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Autore: HideSaka    10/09/2021    0 recensioni
Rayla è un’elfa abile e leggiadra quanto impulsiva e testarda, proveniente da un regno dove draghi, spade e magia si fondono quotidianamente. Garfield è un ragazzo determinato ma insicuro, viene da un gruppo di vigilanti che aiutano a ripulire le strade di New York dalla criminalità dilagante. La storia comincia con l’improbabile incontro tra i due individui, che si trovano persi e disorientati tra le fredde lande di una terra a entrambi sconosciuta. Collaborare sembra l’unica maniera logica per affrontare la situazione, così i due, grazie ai consigli di misteriosi personaggi, cominciano a cercare una strada che li possa ricondurre alla propria casa.
[Crossover The Dragon Prince-Titans-Skyrim e altri!]
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Gli uomini apparvero e si diffusero su tutta

la superficie del mundus.

I draghi presiedevano alle masse.

Gli uomini erano deboli, e non avevano Voce.

Rayla lesse le parole incise su una seconda tavoletta di roccia. Pensò che si trattasse di una storia divisa in più parti, e che probabilmente ne avrebbe trovato il seguito più avanti. Sapeva bene che avrebbe dovuto sbrigarsi, ma quelle iscrizioni cominciavano ad incuriosirla. Forse avrebbero potuto fare chiarezza sulla sua condizione. Un brivido la riportò con i piedi per terra, cercò il calore del proprio mantello e riprese la camminata.

Proseguiva spedita, rimanendo attenta ad eventuali sorprese indesiderate. I gradini seguivano un andamento altalenante, prima salivano lievemente, poi si facevano più ripidi, poi scendevano. Il sentiero sembrava tracciare un irregolare percorso a spirale man mano che si saliva, di fianco a Rayla lo strapiombo era sempre più fitto. Ad un certo punto la strada si appianava, e l’elfa scorse un dente roccioso simile ad alcuni già visti prima; la terza tavoletta. Affrettò il passo e si piazzò davanti alle incisioni.

Nei Tempi Antichi lo spirito primigenio degli uomini

era forte.

Non temevano di affrontare i draghi

e le loro Voci.

Ma i draghi, con un semplice urlo, li abbatterono

nello spirito e nel corpo.

Gli uomini vennero puniti per la propria insolenza… O volevano solo liberarsi da un dominio ingiusto?

Rayla notò che alcune pile di sassi segnalavano il continuo del sentiero, che ora scendeva ripido nella prima parte. Superò la tavoletta e imboccò il sentiero, facendo molta attenzione a non scivolare. Il paesaggio costrinse l’elfa a fermarsi a metà della discesa. Vide in lontananza una grande città circondata da mura e campi coltivati dominare la vallata; il sole ne illuminava le case e le strade, e più di tutti un enorme palazzo che sorgeva nella parte più alta della città. Sulla sinistra sorgeva un altro monte innevato, più basso della Gola del Mondo, ma con un’enorme costruzione in pietra costituita da archi e travi, forse l’ingresso di un importante tempio di qualche culto. Accanto alla città passava un fiume brillante, probabilmente lo stesso che lei e Garfield avevano costeggiato dopo essersi incontrati. Ad un’occhiata più attenta riconobbe anche il punto in cui si era svegliata, era una zona in cui la valle tra le due montagne si stringeva. Peccato viversi di fretta quel momento, pensò: quelle terre innevate sembravano un luogo ameno dove sarebbe volentieri sparita in una spensierata esplorazione. Respirò a pieni polmoni, fece un rapido controllo al proprio equipaggiamento e riprese la discesa. Il sentiero si incurvava bruscamente dopo un ultimo tratto di scalini smussati, poi riprendeva con una lieve ma lunga salita. Subito dopo la discesa un lungo e robusto ramo sbarrava la strada. Rayla pensò che si trattasse del varco a cui aveva accennato la donna. Vide che più avanti il percorso spariva in un’insenatura tra due grandi rocce, le quali formavano un semi-arco che lasciava uno spazio riparato da eventuali intemperie. Nella curva, accanto al precipizio, c’era un’altra tavoletta tra due piccole pile di sassi. Si fermò a leggere, prima di preseguire.

Kyne invocò Paarthurnax,

che ebbe compassione dell’uomo.

Insieme insegnarono agli uomini a usare la Voce.

Allora scoppiò la Guerra dei Draghi,

drago contro Lingua.

Ci fu uno scontro… Ho visto umani, ma nessun drago. Presumo che i draghi siano stati annientati. Chissà, magari qualcuno ha assassinato l’ultimo erede dei draghi e qualcun altro cerca vendetta. Kyne e Paarthurnax erano draghi al fianco degli uomini, forse sono ancora vivi da qualche parte.

Rayla scavalcò il ramo e imboccò la salita, pronta ad oltrepassare l’insenatura. Una volta vicina alle rocce sentì una violenta ventata sfociare dall’apertura, e fu costretta a coprirsi per un momento gli occhi. Il sentiero dopo le rocce svoltava, e non era più visibile. Percepiva uno strano rumore man mano che si addentrava, ma il suo mantello che svolazzava furiosamente impediva ogni tentativo di identificarne la fonte. Non servì, poiché bastava la vista per capirlo, e Rayla vedeva molto bene. Superata la soglia vide quattro masse biancastre ammucchiate in un punto sotto l’arco di roccia, intente a maneggiare qualcosa per terra con le loro possenti braccia. I troll. I troll che stanno facendo a pezzi un animale. Rayla portò istintivamente le mani alle spade, e provò a rannicchiarsi dietro uno strato di roccia. L’elfa pensò che avrebbe potuto eliminarli facilmente in condizioni diverse, ma ora era troppo distante per potersi avvicinare furtivamente. L’antro in cui i mostri stavano banchettando era spazioso e privo di neve, avrebbero potuto udirne i passi e l’avrebbero sopraffatta. Guardò l’arco di roccia e cominciò a formulare un piano. Con una piccola rincorsa avrebbe potuto darsi lo slancio necessario per arrampicarsi sulla superficie superiore. Una volta su avrebbe proseguito fino al limite dell’arco, avrebbe valutato il percorso e sarebbe scesa giù con un salto; a quel punto sarebbe bastato correre velocemente, nel caso i troll avessero deciso di seguirla. Era deciso.

Sistemò per bene le spade, fece qualche passo indietro e scattò. Spiccò un salto che le permise di aggrapparsi ad una piccola protuberanza rocciosa. Notò altri appigli a cui poteva affidarsi; li sfruttò abilmente, era quasi in cima. Era a circa tre metri di altezza, aveva individuato l’ultima sporgenza ed era pronta ad issarsi su. Un pezzo di roccia si sgretolò non appena l’elfa provò ad afferrarlo, e dei detriti precipitarono a terra producendo un lieve tintinnio. Se lo hanno sentito tanto meglio. Vengono qui, non trovano niente e io me ne scappo dall’altra parte. Si diede uno slancio, portò su una gamba e fece leva su essa, e si trovò sulla superficie superiore dell’arco. La roccia era ricoperta da un velo di neve, che Rayla notò subito non essere immacolato; delle grosse orme tappezzavano il suolo, e fecero intuire all’elfa che i troll potevano raggiungere quella zona. Riescono ad arrampicarsi. Guardò immediatamente di sotto per vedere se i troll la stessero seguendo, ma non notò nessuna creatura sotto l’arco. Non era sotto l’arco che avrebbe dovuto guardare. Rayla si diresse rapidamente verso il dislivello che l’avrebbe riportata al sentiero, passando accanto ad un masso ricoperto dalla neve. Arrivò sul bordo della superficie e guardò in basso: erano circa tre metri anche qui, un atterraggio che avrebbe potuto effettuare senza problemi. Un attimo prima di saltare Rayla venne colta da una strana sensazione di calore alle sue spalle. Si girò, e prima di volare di sotto vide un’enorme zampa dirigersi verso di lei a palmo aperto. Fece appena in tempo a portarsi le braccia davanti al volto per parare il colpo, ma questo non le risparmiò una spinta travolgente che le fece mancare il terreno sotto ai piedi. Fece una piroetta e riuscì ad atterrare senza danni. Pensò a quanto aveva rischiato grosso, se avesse prestato più attenzione avrebbe capito che quello a cui era passata vicino non era un masso, ma un dannato troll in agguato. Valutò che sarebbe bastato scattare seguendo il sentiero, ora aveva i troll alle spalle, forse potevano vincerla in forza bruta, ma eguagliarla in velocità? Con una rapida occhiata vide che il sentiero proseguiva inizialmente dritto per poi girare bruscamente e sparire tra alcune rocce qualche dozzina di metri più avanti.

E Garfield?

Se fosse scappata i troll non avrebbero raggiunto lei, ma se Garfield avesse deciso di seguirla da solo? Avrebbe incontrato i troll, e magari a lui sarebbe mancata la sua stessa fortuna. Se i mostri lo avessero sopraffatto sarebbe stata sua responsabilità, in parte. Tornò a fissare l’arco di roccia, dove il mostro che l’aveva fatta cadere la fissava gelido e ferino dall’alto. Gli altri bestioni si erano allontanati verso l’entrata, erano stati attratti dal rumore di poco prima. Quello in alto spiccò un goffo salto e atterrò accanto a Rayla, battendo violentemente le braccia al suolo. Il mostro era fortemente sproporzionato, braccia enormi, tozze e piene di bubboni, tre occhi a formare un triangolo sulla fronte, due zampette minute e rugose, una mascella pronunciata che lo faceva sembrare uno scimpanzè deforme. Rayla lo inserì tranquillamente nella lista degli esseri più orripilanti che avesse mai visto. Sfoderò fulminea le spade, pronta ad avere la rivalsa sulla creatura. Uno per volta. Il mostro si lanciò in avanti tentando di afferrare l’elfa con gli artigli, ma lei schivò di lato e con una piroetta inflisse tre profonde ferite sul braccio del troll. Il mostro, noncurante, ruotò su se stesso provando a colpire l’elfa con una bracciata. Rayla schivò verso il basso e mise a segno un fendente sul torace del mostro. È lento e prevedibile. Il mostro tentò un secondo slancio protraendo gli artigli sporchi verso l’elfa. Un tentativo goffo, poiché Rayla si girò di spalle e spiccò un balzo rotante all’indietro. Scavalcò il mostro, e appena prima di atterrare, alla giusta altezza, sferrò una sforbiciata con le spade sul grasso collo del troll. Sangue scuro macchiò le spade e la neve, la testa roteò in aria e cadde pesante, così come il corpo subito dopo. Meno uno. L’elfa si girò verso la rientranza nella roccia, e vide che gli altri quattro troll venivano minacciosi verso di lei, correvano come gorilla, facendo perno sulle braccia lunghe e spesse. Decise che per affrontarli doveva dividerli. Fece un respiro per mantenere la concentrazione, poi scattò anch’essa verso il branco in avvicinamento. Appena prima di essere agguantata balzò, e roteando lacerò tutti e tre gli occhi del primo della fila. L’urlo della creatura coprì il tonfo del secondo troll che cadde a terra quando l’elfa gli tranciò i tendini all’atterraggio. Gli ultimi due illesi si stagliavano su di lei come montagne innevate, gli occhi neri imbottiti d’odio. Individuò un varco e scivolò in mezzo alle creature, portandosi alle loro spalle. Mirò alla schiena di uno dei due e ci conficcò la spada per ucciderlo in un solo colpo. La scorza del mostro era più dura di quanto l’elfa potesse immaginare, poiché la spada rimase infilata a metà. Fu inutile il primo tentativo di estrazione, sembrava che il torace del troll trattenesse la spada con una forza disumana. Diede un secondo strattone con più forza, e il tentativo andò a buon fine. L’elfa però si sbilanciò all’indietro, e per mantenere l’equilibrio non riuscì a schivare la manata che l’altro troll le stava tirando. Venne colpita in pieno petto e volò per un paio di metri, cadendo rovinosamente a terra e battendo la schiena su un sasso inghiottito dalla neve. Prima venne il freddo, poi il dolore. Si rimise in piedi a fatica, e un sottile calore le attraversò il fianco sinistro. Sanguinava. I troll erano già di fronte a lei, rabbiosi e puzzolenti. Rayla tranciò con un fendente la zampa di uno dei due, poi rotolò di lato. Scelta azzardata, e in questo caso pessima. Venne destabilizzata da un dolore lancinante al fianco, e subito dopo sentì la gola avvinghiata dalla mano d’un gigante.

Rayla sentì il respiro sgusciarle via dal corpo. La stretta del mostro attorno al collo era così forte che l’elfa non potè emettere alcun suono. Vedeva il grugno del troll farsi sempre più vicino, ne percepiva il fiato caldo man mano che quello spalancava le fauci gialle e bavose. Senza volerlo allentò la presa sulle spade, le quali scivolarono lentamente fino a cadere, sprofondando nella neve sopra la quale era sospesa. Il dolore al collo era atroce, le mancava l’aria, non riusciva più a muovere un muscolo. Sarebbe stata inghiottita dalla Gola del Mondo, perché aveva oltrepassato il sentiero barricato, non aveva ascoltato la donna, non aveva ascoltato Garfield.

Un feroce ruggito lacerò i rumori della montagna e sovrastò il grugnito del troll. Una tigre smeraldo azzannò il mostro alla gola, atterrandolo e schiacciandolo sotto le sue possenti zampe. Il troll lasciò la presa e Rayla fu libera di respirare; l’elfa inspirò forte con naso e bocca, poi si passò le mani attorno al collo e vide che si erano sporcate di sangue. Gli artigli del troll le avevano perforato il derma, ed ora che l’adrenalina scendeva il dolore la stava assalendo.

«SPOSTATI, TIGRE!» esclamò una voce femminile distante da qualche parte, in lontananza. Rayla seguiva la scena a malapena, la vista era offuscata e gli altri sensi ovattati. Il sapore del sangue, però, lo sentiva eccome. Vide la tigre compiere un balzo lateralmente, poi un sottilissimo lampo arancione passarle accanto. Un ululato distorto rimbombò nella testa dell’elfa, che si portò le mani alle orecchie. Un fischio le invase la mente, poi svenne.

[…]

«Come stai, Rayla?» Garfield le era vicino e la guardava con i suoi occhioni verdi e preoccupati, illuminati da una luce che li teneva lontani dalla morsa del buio.

«Sto... Bene, Ciuffo Verde. Grazie dell'aiuto. »

«Manca ancora parecchio alla cima, rimani giù e cerca di riposare.» Una voce calda e profonda si rivolse all’elfa con fare gentile.

«Brutta ferita al collo, ragazza. Ti avevo avvertita o sbaglio?» Ora era una donna a parlare, e Rayla sentì un granello di sarcasmo tra quelle parole, oltre a riconoscere immediatamente chi fosse a parlare. Era la donna che aveva incrociato sul sentiero tempo prima, e ora le rivolgeva uno sguardo accigliato combinato ad un mezzo sorriso. Rayla abbassò la testa, poi con un filo di voce rispose: «Niente predica, per piacere. Potevate lasciarmi lì, io non vi ho chiesto nulla.»

«Hai un amico piuttosto convincente, ragazza. Non ci ha lasciato scampo!» fece la donna ridendo. «Il mio nome è Karita. E tu?»

«Mi chiamo Rayla.»

«Lo sapevo già, il ragazzo parla un sacco. Ma mi fa piacere che ti sia presentata di tua volontà.»

«Vi accompagneremo fino alla cima, in quattro componiamo un bel gruppo.» La luce del focolare illuminava il volto di un uomo sulla cinquantina, occhi scuri e decisi, un volto spigoloso ma equilibrato. Parlava con una calma disarmante. Continuò:

«Non aspettatevi una calorosa accoglienza. I Barbagrigia sono una comunità astratta dal resto del mondo, possiedono dei modi tutti loro. Pensate che non rivolgono la parola a nessuno, solo il Dovahkiin è riuscito ad avere un’udienza negli ultimi tempi. Poi è successo quello che è successo.»

«Stai tranquilla Rayla, possiamo fidarci. Puoi tornare a fare un’espressione normale.»

«Come ti senti? Ho notato che le tue ferite si rimarginano velocemente, quasi quanto quei dannati troll.» intervenne Karita.

«La schiena fa ancora male, ma per fortuna la mia specie è dotata di un’ottima rigenerazione delle ferite. Le ossa ci mettono un po’ di più.»

«Sembra quasi una benedizione. Non mi sembra comunque il caso di risparmiarci un bel sonno ristoratore. Parleremo domani.» concluse l’uomo gentile, prima di infilarsi nel suo sacco a pelo e cadere immediatamente addormentato.

«Seguite il suo consiglio, vi conviene.» fece Karita, per poi imitare il proprio compagno.

«Riposati Rayla, io farò il primo turno di guardia.» Garfield le sorrise dolcemente, non sembrava avercela con lei per la stupidaggine che aveva combinato. Per la prima volta Rayla si sentì al sicuro. Si addormentò.




Note dell’autore: Buonasera lettori! Mi sto divertendo molto a scrivere questa storia, lo prendo come un momento di relax e come un esercizio stilistico. Voglio chiedere a voi lettori se queste versioni di Rayla e Garfield vi stiano convincendo, se apprezziate i pensieri dei personaggi mescolati nel discorso indiretto trasposti in corsivo e se le descrizioni riescano a rendere l’idea delle scene narrate. Vi ringrazio infinitamente per aver letto fin qui, e se qualcuno avesse un commento da fare sarei felicissimo di ascoltarlo, che sia esso positivo o negativo!

-HideSaka

   
 
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