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Autore: Striginae    13/09/2021    7 recensioni
A volte non sentire nulla fa più male che sentire troppo.
Genere: Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Torpore


«Come stai?»
 
Una domanda banale che richiedeva una risposta altrettanto banale.
Sarebbe stato molto semplice dire una bugia e sorridere, sostenere che tutto andava alla grande.
 
Il ragazzo non aveva bisogno di starci troppo a pensare. Sapeva di non stare bene ma, sapeva pure di non stare male.
Semplicemente... stava.
Galleggiava inerme in quell'enorme bolla che lo estraniava dalla realtà, nella quale si muoveva maldestramente. E per questo aveva deciso di non opporre più alcuna resistenza, di assistere agli eventi e lasciarsi trascinare dalla corrente, anche se ciò significava sbattere brutalmente contro qualche scoglio. In qualche caso fortuito, però, bastava un po' di noncuranza e superficialità per evitare problemi e ridurre i danni al minimo.
 
Tanto le cose andavano come dovevano andare, che a lui piacesse o meno.
 
Quindi aveva smesso di impegnarsi perché non aveva più stimoli. Non vi era niente che gli desse soddisfazione, non trovava la felicità in nulla. Eppure, aveva tutto: una famiglia, i suoi amici, un buon rendimento negli studi, una grande casa in cui sempre più spesso rimbombavano urla e insulti, un bel telefono che sempre meno squillava perché nessuno voleva parlare con lui, tanti manuali pieni di belle e altisonanti parole che si confondevano e gli risultavano incomprensibili e senza senso. Un po' come lui.
Insensato. Inadeguato, anche.
 
Sapeva di doversi sentire triste, ma non lo era.
Quel sentimento non gli apparteneva più.
 
Perciò aveva iniziato a recitare, perché le persone che lo circondavano si aspettavano qualcosa da parte sua, una reazione, un interessamento, un'ambizione. Trovava molto più comodo accontentarle e continuare a fingere invece che essere sincero ché non gli andava di parlare con nessuno di quello che non provava.
 
Eppure, in passato era stato un vulcano di emozioni: gioia e tristezza, rabbia e paura, fino a quando non era rimasto che il disgusto. Verso tutto e tutti... verso se stesso.
Sentiva tutto e troppo.
Era fragile.
La vita gli scorreva davanti, ineluttabile, e lui ne era già stato corroso. Era come una roccia, all'apparenza possente, erosa dal placido scorrere del fiume.
 
Così era rimasto solo con i suoi brutti pensieri.
Noia. Ansia. Tristezza. Delusione. Insonnia. Spossatezza. Dolore. Frustrazione. L'unico ma perenne desiderio di porre fine a quell'agonia, di scappare da quell'inferno che era la sua testa, perché non ne poteva più.
 
Immeritatamente era riuscito ad andare avanti, ma era rimasto vuoto.
Aveva preferito il niente al tutto.
Si sentiva come se stesse vivendo costantemente sotto anestesia e gli andava bene, era tutto molto più facile.
 
Fissò il suo riflesso allo specchio. La domanda che si era prima posto non aveva ancora ricevuto una risposta. Era bravo a mentire agli altri, ma eccelleva ad ingannare se stesso. Valutò le sue opzioni ed optò per una mezza verità: una bugia per risultare credibile doveva pur sempre contenere un pizzico di sincerità.
 
«Sono solo un po' stanco.»
 
Gli sarebbe potuto crollare il mondo addosso.
Non gli sarebbe importato.



Note finali
Buonasera. È la prima volta che pubblico in questa sezione, ho sempre un po’ di ansietta (quella buona) in queste occasioni.
Ringrazio chiunque abbia letto questa storia e per essere giunti fino a queste note.
Alla prossima,

Rhurab
   
 
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