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Autore: eddiefrancesco    14/09/2021    1 recensioni
Quando scopre che la nonna, eccentrica gentildonna con il vezzo del mecenatismo, ha una nuova dama di compagnia, Marcus, conte di Hawkridge, si precipita nel Devon.
Gli basta un'occhiata per capire che la ragazza in questione non è la solita approfittatrice, ma questo non significa che la giovane non abbia qualcosa da nascondere.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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Amy si era angustiata per nulla! Doveva esserci senz'altro più di un gentiluomo che si guadagnava da vivere alle spalle delle fanciulle abbienti che frequentavano le Accademie. E sicuramente più di uno con le stesse iniziali di suo marito. Ricordandosi che aveva in mano un bicchiere di champagne, Amy lo scolo' in un paio di lunghi sorsi. Poi cominciò a sventolarsi il viso accaldato con l'altra mano. «Signora Chantry, la smette?» La mano di Amy si fermò a mezz'aria. «Di farmi vento, signore?» «Non faccia finta di non capire. Ha capito benissimo di cosa parlavo.» Disse la voce severa di Hawkridge. «Ebbene, se lei la smettesse di presentarmi a tutti come un'amica di famiglia, non avrei bisogno di nascondermi tra le felci. Le quali, mi permetta di aggiungere, sono il mio posto.» Si fermò, riflettendo. «Be', non proprio le felci, ma neanche il centro della tavola. Intendo dire, il centro della sala.» Hawkridge occhieggio' il bicchiere vuoto di lei e glielo tolse di mano. «Vede cos'ha combinato?» Andò scaldandosi Amy. «Ora lord Colborough pensa che sia una Dalton, chiunque essi siano.» «Probabilmente lo è. Suo padre poteva anche essere destinato a fare il curato, signora Chantry, ma non sarei sorpreso di scoprire che sua madre proveniva da una famiglia nobile. In questo caso, i Dalton. Ha più che eleganza superficiale e buone maniere. Ha classe.» Mormorò lui. Lei sgrano' gli occhi. «In effetti, non mi era venuto in mente finché non ne ha parlato lord Colborough, ma i suoi occhi sono identici a quelli di Nick.» «Nick?» «Il conte di Ravensdene. Un mio amico.» «Oh, un altro conte. Siete in tanti, eh?» Amy aggrotto' la fronte, poi trattenne una risatina. Le labbra di Hawkridge ebbero un guizzo. «Mi dica una cosa, signora Chantry. Aveva mai bevuto champagne prima di questa sera?» «No.» Poi aggiunse in un sussurro complice. Non era nel menu all'ospizio dei poveri. Cielo, sono ubriaca!» Questa volta il sorriso gli arrivò agli occhi. «No, signora Chantry. Forse solo un po' annebbiata. Probabilmente perché a cena non ha buttato giù un boccone. Un po' di aria fresca la aiuterà.» Appoggiando il bicchiere sull'orlo di un vaso di felci, le offrì il braccio. «Usciamo sulla terrazza.» «Certo che no!» «Certo che si.» Lei ebbe un singulto. «Oh, eccoti qua, Hawkridge!» Lucinda si stava dirigendo verso di loro, una visione di raso bianco decorato da boccioli di rosa. Gli stessi fiori erano intrecciati artisticamente tra i suoi capelli. Purtroppo, l'abito dolcemente femminile non corrispondeva alla sua espressione. «Ora che hai costretto il povero Jeremy ad andarsene, spero che sarai soddisfatto!» Marc si rassegno' a rinunciare a una passeggiata solitaria con Amy. «Risparmiami le scenate, Lucinda. Cosa avrei fatto per far fuggire Chatsworth?» «Ha detto che si sentiva intimidito.» Marc grugni'. «Dato che non ho scambiato più di una dozzina di parole con lui, immagino che sia stato intimidito dall'ambiente. Dovresti essere grata per il fatto che ti sia stato risparmiato un ulteriore imbarazzo, Lucinda. Se si sente intimidito qui, come reagirà a Londra?» «Sarò lieta di dimostrartelo!» strillo' la ragazza. «Per fortuna, non tutti sono così spietati nei confronti delle...» «Lucinda, ti prego.» Lady Nettlebed, un'attraente matrona dai capelli scuri che indossava un abito blu notte, uscì sulla terrazza. Portava uno scialle sul braccio. «Ti si sente fino in sala. E non saresti dovuta uscire senza scialle.» «Mettilo addosso allo zio Marc» consigliò Lucinda, allontanandosi a passo di marcia. «Preferibilmente, intorno al suo collo, e stringi!» Lady Nettlebed seguì la figlia con gli occhi pieni di costernazione prima di rivolgere uno sguardo di rimprovero al fratello. «Come se incoraggiare il mio piccolo, fragile Crispin a intraprendere spot pericolosi non fosse abbastanza, Marc! Ora hai irritato Lucinda. Spero che tu sia soddisfatto!» «Vorrei che le persone smettessero di sperarlo. È una possibilità molto remota.» Borbotto' lui. Sarebbe stato troppo dire che Amy aveva i tamburi che le rullavano in testa, ma si sentiva ancora un po' stordita quando scese le scale, il mattino dopo. Quello che l'aspettava di sotto non l'aiuto. Fermo sulla porta della biblioteca, il signor Tweedy contemplava l'atrio come se stesse valutando il prezzo di ogni singolo oggetto. «Ah, signora Chantry.» Tweedy venne avanti, strofinandosi le mani. «Come si sente questa mattina, dopo il piccolo ricevimento di ieri sera? Non troppo sopraffatta dall'onore ricevuto, spero.» Amy inarco' le sopracciglia. «È stata una serata molto piacevole, signore. Aspettava Lady Hawkridge? Non è ancora scesa.» «Non mi sognerei di disturbarla così di buon'ora. Mi sono fermato a porgere i miei rispetti tornando dal villaggio. Il cocchiere di Hawkridge, Mawson, mi ha offerto un passaggio, che sono stato lieto di accettare. La salita a volte è faticosa per i miei, ehm, anni maturi.» Amy annuì. Dato che la casa che Tweedy aveva affittato era oltre Hawkridge Manor e che lui di solito compiva il viaggio sul suo calesse, sospetto' che l'ometto si fosse deliberatamente incamminato a piedi, sperando in un 'casuale' incontro con lady Hawkridge. «Non che voi giovani possiate capire. Lo dicevo pochi minuti fa al signor Chatsworth. Era anche lui in posta, mentre Mawson e io ritiravamo la nostra corrispondenza.» Riprese lui. «Davvero signore.» «Fa sempre piacere ricevere notizie dagli amici, vero? Comunque, la salita è piuttosto lunga. Quando il cocchiere di Hawkridge è stato così gentile da darmi un passaggio fin qui, io mi sono offerto di depositare la sua posta in biblioteca come ringraziamento.» «Capisco» Amy lanciò una rapida occhiata alla scrivania della biblioteca, che si intravedeva oltre la porta. La pila di lettere confermò la veridicità delle scuse di Tweedy. Si rassegno' a essere cortese. «Grazie, signore.» «Di nulla, mia cara. Ogni piccola attenzione è importante, non è vero? Sono sicuro che capisce. Dopo tutto, la sua posizione dipende da tali attenzioni.» «Cerco di rendermi utile a lady Hawkridge» replicò Amy, che cominciava a sentirsi davvero irritata. «Non ne dubito, signora Chantry. Non ne dubito. Tuttavia, la sua utilità ha i suoi limiti. Le signore di una certa età hanno bisogno di un uomo in casa per tutte quelle piccole questioni che tendono a confondere la mente femminile.» «Questa mente femminile si confonde meno facilmente di quanto possa immaginare» preciso' Amy seccamente. «Lo dicevo solo per il suo bene, mia cara. Perché sia pronta in caso dovesse partire. Le circostanze della vita cambiano continuamente, no? Non si dovrebbe mai ignorare un consiglio. Lei potrebbe tornare a Bath e considerare, ehm, un impiego presso un gentiluomo... Uno facoltoso, naturalmente.» «Questo consiglio, signore, è inutile quanto non richiesto. E ora se vuole scusarmi...» lo informò Amy con decisione. Tweedy corrugo' le labbra. «Certamente, signora Chantry. Lungi da me trattenerla dai suoi doveri. Li esegua bene, mia cara, ma tenga a mente che informare lady Hawkridge di questa conversazione non è uno di essi.» «Non mi sognerei mai di riferirle conversazione di così scarsa importanza, signore.» «È molto sicura di lei, signora Chantry.» Il broncio diventò un sogghigno. «Senza dubbio è la favorita. Però...» Lanciò un'altra occhiata circolare all'atrio. «Sembra che ce ne sia a sufficienza per due.» Tweedy prese il cappello che aveva posato sul tavolo, pronto a congedarsi. «Forse il signor Chatsworth sarà meglio disposto di lei ad accettare consigli da chi è più vecchio e più saggio. Ottersmead è un villaggio grande, ma dubito che ci sia posto per tutti e tre.» Già avviata verso la biblioteca, Amy si girò di scatto. «Con questo cosa intende dire, signore?» «Ci pensi, mia cara.» Tweedy aprì il portone e cominciò a scendere i gradini. Le sue parole di commiato caddero nel mattino soleggiato come chicchi di grandine. «Quando una persona come noi viene smascherata, la gente tende a farsi domande sulle altre facce nuove del distretto.» Accigliata, Amy fissò la schiena dell'uomo che si allontanava. Tweedy era sempre stato cortesissimo con lei, se non addirittura untuoso. Non le aveva mai dato alcuna indicazione del fatto che la considerasse qualcosa di diverso da una gentildonna costretta a trovare impiego a causa di ristrettezze. Cosa l'aveva indotto a gettare la maschera? Amy chiuse il portone ed entrò lentamente in biblioteca, avvicinandosi al grande specchio dalla cornice dorata. Quel mattino, per non aggravare il lieve cerchio che aveva alla testa, si era raccolta i capelli con un semplice nastro di seta verde, lasciandoli sciolti sulle spalle. Un paio di corti riccioli le incorniciavano il viso, rendendo la sua pettinatura un po' informale per una dama di compagnia. Cos'aveva visto Tweedy in lei da indurlo a metterla alla stregua di se stesso e Chatsworth? E che cosa sapeva, Tweedy, sul famigerato Chatsworth? Lo sospettava di disonestà perché lui stesso viveva di espedienti, o conosceva qualcosa di preciso che avrebbe screditato il corteggiatore di Lucinda? E, in quel caso, lei avrebbe dovuto avvertire qualcuno? Hawkridge? Lord Nettlebed? Più a disagio che mai, si avvicinò alla scrivania e subito il suo sguardo cadde su un foglio piegato e sigillato in cima al fascio di corrispondenza. Era indirizzato a lei. Amy lo fissò perplessa, poi lo prese e ruppe la ceralacca. Il foglio non recava né un messaggio né una firma, ma dalle sue pieghe sfuggì un altro, più piccolo, rettangolo di carta. Sembrava un ritaglio di giornale. Lo aprì. E sentì il sangue defluirle dal corpo, lasciandola di ghiaccio. Cercò il sostegno del bordo della scrivania. Non riusciva a muoversi né a pensare. Riusciva solo a tenere in mano il resoconto dei furti commessi a Bristol. Mio Dio! Chi poteva mandarle una cosa simile? Un violento tremito cominciò a scuoterla, strappandola alla paralisi. Corse al caminetto, si accuccio' e prese i fiammiferi per bruciare il ritaglio, poi si fermò. Come avrebbe potuto spiegare il fatto d'aver acceso il fuoco in una mattina calda come quella? Si costrinse a ragionare. Non era stato un fantasma a mandarle il ritaglio. La sera prima aveva appurato che il signor Chatsworth non era suo marito, l'unico altro per cui l'articolo poteva significare qualcosa. Perciò a mandarle quella missiva doveva essere stato Tweedy, che cercava di spaventarla. Ma perché proprio quel ritaglio? Perché aveva dedotto che significasse qualcosa per lei? Forse Tweedy conosceva suo marito? L'aveva vista con James? Era improbabile, ma non impossibile. Ma se Tweedy sapeva del suo passato, perché non l'aveva smascherata subito, invece di farle velate minacce travestite da consigli? Amy scosse la testa. Erano troppe le domande senza risposta, ma una cosa sembrava chiara. Tweedy non era al corrente di tutto o avrebbe usato ciò che conosceva per screditarla. Amy strinse le labbra e si ficco' il ritaglio in tasca. Se Tweedy credeva di intimidirla per indurla ad andarsene, sarebbe rimasto deluso! Senza prove, non poteva fare nulla. Sentendosi più spavalda che coraggiosa, Amy posò i fiammiferi. Uno dei tronchi impilati nel camino si spostò e un istante dopo qualcosa di grosso, di nero e di peloso entrò nel suo campo visivo. Si fermò a meno di un centimetro dalle sue dita e la fissò con due occhietti malevoli. Amy si scordo' del signor Tweedy. Merc era a metà delle scale quando uno strillo di oltraggio e femminile terrore gli lacero' i timpani. Mise una mano sulla ringhiera, la saltò e atterro' nell'atrio correndo. Quando irruppe dalla porta della biblioteca, una frazione di secondo dopo, la scena che si trovò davanti lo fermò di colpo. Amy era in piedi sopra la scrivania, una mano alla gola e l'altra che alzava le gonne a un livello a dir poco stuzzicante. Marc esitò, poi si concesse una rapida occhiata alle caviglie eleganti e ai polpacci snelli fasciati da verginali calze di cotone bianco che per qualche motivo gli scatenarono nel ventre un assalto di pura lussuria. «Non ha eliminato quel ragno!» lo accusò lei, con tutto il fiato che aveva in corpo. Marc chiuse la porta, vi si appoggiò contro e decise che era inutile informare Amy che gli aveva fatto prendere un colpo. «Ci ho provato» disse, con grande autocontrollo. «Ebbene, dovrà riprovarci, milord! E questa volta, sarà meglio che ci riesca!» «Certamente, signora Chantry. Se mi indica l'esatta posizione del ragno, sarò lieto di accontentarla.» «Là.» Amy indicò il camino. «È salito su quel tronco e... e mi ha fissato.» Marc inarco' un sopracciglio. «L'ha fissata.» «Sì! Come se volesse mangiarmi!» Un muscolo guizzo' sulla guancia di lui. «Non si azzardi a ridere di me.» «Non mi permetterei mai, signora Chantry. Laggiù, ha detto?» Si chino' a esaminare il ciocco. Da un'estremità spuntava una lunga zampa nera. Non c'erano dubbi. Il povero ragno si era rifugiato lì, in preda al panico per quell'urlo ravvicinato. Sarebbe stato un atto di carità sottrarlo alla sua miseria. Sollevò il ciocco e lo lasciò cadere con abile mossa su quello sottostante. Amy lanciò un altro strillo e si premette le mani sulle orecchie. Trattenendo un sorriso, Marc gettò il cadavere nel camino e si alzò, spolverandosi le mani. «Fatto. Niente di meglio che salvare una bella fanciulla da un ragno per iniziare la giornata.» La bella fanciulla si stappò le orecchie e lo guardò altera. «Le sono grata di avermi salvato, milord, ma doveva proprio uccidere la povera creatura?» «Povera creatura? Un minuto fa era un mostro carnivoro!» Amy arrossi' e si morse un labbro. Lui si avvicinò alla scrivania e le porse una mano. «Le assicuro, ora, che può scendere dalla scrivania in assoluta sicurezza.» Amy guardò la sua mano tesa. A quanto pareva, lui era convinto che scendere dalla scrivania sarebbe stato facile. Vedendo che non si avvaleva della sua assistenza, Hawkridge inarco' un sopracciglio. «Le assicuro, signora Chantry, che il suo assalitore è morto stecchito.» «Si, lo so, signore, grazie.» «Ebbene?» Amy si sentì arrossire di nuovo. «Uhm... Forse, se lasciasse la stanza...» Lui sgrano' gli occhi. «Prego?» lei sospirò. «So che può sembrare assurdo, milord, ma... Ho un piccolo problema con le altezze.» «Altezze?» Il luccichio perplesso degli occhi di lui si fece incredulo. Rassegnata, lei lo vide misurare con gli occhi la distanza sino al pavimento. «Signora Chantry» cominciò con un tono ragionevole che le fece venir voglia di rimettersi a urlare. «La strada che porta al villaggio è 'alta'. Non dava l'impressione di soffrire di vertigini mentre la percorreva. Qual è il problema, qui?» «Il problema è che questa scrivania non è la strada per il villaggio. Quella, forse lo ha notato, si trova a una certa distanza dalla scogliera. Non solo. In più punti ci sono degli alberi a bloccare la vista sul mare. Tuttavia, se dovessi stare in piedi sull'orlo del precipizio e guardare giù, probabilmente cadrei. Una cosa che preferirei evitare, milord.» «Non ne dubito, signora Chantry. Tuttavia, dia un'occhiata ai suoi piedi in relazione al pavimento. Non è sull'orlo di un burrone. Il piano di questa scrivania è alto meno di un metro. Non si può dire che sia una grande altezza»
   
 
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