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Autore: Brume    16/09/2021    5 recensioni
Sono passati parecchi mesi da quel giorno. Dallo strappo.
Molte cose sono accadute; alcune, come la faccenda di Saint Antoine, ha lasciato indelebili ricordi.
Fersen è rientrato in Svezia per ordine del suo Re; Girodelle ha rinunciato, consapevole del sentimento che lega Andrè ed Oscar, a quest’ ultima.
Sono tempi difficili, sia per la Francia che per loro...ed è soprattutto Oscar a sentire il peso di questi eventi, pubblici e privati; un peso che la sta dilaniando , distruggendo. Per questo il giorno seguente al suo compleanno decide di partire per Arras: sa che presto le cose cambieranno, che non avrà più molto tempo così, prima che accada l'irreparabile e che quel nefasto presagio nel suo cuore prenda forma e diventi realtà, decide di prendersi del tempo per sè. Ha bisogno di capire, di parlare, di un abbraccio, di essere sè stessa.
Almeno per qualche giorno.
Almeno per qualche istante.
Genere: Angst, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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TRE GIORNI



 

Prologo :  Verso Arras. 26 dicembre 1788 

 

Il paesaggio, irreale, sembrava uscito da una di quelle fiabe che Nanny leggeva loro quando erano piccoli e non volevano assolutamente andare a letto ed Oscar e Andrè, fermati i cavalli qualche metro oltre il cancello della proprietà,  osservavano rapiti ciò che avevano davanti:  il palazzo di Arras, una costruzione a pianta quadrata, era completamente avvolto dal manto bianco così come ciò che aveva intorno...solo gli alberi piantati sapientemente a formare una sorta di confine naturale spiccavano, scuri, con i loro rami ormai stanchi. Non si sarebbero stupiti se, all’ improvviso, avessero visto spuntare qualche essere soprannaturale.
"...è….è...bellissimo" disse Andrè, quasi sottovoce, senza mai distogliere lo sguardo da quella visione. Ogni rumore era soffuso. Tutto, immobile e fermo, fissato in un eterno e lungo magico  istante.

Oscar, sovrappensiero, sembrò non fare caso alle parole dell'amico, tuttavia, dopo pochi attimi, arrivò anche la sua risposta.

"Si, Andrè….è davvero magnifico" aveva detto, gli occhi sgranati a godersi il panorama,  prima di ripartire al passo, precedendo di qualche metro. 

Niente di più, niente di meno; Andrè distaccò lo sgaurdo dal paesaggio e  la osservò andare via, senza mai distoglierle gli occhi di dosso.Infine, con la stanchezza che ormai aveva avvolto ogni fibra del suo corpo, diede un leggero colpetto con i talloni al cavallo, che ripartì al passo. Voleva entrare in casa, sistemarsi, farsi una bella dormita.

Erano partiti presto, quella mattina. Il sole doveva ancora sorgere.

La nutrice aveva preparato loro una colazione sostanziosa e delle leggere sacche da viaggio; al caldo del camino sito nella grande cucina si erano sfamati ed infine  sistemati addosso gli spessi e pesanti mantelli di lana e pelliccia, adatti per quelle occasioni.

Nanny li aveva redarguiti più volte riguardo  quella pazzia: Mettersi in viaggio con questo tempo...Mademoiselle, ma che idea! Potresti riposarvi anche qui! aveva detto, ripetuto con fino allo spasimo e con enfasi rivolgendosi alla sua protetta, dando di tanto in tanto occhiate a suo nipote; ma loro, soprattutto Oscar, avevano già deciso. 

Quei giorni di licenza li avrebbero passati ad Arras, nella casa di campagna. Lontano da tutto e tutti.

Così...si erano messi in viaggio, facendo solo una piccola sosta per far riposare i cavalli...Ed erano, prima del tramonto, arrivati a destinazione.

 

“Andrè...ho freddo, sbrigati” disse Oscar una volta arrivata davanti la casa del custode, Luc. Lui senza battere ciglio l'aveva raggiunta e, una volta sceso,  si era avvicinato alla porta battendo vigorosamente le nocche infreddolite sul legno ghiacciato della porta. Luc aveva aperto quasi subito.

“...Mademoiselle! Andrè!” disse  con sorpresa l’ uomo, strappato probabilmente ad un sonnellino pre-serale, nel momento in cui erano comparsi davanti ai suoi occhi. 

“Scusateci,Luc, per la sorpresa. Mademoiselle ed io vorremmo passare qualche giorno qui. Pensa di potermi dare una mano ad accendere i camini? Sua moglie potrebbe prepararci qualcosa da mettere sotto i denti?” chiese Andrè con modi affabili: anche se quell'uomo e quella donna erano pagati per farlo, non gli piaceva essere sgarbato.
Luc annuì e  allungò la mano alla sua destra prendendo un mantello ed un cappello.

“Al vostro servizio” rispose poi, semplicemente, avviandosi verso la magione e chiacchierando del più e del meno con l'attendente del Conte. 

Oscar, poco distante dai due uomini,  li seguì; la piccola compagnia si avviò dunque verso la casa, seguiti pure da Gisele, la moglie di Luc. Cominciava a calare la sera, il cielo iniziava a scurirsi regalando sfumature surreali; era davvero uno spettacolo della natura. 

“Mademoiselle” disse Luc rivolto ad Oscar “ abbiate pazienza. Ci vorrà un attimo prima che tutto sia in funzione e che la casa si scaldi.

“Non è un problema, davvero.Piuttosto, Gisele...potrebbe prepararci qualcosa da mangiare, nel frattempo?” rispose lei. La donna annuì, fece un piccolo inchino; parlò con il marito e poi tornò verso casa. Andrè osservò Oscar.
“Vai, Oscar. Vai al caldo, almeno te...ti raggiungerò tra poco” disse Andrè spogliandosi del mantello, seguendo Luc un una delle stanze del piano terra. 

“D’ accordo, Andrè” rispose la donna. Era una buona idea: non avrebbe potuto fare nulla, li, se non prendere freddo.

La casa, una residenza di campagna, non era gigantesca; possedeva solo una decina di stanze, una cucina, la dispensa, una sala da pranzo ed una biblioteca. Certo, gli ambienti erano molto più ridotti: anche per questo avrebbe fatto alla svelta a scaldarsi ed, effettivamente, nel giro di un'oretta e mezzo tutto fu sistemato.

Quando Andrè e Luc rientrarono, stanchi, Gisele sedeva davanti alla stufa ed Oscar era accanto a lei. Stanca, i suoi occhi avevano ceduto al viaggio ed al freddo e si erano chiusi ed il suo petto si alzava ed abbassava ad un ritmo costante. 

“Si è addormentata” disse Gisele quando Andrè si avvicinò alla tavola per la sua razione di zuppa; sorrise dolcemente, tentato dall’ allungare una mano e regalare una carezza alla donna , l'uomo...ma non volle mostrare del tutto ciò che il suo cuore provava in quell'istante. Non era il caso.

“La porterò in casa io, se mi fa la cortesia di preparare la sua stanza. Io mi arrangerò” rispose.

Gisele annuì e lo stesso fece Luc.

“Vi fermerete molto?” chiese quest'ultimo, addentando un pezzo di pane.

“A dire la verità, Luc, non lo so. Dovremmo rientrare a Parigi tra qualche giorno, ma dovrei...dovrei chiedere ad Oscar. In ogni caso, non credo che resteremo più di tre, quattro giorni” rispose.

Luc annuì ed il resto della cena passò veloce. L’ uomo domandò di eventuali novità ad Andrè, si fece raccontare gli ultimi avvenimenti; intorno alle undici , stanchi, decisero di ritirarsi.

Andrè si infilò la giacca ed il mantello; con gesti misurati e delicati prese Oscar tra le braccia e, solo quando fu sicuro di avere la presa, chiese a Gisele di ricoprirla con il mantello.

“...la stanza del Conte è pronta?” domandò.

“Si, è sempre pronta. Basterà togliere il telo che ho messo per la polvere. Ci sono anche dei bauli, con abiti di ricambio.” rispose la donna.

Andrè li ringraziò, dunque; dopo una decina di minuti uscirono, rischiarati solo dalla luce di una piccola lanterna.

“Grazie” disse Andrè una volta in casa; Luc salutò e uscì chiudendo il pesante portone dietro di lui.

 

Andiamo,Oscar, ti porto nel tuo letto pensò Andrè indirizzandosi verso le scale a poca distanza da loro, posando leggero un bacio sui suoi capelli.
 








 
   
 
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