stesso poiché devo oppormi per rendere giustizia ad una metà dell’universo affinché continui ad amare l’altra.
Asuka sceglie ancora una volta di darmi fiducia e si lascia ghermire e si aggrappa a me poiché ha compreso che mi oppongo in armonia.
Il suo viso arrossato, in parte coperto da ciocche di capelli attaccate alla pelle, mostra un’indomabile innocenza che riflette la purezza delle mie intenzioni. Guai se lo facessi solo per me, sarei un uomo della peggior specie, senza un briciolo di volontà, poiché ora so che una volontà si sta perfezionando in me.
Occupo con la mente lo spazio che ci racchiude diventando ogni suo punto. Asuka smette di guidare, né suggerisce direzioni, non pretende più di ammansirmi, né di educarmi. Lascia che il caos imperversi in ogni direzione tra le case aperte, a cui tornano ancora inebriati e folli i giusti, e per le strade e le piazze in cui potente ancora si percepisce l’eco, come fiume che si finge vento di pioggia, dei festeggiamenti.
Asuka si adatta ai nuovi tempi del mio amore e mi attende paziente mentre corro con tutto il fiato che ho in corpo. Resiste quanto serve per assicurarsi una battuta di ritardo, non per opporsi ma per rimanere accordata. Resiste alla mia presa per assicurarsi i centimetri necessari per prendersi cura di me succhiando il sangue dalla ferita che con i denti mi aveva inferto.
Il mio occhio sinistro si apre senza permesso e, incontrollato, si incendia. Asuka non teme più l’iride del cacciatore, né prova disprezzo e, compassionevole, lecca via dalla mia faccia le lacrime di un dio che per amore della relazione con un dio deve opporsi a tutto e indossare la maschera del diavolo affinché un nuovo equilibrio nasca quale figlio desiderato. Bacia affettuosamente la guancia che nessun’Asuka, anzi nessuna persona, ha il diritto di toccare ed io non provo vergogna. Corro e sono felice ad ogni metro del viaggio poiché ho finalmente ucciso mille pensieri e scacciato tutti i turbamenti del mondo.
Io e l’altro Shinji vibriamo alla stessa frequenza, pensiamo, sentiamo come uno, siamo anche noi una strana unità fatta di relazione che ci consente di rappresentarci distinti.
Soryu ha capito ed è felice e si abbassa per non fuggire; Shikinami ha capito e mette forza sulle braccia per fuggire prima di affidarsi al cuore e alla consapevolezza del suo sé adulto. Sceglie, infine, di godere del mio piacere ed è felice.
Dalle mie acque emerge un sole incandescente che risale fino alla bocca dello stomaco e si tramuta in migliaia di note musicali travestite da guizzanti lingue di fiamma. E’ la nascita di una determinazione tempo fa concepita nell’animo. Mi scuoto e le palpebre di Asuka scattano
Le fiamme raggiungono il cuore e le note sparse e turbolente vengono composte a formare un’unità armoniosa e, grazie alla musica, sento che il cuore ha finalmente deciso ed una posizione verrà presa. Mi scuoto e l’occhio adulto color smeraldo di Asuka brilla come la più stellata tra le notti.
L’armonia della musica raggiunge la gola e scrive un canto per vestire di forma la melodia. Mi scuoto e i contorni del volto di Asuka sembrano alterarsi, tranne il suo occhio che, nitido, racchiude la perfezione di un sorriso.
Un’unica canzone risale fino al cervello e oltre e spiega se stessa attraverso molteplici ragionamenti che confermano un cammino già intrapreso e rafforzano le mie intenzioni. Mi scuoto e ammiro un principio di pace nella mia guerra riflesso sul volto di una bellissima donna che si finge ragazza.
Asuka non è tanto la ragione della mia scelta quanto piuttosto la forma migliore per mezzo della quale può esprimersi e vivere ed io devo respirare.
Una decisione cambia il corso della storia ed è maledettamente semplice. Aveva ragione Furia Buia: la vita o il fallimento. Entrambe le opzioni hanno un prezzo, entrambe recano in dono un premio, entrambe comportano rinuncia e arricchimento ma solo una di queste custodisce il cuore di un sacrificio. Perciò devo andarmene.
Mi scuoto un’ultima volta, come se il principio di quest’ultimo moto provenisse da lei; una scintilla, quasi un atomo ripercorre la strade e sospinge il canto che si era fermato in gola. E’ il coraggio di cui avevo bisogno. Avvicino la bocca alle rosse labbra di Asuka, le sfioro soltanto e, guardando un occhio e una benda, compio finalmente il mio passo.
<< La mia vita! >>. Il coraggio trasporta il canto che è un respiro.
Soryu e Shikinami accettano il voto con un bacio.
 
*****
 
Ancora unito alla bella Asuka, assaporo il dolce della sua pelle, il salato del sudore e l’amaro di una compassione che assomiglia al rimpianto e che sporca appena la perfezione dei miei battiti speciali. << Meritavamo di meglio >> mi sorprendo a bisbigliare mentre le mani aperte abbracciano e stringono Shikinami e affondano nella morbidezza della sua pelle o vengono respinte dalla sua resistenza.
La marea rifluisce e l’altro Shinji torna in silenzio ad occupare un posto nel mio cuore. Anche nell’occhio di Shikinami si affievolisce il palpito di Soryu.
E ancora, in un modo totalmente diverso, siamo noi due, le immagini di qui, che affannati ci guardiamo come due naufraghi, come due bambini abbandonati. Continuiamo a guardarci senza dire niente, sostenendoci l’un l’altro mediante il contatto per non farci travolgere dalle emozioni che soffiano come un tornado, per metabolizzare un’esperienza così scioccante, piena, così totalizzante.
Meravigliati e spaventati, rimaniamo uniti nel corpo e nello spirito, indifferenti all’idea stessa di distanza, e gustiamo il terrore della vulnerabilità e il bisogno opprimente di conforto, di una mano sul cuore. No, non si può vivere da soli, non è giusto rinunciare a tutto questo.
Non riesco a credere che sia accaduto, è stato come un sogno poiché la mia coscienza, pur presente in ogni istante, si era persa, drogata dall’amore e dal desiderio.
Già ne sento la mancanza.
Passo due dita sulla cicatrice che oltraggia il suo corpo e continuo a contemplarla mentre milioni di parole vorrebbero uscire. Concederei loro la libertà di venire al mondo se non fossero tutte inopportune poiché portano con sé i pensieri e le sensazioni che l’azione aveva cacciato fino ai confini della mente.
L’unione con lei mi rende, se possibile, ancora più insopportabile la prospettiva della separazione. Il ritorno della coscienza di me rivela che quell’insolito e favoloso stato di sonno, in cui amore e desiderio si impossessano di due anime proprio perché non vengono cercati, non può durare per sempre. Ma davanti a me c’è lei e l’idea della fine perde ogni accezione positiva.
Mi ha dato fiducia ancora una volta e sono terrorizzato al solo pensiero che la tradirò di nuovo e mi odio perché in qualche modo le farò torto e io non voglio procurarle alcun male, non voglio che soffra più a causa mia. Le conseguenze che il mio cuore ha accettato sono ingiuste e non ci sono parole che possano rivelarle quanto dolore mi costa sforzarmi di essere amorevole.
Tornano i vecchi fantasmi: il timore di dire o fare la cosa sbagliata, di essere sbagliato, la consapevolezza che non capisco le regole del gioco. In fondo al mio cuore sono ancora un bambino di quattro anni che piange perché è stato abbandonato e cerca di trovare una ragione chiedendosi quale sbaglio possa aver mai commesso per meritare una simile punizione.
A tutto ciò si aggiunge un timore che nella mia vita ho avuto poche occasioni di nutrire, quello che finisca tutto bene, che tutto possa procedere per il verso giusto, la paura di sprecare un’occasione. Il vino della festa dei giusti a cui ho partecipato ancora mi confonde impedendomi di riconoscere l’imperfezione di Asuka e di apprezzare la mia.
Non posso conoscere il suo cuore, comprendo soltanto che sta vivendo un tumulto simile al mio e io darei tutto per riportare pace… almeno nel suo cuore.
Sfioro la sua benda e Shikinami sobbalza colta di sorpresa. << Non preoccuparti >> le dico spegnendone la reazione. << Te la toglierò, se vorrai, quando lo vorrai >>.
 
<<  E baciala, stupido! >>
 
Che strano! La voce proveniva dalla casa in cui dimora l’altro Shinji ma potrei giurare di aver sentito quella di Furia Buia.
Ho capito: una prova è stata superata, un’esperienza vissuta e tutto è cambiato dentro e fuori di me. Un’altra prova attende di essere affrontata. Mi concentro sul viso di Shikinami per indagare meglio anche il volto della mia anima.
<< Perché sorridi? >> mi chiede con dolcezza Asuka la cui bocca ora sembra una piccola fessura.
Sorrido perché l’imperfezione è adorabile, perché la mia ansia è la fedele compagna delle mie scelte e mi difende dal desiderio di un insano Perfezionamento rammentandomi che noi siamo anche ciò che temiamo. Le stonature non sono un male ma un diverso modo di fare musica o, forse, sono l’occasione per fare buona musica. Del resto, non fu proprio Soryu a dirmi che la perseveranza è forza, la pratica non rende perfetti? La vita non è incontrollabile? Che necessità ci sarebbe di parlare se riuscissimo sempre a comprenderci completamente? Le disarmonie non legittimano forse l’esistenza dell’armonia? E l’armonia non è anche nella sua costante ricerca? Se un equilibrio fosse stabile non avrebbe la capacità di trasformarsi e sarebbe morto. E non nasce l’armonia proprio dalle battute d’arresto e dalle stecche? In quale altro modo si può correggere un errore?
La buona musica, come acqua di fonte, sgorga da… << è l’armonia delle parti, Asuka! >> rispondo dopo aver scoperto la mia interpretazione delle parole che Furia Buia mi rivolse per spiegarmi come affrontare la Tempesta[39] insieme a lui.
<< Che significa? >> mi domanda mentre il suo indice scorrazza sulla mia faccia.
<< Questo >> dico e la bacio.
No, io non le prenderò la mano, non le dirò grazie di tutto, non la rifiuterò come in quell’altra vita ho fatto con Ayanami perché non sono chiuso in un guscio, perché quest’unione è un’esperienza di vita e di relazione e incautamente continuerò a desiderarla fino alla morte. Riemerge una risata infantile che fa evaporare il senso di oppressione. Il fatto che sia tornato ad essere un ragazzo non è un buon motivo per rinunciare ad imparare e a rimettermi in gioco.
Shikinami spalanca l’occhio e preme le mani al mio petto.
<< Che … che vuoi? >> reagisco imbarazzato. << Ho pur sempre sedici anni >> in questa forma… penso, visto che non ho fatto molto caso al calendario.
Asuka sospira come fa quando si appella a tutta la sua pazienza, poi sorride: << non ti facevo così sveglio >>.
<< Neanche io. E tu… sei sveglia? >>
Asuka mi prende per le guance, sta per abbandonare quella del cacciatore avendo probabilmente ricordato che è terreno minato. Le afferro la mano prima che mi lasci. Tutte le sensazioni orribili legate a quel particolare contatto potranno attaccarmi domani come meglio credono; oggi devono andare a farsi fottere.
Shikinami trema mentre accosta le labbra al mio occhio spento, poi risponde: << si >>.
<< Ti va se usciamo? >> propongo inebetito dalle coccole della Second. << Sono in acqua da troppo tempo e non vorrei svenire sul più bello >>.
<< D’accordo. E poi qui è scomodo >>.
 
Il grande telo che avevo portato per godermi il fresco in attesa di asciugarmi ora si stende sull’erba come un lenzuolo. Non ci servono coperte, siamo già caldi e non soltanto a causa delle acque termali. Il cielo notturno risplende di vita, eppure sembra attenuare il suo splendore con l’unico intento di proteggere due amanti da sguardi inopportuni.
La danza è diversa, è mutata nella forma, non nella sostanza poiché è cambiata la musica di cui è manifestazione.
Siamo ora semplicemente due ragazzi, decisamente poco normali, che grazie all’esperienza hanno perso il pudore della loro età apparente e degli adulti hanno conservato la malizia e la complicità che rendono puro ogni momento. Il cuore è lo stesso, i modi sono meno aggraziati ma più spensierati; la forza delle emozioni è diventata la leggerezza di un gioco in cui tutto è ammesso specialmente perché, lontani dai nostri doppi, tutto ci appare nuovo.
Lo Shinji e l’Asuka di qui abbandonano presto gli esempi proiettati da uno specchio e si lasciano guidare da un istinto antico e recente, sapiente e stupido, esperto e immaturo. Il pudore del rapimento, che poco fa rifiutava il baccano e viveva di sospiri, cede il posto a risate rumorose, a strilli e acuti, a movimenti più bruschi. La danza resta tale ma si diverte a fingersi lotta, un combattimento per gioco sostenuto da una rinnovata rivolta dei sensi che fa fuggire le voci della ragione e tiene i sentimenti troppo complessi fuori dal letto improvvisato che ci accoglie.
<< Dio, sei deliziosa! >> rido senza motivo mordendola vicino alla nuca.
Asuka su un fianco mi afferra il mento per ruotare il collo e darmi un bacio. Rossa e scintillante in volto, con le narici che stirano la perfetta linea di un incantevole naso a punta, mi rivolge un’occhiata severa << Vorrei vedere… >> il broncio non regge e anche lei ride ma con miglior contegno << Lo dicevo… che il piatto forte… sarei stata io … La finisci? >>
<< Vuoi che smetta? >>
<< Guai a te! >> replica accompagnando la minaccia con i denti che mi graffiano le labbra.
<< Cos’altro c’è sul menù? >>. Privato di ogni imbarazzo mi permetto il lusso di concedere alla fantasia di formulare cento piani mentre schiaccio il petto sulla sua schiena e l’abbraccio con il mio arto umano perché non si affatichi.
Shikinami deve aver intercettato alcuni dei miei piani. << Nooo >> pare minacciarmi.
<< Perché opporsi all’inevitabile? >> scherzo e le bacio la guancia.
<< Stupishinji >> Asuka si rilassa e accomoda la testa sul braccio di un Eva.
<< Dimmi >>.
<< Posso chiederti un favore? >> percepisco il risveglio dell’Angelo che muta il colore dell’iride nascosta dalla benda.
<< Spara! >> rispondo strofinando una guancia sul suo braccio. << Sei tu che comandi >>.
Asuka si stacca dal cuscino e, fissando intensamente la mia cicatrice, mi mostra un sorriso smaliziato. << Apri il tuo occhio! >>
Stupito ed eccitato posso solo rispondere: << cavolo, si! >>
 
*****
 
Mi risvegliano i raggi del sole che sta nascendo; stendo le dita sul telo per accertarmi che sia ancora al mio fianco. La ricerca è infruttuosa, perciò mi giro sperando almeno di vederla.
Shikinami se n’è andata. << Buongiorno, Asuka >> bisbiglio al suo fantasma occupando con il braccio il lembo ancora caldo di tessuto su cui era sdraiata mentre mi addormentavo. Non ci siamo detti neanche una parola, abbiamo trascorso un po’ della veglia a goderci la quiete e a fingere che i nostri pensieri e i turbamenti del mondo fossero ancora fuori dalle mura.
Anche baciare la vita ti fa sentire in colpa o, visto che al Paparino non piace l’uso approssimativo dell’espressione, responsabile nonostante sia utile ad allontanare i rimpianti.
<< Io me ne andrò >> pensavo mentre le accarezzavo i capelli e le baciavo la frangia, << forse più per lei che per Soryu… o per me >>.
Le dita di Shikinami passavano leggere sul braccio del figlio di Furia Buia come se cercassero più di distrarla da un pensiero triste che di mostrarmi affetto. Anche lei come me sentiva l’attrazione di un futuro imminente, in parte già scritto, che pretendeva di chiudere la parentesi. Due prove erano state superate, una terza già bussava alla porta accompagnata dal suo carico di ansie e di conseguenze e le terme non erano più il centro del mondo, né la stanza in cui due persone potevano parlarsi.
Abbiamo, tuttavia, preferito illuderci che non fosse così. Alle volte fuggire, soltanto per un po’, non è sbagliato.
<< Avresti potuto svegliarmi >> mi lamento con il grande telo << o coprirmi >>.
Mi metto seduto per individuare i vestiti << E io che pensavo di essermela cavata bene con lei >> scherzo scimmiottando un po’ malinconico Furia Buia. Mi do un’occhiata veloce. << Hai avuto ciò che volevi >> dico ad una specifica parte di me. << Anche se proprio non mi va, ora ho bisogno di concentrarmi. Ti sarei grato se per un po’ collaborassi >>.  
Invece di rialzarmi, però, torno supino e strofino la schiena sul panno per aggiustare la posizione. << Stanotte sembrava più comodo >> soffio sottovoce ma non è questo che voglio dire.
 
E’ l’alba. Tutto si decide oggi… e continua a non importarmi poiché tutto è stato già deciso e conosco la mia strada e sono tutt’uno con questo particolare amore che mi guida. Sono soddisfatto ma non del tutto felice; del resto nella vita i conti non devono tornare, non del tutto. Se accade è perché hai voluto sbagliare i calcoli.
Era maledettamente semplice fare una scelta, serviva solo un po’ di coraggio, come in ogni modo aveva cercato di suggerirmi il Paparino. Ciò, però, non dà sollievo al mio animo. Accetto il premio e soprattutto il prezzo, le conseguenze che vedranno la luce, e la mia determinazione indossa un vestito che odora di aspro.
<< Dovevi dirmelo, Paparino, che l’amore più dolce può avere un sapore tanto amaro >>.
 
[Nota dell’autore. La scrivo qui perché è importante. Premesso che: 1) la prestanza sessuale di Shinji e la temperatura di ebollizione di Asuka mi sono del tutto indifferenti; 2) per scrivere questo paragrafo ho tentato per l’ennesima volta di approcciarmi alla narrativa erotica, al fine di trovare le giuste parole e il giusto modo di rappresentare il rapporto sessuale; 3) purtroppo spendevo molto in antistaminici – non me ne vogliano gli amanti del genere ma i romanzi erotici mi fanno ca… dere le braccia – perciò avevo deciso di rinunciare; 4) la feroce profilazione che viene messa in atto ogni volta che accendo computer o cellulare, questa volta si è dimostrata utile. Avendo acquistato da pochi giorni un libro che parla della sessualità in Giappone (vedi nota 32) e poche settimane prima la terza (spero ultima) traduzione del Tao Te Ching, sono stato raggiunto da un suggerimento relativo ad un libro intitolato Il Tao del Sesso[40]; 5) non mi esprimo ma, leggendolo, non ho avuto reazioni allergiche.
Ciò premesso, vi dico che: 1) dal citato libro ho tratto ispirazione solo per quanto concerne l’uso o, se vogliamo, la musica delle parole (certo che i taoisti erano dei poeti ma in fatto di sesso non ci giravano attorno); 2) quello tra Shinji e Asuka non è sesso "taoista". I due protagonisti incarnano in questo capitolo (a differenza del capitolo 21) rispettivamente Caos e Ordine, come forze complementari della stessa sostanza o energia; 3) di taoista c’è il senso del gioco di polarità, di non solo taoista (e più eracliteo) c’è l'occidentale concetto di enantiodromia in ogni aspetto dell’esperienza; 4) nella "visione" taoista il cielo è maschile, la terra femminile, nel presente capitolo il cielo è femminile perché Asuka sta sopra (la posizione è voluta) e la terra è maschile poiché è dalle sue viscere che prende vita una volontà (antecedente causale, pertanto, del ragionamento e della presa di coscienza); 5) "rispettare le leggi del cielo" significa quindi soddisfare il desiderio di Asuka. Non è un caso che Asuka sia la prima a raggiungere l’orgasmo; 6) "rispettare le leggi della natura" è un po’ complesso. Diventa più comprensibile se, oltre a intenderlo in relazione alle leggi del cielo, si considera che secondo i taoisti la ritenzione del seme, non la rinuncia all’orgasmo, unita all’assorbimento dei fluidi emessi dalla donna rappresentava una sorta di ricetta per l’immortalità; 7) Shinji, quindi, non si oppone al Tao, prende una posizione, soprattutto rispetto ad Asuka; 8) in questo paragrafo è sintetizzato l’intero capitolo e, per certi versi, l’intera storia.
Un’ultima cosa: potete leggere le pagine precedenti in senso pornografico, erotico- romantico o mistico (magari fossi così bravo) o in tutti e tre i modi, non sbagliereste comunque. Ciò che conta è che, nonostante abbia cercato di ridurre al minimo l’intervento della ragione e lasciato che l’azione assumesse spontaneamente le forme che più desiderava, niente è stato lasciato al caso, neanche al secondo “giro”. Grazie per la pazienza].
 
 
Un viaggio surreale.
<< In fondo, io sono l’altro Shinji e il ragazzo è sempre stato una voce nella mia testa! >>
Dialogo tra, Shinji, Toji e Kensuke ancora per poco nei panni dei tre cacciatori, con aggiunta di qualche spoilerino nella parte in corsivo … metatestualmente parlando.
 
 
<< Ok, ragazzi >> esclama Shinji a poco meno di un chilometro dal luogo del rendez vu con gli altri cacciatori, << restiamo concentrati. Abbiamo una sola possibilità di cogliere tempo e luogo corretti per portare a casa il risultato >>.
<< Questo è più un problema tuo >> ribatte Toji.
<< Anche vostro, visto che vi tocca farvi massacrare. Fate in modo che serva a qualcosa >>.
<< Si >> replica suzuhara << ma noi possiamo decidere di morire in qualsiasi momento; tu, piuttosto, devi leggere l’evolversi degli eventi e cercare di non sbagliare >>.
<< Grazie tante per aver buttato nel cesso il noi siamo una squadra! >> sputa Shinji.
<< All’ultimo ti ricordi che siamo una squadra? >>
<< Vuoi proprio affrontare l’argomento con me, adesso? >>
<< Non litigate >> si intromette Aida. << Sono anni che vi beccate senza pace. Pensiamo a fare la nostra parte >>.
<< Va bene >> Toji si rassegna << concentrazione >>.
 
<< Ah, Shinji >> Kensuke chiama il fratello.
<< Dimmi >>.
<< Ti rendi conto che, alla faccia dell’Asushin, tu sei l’unico che non finisce con Asuka, né in EoE, né nel Rebuild? >>
<< E lo sapevo che uno di voi due mi avrebbe rotto le palle con ‘sta storia >> sbuffa Shinji schiaffeggiandosi una gamba. << Si, me ne rendo conto >>.
<< Tutto qui? >> commenta deluso Toji. << Insomma in EoE io e Asuka ci mettiamo insieme >>.
<< Ma soltanto perché Shinji in quella realtà ipotetica non era mai nato >> precisa piccato Kensuke. << Io, invece, dopo un paziente lavoro durato quattordici anni, sono riuscito a conquistare il suo cuore >>.
<< Ma solo perché nel Rebuild >> replica Toji << Shinji rimane congelato nel freezer per quattordici anni e quando si riprende da tutti i traumi è ormai troppo tardi >>.
<< Ciò che conta è il risultato >> afferma orgoglioso l’occhialuto.
<< Ma, è tutto da dimostrare >> ghigna maligno Suzuhara. << Senza contare che a Shinji sembra non importare nonostante l’impressione che due colpi all’amicizia avrebbe anche potuto darglieli >>
<< Ci penseranno gli hentai a rendermi giustizia >> sbuffa Shinji.
<< E anche a me >> si accoda Aida. << A te, invece, no. La coppia Toji – Asuka non se la caga nessuno >>.
<< Devo contestare. L’asusuzu ha comunque il suo fascino >>.
<< Sembra una malattia venerea di origine aliena >> ghigna Shinji.
<< O una calamità naturale come un’invasione di cavallette >> Precisa Kensuke.
<< La vostra è solo invidia >> replica infastidito Toji. << Comunque, come stavo dicendo, nel finale non mi pare si veda il lieto fine della coppia Kensuke - Asuka. Solo un entryplug vuota >>.
<< Perché Asuka è appena entrata in casa a dimostrarmi il suo amore … se capisci cosa intendo >>.
<< Certo che lo capisco >> gongola Toji. << Misato ancora mi bestemmia per questo. Secondo me, però, nel finale Asuka se n’è andata nel nuovo mondo creato da Shinji >>.
<< O forse non è la stessa Asuka >> Shinji prova a mettere ordine nella discussione, << oppure viene lasciato il dubbio così che chiunque possa immaginare il finale che preferisce o, mi piace pensarlo, al personaggio è concesso il diritto di decidere del proprio futuro >>.
<< Giusto >> Toji, fraintendendo le intenzioni del fratello, cerca di interpretarne le parole pro domo suo. << Per te, Kensuke, c’è il dubbio. Io, invece, me la faccio addirittura in live action >>.
<< Quello spezzone non è canon >> contesta Shinji, << quindi non fa testo >>.
<< Non è vero >> protesta Suzuhara.
<< Certo che è vero >> conferma, invece, Kensuke.
<< Non ne sono convinto. Però, Shinji, non ti dà fastidio che tu sei l’unico che, per un motivo o per un altro, non combina niente né con Soryu né con Shikinami? >>
<< Eh si >> risponde seccato Ikari junior, << è proprio una fregatura >>.
<< Come fai ad essere così calmo? >> domanda perplesso Kensuke.
<< Qui gatta ci cova! >> riflette Toji. << Forse si sente forte del fatto che al di fuori del Giappone l’Asushin è prevalente tra i fan e che secondo alcuni sia il finale di EoE, sia quello del Rebuild confermerebbero la fondatezza della loro relazione romantica … >>
<< E platonica >> aggiunge ridacchiando Aida.
<< E io aggiungo esclusivamente in senso “metatestuale” >>.
<< Mi ha riempito i cocomeri quest’aggettivo >> sbotta l’ex pilota dello 01.
<< In pratica vai con lei soltanto negli spin off, nelle pubblicità, in una buona percentuale di hentai e nelle fanfiction >> spiega Kensuke.
<< Soltanto? >> commenta ironico Shinji.
 << Hai ragione, Toji >> dice Kensuke toccandogli un braccio. << C’è qualcosa che non ci vuole dire >>.
<< No, ragazzi, lasciamo perdere >>.
<< Dai ci sei rimasto male? >> chiede dispiaciuto Toji.
<< Volevamo prenderti un po’ in giro >>.
<< Se può consolarti > insiste Suzuhara, << visto che, a quanto pare, la mia focosa relazione con Asuka, che toglieva il sonno alla povera Misato, è da considerarsi fuori dai giochi (ma chiedo l’intervento del v.a.r.), tecnicamente tu sei l’unico che finisce a letto con il demone dai capelli rossi. Si vede chiaramente in EoE >>.
<< A parte il fatto che alla mia età >> ormai stufo Shinji decide di non trattenersi, << non me ne andrei in giro a raccontare di come ho fatto sesso con Asuka a quattordici anni, non foss’altro perché non è nel mio stile, ma non sono neanche sicuro che sia accaduto realmente. Eravamo nel pieno di un trip mentale >>.
<< Poteva essere un ricordo >> ipotizza Kensuke.
<< No, ragazzi, quella scena serviva a sintetizzare un intero universo di messaggi che lo spettatore doveva cogliere. Che fa la metatestualizzazione, eh? >>
<< Insomma, ci vuoi dire cosa ti prende? >> chiede Toji un filino infastidito.
<< Siamo personaggiiiiii!!! >> anche Shinji non ne può più. << Non siamo veri. Canon o non canon non fa molta differenza perché noi non esistiamo. Anche adesso parliamo e ci muoviamo perché qualcuno vuole raccontare qualcosa ed ha un po’ di tempo da perdere. E’ chiaro adesso? Il nostro apparire in qualche modo reali non deve fuorviare proprio noi che di questo tipo di “realtà” facciamo parte. Senza contare che pure in questa long le letture metatestuali si sprecano >>.
<< Sei davvero noioso >> reagiscono in sincrono i due amici << e non in senso metatestuale >>.
<< Me lo dicono spesso. Ora, per favore, possiamo rientrare nella parte? >>
<< Ah >> Toji stoppa il fratello, << prima di recitare a memoria le cazzate dell’autore … >>
<< Non sono dell’autore e non sono cazzate >> obietta Kensuke.
<< Come? >>
<< Esatto >> spiega Shinji, << Siamo noi che gli scriviamo i dialoghi e diamo consigli su come proseguire con il racconto. Ho letto personalmente gli appunti che aveva buttato giù per questo capitolo e sono stato costretto a minacciare uno sciopero generale se non ci avesse ascoltato >>.
<< Come mai io non ne sapevo niente? >> domanda Toji.
<< Capirai che contributo potevi dare >> risponde Kensuke.
<< Va bene >> sbuffa Suzuhara, << ve la farò pagare per questo. Comunque, c’è una cosa che non capisco >>.
<< Una sola? >> questa volta la sincronizzazione avviene tra Shinji e Kensuke.
<< Stronzi. No, davvero, mi chiedevo perché Gendo con tutti i soldi che aveva non è andato da uno psicologo per superare il lutto della perdita della moglie? >>
<< Se cerchi di interpretare Evangelion come fosse un “film verità” o un docufilm >> risponde Shinji, << non ne esci vivo. L’opera perderebbe in metatestualità >>.
<< Guardate che >> anche Kensuke ha voglia di cazzaggiare << se riesco a inventare una parola che metta insieme metatestuale e supercalifragilistichespiralidoso, la faccio pronunciare a Mary Poppins >>.
<< A proposito di Mary Poppins >> Toji coglie la palla al balzo, << perché almeno l’autore di ‘sta fanfiction non ha cercato di lenire la solitudine di Gendo pagandogli una escort? Quel poveraccio di Ikari non avrebbe risolto tutti i problemi ma forse ora non ci troveremmo in questo bordello, scusate il vago gioco di parole >>.
<< Soprattutto molto fine >> lo punge l’occhialuto.
<< Un giorno mi spiegherai le ragioni di questa associazione; per ora ti basti sapere che non era possibile. L’autore, infatti >> sottolinea Shinji, << deve ancora finire di pagare la casa e la macchina. Non può, è il caso di dirlo, sputtanarsi i soldi in questo modo. Poi gli toccherebbe pagare il mantenimento >>.
<< E un sicario, no? >> Kensuke pone un’altra pertinente questione. << Una pallottola in fronte, niente Perfezionamento e fanculo alla razza ancestrale >>.
<< Instrumentality >> precisa Toji. << Fa più figo di progetto per il Perfezionamento >>.
<< Sai quanto me ne frega >> ribatte Kensuke. << A questo punto mettiamoci anche un bel “niente infinity” >>.
<< Però così non ci sarebbe il lift off >>.
<< Guardate, un trigger! >> grida Shinji.
<< Dove? >>
<< Là, sta scappando con il vaso da notte di Adam >>.
<< Sono porci questi Apostoli >> sputa Aida.
<< E no, il ridoppiaggio no >> si lamenta disgustato Toji.
<< Sono d’accordo >> Shinji conviene con la metà dell’Asusuzu. << Peraltro, nella nuova versione quando parla, Kaji sembra l’oracolo di Delfi >>.
<< Perché, prevede il futuro? >> chiede Kensuke.
<< No, non si capisce un cazzo >>.
<< Vabbé, tornando alle cose serie >> il quattrocchi del gruppo pretende un parere, << perché non pagare un killer professionista? >>
<< Come sopra, costa troppo >> Shinji evidenzia l’impraticabilità della soluzione proposta. << E poi, col culo che abbiamo, finiremmo tutti in galera, autore compreso, per concorso in omicidio premeditato. E di nuovo … “mantenimento”. Tutto torna >>.
<< Idea! >> esclama Toji. << Perché non chiamiamo la “signora in giallo”? Non costa neanche molto, basta invitarla a cena. Quella scroccona non se ne perde una. Mortacci sua quanto mangia >>.
<< No >> grida Shinji grattandosi prudentemente le sfere portafortuna del drago, subito imitato da Kensuke, << l’autore è superstizioso >>.
<< Solo lui, no? >> replica Toji con una punta di distaccato disprezzo. << Cosa diavolo può succede … >>.
Un fulmine carbonizza all’istante il bulletto del trio.
<< E ora che facciamo? >> si domanda Kensuke.
<< E’ colpa sua. Ha evocato forze oscure e maligne che non era in grado di controllare >>.
<< Ma adesso siamo rimasti in due >>.
<< Naaaah, non preoccuparti. Ha vinto una vita bonus giocando a pac man. Adesso torna >>.
<< Ah ecco >>.
In quel momento, annunciato da effetti sonori di un videogioco anni Ottanta, Suzuhara si materializza al fianco dei fratelli. << Vi sono mancato? >>
<< Ma neanche un po’ >> risponde Kensuke.
<< Ragazzi >> Shinji li richiama all’ordine. << Ho capito che non volete morire ma ci tocca. La storia, come la vita, deve andare avanti e noi abbiamo esaurito il nostro compito. Già l’autore sta frignando come una mammoletta[41]. Se non prendiamo noi il controllo, non ci muoveremo >>.
<< Parli così perché tornerai dopo il capitolo XXX° e poi sei Shinji, quindi continuerai a viaggiare in questo mare di parole senza senso per molto >> mormora Kensuke.
<< Avete ragione >> risponde Shinji voltandosi per mostrare un malvagio sorriso di scherno e i due medi alzati, uno per amico. << Su ragazzi, alla fine io morirò comunque e per giunta nel fiore degli anni, mentre voi continuerete a vivere … Per favore >> deve insistere, << concludiamo in bellezza, alla faccia di chi non avrebbe scommesso due centesimi sul trio degli stupidi >>.
<< D’accordo >> conviene a malincuore Kensuke.
<< Ma si, facciamogliela vedere >> ghigna Suzuhara.
<< Allora, al mio tre riprendiamo dall’ultima battuta, quella di Toji. Uno, due, tre, chak si gira >>.
 
<< Va bene >> Toji si rassegna, << concentrazione >>.
<< Secondo te l’hanno già fatto? >> chiede Kensuke.
<< Credo di si >> risponde Shinji sputando il fiammifero mangiucchiato.
<< Non credi che potrebbe influenzare la decisione del ragazzo >>.
<< Probabile. Niente è scontato, soprattutto questa volta >>.
<< E’ vero, libera scelta >> commenta Toji con aria assorta. << Perché non hai voluto dirgli la verità? >>
<< Quante volte gliel’abbiamo rivelata? >> domanda Shinji.
<< Capisco ma non ti sembra azzardato rischiare proprio all’ultimo? >>
<< No perché tutte le volte Shinji ci ha seguiti, ha compiuto il suo dovere, o ci ha provato, e siamo sempre ritornati qui, puntualmente divisi in adulto e ragazzo. La vecchia strategia non funzionava >>.
<< Resta il fatto >> obietta Kensuke << che le variabili sono troppe e noi stiamo letteralmente improvvisando >>.
<< Anche nei sogni del ragazzo ci siamo attenuti invano al solito piano. Solo quando gli ho offerto una scelta, si è dato una mossa; quando, invece di imporgli la via da seguire, l’ho riconosciuto, allora si è sforzato di crescere. E infatti ci siamo risvegliati >>.
<< Ma poi avete deciso di tentare la sorte nella mente di Soryu >> osserva Toji.
<< Non puoi maturare restando nella tua mente, c’è bisogno dell’Altro. Per questo abbiamo accettato di dividerci nuovamente, perché è proprio all’esterno di noi stessi, nel rapporto con un’altra persona che possiamo confermare l’armonia tra le parti. Ora il ragazzo deve crescere da solo e non può farlo se non gli concedo la mia fiducia >>.
<< Sicuro che l’avete fatto esclusivamente per voi? >> Aida prova a stanare l’amico.
<< E’ chiaro che lo facciamo anche per lei; anzi, considerato il finale della mia storia, direi che lo facciamo solo per lei. Anche Asuka deve superare le sue stesse divisioni e ritrovare l’armonia tra le parti >>.
<< Se il ragazzo sceglie di andarsene, Shikinami si sentirà tradita >> considera Toji << e non sappiamo come potrebbe reagire >>.
<< Il senso del tradimento farà sanguinare le ferite che siamo qui per curare; aiuterà la ragazza a maturare e Soryu ne è consapevole. Perciò una parte di lei desidera che il ragazzo tradisca Shikinami >>.
<< Ne sei certo? >> chiede Kensuke.
<< La maggior parte delle esperienze che il ragazzo dovrà affrontare in questo mondo sono state di volta in volta ideate per soddisfare vari scopi. Ora sono state riprogettate per consentirgli di rimettere insieme i pezzi della sua storia e aiutare così proprio Asuka a riscrivere la sua >>.
<< Perché il nucleo di tutte queste realtà portano sempre a due ragazzi? >> è la volta di Toji.
<< Perché io e lei non ci siamo mai veramente mossi da quella spiaggia, non abbiamo mai realmente affrontato le questioni in sospeso, quelle che hanno portato agli eventi terribili eppure necessari del Perfezionamento, non abbiamo accettato del tutto le conseguenze che ne sono seguite, non ci siamo risolti neanche con noi stessi. In fondo, non ne sono del tutto dispiaciuto >>.
<< Come mai? >> chiede Kensuke che si accende un sigaro.
<< Senza tutti quei non detto >> Shinji cammina lentamente fissando la punta degli scarponi, << senza tutti i non fatto ora non avremmo abbastanza energia per parlarci, per tentar ancora di guardarci a vicenda e conoscerci un altro po’. Peccato che molta energia si dissiperà inutilmente >>.   
<< Resta il fatto >> sottolinea Toji ad alta voce per recuperare il fratello alla deriva << che la ragazza è una delle chiavi. E se anche lei finisse per odiarlo? >.
<< Ma la ragazza è obbligata a rivivere il suo odio per Shinji. In lei si concentrano tutte le contraddizioni di Asuka, compreso il risentimento che prova per se stessa. Il successo dell’intera missione dipende anche dalle scelte che farà lei. >>.
<< Quando moriremo >> riflette Kensuke massaggiandosi la barba di Orso << anche il ragazzo si sentirà tradito da noi che non gli abbiamo detto niente >>.
<< Così sia allora >> sentenzia il ciclope. << Diventerà più forte delle sue stesse illusioni. Non posso arrivare a lui se non copre la sua parte di cammino >>. 
Toji viene catturato da un pensiero spiacevole. << E se il ragazzo decidesse di restare? >>
Shinji sorride e non vi è nel suo volto nessuna traccia di amarezza. << Se deve finire così >> risponde, << almeno morirà tra le braccia della sua Shikinami e io morirò ricordando la sua gioia >>.
<< E’ importante che tu riesca a risvegliarti, Shinji >> si irrita Kensuke. << Altrimenti come farai… >>
<< Amico mio >> lo interrompe, << La guerra deve finire prima che il mio sole tramonti e finirà con o senza di me. In realtà, la mia missione non prevede ricompensa e voi siete qui solo per amore. Il nostro mondo non ha più bisogno di Ikari Shinji, forse non ne ha mai avuto >>.
 
I tre camminano per un po’ senza parlare. Suzuhara controlla che le pistole del Biondo siano cariche, Kensuke butta via il sigaro di Orso e pulisce un paio di vecchi occhiali che da tempo non usa più. Shinji ha le mani infilate nelle tasche di Furia Buia e li osserva con la coda dell’occhio, ogni tanto sospirando per scacciare una certa malinconia.
Suzuhara ha ancora qualcosa in corpo che non riesce a digerire. << Perché >> chiede a Shinji << non l’hai messo in guardia dal suo demone? >>
<< Perché lo abbiamo affrontato insieme e ora deve incontrarlo da solo >>.
<< Non temi che possa perdersi? >> domanda Kensuke.
<< Di occasioni per perdersi ne avrà da buttare >> Shinji scoppia a ridere. << Se il Messia Nero[42] non è diventato l’unico Shinji lo devo proprio al ragazzo che ha saputo resistere grazie al suo senso di colpa. Ora è nelle condizioni di resistere ancora meglio e di capire che quel demone o re, come lo abbiamo chiamato, è solo una delle tante maschere con cui si conosce >>.
<< A me non piace >> sbotta Kensuke.
<< Neanche a me >> si accoda Toji. << Sono contento che tu sia riuscito a sconfiggerlo >>.
<< Non l’ho sconfitto >> rivela il cacciatore. << Ho solo ripreso il controllo. Alla fine l’ho compreso e insieme al ragazzo ho scoperto che nel nostro cuore c’era una casa anche per lui. Perciò posso dirvi che io sono anche il Messia Nero, l’ombra che il ragazzo ritroverà nel cuore del nostro inferno >>.
<< Era spaventoso >> replica Suzuhara che non riesce a controllare una smorfia e un brivido.
<< Anche. Più che altro era spaventato >>.
<< A proposito di lato oscuro >> afferma Aida, << c’è la questione della Bambina. Gli darà una caccia spietata quando non ci saremo più >>.
<< Senza contare >> aggiunge Toji << che neanche l’Asuka adulta sa come gestirla >>.
<< Perché non può >> ribatte l’ex pilota. << Tocca a Shinji sciogliere quel particolare nodo >>.
<< Comunque i conti non tornano >> si lamenta Kensuke.
<< Ma va? >> ridacchia Furia Buia.
<< Non scherzo. Qui il ragazzo dovrà combattere anche contro quel figlio di puttana che ci sta dando la morte da anni >>.
<< E che ti ha pure portato via la donna >> spara Toji senza riflettere.
Shinji resta in silenzio e contrae le spalle. Si sentono i denti stridere tanto forte è la morsa.
<< Scusami >> si affretta a dire Suzuhara, pungolato da una gomitata neanche tanto leggera di Kensuke << non volevo … mi sono espresso male >>.
Shinji si rilassa e dopo un lungo respiro inizia a parlare: << non importa. Abbiamo cercato di fare del nostro meglio, abbiamo cercato la pace ma la vita ci ha portato un altro Angelo. Non mi chiedo più il perché, è accaduto e basta. Non conosco la ragione che spinge Asuka a portarselo sempre appresso, forse neanche lei è in grado di spiegarlo. Tuttavia, sono convinto che l’ago della bilancia si sia spostato in mio favore >>.
<< Cosa te lo fa credere? >> lo interroga il Biondo.
<< Intanto il chiarimento che abbiamo avuto nell’ultimo sogno del ragazzo. Inoltre, il giovane Shinji non ha mai avuto tante possibilità, non è mai stato così forte >>.
<< Senza contare >> interviene Kensuke << che non è mai cresciuto tanto rapidamente >>.
<< Quello è merito suo e nostro. No, mi riferisco al fatto che a lui Asuka ha concesso di manifestare poteri che, teoricamente, sarebbero in grado di scatenare l’apocalisse dentro di lei. Vuole darci fiducia. Inoltre, ha creato il Vecchio e si è rivelata agli altri del nostro gruppo e a Makinami >>.
<< In effetti potrebbe essere come dici tu >> conclude Toji. << Già da un po’ ha preso ad immaginare Kyoko[43] >>.
<< Che però sarà anche la molla che farà scatenare il Messia Nero > obietta Kensuke.
<< Eppure lei lo aiuterà >> contesta Shinji.
<< E per la faccenda del braccio? >> rilancia Toji. << Capisco l’occhio, capisco le ferite che le hai fatto vedere ma il braccio. Tu non l’hai perso >>.
<< Forse si rivelerà utile. Del resto i piani esecutivi di Soryu restano un mistero. Forse vuole solo farmela pagare per il dolore che ha provato quando un bastardo della serie degli Eva le ha diviso in due proprio il braccio destro. A me piace pensare, invece, che l’intera faccenda abbia a che fare con l’eroe che nostra figlia coccolava ogni sera >>.
<< Si ma ci sono un sacco di trappole lungo il cammino >>.
<< Una parte di Asuka ancora mi odia; è ovvio che ci siano trappole. Per questo la Soryu adulta ha preparato delle vie di fuga >>.
<< Sarà … >> Aida manifesta la sua perplessità. << Ma se la maggioranza nel parlamento di Asuka pende a tuo favore, perché ti fa sempre morire per mano di Gendo? E’ un po’ crudele, non trovi? >>
<< Io dico che lo fa apposta >> sentenzia Toji << e che sul punto continua ad esserci unanimità tra le sue parti. In fondo, ha sempre accusato Furia Buia di averle portato via il suo Shinji e di aver neutralizzato i suoi sforzi di farlo crescere >>.
<< Forse all’inizio la pensava anche lei così >> valuta il cacciatore che fu pilota. << La sua logica è sempre stata contorta ma, devo ammetterlo, è un passo avanti a me. Tocca al ragazzo affrontare il suo nemico, il fantasma di nostro padre o diventerà come lui e lo stesso accadrà a me. Il confronto con il padre è sempre un momento importante nella vita di un uomo >>.
<< Si ma a te non dà fastidio? >> insiste Kensuke.
<< Non più. Anzi, mi dispiace di non poter incontrare il mio vero padre, così potrei dirgli che lo perdono, perché come tutti anche lui è nato senza libretto delle istruzioni. E poi è un bene che io muoia >>.
<< Perché? >>
<< Asuka ha ragione >> Shinji osserva le nuvole che si muovono lentamente nel cielo spinte da un vento che a terra quasi non è possibile avvertire. << Proprio perché sono stato padre e guida di me stesso, ora sono diventato ingombrante per il ragazzo. La mia presenza gli impedirà di conoscere e aggiungere la propria particolare musica al nostro universo. E io finirò per ostacolarlo poiché il dono che rappresento è anche una maledizione >>.
<< A che ti riferisci? >> chiede Toji.
<< Sono un dio particolare, io proteggo i viandanti nel loro cammino. Prima o poi, però, devo abbandonarli o morire. Altrimenti finirò per divorare coloro che invocano il mio aiuto. Sono nato per stare vicino al ragazzo, proteggerlo e farlo crescere. Dio deve morire perché Shinji diventi finalmente l’uomo che può essere >>.
<< E adesso che farai? >> domanda  Kensuke.
<< Resterò con lui ma agirò esclusivamente dall’interno. In fondo ora so che io sono e sono sempre stato l’altro Shinji, la somma di tutte le esperienze che abbiamo maturato fino ad ora, così come il ragazzo è sempre stato una voce nella mia testa >>.
 
<< Siamo arrivati >> afferma Furia Buia. << Dobbiamo dividerci. >>.
<< Sincronizziamo gli orologi >> sghignazza il Biondo mostrando la refurtiva legata al polso.
<< Non troverò mai le parole adatte >> commenta Orso << per dirti quanto sai essere bastardo quando ti ci metti >>.
<< Perché non hai visto come stava sbavando quando ha posato le due sorelle sul bancone >> spiega Shinji.
<< Non è vero >> si difende. << So già che appena tiri le cuoia saranno mie. Me l’avevi promesso >>.
<< Non farmi cambiare idea. A proposito Kensuke, la spada ovviamente è tua >>.
<< Preferirei non ricevere il tuo lascito >> Orso diventa triste.
<< Ecco, Toji >> esclama Shinji, << così ci si comporta tra amici >>.
<< Che fine faranno fucile e coltello? >> domanda Kensuke.
<< Come non detto >> si arrabbia l’ex pilota. << Spegni subito quel luccichio negli occhi. Cinturone e armi andranno a mia figlia >>.
<< Però ammetterai che è proprio un’eredità di merda >>.
<< Fottetevi! Non li lascerò mai a voi. Sono di mia figlia. Deciderà lei cosa farne. E se mai vi venisse in mente di darle fastidio, ricordatevi che è la perfetta sintesi mia e di Asuka >>.
<< Wow! Un super demone >> Toji arriva all’unica conclusione logicamente accettabile. << Scherzo! Lo sai che le voglio bene >>.
I tre cacciatori sospirano perché hanno finito le cartucce e sono costretti a prendere strade diverse.
<< Un abbraccio a tre? >> propone Kensuke.
<< Non sono molto a mio agio con questo genere di delicatezze >> borbotta Shinji.
<< E daiii! >> lo incita Toji.
<< Come volete >> alla fine il cacciatore con un occhio solo si arrende.
<< Ci vediamo dall’altra parte >> dice Kensuke con gli occhi chiusi stringendo i due fratelli.
<< Lo spero >> risponde Shinji ricambiando con eguale passione.
 
 
 
Sic transit gloria mundi.
<< Non è colpa tua, papà! >>
Quando Shinji, ormai padrone dei suoi ricordi (intorno al XL° capitolo) rammenta la sua morte come Furia Buia nell’universo denominato “Shikinami”.
 
 
Incontrai il Gendo Ikari immaginato da Asuka lontano dal luogo in cui già da un po’ infuriava la battaglia tra le fanterie degli schieramenti avversi. I mecha, tutti, erano fermi ai nastri di partenza in attesa che lo starter sparasse il colpo di pistola che avrebbe dato il via al più irreale degli scontri, in ragione di piani che soltanto la logica di un sogno può far sembrare geniali.
Ci trovammo nel punto esatto in cui Shikinami mesi fa tirò fuori il me adolescente dall’entryplug del Mark che Gendo stava per pilotare. << Sempre qui >> mi rivolsi ad Asuka bisbigliando come in preghiera. << Sempre dove inizia il sogno e termina una parte del mio. Hai davvero uno strano senso dell’umorismo >>.
<< Ti aspettavo, Shinji >> mi salutò lo spettro con le sembianze di mio padre.
<< Ciao Gendo >> risposi. << Spero di non averti fatto aspettare >>.
<< Sei in orario >> mi concesse con esplicita condiscendenza, << proprio come avevo previsto >>.
<< Eh già >> risposi meccanicamente, distratto dal panorama che mi stavo gustando. << E’ proprio come avevi previsto >>.
<< Hai miei occhiali >> mi disse. << Li rivoglio >>.
<< Non mi pare che la tua vista ne risenta >> mi burlai di lui. << Li ha l’altro Shinji. Perché non glieli chiedi? >>
<< Tu sai come andrà a finire, vero? >>
<< Si, Gendo, io combatterò >> risposi fissandolo senza paura né odio << e tu mi ucciderai >>.
La fierezza nei modi ed il ghigno di chi è sicuro delle carte che ha in mano si attenuarono. << Tu lo sai che questo mondo è falso >>.
<< Punti di vista, Gendo. Io so che esiste un altro mondo ma per te questo l’unico reale, mi dispiace >>.
<< Io conosco il nome del creatore e, quando avrò vinto, prenderò il suo posto e realizzerò il mio desiderio e sarò una cosa sola con lei, la mia bellissima moglie. Io ho visto cosa c’è oltre il velo dell’apparenza >>.
<< E ciò nonostante, come sempre, non hai avuto la forza di comprendere >> dissi a bassa voce affinché non mi sentisse. Poi affermai: << anch’io conosco il nome del creatore. Anzi, si può dire che ho imparato a conoscerla molto bene sebbene non del tutto. Ma, come mi insegnasti una volta, nessuno può conoscere l’altro, non completamente, mai abbastanza >>.
Gendo sentì il cuore fermarsi, tentò di reagire ed aprì la bocca per parlarmi.
<< Io e il creatore >> non gli diedi la possibilità di dettare i tempi del discorso e continuai << abbiamo sempre avuto una relazione complicata ma credo che oggi non si sentirebbe troppo offesa se ti rivelassi che in realtà è mia moglie e che, in un altro mondo, sarebbe tua nuora >>.
Alzai lo sguardo al cielo incassando istintivamente la testa nelle spalle. Sapevo che non sarebbe stata Asuka ad uccidermi ma temevo che avrebbe potuto reagire male alla mia dichiarazione. Non accadde nulla, perciò, dopo un contenuto sospiro di sollievo, mi rivolsi di nuovo a Gendo: << visto? Non si è offesa >>.
<< Io … io >> balbettò Ikari che aveva capito ma non era disposto ad arrendersi, << i miei poteri … >>
<< Ti sono stati dati >>.
<< Io vedo oltre il velo… >> ripeté come stordito.
<< Anche altri hanno avuto la possibilità di scoprire la natura di questo mondo ed hanno conosciuto la porzione di destino che li era stata assegnata. E l’hanno accettata >>.
<< Ma io nooooo > urlò incendiando gli occhi.
Io non fui turbato e ripresi a parlare: << ne sei convinto? E se proprio la tua ribellione fosse il tuo destino? >>
Gendo si guardò intorno, terrorizzato, come se vedesse il mondo per la prima volta.
<< Perché sei qui? >> domandai. << Stai per affrontare la battaglia decisiva, volendo tacere su tutti i conti che ovviamente non tornano, e sei qui da solo, pronto a combattere contro un nemico potenzialmente mortale nella più pacchiana delle sfide western. Anche se vincessi, e vincerai te lo ripeto, avrai perso tempo. Se ci rifletti non solo è una mossa stupida da qualunque punto di vista provi a guardarla ma è … inutile. Cosa dice la tua logica? Cosa ti suggeriscono le tue abilità in fatto di strategia? >>
In lacrime Gendo si rivolse a me: << Io chi sono? >> chiese.
<< Non è facile rispondere ma posso dirti che tu sei qui per assolvere ad una funzione >>.
<< Ma io sono vivo, non è vero? >>. Più che di una domanda mi diede l’impressione di una supplica.
Sentii una puntura al cuore, inspirai profondamente e risposi: << chi può dire il contrario? >>
<< Tu perché sei qui? >>
<< Perché è ciò che ho scelto di fare >>.
<< Anche se morirai? >>
<< Solo in questo mondo e in questa forma … per ora >>.
<< Anche la tua vita allora è determinata come la mia? >>
<< Quale non lo è in qualche misura? Comunque, no! Io ho accettato il destino che mi sono creato. Sono qui di mia spontanea volontà >>.
<< E se… >> nei suoi occhi si accese una lieve luce di speranza << se decidessi di non combattere, se decidessi di lasciar perdere il Perfezionamento, allora saprei di essere padrone della mia vita, sarei io e potrei determinarne il percorso. Non credi? >>
E’ proprio vero, non esistono due tramonti uguali. Per la prima volta provai compassione per lui forse più di quanta ne avrei sentita se davanti a me ci fosse stato il mio vero padre. Persino l’uomo che non voleva vivere come individuo, in quanto temeva la sofferenza al punto da rinunciare persino all’amore per e di un figlio, posto di fronte alla verità sull’illusorietà della sua stessa esistenza, pregò proprio suo figlio affinché ne confermasse l’individualità e ne sostenesse la libertà. Senza l’Altro nessuna delle due ha senso.
<< Per favore, Shinji. Cosa ne pensi? Posso scegliere di non combattere? >>
Mi mancò il cuore di rivelargli che mi aveva posto quella precisa domanda svariate volte e che non era nel suo destino agire diversamente << Potresti farlo >> gli dissi.  << Io non te lo impedirò >>.
Rimanemmo in silenzio per alcuni minuti a distanza di pochi metri come due pugili con ancora indosso l’accappatoio. Io attesi che la nebbia calasse sull’appena nata autocoscienza di Gendo.
<< Figlio mio >> pronunciò con difficoltà, << posso chiamarti così anche se… >> chinò il capo.
<< Fa’ pure, non mi dà fastidio… papà >>. Devo ammettere che chiamarlo papà fu emozionante.
<< Figlio mio >> riprese quando già la nebbia aveva raggiunto i suoi occhi, << almeno Yui, tua madre, esiste? E’ ancora nello 01? >>
La nebbia calò a coprirgli la gola. Cosa avrei dovuto rispondergli: no, non c’è nessuno all’interno dello 01, se non Asuka che deve fingere di essere mia madre e Ayanami per poter istruire il ragazzo?
<< Si, papà. La mamma esiste in questo mondo e la incontrerai presto >>.
Ebbe il tempo di sorridere prima che la nebbia coprisse il suo cuore riportando il capo della Nerv sui binari della storia.
<< Chissà >> mi chiesi << se morire è l’unico modo che ha un personaggio per rinascere come un bambino vero? >>
<< Sono qui, Gendo >> gridai mettendomi in guardia e arrossando entrambi gli occhi. Fu un istante ma dovetti pizzicarmi la gamba per non scoppiare a ridere o a piangere << Finalmente siamo alla resa dei conti >>.   
   
*****
 
I personaggi sono vivi e influenzano gli attori che li impersonano e gli autori e i registi che ne decidono le azioni e gli sceneggiatori che ne scrivono i dialoghi. I personaggi nel loro contesto sono gli unici sinceri, gli unici ad essere veri. Se hai la pazienza di ascoltarli e il buon senso di rispettarli, se conquisti la loro fiducia, ti aprono il cuore, mostrano le loro cicatrici, i tic, le buone e le cattive abitudini che li rendono unici e irripetibili. Soprattutto, ti raccontano la loro storia e ti accorgi che, spesso, è più bella di quella che avevi in mente. Impossessarsi di loro affinché servano ai tuoi scopi non è la scelta giusta perché potresti anche provare a convincerli; perché potrebbero accettare di propria spontanea volontà il destino che hai in mente per loro senza perdere in autenticità; perché impossessarsi di loro equivale a cannibalizzarli. Magari il pubblico non se ne accorge ma quale ricchezza hai dilapidato.
E così, sebbene Toji sapesse che era tutto un gioco e che il finale era già scritto, il Biondo agì d’istinto facendo da scudo all’omone per evitare che una fucilata gli facesse esplodere il petto. Fu il primo a morire ma, anche in questo, la buona sorte sorrise al cacciatore da copertina perché uscì di scena sul colpo, senza neanche il tempo di provare dolore. Secondo una leggenda, però, ci mise una manciata di secondi a spegnersi e in quel lasso di tempo pare abbia avuto la lucidità di mostrare sorridente un dito medio a qualcosa che vedeva davanti a sé. Per alcuni si faceva beffe della morte. Mi piace credere a questo aneddoto; credo, tuttavia, che il Biondo in quegli istanti si sia preso gioco non tanto della morte quanto della sua amante, la dea Fortuna.
Orso invece, dopo aver cacciato Kensuke, impazzì per la disperazione. La furia con cui prese ad abbattersi su chiunque gli capitasse a tiro di pistola, coltello o mani terrorizzò i poveri fanti della Nerv mandati al macello come sempre per un bene più grande che stritola gli individui e non si cura dei loro bisogni; fece tremare i polsi persino agli alleati. Si accasciò apparentemente senza motivo neanche venti minuti dopo e non emise un fiato né un lamento. E dire che nessuno era riuscito a ferirlo gravemente, tranne Fuyutsuki che, nonostante i tentativi di guidare le operazioni da una distanza di sicurezza, aveva scelto il posto sbagliato. Orso non gli diede importanza, era un vecchio in fondo. E invece proprio quel patetico vecchio, che fu un uomo patetico, posseduto dal panico o da un rigurgito di coraggio sparò al bestione con la sua pistola, alle spalle naturalmente. Il cacciatore con la barba si voltò, prese la mira e, usando la superforza che gli era stata donata, frantumò la mandibola al cagnolino di mio padre con un banale manrovescio. Poi, come se nulla fosse, tornò a puntare un altro obiettivo dimenticandosi del suo assassino che si spegneva.
Quanto a me, che impersonavo Furia Buia, l’altra metà di me stesso, beh devo dire che il combattimento con Gendo fu di quelli memorabili, oserei dire cinematografico. Alcuni, nei mesi e negli anni successivi, hanno gonfiato la narrazione dello scontro di dettagli fantastici, alimentando la leggenda del cacciatore con un occhio solo e, di conseguenza, del suo magico figlio.
C’è chi ha giurato di avermi visto volare. In realtà Asuka aveva si accettato che il cacciatore avesse dei superpoteri ma si era impuntata sulla versione standard, quindi niente full optional. Mio padre, invece, sapeva volare. Mi sono trovato sospeso a mezz’aria soltanto perché, mentre Gendo cercava di sfuggirmi tentando un rocambolesco decollo, ero riuscito ad afferrarlo per una caviglia e poi ho continuato ad arrampicarmi su di lui colpendolo come meglio potevo senza curarmi dell’eventualità di perdere la presa e sfracellarmi al suolo. 
Io ho combattuto pur conoscendo l’esito delle scontro, pur sapendo che non sarei mai riuscito a trovare un modo per battere il mio nemico. Ho combattuto perché perdere era l’unico modo che avevo per compiere un passo e vincere una guerra che morirà con me, ho combattuto perché il mio cuore aveva scelto consapevolmente a quale bene (per me) più grande votarsi.
Spesso mi sono chiesto che uomo sarei diventato se avessi potuto impiegare diversamente tanta determinazione e forza di volontà. Alla fine sono giunto a questa conclusione: i miei sbagli mi hanno indicato la via, le conseguenze hanno lastricato la strada, le scelte hanno mosso i miei passi. Nel cuore del mio inferno ho trovato la via verso la salvezza, nel cuore del Caos ho scoperto l’Ordine e il sentiero per tornare a casa. Sono ciò che ho deciso di essere tra le possibilità che il destino (quello che ho ereditato e quello che ho costruito) mi ha messo a disposizione. Per fortuna ho scoperto appena in tempo che cacciatore e pilota sono la stessa persona e mi sono innamorato del paradosso incarnato dalla mia anima.
Solo questo è bastato a rendere netta la mia volontà, sicuro il cammino e interessante il viaggio. Mi sono innamorato di ciò che sono per il semplice fatto che così sono diventato. Amo anche le possibilità che non hanno avuto modo di nascere e quelle che sono morte troppo presto. Le amo tutte, nessuna esclusa. Le amo come si ama un bel film, un romanzo avvincente o la favola della buona notte, se raccontata bene dalle persone giuste.
Quando ho capito di aver raggiunto il mio obiettivo e che toccava a me, come Ragazzo, portare a termine questa parte della missione, non mi sono arreso; avrei continuato volentieri a colpire Gendo … Così, per il piacere di farlo. Ma era arrivato il mio momento e fui privato di colpo dei poteri e delle energie. Del resto, mi trovavo nella mente di Asuka e l’ultima parola spettava a lei.
Guardai il cielo e vidi due nuvole unirsi a crearne una, e la nuvola che era nata dall’unione mutare fino ad assumere la forma di un volto, il volto di una donna, e la riconobbi subito. < Ah, Asuka >> iniziai a ridere, << se non ti amassi più di quanto riesca ad accettare, ti odierei con tutte le forze >>.
La nuvola rispose con l’occhiolino, un sorriso e una linguaccia.
Poi toccò a mio padre fare la sua parte. Mi battei il petto per indicargli il bersaglio e dissi a me stesso: << non avere paura, Shinji, andrà tutto bene >>.
Fu doloroso, molto doloroso. Con un pugno il simulacro di Gendo spinse ben oltre le scapole ciò che restava del mio cuore. Mentre mi addormentavo, prima che il vento la spegnesse, sfruttai l’ultima luce della mia fiamma per pensare: << non è colpa tua, papà! >>
 
Riflettendoci adesso, fatico a comprendere perché fossi tanto arrabbiato e, tuttavia, lo capisco benissimo. Per l’ultima volta a bordo dello 01 nel mondo sognato dalla donna dei miei sogni, sentendo fermarsi il cuore dei miei fratelli e soprattutto quello del Paparino, provai soltanto un odio feroce e sentii salire dalle viscere del mio inferno un fuoco dalle fiamme alte e spaventose.
Se quei tre stupidi (di cui il primo ero proprio io) non mi avessero preparato a dare un volto e un nome alla mia casa, forse avrei distrutto ogni cosa nella mente di Asuka. Perché, a dispetto di tutti i buoni propositi, di tutti gli errori commessi, del bisogno di riscatto, ogni dio e diavolo e ogni forza della natura e l’umanità intera mi siano testimoni, in quel momento ho pensato: io ti ucciderò, Gendo, a qualunque costo, anche se dovessi far esplodere il pianeta >>.
 
 
 
Uno spezzone di vita nel mondo reale che il giovane Shinji non può ancora ricordare.
<< Parlami della casa, papà! >>
Quando Furia Buia, tornato prima del previsto dalla sua missione proprio come aveva promesso, sebbene nel suo cuore ancora in viaggio, sdraiato sul pavimento poggia la testa sulle gambe della figlia per essere coccolato un po’[44].
 
 
<< Devi chiedere alla mamma il suo shampoo. Sei pieno di nodi >>  si lamenta la piccola Yuki i cui tentativi di accarezzarmi i capelli sono frustrati da grovigli che probabilmente nessun lavaggio o prodotto a questo punto riuscirà a districare.
<< Pensi che potrei piacerti con i capelli corti? >>.
<< Alla mamma piaci con il codino >>.
<< E a te? >>
<< Non mi importa se hai il codino >>.
<< Che ne dici di una buona spuntata? Da praticare ogni tanto così alla mamma non dà fastidio e tu non rischi di perdere le mani in mezzo a quest’erbaccia >>.
<< Si, ti prego. Altrimenti non ce la faccio a coccolarti >>.
<< Invece, ci riesci benissimo. Anzi, sei diventata ancora più brava dell’ultima volta >>.
<< Che è stata anche la prima. Ho fatto pratica con la mamma >> spiega fiera di sé << e con la zia Sakura. Però non ho detto niente alla mamma >>.
<< E alla zia Sakura si? >>
La piccola arrossisce.
<< E lei cosa ha detto? >>
<< Che se sei triste devo toccarti il cuore. Non capisco perché. E’ impossibile che il cuore smetta di battere quando si è tristi >>.
<< No, amore mio, serve a ricordarmi che c’è una casa per me >>.
<< Ma qui sei a casa >> ribatte Yuki. << Ci siamo io e la mamma. Se glielo chiedi, te lo dirà anche lei. Così non lo dimentichi >>.
<< Lo farò, Principessa >>.
<< Perché stanotte ho dormito nel letto con voi? >>
E’ stato il mio sogno per tanti anni. << Non ti è piaciuto? >>
<< Certo che mi è piaciuto ma è strano. Tu e la mamma avete litigato? >>
<< No >> semplicemente non avevamo voglia di parlare.
<< Siete stati zitti tutto il tempo, come mai? >> mi interroga come farei io ma senza usare la violenza.
<< Prometto che oggi le parlo >>.
<< Per dirle cosa? >>
<< Deve spiegarmi di cosa si occupa. A proposito tu lo sai? >>
<< No, è noioso. Io voglio diventare un cacciatore come te >>.
Ti prego, no. << Quest’argomento dovremo affrontarlo seriamente insieme alla mamma. Intanto ricorda che devi studiare, Principessa >> le dico impostando il tono in modalità severa, salvo poi buttare alle ortiche i miei sforzi smussando l’effetto delle parole con una lunga carezza sul viso. << Su questo non si discute >>.
<< Non cambiare discorso, papà >>. Poiché non le conviene, Yuki contrattacca proprio cambiando discorso. << Perché vuoi sapere cosa fa la mamma? >>
<< Sono stato lontano per troppo tempo e devo recuperare. Ho bisogno di sapere come sta cambiando il nostro villaggio e tua madre sta lavorando tanto per migliorarlo. Così posso dirle che è stata molto brava, anzi che è molto brava >>.
<< Quindi tu sei intelligente come la mamma >> valuta un po’ sorpresa.
<< Considerata la sua preparazione >> ci sono rimasto un po’ male ma non intendo mentirle, << se mi spiegasse cosa fa usando parole semplici e pronunciandole lentamente, capirei meno della metà di ciò che dice >>.
<< E allora come puoi dirle che è brava? >>. La piccola Yuki è dotata come la madre, è solo svogliata e tende ad appaltare i compiti di scuola ai suoi amici/collaboratori/subalterni.
<< In realtà >> deglutisco una copiosa sorsata di saliva << … in realtà, vorrei soltanto dirle che siamo fortunati ad avere lei, che sono fiero di lei. Mi piacerebbe farle sapere che sono felice che lei sia con noi … con tutti noi >> mi affretto a precisare. << Senza tua madre, io … il villaggio non sarebbe tanto bello >>.
<< Perché non le dici questo? >>
Non lo accetterebbe, però << glielo dirò >>.
<< Papà, sei diventato rosso. E’ perché sei timido o ti spaventa parlare con la mamma? >>
E che ca … << Nessuno dei due >> entrambi.
<< Visto? >> mi mostra un trionfale e luccicante sorriso. << Diventerò un abilissimo cacciatore. Sarò brava quanto te >>. La piccola gongola perché ha imparato bene da Obi Wan, sebbene Obi Wan si sia sempre impegnato a non insegnarle niente.
<< Mi basterebbe sapere che in qualunque momento della tua vita, in qualunque circostanza, ti sentirai a casa >>.
<< Parlami della casa, papà. Cos’è per te? >>
<< Allora, vediamo … Ecco, prenderò in prestito le parole di un saggio vissuto tanto, tanto tempo fa in una bellissima isola. Non era nativo dell’isola ma si sentiva a casa in quel luogo, in compagnia dei suoi abitanti >>.
<< Come l’ hai conosciuto? >>
<< Non l’ho conosciuto di persona ma in un libro. Lo sai che mi piace leggere >>.
<< Che diceva il saggio? >>
<< Beh, lui attendeva che dal mare giungessero le navi che lo avrebbero ricondotto alla sua patria e, quando il giorno del suo ritorno arrivò, salutò tutte le persone del villaggio. Allora gli si avvicinò un muratore e gli pose la domanda che mi hai fatto, piccola mia >>.
<< E lui cosa rispose? >>
<< Egli disse: costruite con l’immaginazione una casa nel deserto prima di erigere una dimora dentro le mura della città. Poiché come voi rincasate ad ogni crepuscolo, altrettanto fa il vagabondo che è in voi, sempre esule e solitario >>.
<< Però non mi pare granché come risposta >> si lamenta la piccola.
<< Sii paziente, Principessa. E allora egli continuò >> riprendo il racconto guardando gli occhi azzurri di mia figlia mentre con pollice e indice ne accarezzo il mento: << La casa è il vostro corpo più grande. Essa cresce nel sole e dorme nella quiete della notte e non è priva di sogni. Non sogna forse la vostra casa e sognando non abbandona la città per il bosco o la sommità della collina? >>
<< Papà ma la casa è un bene o un male? >>
<< Una casa è buona se la trovi nel tuo cuore, è buona se ti protegge ma non ti imprigiona, è buona se lì ti aspetta l’amore e non la paura, è buona se non manchi di salutare come un fratello o una sorella il vagabondo che è in te e che vive oltre le mura >>.
<< Questo lo dice il saggio? >>
<< No, questo è ciò che forse ho compreso >>.
<< E il saggio invece cosa aveva compreso? >>. Yuki ha già smesso di lottare contro i fili intrecciati della mia criniera e mi fissa curiosa ed io l’adoro perché non sta cercando di capire ma di immaginare, forse sognare la realtà in cui queste parole assumono forma. Le sto raccontando una favola, come non mi capitava da troppo tempo, e allora canterò per mia figlia la melodia che ho gustato ascoltando un vento di parole dolci.
<< Ci avverte sui pericoli della paura e del fare confusione. Dice, infatti, che la casa vi domina e con il rampino e la frusta riduce in marionette le vostre più alte aspirazioni. Benché abbia mani di seta, il suo cuore è di ferro. Vi addormenta cullandovi solo per stare vicino al vostro giaciglio e burlandosi della nobile carne. Schernisce i vostri sani sensi e li depone nella lanugine come fragili vasi. In verità, la cupidigia del benessere uccide la passione dell’anima e poi sogghigna alle sue esequie >>.
<< Non pensavo che il benessere fosse sbagliato >>.
<< No, Principessa, e neanche la pace ma noi non possiamo dimenticare il vagabondo che è in noi >>.
<< Papà, la casa quindi è malvagia? >>
<< No, amore mio, e sai perché? >>
<< Perché? >>
<< Chiudi gli occhi e immagina di trovarti al centro di un’isola. Fidati, c’è papà con te. Ci sei? Allora >> le accarezzo una guancia, << dovunque ti volti puoi vedere un mare sconfinato, calmo e azzurro come i tuoi occhi. E la terra è verde, gli alberi sono pieni di frutti e fiumi di acqua dolce e di fiori disegnano il volto dell’isola. Lo vedi il suo volto? >>
Yuki ha gli occhi chiusi e sorride per l’emozione.
Brava, amore mio.  << Ci sono tanti animali, di tutte le specie, e non ci faranno alcun male. Siamo tutti vicino a te che sei al centro, anzi sei il centro dell’isola. Ci siamo io, la mamma e gli zii e ti vogliamo bene. Tu guardi incantata il mare e il cielo che abbraccia il mare e le nuvole che si muovono nel cielo. Noi ti proteggiamo e tu sei felice con noi. Poi si alza il vento che da oltre l’orizzonte soffia nella tua direzione e chiama te e inizia a cantare >>.
<< Cosa canta? >> domanda elettrizzata come se si aspettasse di ricevere da un momento all’altro gli insegnamenti del vento.
Poggio una mano sul suo cuore. << Il vento ti dice: o tu, figlia dello spazio, inquieta nel sonno, non sarai intrappolata né domata. La tua casa non sarà un’ancora ma l’albero maestro di una nave, non sarà la lucente pellicola che ricopre una ferita ma la palpebra che protegge l’occhio. Tu non ripiegherai le tue ali per passare attraverso la porta, non chinerai il capo per non urtare la volta, non tratterrai il fiato per paura che i muri scricchiolino e crollino. Non dormirai in sepolcri costruiti dai defunti per i vivi. E, benché magnifica e splendida, la tua dimora non custodirà il tuo segreto né darà riparo alle tue brame. Perché ciò che in te è sconfinato dimora nella casa del cielo, la cui porta è la nebbia del mattino e le cui finestre sono i canti e i silenzi della notte >>.
Mia figlia sta ridendo e versa lacrime di gioia. La osservo e sono estasiato alla presenza del bello. Rinuncio a memorizzare i dettagli, a fotografarla con la mente. Non porterò con me un’immagine, ma la sensazione del sogno che sto vivendo con lei. Mia figlia diventerà adulta, già la vedo e sarà stupenda e non avrà paura di crescere perché non permetterò che la paura tarpi le sue ali.
<< Papà >> Yuki mi allontana dolcemente dalla mia fantasia e vedo di nuovo il volto della mia bambina di sette anni e ora cinque mesi, << perché il vento ha parlato solo con me? >>
<< Il vento ha parlato con tutti e ad ognuno ha rivolto un messaggio personale >>.
<< A te cosa ha detto? >>.
<< Che anch’io sono figlio dello spazio >>.
<< Papà >> l’espressione di gioia si attenua e vedo una patina di tristezza formarsi davanti all’azzurro scintillante dei suoi occhi, << un giorno non starete con me, vero? >>
<< Noi veglieremo su di te finché non imparerai a prenderti cura di te stessa. E, quando arriverà quel giorno saprai cosa fare e sceglierai la tua strada e la seguirai senza curarti di ciò che pensano gli altri >>.
<< E se sbaglio strada? >>
<< Io e la mamma continueremo a vegliare su di te e potrai sempre contare sul nostro amore e non dovrai mai vergognarti di ciò che sei e non dovrai mai sentirti in colpa perché niente al mondo, neanche il tempo, ci impedirà di amarti >>.
<< Papà, tu… hai trovato la tua casa? >>
<< Io sono Ikari Shinji >> do voce al mio cuore per parlare al cuore di mia figlia << e mi chiamano Furia Buia. Troverò la casa giusta per le mie anime. Finché non l’avrò trovata continuerò a cercare >>.
<< E se sbagli strada anche tu? >>
<< Allora proverò a rimediare e continuerò a cercare la casa giusta per le mie anime >>.
<< E se non la trovi? Sarai triste >>.
<< Se dovessi sentirmi triste allora … >>
<< Metto una mano sul tuo cuore, vero? >>
<< Se vuoi, amore mio. Tuttavia, se dovessi sentirmi triste, se fossi stanco o addirittura se per miracolo riuscissi a trovare un simile luogo, promettimi che il giorno in cui deciderai di seguire gli insegnamenti del vento, mi porterai nel tuo cuore, dove potrò riposare insieme al vagabondo mio gemello >>.
 
<< Nel tuo cuore, Principessa, mi sentirò a casa! >>

 

 
 
Fine primo tempo.
 
 

 
 
 
 
 
[1] Questo particolare, insieme ad un altro “indizio” che piazzerò nelle pagine seguenti, serve a tratteggiare le sembianze e alcuni aspetti del carattere del cacciatore così come li ho immaginati quando il personaggio ha preso forma nella mia mente. E’ chiaro qui il riferimento a Interceptor 2 … non a Fury Road.
[2] Ciò che in questa storia Sakura è la prima a comprendere.
[3] Non so se può essere utile ma, in fase di stesura e soprattutto di revisione del “dialogo” tra il cacciatore e i suoi fantasmi, mi sono lasciato trasportare dalle note di “Alone in the ring” di Bill Conti (per i buoni intenditori è un brano della colonna sonora di Rocky I).
[4] Ecco il secondo indizio.
[5] Cfr capitolo VI. Qui Shinji ripete gesti e parole di Furia Buia.
[6] Versione metal style che io adoro.
[7] Nota: il personaggio di Furia Buia, come possibile evoluzione di Shinji in uno scenario post impact alla Interceptor (di cui ho recuperato la memoria dopo aver visto Fury Road) o Fuga da New York, è nato prima ancora della storia almeno nelle sue linee generali. Si lo so, il senso del finale di EoE è un altro machissene, l’impatto emotivo è di pura ed irrimediabile devastazione e one more final non aiuta. Comunque, man mano che i tratti fisici e caratteriali si presentavano mi sono posto il problema del nome. Poiché sin dal primo incontro si era mostrato già con una benda sull’occhio, ho pensato di chiamarlo Jena, come Jena Plissken, o con un nome che fosse facilmente associabile al protagonista del film di Carpenter. Ma qualcosa non tornava e poi Furia Buia mi aveva fatto chiaramente capire che non intendeva essere accostato ad un personaggio che, massimo rispetto per l’interpretazione di Kurt Russell, emergeva soprattutto per la sua cafonaggine. Poi, qualche mese prima di rischiare pubblicando il primo capitolo di questa long, ho dovuto di mia spontanea volontà regalare alla mia nipotina (che oggi negherà anche sotto tortura) i primi due capitoli di Dragon Trainer e, cosa più importante, sono stato messo di comandata alla visione dei film insieme a lei. Proprio durante il primo lungometraggio ho realizzato che lo Shinji post EoE, sarebbe stato Sdentato della razza dei Furia Buia: con la scorza dura ed il cuore di burro.
[8] Cfr ultima nota del presente capitolo.
[9] Fonte wikipedia, quindi non garantisco. Più che altro mi piaceva il nome.
[10] Un piccolo omaggio a La nobile Via del Grembiule – lo yakuza casalingo.
[11] L’idea del cacciatore è un omaggio a David Crockett, un eroe della mia infanzia. Il personaggio è controverso, oggi diremmo divisivo (bleah!), ma chi se ne frega. La battaglia che racconto nel capitolo XVIII è un piccolo omaggio al film Alamo, quello del 2004, ed è stato scritto con in sottofondo (e affinché la lettura durasse più o meno quanto) la colonna sonora che accompagna – e sostiene egregiamente – la sequenza dell’assalto a Fort Alamo fino alla cattura di Crockett.
[12] Il verbo querulare non esiste. Tuttavia, ho deciso di seguire l’istinto e ho accettato di commettere un reato poiché mi è sembrato il più adatto ad esprimere il suono lamentoso, gracchiante e sgraziato percepito da Shinji. Mi assumo la responsabilità della decisione.
[13] Vi dico come la penso: in queste paragrafo non ci sono né buoni né cattivi, né saggi né stupidi, né egoisti né altruisti. Hanno tutti in qualche modo ragione. Quanto ad Asuka, molte delle sue parole assumeranno un senso più chiaro o, meglio, particolare nei capitoli XXV e XXVI.
[14] Mia personalissima interpretazione. Della razza ancestrale e del disagio esistenziale di Gendo con i suoi Mark non me ne può fregar di meno
[15] Quel gesto, unitamente a quelle precise parole, ha un significato molto importante e personale e non ha nulla a che vedere con lo slogan … pardon il mantra stucchevole del 2020. Mi sono affezionato al personaggio, quindi mi è sembrato giusto (nonché naturale) aiutarlo così.
[16] Non mi pare che faccia parte della colonna sonora della serie tv ma il titolo della canzone dei Depeche Mode è identico, perciò …
[17] Vedi nota 7.
[18] Nel paragrafo intitolato Aspettando un’altra guerra Shinji ha già maturato una più ampia e acuta comprensione e può, come Furia Buia, insegnare al giovane Shinji a distinguere tra colpa ed errore.
[19] La citazione corretta sarebbe la perfezione è un cammino non una meta (tratta dalle massime sputate dal maestro di Sinanju in  Il mio nome è Remo Williams). Ai fini del paragrafo in questione mi è sembrato opportuno adattarla.
[20] Gli salverà la vita nel capitolo XXVII o XXVIII, non ho ancora deciso.
[21] Mi riferisco alla canzone Burn dei Cure che fa parte della colonna sonora del film Il Corvo (non specifico quale perché ne esiste soltanto uno, quello con Brandon Lee). Quando l’ho riascoltata, più o meno quattro anni fa, mi sono detto: << è questa la colonna sonora del cacciatore >>.
[22] Non diventa Kaji. Il significato del gesto può essere colto alla luce della prima parte del capitolo precedente quando Furia Buia si toglie l’elastico. Da notare che per tutto il capitolo resta senza benda. Shinji a questo punto della storia è padrone della sua identità, non si cura di assomigliare a qualcuno ed è oltre i gesti rituali e i talismani.
[23] Cfr Capitolo V.
[24] Mitico Bruce Lee.
[25] Cfr Khalil Gibran, Il Profeta, a proposito del Lavoro
[26] Ispirato da Khalil Gibran, Il Profeta, a proposito del lavorare con amore.
[27] La spiegazione del contenuto delle buste l’ho scritta dopo aver visto l’interpretazione di Alfiero Vincenti che impersona lo zio di Amleto nell’opera di Carmelo Bene  Amleto (da Shakespeare a Laforgue)
[28] Non ti giudicherò mai, o grande Go Nagai.
[29] L’espressione, liberamente modificata, tratta dai Septem Sermones ad Mortuos contenuti ne Il Libro Rosso di Jung (opera per cui sono in fissa da qualche mese) deve ritenersi meramente suggestiva o, anche, come la formula di una piccola idea che ha catturato il mio interesse. Ai fini di questo racconto mi serve per dire agli irriducibili fondamentalisti che prendono troppo sul serio il “why, Shinji?” e “why, Asuka?”: ehi, ragazzi don’t worry, take it easy, think positive, non rompete il  … è inutile ammorbarsi le pesche noci (se vi pare) come se loro due fossero i vostri vicini di casa  perché tanto ci pensa la vita a farlo.
[30] Lo Shinji dell’ultimo film in effetti è stato da alcuni associato (per certi versi non a torto, ritengo) ad una figura cristica.
[31] Questa parte del dialogo tra i personaggi, e soprattutto la reazione di Asuka, mi è uscita così spontaneamente da rasentare la scrittura automatica ed ha in parte ispirato il paragrafo in cui Shikinami manda al diavolo Shinji.
[32] Cfr La sessualità giapponese – uno sguardo sociologico di Umberto Pagano e Giovanna Procopio. Ho comprato questo libro perché avevo bisogno di capire (lo giuro proprio per questo) se il fanservice, che in Evangelion raggiunge proporzioni che alcuni recensori hanno definito tendenzialmente pornografiche, potesse essere valutato secondo criteri meno semplicistici di quelli comunemente adottati dalla media dei fan.
[33] In fase di revisione mi sono lasciato cullare dalle note di Walk di Kwabs.
[34] Titolo ispirato da Waiting on a war dei Foo Fighters che ne ha accompagnato la stesura e, ovviamente, anche la rilettura. 
[35] Cfr lezione di nuoto del Capitolo VII.
[36] Cfr il ritorno a riva narrato sempre nel Capitolo VII.
[37] Il “do you love me?” di prima. Qui è Soryu che si intromette.
[38] Avete capito bene.
[39] Cfr Capitolo XXI, quando Furia Buia insegna a Shinji come armonizzare i loro at field.
[40] Scritto da Ishihara, S. Levy e Takata, 1971 Ubaldini Editore
[41] Lo confesso, è vero. In fase di revisione ho sia riso da solo come uno stupido, sia pianto come un bambino. E i personaggi, giustamente, mi hanno preso in giro.
[42] E’, scusate l’approssimazione, la terza personalità Shinji o, meglio, il vero nodo scoperto del protagonista. Nato lo stesso giorno di Furia Buia, non ho avuto problemi a dargli un nome. Mi ha ispirato infatti il Dark Messiah o Messia Oscuro di cui si parla nella canzone The Vengeful One dei Disturbed. In questo caso però il “lato oscuro” (vi odio tutti, maledetti Jedi) di Shinji non porta giustizia in un mondo ai limiti del distopico in cui l’individuo è schiacciato dal Sistema che tende alla massificazione e al consumismo; semmai vi porta il terrore e la distruzione nell’errata convinzione di purificarlo e salvarlo, finendo così per emulare senza volerlo il padre. Anche per tale ragione ho sentito la necessità di modificare quell’oscuro in nero. Ps a tal proposito, mi sono semplicemente affidato alla suggestione che ancora provoca il colore nero a cui personalmente non riesco ad attribuire nessuna accezione o valenza negativa.  
[43] Kyoko è il nome della madre di Asuka. Con la morte dei cacciatori saranno prevalentemente le donne ad aiutare Shinji.
[44] Sebbene possa risultare non coerente con il testo del paragrafo, sono stato ispirato da Brothers in arms – Fury Road OST.
   
 
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