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Autore: Elix94_    16/09/2021    0 recensioni
Bologna, 2020
Riccardo ha perso la testa per Chiara nel momento stesso in cui l'ha vista, non c'è stato neanche il tempo di presentarsi, sapeva già che quella lunga chioma rossa gli avrebbe mandato a puttane tutto quanto. Più la guardava e più capiva che sarebbe rimasta sempre impressa nel suo cervello, per quanto potesse essere insopportabile, viziata e testarda, ogni volta che si trovava nel suo stesso spazio vitale era come una droga. Riccardo non lo avrebbe mai ammesso, ma era pazzo di lei.
Chiara odiava Riccardo con tutta se stessa, odiava la sua arroganza e la sua presunzione, odiava anche i suoi occhi neri come la notte, ma soprattutto odiava il fatto che ogni volta che si avvicinavano, lei non capiva più niente. Lo conosceva da anni ormai, e non riusciva a spiegarsi per quale diavolo di ragione non riuscisse a stargli lontano per più di qualche giorno, anche se passavano tutto il tempo a scannarsi. Chiara non lo avrebbe mai ammesso, ma la presenza di Riccardo nella sua vita era fondamentale.
Genere: Angst, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico, Universitario
Capitoli:
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Capitolo 7









CHIARA

Odio tutto lo stupido controllo che questo stronzo ha su di me. Odio non essere in grado di mantenere la mente fredda quando sono con lui e odio non avere il ben che minimo senso del giudizio. Mi ha trattata di merda, per nessuna ragione al mondo. Mi ha seguita in questo stupido bagno sperando di ottenere esattamente quello che gli sto dando. Mi fa perdere la testa e non lo sopporto. Lo odio. Lo odio e non riesco ad allentare la presa delle mie gambe attorno al suo bacino.

<< Io ti odio >> provo a dire tra un bacio e l’altro
<< Lo vedo >> Riccardo stringe le mie mutande nella mano e sento che se potesse me le strapperebbe via. La parte incosciente di me glielo lascerebbe fare senza problemi.

Comincia ad abbassarmele e io mollo la stretta giusto il tempo per lasciarglielo fare. Lo sento ridacchiare contro il mio orecchio prima di impossessarsi ancora una volta del mio lato più debole. Con l’altra mano riesce a slacciarsi i pantaloni ad una velocità sovrumana e non faccio nemmeno in tempo a realizzare che ha il coso di fuori che mi ritrovo nella stessa posizione di prima, però questa volta mi guarda dritta negli occhi e io mi sento morire.

<< Dimmi che lo vuoi >> con quello sguardo mi stava penetrando l’anima
<< Stronzo presuntuoso >>

Mi molla di botto lasciandomi con la schiena al muro e il desiderio ardente negli occhi.

<< Che cazzo…>> dico sorpresa
<< Sei fradicia – passa ancora una volta la mano lentamente sulla mia intimità e temo di non vederci più – devi solo dirmi quello che il tuo corpo mi sta dicendo da mezz’ora. >> Non riesco a dirglielo apertamente quanto io lo desideri in questo preciso istante. Il mio orgoglio mi sta letteralmente pietrificando, ma il diavolo è più bravo.
<< Ti prego…>>
<< Mi sta pregando di scoparla, signorina Humbridge? >> dice riprendendomi per le gambe. Sento il suo membro premere sulla mia gamba e cerco di sollevarmi per alleviare la tensione. Ma lo stronzo non me lo fa fare.
<< Non ti ho mai pregato. Non lo farò adesso. >> mi avvicino al suo viso ancora di più e mi lecco le labbra per ristabilire l’ordine delle cose.

Mi fissa intensamente. Credo che neanche lui riesca più a trattenersi, ormai.

<< Mi hai fatto arrabbiare come non sai questa sera. >>
<< Oh, povero piccolo… peccato che non sia di tua proprietà, quindi, fino a prova contraria, io faccio il cazzo che mi par- >> non faccio in tempo a finire la frase che mi penetra togliendomi quasi il respiro. Non riesco a trattenere anche un urletto che riecheggia nel bagno, facendomi tappare la bocca dalla sua grossa mano. Sento la terra mancarmi da sotto i piedi. Grazie al cielo è lui a tenermi, perché se fosse per me non avrei nemmeno la forza per reggermi.

A quanto pare non gli è piaciuta la verità spiattellata in faccia. Oppure gli è piaciuta? Non ne ho idea, al momento ho la mente annebbiata dall’alcol e da Riccardo che mi sta prendendo come un ossesso. Stringe le mie natiche come se potessi scappare da un momento all’altro e si è attaccato talmente profondamente al mio collo che sono sicura lascerà un segno ben evidente. Sento già la pelle indolenzita quando si stacca solo per riprendere a baciarmi con più foga di prima.

Toglie la mano da una delle mie natiche per mettermela sul seno e per poi risalire sulla mia mandibola, che accarezza come se non stesse rivendicando ogni singolo centimetro del mio corpo.

Smette di baciarmi e sento le gambe tremare. Non riesco più a trattenere i gemiti e nemmeno lui. Tira la testa indietro per lo sforzo ed è talmente attraente che non mi sembra reale.

<< Non dire mai più…oddio…una cosa del genere >> mi dice in preda al piacere
<< Io faccio il cazzo che mi pare >> lo provoco. Si risveglia come da un sogno e mi prende più forte di prima, se è possibile. Appoggia la fronte sulla mia e stringo ancora di più le gambe per non lasciargli un minimo di spazio per allontanarsi da me.

Non ce la faccio più, sento l’orgasmo montarmi addosso come un’onda, ma credo di essere già venuta perché non capisco più niente. Fatto sta che vengo un’altra volta, con le mani nei capelli di Riccardo e il suo sguardo da drogato in overdose mentre viene anche lui, rilasciando il suo liquido anche sulle mie gambe.

È tutto qui, il nostro rapporto è tutto racchiuso in quei 20 minuti di rabbia e possesso sfrenato che la seguono. Non ricordo nemmeno come fosse prima di avere questa voglia continua di saltarci addosso, mi sembra un tempo così lontano e irrecuperabile.

Riccardo si allontana solo per prendermi della carta per asciugarmi le gambe, come fa sempre. Poi la passa anche sopra per evitare di lasciarmi sporca, ma al tocco sussulto per le forti emozioni appena provate.

<< Vedo che anche con della gente nuova, quello che senti con me non cambia >>

Evito di rispondergli. Non mi pento mai di andare a letto con lui, ma questa volta potevo decisamente evitarlo.

<< Scommetto che baciandolo non hai provato nemmeno un briciolo di quello che hai provato in questo bagno. >>

Lo guardo male. Sta per ricominciare a fare lo stronzo, me lo sento.

<< Che ne sai? Non sei tu quello che ho baciato là fuori >>
<< No, sono quello che ti sei scopata nel bagno di un agriturismo del cazzo >>
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Riccardo serra la mascella e i pugni. Vedo la rabbia rimontargli negli occhi e non posso che sentirmi fiera di avere questo effetto su di lui. Non può pensare di fare lo spavaldo senza che io non mi comporti nel suo stesso modo.

<< E allora vai, fatti prendere dal coglione romano – allunga la mano per indicarmi la porta – ma non tornare a piangere da me quando ti lascerà perché sei solo una ragazzina arrapata. >>
<< Sei un grandissimo stronzo. >> mi rifiuto di farmi vedere piangere ancora una volta da lui. Gli do una spallata ed esco dal bagno ingoiando il fiume di lacrime che erano pronte ad uscire.

Come fa una persona ad essere così dannatamente terribile con le altre? Riccardo è in grado di essere di una cattiveria disarmante quando non ottiene quello che vuole. E a volte anche quando lo ottiene. Non riesco a capacitarmi del fatto che sia in grado di trattarmi in questo modo e subito dopo fare il geloso se dico di voler stare con qualcun altro. La verità è che quella di Riccardo non è gelosia, è possessione. Può essere distruttivo se vuole, anche se l’unica persona che distrugge sono io.

Corro per lo stesso corridoio in cui mezz’ora prima stavo scappando per allontanarmi il prima possibile dallo stesso uomo con cui poi ho fatto sesso. Sono un clown vivente.

<< Chiara! >> sento una voce in lontananza, ma non è quella di Riccardo. È quella di Francesca, che forse si era un minimo ripresa nel frattempo << Stanno portando la tor..>>

Vede in che condizioni sono e si paralizza. Non so se a sconvolgerla di più sia il mio trucco sbavato o i miei capelli completamente rovinati.

<< Che è successo? Non sono sicura se tu abbia appena pianto o fatto sesso sfrenato >> dice sbiascicando. Decisamente non si è ancora ripresa.
<< Non voglio parlarne – dico mentre cerco di sistemare un minimo il disastro che aveva fatto Riccardo – hai detto che stanno portando la torta? >>
<< Sì, e vedendola anche solo da lontano posso dire che non ci sono limiti al trash >>

Scoppio a ridere e mi ricordo improvvisamente di aver ordinato una torta a tre piani con un enorme pene fatto di zucchero in cima. Sono andata ad ordinarla insieme a lei e quando ha proposto di farci mettere un pene sopra l’ho presa per pazza, poi ho pensato alla faccia che avrebbe fatto mia madre quando avrebbe visto le foto.

Torniamo nel salone e vedo i due camerieri che hanno portato la torta incredibilmente imbarazzati, probabilmente volevano mantenere l’aria professionale, ma alla vista di quel cazzo gigante chi sarebbe riuscito a rimanere serio? Mi avvicino al tavolo su cui l’hanno appoggiata, e quando vedo la candelina accesa proprio sulla punta non riesco a stare in piedi dalle risate.

<< Andiamo Chiara, soffia come solo tu sai fare! >> urla Giulio in mezzo alla folla, e io gli faccio il terzo dito mentre tutti quanti cominciano a cantare Tanti auguri.

Vedo Matteo in prima fila mentre canta quella canzone come se fosse la sua preferita e lo trovo esilarante. Francesca mi tiene la mano e si appoggia alla mia spalla per non cadere, mentre Giulia è dall’altro mio lato a battere le mani a tempo. Mi guardo intorno e non c’è nemmeno una persona sobria a quella festa, hanno tutti un bicchiere in mano e sembrano essersi divertiti più di me.

Sono davanti alle persone più importanti della mia vita a festeggiare i miei tanto aspettati 18 anni, con la vita negli occhi e con nulla di più da desiderare. Ma il segno che mi ha fatto Riccardo sul collo brucia come le fiamme dell’inferno, e non so se faccia più male quello o il fatto che dovrebbe esserci anche lui in mezzo a tutti gli altri.

Finalmente la canzone finisce e io soffio la candelina sotto una risata generale. Faccio portare via la torta dai camerieri per poterla tagliare, e nel frattempo i miei amici mi portano i regali.

<< Ti voglio bene sorella! >> Francesca mi abbraccia con le lacrime agli occhi, facendole tornare anche a me. E non ho ancora aperto il regalo.

Faccio per aprire il pacchettino e all’interno trovo una collana d’argento a forma di cuore, al cui interno è stata messa una foto di noi due poco dopo il mio arrivo dall’Inghilterra. Siamo state sorelle fin da subito, e questo ne è la prova.

<< Ti voglio bene >> l’abbraccio ancora una volta e stavolta non riesco a trattenermi.

I regali vanno avanti con un portafoglio di Gucci da parte di Giulio e Jessica (solo Dio sa perché ci si è messa in mezzo), il mio profumo preferito da parte di Giulia, un completino sexy di victoria secret comprato in gruppo da tutti i miei amici, e altri regali che non avranno mai la stessa importanza della collana di Francesca.

Tranne uno. Faccio finta di non cercarlo, di non volerlo nemmeno vedere. Faccio finta che il cuore non mi sia andato in frantumi quando apro l’ultimo regalo e non trovo il suo nome. Faccio anche finta di ringraziare tutti con un sorrisone in faccia, e faccio finta pure di andare a sistemare tutti i regali come se niente fosse. Ma nulla sfugge alle mie migliori amiche.

<< Non ci posso credere che l’abbia fatto davvero – inizia Giulia – non ti ha regalato nulla, nemmeno stamattina? >>

In realtà stamattina me lo ha fatto il regalo, vorrei risponderle, ma sono troppo incazzata per parlare.

<< Ora vuoi dirci che è successo? Ti abbiamo vista benissimo com’eri messa, e non dirci che lui non c’entra. >> Francesca prova a fare la dura, ma non riesce a stare dritta
<< Lui c’entra sempre, penso che sia chiaro ormai.. >> faccio un sospiro rassegnato, perché ormai non mi aspetto più niente da lui
<< Hey, Chiara… >> Matteo arriva da dietro di noi con l’aria di qualcuno che non ha fatto altro che cercarti per più di un’ora.
<< Matteo! Scusami se sono sparita, davvero, non ti stavo evitando…>>
<< Lo so, tranquilla. Non ti ho più vista e poi sei tornata con la faccia sconvolta, mi sono preoccupato >>

Conosco questo tizio da due ore ed è stato più carino con me che Riccardo in 5 anni.

Basta pensare a Riccardo!

<< Volevo chiederti se per caso volessi un passaggio a casa dopo, a meno che tu non abbia già chi ti porta a casa >>

Ce l’ho? Prima di stasera ero convinta che sarei tornata con quella testa di cazzo e che poi saremmo rimasti a casa sua a rotolarci nel letto tutta la notte. Ma le cose non vanno mai come le hai programmate, quindi fanculo.

<< Non mi porta a casa nessuno >> Francesca e Giulia si girano a guardarmi esterrefatte, e anche un po’ fiere a dire la verità.
<< Allora sarei felice di farlo io, se per te non è un problema >>
<< Non lo è per niente, anzi ne sarei contenta! >> mi avvicino e gli do un bacio sulla guancia, ma nell’allungarmi vedo entrambe le ragazze sbiancare. Devono aver visto il succhiotto di proporzioni cosmiche sul mio collo. Prima ero riuscita a nasconderlo bene tra i capelli, dannazione. << Sai cosa? Andiamo a mangiare un po’ di torta e poi ci vediamo alla macchina, sono abbastanza stanca e ho paura di crollare da un momento all’altro. >>
Matteo annuisce e poi si dirige verso la sala. Faccio per seguirlo, ma Francesca mi strattona il braccio al punto da farmi male.
<< Ahia! Sei impazzita? >>
<< Io?! Sarei io quella pazza? Da dove viene quel succhiotto? >> Giulia mi sposta i capelli per vedere meglio, fa per toccarlo ma sussulto dal dolore. << Cioè tu vuoi dirmi che ti sei scopata Riccardo e cinque minuti dopo ti fai portare a casa da Matteo? >> penso che mi stia per fare una ramanzina, ma subito dopo scoppia in una fragorosa risata << Tu sei completamente matta! Ma fai bene, dai a quello stronzo quello che si merita. Pensa che tu sia una troia? Faglielo credere davvero. >> mi sorride in modo malefico e io ricambio la risata.

È esattamente quello che voglio fare. Non ha fatto altro che giudicarmi e guardarmi come se fossi una grandissima puttana che va con tutti per tutta la sera.

Gli farò vedere esattamente quello che crede.
   
 
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