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Autore: Nocturnal Valex    14/09/2021    2 recensioni
Il corpo di Snape non fu mai ritrovato nella Stramberga Strillante, dove Harry era sicuro di averlo visto morire, ma sei anni dopo quel giorno Harry ha ben altro a cui pensare: qualcuno ritornerà dal passato, e tra amori vecchi e nuove minacce, Harry deve riuscire a mantenere insieme i pezzi della sua vita.
Genere: Angst, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Potter, Severus Piton | Coppie: Harry/Ginny, Harry/Severus, Ron/Hermione
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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*Ottobre 2004* 
Solo un mese dopo aver lasciato la sua casa, Harry si era ritrovato costretto a chiedere a Ginny un favore, che la donna gli aveva concesso storcendo un po’ il naso.
-Ti prego Harry, non iniziare così anche con James- gli aveva detto lei al telefono quando lui l’aveva chiamata per parlarle. Aveva la voce stanca di chi lavora tanto e dorme poco, e alle orecchie di Harry quella sembrava, ed era, una supplica. Harry la capiva, in passato l’aveva messa in secondo piano al lavoro e al passato, e ora la rossa temeva che avrebbe fatto così anche col figlio.
Potter aveva sospirato ed era stato in silenzio solo qualche secondo, poi stringendo la cornetta del telefono tra le dita aveva detto: -Domani è il 31 ottobre-.
Era sicuro che Ginny avrebbe capito e dal silenzio che seguì quella frase seppe che era così. -Va bene, ci vediamo giovedì allora- e aveva chiuso la chiamata senza lasciare il tempo ad Harry di ringraziare.
Harry, che avrebbe dovuto passare il giorno di Halloween in compagnia del figlio, non che James capisse la differenza tra il 31 ottobre e tutti gli altri giorni, si ritrovò a vagare per Godric’s Hollow. Aveva preso quell’abitudine l’anno stesso della guerra: al compimento dell’anniversario della morte dei suoi genitori Harry si materializzava nella sua città natale e si prendeva la giornata per stare da solo con i suoi pensieri.
Erano molteplici i fattori scatenanti che portarono il Prescelto a visitare quel posto, primo fra tutti la gita sua e di Hermione proprio lì durante la ricerca degli Horcrux. Quel fatto aveva portato ad Harry un forte senso di nostalgia, nonostante non conservasse molti ricordi della casa dei suoi genitori. A lui bastava guardare quelle macerie per sentire ancora le urla di James e Lily Potter il giorno in cui vennero uccisi, e bastava la vista delle loro lapidi affinché i suoi pochi frammenti di ricordi felici tornassero a galla pronti a soffocarlo in un mare di lacrime.
Da allora tutti gli anni si presentava in quella cittadina e vagava dapprima senza una meta, osservano maghi e babbani fondersi per le strade e scoprendosi interessato alle loro vite finalmente normali e prive di incubi, per poi recarsi davanti alla casa in rovina dove avvenne l’omicidio dei suoi genitori. Lì si soffermava ogni anno di più, inizialmente si limitava ad osservare le macerie, ma col passare degli anni iniziò a chiedersi cosa avrebbe fatto in quel momento se Voldemort non fosse esistito e i suoi genitori fossero ancora vivi. Probabilmente, pensava, a quest’ora sarebbe in casa con qualche suo amico venuto a trovarlo prima di uscire insieme per festeggiare Halloween. Gli piaceva immaginare che quell’amico fosse proprio Ron, e che con lui ci fosse l’intera banda Weasley, perché Molly ed Arthur erano amici dei suoi genitori, nonostante nelle sue fantasie l’Ordine non esistesse.
Quest’anno invece, nonostante fosse ormai passato mezzogiorno Harry era restio ad avvicinarsi alla casa dei Potter. Quella notte gli incubi non gli avevano fatto visita, ma solo perché non aveva proprio chiuso occhio. Si era ritrovato a chiedersi insistentemente per la prima volta se i suoi genitori sarebbero stati fieri di lui, che aveva lasciato sua moglie e suo figlio da soli, nonostante fosse sempre presente nella vita di quest’ultimo. Aveva come l’impressione di aver deluso i suoi genitori, perché loro non si sarebbero mai lasciati, ma poi si ricordava che loro erano morti a soli ventuno anni, mentre lui quell’età l’aveva già superata. Era una magra consolazione.
Alla fine ci andò, anche se solo nel primo pomeriggio, e come al solito non appena si fermò davanti i pensieri e i ricordi lo travolsero. Avrebbe preferito ricordarsi quella casa per l’episodio della scopa giocattolo anziché per le urla di sua madre e i ricordi di Snape, anche quelli intrisi di dolore. Ma il passato non si poteva cambiare, e quel giorno, per la prima volta, si ritrovò a pensare al futuro e a come potesse cambiarlo. La casa era distrutta da ormai più di vent’anni, ma ciò non significava che non sarebbe più tornata come prima. Per la prima volta si chiese come avrebbe potuto ricostruire quella casa e pensò che forse avrebbe dovuto interrompere le ricerche di Hermione per la sua nuova casa.
Decise che ci sarebbe andato a vivere e che l’avrebbe resa un posto in cui costruire nuovi ricordi insieme al figlio. L’idea di viverci da solo non lo entusiasmava, ma quasi sicuramente in quel luogo avrebbe sentito i suoi genitori più vicini.
Con rinnovato vigore e mille idee per la testa, Harry si staccò dalla staccionata che recintava il cortile della casa e si avviò verso il cimitero, la sua ultima meta di quella giornata che prometteva pioggia. Nel frattempo, le strade si stavano iniziando a popolare di bambini mascherati che, accompagnati dai genitori, suonavano alle case per chiedere dolcetto o scherzetto.
Il monumento ai Caduti si stagliò davanti a lui in tutta la sua grandezza. Harry non si sarebbe mai abituato a vedersi raffigurato nella dura pietra, quindi quando lo oltrepassò e la statua cambiò forma prendendo le sembianze della famiglia Potter, lui non si voltò a guardare. Davanti a lui la chiesa che anticipava il cimitero era buia, segno che non ci fosse nessuna funzione in corso, così Harry la aggirò con tranquillità, senza temere di farsi vedere dalle finestre, e raggiunse l’ampio spazio che ospitava le pietre tombali. Passò accanto a quella di Abbott e di Kendra e Ariana Dumbledore, poi lanciò uno sguardo a quella di Ignotus Peverell ma non si soffermò su nessuna di esse.
Tenendo lo sguardo basso sui suoi piedi non si accorse di un uomo che camminava nella direzione opposta finché non ci andò a sbattere contro. Mormorò delle scuse e tenne lo sguardo ancora puntato sul terreno, anche quando l’uomo se ne andò senza dire nulla. Aveva disilluso il suo aspetto, ma il timore di essere riconosciuto per strada lo rendeva irrequieto. Normalmente non se ne sarebbe preoccupato, ma quella era una giornata speciale e non aveva nessuna voglia di intrattenere una conversazione con qualche mago adorante di Potter il Salvatore del Mondo Magico, come chiamato dalla Skeeter nel suo ultimo libro che lo riguardava.
Solo una volta davanti alle tombe di James e Lily Potter si concesse di fermarsi e alzare lo sguardo. Per qualche secondo rimase interdetto: non metteva piede al cimitero da un anno, ma la tomba di Lily era pulita e accanto erano stati posati di recente dei fiori, dei gigli notò Harry con un pizzico di divertimento. Si guardò intorno, ma nessuna delle altre lapidi era ben tenuta com’era quella di sua madre ed Harry si sentì un po’ in colpa: uno sconosciuto aveva pulito la tomba di Lily e a lui quest’idea non era mai venuta in mente. Chiese mentalmente perdono ai suoi genitori.
Eliminata quella stranezza dalla testa, Harry si sedette a terra e incrociò le gambe, fissando i due nomi incisi nella pietra, poi agitò la bacchetta e con un incantesimo non verbale pulì anche la lapide del padre, facendo anche comparire dei fiori per entrambi, non gigli per Lily questa volta. -Così va meglio- mormorò tra sé e sé.
Tolse l’incantesimo di disillusione dal suo corpo, voleva parlare con i suoi genitori nelle sue vere sembianze, e lanciò un Muffliato intorno a sé. -Nell’ultimo anno ci sono stati numerosi cambiamenti, non tutti positivi. Ho un figlio ora, è bellissimo, si chiama James Sirius…- gli si ruppe la voce, ma continuò a parlare come un fiume in piena di cui si sono rotto gli argini.
Raccontò del divorzio, di quanto Ginny fosse speciale e non ce l’avesse con lui nonostante fosse l’artefice della separazione, di come James rideva quando vedeva un gufo e di come gli piacesse tirare le code ai gatti randagi del quartiere.
Pianse e rise, rimase ore seduto su quel terreno freddo e umido a raccontare anche i dettagli più insignificanti della sua vita. Era sicuro che James e Lily lo sentissero, e poteva quasi sentire, talmente era forte la sua voglia di avere i genitori con sé, la mano di Lily che gli accarezza i capelli e quella del padre che gli stringe la spalla.
 
Mentre intorno ad un Harry distrutto dal passato calarono le tenebre, un uomo dai capelli castani e gli occhi azzurri fece ritorno a casa, si preparò una tazza di tè e controllò di aver comprato tutti gli ingredienti necessari alla preparazione di un’importante pozione. Ci mise mezzo minuto per rendersi conto che mancava qualcosa, un ingrediente abbastanza comune ma fondamentale e di cui aveva assolutamente bisogno. Era sicuro di averlo comprato, aveva anche contrattato il prezzo col venditore, ma lì ora davanti a lui non c’era. Fece mente locale: era andato al negozio per comprare il necessario e poi subito dopo al cimitero, nel tragitto non aveva toccato la borsa quindi non poteva essere caduto qualcosa. Solo al cimitero aveva estratto da lì un libro, quindi l’unico posto in cui potesse essere caduta la centinodia era proprio davanti alla tomba visitata. Se solo non fosse stato lui, all’idea di dover uscire nuovamente avrebbe sbuffato sonoramente, ma l’uomo in questione non sbuffò, bensì si rivestì e, bevuto l’ultimo sorso della pozione incriminata, tornò al cimitero.
Non ci mise molto, una volta lì, a capire di non essere solo: un uomo era seduto sul terreno davanti alle tombe dei Potter, in ginocchio, la schiena curva e la testa bassa con i capelli a coprirgli i lineamenti. Lo avrebbe riconosciuto ovunque, tutti lo avrebbero riconosciuto data la sua fama.  Harry Potter era inginocchiato davanti ai suoi genitori e stava chiaramente piangendo a giudicare dal movimento a singhiozzo delle spalle, ma non sentiva nessun suono, quindi il ragazzo doveva aver silenziato la zona attorno a lui.
Non si fece avanti, ma tornò indietro sui suoi passi senza fare rumore e appena fuori dal cimitero si smaterializzò per poi ricomparire a casa sua.
La centinodia poteva aspettare l’indomani.
   
 
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