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Autore: Chocolate_senpai    16/09/2021    1 recensioni
A dieci anni di distanza dall'ultimo, famoso campionato, la ruota della storia gira di nuovo, di nuovo il perno di tutto è qualcosa che il Monaco stava tramando.
Volenti o meno, Kai, Takao, Rei, Max, e tutta l'allegra combriccola verrà buttata nel mezzo dell'azione, tra i commenti acidi di Yuriy, gli sguardi poco rassicuranti di Boris, i cavi dei computer di Ivan e la traballante diplomazia di Sergej.
Da un viaggio in Thailandia parte una catena di eventi; per inseguire un ricordo Boris darà innesco a un meccanismo che porterà i protagonisti a combattere un nemico conosciuto.
Sarà guerra e pianto, amicizia e altro ancora, tra una tazza di te, dei codici nascosti, una chiazza di sangue sulla camicia e il mistero di un nome: Bambina.
Starete al loro fianco fino alla fine?
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Boris, Kei Hiwatari, Takao Kinomiya, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 26

 

- Ve l’ho portato –

Il libretto venne sventolato in alto, come fosse un trofeo. L’eco della voce di Kai rieccheggiò tra le mura troppo ampie di quell’enorme magazzino, rimbombando tra i tubi d’acciaio arrugginiti e le travi pericolanti. Era praticamente buio, ma Kai ci vedeva bene; e i fra i tre uomini davanti a lui, due dei quali pericolosamente armati, sicuramente non c’erano Garland e Ming Ming.

- Dove sono loro?-

Lui si sentiva particolarmente sicuro di sè, con il cappotto nero lungo gettato sulle spalle, e le scarpe lucide che ticchettavano sul pavimento a ogni suo passo. L’ego vacillava solo alla vista dei riflessi sulle canne delle pistole.

Maledizione

Sì.

Avrebbe dovuto dare retta a Yuriy.

Uno dei tre uomini si fece avanti, con un ghigno piuttosto terrificante sulla faccia.

- Prima il quaderno – Fece, in un accento inconfondibilmente russo. D’altra parte, poco prima, le presentazioni le avevano fatte in quella lingua. Non che servissero presentazioni a Kai Hiwatari.

Il ragazzo restituì lo stesso ghigno sarcastico.

- Non sono un’idiota. Li voglio vedere –

- Stanno bene. Per ora – Sottolineò con enfasi, allargando il sorriso.

Kai si scoprì a stringere la presa sul quaderno. Pensava sarebbe stato tutto più facile, o perlomeno più rapido.

Soffiò fuori un lungo respiro.

- Facciamo così – Afferrò il quaderno con entrambe le mani, e con un movimento secco cominciò a tirare per romperlo. La carta scricchiolò sotto la sua presa, aprendosi in un primo strappo, e l’uomo davanti a lui smise di ridere. Fu Kai a farlo.

- Non vorrai che finisca in frantumi, vero? Vorkov non sarebbe contento . Aaah, non so cosa potrebbe farti-

L’altro non disse nulla. Le sopracciglia si aggrottarono, e mancò poco che cominciasse a ringhiare; con un gesto secco della mano diede un ordine. Una delle due guardie del corpo si allontanò, uscì da una porta nascosta nell’ombra che Kai non aveva notato, e tornò un minuto dopo. Si sentirono distintamente un paio di scalpiccii in più rimbombare tra le pareti.

Dal buio riemersero l’uomo, Garland e Ming Ming, questi ultimi legati e con una benda sugli occhi. Kai sorrise vittorioso; per un attimo aveva davvero pensato che non fossero nemmeno lì, e che fosse tutta una messinscena.

- Ora ragioniamo –

Garland alzò la testa di scatto.

- Kai ...?-

- Aha –

Sospirò.

- Proprio tu dovevi ... –

Uno strattone lo interruppe, e la fredda presenza di una pistola contro la sua schiena lo convinse a tacere.

Il mediatore tornò a sfoderare un largo, smagliante sorriso.

- I vostri angioletti sono qui. Adesso – Allungò le mani verso Kai – Il quaderno –

 

................

 

- è tutto sbagliato –

- In realtà non proprio tutto ... –

- Beh, e allora mi spieghi, di grazia, perché ci troviamo acquattati in questo orrendo, puzzolente antro come ... come dei topi?-

Gianni non rispose, passandogli invece una torcia che Rei aveva tirato fuori da chissà quale tasca.

- Zitto e guarda dove vai Drew –

- Già – Davanti a loro Ivan sghignazzò – Perché noi saremo topi, ma qui ci sono pantegane così grosse che potrebbero mangiarti, ci scommetto –

Andrew rabbrividì, ma cercò di non darlo a vedere.

Che serata terrificante.

Non era bastata l’escursione di Kai e Takao, già abbastanza pericolosa. Ci si erano messe anche le idee geniali di Julia, ovviamente supportate dalla parte femminile del gruppo. E al telefono le era sfuggito che, forse, se facevano esperimenti con cavie nel laboratorio di Croydon, poteva essere che le cavie le tenessero proprio lì. E lo zio Torres era invischiato in affari di prostituzione ...

Nemmeno a dirlo Hilary, indignatissima, si era mossa subito per elaborare una linea d’azione. Takao non ci aveva neanche provato a farla ragionare, men che meno Kai. E l’unico altro membro del gruppo abbastanza pacifico per darle un freno si era schierato dalla sua parte.

- Quell’essere è Rosemary, e dobbiamo fare qualcosa. Per lei e chiunque altro sia stato buttato in mezzo a questa follia –

- Sergej, ma sei fissato! –

- Non accetto altre opzioni. Verrete con me; Kai e Takao terranno impegnati i rapitori, no? Ci basterà intrufolarci, quando ho trovato quel ... bit power, lo stabile era completamente abbandonato –

- E se ora non lo è? –

- Yuriy, io andrò –

- Vengo con te –

Boris si era materializzato in salotto, con in mano la quarta bottiglia di birra della serata.

- Voglio vedere. Se tutto questo te lo sei sognato, ti prenderò per i fondelli a vita, e forse ti tirerò un pugno. Ma se alla fine questo casino servirà anche solo un po’ a rovinare i piani di Vorkov ... – Sfoggiò un ghigno tendente al sadico, affilando i gelidi occhi verdi - ... beh, allora ne sarà valsa la pena –

 

Erano andati tutti: la squadra russa al completo. Meno Kai, che aveva già il suo bel da fare. Ma serviva qualcuno che facesse da palo, e controllasse che nel laboratorio non ci fossero effettivamente delle cavie umane. Gianni, quando si rese conto che le cavie potevano essere giovani donzelle in difficoltà, si era fatto subito avanti con tutto il suo orgogliosissimo ego. E ci aveva trascinato Andrew, perché sapeva che Olivier, nonostante tutto il bene del mondo che gli voleva, non avrebbe retto venti secondi sotto pressione.

Stavano ancora discutendo sul piano d’azione, quando dio, il karma, la divina provvidenza, o semplicemente il caso, aveva fatto spawnare davanti a villa Hiwatari un aiuto in più per risolvere i loro problemi.

- Rei! Da dove arrivi?-

Il cinese non era nemmeno riuscito ad appoggiare la borsa, che si era trovato sommerso di domande, richieste e problemi che era sicuro non ci fossero quando era partito qualche mese prima. Ma più o meno sapeva che qualcosa non andava.

- Mao mi ha tenuto informato sulla faccenda –

- Ah, che ragazza meravigliosa!- Hilary batté le mani – Sei venuto a darci una mano?-

Rei si grattò il capo, ancora un po’ stralunato dal viaggio e dal caos che lo aveva accolto – In realtà sarei passato per un saluto. Sapete, c’è un raduno di chef a Tokyo sulla cucina tradizionale cinese, e ... –

- Bene – Boris tagliò corto, schiaffando sul tavolino davanti a Rei una mappa di Londra. Lo guardò con un sorriso poco rassicurante, indicando un punto poco lontano da Croydon – Sei arrivato al momento giusto. Sei assunto –

Rei strabuzzò gli occhi.

- Come prego?-

- Andiamo, chi te lo fa fare di farti una noiosissima convention cul cibo cinese, quando puoi buttarti nella mischia per una giusta causa?-

Il cinese stava per ribattere che il cibo cinese era in sé una giusta causa, che aveva prenotato il biglietto eoni prima, e che di prendere un altro aereo e andarsene a Londra non ne aveva assolutamente intenzione.

Ma, chissà come, la sera del giorno successivo gli avevano ficcato in mano un paio di torce, un telefono, una telecamera, lo avevano vestito di nero, e si era trovato a girare in modo circospetto nei corridoi di uno stabile abbandonato dove, quasi sicuramente, Vorkov aveva fatto esperimenti non belli e assolutamente non legali. E dove, forse, erano rinchiuse cavie umane. Oh, e un bit power modificato che, sempre forse, era Rosemary.

Bene, ma non benissimo.

Avanzarono ancora, sbucando dai condotti puzzolenti a una sala più ampia. Gianni annusò l’aria, pentendosene immediatamente. Portò di scatto la mano a coprire il naso: non c’era odore di fogna, era qualcosa di più ... chimico. Sembrava di annusare un barattolo di conservanti e scorie radioattive.

- Ma che cavolo ... –

- Di qua – Sergej avanzò con sicurezza, riconoscendo una delle rampe di scale che aveva già percorso tempo prima – è lì che dobbiamo scendere –

Boris sbuffò, aprendo la cerniera della giacca – Ti giuro Ser, se tutto questo è un’enorme stronzata ... – Era incredibilmente umido lì sotto, e si respirava a stento. Il ragazzo scrutò nell’oscurità le pareti scrostate, ascoltò l’eco dei loro passi e il ticchettare di una goccia che scavava dispettosa sulle mattonelle ammuffite. Trattenne un brivido; per un attimo quel luogo si sovrappose al monastero.

Scesero i gradini in silenzio. L’unico suono umano che riecheggiava erano i sommessi borbottii di Andrew; Gianni gli tirò una leggera gomitata.

Sergej si fermò. L’odore pungente di un non so quale liquame gli punse il naso. Oltrepassò il cartello di warning, lo stesso che aveva trovato la volta precedente, e puntò diretto a una grossa porta in metallo. Poi si fermò.

Yuriy si affiancò a lui. Prese in mano con noncuranza la pistola, perché lui a differenza di Kai preferiva essere sempre previdente, e tolse la sicura. Lanciò un’occhiata distratta alla porta.

- è questa?-

Sergej annuì.

Yuriy non aggiunse nulla. In cuor suo sperò davvero che Sergej si fosse sbagliato, e una volta entrati avrebbero trovato solo una vasca vuota, o un bit power qualsiasi.

Quando la porta si aprì, dovettero ricredersi tutti.

Gianni sgranò gli occhi, irrigidendosi sul posto. Andrew e Rei fecero solo un passo avanti, giusto per essere sicuri di averci visto davvero bene in quella specie di antro. Sergej chiuse gli occhi; sapeva già cosa si sarebbe trovato davanti. Yuriy e Ivan non poterono fare altrettanto.

Boris rimase lì, fermo, le pupille ridotte a due spilli.

- Cosa ... cazzo ... è?-

La vasca verticale era lì, come nella foto sul cellulare di Sergej. Le uniche fonti di luce erano i cavi luminescenti che collegavano la struttura al soffitto e al pavimento, diluendo nel liquido verdastro un baluginio offuscato. Dentro vi galleggiava quell’essere.

Non era umano, ma non era nemmeno animale. Un corpo antropomorfo sottile dalle membra allungate, con il capo rasato coronato da una serie di tatuaggi snodati in linee curve ed eleganti. E poi, dalla schiena, ecco spuntare due piccole, sparute ali. Erano poco più di ramoscelli da cui pendeva qualche lunga piuma argentata.

Boris si avvicinò di qualche passo, tendendo una mano verso il vetro. I suoi occhi fissavano quelle ali.

- Ma ... queste –

Sfiorò appena la vasca con i polpastrelli. L’essere aprì di scatto gli occhi a fessura, facendo sobbalzare i presenti. Yury scattò in avanti, afferrando Boris per una spalla, tirandolo lontano dalla vasca.

- Eccola – Sergej si avvicinò a loro.

Ivan avrebbe voluto scattare una foto, documentare la cosa, cercare qualcosa in giro che gli facesse capire che diavolo stava succedendo. Invece rimase accanto ai suoi compagni di squadra, fissando lo strano angelo galleggiare.

E quello scese. Scese sul fondo dell’enorme vasca, avvicinandosi a loro.

E sorrise.

La botta improvvisa di cardini che saltano riempì l’aria; l’enorme porta saltò in aria, volando di lato fino a schiantarsi sul pavimento. Gianni, che era rimasto più indietro rispetto al gruppo, si fece di lato giusto in tempo per evitare che una scheggia di mattonella gli volasse in piena faccia. Rei lo tirò verso di se.

- Attento!-

- Avete molte cose a cui fare attenzione –

La voce graffiante li fece rabbrividire. Dove prima c’era la porta ora stava in piedi un uomo ricurvo di lato, come se un braccio pesasse di più dell’altro e lo costringesse a piegarsi. Le labbra si tirarono in un sorriso contorto. Alzò il braccio destro, rivelando una struttura in metallo che partiva dal gomito.

Boris rabbrividì; in un istante gli tornò in mente una cosa talmente assurda che l’aveva messa da parte dopo l’incidente nei sotterranei di Norimberga.

Il braccio cannone

Poi qualcosa in quel pezzo di metallo scattò. E un attimo dopo metà della stanza stava andando a fuoco.

Sergej e Ivan si buttarono di lato, travolti da un’improvvisa ondata di calore.

- Yuriy!-

- Via, usciamo! Adesso!-

L’uomo meccanizzato prese a ruotare su se stesso, facendo fuoco attorno a sé; cominciò a ridere.

- Sì, così! Provate a scappare! Provate a ... –

Un calcio in pieno volto lo costrinse al silenzio. Sgranò gli occhi, mentre davanti a lui Rei, saltando al di sopra del braccio cannone, fletteva la gamba caricandola per un secondo calcio. Occhi d’ambra saettarono su di lui affilati.

Il proiettile gli volò a un centimetro dal volto. Il cinese non fermò il calcio, sferrandolo verso il nemico che volò a terra, fermando il flusso di fuoco. A pochi metri da loro Yuriy teneva ancora la pistola in mano, mentre gli occhi puntavano dritti al corridoio. Rei si voltò di scatto: dietro di lui era steso a terra un uomo che, fino a un attimo prima, gli stava puntando un’arma contro.

Fece un grosso respiro. Yuriy gli passò accanto, afferrando Gianni e Andrew per le spalle e scuotendoli dalla specie di trance nel quale sembravano essere entrati.

- Hei! Muovetevi, ce ne dobbiamo andare –

L’italiano boccheggiò, cercando di prendere aria.

- Cosa ... c-come ... –

Yuriy si rivolse direttamente a Rei – Ne arriveranno altri. Aspettavano solo il momento buono per attaccare-

- Quel coso!- Boris si intromise, fissando ancora la vasca verticale – Quel braccio ... a Norimberga eravamo stati attaccati da qualcosa di uguale a quello-

- Che? Come??-

- Ce lo spiegherai più tardi – Ivan lanciò ad Andrew una pistola, che lui afferrò quasi schifato.

- Che ci faccio con questa?-

Non lo degnò di risposta.

- Ci dividiamo. Siamo troppo facili da prendere in gruppo, siamo in troppi – Lanciò un’occhiata a Sergej, che ricambiò senza troppe cerimonie.

- Muoviti Boris –

Il ragazzo annuì. La luce vibrante delle fiamme che si stavano spegnendo lambì la vasca, illuminandone il bordo. La scritta Bambina era lì, ben visibile sotto i suoi occhi. E le piume di quelle ali brillarono tra le fiamme; gli sembrò quasi sentire Falborg richiamarle a se.

Yuriy lo afferrò per un braccio, riscuotendolo dai suoi pensieri.

- Sembra ... Falborg –

Il capitano aggrottò le sopracciglia.

- Che intendi?-

Poi si bloccò. Sul vetro della vasca, sottile e spigolosa, si stava disegnando una crepa.

- Oh no –

Un rivolo verdastro fuoriuscì dal pertugio; l’angelo osservò dall’interno il vetro, passandoci sopra un dito con una specie di curiosità. Poi la crepa si allargò, e ne seguì un’altra. E un’altra; e un’altra ancora. Quando dallo spesso vetro proruppe un suono secco, e la spaccatura si dispiegò per tutta la sua lunghezza, Yuriy decise che era ora di cambiare aria.

Afferrò Boris per il cappotto tirandolo indietro con tutta la forza che aveva, giusto in tempo per vedere il vetro spaccarsi. Poi puntò dritto all’uscita.

- Via!-

 

...............

 

Una scossa fece tremare il pavimento. Kai saettò gli occhi verso il soffitto non appena una serie di goccioline cominciarono a picchiettare con insistenza sulla sua spalla. Bastò quell’istante di distrazione; l’uomo davanti a lui scattò, annullando la distanza che c’era tra loro, puntandogli un taser contro.

La scarica di elettricità lo raggiunse prima che potesse fare qualunque cosa, colpendolo alla bocca dello stomaco. Kai sgranò gli occhi, perdendo la capacità di respirare.

Merda

Barcollò in avanti, cadendo a peso morto sul pavimento. La testa sbattè sulle piastrelle umide, e la stanza divenne confusa. Intravide, come se stesse sognando, due paia di scarpe avvicinarsi a lui; uno di quei due paia gli sembrò estremamente  familiare.

- Che ... cazzo ... – Biascicò. Poi il rosso delle All Stars di Takao gli balenò un’ultima volta negli occhi.

Razza di idiota

Un secondo dopo li raggiunse un’altra scossa; un tonfo sordo si susseguì a una serie di suoni metallici poco rassicuranti, e sul soffitto si produsse uno squarcio improvviso a pochi metri da loro, da cui fuoriuscì una cascata d’acqua verdastra.

La porta si spalancò, ed entrò Rei. Kai fu sicuro di sentire un che cazzo succede provenire dalla bocca di Takao.

 

Il cinese si trovò davanti una strana scena: Kai era a terra, accanto a lui Takao era tenuto in ostaggio e, oltre a lui, Ming Ming e Garland erano allo stesso modo tenuti sotto tiro da un paio di uomini armati. Un terzo uomo lo guardava con due palle d’occhi, brandendo minacciosamente un taser. E dal soffitto sfondato fuoriusciva una cascata d’acqua dal colore poco rassicurante.

Ma non c’era tempo per fermarsi. Dietro di lui comparvero Gianni e Andrew, altrettanto spaesati.

- Kai! Ma ... –

- Non c’è tempo! –

Rei scattò in avanti, disarmando in un secondo l’uomo con il taser. Dietro di lui Gianni si avvicinò a Takao, ma qualcuno gli scaricò contro una serie di proiettili.

- Oddio!-

- Scappate! – Takao si buttò verso uno degli uomini armati, facendolo cadere – Portate via quei due! A Kai ci penso io!-

Rei non se lo fece ripetere due volte. Scattò verso i due amici, lanciandosi contro l’ultimo uomo a frapporsi tra lui e loro. Lo assalì senza pensarci, colpendolo alle gambe per farlo cadere. Dietro di lui si fece largo Andrew, afferrando per le braccia Ming Ming e Garland per poi strappare le bende dai loro occhi. La ragazza sbatté le palpebre, accecata da quel poco di luce che illuminava la stanza. Andrew, con un coltellino a serramanico gentilmente offertogli dalla collezione del padre, si affrettò a liberare le mani a entrambi.

- Andiamo! Via!-

Ming Ming a stento riusciva a capire cosa stava succedendo, ma fu Garland a reagire per lei. La afferrò per un braccio, e le sue gambe cominciarono a correre in automatico dietro a quelle dell’amico, mentre i tacchi a stento la tenevano in equilibrio sopra il pavimento allagato.

Rei stava per allungare la corsa fino a Kai, ancora spiaggiato sul pavimento senza nessuna energia residua per alzarsi, ma il soffitto decise che proprio quello era un buon momento per cedere. Le travi si piegarono, e un secondo squarcio si aprì sopra le loro teste; una cascata d’acqua puntò minacciosa sa Rei e Kai.

Fu la prima volta che il cinese rimase fermo al suo posto, a guardare a bocca aperta la valanga liquida che lo stava per travolgere. Una spinta improvvisa lo fece barcollare all’indietro; con la coda dell’occhio distinse Takao, con le mani ancora legate dietro la schiena e un’incredibile fermezza negli occhi.

- Takao!-

Poi l’acqua lo travolse, insieme a Kai e a due dei nemici.

Ce l’avevamo quasi fatta!

Andrew afferrò Rei, trascinandolo verso l’uscita.

- Andiamo!-

- Ma ... –

- Non c’è tempo! Se la caveranno!-

 

Corsero fuori senza guardarsi indietro, sentendo l’acqua scorrere dietro di loro con sempre più forza.

- Dove andiamo?!-

- Là!- Gianni indicò una rampa di scale che saliva verso l’alto.

- Non c’è una cavolo di uscita?!-

- Non lo so!- Rei urlò, superando il suono dell’acqua e del soffitto che sembrava stare per cedere – Ma tutta questa acqua arriva da quella vasca??-

Continuarono a salire, fino ad arrivare all’ultimo piano disponibile con i polmoni disintegrati. Gianni si massaggiò le ginocchia acciaccate che aveva sbattuto in tutti gli angoli, complice il buio quasi totale.

- Vi prego, ditemi che abbiamo magicamente trovato un modo per uscire da qui ...-

- Voglio ... andarmene ... –

Gianni alzò gli occhi stupito, scontrandosi con due occhioni lucidissimi. Ming Ming tirò su col naso, ancora stretta alla mano di Garland.

- Perché siamo qui?-  Si aggrappò più forte al compagno di squadra – Cosa vogliono da noi?!-

- Qualunque cosa fosse ... – Boris comparve dalle scale, seguito da Yuriy, entrambi completamente umidi - ... L’hanno ottenuta. Dov’è Kai?-

Rei abbassò gli occhi.

- Lui e Takao ... sono ... –

- Il quaderno ce l’aveva lui. E ora ce l’hanno loro –

Sospirò, tirando il fiato.

- Bene –

Poi fece per tornare verso le scale. Yuriy lo fermò con un’occhiata.

- Dove pensi di andare?-

- ... a vederla –

- Boris –

- Voglio capire se Sergej aveva ragione –

- Non ... –

L’ennesima scossa interruppe la discussione. Ma questa non era per colpa dell’acqua. Il boato di un’esplosione li raggiunse, e più paia di occhi si rivoltarono verso il cielo.

Gianni sospirò.

- No ... non di nuovo ... –

- Eccovi!-

In quell’istante la faccia di Ivan comparve sulle scale.

- Stanno facendo saltare il piano terra – Li informò, mentre scartabellava con efficiente noncuranza nel suo zaino. Ne tirò fuori un paio di lunghe corde, srotolandole addosso ad Andrew.

- Prendete queste e tenetevi stretti. Dovremmo saltare da lì – Fece, indicando la finestra con un cenno del capo.

Gianni strabuzzò gli occhi.

- Stai scherzando vero?-

Anche Sergej si materializzò dalle scale, saltando gli ultimi gradini a blocco.

- Non c’è più tempo – Un’altra scossa li fece barcollare, costringendoli ad attaccarsi al muro per non cadere.

Yuriy prese in mano la situazione.

- La corda –

Ivan gliela lanciò; lui si fiondò verso l’unica finestra che la divina provvidenza gli aveva fatto l’onore di fornirgli. La spalancò, e accanto a lui Andrew notò con orrore che erano almeno a cinque piani da terra.

- Ehm, non so se ... –

Yuriy legò la corda a una tubatura accanto alla finestra, rompendo direttamente il vetro senza disturbarsi di vedere se era aperta. Poi mollò la cima in mano all’inglese.

Andrew lo squadrò con sospetto.

- Non ci provare, non mi butterò da qui come ... –

Il russo non lo ascoltò: lo afferrò di peso, producendo un britannico gridolino di stupore in Andrew, e lo spinse quanto bastava verso il davanzale per costringerlo a scendere, volente o meno.

 

  
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