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Autore: Gatto1967    11/09/2021    3 recensioni
Star Trek è forse la più famosa serie fantascientifica mai prodotta: i viaggi dell’Enterprise del capitano Kirk e del suo variegato equipaggio, per quanto a volte decisamente inverosimili, hanno sempre fatto sognare i loro fan, oltre a lanciare un bel messaggio di pace e amicizia fra i popoli.
Da tempo mi ronzava in testa la balzana idea di scrivere una versione candyana di Star Trek, o almeno di inserire i nostri personaggi nei viaggi interstellari della saga di fantascienza più amata di sempre.
Uhm… mica facile però!
Senza contare che il mondo di Star Trek non si limita all’Enterprise del capitano Kirk e del signor Spock.
Star Trek è anche “Next Generation”, “Deep Space Nine”, “Voyager”, e altro ancora.
Insomma, per farla breve Star Trek offre una moltitudine di scenari narrativi nei quali inserire una cross over con altri mondi narrativi.
Pensa che ti ripensa ho scelto uno scenario forse meno conosciuto di quello della serie classica, ma altrettanto affascinante, quello di “Star Trek Voyager”!
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Candice White Andrew (Candy)
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Candy’s Trek



Il capitano Kathryn Janeway arrivò all’ingresso del ponte ologrammi della Voyager vestita con un elegante abito da sera stile primi del ‘900. Erano settimane che non si concedeva un po’ di svago, e in fondo era giusto che anche lei usufruisse di quell’area. Comandare una nave stellare della Federazione dei Pianeti Uniti era un compito di grande responsabilità, se poi la nave in questione era dispersa dall’altra parte della galassia, a più di 70.000 anni luce dalla Terra, il peso che gravava sulle sue fragili spalle rischiava di diventare insostenibile.
Sì, un po’ di svago se lo meritava.
Le ultime volte che era stata sul ponte ologrammi aveva scoperto il nuovo oloromanzo di Tom Paris, ispirato, le aveva spiegato il suo giovane tenente, ad un vecchio anime giapponese del ventesimo secolo. Una storia complessa che raccontava la travagliata vita di un’orfana nell’America dei primi vent’anni del ventesimo secolo.
I primi capitoli erano davvero un pianto! Alla povera protagonista ne capitavano davvero di tutti i colori! E quando Kathryn usciva dal ponte ologrammi si sentiva il magone addosso, e infatti molti membri dell’equipaggio avevano lasciato perdere quel romanzo dopo i primissimi capitoli, ma lei no.
Kathryn Janeway, fedele al suo carattere determinato e testardo, era andata avanti con le dolorose vicende della protagonista. Interpretando più personaggi della lunga e imprevedibile saga della bionda orfana, aveva seguito le sue vicende, dal miracoloso ritrovamento in mezzo alla neve da parte delle sue tutrici (lei in quel frangente aveva interpretato miss Pony), fino all’arrivo alla scuola per infermiere Mary Jane (Quel personaggio la divertiva tantissimo, nonostante fosse molto burbera con la protagonista).
Adesso c’era la prima del “Romeo e Giulietta” a New York, dove recitava il grande amore della protagonista. Serata che doveva sancire il loro definitivo ricongiungimento dopo le sfortunate vicende londinesi.

-Computer. Attivare il romanzo olografico “Candy Candy”-
Il grigiore del ponte ologrammi fu sostituito da un ambiente lussuoso. Sembrava… l’ingresso di un teatro di gran classe.
All’improvviso qualcosa scosse l’ambiente intorno a lei, e Kathryn capì che si trattava di una turbolenza del mondo reale, e non della simulazione olografica che stava vivendo.
-Janeway a plancia.- disse Kathryn dopo aver attivato il comunicatore che portava sul petto.
-Janeway a plancia.-
Nessuna risposta.
-Computer: chiudere il programma.- ma non successe nulla.
-Maledizione. Ci mancava anche questa.-
-Signora Pinkin, cosa fa da queste parti?-
Kathryn riconobbe la voce: era quella di Candy, la protagonista di quell’autentica Odissea nella sfortuna scritta da Tom Paris, e il nome con cui l’aveva chiamata era quello della burbera caposala del Santa Johanna Hospital che lei si era divertita a interpretare nelle ultime sessioni del programma.
-Salve signorina White… io…- adesso doveva giustificare la sua presenza lì.
-Ecco… io… Computer: ferma il programma!-
Ma il programma non si fermò.
-Ma… che sta dicendo signora Pinkin? Chi è il “computer”?-
Già, pensò Kathryn. All’epoca di questa storia i computer non erano ancora stati inventati.
-Niente signorina, non ci faccia caso. Sà, un mio parente lavora in questo teatro, e mi ha invitata a questa prima.-
-Capisco…-
-E… lei cosa fa qui?-
-Anch’io sono stata invitata. L’attore che fa Romeo…-
-Candy! Come diavolo hai fatto a entrare dopo che…-
-Dopo che il tuo degno fratello mi ha strappato il biglietto Elisa? Si dà il caso che io conosca altri componenti dello staff oltre a Terence, e uno di loro ha garantito per me.-
Già, Karen Kliss, pensò Kathryn, la ragazza conosciuta in Florida. Dopo l’incidente a Susanna Marlowe lei era stata chiamata a prenderne il posto in quello spettacolo.
-Signorina Legan.- intervenne Kathryn -La signorina White è stata regolarmente invitata a questa rappresentazione, e quindi…-
-Lei chi è? E come fa a sapere il mio nome?-
-Già signora Pinkin. Come fa a conoscere Elisa?-
Certo che il livello di interazione di quei personaggi olografici era davvero altissimo. Se non fosse stata certa di trovarsi sul ponte ologrammi della Voyager, si sarebbe detta certa di trovarsi davvero in un importante teatro di Broadway all’inizio del ventesimo secolo.
-Ehm… la sua famiglia è molto conosciuta a Chicago signorina Legan. Chi è che non conosce la famiglia Legan? Ora vogliate scusarmi.-
Kathryn si accomiatò dai due personaggi olografici. Doveva assolutamente fermare la simulazione e l’unico modo era di ricorrere ai comandi manuali.

In ogni simulazione il procedimento per localizzare i comandi manuali era lo stesso, e non c’era bisogno del computer per localizzarli. Bastava tenere sempre la destra fino a localizzare l’unico punto della sala non coperto da ologrammi, così Kathryn si mise a girare in cerchio alla ricerca di un pannello olografico spento, pannello che non riusciva a trovare.

Sotto gli sguardi incuriositi degli ologrammi intorno a lei, Kathryn girò in tondo per una ventina di minuti, prima di rendersi conto di una verità inquietante: i comandi manuali non erano reperibili, e la simulazione non poteva essere fermata!
C’era solo un modo per uscirne: concluderla. Vivere la vicenda di Candy fino in fondo e chiudere l’oloprogramma in modo naturale.

-Signora Pinkin. Va tutto bene?-
La voce del personaggio olografico riproduceva davvero bene la preoccupazione e la perplessità che sarebbero state proprie di una persona vera nel vederla girare in tondo in quella sala d’ingresso.
-Sì Candy sto bene.- in realtà era preoccupata. Quanto avrebbe potuto durare in quella sala olografica senza cibo e acqua?
-Vogliamo andare? Lo spettacolo sta per iniziare.-
-Sì… certo… ma… io ho perso il biglietto e non mi ricordo il mio posto…- Doveva a tutti i costi rimanere accanto al personaggio di Candy affinché il programma giungesse ad una conclusione. Sempre sperando che il suo efficientissimo equipaggio riuscisse a liberarla prima.
-Venga con me signora Pinkin. Le troverò un posto.-
Kathryn seguì l’ologramma. Se ben riproduceva il carattere del personaggio, intendeva veramente aiutarla e questo tornava a suo vantaggio.
Mentre percorrevano il salone, udirono delle signore parlare fra di loro.
-È così ti dico! Susanna Marlowe è ricoverata al St Jacob. Pare sia molto grave e che vuole costringere Terence a sposarla!-
-Beh, non ha certo torto, povera ragazza! Lei si è rovinata la vita per salvare quel bellimbusto dal riflettore che gli stava cadendo addosso. Il minimo che lui possa fare è sposarla e starle vicino.-
-Si vocifera che lui non voglia legarsi, e voglia continuare la sua vita libertina e dissoluta.-
L’ologramma di Candy impallidì mortalmente.
Non c’è che dire, pensò Kathryn, quando uscirò da qui dovrò complimentarmi con Tom. I suoi programmi erano sempre precisi e inappuntabili, ma questo li superava tutti: quei personaggi sembravano… vivi!
-Candy… va tutto bene?- ma Candy non rispondeva
-Io… io… devo andare…-
-Aspetta Candy! Non precipitare le cose!- Doveva trattenerla: non poteva assolutamente permettersi di perderla di vista. Per lei poteva essere la fine.
-Non dare troppo peso a quello che dicono quelle comari! Sai come sono certi ambienti dell’alta società. Non ricordi quante chiacchiere inutili hai sentito quando lavoravi dai Legan o quando sei stata adottata dagli Andrew?-
Candy impallidì ancora di più.
-Signora Pinkin: esigo una spiegazione! Come diavolo fa lei a sapere certe cose su di me? Io non le ho mai raccontato di aver lavorato dai Legan o di essere stata adottata dagli Andrew! Chi è lei?-
-E comunque cara signora… Pinkin, se ho ben capito, le nostre non sono chiacchiere inutili da signore dell’alta società. Io ho un negozio qui a New York e posso garantirle che lavoro dalla mattina alla sera, e quello che posso permettermi qui è un biglietto in piccionaia. Mi ha capito cara signora?-
-Maledizione! Se il computer funzionasse avrei già spento queste inutili comari!-
-Ma che diavolo sta dicendo questa pazza?-
-Andiamocene, questa sta male. E se ne vada pure lei signorina mi dia ascolto.-
Ma che diavolo stava succedendo? Quei dannati ologrammi erano solo di contorno alla vicenda, praticamente erano comparse. Come facevano ad avere questo livello di interattività così alto?

Nel frattempo fuori dal ponte ologrammi, il comandante Chakotay, e i tenenti Tuvok e Tom Paris, aiutati da un paio di tecnici, stavano cercando di aprire la porta del ponte ologrammi.
-Comandante Chakotay, c’è qualcosa di strano. Il mio playcorder rileva cose che… non dovrebbe rilevare.-
-Anch’io rilevo qualcosa di strano.- aggiunse Tom Paris
-Uno alla volta signori. Sono quasi riuscito ad aprire questa porta. Questione di pochi minuti e il capitano potrà uscire.
-È questo il punto comandante. Non c’è nessuno lì dentro.-
-Cosa?-
-Non rilevo segni vitali nella sala. Ma rilevo altre cose, cose incomprensibili.-
-E io non rilevo programmi attivi. Mi risultava che il capitano avesse attivato il programma “Candy Candy”, ma non mi risultano programmi attivi in questo momento.-
Dopo un attimo di sconcerto il comandante Chakotay si rivolse agli uomini che lo stavano aiutando.
-Sbrighiamoci ad aprire questa dannata porta!-
Dopo qualche minuto riuscirono ad aprire la porta del ponte ologrammi ed entrarono, trovandosi davanti qualcosa di assolutamente incredibile.


Kathryn sentì come una vibrazione pervaderla in tutto il corpo, ma fu solo un istante, poi si girò a cercare Candy, ma non la vide.
Maledizione! Questa non ci voleva!
Doveva ritrovarla a tutti i costi, ma dove cercarla? Non conosceva questa parte della storia, e non aveva idea di dove potesse andare a cercarla.
Poi si mise a pensare rapidamente: Candy stava andando a cercare Susanna Marlowe! Non poteva essere altrimenti! Si diresse di corsa verso l’uscita.

-Ma dove sta andando?- si chiese ad alta voce Chakotay.
-Credo di capire.- suggerì Tuvok -Sta cercando di concludere la storia.-
-Dobbiamo contattarla.-


Uscita all’aperto, Kathryn vide Candy in procinto di salire su una vettura trainata da un cavallo, e scattò di corsa per raggiungerla.
-Candy! Aspetta Candy!-
Con un balzo felino riuscì a salire sulla stessa vettura che aveva preso Candy.
-Ancora lei! Ma che cosa vuole da me?-
-So che è difficile da credere Candy, ma voglio solo aiutarti.- in effetti non era proprio così, ma tanto valeva farlo credere a quell’ologramma. Sarebbe stato quasi impossibile spiegare la verità a quello stupido ammasso di fotoni ed effetti gravitazionali, e dal canto suo l’ologramma decise di non perdere altro tempo.
-Al St. Jacob Hospital!-
Mentre la carrozza si avviava lungo le strade di New York, Candy squadrò Kathryn con uno sguardo severo e inquisitorio.
-Dopo dovrà spiegarmi come fa a conoscere certe cose del mio passato. Chi diavolo è lei?-
-Sarebbe troppo lungo spiegartelo Candy, sappi solo che non ho cattive intenzioni.-
-E poi… a lei che glie ne importa di Susanna Marlowe? Perchè sta venendo con me?-
Kathryn era sempre più sconcertata dal realismo estremo di quella simulazione, e poi… ma quanto durava quel viaggio in carrozza attraverso New York? Possibile che Tom Paris avesse curato tutti quei particolari?
Al diavolo! Avrebbe chiarito questi aspetti una volta che fosse uscita dalla simulazione.

La carrozza impiegò almeno venti minuti ad arrivare al Saint Jacob, e Candy pagata la corsa, scese a razzo dalla carrozza seguita prontamente da Kathryn. Stava cominciando a nevicare e l’abito da sera che Kathryn indossava era del tutto insufficiente a proteggerla dal freddo pungente. Ebbe un attimo di esitazione a rincorrere l’ologramma in fuga, e avvertì una forte vibrazione, la stessa che aveva avvertito nel teatro. In più sentì come una voce lontana che sembrava chiamarla.
-Capitano Janeway…-
Per quanto flebile fosse, Kathryn riconobbe quella voce.
-Tuvok!- esclamò riconoscendo la sagoma del suo ufficiale responsabile della sicurezza.
-Tuvok! Potete chiudere questa simulazione?-
Il vulcaniano mosse la bocca ma lei non lo sentiva.

-Non riesce a sentirla Tuvok!- disse Tom Paris -Il portale non permette una comunicazione chiara.-
-Quanto tempo ci vorrà prima che si richiuda?-
-Circa… trenta minuti… non di più. Se il capitano non attraversa il portale resterà per sempre dall’altra parte!-
-Allora vado io!-
-Aspetti Tuvok!- intervenne Chakotay -Spetta a me farlo.-
-Col dovuto rispetto comandante: lei è il primo ufficiale designato della Voyager. Se qualcosa dovesse andar storto dovrà essere lei a riportare l’equipaggio a casa.-
-Signori: non c’è tempo per questo diatribe. Il portale potrebbe chiudersi da un momento all’altro.-
Paris diceva il vero, il portale cominciava a perdere consistenza: probabilmente non sarebbe durato mezzora.
-Vada Tuvok, e la riporti indietro subito!-
Senza farselo ripetere Tuvok entrò nell’aura luminosa che avvolgeva il portale.


-Tuvok!- esclamò nuovamente il capitano Janeway nel vedersi materializzare davanti a lei il suo ufficiale.
-Che diavolo sta succedendo Tuvok? Perchè non riesco a fermare questa dannata simulazione?-
-Capitano: questa NON è una simulazione. Questa è una realtà alternativa alla nostra!-
Kathryn strabuzzò gli occhi.
-La Voyager ha urtato un’anomalia spazio-temporale, che ha messo temporaneamente in contatto il nostro spazio-tempo con un’altra realtà. Forse un Universo parallelo, o forse una particolare piega temporale del nostro stesso Universo, al momento non saprei dirlo. So solo che dobbiamo attraversare il varco dietro di me prima che questo si richiuda per sempre.-
-D’accordo! Andiamo!-

Mentre stavano per attraversare il varco appena visibile dietro il vulcaniano, udirono un grido strozzato provenire da sopra di loro, dalla terrazza dell’ospedale St Jacob.
-Susanna!!!! Non voglio che tu muoia!-
Era la voce di Candy, Kathryn la riconobbe benissimo. E ora sapevo che non era solo un ologramma, magari senziente come il dottore olografico della Voyager, ora sapeva che quella era una persona vera!
Senza indugi entrò nell’ospedale.

-La segua Tuvok! La segua! Il varco vi seguirà!-

Il suo fine udito vulcaniano, permise a Tuvok di capire benissimo le parole che Tom Paris gli gridava dall’altro parte del portale, anche lui entrò nell’ospedale St Jacob!

Sul terrazzo dell’ospedale Candy si teneva saldamente aggrappata alla vita di Susanna Marlowe.
-Lasciami Candy! Se non posso avere Terence, preferisco morire! Se continuassi a vivere renderei infelici sia te che Terence!-
-Io… io non voglio che tu muoia!-
-Lasciami Candy!!!-

-Insomma: o mi date quello che voglio o mi ammazzo. Non mi sembra un atteggiamento molto altruistico.-
Kathryn era apparsa sulla terrazza.
-Chi è lei? Come si permette di parlarmi così? E… e… quello cos’è?-
Sulla terrazza era apparso Tuvok, e dietro di lui l’alone di luce emesso dal portale era chiaramente visibile nel buio della notte.
-Che sta succedendo?!!!- gridò un’atterrita Susanna Marlowe.
-Bene! Se sei così spaventata vuol dire che non vuoi morire Susanna Marlowe!-
-Signora Pinkin!- disse Candy alzandosi in piedi e rivolgendosi a quella donna che ora vedeva in un aspetto leggermente diverso.
-Chi diavolo è lei?-
-Sarebbe troppo lungo spiegartelo Candy, e non ho tempo di farlo. Sappi solo che non sono la tua caposala. La signora Pinkin adesso probabilmente è a Chicago, e la ritroverai al tuo ritorno in ospedale.-
-Come fa a sapere tante cose di me? Come fa a conoscere Susanna? E… quell’uomo… chi diavolo è?-
-Capitano!- intervenne Tuvok -Dobbiamo andare. Il portale sta per…-
-Sì Tuvok, sono pronta.- disse lei indietreggiando verso il suo ufficiale e verso l’alone di luce dietro di loro.
-Addio Candy! Vivi la tua vita e sii felice!- disse Kathryn sorridendo prima di scomparire insieme al vulcaniano.

Rimaste sole, Candy e Susanna ebbero reazioni diverse: Candy rimase basita dall’orrore: aveva appena visto succedere qualcosa di incredibile, di inspiegabile. Susanna invece scoppiò in un pianto dirotto.
-Perdonami Candy! Perdonami!- al che Candy si chinò su di lei abbracciandola.

In un altro tempo e in un altro spazio, gli ufficiali della Voyager erano in riunione nell’ufficio del capitano Janeway.
-Dunque cos’era quel luogo? Un altro universo? O magari un’altra epoca del nostro universo?-
-Non possiamo dirlo con certezza capitano.- fu la risposta del tenente Tuvok -Non abbiamo avuto modo di studiare quell’anomalia come avremmo dovuto, e i dati a nostra disposizione sono largamente insufficienti. Solo una cosa possiamo dire: le persone da lei incontrate, a partire da quella ragazza bionda, erano reali.
In un altro spazio e forse in un altro tempo quelle persone ESISTONO.-
-Ma… ma erano praticamente identiche ai personaggi dell’oloromanzo del tenente Paris! Com’è possibile?-
-Su questo si possono fare solo congetture.
Forse l’anomalia ha trasformato il romanzo olografico in proiezione in quel momento, in un universo alternativo, o forse le vicende raccontate nell’oloromanzo sono vicende realmente accadute da qualche parte, e chi le ha scritte in forma di anime giapponese prima e di romanzo olografico poi, le ha semplicemente “captate”.-
-Insomma- intervenne Tom Paris -Io avrei captato vicende realmente accadute magari in un altro universo a persone reali?
E prima di me le avrebbe captate l’autrice dell’anime?-
-La vita e la morte, il tempo e lo spazio, l’esistenza e la coscienza. Un mistero che rimarrà per sempre tale.- disse Tuvok con il suo tono di voce più solenne.
-Non la facevo così filosofo Tuvok.-
-La mia non è filosofia capitano. Le mie sono deduzioni puramente logiche tratte dall’osservazione dei fatti a cui abbiamo assistito.-
-Certo, naturalmente.- disse Kathryn ridacchiando sotto i baffi, e con lei ridacchiarono anche gli altri ufficiali.


La porta della terrazza si aprì e apparve Terence. Lo spettacolo ormai era finito e Terence si era precipitato al St Jacob intuendo che forse qualcosa vi stava accadendo.
-Susanna!-
-È tutto a posto Terence.- lo tranquillizzò Candy che ancora abbracciava Susanna.
-Susanna è stata male, ma adesso è passata.-
-Perdonami Terence… sono stata una grande egoista… auguro ogni felicità a te e a Candy. Mi ha salvato la vita lo sai?-

Nel suo alloggio Kathryn guardava dall’oblò lo spazio infinito, e capì una volta di più la grande verità affermata poche ore prima da Tuvok: davanti a lei si stendeva il mistero più assoluto, e forse da qualche parte, in quell’immensità così spaventosa, esisteva davvero quella ragazza così buona e altruista le cui vicende aveva seguito con tanta partecipazione.
Aveva fatto una rapida ricerca nel database ricreativo e culturale della Voyager, e aveva trovato molto materiale sulla storia di Candy. Tante storie simili che differivano spesso per minimi particolari.
Poteva darsi che quelle storie, o almeno parte di esse, rispecchiassero realtà alternative e concrete come la sua?


Il cielo notturno sopra il fiume Avon riluceva della luce puntiforme di innumerevoli stelle, e Candy restò in muta contemplazione di quelle stelle.
Non aveva mai scordato gli incredibili fatti accaduti sulla terrazza del St Jacob. Fra lei e Susanna era nata una vera amicizia, e una delle sue figlie si chiamava proprio così: Susanna Grandchester!
Ovviamente la vera signora Pinkin non era mai stata a New York, ma allora chi era quella donna? Come faceva a sapere tante cose su di lei?
Come aveva fatto a scomparire nel nulla insieme a quell’uomo dalle orecchie a punta?
Dov’erano andati? Dove si trovavano in quel momento?
Quante volte si era fatta quelle domande negli ultimi vent’anni! E quante volte aveva pensato che la risposta potesse essere proprio sopra di lei… nelle stelle.
   
 
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