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Autore: Starfallen    13/09/2021    2 recensioni
Parigi 1780
Marinette è un esponente della nuova nobiltà -noblesse de robe - e come tale, lei e la sua famiglia sono trattati dagli esponenti dell'alta società parigina come gente di poco conto. Dovrà imparare a farsi strada tra gli intrighi e le maldicenze di quella che è si la corte più bella d'Europa ma allo stesso tempo un pericoloso covo di vipere.
Adrien Agreste, au contraire, ricco rampollo di una delle famiglie più in vista della corte, nato e cresciuto alla reggia di Versailles, mal sopporta gli obblighi che il suo titolo gli impone, pur sapendo di far parte di un mondo crudele, cerca in tutti i modi di evadere da quella scomoda realtà che pare idilliaca dall'esterno, ma è dura e spietata all'interno.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Gennaio 1782
 
 
Stava passeggiando distrattamente intorno ai mobili nella sua stanza, era vestita semplicemente, un semplice abito da casa, - se così si poteva definire il palazzo reale –  un robe a l’anglaise in broccato bianco con dei piccoli fiorellini blu ricamati in filo di seta, un semplice fichù in pizzo belga le avvolgeva il collo accompagnato da cinque file di perle. I lunghi capelli biondi erano raccolti comodamente in una cuffietta, solo qualche ricciolo scivolava biricchino al di fuori.    
Adorava stare a corte, era un luogo davvero bellissimo, e chi meglio di lei poteva saperlo?
Mentre passava vicino ai vari mobili, lasciava scorrere la mano lungo il prezioso legno di ciliegio intarsiato della chaise longue, sullo schienale della sedia con fodera di velluto, sullo scrittoio in frassino laccato d’oro o il ripiano di marmo dell’enorme camino il cui fuoco riscaldava quell’immensa stanza così… così… così vuota.
Infatti, gli unici occupanti erano lei, il suo orsacchiotto monsieur Carly e occasionalmente anche Juliette.
 
Quelle settimane trascorse alla reggia con lei erano state fantastiche e notevolmente liberatorie, le giovava proprio l’ambiente di corte.
L’unica pecca era stata la totale assenza di Adrien, non lo vedeva dall’estate passata e rivederlo, ballare con lui, scoccargli anche solo un timido bacio sulla guancia alla mezzanotte del primo gennaio come buon auspicio, magari accompagnato da una pioggia trionfale di fuochi d’artificio.
Sarebbe stato tutto molto romantico.
Peccato che ogni cosa si fosse ridotta a mere fantasie, perché il suo promesso sposo aveva trascorso le festività lontano dalla reggia.
 
Aveva chiesto il perché di quell’assenza ma sua madre non le aveva dato una vera risposta, e col tempo aveva imparato che le chiacchiere che sentiva a corte non sempre erano affidabili e col tempo aveva imparato a dare il giusto peso a ciò che sentiva, perché tante volte si trattava solo di dicerie che le malelingue mettevano in giro, e lei lo sapeva bene perché l’aveva fatto lei stessa.
E una volta scoperta la vera ragione dell’allontanamento della famiglia Agreste si era adoperata e aveva scritto diverse lettere sia ad Adrien che ad Emilie per sincerarsi della buona salute di entrambi e le sporadiche volte che riceveva una missiva di risposta si sentiva meno in apprensione, entrambi però davano risposte molto sbrigative, ma poteva comprenderlo e capire che non erano in vena di grandi chiacchiere.
Magari per loro rientro si sarebbe adoperata per portare loro un delizioso cadeau, e magari pensare a questo le avrebbe dato una scusa per impegnare la mante in altre faccende all’infuori delle sue solite attività. Era sinceramente dispiaciuta per lui, per sua madre che era una donna adorabile che non aveva affatto meritato quella fatalità, non conosceva i dettagli, ma sapeva che aveva avuto uno spiacevole incidente con la gravidanza. Lei era ingenua certo, ma sapeva che poteva succedere ad ogni donna e il pensiero che potesse capitare anche a lei la spaventava.
 
Mentre pensava e girava in tondo dei leggeri colpi alla porta, la richiamarono sull’attenti: Avant!” - La figura di Sabrina si materializzò sulla soglia – Mademoiselle” – fece una profonda riverenza – “Mademoiselle De Claujère è qui per vederla, la faccio accomodare?”
Chloé si arrestò prontamente e i suoi occhi s’illuminarono, per poi riacquistare il suo solito umore.
 
“C’è anche da chiederlo?!? Che stai aspettando? Falla entrare!” – “Oui mademoiselle.” Disse remissiva Sabrina per poi sparire dietro le porte, per poi riapparire qualche istante dopo preceduta da Julliette, che portava con sé un panier, come quelli che usavano quando andavano a fare merenda sul prato: “Ma chèrie, perdonami ho fatto più in fretta che ho potuto, piuttosto come stai?”
A causa di un lieve malanno non adeguatamente curato la bionda si era sentita poco bene durante i festeggiamenti, rischiando di esporre la propria famiglia al ridicolo, ma fortunatamente lei era forte e le cose si erano svolte per il meglio.
“Meglio, decisamente meglio.” – “Lo vedo sai? Dai solchi che hai lasciato sul pavimento.”. - Ironizzò la ragazza – “In ogni caso, ti ho portato una cosina.” Alzò il panno rivelando il contenuto del cesto, gli occhi di Chloé s’illuminarono, Juliette aveva portato delle confetture sicuramente provenienti dalle sue piantagioni in Linguadoca.      
 
Ne me dis pas ça” – “E invece te lo dico eccome! Sono arrivate questa mattina molto presto, in più ho mandato Jean nelle cucine a dire di farci portare delle crêpes con cui assaggiarle.”
Chloè sbarrò gli occhi a quella notizia, crêpes: Crêpes, co… come mai, non siamo ancora nel periodo di Caldelora…” non poteva rischiare così, avevano appena passato le feste di Natale, e lei aveva faticato tanto per evitare d’ingrassare durante quei giorni, aveva appositamente camminato per diverse ore sotto la neve cercando volutamente di prendersi un’infreddatura pur di non ingozzarsi nel periodo di feste…

“Vero, ma possiamo fare una piccola eccezione per una volta.” - La mora le strizzò un occhio complice – “In realtà ho finito poco fa le petit déjeuner quindi…” – “Chloé.” – la ragazza si addentrò nella stanza della sua amica e appoggio il cesto sul tavolo vicino al caminetto – “A si? E come mai non ho visto nessuno deio domestici portare via le vettovaglie?” – Chloé esitò e Juliette colse al volo l’opportunità – “Potrai trarre in inganno chiunque ma non me. Avanti che succede?”
La bionda distolse lo sguardo, ora che stava meglio era tornato anche il sentore di appetito e cercava di reprimerlo con tutte le sue forze, visto che aveva portato a buoni risultati, infatti pochi giorni prima la sarta le aveva preso le misure per i nuovi corsetti si era complimentata con lei per aver perso dieci centimetri durante le feste.
Rien, il ne se passe plus rien Juliette.” – “Tesoro, ho visto quanto sei smagrita durante le feste. Non credere che non ci abbia fatto caso! Quindi ora, per il tuo bene ti siederai qui con me, e insieme mangeremo quelle crêpes, lo dico per te.”
A quel punto tutta la tensione accumulata dalla ragazza la fece scoppiare a piangere e tutto il senso di insoddisfazione che le cresceva dentro dall’inizio di quelle vacanze parve momentaneamente attenuarsi, avvertì Juliette prenderla per i gomiti e trascinarla al tavolino.
“È che… è che…” disse tra un singhiozzo e l’altro – “Niente, sta andando per il verso giusto. Era tutto programmato per questo natale, avrei dovuto ricevere la proposta da Adrien.” – disse guardando di sottecchi il suo anulare sinistro ancora vuoto – “E questo non ha affatto migliorato le… le cose in famiglia.”

Ed era vero, la situazione nel loro nucleo familiare era sempre più tesa, sua madre diventava sempre più nervosa e nelle sporadiche occasioni che avevano trascorso tutti insieme, i suoi genitori non avevano fatto altro che discutere, inoltre secondo sua madre il ritardo nel fidanzamento era innanzitutto colpa sua: “Per forza non si è ancora proposto. Monsieur Agreste non può avere interesse per una marmocchia. Regardez - vous, alla tua età ci sono misere popolane che sono già madri, ma tu ancora niente!”
E quando aveva replicato che ormai aveva quasi quattordici anni e che quindi non era più una bambina, aveva ricevuto – per tutta risposta – un bel malrovescio: “Tu non sei più adulta della principessa Anna Maria di Spagna*, se anche il figlio di Gabriel ti sposasse adesso saresti inutile per lui perché non saresti in grado di dargli un erede!”
Quel giorno aveva trattenuto le lacrime ma oggi dinanzi a Juliette sapeva di potersi permettere di piangere davanti a qualcuno che non l’avrebbe giudicata, le raccontò tutto – o quasi – confessandole anche ciò che non avrebbe mai potuto svelare alla madre, ovvero che non aveva idea del perché la ritenesse ancora una bambina.

Cercava sempre di comportarsi al meglio, non si esponeva mai troppo né al sole né tanto meno al ridicolo, molti membri della corte si erano spesso complimentati con i suoi genitori per la sua conversazione brillante, i suoi modi raffinati e la sua eleganza sia nella danza che nel canto, oltre a dire che sembrava più matura per la sua età, per questo non comprendeva le insinuazioni di sua madre.  
“Oh chèrie.”Disse Juliette rammaricata da tutta quella situazione, prese il suo fazzoletto di lino dalla tasca del vestito e glielo porse, la bionda lo prese ringraziandola e si asciugò le lacrime – “Quindi tua madre non te ne ha ancora mai parlato?” – “Di grazia, si può sapere di cosa si tratta?” In quel momento bussarono alla porta.
“Avant!” – “Mesdamoiselles, sono arrivate le crêpes” – “Portatele pure, ci serviranno ora più che mai!” Sabrina si scostò dell’ingresso e lasciò entrare il maggiordomo seguito dalle cameriere che allestirono il tavolo su cui vennero poi servite una pila di fumanti crêpes.
Juste à temps, fidati ci serviranno per digerire la faccenda.” Le pese una mano come a volerla sostenere e iniziò a parlare.


 

****

 
Era trascorso  più di un mese ormai da quando erano partiti per Le Havre dopo la tragedia, Adrien era stato molto vicino a sua madre, anche suo padre che normalmente impegnava le sue giornate immerso nel lavoro aveva accantonato tutti i suoi soliti carteggi per trascorrere il tempo a confortare la moglie, tenendola impegnata nelle più disparate attività, Gabriel Agreste non avrebbe mai trascurato i suoi affari per nessun motivo al mondo che non fosse il benessere della donna che amava.
Andavano molto spesso a cavallo sulla spiaggia, attività che sua madre adorava, consumavano regolarmente tutti i pasti insieme, come una vera famiglia e, anche se Adrien trovava insolito tutto ciò doveva ammettere che era piacevole quell’intima atmosfera familiare che si era creata li, nella loro tenuta estiva e ora che ci rifletteva, in rare occasioni avevano abitato in periodi differenti.
 
Avevano trascorso il periodo delle feste distanti dalla corte, nella loro residenza estiva per permettere a sua madre di riprendersi ma in realtà avevano tutti loro avevano bisogno di pensare ad altro, se così si poteva dire, purtroppo quella tragedia aveva annientato emotivamente tutti quanti.
Nonostante il terribile momento la sera quando era solo nelle sue stanze, la sua mente tornava a Parigi, pensava a quanto vuote fossero le sue giornate a causa dell’assenza di Nino – sebbene si scrivessero regolarmente - pur con tutte le sue inzaccherate battutine gli mancava terribilmente, e poi vi era colei che occupava gran parte dei suoi pensieri, non passava giorno in cui non le rivolgesse almeno una riflessione, stava bene per fortuna, ma si rammaricava di non aver potuto trascorrere i festeggiamenti di capodanno insieme a lei.
 
 “Adrien, sei qui? Ti disturbo?” Una figura femminile incredibilmente somigliante, almeno nell’aspetto a sua adorata madre si palesò si palesò sulla soglia della stanza del salone della musica, dove si era recato per trovare conforto quel pomeriggio, sua zia Amelie: “Ho bussato cinque volte, che stavi facendo?” – Adrien scosse la testa – “Niente zia, riflettevo. Voi piuttosto? Vedo che siete appena rientrata dalla passeggiata, com’è andata?” - Sapevano entrambi a cosa alludeva. – “Bene, siamo rientrate da circa tre quarti d’ora.”
Adrien inarcò un sopracciglio: “Allora perché indossate ancora la mantella?” – “Mi sono attardata nelle stalle, ora vado a sistemarmi, piuttosto, tua madre ti manda a chiamare, ci aspetta nella sala al piano inferiore per il .”
Il giovane si scostò al bovindo in cui era rintanato per guardare meglio sua zia, la donna indossava ancora la mantella e su una sedia poco distante s’intravedeva il manicotto di volpe che aveva indossato per la passeggiata.
“Precedetemi pure, vi raggiungo subito.” – “D’accord.”
In quel momento sentirono bussare alla porta: “Avanti.” – una domestica fece capolino nel salone e s’inchinò -Monsieur, sono arrivate delle missive per voi.”
La donna porse le tre lettere al giovane, Adrien ringraziò e congedò la ragazza che uscì dalla stanza preceduta da zia Amelie: “Non fare tardi mi raccomando.” Adrien sorrise ed annuì.
 
Appena le due donne furono uscite concentrò la sua attenzione sulle missive, una lettera da Nino, bella corposa, sicuramente un resoconto dettagliato di quello che era successo nell’ultima settimana, l’avrebbe sicuramente letta ma in serata, voleva dedicargli la giusta attenzione non solo, sapeva quali contenuti potevano esserci all’interno, e voleva evitare di prendere il thè con la sua famiglia con un’espressione sconvolta in viso.
Mise la lettera in tasca e proseguì, vi erano ben due lettere che dalla grafia e dal sigillo oro splendente riconobbe immediatamente che si trattava di Chloé, una per lui ed una seconda indirizzata a sua madre, sorrise dolcemente nel vedere la premura e l’abnegazione che la giovane dimostrava nei loro riguardi, in quelle settimane era stata davvero dolce, si ripromise che al suo ritorno le avrebbe fatto visita.
 
Mise in tasca una delle lettere e passò all’ultima, come vide il sigillo lo riconobbe subito, era di un delicato rosa confetto con incisa un D.
Sapeva a chi apparteneva  e doveva ringraziare il suo amico per averla fatta giungere a lui.
Una lettera da parte sua era l’unica cosa che riusciva a fargli passare la malinconia che accompagnava costantemente le sue giornate, non smetteva di rigirarsela tra le mani, quando uscì dalla sala della musica in direzione del salottino al piano inferiore, passando davanti all’enorme ritratto di famiglia esposto sulla parete al fianco dello scalone. In cuor suo non vedeva l’ora di leggerla così da potersi abbandonare a pensieri più piacevoli, cercando per quanto possibile di distrarsi dal dolore che da quel giorno tremendo, il cui ricordo era purtroppo marchiato a fuoco nel suo cuore.
 
Era stato un Natale molto triste quello appena trascorso, con sua madre nella disperazione più nera per l’atroce e insensata perdita subita, infatti i festeggiamenti erano stati ridotti all’osso, semplicemente perché nessuno possedeva lo spirito adatto.
Nemmeno la presenza di zia Amelie, che era venuta appositamente da Londra per dare conforto alla sorella era riuscita a portare la gioia sperata che, da quel maledetto giorno si era dissolta nel nulla.
Egli stesso non aveva inizialmente compreso l’entità della perdita subita non solo dalla madre, ma da tutta la famiglia e quel periodo trascorso lontano e solo con i suoi pensieri gli avevano dato modo di riflettere. Quando i suoi genitori gli avevano comunicato lo stato della madre ne aveva sinceramente gioito, nel periodo precedente aveva notato un cambiamento nella madre, ma non aveva detto nulla per non sembrare villano, e apprendere la novità lo aveva reso immensamente felice.
 
La consapevolezza di poter finalmente avere un fratellino, o quella che poi si era tragicamente scoperto essere la sua sorellina, con cui condividere la vita, nonostante la differenza d’età. E averla persa prima ancora di conoscerla lo aveva devastato, in cuor suo non vedeva l’ora di tenerla tra le braccia e successivamente le avrebbe insegnato a cavalcare, a suonare, non l’avrebbe lasciata un attimo e l’avrebbe protetta da tutto e tutti.
Ma non solo il destino aveva deciso di portasi via lei, non contento si era ulteriormente accanito, ricordava perfettamente le parole pronunciate dal dottor Lassons quel maledetto giorno: “Purtroppo madame sono sopravvenute alcune complicazioni e, con sommo rammarico a causa di ciò non vi sarà più possibile concepire nuovamente.”    
Un’ennesima coltellata ricevuta pochi istanti dopo una tragedia familiare.
 
A questo pensava mentre si dirigeva in direzione del salone con ancora le missive di Chloé e Marientte tra le mani, passò per l’ennesima volta il dito sul contorno del sigillo e la D in rilievo, sorrise spontaneamente e infilò la lettera nella tasca opposta, ci avrebbe pensato dopo.
Bussò alla porta e dopo pochi istanti in d’attesa di un ‘avanti’ pronunciato dalla dolce voce della madre entrò.
“Adrien tesoro, ben arrivato, vien t’asseoir ici.” La madre lo accolse calorosamente, e gli indicò un divanetto accanto a loro.

Le due donne erano sedute su delle poltroncine, il giovane si avvicinò alle due donne e prese dolcemente la mano della madre e la salutò con unaffettuoso baciamano: Comment ve sens-vous aujourd'hui maman?” - le chiese mentre si sistemava sul divanetto senza distogliere gli occhi dalla donna – “Molto bene tesoro, questa passeggiata mi ha davvero rinvigorita.” Adrien sorrise apprensivo, nelle ultime settimane si erano visti dei significativi miglioramenti, ma il ragazzo poteva ancora scorgere i segni del dolore sul suo viso.
“Madre è arrivata questa per voi.” Adrien porse la missiva alla madre – “È da parte di Chloé.” – “Oh che cara ragazza. Dovremmo andare a trovarla ” – Disse la donna mentre prendeva tra le mani i fogli di pergamena.
 
“Perdonate il ritardo, sono stato trattenuto.” Gabriel Agreste si palesò nella stanza, dirigendosi dalle due donne e rivolgendo un cortese baciamano alla zia per poi salutare affettuosamente la moglie con un dolce bacio.
Adrien distolse lo sguardo a disagio e si scostò per fare posto al padre sul divanetto: Si vous avez finì.” – disse zia Amelie facendo cenno al servitore di avvicinarsi, e una volta che vi fu vicino cominciò a disporre sul tavolo le preziose porcellane – Allor ma chère soeur, beau – frére, petite fils, la merenda è servita.”
Zia Amelie servì il thé, ma prima di sorseggiare la calda bevanda Adrien prese un macaron serviti assieme al resto e lo addentò di gusto, sentì sua madre ridacchiare, alzò lo sguardo verso di lei: “Vedo che questi dolcetti sono di tuo gradimento mon choux.” – “Lo credo bene.” Intervenne la zia entusiasta – “Arrivano direttamente da quella nuova panetteria che ha aperto giù in città. Duchien, Deuxiem…” – “Dupain!” Disse prontamente il biondo.
 
“Exactly! Grazie Adrien!” – Emilie prese un sorso di thé, poi ripose la tazzina nel piattino e poggiò tutto sul tavolino difronte a loro: “Tesoro.” – disse rivolgendosi al figlio – “Non è forse il nome di quella tua amica?”
Adrien che in quel momento stava sorseggiando la bevanda sgranò gli occhi ed improvvisamente il sorso gli andò di traverso e prese a tossire.
Quando si riebbe notò che tutta la sua famiglia lo stavano fissando interrogativi, suo padre lo fissava accigliato a differenza di sua madre che invece era leggermente in apprensione: “Mon cher tutto bene?” – “Oui maman, et elle.” Vide la madre lanciargli un’occhiatina scaltra e per evitare sue ulteriori intrusioni distolse lo sguardo, ma la sua azione non sortì l’effetto sperato.
 
“Sembra una fanciulla così a modo, devi assolutamente presentarmela quando torneremo a casa la prossima settimana.” Adrien che nel frattempo aveva preso dal piatto e addentato un nuovo macaron, ed anche questo gli andò di traverso: “Torniamo a casa? Non ne sapevo niente.” – “È stato deciso tutto deciso stamattina, io e tua madre ne abbiamo parlato, ed entrambi siamo concordi nel decretare che ormai è nelle condizioni per poter rientrare in società.”
Vide i suoi genitori prendersi per mano e guardarsi intensamente.
 
“Oh ma che splendida notizia, questo vuol dire che potrò rientrare a Londra in tempo per poter vedere Felix tornare ad Oxford.” – “Non sai quanto sono desolata Amelie, per non averti fatto trascorrere il Natale con i tuoi figli.” – “Non dirlo nemmeno honey**, sei parte di me e starti vicino è stato davvero il minimo che potessi fare.” Emilie sorrise e le mise una mano su un ginocchio e la sorella ricambiò la stretta.
Very good.” – Disse la donna alzandosi dal divanetto – “Con permesso, è il caso che informi mio marito del mio rientro.” – “D’accod, immagino che Richard sarà felice di riaverti sotto il suo tetto.”
Amelie si limitò a sorriderle per poi prendere congedo, annunciando che si sarebbero  rivisti per il pasto serale.
 

****

 
“Cher journal, è passato più di un mese da quando l’ho visto per l’ultima, le giornate alla reggia si sono fatte incredibilmente tediose da allora, certo la presenza di Alya a casa e delle altre ragazze mi è molto di conforto.
So che questa mia infatuazione è irragionevole, considerando che lui è promesso ad un’altra – cette saloppe de m.lle Bourgeois – ma sfortunatamente al cuore non si comanda, so che lui non potrà mai considerarmi nello stesso modo in cui lo faccio io.
Ho provato a spedirgli una missiva qualche giorno fa, - Alya mi ha rassicurata dicendomi che sapeva a chi consegnarla per fargliela avere – ma non so nemmeno se mi risponderà, perché non penso mi riterrà mai degna, anche solo della sua amicizia, nonostante sia sempre cortese con me sono cosciente del fatto che mi veda solo come una semplice fanciulla sicuramente non degna dei privilegi che ha ottenuto, e rivelargli ciò che provo per lui è un rischio troppo grande.
Non penso che uno come lui potrà mai provare vero interesse nei miei riguardi, nonostante si sia sempre comportato da gentiluomo devo cercare di restare con i piedi per terra perché potrebbe sfruttare ciò che provo per secondi fini.
Anche se dubito lo farebbe, pur essendo un principe di sangue*** lui è diverso da... 

 

Il rumore della porta che si apriva interruppe il flusso dei suoi pensieri era Alya che le portava il servizio da thé con la teiera fumante e dei pasticcini: Perdonami, ai-je interrompu quelque chose?” – “Niente, veni pure.” Disse riponendo la piuma nel calamaio, sistemò le pagine già asciutte e le ripose insieme alle altre.
Si alzò e si avvicinò alla sua amica aiutandola a sistemare i piattini sul tavolino vicino al caminetto, in cui crepitava arzillo il fuoco. “Siedi pure.” Disse Marinette ad Alya mentre si sistemava sulla sedia rivestita di broccato rosa, la mora spostò la sedia e ci si stese: “Uff… questi occhiali sono così fastidiosi!” – “Ti ci devi solo abituare, vedrai che tra qualche settimana non ti daranno più noie.” – “Stai alludendo ai tuoi crampi?” Marinette che stava versando il thè si distrasse, rovesciando parte del liquido sulla tovaglietta, guadagnandosi un’occhiataccia da parte della corvina: “Finiscila! È solo una banale infreddatura. Non dovevo vestire leggera per recarmi al mercato l’altra settimana.” Si versò il thè e prese il vasetto di miele.

“Sarà.” Rispose allusiva, dal canto suo Marinette la ignorò, e dopo essersi sistemata meglio sulla sedia non ed soffiò sulla bevanda e la sorseggiò appena.
“Sei ancora in pena per lui?” – La corvina annuì, non aveva senso negarlo, tanto Alya se ne sarebbe accorta comunque – “Un po’, infondo è lontano da così tanto tempo. ” Si portò nuovamente la tazzina alle labbra, sospirò, era sincera pur non conoscendo i dettagli del suo allontanamento si era informata, le avevano detto che avevano trascorso il natale in Inghilterra dalla sorella di madame Agreste per un motivo non meglio noto.

Stava di fatto che da un giorno all’altro e con una certa fetta tutta la famiglia era partita, e nessuno sapeva quando sarebbero rientrati.
A parte ciò lei stessa non poteva però lamentarsi di aver trascorso delle brutte feste, au contraire se mai.

Quello che avevano trascorso era il più bel Natale che ricordasse, non avevano mai festeggiato in maniera così ricca e sfarzosa, e il tradizionale ballo a corte era stato, come sempre, un momento magico. Purtroppo però non era riuscita a godersele come desiderava a causa dell’assenza di una persona, anzi di due, Adrien in visita ai suoi parenti oltre manica e il suo chevalier en noir lontano anch’egli nel nord. Solo lei era rimasta li, da sola, se pur relativamente invero, perché i suoi affetti le erano sempre rimasti accanto senza farle mancare mai niente.

Avevano trascorso un natale fantastico lei, la sua famiglia e tutto il personale di servizio che infondo altro non erano che una grande famiglia. La mattina di Natale, Alya l’aveva svegliata e insieme erano scese nel salone principale per scartare i regali posti vicino al caminetto, neanche a dirlo, Ella ed Etta le avevano precedute aprendo in anticipo i loro regali. Marinette era scesa in salone ancora in chemise e robe de nuit incurante di tutto e aveva scartato i regali insieme alla sua amica, poi era entrata sua madre con un pacco di dimensioni notevoli che aveva attirato subito l’attenzione di tutte e quattro: “Questo bambine mie è un regalo speciale.” Aveva detto la madre con il suo solito tono dolce e amorevole, e quando un volta adagiato il pacco a terra tutte e quattro avevano immediatamente circondato il pacco: “Che cos’è? Che cos’è?” avevano chiesto in coro le gemelle.

Senza troppe cerimonie Alya aveva scoperchiato il regalo - insolitamente non chiuso dal nastro -  e subito un vivace latrato aveva rotto il silenzio della stanza, sul fondo dello scatolone vi zampettava un piccolo e vivace cagnolino: Oh mon Dieu, c'est tres adorable.Marinette aveva preso in braccio per prima quella che si era poi rivelata essere un’adorabile cagnolina: “Maman, è bellissima! Grazie!” – “È stata un’idea di tuo padre, ti ha vista giù di morale e ha pensato che una cagnolina potesse allietarti ulteriormente le giornate. È una di quelle razze che dovrebbero restare piccoline, così potrete badare a lei più facilmente, e mi sembra superfluo dire che potrete giocarci tutte. Ma dovrete anche educarla.” Le bambine esultarono, mentre le due giovani annuirono più coscienziose: “Ora tesoro mio vatti a vestire, tuo padre ci attende per la colazione, così potrai ringraziare anche lui.”     

Sorrise ripensando a quella mattina e alla cagnolina che al momento si trovava in giardino assieme a Mylène, sorseggiò dalla tazzina era felice in tutta onestà sarebbe stata un’ipocrita nel dire il contrario, ma quella era l’unica piccola ombra: “Piuttosto, col tuo spasimante come sta andando?” Alya sorrise maliziosa a quella domanda: “Molto bene, è spesso alla locanda e…” -  “E?” – “E niente, parliamo molto ed è sempre tanto galante.” Dalla tasca estrasse un braccialetto in doppio filo di perle e lo mostrò alla sua amica.

“Ma è meraviglioso!” – “Lo so, me lo ha regalato dopo capodanno, non lo indosso mai per sicurezza e perché non è esattamente l’ideale per fare le pulizie e portare i vassoi.”
Touché  pensò Marinette sorridendole: “È davvero stupendo.” Era contenta che la sua amica sperimentasse il corteggiamento di un uomo, però era giusto che fosse a conoscenza dei potenziali rischi, ma lei come amica poteva solo augurarle il meglio e qualche piccolo accorgimento.
Al resto ci avrebbe pensato sua madre.

 

****

 
Con un fluido movimento del braccio Luka fece scivolare l’archetto sulle corde perfettamente tese del suo fidato violino.
Quello era il momento della giornata che preferiva, il tempo che trascorreva in compagnia del suo strumento a esercitarsi con le arie e le scale musicali mentre fuori la neve scendeva copiosa in quella fredda giornata di Gennaio.
 
L’unico altro suono in quella stanza era il crepitio del fuoco nel camino, che diffondeva un soffice tepore intorno a lui, cosa che lo aiutava a concentrarsi nell’esecuzione di quel brano.
Anche se si trattava di una melodia piuttosto semplice e che aveva già eseguito decine di volte necessitava comunque di concentrazione perché sapeva che se si fosse distratto la sua mano avrebbe mosso l’archetto e la melodia sarebbe cambiata.
 
Da quasi un anno ormai nella sua vita era entrata una persona speciale che aveva dato nuova linfa al suo estro musicale, infatti da allora si sentiva diverso, e di conseguenza anche la sua musica era cambiata, parimenti il padre ci aveva fatto caso durante il concerto di capodanno quando avevano suonato - come da tradizione – alla festa per l’inizio del nuovo anno.
Questi infatti non l’aveva ammesso, ma lui sapeva che era grazie alla sua esibizione che il padre l’aveva congedato in anticipo, ma quello che l’uomo ignorava era che il merito era da attribuire ad una tanto piccola quanto graziosa nuvola di taffetà verde, che aveva avuto l’immenso piacere di osservare mentre volteggiava per tutto il tempo in cui era stato sul palco, non le aveva staccato gli occhi di dosso e, non appena ne aveva avuto l’opportunità si era totalmente dedicato a lei.
 
Sfortunatamente quel nanerottolo viziato di Agreste non era presente, sapeva che l’avrebbe infastidito molto vederlo danzare con mademoiselle Dupain, sapeva bene infatti quanto quel ratto fosse in realtà invaghito della giovane, non gli erano infatti sfuggiti gli sguardi di fuoco che il biondo gli aveva riservato nei mesi estivi, ogni volta che vedeva la bella moretta trascorrere del tempo con lui.   
Ma se trascorreva del tempo con lei non era solo per infastidire quello sbrindellone, che doveva ammettere gli dava una certa soddisfazione, ma provava un sincero interesse per la fanciulla, e da quanto gli sembrava anche lei gradiva la sua compagnia, e lui ne era sinceramente affascinato e piacevolmente intrigato da lei.
I suoi profondi occhi blu rivelavano un animo puro e sincero, in poche parole cristallino così come i suoi splendidi occhi.

Il suo era un spirito vivace e spensierato oltre ad essere un’ottima compagnia, non solo per se, ma innanzi tutto per la sorella che al contrario aveva un tendenza ad incupirsi, Marinette era una delle poche che riuscivano nella non facile impresa di farla sorridere.

Da quando la loro madre li aveva abbandonati, ormai otto anni addietro Juleka si era chiusa a riccio e per un lungo periodo di tempo, rifiutandosi totalmente di proferire parola, inoltre l’eccessiva rigidità di loro padre non le aveva di certo giovato.
Lui le era stato accanto durante i momenti più bui, confortandola, seguendola e cercando di contenere i suoi attacchi di melanconia, che fortunatamente stavano diventando sempre più sporadici, comportandosi da bravo fratello maggiore, e fortunatamente anche la presenza costante di mademoiselle DeLavillant aveva agevolato la ripresa di Juls.
 
Ed ultima, ma non per questo meno importante, la dolce Marinette aveva portato l’allegria nel loro delizioso gruppetto.
Era sinceramente contento di quella loro amicizia, la spensieratezza e l’allegria che traspariva dalla bella moretta ridava colore non solo alle giornate di sua sorella, ma anche alle sue.
Ne era rimasto incantato già durante il loro primo incontro, nei giardini della reggia al suo ritorno da Salisburgo, quasi un anno addietro e da allora era stato un crescendo, avevano trascorso degli splendidi momenti assieme, tra conversazioni e piacevoli passeggiate nelle oasi della reggia, in cui l’aveva scrutata giocare nelle fontane in estate assieme alle sue amiche.
 
L’aveva osservata a lungo in ogni momento che avevano trascorso assieme,  i capelli neri come il cielo prima di una perfetta tempesta, la risata cristallina e spontanea, i suoi grandi occhioni azzurri ridenti e gioiosi che si stupivano anche solo delle piccole cose:Regardez monsieur, non è meraviglioso?” gli aveva domandato un giorno mentre osservavano un timido arcobaleno che faceva capolino dalle acque gettate in alto da una delle fontane della reggia.
Ma per lui lo spettacolo più bello non era il gioco di luce e acqua ma le scintille che sprigionavano i suoi occhi. La porta si aprì e Luka interruppe la sua esercitazione: “Vedo con piacere che ti stai esercitando.” – “Oui père.” Disse laconico il giovane in risposta al genitore: “Ora vieni, tua sorella sta arrivando, prenderemo il thè con il duca di Compiegne per trattare gli ultimi dettagli del suo fidanzamento.”
 
‘Cos…?’
“Ma padre…” – “Niente ma, ti aspetto tra meno di cinque minuti nell’anticamera della mia stanza, non mi aspetto di sentire una tua opinione, voglio solo la tua presenza.”
Il padre si congedò, lasciando il ragazzo amareggiato.
 

****

 
 
*La principessa Anna Maria di Spagna fu la prima promessa sposa di Luigi XV, a soli quattro anni venne spedita a Versailles per sposare il futuro re, ma a causa della sua giovane età venne rimandata a casa in breve tempo.
 
** Honey in inglese ha una doppia valenza, indica sia il miele ma è usato anche per dire semplicemente “tesoro” in senso affettuoso.
 
*** Principe di sangue - prince du sang - = uno dei titoli più alti utilizzati nella gerarchia sociale francese di Ancien regime, si fregiavano di questo titolo i discendenti di linea maschile del re, che però non rientravano nella cerchia ristretta dei parenti e infatti nella scala gerarchica venivano subito dopo i fratelli/sorelle e cugini di primo grado del sovrano.
 
Convenevoli finali:
 
Eccomi qui, dopo mesi di silenzio sono resuscitata, se siete arrivati a leggere fino a questo punto vuol dire che vi ricordate ancora della vostra Starfallen e siete rimasti con me nonostane la mia luuuunga assenza.
Con questo nuovo capitolo dal sapore post natalizio - anche se un po’ malinconico che non ha esattamente il sapore estivo, altro motivo per cui ho deciso di aspettare a pubblicare, l’altro è che sto continuando la stesura degli altri capitoli per portarmi avanti e alcuni mi stanno davvero richiedendo tanto impegno – e nel mio periodo di pausa non ho praticamente toccato il pc e anche ricopiare le cose da carta richiede tempo e soprattutto un computer disponibile.
 
Ma bando alle ciance, spero di essermi fatta perdonare per la lunga e interminabile attesa con un capitolo bello ricco se non di novità almeno di sentimenti e di pensieri dei nostri amati protagonisti, tra cui come avete notato c’è una new entry nei POV, che prossimamente ci renderà nuovamente partecipi della sua vita.
Fatemi sapere cosa ne pensati nei commenti, ringrazio chiunque arriverà fin qui e recensirà.
Io vi abbraccio tutti dal primo all'ultimo e vi do appuntamento al prossimo capitolo.

 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

   
 
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