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Autore: Flying_lotus95    10/09/2021    0 recensioni
"Una volta qualcuno gli aveva raccontato che, nonostante dopo il plenilunio, la luna si stesse preparando alla fase calante, ella non perdeva ancora la speranza. Soltanto per una notte ancora, la luna sarebbe rimasta lì nel cielo, a troneggiare tra le stelle e le soffici nuvole che le incorniciavano i lati.
Giyu sapeva esattamente chi fosse la fonte di quel racconto, ma non voleva ricordare Sabito in quei momenti. Soprattutto se in quei momenti era presente anche Tanjiro."
Genere: Drammatico, Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Giyuu Tomioka, Sabito, Tanjirou Kamado
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Sfuggente come la neve che cade, ma che non si posa.


«A cosa pensi?»
Quella domanda arrivò inattesa alle orecchie di Giyu. Aveva la schiena poggiata al muro, busto scoperto e lo sguardo rivolto alla luna piena.
Una volta qualcuno gli aveva raccontato che, nonostante dopo il plenilunio, la luna si stesse preparando alla fase calante, ella non perdeva ancora la speranza. Soltanto per una notte ancora, la luna sarebbe rimasta lì nel cielo, a troneggiare tra le stelle e le soffici nuvole che le incorniciavano i lati.
Giyu sapeva esattamente chi fosse la fonte di quel racconto, ma non voleva ricordare Sabito in quei momenti. Soprattutto se in quei momenti era presente anche Tanjiro.
Evitava di parlare del suo primo amore al suo giovane amante, temeva che così facendo avrebbe sminuito il loro legame al mero incontro carnale, ma per Giyu non era così. Per Giyu, Tanjiro era stato mandato da Sabito, come regalo di consolazione per averlo lasciato indietro, da solo. D’altronde, Tanjiro somigliava tanto al suo perduto amore… lo ricordava nei gesti, nelle parole, nello sguardo.
Giyu scostò lo sguardo sul giovane fulvo che teneva poggiata la testa sul suo grembo. Aveva gli occhi chiusi, ma il respiro regolare fece intuire all’altro che Tanjiro fosse vigile e attento, soprattutto all’umore del più grande.
Da parte sua, lui avrebbe voluto chiedere di più, sapere di più su quell’amore mai esplicato. Non si spiegava come mai Giyu non gli volesse mai parlare di Sabito. Eppure… di cosa aveva esattamente paura il pilastro dell’acqua?
Quest’ultimo passò le dita tra i capelli dell’altro, col pollice accarezzò lievemente la cicatrice che Tanjiro aveva sulla fronte. Giyu amava quella cicatrice: tutte le volte che si ritrovavano a fare l’amore gliela baciava sempre, tenendogli il viso fra le mani. Era un gesto che faceva sempre anche con Sabito, sebbene all’epoca fossero poco più che bambini, e non vi era malizia in quei gesti scambiati nel candore dell’infanzia.
«Eddai smettila, così mi fai il solletico!»
Giyu e Sabito quel pomeriggio erano rimasti da soli nella baita di Urokodaki. Fuori imperversava l’inverno, la neve cominciava a fioccare e a posarsi con più facilità.
«Su Sabi-kun, voglio toccare la tua cicatrice!»
«Oh, ma tu sei proprio fissato eh!»
Sabito rise della sua stessa battuta, seguita dallo sbuffo infantile di Giyu. Avevano quindici anni entrambi, Giyu compiuti solo la settimana prima, mentre a breve Sabito ne avrebbe compiuti sedici.
«Non mi hai mai voluto raccontare la storia che si cela dietro la tua cicatrice… l’hai raccontata solo a Makomo, perché a me no?»
Giyu continuava a lamentarsi come il bambino che era, dopotutto.
Sabito addolcì il suo sguardo invece, in quei momenti sembrava già un adulto fatto e finito, considerando che aveva da poco anche cambiato la voce… era diventata più ferma e calda, da uomo.
«Non è necessario che tu sappia».  Accompagnò quell’affermazione con un buffetto sul naso a Giyu, che si scostò irritato.
«Però mi fa piacere sapere che ti piace».
Giyu divenne rosso come il suo haori nel sentire quella frase. Gli piaceva quella cicatrice, era vero, ma solo perché apparteneva a Sabito. E sicuramente gli apparteneva la storia che l’aveva portata a procurarsela involontariamente. Voleva sapere, anzi, doveva.
Ma Sabito sapeva essere così misterioso quando voleva…
«Sei proprio come la neve, Sabi-kun»  tagliò corto il più piccolo, imbronciato.
«Come la neve?» ripetè Sabito, come se non avesse sentito.
«Sì. Sfuggente come la neve che cade, ma che non si posa.»
Nel sentire quelle parole pronunciate con una certa enfasi di tristezza dal compagno, con lo sguardo rivolto fuori la finestra e le braccia conserte, in un primo momento, Sabito rimase di stucco. Poi sciolse la sua espressione in una più ilare e giocosa.
«Ahahah, Giyu, ma te ne esci con certe perle… altro che spadaccino ammazzademoni, tu dovevi diventare poeta!»
E nel dire questo, afferrò con un braccio il collo del malcapitato Giyu, scombinandogli la chioma nera con vigore…
Ancora una volta, si era lasciato abilmente giocare da Sabito…
«Se solo quella volta avessi insistito…»
«Insistito? A fare cosa?»
Giyu tornò al presente, ora Tanjiro lo guardava negli occhi, incuriosito. Voleva sapere che cosa gli passasse per la testa al suo pilastro.
«Non è necessario che tu sappia.» Giyu si ritrovò a riciclare la stessa frase che Sabito gli rifilò anni addietro riguardo al mistero che si celava dietro la nascita della sua cicatrice. Carezzò con il pollice la zona rossastra della cicatrice di Tanjiro, occhi negli occhi, richieste silenziose da ambo le parti.
Voglio sapere, devo sapere.
C’è ancora troppa polvere nel mio cuore, Tanjiro. Non lascerò che ti sporchi nel tentativo di fare ordine nel caos che alberga nella mia anima.
«Prima o poi riuscirò a scalfire questa tua aura di mistero che ti aleggia intorno, Giyu-san.»
La voce di Tanjiro sembrava così carica di aspettativa e speranza, che Giyu strabuzzò leggermente gli occhi a quella decisione buttata dal giovane rosso dall’euforia del momento. Ciononostante, cercò di ricomporsi prontamente, tastando con più forza il pollice sulla cicatrice dell’altro, come a darsi segno di tornare disperatamente al presente, lontano dai ricordi…
«Vedremo. Vedremo chi di noi sarà più forte e non mollerà!» Fu la risposta laconica di Giyu, seguita da un sorrisetto sghembo, ma che aveva tutta l’aria di essere più che serio. Il suo sguardo continuava a fissare la cicatrice dell’altro, che continuava a premere sempre più con decisione, quasi volesse sigillarvi sopra la loro promessa.
«Sta’ tranquillo»  e qui Tanjiro si alzò sui gomiti per raggiungere il viso serico del compagno più grande, «anche se sembrerà di essermene dimenticato, insisterò quando meno te lo aspetti» .
Un bacio a stampo sulle labbra, e poi… «Con te ho scelto di non arrendermi mai. Perché tu ne vali la pena.»
Quelle parole accesero qualcosa nel cuore di Giyu, si sentì infiammato, come non si sentiva da tempo. Voleva stringere quel ragazzo tra le braccia, voleva amarlo, ringraziarlo per l’immensa fiducia che gli stava concedendo…
Lo strinse a sé deponendolo a terra, sui loro haori. Si scambiarono baci caldi e passionali, le mani di Giyu vagavano sul corpo di Tanjiro alla ricerca di un appiglio…
Sabito, tu per me ne valevi la pena. Ma chi di noi due si è arreso?
 
 

Nota dell'autrice:
Salve a tutti! Stavolta ho portato un pezzo molto particolare, ne sono consapevole: un racconto strano, per certi versi. Ho rivisto da poco l'anime di Demon Slayer, e questa one shot l'ho scritta un po' di tempo fa. Sinceramente, credevo non sarei mai arrivata a postarla, ma qualcosa mi ha spinto a farlo, cosa però, non so dirvelo. Se avrò fatto bene o male, sarete voi lettori a decretarlo. Mi piacerebbe sapere cosa ha provocato in voi nel leggerla, quali emozioni vi ha revocato alla memoria, se lo trovate confuso o allo stesso tempo perfetto così com'è.
Spero lasci quello strascico un po' effetto carezza dopo un rimprovero bonario. Quel retrogusto dolceamaro di qualcosa che è rimasto indietro e non potrà tornare, neppur volendo, e che deve lasciar spazio al "nuovo", alla "speranza" di giorni migliori, seppur con le difficoltà che questo comporta.
Adesso vi lascio, buona lettura :)
   
 
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