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Autore: Helen_Rose    12/09/2021    0 recensioni
Marcello e Roberta si sono ricongiunti da sei anni; è nata loro una bambina, Vittoria Emma, che ha da poco compiuto due anni nell'aprile 1968, quando arriva improvvisamente una lettera di Ludovica dalla quale si evince che cinque anni prima, all'insaputa di Marcello, è nato il loro figlio, Marco Tancredi. Ora, lei è sposata con il Principe Franz Gustav Thurn und Taxis, ma ricompra Villa Brancia per avere una casa anche in Italia e permettere a Marcello di crescere suo figlio insieme a lei e a Gus, se lo vorrà.
Marcello è molto scosso da questo fulmine a ciel sereno, ma decide che farà tutto il possibile per essere un buon padre per suo figlio, che ama già al primo sguardo; è arrivato il momento di recuperare il tempo perduto. Roberta lo supporta in questa decisione, diventando una specie di zia per Marco Tancredi, che crescerà insieme alla sorellina Vittoria Emma.
In corso
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Un taxi percorre le strade di una Milano ancora semideserta per l'esodo estivo. Nel pomeriggio ha piovuto, e l'aria di quella sera di inizio settembre è finalmente fresca dopo giorni di arsura.

Ludovica aveva anticipato il suo rientro dalle vacanze per formalizzare l'iscrizione a scuola di suo figlio che, quell'anno, iniziava la prima elementare; inoltre, aveva voluto accontentare Tancredi che, più di una volta nel corso quelle settimane trascorse a Capri, aveva chiesto di poter andare a giocare con Marçel, come lo chiamava lui con il suo accento francese, e la Betta, soprannome nato poiché, non essendo ancora praticissimo con la R, da furbetto qual era aveva trovato il modo di ometterla del tutto. Ed è proprio a riprenderlo a casa loro che sta andando.

Il taxi accosta, destinazione raggiunta. "Attenda qui, per favore. Faccia pure correre il tassametro, non è un problema"  e, dicendolo, Ludovica porge al tassista una banconota per pagare la prima parte della corsa. Scesa dall'auto, citofona in corrispondenza di: "Barbieri-Pellegrino".

È Roberta ad aprire la porta, con un sorriso sfinito che Ludovica accoglie comprensiva.
I bambini stanno dormendo; dopo averla messa a tappeto durante il pomeriggio, hanno giocato per tutta la sera, come succede sempre quando papà è a casa. Dopo aver cenato, si erano messi a guardare il Carosello, ma neppure quello li ha tenuti svegli, a un certo punto. Sono così teneri: la testa di Vittoria sul fianco di Marco. Ignari di essere fratelli, sono già vicinissimi: è impressionante vederli insieme; il loro legame fa già così tanto famiglia. Questo pensiero in tinte diverse percorre la mente di tutti gli adulti coinvolti.

Dal canto suo, Roberta si era presa il pomeriggio libero - che tanto libero poi non si è rivelato, dal momento che ha dovuto correggere delle prove scritte da casa - per poter stare coi bambini. Marcello non può lasciare soli i soci per interi pomeriggi, ma ogni tanto fa uno strappo a questa regola autoimpostasi. A Roberta fa piacere: vede poco Vittoria, e se anche ritarderà nella consegna di qualche elaborato, pazienza.

Per quanto riguarda Marco, non è abituata alla responsabilità di un figlio non suo, dal momento che, quando lei e Gabriella si incontrano, avviene quasi sempre a casa della sua amica dove c'è una tata, appunto, a occuparsi dei bambini – Vittoria Emma e Giorgio Arturo, il figlio di Gabriella e Cosimo - così da lasciare a loro due la possibilità di fare quattro chiacchiere. Roberta vuole essere una mamma presente per la sua bimba, e per questo deve barcamenarsi non poco; ma in qualche modo, anche grazie ai consigli di sua madre, prendersi cura della piccola le è sempre venuto più naturale di quanto avrebbe mai pensato. Questo, tuttavia, non è sufficiente come biglietto da visita per l'intransigente e ansiogena Ludovica Brancia di Montalto, famosa per aver licenziato più tate dei Banks, nel film di Mary Poppins; eppure, le lascia Marco nella più completa fiducia. Sospetta ci sia dietro un discorsetto di Marcello, della serie: "O ti fidi di Roberta e me, o niente".

Qualunque sia il motivo di tanta fiducia - ben - riposta, avere Marco in casa le fa sinceramente piacere. È un bimbo sveglio, educato e ha capito subito che, da loro, non può permettersi i capricci che fa con sua madre e Gustav, per ragioni sia economiche sia, soprattutto, di stampo spartano e spiccio tipico di Marcello ma, in fondo, anche di Roberta: affetto e premura sì, viziare mai. Vuole bene anche a Roberta ormai; anzi, alla Betta, come dice lui: quel soprannome non le dispiace affatto, anzi, la fa sentire speciale e considerata, non marginale in questa vicenda che ha un po' sconvolto la vita di tutti loro. Inizialmente è stata dura, sia psicologicamente che fisicamente: abituarsi a nuovi ritmi, ai: "Per questo fine settimana lo terrete voi, ma il prossimo sarete da noi"; al fatto che il loro nucleo familiare non sia più composto solo da lei, suo marito e la loro bambina. Col tempo, con il sostegno di tutti i loro amici e della sua famiglia, per quanto possibile, tutto si è normalizzato e ora non cambierebbe queste routine particolari per niente al mondo. Non sempre è facile, ma la loro vita è più bella e colorata, adesso.

Mentre si riscuote, essendosi estraniata con la mente per qualche minuto, suo marito sorride a Ludovica e si divincola dalla morsa dei suoi figli, che si sono addormentati addosso a lui, tipo koala.
"Caffè? Noi dobbiamo ancora prenderlo. Possiamo offrirti qualcosa?" chiede Marcello alla madre di suo figlio.
"Oh no, grazie, il taxi mi aspetta qui sotto. Sveglio Tancredi e andiamo" replica lei.
"Ma no, non lo svegliare, è stanco, povero... Abbiamo giocato tutta la sera. Lo porto io giù in taxi, in braccio"
"Grazie ... Però forse è meglio che lo copriamo, fa freschetto ed è sudato".
Marcello fa per ribattere, ma vede Roberta scuotere la testa: solidarietà femminile.
"Va bene, hai ragione" replica, trattenendo un sorrisetto. Meglio non discutere sul fatto che fuori ci siano non meno di 18 gradi: ha già avuto modo di rendersi conto dal primo istante di quanto Ludovica sia apprensiva nei confronti del figlio, per cui meglio assecondarla. Va in camera della piccola, prende uno degli scialli che tengono nell'armadio e, stando attento a non svegliare Vittoria Emma, solleva delicatemente il suo bambino e, avvoltolo, lo accosta al suo petto, la testa sulla sua spalla.

Mentre scendono le scale, le domanda: "Alla fine, dove l'hai iscritto a scuola?"
"Al Sacro Cuore, dalle suore francesi. Non voglio perda la lingua. Studiano in italiano, ma ogni comunicazione si svolge rigorosamente in francese. E poi, chissà, magari affidandolo alla Provvidenza verrà su meno testa calda di noi due"
"Oh beh, su questo non posso darti torto: gli servirebbe un miracolo. E tu come stai? Ci sono state le elezioni l'altro giorno, signora Presidentessa del Circolo: complimenti! Il regno del terrore della Contessa Adelaide di Sant'Erasmo è finito"
"Mio caro, ma che dici? È appena cominciato quello della Principessa Thurn und Taxis. A proposito: dovremmo rivedere i termini della nostra convenzione, magari ci scappa un aumentino"
"Come è buona lei, Sua Altezza Reale" replica Marcello, alla sua tipica maniera.
Ridono; in quei mesi sono riusciti a lasciarsi alle spalle rancore e risentimento. Anzi, si può dire che ormai siano amici.

Adagiato il bambino in taxi, si salutano. "Senti, per questo fine settimana Gus ha prenotato uno chalet sulle Alpi, in Trentino. Ha un affare importante a Monaco e non riesce a scendere a Milano. Perché non venite con noi? È bellissimo, immerso nel verde; c'è la piscina vicino ad un bosco stupendo. Sai che il bambino ci tiene a stare con voi. Si è affezionato tanto a te ... Non avevo dubbi, del resto. E anche a Gus fa piacere, tranquillo. Se vi andasse, Tancredi ed io partiremo giovedì sera."
"Grazie, ne parlo con Roberta e ti faccio sapere; se è libera e se Salvo e Sofia ce la fanno da soli senz'altro ... Anche per me è importante stare con Marco il più possibile. È un bambino fantastico"
"È tutto suo padre" gli dice con un sorriso.
"Migliorato da sua madre".
E, con un bacio sulla guancia, si salutano definitivamente dandosi la buonanotte.

Seduta sul sedile posteriore dell'auto in corsa, con la testa di Tancredi - il suo petit lapin, coniglietto - sulle gambe, Ludovica riflette su quei deliranti mesi. Le mani accarezzano i suoi capelli, identici a quelli di Marcello, che forse sono diventati un po' troppo lunghi; ma è sempre una pena tagliarli, per quanto sono morbidi e luminosi. È stata una benedizione che li abbia ereditati da lui; era stata la prima cosa che aveva notato quando, appena nato, lo aveva stretto a sé per la prima volta, ed era stato per quel motivo che si era decisa ad anteporre Marco al nome di suo padre ... La versione originale sarebbe stata un colpo al cuore ogni volta.

Ripensa a quel primo pomeriggio alla villa: Marcello era riuscito subito ad entrare in sintonia con il loro bimbo. Dopo averlo medicato, per distrarlo dalla bua e farlo calmare, lo aveva fatto chiacchierare, desideroso di scoprire qualche dettaglio in più sulla vita di suo figlio. Gli aveva chiesto se gli piaceva il calcio, e aveva scoperto che preferiva la pallacanestro, perché a calcio, con il fatto di essere più alto degli altri, lo mettevano sempre in porta e si annoiava. Allora gli aveva chiesto se gli andasse di insegnargli questo gioco in cui bisognava essere alti, e se riteneva che anche lui lo fosse abbastanza: il bambino, sentendosi importante a fare da maestro ad un adulto, aveva accettato; in cambio, aveva avuto la promessa di un cono gelato enorme come ringraziamento.
"Al cioccolato?"
"È il tuo preferito?"
"Sì. Anche la stracciatella mi piace, ma il cioccolato di più"
"E allora, aggiudicato".

Era rimasta impressionata da come il loro legame si fosse rafforzato in così poco tempo. Tancredi faceva i capricci per andare a trovarlo quasi ogni giorno ed era una pena riportarlo a casa. Aveva sempre avuto un ottimo rapporto con Gus e continuava ad adorarlo: parlavano come sempre dei cavalli e dei cani da caccia; andavano al maneggio: il Principe era un cavaliere formidabile e gli insegnava tutti i suoi trucchi; per compensare le sue frequenti assenze, lo viziava tantissimo ricoprendolo di doni, fra cui il suo giocattolo preferito, un archibugio finto, identico a quello che usava il suo patrigno nelle battute vere. Quando veniva a trovarli, aveva sempre un pensierino per entrambi: Tancredi impazziva di felicità, gli saltava in braccio. Quando non c'era, spesso chiedeva di lui e insisteva per telefonargli: ogni sera, cascasse il mondo, anche se si trovava dall'altra parte del mondo, Gustav lo chiamava per i loro esercizi di tedesco. Tutto fra loro era rimasto come prima, e questo era stato un vero sollievo.

Ma con Marcello era tutta un'altra cosa: con lui, Tancredi si sentiva importante in un modo in cui - tranne con Ludovica, ovviamente -, anche se era stato sempre viziato da tutti, non si era mai sentito. Quando suo padre gli faceva domande, era davvero interessato alla risposta: voleva realmente conoscere la sua opinione, le sue preferenze. E poi, era l'unico disposto a sporcarsi per giocare con lui: adoravano rotolarsi per terra per fare la lotta. Come rideva! Certo, Ludovica la prima volta in cui li aveva visti, decisamente meno: per poco non le era venuto un collasso, temendo che potesse farsi male. Poi si era accorta che, a dispetto di un'apparenza sconsiderata, Marcello era ben attento a fare in modo che Tancredi non sbattesse da nessuna parte, neppure per sbaglio. Era stata presa da una tenerezza ancestrale, istintiva, che solo una madre che guarda il proprio figlio con il padre può provare: non lo aveva mai saputo così al sicuro.

~

Arrivati allo chalet, Gustav si affaccia sul vialetto per accoglierli; raggiunge Marcello e i due si scambiano una vigorosa stretta di mano. Per Gustav è un sollievo non dover trascorrere il fine settimana essendo l'unico in balìa delle ansie della moglie: non sia mai che Marco cada in un fosso.

"Buonasera, amico mio. Mi dispiace molto che tu abbia dovuto sopportare mia moglie nel tragitto fin qua. Con lei è un continuo: 'Attento! Và piano!' anche se l'auto è ferma. Tu sarai poco furbo, o molto santo, amico mio. Pago Karl, l'autista, appositamente per sopportarla mentre guida: lei lo rimbrotta continuamente, lui subisce, io tiro su il separé e gioco con Marco Tancredi. La amo tantissimo, ma giuro di non potercela fare. Tanto siete venuti con due macchine ugualmente, di cui una guidata, appunto, da Karl: come sempre, ha portato otto valigie per tre giorni".
Marcello trattiene a stento una risata.
"Sì, hai ragione. Miracolosamente mi ha permesso di guidare perché sa che conosco le strade di montagna; ma abbiamo fatto i giochi di viaggio con i bambini e l'auto compensava i suoi borbotti, cui sono abituato, fra l'altro: anche mia moglie è pressante alla guida, da quando c'è la bambina. La macchina è una meraviglia"
"Mio caro, quella è macchina che lei usa per uscire con il bambino; un'utilitaria perfetta per le mamme ansiose: appena sarò tornato a Milano, vieni pure che facciamo un giro con la Bentley e la Rolls Royce, i miei due gioiellini"
"Affare fatto, amico mio".

"Cosa state a confabulare, voi due? Piuttosto, Gus, sbrigati a chiamare i domestici per aiutare Karl a scaricare le valigie. Non pretenderete mica che, oltre a badare ai bambini, dobbiamo occuparcene io e Roberta!"
Roberta, dal canto suo, alza gli occhi al cielo, sorridendo. "Di norma, quando io e Marcello portiamo Vittoria al mare, non c'è nessun Karl; al massimo Armando, o Salvo che, tuttavia, esattamente come il cugino, preferisce di gran lunga spostare il timballo dalla forchetta al suo stomaco"
"Che immagine raccapricciante. Vieni, amore della mamma, andiamo dentro" borbotta Ludovica, nervosa per il viaggio. Mentre passa di fianco al marito, sibila: "Guarda che ti ho sentito benissimo. Otto valigie, quando si ha un bambino piccolo, sono lo stretto indispensabile! Un cambio per ogni evenienza. E a me servono tipi di completo per ogni occasione, lo sai".

~

Il giorno successivo al loro arrivo, Marco e Marcello decidono di andare nel bosco; o meglio, ovviamente lo ha deciso Tancredi: vuole esplorare e darsi all'avventura come nei libri di Jules Verne che gli legge la mamma prima di dormire, e suo padre l'ha accontentato. Gustav è rimasto nello chalet a finire di sbrigare delle pratiche. Roberta e Ludovica, invece, si sono ben guardate dal seguirli: da una parte, Vittoria è troppo piccola e a sua madre non è parso il caso di lasciarla sola con una squadra di tate che, seppur iper qualificate e selezionate, sono per lei delle sconosciute ... E poi, è così invitante l'idea di stare comodamente sdraiate all'ombra a bordo piscina con un bel drink rinfrescante, certamente molto di più rispetto a quella di impiastricciarsi fra il fango e i rovi del sottobosco alpino.

Per cui, le due mamme sono intente a chiacchierare del più e del meno, quando la loro conversazione viene interrotta dal maggiordomo, che avverte Ludovica del fatto che è attesa al telefono: "Principessa, una chiamata per lei: è il Circolo"
"Grazie Agostino, ma dì pure che li richiamerò più tardi"
"Certo, Principessa".
Questa parola desta l'attenzione della piccola Vittoria, che stava giocando con le sua bambola accanto alla mamma. "Ma tu sei una Principessa vera, come quelle delle fiabe?"
"Sì, tesoro: se vuoi, quando torneremo a Milano, sempre che la mamma e il papà siano d'accordo, ti porterò a vedere la mia corona; la potrai anche misurare, sarai sicuramente bellissima''
"Che bello, sì! Ti prego mamma! Ma tu parli anche con gli uccellini?"
"No, purtroppo questo non so farlo".
Visibilmente delusa da quella rivelazione, la bambina torna ai suoi giochi.

Roberta ha assistito a tutto lo scambio sorridendo; questo le pare il momento più giusto per riferire a Ludovica dei pensieri che le frullano in testa da un po' di tempo.
"Sai, Ludovica ... Mi dispiace di averti giudicata male, in passato. Certo, ad essere onesta non è che avessi molti elementi per pensare bene di te: per me, eri la persona che aveva contribuito a causare l'infelicità prima della mia amica Nicoletta e poi di Angela ... Sorella di Marcello, ironia della sorte. Poi, sei diventata la donna che ha baciato il mio promesso sposo ... Pensavo fosse un tradimento: ovviamente davo la colpa a lui, ma insomma, ci siamo capite. Quando sono tornata da Bologna, ho scoperto che stavate davvero insieme. Non è proprio un bellissimo quadro. Addirittura, dopo anni ho scoperto che hai tenuto nascosto a Marcello suo figlio. Inizialmente ho cercato di essere io a calmarlo, ma non è che fossi proprio tranquillissima all'idea di iniziare questa nuova ... Fase della vita, si può dire? La verità è che conoscevo solo Ludovica Brancia di Montalto ... Non Ludovica. Sapevo delle tue azioni, di cui alcune veramente negative, ma non sapevo chi fossi davvero; peraltro, nella vita si cambia. Non ero mai stata sostenitrice di questa filosofia, prima... Perdona la deformazione professionale, ma soprattutto caratteriale, di ingegnere schematica. È una delle ragioni per cui feci tanta fatica a fidarmi di Marcello, all'inizio del nostro rapporto. Mi sembrava uno scapestrato, giocava d'azzardo ... E i precedenti penali non hanno aiutato; poi ho compreso le sue ragioni. Ecco, approfondendo per forza di cose la conoscenza con te, ho capito innanzitutto di dover abbattere i miei pregiudizi e provare a conoscerti almeno sotto il punto di vista di mamma. E sei una mamma splendida: attenta, affettuosa, premurosa ... Anche con Vittoria sei sempre così gentile, quasi materna. E poi, Marcello ha voluto riaprire il capitolo della sua vita durante la mia assenza. Mi ha, ovviamente, raccontato anche quanto tu sia stata importante per lui e, soprattutto, generosa e altruista per l'aiuto datogli con la caffetteria, in un momento in cui non sapevano da che parte girarsi perché non avevano fondi e troppi ordini. Io non c'ero perché non ha voluto che io ci fossi ... Ma devo ringraziarti. Davvero. Penso che te lo meriti. Non so se saremo mai amiche, ma di sicuro ci sono stima e rispetto da parte mia".
Ludovica è sorpresa da tanta sincerità e, al contempo, tanta benevolenza, ma non spiazzata: i rapporti tra loro due si sono distesi parecchio negli ultimi tempi.
"Grazie davvero: con Marco ci provo, al meglio delle mie possibilità come tutte noi. Tancredi è la mia vita, la componente più vera ed importante ... Visto che hai citato Nicoletta e Angela, ti rivelerò un segreto: quando ho scoperto di aspettarlo, in un secondo ho capito quanto fosse ridicola e poco credibile la mia recita. Puoi fingere i sintomi fisici, ma quel che provi no: l'amore, certo, ma soprattutto quella costante paura di sbagliare, di fargli del male. Non riesco a pensare ad altro che non sia lui. E questo, a volte è pesante. Ed io ho più di un aiuto qualificato e a tempo pieno: questa nuova tata è fantastica, e come dirige le due bambinaie subalterne! Mi fa stare veramente serena, mica come quell'ebete che mi aveva consigliato Gabriella: "Sì sì, bravissima, è così dolce"... Escono una volta e il bambino si ferisce, per carità! Con Gertrud, invece, mi trovo benissimo; un po' severa, non ti nego che quasi mi fa paura, ma non so cosa farei senza di lei! Era impiegata presso una cugina di Gus, a Dresda, ma ormai le sue figlie son grandi, è stata una fortunata coincidenza. Tu invece sei fortissima: ti ammiro molto, Vittoria è così educata, un amore di bambina, stai facendo un ottimo lavoro con lei. E hai anche così tanto successo nella tua carriera: ma come fai a far tutto? Sei sempre stata determinata, del resto: ai tempi dell'università, lavoravi e studiavi con tanto profitto. Volevo poi ringraziarti per come ti sei comportata in questa circostanza ... Hai accolto mio figlio nella vostra famiglia, sei stata comprensiva; mi hai addirittura difesa facendo ragionare Marcello, davvero, grazie ... Non è da tutte. Mentre per quanto riguarda l'aiuto che diedi a lui e Salvo con gli ordini, credimi, non è il caso che mi ringrazi in realtà..." conclude, soffocando un sorrisetto impertinente al ricordo di quelle occasioni.
"Grazie a te, per tutti questi complimenti. Non sono una Super Donna ... Come hai detto tu, facciamo del nostro meglio. Quel che faccio, lo faccio per amore, sempre. Forse è questo il mio segreto. Non cambierei assolutamente nulla della mia vita. Mi fa piacere che ti fidi della tata, è importante; Gabriella è un po' svampita a volte, pensa molto al suo atelier e, spesso, molto poco al resto: eh, ci vuole pazienza. Ad ogni modo, non ringraziarmi: è davvero il minimo che possa fare per voi ... Per noi".

Detto questo, con la massima sincerità, Roberta vaga con lo sguardo per ammirare il paesaggio e scorge in lontananza padre e figlio, di ritorno dalla loro esplorazione.
Il sorriso tenero che le spunta sul volto lascia immediatamente il posto alla preghiera interiore che Marcello stia tenendo saldamente la mano di Marco, sia per scongiurare una sfuriata di Ludovica, sia per una sua preoccupazione istintiva da mamma. Ma a suo marito non c'è bisogno di fare certe raccomandazioni.

Il bimbo corre subito verso Ludovica e la Betta. La sorellina sta giocando con la bambola un po' più in là e non l'ha visto.
"Guarda, mamma, guarda! Ho un mazzo di fiori per te e uno per Betta. Nel bosco abbiamo trovato un nido caduto da un albero. Marçel mi ha aiutato a rimetterlo al suo posto e mi ha spiegato che dovevamo aspettare, per controllare che nessun uccellino fosse caduto facendosi male. Mi sarebbe piaciuto prenderne uno, ma dopo sarebbe stato triste senza la sua mamma"
"Bravo amore, avete fatto bene. E sei riuscito a vederli? Sono tornati nel nido?"
"Sì, mamma! Si erano nascosti; forse erano spaventati perché il nido era caduto. Dopo è tornata anche la loro mamma e aveva da mangiare per loro. Ha fatto una cosa stranissima: li imboccava col becco! Bleah"
"Mon petit lapin, ma tutti i cuccioli, animali o umani, vengono nutriti dalla mamma, quando non sono in grado di farlo da soli"
"Cioè? Anche tu mi imboccavi?"
"Non proprio come la mamma degli uccellini, no. Poi quando sarai più grande ti spiegherò meglio. Quindi vi siete divertiti!"
"Molto" conferma Marcello, sorridente e un po' ansimante, appena le raggiunge. Si lascia cadere con un tonfo sulla coperta stesa sul prato e sopporta - suo malgrado - l'assalto di Vittoria, accortasi del ritorno del suo papà e che, naturalmente, deve recuperare il tempo perduto: par condicio.
"Ti vedo provato, mio caro. Comincia a farsi sentire la vecchiaia?" lo provoca Ludovica.
"Solo quando deve giocare coi figli o aiutarmi in casa. Per il resto, se gli tocca spostare dieci casse piene di liquore o di bibite in caffetteria, o deve caricare la macchina per andare a vedere la partita con Armando e Salvo, è un fulmine" si affretta a confermare Roberta, battendo il marito sul tempo. Marcello, dentro di sé, aveva sempre saputo che sarebbe arrivato il momento in cui quelle due si sarebbero coalizzate contro di lui. Ludovica, infatti, sta già ridendo di gusto alla battuta. Spera ci sia ancora tempo prima che anche i figli facciano altrettanto, ma promettono bene. Inconsapevolmente, però, la sua mente è stata attraversata dallo stesso pensiero di sua moglie e, in fondo, di Ludovica: non scambierebbe più questa vita con quella precedente, per nulla al mondo. Ha scelto di prendere il pacchetto completo, perciò scuote la testa e le ignora di proposito.

Nel frattempo, Marco cerca di attirare in ogni modo l'attenzione di sua madre: è troppo orgoglioso per chiedere quella di Marcello, dal momento che sono appena stati insieme per ore e che, in fondo, è solo un amico di famiglia. Con Gustav si può permettere di tediarlo, ma al momento è ancora dentro allo chalet, di conseguenza...
Eppure, qualcosa nelle sue interazioni con Marçel non gli fa sentire la classica gioia che si prova quando viene a trovarlo, in via eccezionale, un parente o un amico che non vede spesso e col quale si può giocare più lungamente di quanto non si faccia coi genitori, proprio perché si tratta di un caso.
Il richiamo del sangue non vale nulla senza la reale volontà di stare insieme che ci dovrebbe essere dietro di esso: il fatto che uno dei due sia perfettamente cosciente del legame che li unisce fa sicuramente la differenza, nel loro rapporto, ma c'è anche una componente istintiva, di godere della reciproca compagnia, nello scoprire sia le somiglianze che le differenze nei rispettivi gusti e caratteri; l'affetto tra loro è reale, tangibile, inspiegabile, eppure travolgente. Marcello ama suo figlio per amore e per volontà, per il piacere di esserci davvero. Probabilmente, Marco percepisce tutto questo e gli viene naturale ricambiare. Normalmente, a un bambino sfuggono certe cose, ma dal momento che la gelosia in loro è istintiva così come in un adulto - la differenza è che sanno identificarla e controllarla molto meno - Marcello capisce sempre quando sta dando attenzioni solo a uno dei due bimbi: perciò, se sta facendo la lotta con Marco, prende anche Vittoria e se la mette sulla schiena, poi, e viceversa; fa in modo di comprare gelati di uguali dimensioni a entrambi; se compra un regalino a uno dei due perché lo adocchia mentre passeggiano insieme, fa in modo di metterli pari e di cercarne uno per l'altra.
Marco l'ha notato: di conseguenza, cerca di non approfittarsene, ma è più forte di lui.

Ecco che si pone, molto naturalmente, un quesito che è rimasto sepolto, per quanto martellante, per settimane, ma che ormai sta prendendo forma: che sia Marcello suo padre? Sarebbe bellissimo, ma forse ...
Fortunatamente, Gustav ha deciso di riemergere dallo chalet per unirsi alle due signore per un drink e quattro chiacchiere; non fa neanche in tempo a salutare tutti, che il suo figlioletto acquisito sbotta, come un fulmine a ciel sereno: "Mamma, ma è Marçel il mio papà?".
Gelo.
Ludovica sbianca, e qui arriviamo a quel "fortunatamente": solo Gustav sa come calmare i suoi nervi scossi e, prontamente, afferra un mimosa da farle bere, mentre le accarezza la schiena e le prende la mano. Ma stavolta, sua moglie non ne ha bisogno.
Sapeva che quel momento sarebbe arrivato, prima o poi, ed è pronta ad affrontarlo. Si consulta con lo sguardo prima con Marcello - che, dal canto suo, non ha un colorito migliore di lei -, poi con Gustav, e giusto per correttezza, anche con Roberta, la quale ovviamente annuisce. Vittoria non ha neppure sentito, si è di nuovo allontanata per giocare. Beata lei.
Ludovica fa un bel respiro, guarda il suo adorato bimbo negli occhi e risponde, semplicemente: "Sì, mon petit lapin, è lui".
Marcello non fa neanche in tempo a razionalizzare, a farsi venire i sudori freddi e l'ansia da prestazione per il fatto che sia felice o meno di averlo come padre, che lo stesso Marco normalmente composto e mitamente entusiasta si trasforma in un uragano di bambino che gli si lancia addosso senza preavviso, buttandogli le braccia al collo e strillando: "Lo sapevo!".
Marcello è interdetto. Cerca di attutire il colpo per evitare che si faccia male, abbracciandolo a sua volta mentre gli spunta anche un sorriso ebete sulla faccia.
Gustav, dal canto suo, pensa sia il caso che lo beva lui, quel drink, senza fiatare.
Roberta è perplessa, ma felicissima.
Ludovica non sta capendo assolutamente nulla di quel che è appena successo, ma una lacrima le riga il viso. Si affretta a scacciarla, confusa. Elaborerà dopo. Quel che le interessa è che suo figlio non pensi male di lei in alcun modo: ne morirebbe. Eppure, Tancredi non sembra aver fatto particolari collegamenti logistici: tutto contento per aver avuto la conferma che stava cercando, prima, avendo notato che ci sia rimasto male, va ad abbracciare il suo adorato papà acquisito, poi corre da Ludovica, la stringe forte e le dice: "Grazie per i miei papà. Ti voglio bene, mamma".
   
 
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