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Autore: _Cthylla_    15/09/2021    2 recensioni
[Sequel della fanfic del 2013 “The Specter Bros’”]
Dopo la battaglia che ha portato alla distruzione dell’Omega Lock, molte persone in entrambe gli schieramenti si sentono perse o hanno perso qualcosa -o, ancora, qualcuno.
Il ritorno di vecchie conoscenze più o meno inaspettate sarà destinato a peggiorare ulteriormente la situazione o porterà qualcosa di buono?
Genere: Commedia, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Autobot, Decepticon, DJD/Decepticon Justice Division, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Transformers: Prime
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Specter Bros'- la serie'
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I Decepticon della Nemesis sono avanti nella costruzione del nuovo Omega Lock e, con l’aiuto di Ratchet, nella stabilizzazione dell’energon sintetico;
La Decepticon Justice Division è relativamente in pace e si sta riprendendo dall’ultimo incontro con Spectrus Specter, il quale ha teso una mano agli Autobot -nascosti e creduti morti dai Decepticon- per una temporanea alleanza che potrebbe salvare il pianeta Terra da una cyberformattazione.
In tutto ciò, Spectra Specter sta cercando di rimettere in ordine un’esistenza piuttosto complicata tra un matrimonio che si rivela essere stato molto avventato, un amico in pericolo e dei sogni di dubbia natura…







24

(A volte ritornano)














.:: Qualche tempo prima rispetto al presente, Terra ::.





Benché sapesse di non avere molta scelta se non quella di allearsi con un male maggiore che in quel contesto era costretto a considerare minore, c’era voluto un po’di tempo perché Optimus si decidesse ad accettare l’idea di un’alleanza temporanea con qualcuno il cui unico pregio era non voler cyberformattare la Terra. L’aveva ripetuto a se stesso di continuo, perché quella era l’unica ragione per cui poteva pensare di sopportare il tutto, e sempre con quello in mente aveva accettato il patto col diavolo quando questi si era fatto sentire di nuovo.

Optimus aveva deciso di appoggiarsi anche a Fowler, che si era offerto di fornire da parte del governo una struttura diversa dalla base nella quale far avvenire l’incontro con Specter e il suo compare prioniano: data la situazione non era particolarmente sicuro farlo in uno spazio aperto. Sì, Optimus aveva preferito che l’incontro avvenisse di persona nonostante il soggetto col quale avrebbe dovuto avere a che fare, un po’perché era ancora dell’idea che le cose importanti andassero decise così, un po’perché voleva verificare coi propri occhi le condizioni di Specter. Quel pazzo aveva intenzione di tenere lontana dalla Nemesis la Decepticon Justice Division, un compito tutt’altro che semplice già in condizioni normali, figurarsi per qualcuno che fino a poco tempo prima riusciva a malapena a stare in piedi.

Il comandante degli Autobot continuava a temere che si trattasse di una trappola, e benché nel caso di Spectrus il volersi vendicare fosse una ragione più che concreta per agire -l’aveva già pensato: la DJD l’aveva parzialmente smembrato e Specter portava rancore per molto meno- continuava a sentirsi tutt’altro che sicuro. Come dargli torto?

Anche parlare della cosa al resto degli Autobots non era stato semplice. Erano “contenti” quanto lui e Arcee, però era riuscito a far capire loro che non c’erano molte alternative. Loro avevano capito, insistendo per accompagnarlo tutti all’incontro. A un’eventuale apertura d’emergenza del Ponte Terrestre avrebbe pensato Rafael, che dopo Ratchet era quello che in generale sapeva usare meglio i computer della base.

«… ed è per questa ragione che è meglio continuare lasciare il vostro dottorino preferito dove sta: più andate avanti a non muovervi in tal senso e più possibilità ci sono che i Decepticon si convincano del tutto che siate morti, se non lo sono già. Diranno “Se fossero vivi avrebbero già cercato di salvarlo, di solito fanno così”, mentre stavolta farete qualcosa fuori dai vostri schemi. Così facendo non si aspetteranno il vostro attacco alla Nemesis, il che è l’ideale dato che siete rimasti quattro cybergatti».

Fino a quel momento però non era servito, perché Spectrus stava solo parlando e il suo compare, dopo un “Signora e signori, buonasera!” detto con un po’troppo entusiasmo, si era messo seduto dove Specter di solito riponeva la spada -ossia su una parte della sua schiena-.
Pur non immaginando che sarebbe arrivato con un braccio nuovo -dipinto di blu e di nero come l’originale- che durante la videochiamata non aveva, gli avevano detto che se davvero voleva quell’incontro avrebbe dovuto essere disarmato, e lui aveva accettato. Per una volta era stato ai patti.

«Anche grazie a te, Specter» ribatté Ultra Magnus «Che hai preso in ostaggio quel povero ragazzo per un piano concepito da transistors deviati, facendolo invece finire nelle mani dei macellai di Megatron!»

«Sapete già che i miei piani erano diversi».

«--Sì, farci saltare tutti in aria, grazie mille!--» esclamò Bumblebee.

«Di sicuro sono più gentile dei macellai che avete appena nominato e dei quali voi non dovrete occuparvi. Non c’è di che. Allora: conoscete la planimetria della Nemesis e sapete chi c’è, chi non c’è e in che condizioni si trova. Arrotondate per eccesso e aggiungete anche Dreadwing al conteggio, l’ho ferito ma non l’ho ucciso perché avevo altro da fare» disse, con un cenno annoiato del solo braccio che aveva «Quindi potrebbe essere tornato all’ovile a piangere la morte dell’ingrata invalida o a continuare ad aggiungere corna sulla testa del mio delizioso cognato, non saprei. Ecco sì, vi consiglio di liberarvi di Soundwave per primo, se volete arrivare a Megatron non è proprio il caso che vi si apra un Ponte sotto i piedi».

«Ci eravamo arrivati da soli ben prima di te» si fece sentire Arcee «Non stai parlando con degli idioti».

Anche con mezzo viso devastato, notò Optimus, il sorrisetto freddo e arrogante di Spectrus era sempre lo stesso.

«Ci stiamo sforzando tutti quanti di essere gentili per il bene di questo piccolo pianeta che amate tanto, Arcee, ma se continui a darmi degli assist del genere non resisterò a lungo e questa magnifica riunione di “famiglia” verrà rovinata… per colpa tua. Come sempre, del resto».

«Dovresti impegnarti di più a essere un po’meno te stesso. Siamo “quattro cybergatti” ma non siamo stati noi a proporre un’alleanza né siamo noi quelli pesantemente menomati» disse Optimus, con tutta la freddezza di cui era capace, prima che Arcee sbottasse una serie di insulti «Quello che dobbiamo fare noi ci è chiaro e conosciamo già il campo di battaglia. Dobbiamo trovare la Nemesis, entrare, liberare Ratchet e impedire che la Terra venga cyberformattata».

Un elenco di soli quattro punti sembrava roba da poco, ma non era così ed il tutto era ancora pieno di incognite, tra le quali ciò che sarebbe successo se Spectrus avesse deciso di tradire oppure se fosse stato ucciso prima del tempo. Peccato che non avessero molta scelta.

«Impedirlo uccidendo Megatron» gli ricordò Spectrus «Per poi usare su Cybertron il nuovo Omega Lock che ha fatto costruire. Avevi dimenticato qualche particolare un po’ più crudo».

«Niente che chiunque in questa stanza non sappia già».

«Dirlo ad alta voce ti metterà nel processore che stavolta dovete andare fino in fondo per davvero e dovrete anche farlo più in fretta possibile. Per i miracoli non sono ancora attrezzato e anche per fare quel che ho in mente mi servirà… tu» disse Spectrus, indicando Fowler che pur seguendo l’incontro era rimasto in disparte.

«Io?» si stupì l’agente.

«Proprio. Se non vuoi che la tua specie venga spazzata via dai Decepticon dovrai mettere a mia disposizione armi di vario tipo. I missili con cui è stata buttata giù Darkmount non sarebbero male come inizio» disse l’ex Autobot «Ma sono piuttosto sicuro che abbiate anche qualcosa di meglio».

«Vuoi anche un caffè, dei pasticcini e una bomba all’idrogeno?!» fu la risposta di Fowler pur essendo consapevole che, data la gravità della minaccia da affrontare, era probabile che dovesse finire per assecondare quelle richieste.

«La bomba andrà benissimo».

«Scordatela!»

«Peccato. Serviranno anche degli scudi di rinforzo per la Jackhammer, i migliori che possono essere messi insieme. È destinata alla rottamazione in ogni caso ma dev’essere in grado di fare un ultimo lavoro e un atterraggio in quest’area» disse Spectrus, indicando il posto in questione su una mappa olografica «Oltre a questo nient’altro, appena avrò a disposizione le armi saremo a posto».

«--Il rischio di farti uccidere è grosso quanto quello di essere colpito da una frana, una valanga o tutte e due le cose insieme--» commentò Bumblebee, osservando il posto che Spectrus aveva scelto «--Ma poi, la base della DJD non è in un posto simile? Messatine è rocce, neve e inquietudine. Si sentiranno a casa--».

«Lo so. Cos’è, ti preoccupi per la salute del tuo vecchio compagno di squadra?»

«--Mi preoccupo che ti smembrino di nuovo un po’prima di quanto spero--».

«Vinci un biscotto per l’onestà. Noto che mi stai fissando da un po’, Bulkhead. Hai qualcosa da dire?»

Optimus si voltò a dare un’occhiata a Bulkhead, il quale sembrava fissare il nuovo braccio di Spectrus con particolare interesse misto alla confusione e a un’aria da “non è possibile”. Optimus immaginava che quello venisse da uno dei vehicon più grossi, e non era detto che Specter se lo fosse procurato dopo l’ultimo scontro con Tarn, se mai tempo prima: prevedere di dover sostituire qualche pezzo non era una cosa stupida, specie pensando alla “mano” nuova di Ultra Magnus.

«… Jacky».

Arcee guardò stranita il demolitore. «Bulkhead, cos-»

«Quello è il braccio di Wheeljack, PEZZO DI-»

«Ehi grosso, non davanti ai bambini!» si fece sentire Bustin.

«Qui non ci sono bam… Miko?!» allibì l’Autobot, temporaneamente dimentico del braccio incriminato nel vedere lì la sua “partner”.

Era vicina a delle casse dietro le quali, dopo essersi intrufolata chissà come in quel posto, doveva essersi nascosta fino ad allora, e sembrava intenta a scattare fotografie a un minicon ora vicino a lei e munito di occhiali da sole, cappello stile Blues Brothers e posa plastica.

«… iscriviti al mio canale, mi raccomando».

«Stai -lontano -da -LEI!» intimò il demolitore al prioniano, col pugno pronto a tirare un colpo che avrebbe potuto ridurre questi in una frittata «Se provi a toccarla io ti-»

«Puoi stare tranquillo, tra Autobot, Decepticon e umani apprezzo questi ultimi molto di più» replicò Bustin, allontanandosi in volo da Miko dopo un breve cenno di saluto «E devo ai giapponesi molte delle serie che gradisco. A proposito, ho adorato il Comiket» disse, tornando a rivolgersi alla ragazzina «Senza travestimento ho rimediato molti complimenti come “cosplayer”!»

«E tu come hai fatto a entrare?!» esclamò Fowler, guardando Miko «Dimmi che non si sei infilata nel portabagagli, altrimenti!…»

«No no, ero sotto il sedile posteriore!»

Dando una breve occhiata a Spectrus, vide che questi lo guardava scuotendo la testa come a dirgli “Non sei neppure capace di tenere a freno dei ragazzini”. Non aveva tutti i torti, anche se i ragazzini in questione si erano resi utili in più di un frangente, e forse era anche per quel motivo che spesso li aveva lasciati fare.

«E comunque!» esclamò Miko dopo aver ricevuto e letto un messaggio sul suo cellulare «È un bene che io sia qui, almeno posso dirvi subito che Raf ha trovato un pezzo d’ala di Laserbeak e lo ha…» lesse «“Usato per agganciarsi al segnale dato dal resto di Laserbeak e localizzare la Nemesis”! È fatta!»

«Finalmente una buona notizia» disse Arcee, con sincero sollievo.

Nel corso della riunione Spectrus aveva accennato al fatto di essere in grado di localizzare la Peaceful Tiranny e la Nemesis di conseguenza -per quel che sapevano, viaggiavano ancora insieme- però tutti gli Autobot potevano essere solo felici all’idea di non dover dipendere da lui in questo.

Spectrus a quel punto si alzò in piedi e si avviò verso l’uscita. «Tutto quel che c’era da dire è stato detto, dunque la riunione è finita e ci aggiorniamo quando le armi saranno pronte, ed è meglio che lo siano presto. Prima o poi -più prima che poi- i lavori per mettere in funzione l’Omega Lock finiranno. E comunque no, Bulkhead: il braccio del tuo amico mi avrebbe fatto comodo, magari sarebbe stato un po’ più grosso, ma ormai anche le schegge che ne restavano si saranno arrugginite, piaccia o no».

«Non è ancora stato detto tutto, c’è un’ultima cosa» affermò Optimus, dopo aver bloccato Bulkhead con un cenno. Capiva la sua voglia di prenderlo a pugni fino alla rottamazione, ma era un piacere riservato alla DJD, e lui e il resto del Team Prime erano anche costretti a sperare che non ci riuscissero… o comunque non prima che loro avessero fatto quel che dovevano. A volta la vita, per utilizzare un’espressione dei ragazzini, “faceva proprio schifo” «Se ti verrà in mente di tradirci non ci sarà alcun posto nell’Universo dove potrai riuscire a nasconderti. È una promessa».

Spectrus sollevò brevemente il sopracciglio prima di rivolgersi al suo compare minicon. «Who you gonna call?»

«Ghost! Busters!»






***






«Non ti ha dato un pugno in faccia solo perché gli servi abbastanza in forma, lo sai questo?»

«Prime e gli altri hanno nemmeno capito la citazione, nano, forse l’hanno fatto solo gli umani. Se li tradissi potrei preoccuparmi dei loro fantasmi, al massimo» disse Spectrus, arrivato a pochi metri dalla Jackhammer «Per cui non…»

Un passo barcollante.

“Maledetto” pensò, rivolto a un boia Decepticon che non poteva sentirlo.

Bustin, fino ad allora seduto sulla spalla col nuovo braccio attaccato, volò davanti a lui.

«“Non sto facendo troppi sforzi per esercitarmi col braccio, nano, quindi la temperatura interna non si alzerà troppo un’altra volta, non sei mia madre, sono praticamente a posto”» disse Bustin, ripetendo quel che lui stesso gli aveva detto.

«“Praticamente a posto” lo sono. Quasi. Qui e il momento dello scontro lo sarò, anche se non credo manchi molto. Muoviamoci a tornare dentro».

«Siamo coperti, non c’è fretta. Tu sai che quello a cui hai pensato non è il solo modo di procurarci una nuova astronave».

«Ne avrei almeno altri due. Forse due e mezzo, se nei resti della Iron Will il modulo spaziale non fosse rotto».

«Sai anche che non è il solo modo di sbarazzarti di un po’di alcuni tuoi nemici».

«Ma è l’unico che valga veramente la pena. Se tutto va come deve andare, il disastro sarà epocale».

«Questo è vero» riconobbe il minicon «Per una volta avresti contribuito a un disastro davvero degno di nota. Ma cosa succederebbe se a decidere di tradire fossero gli Autobot? Potrebbero trovare un modo per farlo o più. Potrebbero distruggere l’Omega Lock anche stavolta e rimandare l’uccisione di Megatron a quando Tarnlandia non sarà più sulla Terra e tu sarai, se gli Autobot stessi cercassero di far sì che succeda, morto. Con loro ci siamo comportati come se solo la nostra parte fosse vitale perché il tutto riesca, ma non è così».

« Tengono troppo a questo pianeta per permettergli di riprovarci anche una terza volta» ribatté il mech «Togliere di torno Megatron, farlo presto e farlo quando ha meno gente intorno è la cosa più conveniente per loro».

«Sul breve termine».

«Dopotutto, al di là di Frollo e compagnia, chi garantisce loro che Megatron non trovi altri rinforzi come e peggio di quanto fosse l’armata degli insecticons?»

«Anche qui non hai torto ma sai benissimo che il punto del mio discorso era un altro» insistette Bustin, volando di fianco a lui «Hai il caos in programma e un rischio altissimo di non goderne se anche riuscisse. A dirla tutta le probabilità di riuscita sono più alte di quelle della tua sopravvivenza, anche con le armi che ti daranno».

«Non è la prima volta in cui mi trovo in una situazione a rischio e non sarà l’ultima. A te poi basta solo un briciolo di attenzione per evitare di finire offline, quindi a che serve questo discorso?».

«Non ti importa della Terra, quindi potresti tradire e basta sapendo quanto sia probabile che almeno gli Autobot finiscano offline. È da quando siamo arrivati che ti infili in “situazioni a rischio” una dopo l’altra sapendo che, per quanto pianificate possano essere, può sempre andare storto qualcosa… come l’ultima volta. Frollo ti ha conciato male, io lo so, tu lo sai. Immagino che anche prima di incontrarci ti comportassi allo stesso modo, forse anche peggio. Quel che mi chiedo è: “Perché?”»

“Perché quella fangirl emo perennemente infoiata mi avrebbe fatto a pezzi, lo ha fatto”.

“Perché è divertente”.

“Perché lo meritano. In fin dei conti, se si trovano in condizione di soffrire, la colpa è loro per non essere stati abbastanza forti da evitarlo. La vita non fa sconti a nessuno, quindi che si sveglino, finché possono”.

“Perché mi dà una soddisfazione immensa l’idea di vedere le loro facce quando in tutto il disastro loro vanno in pezzi mentre io faccio il contrario, e sopravvivo, e vinco. Com’è sempre stato prima di quella giornata del cazzo e anche dopo. Ne vale la pena anche perché, oltre alla vita stessa e alla soddisfazione che posso trarne, che altro c’è?”

Spectrus fece spallucce. «E perché no?»






.: Peaceful Tiranny- il presente :.






C’erano dei motivi se Tarn fino a quel momento aveva evitato di mettere Spectra al corrente del fatto che Dreadwing fosse nella Lista tra i bersagli prioritari, allo stesso livello di Airachnid, ancora ufficialmente dispersa: aveva parlato a Nickel di uno di essi ed era stato abbastanza onesto nel dirle che aveva voluto dare a Soundwave la possibilità di parlare della cosa a sua moglie -una vocina fin troppo somigliante a quella di Nickel suggeriva che fosse codardia, ma non aveva intenzione di darle peso- ma, per valido che fosse, quell’uno non era il solo. Più di tutto, e questo era qualcosa che riusciva ad ammettere con se stesso, aveva pensato alle conseguenze su un equilibrio psichico che definire così -“equilibrio”- al momento suonava come una presa in giro.

In passato o con altre persone che non fossero lei si sarebbe allarmato per aver avuto pensieri che potevano suggerire un punto debole da estirpare con forza, mentre nel caso specifico aveva solo concluso di tenerli da conto e aggiustare il tiro. Spectra sembrava tenere molto a Dreadwing quindi, dopo che Soundwave era stato costretto a dirle della detenzione di questi e della sua presenza nella Lista, Tarn aveva potuto immaginare svariati scenari di pianti, suppliche di risparmiare la vita del seeker che lui non avrebbe potuto accogliere neppure volendo e, nel caso peggiore, una nuova ricaduta o più di una. Aveva sperato di no ma aveva anche ritenuto di non poterlo escludere, dunque si era preparato mentalmente a essere inflessibile sull’argomento come lo era stato vorn orsono quando Spectra li aveva raggiunti con i biscotti.

«…Lord Megatron ha parlato con Dreadwing lo stesso giorno in cui vi ho incontrati su questo pianeta, avrebbe voluto che tornasse nella Nemesis e non aveva intenzione di ucciderlo, perché se l’avesse avuta l’avrebbe fatto appena Dreadwing gli ha detto di no. Che sia nella Lista non ha  senso anche per questo oltre per il fatto che lui non ha fatto niente per meritare di finire lì dentro. Volevo parlare con Lord Megatron anche per altri motivi, già che ci sono gli chiederò cosa succede».

Tutto aveva pensato insomma tranne che di vederla reagire nel modo in cui lo stava facendo: né pianti né svenimenti, piuttosto l’intenzione di andare a parlare con Lord Megatron come se fosse stato un suo diritto o comunque qualcosa di normalissimo.

«Spectra, tu sai che Lord Megatron è molto impegnato con i preparativi per quel che succederà a breve, scienziati e medico Autobot permettendo. Non so di cos’altro tu voglia parlare con lui ma riguardo Dreadwing non sono sicuro che sia il caso di distrarlo con una questione di cui ha già deciso l’esito» disse il Decepticon «Mi rendo conto che lo consideri un amico ma si trova nella Lista».

«Per avermi portata via dalla Nemesis quando io gliel’ho chiesto, perché questo è tutto quello che può aver fatto di male» disse lei «Ci sono persone che hanno cercato di uccidere Lord Megatron più di una volta e sono ancora online, mentre Dreadwing non si sarebbe mai permesso di tradire così lui o i Decepticon. Mai. Credo che questo Lord Megatron lo sappia, quindi com’è possibile che voglia vederlo terminato da te? Non ha senso» ripeté Spectra, spiegazzando la coperta nello stringerla tra le mani «Solo poco tempo fa avrebbe voluto che tornasse qui».

«Non è possibile che Dreadwing ti abbia mentito riguardo questo punto?» domandò Tarn «Per mettersi in una luce migliore o per farti stare più tranquilla. Quando si è dei fuggitivi è confortante pensare di avere dei nemici in meno».

«Dreadwing non è il tipo di persona che tende a mentire» affermò Spectra, con tutta la calma e la sicurezza del mondo, guardando Tarn dritto nei sensori ottici «E tantomeno lo farebbe con me. Non so perché Lord Megatron dopo abbia cambiato idea, ma se Dreadwing dice che quel giorno non lo voleva morto allora è così. Quando ti ha detto di metterlo nella Lista ha almeno accennato qualcosa sul perché? Io non riesco a capirlo…»

Tarn scosse la testa. No, in quella notifica non gli erano stati comunicati i motivi, anche perché non c’era mai stato bisogno: se Lord Megatron faceva un nome per la Lista, quel nome si aggiungeva senza se, senza ma e senza farsi domande, era sempre stato così anche in occasioni in cui c’era una certa dissonanza tra un ordine e l’altro.
Come in quel caso specifico, perché ora Tarn stava ricordando un dettaglio della sua conversazione con Lord Megatron il giorno dell’arrivo sulla Terra.

«Sentendotene parlare mi è tornato in mente un dettaglio risalente a quel giorno. Lord Megatron aveva detto “Dreadwing ha abbandonato la Nemesis ma non la Causa, quindi per ora non merita né la Lista né di essere un altro Starscream”. Riguardo il mentire… forse il tuo amico non l’ha fatto» fu costretto ad ammettere.

«Non è il tipo che dice bugie, te l’ho detto»

«Ciò non toglie che le cose siano cambiate. Magari Lord Megatron ha ritenuto che la sua assenza durante l’attacco degli insecticons fosse una ragione sufficiente, perché la nota è arrivata poco dopo, o forse ne ha altre che non vedi. Tu sai che anche quando Lord Megatron darà l’ordine io dovrò eseguirlo, al di là di quel che stiamo dicendo adesso».

«“Se” darà l’ordine» replicò lei «Dreadwing è tornato da qualche ora e Lord Megatron non l’ha ancora fatto. Ha cambiato idea una volta, magari può cambiarla ancora».

In quel caso specifico, se il tutto non fosse andato contro un ordine che presto o tardi avrebbe dovuto eseguire, Tarn avrebbe quasi potuto definire ammirabile una simile determinazione in qualcuno messo com’era lei. Era lontana dallo stare bene ma pareva che la persona che l’aveva favorevolmente colpito vorn addietro non fosse morta.
Quella femme non finiva mai di stupirlo e Tarn, pur avendo una certa mania di controllo, non sapeva se dispiacersi o meno dell’imprevedibilità di certe reazioni.

«Lo spero davvero» continuò lei «Perché se no… non merita quella fine» scosse la testa «Anche lui è sempre stato gentile con me».

«La sua gentilezza non ti ha protetta da Spectrus» si trovò a dire con una certa freddezza prima di riuscire a rifletterci sopra.

Sapeva da tempo che Dreadwing e Spectra tenevano uno all’altra, era palese al punto che lui stesso prima di sapere che era sposata con Soundwave aveva pensato che potessero essere compagni. Non era così e Spectra non l’aveva mai contraddetto quando lui l’aveva definito un amico, ma per Tarn il fatto che lei gli volesse bene e che lui potesse aver avuto le migliori intenzioni significava ben poco di fronte al fatto che fosse quasi morta. Anzi: a essere onesto, ricordando il momento in cui Spectrus l’aveva trafitta e tutte le ore nelle quali aveva pensato che l’ennesima ricaduta potesse essere l’ultima, per lui “le buone intenzioni e la gentilezza” di Dreadwing non significavano assolutamente niente -al di là del fatto che fosse nella Lista.

«C’è mancato troppo poco» aggiunse, rivolto più a se stesso che a lei.

Dopo una breve occhiata, Spectra poggiò una mano sul suo avambraccio, accarezzandolo delicatamente in un gesto di conforto.
Tarn immaginò che avesse compreso almeno in parte il suo stato d’animo, ma si disse che era uno di quei casi in cui ciò non era un male, anche perché quella ricerca di un contatto da parte di lei non gli dispiaceva. Aveva deciso di essere molto chiaro già da quando le aveva mostrato i libri e il resto, anche se in quel frangente era stato difficile per lui rendersi conto di essersi “scoperto”. Non lo era neppure adesso -anche se aveva accettato l’idea di tenere a lei
- ma considerando com’era stata la sua intera esistenza non poteva essere diverso. 

«Siete arrivati quasi subito, se avessi cercato di fuggire sul serio forse Spectrus non avrebbe neppure fatto in tempo ad avvicinarsi abbastanza. Quello che cerco di dire è che Dreadwing ha fatto quello che ha potuto con gli altri, ma non poteva proteggermi anche da me. Sono finita così anche perché ci ho messo del mio» disse Spectra «Non lo rifarò. Promesso».

Se non altro il suo messaggio sembrava essere arrivato a destinazione, cosa per cui poteva solo sentirsi sollevato.

«Sarebbe un peccato».

«Anche per Dreadwing… però penso che sia inutile dirtelo ancora».

Non c’era né biasimo né altro nel suo tono, era una semplice constatazione riguardo qualcosa che evidentemente le era chiaro da tempo. Niente “Tarn ti prego/ti imploro/ti supplico”. Meglio così.

«Davvero, io spero di poter vedere Lord Megatron presto, anche perché come dicevo devo parlargli anche dell’altra cosa».

«Vuoi provare a parlarne anche a me?» le domandò Tarn, un po’sollevato all’idea di poter cambiare argomento «Potrei essere utile lo stesso, pur non essendo Lui».

«Non lo so, pensavo di chiedere a lui perché è coinvolto in prima persona ma anche perché alla sua età ha sicuramente visto tante cose, magari anche strane, che io invece no» considerò lei, con aria pensierosa «Però il discorso dell’età vale anche per te mi sa, quindi penso che vada bene!»

«Negli ultimi tempi ho fatto il pieno di cose strane, quindi forse posso darti una mano pur essendo più giovane di svariati vorn rispetto a Lord Megatron e anche rispetto al tuo compagno di vita».

«Ah sì?» disse Spectra, con sguardo estremamente sorpreso.

«… sì».

«Non l’avrei mai detto, sai?»

«Né io pensavo di essere messo così male, ma a quanto pare devo ricredermi».

«No, non è perché sei messo male, anzi. Lo credevo più che altro per... è che quando ci siamo incontrati la prima volta mi eri sembrato un po’ rigido, un po' freddino, non solo perché sei il capo della squadra, e i cybertroniani di una certa età tendono a esserlo di più, quindi mi ero fatta quell’idea. A quanto pare però mi sbagliavo, e non solo per l’età» concluse lei, per poi guardarlo leggermente dubbiosa «Non è che te la sei presa, vero? Anche perché avere l’età di Lord Megatron non vuol dire essere messi male, no? O magari pensi di sì?...»

«Assolutamente no e non divaghiamo oltre: di cosa volevi parlare?»

Mentre pensava a quanto a volte parlare con lei potesse risultare una faccenda ardua, la vide esitare prima di iniziare il discorso, come rimuginando su qualcosa o se fosse stata indecisa, ma il tutto durò pochissimo.

«Che tu sappia, esistono dei transformers che riescono a vedere il futuro? Anche solo qualche pezzetto? Perché io penso… non ne sono sicura al cento per cento ed è anche per questo che chiedo, per cercare di capire, però… da quando sono arrivata qui sulla Terra mi sono resa conto che alcuni sogni che faccio potrebbero non essere solo dei sogni, ma qualcosa di più. Forse».

Quel che aveva sentito era l’ennesima piega inaspettata presa da Spectra Specter, tanto per cambiare. Che lei non fosse una persona comune era risaputo ma non aveva mai preso in considerazione la possibilità che potesse essere un’outlier come lui, un altro tratto in comune oltre a quelli che aveva già avuto modo di vedere e sentire, un’altra cosa ad avvicinare due persone che per il resto non avrebbero potuto essere più diverse -in virtù di un animo buono che lui non aveva più da una vita.

«Posso dire con certezza che ne esistono almeno due: con una, mio malgrado, ho avuto a che fare poco prima di arrivare qui, l’altra invece è una persona che conosco da molto tempo. Guarda caso, la stessa che un paio di vite fa creò quella bambola» disse il Decepticon, indicando la bambola di Sparkleriver «Nel primo caso poter dare un'occhiata al futuro è solo la punta dell'iceberg, nel secondo caso la vista è estremamente limitata, ma c’è. In virtù di tutto questo direi che dei possibili sogni profetici non siano improbabili, per cui spiega più dettagliatamente. Per favore».

Spectra lo fece. Parlò di quelli riguardanti Starscream e Spectrus, di quello ambientato il mattino dopo le nozze e per ultimi, ma non per importanza, di quelli che l’avevano messa in allarme -e stavano mettendo abbastanza in allarme anche lui: Lord Megatron che moriva infilzato da una Star Saber non attiva. Il solo pensiero che potesse succedere, specie con lui presente sul pianeta, non poteva essere ammissibile.

«… c’era Shockwave, ma io non avevo mai visto Shockwave, è stato Dreadwing che quando gli ho raccontato dei miei sogni mi ha detto chi era, ed ecco perché ho il dubbio che non fosse un sogno normale. L’ho visto anche la seconda volta, nel sogno diviso in tre parti. La seconda parte del sogno non l’ho proprio capita e la terza non c’entrava niente col resto, ma nella prima c’era Lord Megatron che moriva, di nuovo, e di nuovo nello stesso modo. La sola differenza è che stavolta c’erano anche gli Autobot».

«Gli Autobot sono morti. Non lo erano quando hai fatto il primo sogno, ora sì» osservò Tarn.

«Hai ragione. Però come ho detto non conoscevo Shockwave, e se anche l’avessi visto da qualche parte non potevo sapere che è nella Nemesis e c’era già dai tempi del primo sogno. Dreadwing ha detto che il sogno con Starscream poteva essere un ricordo tornato a galla e quelli su Spectrus l’inconscio che cercava di suggerirmi qualcosa, e ha senso, ma il resto come si spiega?»

Nonostante tutto, al momento Tarn non si sentiva di dirle né sì né no. C’erano delle spiegazioni valide ma gli ultimi tempi aveva visto troppe stranezze per decidere a prescindere di non crederle, farlo sarebbe più stupido di quanto lui non fosse.

«Non so darti una risposta. Forse… hai detto che l’ultimo sogno era in tre parti. Parlami di quelle, anche se dici di non aver capito la seconda».

Lei si strinse di più nelle coperte. «Avevo tanta paura, non ne ho mai avuta tanta in tutta la vita. La cosa strana è che non la sentivo “mia”. Ero in un posto che sono sicura di non aver mai visto, in una specie di magazzino messo molto male e con il tetto mezzo rotto. Pioveva un sacco».

La sensazione provata da Tarn in quel momento era molto strana: la stessa che precede l’arrivo di un indefinito “qualcosa” poco gradevole, senza riuscire a vedere da dove arriverà -o non volerlo vedere- né la natura precisa.

«Poi il magazzino ha preso fuoco, io ho urlato e sono corsa via. Mi sentivo male» indicò il petto «Non alla Scintilla, era come se il sistema di ventilazione non funzionasse. Non avevo mai provato niente del genere prima. Poi ho iniziato a sentire delle persone che mi inseguivano, urlavano “outlier, outlier”…»

La sensazione strana provata del leader della DJD stava iniziando a trasformarsi in qualcosa di meno strano e più conosciuto. Spectra era quella col regolatore di temperatura ancora in fase di taratura, ma anche lui aveva l’impressione di stare iniziando a sentire freddo, mentre il processore rifiutava di uscire dalla stasi in cui si era messo.

«A un certo punto mi sono trovata davanti un negozio che non avevo mai visto, però ho avuto l’impressione… no, la certezza, che fosse un posto sicuro. C’erano una grossa lanterna gialla e, cosa ancora più strana, quella» indicò la bambola somigliante a Sparkleriver Specter, che al momento stava fissando proprio lui con ottiche vitree color serenity «In vetrina. Volevo andare lì ma poi qualcosa mi ha allontanata e quindi non ci sono riuscita, ed è finita cos… no. Stavo dimenticando una cosa: in tutto questo, dal primo all’ultimo momento, c’è sempre stata una donna che cantava. Io però non conoscevo quella canzone… come tutto il resto. Te l’ho detto, non ho capito niente di tutto questo».

Oltre al cervello adesso era anche il corpo di Tarn a essere in stasi, forse nel tentativo estremo quanto inutile di evitare ancora per un po’ di processare quanto aveva sentito; ma era difficile ora che aveva davanti agli occhi il buio di quel magazzino e la luce del fuoco, come il rumore della pioggia nei recettori uditivi e la voce di Scylla.

«La canzone» si sentì dire «Puoi cantarla per me?»

A che pro?, si chiese. Non c’era bisogno di una conferma, sapeva benissimo quale canzone avrebbe sentito, sapeva benissimo cos’aveva sognato Spectra Specter -anche se l’aveva fatto in modo alquanto impreciso- eppure non ritirò la sua richiesta, ancora paralizzato, forse per il contrasto dell’essere del tutto convinto quanto incapace di accettare la realtà dei fatti.


“Come, wayward souls,
And wander through the darkness…”


Una realtà dei fatti con cui però avrebbe -avrebbero- dovuto fare i conti il prima possibile.
   
 
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