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Autore: Steelwolf1998    12/09/2021    0 recensioni
Tre ragazzi, due mondi, una chiave.
Semplici adolescenti che vivono la vita di tutti i giorni tra i banchi di scuola, ma sarà veramente così?
Una ragazza con un retaggio particolare scoprirà il peso del mondo molto prima degli altri, un amica che la aiuterà ad andare avanti e un ragazzo che ce la matterà tutta pur di infastidirle per semplice divertimento personale.
Ma qualcosa cambierà. I segreti verranno svelati e starà a loro scoprire come andare avanti in un mondo completamente diverso da quello a cui erano abbituati.
Una storia di amore, magia ed avventura che vi coinvolgerà facendovi ridere ed innamorare, ma anche piangere.
C'e la faranno solo loro tre a cambiare le sorti di una guerra? E finalmente la smetteranno di litigare tra loro?
Una storia raccontata tra passato e presente che vi terrà incollati allo schermo.
Venite a scoprirlo con me tuffandovi in questa meravigliosa avventura.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 1: Come tutto ebbe inizio
 
POV Alice
 
Tutto iniziò una settimana all'inizio delle scuole. All'epoca avevo 14 anni e dovevo andare in prima superiore. Come scuola scelsi un liceo artistico, un po' perché mi piaceva ciò che si studiava è un po' per le persone che lo frequentavano. La sera prima mia madre mi aveva detto che la mattina seguente sarebbe dovuta andare in un posto importante e mi disse che io dovevo assolutamente accompagnarla, non capii il perché di tutta quell’insistenza sul fatto che io dovessi per forza andare con lei, però non me ne feci un problema, tanto il giorno dopo non avevo niente da fare, perciò feci spallucce e dissi un banalissimo ‘ok’. 
Mi alzai di buon ora e ancora mezza addormentata andai a farmi un bella doccia. Quando tornai in camera iniziai a prepararmi per uscire e in meno di 20 minuti ero pronta però il mio stomaco attirò la mia attenzione richiedendomi qualcosa da mangiare, anche se di solito in estate non facevo colazione mi dissi che era meglio mettere qualcosa sotto i denti visto che non sapevo neanche cosa sarei andata a fare da li a poco, perciò andai a fare colazione con una brioche e una banana. Tutto d’un tratto, mentre stavo guardando un po’ il telefono nuovo, che mi avevano comprato i miei per il compleanno, mia madre mi chiamò dal fondo del corridoio, andai verso di lei e la trovai davanti alla porta del ripostiglio chiusa. 
“Dimmi? “ gli domandai curiosa
“Sai cos’è questa” mi chiese mostrandomi la porta
“Una porta?“ risposi quasi stupita dalla domanda
“Vero, e sai dirmi cos’è questa” disse poi mostrandomi una chiave d’oro con l’estremità a forma di corona con tanto di piccoli puntini colorati a dar l’impressione che fossero pietre preziose, che tirò fuori dalla tasca.
“Una chiave?” Dissi io avvicinando la mano come a sfiorarla.
Non sapevo perché ma mi sentivo stranamente attratta da quel piccolo oggetto così luminoso e semplice, ma al contempo stesso sembrava portare con se qualcosa di molto più grande e pericoloso di quanto io potessi immaginarmi allora.
“Prendila e inseriscila” mi disse, io non ci stavo capendo un granchè
“Scusa ma come farà ad entrare non combaceranno mai” chiesi io completamente attanagliata dai dubbi
“Tu fallo. Fidati” la guardai confusa e dopo un attimo di titubanza feci come mi aveva detto e inserii la chiave nella toppa della serratura della porta, non mi aspettavo niente, ciò che successe mi fece sgranare gli occhi a tal punto che sembravano voler uscire dalle orbite.
La porta cominciò ad illuminarsi, cambiò colore e da marrone che era divenne di un color rosso ramato sull’antico, la cima divenne curva e sulla parte frontale liscia iniziarono a formarsi dei ghirigori anch’essi davano l’aria d’essere belli antichi.
Ammirai stupita senza riuscire a proferire alcun tipo di parola, nella mia testa c’era solo caos e una confusone tale da non riuscire a connettere quello che era successo, la faccia orgogliosa di mia madre non mi aiutò di certo.
“Bhe… che dire complimenti, io in tutti questi anni non sono mai riuscita a far cambiare l’aspetto alla porta, riuscivo solo a creare il passaggio” mia madre pensava che dicendo così mi calmassi, ma l’unica cosa che successe, era il peggiorare del casino che avevo in testa.
Presi un respiro profondo cercando di calmare il mare in tempesta che sentivo nelle orecchie e dissi “Potresti per favore spiegarmi lentamente cosa diavolo è appena successo?”
“Devi sapere che nella nostra famiglia da secoli si tramanda, alle donne più potenti, un segreto che se necessario va protetto con la propria vita. So che quello che ti sto dicendo possa sembrare egoista. Però io non posso più adempiere al compito di custode e devo per forza passare questo compito alla prossima generazione, cioè tu.”
-ok prima bomba sganciata vediamo fin dove arriviamo- pensai mentre cercavo di capire il discorso, già di per se complicato
“Scusa mamma ma perché io? E l’Aurora? Lei è più grande dovresti darla a lei non a me” chiesi io
“Semplicemente tua sorella non ha magia”
“E come l’hai scoperto?”
“Un giorno quando lei aveva 16 anni e tu 10 lasciai la schiave sul tavolo in sala per capire la portata de suo potere magico e lei non si accorse di nulla. La ignorò come se fosse invisibile, magari lo è per coloro che non hanno magia, non saprei dire. Sta di fatto che tu invece te ne accorgesti e andasti subito a vedere cosa fosse. Rimasi scioccata a vederti giocare con quella chiave mentre tua sorella la ignorava senza remore alcuno” mentre raccontava cercai di ricordarmi di quel dettaglio ma non mi venne in mente niente,
“Così pensai che il potere magico rimasto della famiglia era andato a te, e infatti avevo ragione. Solo non pensavo che poteva essere di tale portata. Devi sapere che solo 2 donne nella nostra storia sono state tanto potenti da cambiare le sorti della chiave e del segreto che contiene”
-BOOOOM… seconda bomba sganciata. Prepariamoci per la terza-
“Scusami un attimo mamma ma mi vuoi dire qual è questo segreto? Perché io ti dirò non ci sto capendo nulla sinceramente”
“Hai ragione scusami ma vedi non è facile da spiegare” mi confessò mia mamma mentre si picchiettava l’indice sulle labbra pensando a cosa dire,
“HA… Ho trovato.”
“C-cosa?”
“Perché parlarne quando posso mostrartelo?”
Detto questo aprì la porta, che risultava essere una specie di corridoio completamente invaso di un luce abbagliante, estrasse la chiave e vi entrò trascinandomi con lei.
Camminammo attraverso il corridoio e notai che i vestiti di mia madre cambiarono mentre camminava davanti a me. I vestiti che indossava vennero sostituiti da un abito meraviglioso con il corpetto con scollo a cuore e un gonna in tulle che arrivava a toccare terra con un piccolo strascico tutto di colore rosa pallido, era meravigliosa. Ma mi accorsi solo in seguito che a cambiare non erano stati solo i vestiti ma anche i capelli, se prima erano corti fino alle spalle e legati dietro la testa in una coda adesso arrivavano fino a sotto le spalle acconciato con delle trecce e il colore che prima era un biondo cenere adesso era diventato molto più acceso e luminoso e sulla sommità c’era una tiara d’oro e d’argento tempestata di diamanti.
Stavo per parlare quando ci avvicinammo a quella che sembrava l’uscita, eravamo state li dentro per forse due secondi ma a me sembrò forse di più, intenta com’ero a guardare la trasformazione dei vestiti di mia madre.
Lei fece per aprire la porta ma prima si girò a guardarmi e vidi la sua espressione cambiare radicalmente e delle piccole lacrime formarsi sugli angoli degli occhi.
Mi guardai in torno per capire cosa ci fosse di strano quando notai che non solo gli abiti di mia mamma erano cambiati ma anche i miei, eppure io non mi ero accorta di nulla, forse troppo concentrata su di lei che su di me.
Il vestito che portavo era spettacolare, aveva un corpetto a cuore con una spallina sola fatta di puro velo che andava a coprire tutto il busto per poi finire e annodarsi in un fiocco laterale, la gonna lunga fino al pavimento anch’essa di tulle e con un piccolo strascico e i colori che si univano e mischiavano in perfetta armonia erano il bianco e il verde, una meraviglia.
I capelli che prima arrivavano poco sopra il seno adesso arrivavano quasi al fondoschiena la frangia era stata raccolta in due trecce che si mescolavano in una, mentre il colore non era cambiato molto più di tanto adesso era solo diventato più luminoso, sembrava quasi che stessero brillando di luce propria.
Aprì la porta e ci ritrovammo in un enorme salone tutto agghindato a festa, da li a poco si sarebbe tenuta, alle finestre c’erano delle tende blu con riflessi argentei tenute fra loro con dei fiocchi fatti in velluto e anch’essi con riflessi argentati, di fronte a noi si trovava una scalinata anch’essa tutta agghindata e con un tappeto rosso che partiva dalla fine fino ad arrivare a una sedia posta in cima a quest’ultima.
Ma che dico sedia quello era un trono.
Un meraviglioso trono con imbottitura rosso cremisi e gli intarsi in oro, lo stile sembrava molto quello di del 1600 ma con qualcosa di diverso. Mi guardai un po’ in giro notando che anche le colonne erano decorate come le finestre, poi alzando lo sguardo vidi un lampadario sempre stile 1600 con un infinità di candele accese che facevano risplendere i vari pendenti così da creare un meraviglioso gioco di luci e ombre. In due parole spettacolare.
“Mamma ma che posto è questo?” chiesi stupefatta, mentre mi aggiravo paino per il salone sentendo il rumore solo dei miei tacchi –Un momento… tacchi? Ma prima non avevo le scarpe?- con questa domanda in testa alzai di poco la gonna e notai un paio di tacchi bassi sempre dello stesso colore del vestito. “Wow”
“Eggià. Qui non sanno neanche cosa sono le all’star” mi disse mia madre quasi sghignazzando visto che lei odia quelle scarpe
“Comunque Alice ti do il benvenuto nel mio castello o meglio il tuo da ora in avanti” disse tutta contenta le aprendo le braccia indicando tutto ciò che ci circondava
“C-COME SAREBBE A DIRE IL MIO CASTELLO???” ero sconvolta non stavo capendo come da una stramaledettissima chiave fosse comparso questo posto
“Non urlale non ti si addice visto il tuo ruolo” mi rispose in modo fin troppo pacato, e diciamocelo chiaramente non potresti essere tranquilla in nessun caso se ti facessero delle rivelazioni del genere in pochi minuti.
Presi un respiro profondo e cercai in qualche modo di calmarmi per poi chiedere “Scusa e quale sarebbe il mio ruolo di preciso?”
“Al momento sei considerata la principessa del regno ma stasera quando io abdicherò lascerò la corona a te e tu diventerai la regina di Dalia un regno di speranza e gioia dove tutti possono vivere una vita di pace e serenità” mentre diceva questa frase il suo sguardo cambiò e divenne piò cupo e malinconico “o almeno lo era” si girò e si incamminò verso una delle finestre e io con lei.
Guardando fuori notai un piccolo villaggio ma non sembrava felice anzi era tutto grigio e senza alcun tipo di colore. I cittadini erano smunti, quasi morenti di fame e le vesti erano quasi tutte malandate con toppe qua e la per nascondere i buchi.
“Cosa intendi dire?”
“Bhe vedi molti anni fa questo regno era prospero e pieno di vita ma la regina che ne prese il comando non aveva potere a sufficienza per poter far rinascere la terra e permettere al popolo una vita prospera e felice. Con le generazioni a venire era sempre peggio più si andava avanti più i poteri diminuivano fino ad ora. Quando vidi tua sorella che ignorava la chiave ho pensato che questo regno sarebbe stato distrutto per sempre una volta esauriti i miei poteri, però tu hai completamente ribaltato la situazione, mi hai ridato la speranza e a notare da come è cambiata la porta e al vestito che indossi direi che il potere che si cela in te è tanto potente”
“E quindi io esattamente cosa dovrei fare?” chiesi incuriosita da tutto quello che mi stava dicendo
“Semplicemente essere te stessa. Quando stasera ti incoroneranno io perderò il poco potere che mi è rimasto e lo passerò a te per incrementare il tuo, anche se non credo c’e ne sia bisogno, una volta posata la corona sul tuo capo questa prenderà un po’ del tuo potere per aiutare la terra le acque e tutto ciò che è vivo all’interno del tuoi confini”
“Ma scusa io non so comandare. Insomma non riesco neanche ad insegnare al cane a stare seduto. Come pensi che possa governare un regno? E poi come faccio con la scuola? E i compiti? E se dovessi riuscirci quando sarò grande come farò a farmi una famiglia, a trovarmi un lavoro, ho solo a vivere la mia vita e? MI DICI COME?” calde lacrime iniziarono a scendere, le gambe mi cedettero e mi accasciai a terra in ginocchio mentre continuavo a versare quelle lacrime che più per tristezza erano piene di ansia e di aspettative che la gente voleva da me.
Mia madre s’inginocchiò di fronte a me e m’abbracciò, restammo lì in quella posizione finché io non finii tutte le lacrime e quando mi fui calmata ricominciò a parlare.
“Lo so che ti sto chiedendo tanto tesoro però non sarai sola. Ci sono persone che devi conoscere che ti aiuteranno a scolgere i tuoi incarichi mentre tu non ci sarai. E se hai paura di non riuscire a vivere la tua vita divisa a metà bhe stai tranquilla che non succederà” mi disse rialzandosi e aiutandomi a rimettermi in piedi.
“Cosa intendi dire?”
“Ti sei mai accorta di una mia assenza prolungata da casa?”
Ci pensai un attimo e la risposta fù un no con alzata di spalle
“Vedi in questo regno il tempo scorre in modo molto diverso dal nostro. Se da noi passa un mese qui passa solo una settimana”
“Davvero? Wow”
“Già è molto bello. Ora su andiamo ti faccio fare un giro veloce prima dell’incoronazione di stasera.”
Ci incamminammo passando di fianco alla scalinata e al trono e entrammo in una porta che sbucava in un corridoio. Mi fermai ad osservare qualche quadro che ritraeva donne sedute sul trono e qualcuna con dietro anche un uomo “Mamma cosa sono tutti questi quadri?”
“Sono le regine del passato tutte quelle che ci sono state gli uomini che vedi dietro ad alcune sono i loro compagni. Perché si le persone che ci sono di là possono venire qui, ma solo se accompagnate dal possessore della chiave. A proposito tieni” mi porse la chiave e io la presi senza però più timori “Ricorda di tenerla sempre con te e di non lasciarla mai in giro ci sono persone di là che la stanno cercando”
“Visto che non è ne enorme ne pesante non si potrebbe farla diventare un ciondolo come se fosse una collana?” appena finii la frase la chiave iniziò ad illuminarsi per poi levitare piano si avvicinò al mio collo e facendo partire due piccoli fasci di luce, che si agganciarono dietro la testa, diventando una meravigliosa collana. Incuriosita la sfiorai e la chiave stessa si alzò dal mio petto e passando la catenina mi si posò sulla mano come su nulla fosse successo
“Meraviglioso. Non credevo si potesse fare” mia madre era scioccata e io con lei.
Avvicinai la chiave alla catenina e questa riprese il posto sul mio petto “Così andiamo sul sicuro non pensi anche tu?” dissi io iniziando a ridere e trascinandomi dietro mia madre.
Andammo avanti a camminare fino ad una porta, entrando notai che era una stanza enorme con un tavolo di forma ovale con 9 sedie, sempre in stile 1600, 3 su due lati, 2 su un lato corto e l’ultima che era più grande rispetto alle altre a capotavola.
“Questa Alice è la sala del consiglio. Qui è dove tu e i consiglieri prenderete le decisioni più importanti quelle che avranno bisogno di maggiore attenzione. Mentre se ci sono delle situazioni nella quale il consiglio può sbrigarsela da solo in quel caso tu non vieni disturbata”
Uscimmo da quella stanza e mi mostrò il castello, però solo le stanze più importanti al momento dicendomi che le altre le avrei dovute scoprire da sola, il tour finì nella camera da letto padronale, quella destinata alla regina.
Entrando si notava subito che era enorme con un camino grande quanto un divano a due posti, con attorno a se un mini salottino con due divani in velluto rosso e gli intarsi in oro, girandomi verso destra notai un meraviglioso letto a baldacchino anche in esso i colori oro e rosso ne facevano da padroni, sui lati del letto due comodini in legno di ciliegio, sulla parete a sinistra del letto un comò dello stesso materiale dei comodini, ma la cosa che mi piacque di più erano le finestre.
Tre finestroni ricoprivano la parete di fronte alla porta d’entrata, a destra del letto, quella di mezzo dava la possibilità di uscire su un terrazzo dove c’erano delle poltroncine con un tavolino.
“Wow. Ma questa è la tua stanza?” chiesi io affascinata da quell’enorme camera da letto che era grande tanto quanto la casa di là, e per specificare non è affatto piccola casa mia.
“In verità io non ho mai usato questa stanza, forse una o due volte. Io con il potere che avevo non potevo essere di grande aiuto al popolo quindi principalmente facevo da custode alla chiave e aiutavo quel poco che potevo” disse con uno sguardo malinconico e ferito “Comunque questa adesso è tua. Bene dal rumore che sento si direbbe che la gente ha iniziato ad affollarsi nel salone dei ricevimenti perciò è arrivato il momento” disse lei tutta esaltata e contenta, mentre a me tremavano le gambe dalla paura e dall’ansia.
Ci incamminammo verso il salone e notai che era abbastanza vicino alla camera, bisognava solo scendere due rampe di scale e attraversa dei corridoi, svoltare qualche volta a destra e qualche volta a sinistra.
-ho capito che mi farò una mappa, altrimenti c’e il rischio che mi perdo in questo castello-
Pensai io mentre ci fermammo nei pressi di una tenda dalla quale al di là si sentiva della musica e del vociferare molto fitto.
“Allora tu aspetta qui, ok? Quando ti chiamerò la tenda si aprirà e tu verrai avanti fermandoti alla mia destra. Tutto chiaro?”
“Si penso di si”
“perfetto” mi diede un affettuoso bacio sui capelli e attraversò la tenda, le veci sparirono e la musica cessò, aprii di poco il tendone per sbirciare, notai che il salone ,dove eravamo arrivate, ora era pieno di gente tutta con abiti sfarzosi, una piccola banda sul lato destro mentre su quello di sinistra un tavolo imbandito di varie leccornie.
“Benvenuti signori e signore al ballo dell’incoronazione.” Quando cominciò a parlare mia madre io chiusi la tenda e mi preparai psicologicamente a quello che da li a poco avrei dovuto affrontare.
“Come sapete il titolo che porto non ha un peso leggero sulle spalle, per questo per tradizione il passaggio va fatto al compimento dei 16 anni dell’erede. Purtroppo però il mio potere è agli sgoccioli e sta per finire e questa terra non potrebbe mai affrontare anni interi senza la dovuta protezione, per questo ho deciso di abdicare e passare il titolo a mia figlia Alice” appena finì di dire la frase la tenda si aprì e la gente si concentrò su di me. Io feci come detto da mia madre e avanzai fino a fermarmi alla sua destra.
“So cosa state pensando, che è sciocco da parte mia lasciare il regno in mano ad una ragazzina di appena 14 anni e avete ragione. Però io sono sicura che se la caverà. Nell’altro mondo già dall’infanzia ha dovuto affrontare molte peripezie e fidatevi quando vi dico che lei ha avuto il coraggio di affrontarle di petto e uscirne indenne e più forte di prima. Perciò primo ministro possiamo procedere” quelle parole erano come una sfilettata al cuore. È vero la mia infanzia non è stata facile sono sempre stata presa in giro e non solo verbalmente, ma anche fisicamente, sin dalle elementari e solo perché ero diversa da loro. Però non so dirvi se davvero sono diventata più forte come disse mia madre, tuttavia quello che posso dirvi è che non sono mai cambiata, sono sempre rimasta me stessa e nonostante il mio passato ho sempre il sorriso sul volto e cammino a testa alta fiera di ciò che sono e conscia di ciò che posso diventare.
Un uomo sulla settantina d’anni, vestito con una marsina con bottoniera, una giubba che copriva una camicia bianca e dei calzoni aderenti fino al ginocchio tutto di colore azzurro pallido con cuciture e piccoli ricami in oro, ai piedi un paio di scarpe vecchio stile con una specie di gambale rigido tutto di color oro, salì i pochi gradini che distanziavano la sala dal trono e avvicinatosi a mia madre gli fece un breve inchino a mezzobusto e piano poi si girò verso di me facendo lo stesso gesto, non sapendo cosa fare risposi con una piccola riverenza, però facendo questo gesto sentii alcune persone trattenere il fiato per lo stupore.
-Forse non avrei dovuto farlo- mi dissi mentalmente mentre l’ansia tornava a farsi sentire però voltando lo sguardo verso mia madre e il primo ministro vidi che loro stavano sorridendo orgogliosi perciò mi permisi di calmarmi un poco.
Però quella poca calma apparente, che avevo, andò a farsi benedire non appena il primo ministro mi porse la mano, io titubante l’accettai e seguii i movimenti che voleva che facessi.
Ci avvicinammo al trono, che era li a pochi passi da noi, il primo ministro mi fece girare verso la sala gremita di gente e mi fece sedere. Sentivo le ginocchia tremare, il cuore che pompava a mille e la sensazione che qualcosa di grande stava per accadere.
Mentre io ero li ad osservare quei volti curiosi di vedere l’incoronazione, a detta di mia madre, migliore degli ultimi secoli, la regina si mise alla mia destra e il primo ministro alla mia sinistra mentre un altro uomo, comparso da dietro la tenda, si mise tra me e mia madre facendole un breve inchino con  la testa.
“Signori e signore, Qui vi presento Alice, la vostro indubitabile regina. Al quale tutti voi in questo giorno dovrete rivolgere il vostro omaggio e il vostro servizio, volete fare lo stesso?” la gente in sala iniziò ad applaudire a quell’affermazione del vescovo.
Si rivolse a me e prima mi fece lo stesso gesto che io ricambiai con un accenno con la testa poi si girò verso due ragazzi che erano proprio dietro l’uomo, che supposi fosse il vescovo, e gli passarono due oggetti che da dove mi trovavo non potei vedere con esattezza.
Prese il primo e dopo averlo mostrato, alzandolo affinché tutti lo potessero vedere, venne di fronte a me e con un mezzo inchino me lo porse io lo afferrai con la mano verso la quale era diretto, cioè la destra, poi fece la stessa cosa con il secondo oggetto, che altri non era che un piccolo globo con una croce sulla sommità. Finito ciò andò da mia madre e da dietro sollevò la tiara e mentre si avvicinava a me disse:
“Giura solennemente di governare il popolo di Dalia e di tutti i territori appartenenti secondo le loro rispettive leggi e costumi? Farà in quanto suo potere affinché la legge, la giustizia e la clemenza trionfino sempre nell’esercizio delle sue funzioni?” disse il vescovo con voce altisonante così che tutti al interno della sala potessero sentire.
“Si! lo giuro solennemente” risposi con altrettanta voce.
Dopo la mia risposta mi mise la tiara sulla testa, questa cominciò ad illuminarsi avvolgendomi in una calda luce, inizialmente non sapevo cosa fare, poi i movimenti vennero naturali.
Mi alzai e,chiudendo gli occhi, alzai la testa come se stessi osservando il cielo, la luce continuò a brillare in torno a me, ne sentivo il calore irradiarmi la pelle fin dentro le ossa. Mi strinsi le braccia al corpo e un sorriso spontaneo mi comparve sulle labbra, era come se sentissi tutti le creature viventi in quel bagliore che mi stava abbracciando, sentii i respiri delle piante, l’ululato di un lupo in cerca del suo branco, ma soprattutto sentii la voce di una donna nella mia mente che affermava che io potevo ridare la libertà a quel mondo ormai corrotto. La luce si dissolse e come se niente fosse successo riportai le braccia sul fianco e mi incamminai verso il vescovo di fronte a me.
La banda iniziò a suonare una canzone in sottofondo per proclamare la nuova regina. Arrivata vicino alla scalinata il vescovo ricominciò a parlare, sempre con le note soavi della banda in sottofondo,
“Signori e signore, sua maestà Alice De Rosa regina di Dalia”  un ovazione di applausi si sollevò e finito l’applauso gli ospiti iniziarono ad inchinarsi di fronte a me.
Non potevo minimamente pensare quanto dura sarebbe stata da lì in avanti però ero certa di una cosa ci avrei messo tutta me stessa per rendere fiera mia madre, il mio popolo e riportare questo paese alle nobili origini, di cui mia madre mi aveva raccontato. Peccato che non fù così facile.
  
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