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Autore: Greenleaf    11/09/2021    3 recensioni
Sotto l’ombra degli alberi di Amon Hen giace il corpo di una ragazza di nome Eldihen. Quando riapre gli occhi ed incrocia lo sguardo di Legolas, entrambi avvertono una sensazione intensa, qualcosa di inspiegabile e ancestrale.
La storia di Eldihen però, prenderà forma attraverso delle scoperte che le indicheranno il percorso giusto da seguire e, tra intrighi e falsi nemici da combattere, si ritroverà a vivere momenti mai pensati. Stregata da parole, sguardi e mostri che in realtà non sono poi così crudeli come lei temeva.
Vivrà l’incanto di un amore minacciato dalla guerra. Sarà vittima di un nemico tanto incantevole quanto misterioso. La sua storia inizia ad occhi chiusi, e per giungere alla fine Eldihen dovrà imparare a camminare nel buio.
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eowyn, Gandalf, Legolas, Nuovo personaggio
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Epilogo



Depose sulla mensola della nuova camera la bambolina di pezza che le aveva regalato Eowyn a Rohan, insieme alla collana di Nihil ed una spilla che gli aveva regalato Gandalf prima di partire. Frettolosamente Eldihen ricacciò dalla valigia i suoi vestiti, prendendo tra le mani i frammenti che erano rimasti della spada. Seduta sul pavimento in legno osservò distrattamente il letto a baldacchino, ricoperto da un piumoncino di velluto rosso. I due vetri trasparenti luccicarono tra i vestiti, la pietra nera sembrò perdere l’intensità del suo colore. Eldihen l’ammirò portandola in alto, verso la luce delle candele. Era grigia, non più scura come un tempo. Non si impensierì e l’adagio sul ripiano insieme a tutti gli oggetti che si era portata appresso.
 
Si bloccò nel mezzo della stanza, seguendo con lo sguardo l’intricata decorazione al muro, composta da rami intrecciati ed ornamenti elfici che si estendevano lungo l’intero perimetro della parete. Le lanterne illuminarono la sua figura e, la fanciulla nel guardarsi intorno si sentì tremendamente sola. Legolas l’aveva condotta a Bosco Atro ed in quei giorni Eldihen aveva vissuto una vita serena, viziata dalle attenzioni della servitù, ma non felice come lo era a Rohan. Sospirò sbattendo le ciglia. Già, Rohan. I pensieri la riportarono alle chiacchierate con Eowyn ed ai momenti trascorsi insieme a Gimli ed Aragorn. La stanza era muta ma l’elfa vedeva i volti dei suoi cari amici dappertutto, sentiva le loro risate ed il timbro delle loro voci anche se loro non erano presenti. Quanto avrebbe voluto rivederli, la nostalgia la travolse come un onda del mare, ed Eldihen naufragando tra i pensieri canticchiò una melodia, per ricacciare le lacrime.
 
Legolas dormiva in una stanza separata perché Thranduil, scoprendo del loro matrimonio, li aveva divisi con la pretesa che loro due ufficializzassero le nozze a Bosco Atro. Thranduil era altezzoso, saggio e temibile, Eldihen comprese di non essere apprezzata molto per via della sua umile discendenza. La sua famiglia era benestante ma non prestigiosa quanto quella di Legolas e Thranduil che puntualmente glielo ricordava, attraverso frecciatine che la fanciulla doveva digerire, costringendosi a star zitta per amore di Legolas.
 
Ripiegò tutti i vestiti e prima di uscire dalla camera, si prese cura dei suoi capelli e del suo abbigliamento. Gli occhi degli elfi silvani erano attenti a certe cose, specie all’abbigliamento ed alla sua condotta, esaminandola come se fosse un forestiera venuta dal mare, non una cittadina della terra di mezzo come loro.  Indossò un abito argentato, stretto al torace con la gonna un po’ svasata. Uscì dalla camera frettolosamente e superando i serpeggianti corridoi del regno di re Thranduil, camminò spedita verso la biblioteca reale, ascoltando il fruscio della cascata che scorreva lungo la parete rocciosa. Attirò l’attenzione delle guardie, ma non le interessò, e con le braccia conserte superò il largo ponte in legno, giungendo in uno spiazzo illuminato da delle lanterne argentate, imboccando una scalinata. Dopo aver stretto i denti, si ritrovò nell’ampia libreria al piano di sotto, accolta dal gradevole odore dei libri.
 
Legolas era in piedi, vicino ad uno scaffale pieno di tomi, a studiare una mappa antica, illuminato dalla luce delle fiaccole sui muri. Indossava una camicia chiara, azzurrina, con dei ricami sulle spalle. I capelli erano lisci e biondi, diversi da come li portava solitamente, semiraccolti, ma senza le classiche trecce che Eldihen adorava.
 
“Avevi promesso di raggiungermi, ma mi hai fatta annoiare” sbuffò con espressione divertita, incrociando gli occhi azzurri dell’arciere. Legolas accennò un sorrisetto e, senza curarsi dell’avvicinamento di Eldihen, ripiegò la mappa che stava esaminando, facendola insospettire.
 
“Che guardavi?”  chiese la donna parandosi davanti, con le mani sui fianchi e gli occhi socchiusi.
 
“Nulla di importante” le dedicò uno sguardo, travolgendola con il suo fascino. Eldihen arrossì, non riuscendo a rimanere impassibile dinanzi al suo volto chiaro, alle labbra delineate ed alla curva del collo scoperto. Era bellissimo.
 
“Fammi vedere” allungò una mano per afferrare la mappa dalle dita di Legolas, ma quest’ultimo portò il foglio dietro la schiena indietreggiando con espressione divertita.
 
“Sei troppo curiosa” affermò, seguendo i movimenti del suo corpo, perdendosi a fissare i capelli che sinuosi si spostavano mentre Eldihen si muoveva con un sorrisetto furbo.
 
“E’ da tempo che trascorri i pomeriggi in questa libreria e non ti curi di me, vorrei sapere cosa occupa i tuoi pensieri” si fermò quando Legolas appoggiò le spalle al muro. Non era turbato, chinò il capo mostrando un sorrisetto sottile che ad Eldihen non piacque affatto “E’ palese che tu mi stia nascondendo qualcosa”
 
“Ah si?” la canzonò bonariamente Legolas inclinando il mento. Alzò le sopracciglia, sempre più felice di osservare l’espressione confusa della fanciulla.
 
“Stai programmando la partenza per Valinor?” se ne uscì incrociando le braccia sotto il seno.
 
“No”
 
“Andremo a trovare Gimli nelle caverne scintillanti?” non demorse e sicura distese le labbra, convinta di aver compreso i piani di Legolas.
 
“Sbagliato”
 
“Ed allora cosa? Forse è una scusa per starmi lontano?” chiese fingendosi offesa, con la speranza che l’elfo si intenerisse e le svelasse il mistero, ma così non fu.
 
Legolas sogghignò, dedicandole uno sguardo furbo. La luce delle fiamme accentuò i suoi lineamenti, tratteggiando delle ombre sul suo viso.
 
“Va bene ho capito” Eldihen sbuffò, sistemando la stoffa della sua gonna, poi si voltò senza però allontanarsi “evidentemente stai cercando di evitarmi. Non mi interessa. Fa ciò che vuoi, se preferisci stare da solo piuttosto che trascorrere del tempo con tua moglie, non verrò più a trovarti “ dopo avergli lanciato uno sguardo crucciato fece per girarsi. Legolas prontamente allungò le mani sulla vita di lei, abbracciandola da dietro. I loro corpi si scontrarono ed in quel momento Eldihen si sentì bruciare. Il petto di Legolas era muscoloso e caldo, quanto i baci che lui presto le lasciò sulle orecchie.
 
“Stanotte…” sussurrò sensualmente accendendo un fuoco all’altezza del petto di Eldihen che inebriata dal suo profumo protese il collo, lasciando che l’elfo posasse le sue labbra sulla sua pelle “Lascia la finestra di camera tua aperta…” disse sfiorandole la punta dell’orecchio, facendole avvertire il suo alito caldo ed il desiderio che trapelava dalla sua voce “Desidero fare l’amore con mia moglie tutta la sera, perché mi manchi da morire”
 
“Veramente? Ma se l’abbiamo fatto ieri sera” Eldihen si voltò, incrociando i suoi occhi languidi, godendo del suo respiro rovente e delle carezze che gli stava concedendo. Si avvicinò pericolosamente alla sue labbra e, quando Legolas smanioso le sfiorò, lei retrocedette, vedendolo impazzire di fronte quel gesto.
 
“Lascia che ti baci” disse con voce bassa, saldando la presa alla vita di Eldihen.
 
“Perché dovrei? Parlami di quella misteriosa mappa”
 
“Lo farò, ma non è giunto il momento” senza permetterle di controbattere, l’elfo la strinse  con foga  al suo petto, posando le labbra su quelle di Eldihen. La baciò passionalmente, facendo scorrere le dita sul corpetto, desiderando che quel momento non finisse mai ma, all’improvviso si allontanò a malincuore dalla giovane, ricomponendosi, senza però spostare le braccia dal corpo di Eldihen.
 
“Adar! (Padre!)” salutò il sovrano con un cenno del capo. Si chiese da quanto tempo fosse lì, non si era accorto di nulla.
 
Eldihen completamente imbarazzata si voltò verso Thranduil, vedendolo fermo in mezzo alla stanza, con le braccia incrociate dietro la schiena, i capelli argentati che gli ricadevano sul torace, avvolto nel suo mantello rosso, con gli occhi azzurro chiaro fermi su di loro. Abbassò le mani dal petto di Legolas e fece per allontanarsi, ma l’elfo glielo impedì, stringendola a sé come poco prima, senza timore o imbarazzo. Morse un labbro nervosamente, osservando il volto serio di Legolas. Sapeva che lui era contrario alle decisioni del padre, infatti tutte le notti la raggiungeva passando dalla finestra.
 
“Eldihen, il maestro di musica ti aspetta, hai forse dimenticato della lezione?” chiese il re con voce sommessa “Inoltre…” camminò lentamente verso loro, oltrepassando il lungo scaffale, con la testa alta e  delle movenze eleganti “Desidererei che voi rimaneste lontani fino al giorno del matrimonio, non manca molto…” si fermò, allargando un sorrisetto sarcastico che Legolas non sembrò gradire molto “Le voci corrono e non vorrei che si alimentassero pettegolezzi sul vostro conto”
 
“In realtà siamo già sposati padre” puntualizzò Legolas con un tono di voce pacato ma deciso.
 
“Legolas…” Eldihen lo riprese. In realtà era stata lei a dimostrarsi accondiscendente nei confronti del suocero, comprendendo l’importanza delle nozze pubbliche, desiderando appianare la situazione, senza alimentare discussioni. Legolas era un principe deciso ed orgoglioso, ed anche se saggio a volte si lasciava prendere dalla collera, specie quando si trovava di fronte a delle ingiustizie. Ormai lo conosceva benissimo.
 
“Mia moglie è in mia compagnia e non intendo separarmene” dichiarò accarezzandole dolcemente il braccio della ragazza quando incrociò il suo sguardo preoccupato.
 
“Capisco, ma ci sono i preparativi del matrimonio ed Eldihen non può stare sempre accanto a te. Vi ricordo che le nozze si celebreranno settimana prossima. Elrond raggiungerà entrò domani il nostro regno, è inaccettabile che gli altri si preoccupino più di voi stessi”
 
“Io ed Eldihen siamo pronti” confermò Legolas guardando il padre negli occhi.
 
“Riguardo a te non nutro dubbi, ma Eldihen dovrebbe migliorarsi. Non appartenendo ad una famiglia reale a volte manca di tatto. Nulla di irrisolvibile ovviamente, non me ne sorprendo, infondo è pur sempre la figlia di un carpentiere” sottolineò come soleva fare in quei giorni, sfidando la pazienza di Legolas “Molto scaltra d’altronde, un matrimonio tra un principe ed una semplice ragazza non è un evento che si verifica tutti i giorni”
 
“Eldihen è una nobile elfa padre, per tale ragione ho deciso di prenderla in moglie…”
 
“Mio padre è un elfo rispettabile e degno di nota, non mi vergogno di essere sua figlia. Io e Legolas ci amiamo per ciò ci siamo sposati. Non importa che lui sia un principe o un semplice soldato, ciò non avrebbe fatto differenza” rispose a tono senza risultare sgarbata o ostile, riuscendo a strappare un sorrisetto soddisfatto a Legolas.
 
Thranduil annuì “Per giunta sposando mio figlio sei diventata principessa. Se mi intrometto è per il vostro bene. Desidero che sia celebrato un matrimonio di grande magnificenza, tutti dovranno rimanere sbalorditi, celebrando la bellezza del mio regno e della sposa di mio figlio”
 
“Immagino mio signore. Saremo felici di accontentarvi” sentì Legolas sospirare. Thranduil dopo essersi scambiato un lungo sguardo con il figlio lasciò la libreria, imboccando le scalinate. Eldihen si voltò per incrociare il volto dell’elfo e notandolo turbato posò con gentilezza una mano sulla sua guancia.
 
“Perdonami, non vorrei stancarti così tanto, siamo già sposati e mio padre dovrebbe accettarlo definitivamente” asserì serio con tono attenuato, serrando le labbra.
 
“Io lo capisco. In realtà tuo padre ha ragione, sei il suo  unico figlio ed erede, è normale che voglia celebrare le nozze ufficialmente. Noi due ci siamo sposati per conto nostro, senza ascoltare nessuno e comprendo benissimo la tua scelta ora più che mai. So che probabilmente lui non mi avrebbe mai accettata se non fosse stato per la promessa che ci siamo scambiati a Gondor in nome di Eru, e so che tu hai fatto ciò che sentivi” scivolò dolcemente le mani sul suo petto, fermandosi su un punto in cui percepiva il battito del cuore di Legolas “Il tuo gesto d’amore mi ha resa felice, ma dovremmo condividere la nostra gioia con le persone che ci vogliono bene. Tuo padre ti ama Legolas e desidera il meglio per te”
 
“Sei tu il meglio per me” dopo averla ascoltata chinò il capo per guardarla, rispecchiandosi nelle sue iridi cerulee.
 
 
 
 
Una leggiadra ed antica melodia risuonò nelle sale agghindate del palazzo. Le lanterne scintillavano in ogni angolo del ponte, incorniciate da fiocchi bianchi e rose dal fresco profumo. Thranduil era stato esigenze, organizzando una festa di grande sontuosità, sotto il chiaro di luna.
 
“Gli invitati ti attendono mia signora. Sire Elrond desidera vederti” Eldihen non mosse il suo sguardo, bloccando con un dito la tenda della finestra di camera sua, che si affacciava  sul piazzale in cui si sarebbero celebrate le seconde nozze. C’era così tanta gente nei corridoi che rabbrividì al pensiero che presto tutti quegli occhi sarebbero stati puntati su di lei.
 
“Fatelo entrare” annuì facendo scorrere lo sguardo sull’ampio vestito che le era stato preparato dalle sarte del regno. Sfiorò i cristallini sul corpetto, scostando la gonna finemente ricamata con decorazioni sinuose dal gusto regale. Era decisamente un abito da principessa, diverso da quello che aveva indossato a Gondor, più importante. Fortunatamente il petto era stato coperto da alcuni inserti di pizzo, facendola sentire a suo agio. Posò la mano sulla cicatrice e guardandosi allo specchio si rallegrò notando che non vi era nemmeno l’ombra. Le elfe le posero sulla testa un lungo velo bianco, stando attente a non rovinare l’acconciatura composta da alcune trecce morbide e ciuffi di capelli ondulati.
 
La porta si aprì e senza essersi annunciato, Elrond entrò. Rimase fulminato dalla bellezza eterea che quel giorno Eldihen sfoggiava. Il viso dai lineamenti delicati era rilassato in un’espressione di felicità, le guancie e le labbra rosate e due fossette ai lati delle guance. I cristalli illuminarono il viso incorniciato da morbidi boccoli nocciola. Sul capo portava una coroncina elfica con alcune gemme incastonate.
 
“Semplicemente bellissima” chinò il capo sorridendo flebilmente. Elrond accolto da una rilassante atmosfera camminò nella stanza dalle pareti beige, dal quale filtrava la luce della finestra adiacente “Tuo padre sarebbe felice di vederti ed immagino tu ne senta la mancanza”
 
“E’ cosi, avverto la sua mancanza, specie in un momento importante come questo” disse sistemando la vite agli orecchini di cristallo. Era agitata ed Elrond accorgendosene, con un gesto gentile le tese la mano, sorridendole.
 
“Sarò onorato di portarti all’altare. Non abbandonerei mai una’abitante del mio regno, specie se quest’ultima è la figlia di Ingin” disse prendendole la mano affusolata, candidamente avvolta dal pizzo del vestito.
 
“Io…” spalancò le palpebre sorpresa, deglutendo la sua stessa saliva “Grazie” commossa percepì un brivido percorrere la sua pelle e fermarsi sulla schiena.
 
Sottobraccio ad Elrond, la fanciulla si diresse alla sala reale, con dei fiori in mano, salutando timidamente la gente che incrociava e le rivolgeva sguardi colmi di meraviglia. Fu felice di vedere in mezzo alla folla in lontananza, Aragorn in compagnia di Arwen e Gimli, li salutò con maggiore enfasi. La loro presenza lì era incoraggiante.
 
Era difficile avanzare lungo il ponte illuminato dalla luce delle lanterne, dal quale si potevano scorgere perfettamente il chiarore argentato delle stelle. Elrond grazie alla sua maestria riuscì a rasserenarla, prendendola a cuore, come se fosse una figlia.
 
 Legolas nel guardarli dall’altare gli sembrò  che fosse un’immagine dipinta su tela: Elrond indossava una preziosa tunica blu notte, ed Eldihen nel suo bellissimo abito di chiffon, pareva il diamante raro che mancava a Bosco Atro. Aggraziata, guardava Legolas con amore, mentre percorreva il ponte. Il suo profilo perfetto attirò l’attenzione degli invitati, poiché il suo volto era più bello di quanto potesse apparire il vestito ed i gioielli che indossava. Anche Thranduil dovette ammettere di trovarsi dinanzi ad uno splendore di fanciulla, soddisfatto dei commenti  e degli sguardi sbalorditi degli invitati. Era proprio ciò che voleva quel giorno.
 
La cerimonia fu lunga e piena di benedizioni. Eldihen era stanca e Legolas accorgendosene le sorrise, stringendo la sua mano ogni qual volta lei si distraeva più del dovuto e, dopo aver giurato per la seconda volta amore eterno dinanzi ad Eru, la prese da un braccio, dirigendosi insieme a lei al piano inferiore, per festeggiare adeguatamente insieme a tutti gli ospiti.
 
Fiumi di vino scorsero come acqua quella sera. Thranduil soddisfatto contemplò la grande sala piena di tavoli, petali di rose e cristalli, facendo cenno a Galion di sistemare le rose sui vasi bianchi, tutto con un semplice sguardo. Ricevette le congratulazioni per il figlio e per l’ormai ufficiale nuora. Si accorse presto però che Legolas mancava, in effetti il tavolo degli sposi era vuoto. Sapeva che non avrebbe aspettato, fin da ragazzo odiava partecipare ai ricevimenti, inoltre era da un paio di giorni che il figlio bramava di trascorrere del tempo con Eldihen, per mostrarle la sorpresa che le aveva organizzato con estrema cura.
 
 
“Tieni gli occhi chiusi” Legolas stringeva la mano tremante di Eldihen, tappandole gli occhi con l’altra. Camminò  insieme a lei lungo il corridoio, in compagnia di Gimli, Aragorn ed Arwen che ridacchiando aiutarono Eldihen a liberarsi del velo sui capelli.
 
“Ma quanto è lungo! Sembra un tappeto o una tenda” commentò il nano felice di aver lasciato il ricevimento. Odiava gli elfi spocchiosi incontrati quel giorno. Era decisamente più divertente camminare in tutta tranquillità dentro la grotta che ospitava il regno di Thranduil, sentendo l’adrenalina salire.
 
“Dove mi stai portando?” Eldihen non comprese, ascoltando il rumore delle cascate in vicinanza. Si affidò a Legolas, avanzando con curiosità.
 
Aragorn sorrise procedendo mano nella mano con Arwen che si era offerta di seguire la coppia di novelli sposi fino alle porte del regno.
 
“Devo mostrarti una cosa, apri gli occhi quando te lo dico io!” disse guardandola. Eldihen annuì non comprendendo i piani segreti dell’elfo, ansiosa di saperne di più.
 
“E va bene” sentì la mano sulle palpebre allontanarsi dal suo volto, ascoltando le risate ed i commenti dei presenti. Fu tentata di sbirciare, ma si costrinse a non farlo, attendendo il via da parte di Legolas, che non tardò.
 
“Apri gli occhi”
 
Prese alla lettera il suo ordine, ritrovandosi all’ingresso del palazzo. Le porte del regno erano spalancate e da esse entrava il gelo della notte. Si trovavano immersi in una larga sala, riempita di luce e di canti, dal quale si poteva benissimo udire le risate provenienti dal piano superiore. Eldihen corrugò le sopracciglia, notando fuori, nel piccolo pontile, due cavalli bianchi. Si voltò confusa verso Legolas, seguendolo con lo sguardo, fino a che lui non la raggiunse, con in mano una mappa. La stessa mappa che le aveva nascosto giorni addietro. Eldihen contemplò la tunica argentata ed il suo sorriso luminoso.
 
“Tieni, aprila” gliela porse sotto gli occhi contenti di Aragorn che, già conoscendo ogni cosa scambiò uno sguardo complice con Arwen, chiedendosi come avrebbe reagito Eldihen.
 
“E’ quella mappa” tastò la superficie ruvida del foglio, travolta dal calore delle mani di Legolas che si era avvicinato per stringerle la vita. Aprì smaniosa la mappa: era la cartina della Terra di Mezzo. Nell’esaminarla Eldihen vide un punto evidenziato con un cerchio nero, ma non comprese cosa significasse.
 
“Noti niente?” chiese Legolas altalenando lo sguardo da lei alla mappa.
 
“C’è un punto” indicò la pianura che si estendeva vicino a Gondor, continuando a non capire “L’Ithilien” disse infine incrociando lo sguardo soddisfatto di Legolas.
 
“Si. Io e te ne saremo i signori e vivremo là, vicino ai nostri amici, soli”
 
Quando Eldihen comprese portò una mano alla bocca. Non poteva crederci, Legolas aveva organizzato tutto per lei. Si specchiò nei suoi occhi azzurri, sentendo passivamente i commenti di Gimli ed Aragorn. Contenta della bella sorpresa distese gli angoli della bocca, senza muovere lo sguardo da Legolas ed entusiasta lo baciò sotto le stelle.
 
 
 
Con una numerosa schiera di elfi Silvani, Legolas prese possesso dell’Ithilien e, grazie anche all’aiuto di Eldihen purificò il territorio, piantando alberelli fianco a fianco alla moglie, con amore e serenità, godendo pienamente di quel ritrovato stato di pace. Edificarono case accoglienti. La fanciulla se ne occupò personalmente, rimboccandosi le maniche insieme alla truppa di elfi, fino a formare un piccolo villaggio, immerso nel verde della natura. La malvagità di Sauron era ormai un ricordo, poiché la primavera  che riscaldava il mondo illuminò ogni cuore. Dei piccoli fiorellini ripresero a crescere lungo l’ampia pianura soleggiata, ricoprendo anche le rocce che delimitavano L’Anduin.
 
Nel cuore del bosco, colpita ad ogni ora dai raggi del sole, circondata di pini e di cespugli selvatici, sorgeva una baita dalle spesse mura di legno. Era una dimora accogliente, semplice, calorosa, ricoperta di vasi ricolmi di fiorellini e di lanterne sulle finestre. Eldihen quella mattina si trovava fuori, ad ammirare la sua costruzione, con il viso pieno di polvere ed ancora il martello in mano, attendendo l’arrivo di Legolas che, tenendola d’occhio costantemente, stava sistemando il cornicione fuori dalla porta.
 
“E’ proprio come quella del mio sogno” esclamò pulendo la polvere dai pantaloni neri. Ricordava ancora dell’incubo che aveva avuto a Rohan, di lei che usciva da quella casa e della conseguenza perdita del figlio. Un sogno troppo reale.                 Riconobbe senza problemi la casetta dove adesso viveva. Si trovò a chiudere palpebre. Temeva per il futuro, poiché anche se la guerra era passata un’ombra gravava su di lei. A detta di Legolas era normale il suo stato di ansia. In quel periodo gli era stato accanto costantemente, curando il suo cuore dalle preoccupazioni che il conflitto le aveva lasciato.
 
Girò il volto in direzione della moglie e, sistemando il colletto della classica divisa verde, lasciò perdere il suo lavoro, riponendo il martello sui tre gradini e le si avvicinò, ascoltando il canto degli uccellini, in quel prato che profumava di natura “Andrà tutto bene” intuendo le sue paure le prese la mano, osservandola mentre stringeva le labbra nervosamente. Scostò dolcemente i capelli dalla fronte di Eldihen  “Ormai la guerra è passata, io e te siamo insieme e non ci sarà più nulla a minacciarti, né Nihil, né i suoi incantesimi, né Sauron” sfiorò le sue labbra con le dita, fino a sentire un sospiro sulla pelle.
 
“Ci sono però alcuni segni che non se ne andranno mai” abbassò con la mano quella di Legolas sul suo petto, nel punto in cui si estendeva la cicatrice “Ma non impensierirti, non mi fa paura questa ferita, perché mi ricorda ciò che ho superato. Non dimenticherò mai il dolore della gente, della guerra e di Nihil”
 
Perplesso dinanzi a quel gesto, Legolas le si avvicinò, studiando la stoffa della blusa nera. Con un’espressione indecifrabile si chinò e la baciò, proprio in quel punto che lei nascondeva, sentendola respirare pesantemente sul suo collo, fino a percepire le sue braccia intrecciate dietro la sua testa “Sei stata sempre una maldestra, ma ti amo ugualmente” dichiarò con area scherzosa, divaricando le gambe per incastrare quelle di Eldihen tra le sue, avvinghiandola a sé.
 
“Immagino quanto ti abbia fatto preoccupare” abbassò il capo osservando la linea che si era formata sul collo liscio di Legolas. Sciolse le braccia da dietro la schiena di lui e le posò sui suoi pettorali “Scusami se ti ho fatto del male” era seria e lo fissava con trasporto, tanto da farlo impensierire.
 
“Eldihen, sto così bene adesso che non voglio più pensarci ma…” si bloccò per toccare la sua fronte sudata, fino ad assottigliare le palpebre, sfoggiando un’espressione seria quanto affascinante. Mille pensieri passarono attraverso i suoi occhi e la sua mente, ma Eldihen non riuscì a decifrarne nemmeno uno e, quando Legolas si ricompose pensò che dovesse dirgli qualcosa di veramente importante “Sono orgoglioso di te, anche se ho avuto paura di perderti, hai fatto del tuo meglio per aiutare gli altri” concluse con il suo classico sguardo  gentile.
 
Entusiasmata sorrise accarezzandogli il collo. Si sentì soddisfatta nel sentire quel commento da parte di Legolas cosa che lui notò subito, rallegrandosi. Eldihen si alzò sulle punte dei piedi per raggiungere le sue labbra e lo baciò sentendolo ridacchiare.
 
 “Quanto siamo contenti!” esclamò lasciandole un dolce bacio sulla bocca, massaggiandole la schiena con una mano “Però sia chiaro: non ti venga in mente di lasciarmi di notte per andare chissà dove ora che ti ho detto questo” le ordinò, ammirandola dietro lo sfondo di alberi. Calpestò gli aghetti secchi a terra, sentendoli scricchiolare sotto i piedi.
 
“Sarei pazza a lasciare il mio letto, sai trascorro notti bellissime in compagnia di elfo niente male, dagli occhi azzurri e i capelli biondi. Per non parlare del suo fisico statuario. Non potrei mai rinunciare a lui!” disse scherzosa prendendogli entrambe le mani con aria divertita.
 
“Sembra che tu sia felice accanto a lui, lo conosco?”             
 
“Sicuramente” rise invogliata a ribaciarlo sotto la fronda dell’albero. Adesso l’odore della campagna si faceva sentire e travolti dalla passione si strinsero baciandosi fino a scontrarsi contro un tronco “Dovrei fare un bel bagno” disse Eldihen dopo aver notato di aver imbrattato la tunica di Legolas.
 
“Vuoi che ti faccia compagnia?” l’invito di Legolas era allentante, tanto da far sorridere Eldihen che, prendendolo  per la mano lo trascinò verso casa, camminando lungo il sentiero sterrato. Prima di entrare dalla porta i due elfi si accorsero di una presenza a loro nota, seduta sugli scalini della casa. Era Gimli che beatamente fumava la pipa, stringendo tra le mani una grossa valigia di cuoio marrone. I suoi occhi caldi sembravano cupi e la nuvola crespa di capelli si tinse di un rosso fuoco sotto i raggi del sole morente.
 
“Gimli!” lo  salutò Eldihen fermandosi sul primo gradino di legno. Posò la mano sulla ringhiera, scambiandosi uno sguardo complice con Legolas, come a domandargli da quanto tempo fosse là.
 
“Siete così sorpresi eh?” sbuffò rigettando dalla bocca una nuvoletta di fumo. Indossava la classica armatura nanica, senza elmo, con le gambe distese sulle scalinate “Questo è perché non mi considerate più, ecco perché non vi siete accorti. Vi possono anche rubare tutto dentro la casa quando vi sbaciucchiate, tanto a voi non vi importa!” sbraitò rimproverandoli, ma Legolas non sembrò offeso, sogghignando strinse la moglie dalla vita.
 
“Non mi venire più a dire che i nani non fanno la spia” Eldihen tutta pimpante incrociò le braccia sotto il seno, schiacciando la ghiaia che delimitava l’intero perimetro della casa. Sentirono un lupo ululare e gli uccellini tornare ai loro nidi. Alcune casette vicino alla loro si illuminarono e, in quel boschetto di foglie e di alberi, si creò un’atmosfera magica.
 
 
“Io non stavo facendo la spia, non mi andava di disturbarvi mentre…” si fermò vedendoli perplessi “Ahh io odio parlare di certe cose… piuttosto…” puntò lo sguardo velato di rimprovero verso Legolas “Ti sei dato da fare?”
 
“Sei appena arrivato, non ti aspettavamo, dobbiamo ancora preparare la cena”corrugò le sopracciglia. Conoscendo l’amico aveva creduto che fosse affamato ma, quando Gimli negò con il capo, Legolas guardò Eldihen confuso.
 
“No… intendo dire… mh” spostò la pipa dalle labbra, corrugando le folte sopracciglia ramate, con gli occhi alzati sui due elfi “C’è qualcosa che devo sapere” sperò che Legolas comprendesse, ma nemmeno stavolta ricevette una risposta esauriente “Per la mia barba” sbuffò ricacciando lo strato di sudore dalla fronte “Sei incinta Eldihen?  Ho portato dei pupazzi dalle caverne scintillanti, sperando di cullare presto il tuo bel fagottino” alzò la voce spazientito, mostrandogli la valigia al suo fianco.
 
“No, ti assicuro  di no” ne era certa e completamente spiazzata dalla domanda,  alzò le mani negando con un gesto veloce, sotto lo sguardo di Legolas “Se lo fossi lo direi senza problemi” lo rassicurò avvedendosi della sua espressione dubbiosa.
 
“E va bene. Niente pupazzi per ora. In ogni caso resto per qualche settimana, spero non sia un problema per voi” si alzò da terra, riempiendo l’aria con la sua tipica e fragorosa risata, nella sua figura buffa e, infondo anche tenera.
 
“Sappi che Eowyn mi ha regalato una bellissima bambolina, ed anche se apprezzo il tuo pensiero, donerò per prima quella al mio bambino” disse con tono divertito sentendolo imprecare qualcosa che riguardasse la sua figura come zio ufficiale dei suoi figli.
 
“Per quanto resti?” Legolas godendo di quel momento di pace, in cui il vento soffiava leggero sulle fronde, trasportando un dolce profumo, prese Eldihen da dietro e l’abbracciò, sfiorandole il petto. Era la vita che sognava e che adesso avrebbe protetto, godendosela giorno dopo giorno.
 
“Qualche settimana…. Dieci settimane, nulla di che” precisò grattandosi la nuca come se non fosse un lungo periodo. Eldihen era felice ed anche un po’ sorpresa.
 
“Due mesi in pratica” disse Eldihen accarezzando distrattamente le braccia di Legolas, sentendo il peso della sua testa sulle spalle. Passò a accarezzare il suo volto e, senza tanta vergogna lo baciò sulla guancia, non riuscendo a trattenersi.
 
“Si ma tranquilli non sarò di peso. Giuro che non noterete affatto la mia presenza. Passerò i pomeriggi a cacciare” prese la valigia tutto allegro, voltandosi con fretta verso la porta “Così vi lascerò tutto il tempo per… mettere al mondo il bambino” continuò a farneticare fino a giungere all’interno del piccolo salottino, sedendosi comodamente sul divano vicino al camino, comportandosi come un vero e proprio padrone di casa.
 
Eldihen e Legolas si baciarono, avvinghiati in un abbraccio, sotto il cielo dalle sfaccettanti sfumature azzurre, per poi entrare dentro la loro dimora, felici di trascorrere del tempo in compagnia del loro vecchio amico.
 
 
 
 
Trascorsero cinque anni in quella casa, amandosi notte e giorno, condividendo momenti di dolore e gioia, sempre insieme. Ormai erano un cuore ed un anima. Legolas viveva per Eldihen e  riceveva da lei grandi cure ed attenzioni. Non si separarono mai, viaggiando sempre insieme. Si erano allontanati dall’Ithilien solo per far visita a re Thranduil ed ai suoi amici a Gondor, seguiti sempre da Gimli che era diventato un membro ufficiale della loro famiglia. Ormai Eldihen era abituata alla sua presenza.
 
Una mattina d’estate, Eldihen si trovò a ridacchiare dentro una camera a Gondor. Era giunta lì in visita con un cesto colmo di fragole rosse e una felicità contagiosa.
 
“Lo senti, si muove… mi ha tirato un calcio” risuonò una risata cristallina, proveniente da una voce amica.
 
“Ma che forte questo piccolino” Eldihen appoggiata sul pancione di Eowyn accarezzò amorevolmente l’amica, chiudendo gli occhi per percepire i movimenti del bimbo che si agitava ad ogni parola.
 
“Non vedo l’ora di stringerlo tra le braccia” la dama comodamente sdraiata sul lettino, allungò una mano per afferrare le fragole nel cesto, osservando la camera che era stata accuratamente ordinata dall’elfa.
 
“Sono così felice Eowyn… non puoi avere idea” l’abbracciò con gioia, chiudendo gli occhi quando percepì il gradevole profumo che proveniva dai suoi capelli biondissimi. Da quando aveva saputo della gravidanza della sua migliora amica, si era recata costantemente a Gondor per farle visita, trascorrendo le notti al palazzo di Aragorn “Ti ho portato dei vestitini ed una copertina che ho commissionato alle sarte del reame boscoso. Vuoi che te li mostri?” disse entusiasta sedendosi sul materasso.
 
“Tu e Faramir mi viziate troppo” sorrise Eowyn accarezzandosi il pancione avvolto da una stoffa azzurrina “Le vedremo dopo” prese la mano che Eldihen aveva appoggiato sulle coperte, guardandola con curiosità “Piuttosto tu hai belle notizie?” chiese sperando che anche lei fosse incinta, infondo avrebbe tanto voluto che i loro figli crescessero insieme e si volessero bene come due amici.
 
Eldihen sorrise mordendosi un labbro e fantasticando alzò gli occhi al quadro appeso al muro. Era distratta ed Eowyn, fissando i lunghi capelli castani e il suo corpo minuto, si chiese se avesse indovinato.
 
“Eldihen ma aspetti un bambino?” elettrizzata dalla possibile rivelazione si sedette comodamente sul giaciglio, stringendo la manica del vestito blu che indossava l’elfa.
 
“Magari!” rispose sorridendo e, con un cenno di capo negò la gravidanza, rimanendo però spensierata “Ti confesso che però lo desidero anch’io. Nei primi anni insieme nemmeno ci pensavo sai, per noi elfi è un po’ diverso, ma io voglio un bambino. Tutte le notti guardo le stelle e chiedo ai Valar due cose, sperando che i miei sogni si realizzano” rispose facendo commuovere Eowyn che, fissò immobile il profilo della sua amica, seguendo il movimento rapido dalle ciglia che si abbassavano e si sollevavano ad ogni parola.
 
“Spero tanto di ricevere presto la notizia della tua gravidanza, sai che ti voglio molto bene. Secondo me dovresti tornare a casa tua e rimanere tranquilla, non ti vorrei affaticare, stai passando molto tempo con me, persino Faramir ne è rimasto sorpreso e ti ringrazia. Draghetto sta crescendo, è ingestibile, mio marito corre sempre dietro lui e spesso mi lascia sola, ma è felice di saperti sempre con me”
 
“Io non me ne andrò finche non nascerà il bambino o la bambina, manca poco ormai. Come ha preso la notizia Draghetto?” chiese sviando l’argomento. Si beccò un’occhiata da parte di Eowyn che agitando il capo strinse maggiormente la sua mano.
 
“Ha detto che se sarà un maschietto lo dovremmo chiamare come lui. E’ molto vivace pensa che l’altro giorno ha preso un cavallo per seguire mio fratello Eomer a Edoras. Sapessi lo spavento” disse girandosi, distratta dal chiasso proveniente fuori dalla finestra “Ma non far finta di non aver capito. Il riposo è importante Eldihen, specie se sei in cerca di gravidanza. Non devi stressarti ed andare avanti e indietro, io sono sicura che Legolas sia d’accordo con me”
 
“Sinceramente non gli ho detto che desidero rimanere incinta” confessò, giocherellando distrattamente con le frange di un cuscino damascato “Secondo me lui pensa che sia presto, ma sono certa che sarebbe felice di diventare padre, solo che adesso è molto impegnato con Aragorn a sistemare una parte del ponte a sud. Non mi va di impensierirlo, perché io ogni mese ci spero, ma quando vedo che non c’è niente ci rimango molto male e, faccio di tutto per non dimostrarlo, anche se lui è molto attento a me, appena mi vede triste fa di tutto per riprendermi. Sono fortunata ad averlo, lo amo tantissimo. Durante la guerra, l’ho fatto preoccupare abbastanza, adesso vorrei vederlo sereno”
 
“Capisco. Pregherò anch’io i Valar per te” le passò una mano tra i capelli, facendola voltare “E qual’era l’altro desiderio Eldihen?” chiese increspando le sopracciglia interessata.
 
“Quale?”
 
“Ha detto di chiedere due cose ai Valar, ovvero il bambino e poi?” domandò sistemandosi velocemente i capelli. Faceva così caldo che dalle finestre non passava nemmeno un alito di vento.
 
“L’altro” alzò il viso impensierita e, dopo aver riflettuto per una frazione di secondo, chiarì le idee ad Eowyn “Prego sempre per Nihil, per la sua anima che indugia nelle Aule di Mandos” disse sentendo gli occhi sbalorditi di Eowyn su di sé.
 
“Nihil! Quel Nihil?” domandò con tono alterato.
 
“Quel Nihil” confermò Eldihen spiazzandola.
 
“Ma come riesci? Dopo che ti ha vessata e stregata? Non penso meriti questa preghiera” rivelò tornando ad accarezzare il pancione.
 
“Ti sembrerà strano, ma io con gli anni l’ho perdonato totalmente. Legolas invece sembra indifferente, anche se sa del suo sacrificio, sostiene che lui abbia risolto i danni che ha creato e che era doveroso, prova compassione, credo che sia dispiaciuto. Ma io so che i Valar mi ascolteranno, perché quando prego sento l’energia dei frammenti della spada che mi ha donato Gandalf e raramente ho delle visioni su Nihil, ma è tutto molto strano, non so spiegarti”
 
“Hai ancora delle visioni?” chiese Eowyn un po’ sorpresa “Credevo che dopo la distruzione della spada le visioni si fossero fermate”
 
“In realtà no. Sono meno frequenti e poco profonde, ma la mia percezione della magia non è cambiata” disse sorridendole “Tornando al piccolino, sono curiosa di vedere a chi assomiglierà”
 
Tornarono a scherzare serenamente. Eldihen trascorse a Gondor parecchio tempo insieme a Legolas, fino alla nascita del figlio di Faramir ed Eowyn, standole sempre a fianco.
 
Quando l’inverno ricoprì tutto con il suo gelo e la neve cadde sulle montagne, i due sposi tornarono nell’Ithilien, invitando i loro amici a trascorrere una settimana nel piccolo villaggio nel bosco.
 
Una sera in particolare, in cui il vento soffiava dalle alture, Eldihen ed Aragorn si recarono in un piccolo ripostiglio dietro la baita, per non essere visti da Legolas e sotto sola luce di una fiaccola, completarono la loro piccola opera.
 
“Dici che gli piacerà?” tutta soddisfatta la ragazza scostò con il piede la neve che le arrivava fino alle caviglie, ammirando l’arco che aveva costruito per il marito. Aragorn sapeva della sorpresa che stava organizzando e, donandole aiuto contribuì alla realizzazione l’arma, distraendo Legolas per non svelargli il segreto.
 
“E’ molto bello. Visto, abbiamo fatto bene ad intrecciare più corde, guarda com’è flessibile” disse l’uomo tirando la corda dell’arco. Si scambiò uno sguardo con Eldihen, carico di soddisfazione e tenerezza, sfregando le mani sul mantello che lo copriva dal freddo pungente.
 
“Non vedo l’ora di mostrarglielo, ero indecisa su cosa regalargli, poi ho scelto l’ arco. Ricordi quando ho tentato di rubarglielo? E’ passato così tanto tempo che non mi pare vero. Speriamo lo gradisca, lui è sempre molto carino con me. Pensa l’altro giorno ha ricoperto casa nostra di ros…” si voltò, posando l’arco sul tavolino, in quel piccolo stanzino vicino alla parete della casa. Sgranò gli occhi impaurita quando vide Aragorn appoggiato dolorante allo stipite della porta, con un espressione sofferente a deturpargli il volto, i capelli un po’ bianchi e le spalle leggermente piegate “Aragorn” con uno scatto felino lo sorresse, posando le mani sul suo torace. I suoi capelli scivolarono davanti al viso, ricadendo sul suo vestito di camoscio rosso. Era allarmata e nell’incrociare lo sguardo del re di Gondor provò un’agitazione indescrivibile.
 
“Tranquilla Eldihen” la rassicurò con un lieve cenno di sorriso, accarezzandole la guancia.
 
“Ma che ti prende?” chiese preoccupata, facendo uscire dalla bocca una nuvoletta di vapore bianco.
 
“Questo freddo mi fa male. Avevo un po’ di febbre stamattina, avrei dovuto ascoltare Arwen e starmene a letto. Mi gira la testa, ma passerà!” chiuse gli occhi esausto. Eldihen lo aiutò ad appoggiarsi alla parete, con movimenti delicati.
 
“Vedrai che passerà, non ti impensierire ci sono io con te” gli strinse le mani, lanciando uno sguardo alla distesa bianca che ricopriva l’intera pianura. I pini erano rivestiti di neve, in lontananza si scorgevano le luci delle altre case, ed Eldihen nel guardarle trovò incoraggiamento “Ti porto dentro casa vieni” lo caricò sulle spalle.
 
“La sorpresa per Legolas” disse Aragorn guardando il volto dell’amica. Sapeva che lavorava da giorni, non avrebbe voluto rovinarle i piani.
 
“Può attendere. L’importante e che tu stia meglio”
 
“Tra un paio di giorni sicuramente”
 
“Ma che dici Aragorn. Hai sconfitto gli eserciti di Mordor figurati se un po’ di febbre potrà farti qualcosa” per incoraggiarlo sorrise, trascinandolo fuori, in mezzo alla neve, desiderosa di portarlo dentro casa, dove i loro amici li attendevano al calduccio.
 
Aragorn si fermò e con un’espressione triste la fissò, vedendo il suo sorriso scomparire “Eldihen, io sono mortale” disse come se fosse un discorso normale il suo.
 
Il suo volto si distese in un’espressione profonda che toccò l’animo della ragazza. Quella verità la fece tremare, ma non per il freddo, per l’amara consapevolezza che un giorno lui non ci sarebbe più stato e tutte le belle cose vissute insieme sarebbero state un ricordo e nient’altro “Che centra adesso…” disse un po’ infastidita, non volendo digerire la frase appena ascoltata. Sentì un groppo alla gola, i suoi occhi divennero lucidi, ma per non farlo notare piegò il capo, saldando maggiormente la presa sul braccio che aveva posato sul suo collo.
 
“Non volevo rattristarti, però non vorrei illuderti nemmeno, so che ti sei affezionata molto a noi e, quando sarà ora di salutarci per sempre dovrai essere pronta Eldihen” parlò saggiamente, guardando le stelle alte nel cielo e, quando si voltò, incrociando le iridi umide di Eldihen e le lacrime che gocciolavano dalle sue labbra tremanti, la rassicurò con un sorriso “tranquilla Eldihen, non ascoltarmi, sto diventando un vecchio ciarlatano, sarai contenta a sbarazzarti di me” disse sperando di aiutarla a riprendersi con quella battuta.
 
“Non mi va di separarmi da te” confessò sentendo il cuore stringersi in una morsa, sotto gli alti alberi, in mezzo alla natura. Era come se avesse un vuoto incolmabile al cuore che aumentò a dismisura quando incrociò gli occhi verde speranza dell’amico.
 
“Ma io non ti lascerò mai, nemmeno quando non ci sarò più” gli diede un bacio sulla fronte, irritandole la pelle con la barba e, dopo averle sorriso, asciugò con le dita le sue lacrime “non voglio vederti piangere. Legolas penserà che ti ho trattata male e non mi va”
 
Rientrarono dentro la casa, dopo aver fatto il giro della baita e superato gli scalini, richiudendosi la porta dietro le spalle.
 
Cenarono nel salotto illuminato, in compagnia di Eowyn, Faramir, Gimli, Draghetto, il piccolo ed Arwen, trascorrendo la serata serenamente, anche se, Eldihen pensando alle parole di Aragorn si distanziò dalla felice atmosfera, sforzandosi a sorridere. Legolas conoscendola bene aveva compreso che c’era qualcosa che non andava e, nel porgere agli amici boccali di birra e altre pietanze, le dedicò carezze inaspettate, rassicurandola con sguardi carichi di sentimento.
 
La casa era piena di piatti e posate da sistemare, il fuoco dentro il camino riscaldò l’ambiente, creando una leggera ombra sui mobili. Dopo aver salutato gli amici, chiedendo agli elfi di condurli nelle proprie case, Eldihen uscì fuori per prendere l’arco che aveva costruito all’amato Legolas e, quando quest’ultimo chiuse la porta di casa, gurdandola con area preoccupata, lei da dietro il divano avanzò, con il regalo nascosto dietro la schiena.
 
“Non hai mangiato nulla stasera” disse preoccupato superando il pavimento in legno, fino a raggiungerla, pronto ad abbracciarla.
 
“Ero un po’ impegnata” sorrise impacciata, gettando uno sguardo alle finestre nascoste dalle tendine bianche.
 
“A fare cosa?” chiese Legolas corrugando le sopracciglia.                
 
“Questo… sorpresa” spostò l’arco da dietro la schiena, presentandolo al marito con area soddisfatta. Lo vide schiudere la bocca e, nel fissare la curva del legno alzò le sopracciglia meravigliato, per poi guardarla con amore “Ti piace? Non sapevo cosa regalarti, poi un pomeriggio parlando con Gimli di quella volta che ti ho rubato l’arco, ho pensato di costruirtene uno nuovo. Spero che sia un modo per farti dimenticare quella faccenda per sempre”
 
Annuì con il capo sospirando. Posò l’arco sul divano di fronte al camino, dedicandole uno sguardo carico di sentimento, languido, con i suoi occhi azzurri che brillavano come diamanti sotto la luce del fuoco. La prese a sé con impazienza e la baciò intrappolando il suo respiro, con le mani sulle guance, ascoltando il rumore delle loro labbra che si scontravano ripetutamente “Non c’è nulla da perdonare amore mio, non devi sentirti in colpa, in passato ho sbagliato io a prendermela con te. Sei tu il mio regalo più grande” la vide commuoversi. Passò la mano trai fili mossi di capelli baciandola nuovamente con dolcezza.
 
“Hai visto le incisioni sul legno?” indicò i tre cuoricini, facendogli notare che nei primi due vi erano incise le iniziali dei loro nomi, mentre quello nel mezzo era vuoto.
 
Legolas posò la testa di Eldihen al suo petto, sentendola accucciarsi come faceva sempre. Lisciò la superficie dell’arco, scambiandosi uno sguardo interrogativo con la moglie. Rimase in silenzio, perdendosi nel blu dei suoi occhi, pensando già ad un cosa che lo rese felice, ancor prima di appurare per vera la notizia.
 
“Desidero un bimbo. Ho inciso il terzo cuore con la speranza di rimanere presto incinta… lo voglio troppo Legolas” confessò dopo molto tempo e, travolta da mille pensieri ed emozioni, dopo tanti anni, mostrò i suoi occhi lucidi al marito che, allarmandosi la prese dal volto con le mani.
 
“Io pensavo che tu già lo fossi, specie vedendoti in lacrime dopo tanto tempo. Avevo dimenticato quanto mi addolorasse trovarti così” asciugò in fretta il suo volto bagnato, baciandola “Non vedo l’ora Eldihen, sarebbe bellissimo, ma non piangere il nostro bambino arriverà e saremo felici” disse pensando che si sentisse giù di morale per gli incubi che l’avevano tormentata in passato.
 
“Piango perché Aragorn prima mi ha detto che un giorno non ci sarebbe più stato. Io vorrei che il nostro bambino vedesse i nostri amici, ma loro sono mortali, mentre noi siamo qua ad assistere al loro invecchiamento. Io ho paura di perderli!” rivelò sfogandosi liberamente, colpendolo, con gli occhi troppo sinceri e pieni di preoccupazioni.
 
“Non voglio vederti triste” anche lui sapeva che prima o poi la vita li avrebbe divisi, ma temeva per Eldihen. Conoscendo l’estrema tenerezza del suo cuore, non ce l’avrebbe fatta, ed anche se quella notte l’amò come desiderava, sperando di consolarla, non poté proteggerla dall’inevitabile.
 
 
 
Il mondo cambiò e gli anni si susseguirono, senza nemmeno che Eldihen se ne accorgesse, travolta dagli eventi e dalle gioie e i dolori che la vita le riserbò, sempre accanto al suo Legolas. Fronteggiarono insieme ogni tipo di situazione, anche quelle più brutte ed impensabili. Passarono con precisione ventisette anni e una sera in particolare, al tramonto, sotto il cielo che si tingeva di rosso, un giovane ragazzo dai capelli dorati e dallo sguardo color del mare superò di gran corsa con il suo cavallo gli alberi che accerchiavano la casa di Legolas e la sua sposa.
 
Gimli era impaurito e stringendosi alla casacca del ragazzo, sperò di arrivare intero dal suo amico elfo, guardando i tronchi scorrergli davanti agli occhi, ad una velocità assurda. Si fermarono con un salto dinanzi ad Eldihen che agitata gli era corsa incontro, sotto lo sguardo apprensivo di Legolas.
 
“Draghetto” salutò il ragazzo che con un balzo l’affiancò, aiutando Gimli a scendere dal destriero.                   
 
“Sono un uomo ormai, è possibile che usi ancora quel nomignolo Eldihen?” la voce cristallina risuonò nella foresta, in un tono rassicurante. Il giovane che indossava una divisa in pelle, si chinò per scompigliare i capelli all’elfa. A differenza degli altri Eldihen non era affatto cambiata. Elboron ormai abituato alla bellezza elfica lanciò uno sguardo al suo viso preoccupando intuendo che qualcosa non andava “Sta peggiorando” giunse alle sue conclusioni, lanciando uno sguardo a Legolas che con le braccia incrociate sotto lo stipite della porta li fissava.
 
“Non so perché le cure del mio popolo non funzionano. Sto facendo di tutto, ma Eowyn è sempre più debole” i suoi occhi si inumidirono e Gimli, rispettando il dolore di Eldihen piegò il capo. Per quanto avesse cercato di rinnegarlo a sé stessa, la fanciulla dovette col tempo assaporare l’amarezza della perdita, senza far nulla, impotente dinanzi il destino degli uomini, comprendendo dopo molti anni le parole che tempo addietro aveva detto Aragorn.
 
“Eldihen…” Elboron non seppe che dire. Era molto affezionato a lei, in quei mesi avevano parlato a lungo, ed anche se pensava di averla preparata al triste evento, si trovò immobile dinanzi alle sue lacrime e agli occhi da cui trapelava un amore profondo, occhi pieni di tristezza e sconforto.
 
“Mia signora” un elfo uscì dalla porta, con un unguento in mano. Il suo volto era serio, tanto da far scattare Eldihen che, sollevando le balze della gonna, corse dentro casa,non ascoltando né Elboron, né Legolas che impensierito tentò di prenderla da un braccio.
 
Gimli comprendendo a pieno lo stato d’animo dell’amica camminò velocemente, per bloccare Legolas. Sapeva delle sue paure, ma era saggio attendere, per permettere ad Eldihen di trascorrere del tempo con Eowyn o se ne sarebbe pentita per il resto dell’eternità, convivendo con un dolore troppo grande”Lasciala stare. Lasciala andare da Eowyn, so che vuoi stargli vicino, ma la ragazza è molto affezionata, questo non è il nostro momento amico mio” proferì ascoltando il canto dei grilli.
 
“Devo stargli accanto. Non posso lasciarla sola” si costrinse a rimanere immobile davanti alla porta, avvertendo un dolore insopportabile al petto. Perché Eldihen doveva combattere con quel dolore? Perché non era riuscito a sollevarla?
 
“Non puoi farci nulla. E’ la vita Legolas”
 
Con le mani tremanti  e gli occhi  pieni di lacrime per vederci bene, Eldihen corse per raggiungere la stanza  di Eowyn, inginocchiandosi al suo capezzale. Incrociò lo sguardo spossato  di Eowyn, non più vitale come un tempo, ma sempre sincero, anche se il suo volto era segnato da rughe ed i suoi capelli biondi erano col tempo divenuti bianchi, ed adesso ricoprivano il cuscino.
 
“Non piangere” l’anziana Eowyn anche se era priva di forza allungò una mano, per asciugare le lacrime dal volto dell’amica, sentendola singhiozzare. Avvertiva il suo dolore, era da mesi che si occupava di lei, trascurando suo marito e l’intero villaggio. La loro amicizia era pura, Eldihen non poteva accettare che a breve Eowyn se ne sarebbe andata, non voleva nemmeno pensarci, anche se dovette combattere contro i suoi stessi sentimenti.
 
“E’ venuto Draghetto, tuo figlio arriverà domani. Eowyn tu sei forte, aspetta ancora un po’ con me” si sedette sul materasso, seguendo gli occhi della donna. Le carezzò amorevolmente la fronte, vedendola rassegnata al suo destino.
 
“Eldihen il mio tempo è finito, ma non piangere per me, sei stata un’amica così sincera e dolce da aver reso la mia vita un incanto, perché sei triste? Io sono così felice che sento di potermene andare con serenità” la sua voce era matura, non più energica come un tempo, sembrava spegnersi, come il cielo fuori dalla finestra, facendo piombare il cuore di Eldihen in un buio mai avvertito.
 
“Io ti salverò, vedrai” pianse  singhiozzando, non riuscendo ad esprimere a parole tutto l’amore che nutriva e che le esplodeva in petto in un tremore che la spiazzò.
 
Eowyn con le ultime forze che aveva in corpo girò il collo, accarezzandola “Hai ancora la bambola che ti ho regalato a Rohan?”
 
Quella domanda riuscì a far riaffiorare all’elfa i momenti trascorsi spensieratamente al palazzo di Meduseld, e lì la nostalgia l’afferrò ed il dolore calò su di lei prendendola totalmente “Certo che si” annuì con voce rotta.
 
“Quando non ci sarò più guardarla e pensa a me. Io ti porterò sempre con me sorella mia, ti chiedo, anche se sei immortale di non dimenticarti mai di me, di raccontare ai tuoi figli della nostra amicizia, di dirgli che io ti ho amata” quelle parole pesanti come un macigno fecero tremare Eldihen e, quando vide le palpebre di Eowyn sempre più basse, si dimenò per riprenderla a sé, cercando di combattere una battaglia contro un nemico che non avrebbe potuto sconfiggere. Arrivò la morte spegnendo ogni cosa, anche gli occhi verdi di Eowyn.
 
“Noooo. No. No. No. Eowyn no”  si gettò urlando sul petto della sua amica piangendo disperatamente, con il cuore che batteva come un tamburo. Si strascinò a terra, priva di forze, con la bocca aperta, e un’espressione di suppliziò a deformare i suoi lineamenti “Perché te ne sei andata?” singhiozzò, incapace di rialzarsi dal pavimento. Non vedeva oltre il dolore che provava, era come un pugnale conficcato in pieno petto che la travolgeva, strappandogli le forze. Faticò a respirare, travolta dalle sue stesse lacrime, che scendevano impedendole di riprendersi.
 
Legolas che aveva ascoltato la voce straziante di sua moglie si liberò dalla presa di Gimli e corse dentro la camera in cui si trovava, inginocchiandosi per recuperarla a terra “Eldihen” disse agitato, sollevandola di peso. La cullò tra le sue braccia, guardando con preoccupazione il suo volto. La posò sul divano, asciugandole le lacrime. Si inginocchiò ai suoi piedi tenendogli le mani.
“Mi ha lasciata… ed io non ho potuto fare nulla” disse con un filo di voce, lasciandosi andare sui cuscini, priva di forze.
 
“E’ la vita Eldihen, so che fa male ma devi riprenderti” strinse le sue mani con decisione guardandola negli occhi, con uno sguardo pieno di forza e preoccupazione. L’accarezzò, ricacciando una ciocca dal suo viso “Eowyn non avrebbe mai voluto vederti così e nemmeno io. Non mi ami forse più? Ci sono io con te per sempre. Io ci sono per sempre” strinse le sue guance bagnate, alzandosi di poco per baciarla con emozione.
 
“Ti amo, ma non sono come te, tu sei tanto forte Legolas, non hai paura di nulla. Io invece mi sento morire dal dolore. E’ troppo grande, come un fiume in piena mi sta prendendo, travolgendomi” confessò affaticata, con il volto ricoperto di chiazze rosse e gli occhi spenti.
 
“Io sto avendo paura Eldihen. Ho paura di perderti. Non posso vederti trascinata dal dolore. Sarò un’egoista, ma ti voglio tutta per me, voglio avere totalmente il tuo cuore e farti godere del mio amore, per sempre” posò la mano della moglie sul suo petto, facendole percepire come batteva forte il suo cuore, segno che Legolas era veramente troppo agitato e ciò trapelava dai suoi occhi azzurri “Vivi per me. Anche se sarà difficile superare la perdita di Eowyn”
 
Per la prima volta in vita sua Eldihen vide gli occhi di Legolas lucidi. Le sue labbra erano serrate e il suo volto troppo impaurito. Si sciolse e travolta da un nuovo pianto Eldihen si trascinò a terra insieme a lui, lasciandosi abbracciare ed accarezzare “Certo che  sì… sei tu la mia vita. Io ti amo immensamente. Sono tua e solo tua, per sempre. Per l’eternità!” si accucciò nell’incavo del petto del marito, ricordando tutti i momenti vissuti insieme. Era stato sempre così, Legolas ci era  sempre stato per lei,  amandola, vivendo assieme a lei gioie e dolori.
                         


 
 
 
 
Dopo il drammatico evento, anche Aragorn seguì Eowyn e, quando il dolore per Eldihen divenne tanto forte da avvertire la necessita di salpare per le terre imperiture, Legolas, condividendo il lutto con la moglie ed avvertendo in cuor suo la necessità di spingersi oltre mare, costruì con lei e con Gimli una nave imponente che li avrebbe portati via per sempre.
 
Ormai il loro tempo era finito. Li attendeva una nuova vita a Valinor, in cui sarebbero stati eternamente felici.
 
A consolare il cuore di Eldihen furono i Valar, che ascoltando le sue preghiere, l’esaudirono e regalarono ai due elfi un prezioso dono, un dono che avevano desiderato per anni e anni e che era arrivato alla fine di ogni cosa, rallegrandoli. Il dolore scomparve quando l’elfa si accorse di una presenza dentro di sé. C’era la vita nel suo grembo.
 
Legolas l’aveva accudita come una bambina, impedendole di affaticarsi, dedicandole ogni sorta di attenzione, viziandola come non aveva mai fatto. Passò le notte ad ascoltare i movimenti del piccolo dentro pancia, nel letto con Eldihen, fantasticando sul suo aspetto che, a detta di Gimli sarebbe stato uguale a quello di Legolas. Era molto elettrizzato dall’arrivo del suo bambino, tanto che, quando lei partorì, non se ne andò dalla stanza, affiancandola.
 
Si ritrovarono a fissare abbracciati il volto paffuto del loro pargoletto, scambiandosi baci e sguardi carichi di soddisfazione. Eldihen stringeva il bimbo seduta sulle gambe di Legolas. Era nato in una notte piena di stelle, in mezzo al mare, per la gioia di mamma e papà che, vedendolo agitarsi dentro la copertina, sentirono un fremito nei loro cuori ed una pace profonda che cancellò ogni tristezza.
 
“Assomiglia veramente a te. Proprio come ha detto Gimli” disse la ragazza appoggiandosi al petto di Legolas. Lo sentì sorridere mentre accarezzava le guance rosse del piccolino, percependo la manina stringere il suo dito. Era così piccolo e dolce, con i suoi occhietti azzurri e i suoi sorrisetti teneri. Eldihen lo avrebbe sbaciucchiato tutto quanto, adorava le gengive e la lingua rosata, specie quando piangeva di notte “Di tutte le cose che ho realizzato tu sei la più bella amore della mamma, piccolo Nayru“
 
“Dovremmo scrivere il suo nome nell’arco che mi hai regalato” baciò Eldihen, prendendogli il bimbo dalle braccia. Chiuse gli occhi quando il figlio gli graffiò il naso involontariamente.
 
“Tutto a suo padre” Gimli era entrato dalla porta, con nella mano la bambola di Eowyn “Ma io lo sapevo” sorridendo superò il letto, prendendo tra le braccia forzute il bimbo. Non poteva far a meno di guardare il suo viso candido, i suoi capelli radi e biondi e quelle guanciotte rosse e piene come mele “Sì, hai gli occhi del papà, la boccuccia del papà. Tutto al papà sei” canticchiò allegramente dentro la cabina matrimoniale dei due elfi, cullando il piccolo “La mamma ti ha portato in pancia, ma tu assomigli al tuo papà elfico, persino le orecchie le hai uguali a lui” lo sentirono vagire. Per calmarlo Gimli gli mise il ditino in bocca, sistemando il vestitino bianco che lo proteggeva dal freddo.
 
“No, non mettergli le manine in bocca” lo riprese Eldihen  alzando una mano
 
“Attento a come lo tieni” continuò Legolas guardando Gimli fermo nel mezzo della stanza a cullare il pargoletto
 
“La testa Gimli… attenzione è fragile”
 
“Coprilo meglio perché è abituato a stare al caldo nelle braccia di Eldihen”
 
“Ma state buoni e lasciatemi fare lo zio! So come tenere un bambino, dovreste rilassarvi un attimo. E’ da giorni che state chiusi in questa camera a sbaciucchiarvi con il piccolino. Posso prenderlo un minuto tra le braccia? “ chiese esausto guardandoli negli occhi.
 
“Hai ragione, ma siamo così contenti” sorrise Eldihen sentendosi accarezzare da Legolas.
 
“Lo so, ma meglio che staccate un po’ e andate fuori, magari l’aria del mare vi tranquillizzerà!”
 
Prendendo in considerazione la proposta di Gimli, Legolas ed Eldihen superarono le scale, per raggiungere il ponte fuori dalla nave. Ammirarono in silenzio le stelle nel cielo, travolti dal vento che soffiava sul filo dell’acqua. Era una serata tranquilla, illuminata dalla luna. L’elfa passò la mano sulla ringhiera lanciando uno sguardo all’acqua limpida, vedendo dietro di sé il riflesso del volto di Legolas, i suoi capelli biondi e gli occhi che si confondevano con l’azzurro delle acque. Tirò distrattamente dalle tasche del suo vestito i frammenti della spada, senza badare all’espressione interrogativa di Legolas.
 
“I miei desideri si sono realizzati” guardando le pietre, Eldihen si meravigliò nel notare che entrambe erano bianche, pure.
 
“Cosa sono?” chiese Legolas incuriosito.
 
“Ciò che è rimasto della spada dopo che Nihil si è tolto la vita a Gondor” ammise guardando la sua pelle diafana.
 
La mascella dell’elfo si irrigidì e riflettendo su ciò che aveva ascoltato, si perse nei suoi pensieri, avvolto da una strana aura. Sostenne Eldihen dalla vita e, dopo un lungo istante trascorso in silenzio, rispose all’espressione interrogativa della moglie “L’ho perdonato anch’io sai” rivelò sospirando “Ha sbagliato, ma anch’io sono stato inflessibile, spero che i Valar apprezzino il suo gesto. Ha sacrificato la sua vita per salvarti, ed io oggi ho te e il nostro bambino” con un filo di voce espresse i suoi pensieri, passando le dita sul ventre di Eldihen.
 
L’elfa rabbrividì e mentre si avvicinò per baciare il marito, avvertì le pietre vibrare tra le sue mani, abbagliata da una forte luce chiara, che splendeva quanto le stelle. Si voltò di scatto, sentendo all’improvviso la voce di Gandalf provenire dai frammenti “Tu hai sempre avvertito la magia, usandola con coscienza. Sai cosa fare adesso, è giunto il momento” spalancò gli occhi provando un brivido di nostalgia. Sapeva cosa doveva fare, ed anche se Legolas incuriosito la fissò, all’improvviso lei richiuse tra le mani le pietre bianche e, armandosi di coraggio li gettò nel mare, vedendo i cerchi che si erano creati sull’acqua.
 
Legolas la guardò non capendo e lei, nel voltarsi verso di lui lo spiazzò un’altra volta, prendendogli il viso tra le mani, e seguendo i battiti del suo cuore, unì le loro labbra in un bacio pieno di amore, immersi nelle onde del mare ed accarezzati dai raggi chiari della luna “Tu sei il mio… incanto”
 
Legolas la prese in braccio e la fece girare nel ponte di passaggio, ascoltando il suono delle sue risate. Rimasero lì a fissare all’orizzonte le bianche sponde di Valinor, pronti ad incoronare i loro sogni, in quella terra in cui tutto sarebbe regnato per l’eternità.
 
 
 
Sotto le fronde degli alberi di Amon Hen, giaceva il corpo di un giovane elfo dai lunghi capelli castani, immerso  tra le foglie e le radici degli alberi.
 
Epon, una giovane ragazza dai calorosi occhi  nocciola passava per quelle vie, trascinandosi appresso un barile di benzina. Era a secco, rimasta ferma nel bel mezzo della foresta, si trovò ad imprecare, camminando avanti e indietro per chiedere aiuto a qualcuno, quando all’improvviso si ritrovò davanti agli occhi il volto di un giovane ragazzo. Rimase immobile, spiazzata completamente dalla presenza dello sconosciuto. Non l’aveva mai visto, eppure quei lineamenti le ricordavano terribilmente qualcuno. Ma chi?
 
“Ehi”allarmata si buttò a terra e, dopo aver tirato dei colpi leggeri sul viso dell’elfo, lo vide riaprire gli occhi ed in quel momento avvertì un ricordo distante, di un qualcosa di veramente importante ma che aveva dimenticato.
 
I suoi occhi azzurri si posarono con sollievo sul viso di quella ragazza e Nihil non capendo cosa fosse accaduto, rimase immobile a fissare la donna, la tuta nera e tanto bizzarra che indossava, ascoltando il canto degli uccellini.
 
“La guerra… sono sopravvissuto alla guerra dei campi del Pelennor?” chiese tra sé a sé, con un flebile sussurrò. Si rialzò di poco dalla radice sotto la sua schiena, avvertendo un incredibile dolore alla testa. Ricordava solo di aver combattuto molte battaglie e di essersi comportato veramente male, nient’altro che questo, a parte gli occhi sinceri del suo falco, che assomigliavano dannatamente a quelli della donna che si era inginocchiata per sorreggerlo.
 
“Amico, avrai preso una brutta botta in testa. La guerra dei campi del Pelennor è roba vecchia, mi sono rotta a studiarla a scuola. La terza era è così pesante, immagino che mentre leggevi i libri di storia l’hai anche sognata” disse porgendogli la mano “Siamo ormai alla nona era della Terra di Mezzo per fortuna, non immaginavo di imbattermi in un elfo, vi pensavo tutti a Valinor, invece eccoti. Spero tu stia bene” sorrise sotto le cime degli alberelli e Nihil, nel guardarla si sentì travolto da un legame indissolubile. Non poteva crederci. No, non era possibile che lei fosse… eppure i suoi occhi, le sue labbra.
 
“Come ti chiami?” chiese spiazzandola.
 
“Epon” rispose lei corrugando le sopracciglia scure.
 
In quel momento Nihil comprese e, ricordando la preghiera che aveva rivolto ad Eldihen, abbassò il capo meravigliato.
 
Dunque era tutto finito. I Valar lo avevano perdonato e gli avevano dato una seconda possibilità. C’era ancora speranza, ed in quel giorno il sole nel cielo risplendette anche per lui “Non posso credere che sia veramente finito tutto…” alzò il capo per incrociare quei calorosi occhi nocciola e, prendendo dalla mano la ragazza si rialzò a terra, con il cuore gonfio di allegria “Come d’incanto”


 
Fine



Note autrice:
E siamo giunti alla fine. Non so voi come state in questo momento, ma io sono un po’ triste visto che vivo questa storia da più di otto mesi, tra stesura e revisione… non riesco a credere che sia finita e devo ammettere di aver pianto un bel po’ per questo epilogo, per tale ragione oggi mi sono rifiutata di rileggerlo ed ho corretto gli errori segnalati, fatemi sapere voi che ne pensate. In questa storia ho voluto far esaltare l’amore puro tra Eldihen e Legolas che è durato nel tempo, ma anche gli altri rapporti, tipo l’amicizia tra Eowyn ed Eldihen… se ripenso a queste due ad Edoras adesso piango ancora. Sono state insieme fino alla morte, a sostenersi sempre <3 però poi la vita le ha divise t.t ma Eldihen tiene sempre la bambolina di Eowyn, e spero che anch’io abbia regalato qualcosa a voi in questi mesi. Infine Nihil: seguendo la teoria di Tolkien e della “reincarnazione” l’elfo torna in vita durante la nona era della terra di mezzo, la cosa mi ha sempre affascinato per questo l’ho scritta, presentandovi un finale che immagino non aspettavate (vero?) un epilogo molto lungo nel quale ogni ciclo narrativo giunge a termine. Ho cercato di essere completa al massimo e ammetto di voler ancora riavere la passione di mesi fa, perché di passione si parla.
Prima di lasciarvi e ringraziarvi vorrei dirvi due parole: se qualcuno ha una storia in mente o sta provando a scrivere ma non ci riesce lo invito a continuare, a persistere, a pensare, perché io ho avuto molti problemi prima di questa storia, scrivevo ma non sono mai riuscita a concludere nulla, ma un giorno ho preso un bel quaderno e ci ho scritto un sacco di appunti e le dee piano piano nascevano una dopo l’altra fino a che ho finito le pagine. Non so quale potrebbe essere la mia utilità ma se qualcuno ha bisogno del mio aiuto io ci sarò. Per me è stato determinante il sostegno di  
BreathE  che ringrazio infinitamente. Era una giornata d’inverno e  le ho parato della mia storia, con molta insicurezza, e lei mi ha aiutata <3 quindi se posso fare lo stesso ed aiutare qualcuno ne sarei felice.
Sento anche il dovere ed il piacere di ringraziare di cuore coloro che hanno recensito, preferito, ricordato e seguito la mia storia<3 grazie a tutti, ma in particolare ringrazio 
Elfa001, White_wolf53 e _Son Hikaru  senza voi non so se sarebbe conclusa, ci siete state sempre ogni settimana, senza mai assentarvi, facendomi sentire tutto il vostro affetto spero tanto vi sia piaciuta. Grazie infinite per aver reso questa storia un incanto <3
Solitamente seguivano gli aggiornamenti t.t ma non siate tristi, come già accennato ho qualcosa da dirvi ugualmente. Riguardo i miei futuri  progetti: ho un annuncio da farvi, ancora sono a niente, ma ho qualcosa di scritto su un’altra storia (con protagonista sempre Legolas), diversa da Incanto, ma che a mio avviso merita molto. Non so quando pubblicherò visto che ancora sono all’inizio, ma non mi andava di lasciarvi senza dirvi nulla. Aspettatevi l’uscita in questi mesi, non so quando di preciso, se vi farà piacere vi informerò tramite messaggio privato… al momento ci sto lavorando anche se è un po’ difficile. Dopo mesi ho perso un po’ la mano e a causa degli impegni mi sono bloccata, ma già oggi vorrei scrivere, vediamo che riesco a combinare. Vi do solo un indizio su ciò che tratterà: OVEST. A buon intenditore poche parole!
Mi raccomando fatevi sentire. Mi piacerebbe molto ricevere un vostro commento ed ovviamente scrivetemi pure per messaggio privato, vi voglio troppo bene, veramente, ormai è da mesi (quasi un anno) che ci sentiamo, non mi troncate xD
Ed è con la promessa di una nuova storia che io vi saluto cari lettori, vi mando un abbraccio fortissimo, per sempre vostra<3
 
 
   
 
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