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Autore: Barbra    16/09/2021    1 recensioni
L’altro rifletté sulle sue parole. La conclusione era sconcertante. Era arrivato da poco in Giappone, ma le voci metropolitane di Tokyo ripetevano un nome in particolare: «Lei è…?».
Eto x Tatara (quasi).
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Takatsuki Sen/Eto, Tatara
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Notturno

 

Eto lo raggiunse sul tetto deserto di un grattacielo, puntuale come un orologio, a fine giornata. Era venuta da sola, stavolta. Il suo tutore, il muto Noro, non l’aveva accompagnata.

Da qualche settimana gli faceva da guida e parlava in suo favore.

Conosceva la città e i quartieri più problematici, conosceva i capi locali e i soggetti più pericolosi, e sapeva quali ruote ungere perché i Ghoul di Tokyo lasciassero in pace il nuovo arrivato, senza costringerlo a fare troppo rumore.

La bambina lo salutò con un inchino formale.

«Può circolare e cacciare liberamente anche nell’Undicesima. Ma sia discreto, signor Tatara».

«Non ho intenzione di farmi notare, almeno finché non avrò trovato chi cerco. Dopo, la cosa riguarderà me soltanto, e si concluderà in breve tempo».

«Dunque è una missione suicida, la sua?».

«Non per forza. Se resterò vivo, lascerò il Paese. I tuoi concittadini non dovranno più preoccuparsi di me».

Eto lo guardò piegando il capo da una parte. L’abito che le copriva il corpo fasciato, il cappuccio sempre tirato su e il foulard rosa chiaro che le nascondeva ulteriormente il collo e il petto, complice la bassa statura, la facevano sembrare una bambola più che una mummia.

Si voltò a guardare il panorama, le luci di Tokyo, poi di nuovo si rivolse a lui. Era inquieta.

«Signor Tatara? Posso farle una domanda… a cui sarà perfettamente libero di non rispondere...?».

«Certo».

«Mi ha parlato di suo fratello Yan. Ma... chi era Fei?».

«Fei era una ragazza».

Per un attimo, Eto abbandonò il tono formale per una domanda più diretta: «Fei era la tua ragazza?».

«Sì, all’epoca. Eravamo entrambi giovanissimi… ».

«Questo è molto triste… dunque, persino lei è stato innamorato…».

«Sì».

«Vedendola adesso, è strano pensarci. Lei è così… controllato. Distante, a volte».

«Non è una scelta difficile. È una scelta obbligata, in realtà. O ti adatti al mondo così com’è, o muori».

«Ci sarebbe una terza opzione. Ma è ancora presto per parlarne. Chissà, magari, un giorno… lei potrà essermi di aiuto. Ora, le faccio un’altra domanda: crede che potrà mai innamorarsi di nuovo, signor Tatara?».

«No, Eto. Ma non pensarci. Non è il tipo di disillusione di cui dovrebbe soffrire una bambina come te».

«Quale bambina?!» si sorprese lei. «Io non sono una bambina, signor Tatara! Credevo che lo avesse capito…!».

Lui le circondò le spalle con un braccio.

«Certo, che non sei una bambina. Sei il Ghoul più abile e potente che io abbia mai incontrato. Sei una giovane promessa. Noro non ha di che preoccuparsi».

Non la stava adulando. L’aveva vista combattere, ed era rimasto impressionato dalle sue capacità rigenerative, dalla sua forza, dalla sua velocità, tenacia, tattica e inventiva. Sconfiggeva avversari potenti senza sforzo. Nella rigida gerarchia della Chi She Lian, avrebbe rapidamente raggiunto la vetta.

«Promessa, lo ero a dieci anni» lo corresse lei. «Ho raggiunto il massimo a quattordici».

«Quattordici anni?!». Era sinceramente meravigliato. Gliene avrebbe dati tredici, al massimo. «Cioè, l’anno scorso?».

«Un po’ di più. Circa sette anni fa».

«Hai ventuno anni...?!».

«Esatto».

Zhū Lú, che lei chiamava affettuosamente Tatara come le tradizionali fornaci giapponesi, allontanò il braccio dalle sue spalle. Abbassò lo sguardo sul suo vestito largo e sulle gambe fasciate dalle bende. Era piccola e sottile, delicata nei movimenti. Il suo passo era leggero come il vento. Ogni suo comportamento, ostentatamente infantile. Impossibile crederla adulta.

Mentre lui la squadrava, Eto gli tolse la maschera e gli posò una mano fasciata sulla guancia.

Lo fece con una naturalezza tale che l’altro Ghoul non ebbe il tempo di fermarla.

«Sarebbe triste se lei non si innamorasse più nemmeno una volta, signor Tatara».

La maschera rossa e la tunica bianca non erano solo un suo capriccio, bensì la divisa della ormai debellata Chi She Lian. Nessun membro dell’organizzazione poteva svelare la propria identità a un esterno. Lei l’aveva visto in faccia, e le vecchie abitudini erano dure a morire.

Avrebbe dovuto ucciderla subito, adulta o bambina. Lo sorprese non sentirne neppure l’impulso. Esitante, si riprese la maschera.

«La mia identità deve rimanere più segreta della sua, signor Tatara» si giustificò lei. «Perché qui mi danno la caccia da quando… da quando ho attaccato frontalmente la CCG. È stato il mio exploit dei quattordici anni. Sono il Ghoul più ricercato di Tokyo».

L’altro rifletté sulle sue parole. La conclusione era sconcertante. Era arrivato da poco in Giappone, ma le voci metropolitane di Tokyo ripetevano un nome in particolare: «Lei è… il Gufo?».

«Esatto. Io sono il Gufo, classe SSS».

Tatara si sentiva a disagio. Per la prima volta dall’epoca di Chi She Lian, dove militava agli ordini del fratello maggiore, si sentiva in una posizione di svantaggio.

«Le chiedo scusa per la confidenza che mi sono preso con lei, Signora Eto».

«Non preoccuparti. Io ho lasciato che te la prendessi. Va bene così. Scommetto... che ora vorresti vedere la mia faccia, eh?». Ridacchiò. «La faccia del Gufo da un Solo Occhio…?».

Nell’orbita lasciata scoperta dalle bende, la pupilla del suo occhio destro mandò riflessi di luce rossa.

Un brivido freddo corse lungo la schiena dell’uomo. Tatara scosse la testa. «No. Ho imparato che ci sono cose che non possono essere viste».

Eto rimase a fissarlo. Fu l’esitazione di un momento a tradire il suo stupore. Non si aspettava quella risposta. «Bene, signor Tatara. Vorrà dire che il mistero rimarrà tale per un po’».

Lui annuì e si congedò. Le voltò le spalle e si incamminò con calma verso le scale.

La voce di lei lo chiamò per nome. Senza il filtro delle bende a coprirle la bocca, il timbro sembrava più adulto.

«Signor Tatara…?».

Lui si voltò.

Reagì come se avesse incassato un pugno sul ventre, ma cercò immediatamente di ricomporsi.

Eto si era tolta l’abito largo. Solo le bende la fasciavano, aderendo strette alle forme delicate del suo corpo. Il viso, il collo e le spalle erano scoperti, una massa ondulata di capelli verde giada le ricadeva sulla schiena.

I lineamenti e la sua persona erano quelli di una miniatura, un’opera d’arte dalle proporzioni ideali.

Gli occhi verdi, tranquilli, lo colpirono con la forza di due lame.

Tatara non riuscì a dire nulla. La lingua gli si era paralizzata.

La voce di lei gli accarezzò di nuovo le orecchie. «Ora che anche lei mi ha visto in faccia, siamo pari».

Cadde il silenzio. Eto non si muoveva. Rimaneva ferma in una posa naturale, come se aspettasse di essere fotografata.

Tatara le si avvicinò col pretesto di studiare meglio il suo viso, così da memorizzarlo in caso di tradimento. Mascherò dietro un’aria sospettosa la voglia di allungare una mano per toccarla.

Non riuscì a trattenersi del tutto: le prese il mento tra le dita e la invitò a rivolgere il viso verso l’alto, verso il suo. Era giovanissima, ma non adolescente.

Con il pollice le accarezzò la guancia, mostrandosi più deciso di quanto non fosse.

Lei gli circondò delicatamente il polso con la mano sfasciata. Non accennò né a torcerlo né a spostarlo.

«E questo sarebbe il Gufo? Un piccolo assiolo, magari… o una civetta nana…!».

«Non giudichi un libro dalla copertina, signor Tatara. Lei lo sa che basta pronunciare il mio nome, per far tremare i muri della CCG».

Il Ghoul non rispose a quella civetteria. Non riusciva a concentrarsi abbastanza per trovare una risposta.

Quel lieve contatto con le sue dita sottili lo stava uccidendo, così come la consapevolezza di trovarsi a poca distanza dalle sue labbra socchiuse. Le accarezzò con il pollice e il suo cuore accelerò ancora. Si chinò per incontrarle.

Appena chiuse gli occhi, rivide l’immagine del volto di Yan, suo fratello, e di Fei, e dello straniero che li aveva uccisi entrambi.

L’investigatore ed Eto parlavano la stessa lingua, erano nati nella stessa città. La metropoli in cui si trovava adesso e che era ansioso di lasciare.

La sua schiena si irrigidì e lui recuperò tutto il controllo che per pochi attimi aveva perso. Una missione lo aveva portato dallo Shandong in terra straniera. Una promessa di vendetta. Non poteva permettersi di distrarsi, né di perdersi nei sentimenti per la sua più potente e subdola alleata.

Non era neppure certo che Eto, una mente così sottile, una bellezza così sfolgorante e fresca, non stesse solo giocando col cuore di uno sventurato. Zhu Lu era più vecchio di lei, ma poco avvezzo all’amore.

Se il suo intento era di assoggettarlo, il messaggio era chiaro: Tatara sapeva già che il Gufo lo avrebbe sconfitto in uno scontro frontale, ma lei voleva informarlo che il Gufo lo avrebbe sconfitto in ogni sua veste. Per questo gli si era avvicinata senza farsi notare, aveva cercato la sua amicizia protetta dal suo travestimento infantile. Al momento opportuno, gli avrebbe strappato il cuore come gli aveva strappato la maschera.

Eto lo guardò ritirarsi dalle ciglia socchiuse.

Le sfuggì un gemito di delusione. «Peccato, signor Tatara. Sarebbe stato… scontato e sciocco, ma pur sempre bello».

Lui accennò un inchino formale e si voltò. Si allontanò con più fretta, con le immagini di Yan e di Eto che bruciavano nella sua mente con la forza di due soli gemelli.

Presto, uno dei due avrebbe oscurato l’altro.





 

***








 

NOTA AUTRICE:

Non sono stata a prendere col righello (?) le misure delle tempistiche ufficiali quindi è probabile che mi sia scappato qualche anno di troppo o in meno.

Su Fei: va bene che bisognerebbe vedere i caratteri, ma Fei può essere o un cognome o un nome più facilmente femminile (cioè credo che sia usato più di frequente per le femmine che per i maschi, conosco una Fei ma non gliel’ho chiesto). Visto che se non sbaglio nell’opera originale non è precisato se Fei fosse un lui o una lei, ho scelto una lei.

Sono nuova del fandom e non ho mai scritto one-shot incentrate su coppie di nessun tipo, né credevo che lo avrei mai fatto, e con la grafica resto pessima, quindi il risultato è quello che è.

 

PS: non so se devo mettere spoiler o cosa sull'identità del Gufo, l'opera in Italia è arrivata da un po'...

Ciao a tutti, se c’è qualcuno.

   
 
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