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Autore: crazyfred    16/09/2021    9 recensioni
Alessandro, 45 anni, direttore di una rivista di lifestyle. Maya, 30 anni, sua assistente personale. Borgataro lui, pariolina lei. Self made man lui, principessina viziata ma senza un soldo lei. Lavorano insieme da anni, ma un giorno, la vita di entrambi cambierà radicalmente ... ed inizieranno a guardarsi con occhi diversi. Sullo sfondo: Roma.
(dal Prologo) "Quando Alessandro l'aveva assunta, oltre al suo aspetto patinato, aveva notato la sua classe e il suo buon gusto, oltre ad una sensibilità ed intelligenza nascoste, ma scalpitanti e volenterose di venire fuori. Forse nemmeno Maya si rendeva conto, all'epoca, che razza di diamante grezzo fosse. Alex però, che nello scoprire talenti era un segugio infallibile, non se l'era fatta sfuggire."
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sotto il cielo di Roma'
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Capitolo 9

 
Mentre salivano le scalinate monumentali che, all'esterno, conducevano dal giardino verso la villa, candida e perfetta nel suo stile neoclassico, Maya non riusciva a smettere di guardarsi attorno, estasiata, come un bambino che vede per la prima volta le luci di Natale. Era abituata a club esclusivi, feste private eleganti, ma sembrava come essere in un videogioco e lei aveva sbloccato il livello successivo. Tra le siepi e il prato curato del giardino all'italiana oppure fermi sulle scale, c'erano produttori cinematografici, attori e attrici che era abituata a vedere sullo schermo al cinema o in tv seduti in qualche salotto a presentare i loro lavori, modelle e altra gente che, pur non essendo riconoscibile, aveva tutta l'aria di avere le carte in regola per essere lì.
E a questo giro, ce le aveva pure lei. Sottobraccio al suo accompagnatore, un brivido di eccitazione le percorse la schiena: sapeva che era solo un'opportunità, che, come Cenerentola, l'incantesimo sarebbe svanito a mezzanotte, eppure non si sentiva di essere un pesce fuor d'acqua. Sentiva di essere dove da sempre meritava di stare, era parte di quel mondo.
"Ci sei mai stata qui prima d'ora?" le domandò Alex, con tono confidenziale.
Mentre raggiungevano l'edificio principale, aveva sentito puntati su di lui occhi di persone che, sebbene non conoscesse personalmente, con molta probabilità conoscevano lui. Ancora più probabile che le signore, con i colli inclinati leggermente verso le orecchie dei loro consorti, conoscessero sua moglie e stessero raccontando l'ultimo pettegolezzo. E sia per lui, sia per il giornale, che naturalmente per Maya, era fondamentale che la donna che aveva al suo fianco non sembrasse una scappata di casa raccattata per strada per far parlare di sé. Se dovevano spettegolare su di loro per tutta la sera, e lo avrebbero fatto, dovevano farlo in grande stile. Dovevano sembrare intimi, complici e affiatati, e quello che era successo a casa di Maya mezz'ora prima gli diceva che non sarebbe stato difficile farglielo credere.
"In realtà sì, era il matrimonio di una zia cui ho fatto da damigella" spiegò Maya "ma non mi ricordo di esserci stata, ricordo di aver visto delle foto … ero troppo piccola"
"Capito. Beh è la location più ricercata di Roma, per qualsiasi evento. Anzi … mi è venuta in mente un'idea per un servizio … ricordamelo domani, prima della riunione di redazione"
"Ma tu non stacchi mai? Ok che è una serata di lavoro ma, cioè, anche meno…sei nella location più figa di Roma, tra gente ancora più figa e schifosamente ricca, probabilmente ci serviranno cibo e da bere che costano più di quanto paghi tutta la redazione ogni mese … stacca il cervello almeno per 5 minuti!"
Alex rise, ma non era una risata studiata, per convincere chi gli stava attorno che era già tornato in carreggiata dopo l'incidente di percorso con sua moglie, presto ex.
"Ci proverò. Tu piuttosto … la vuoi vedere la cosa più figa della serata?" la musica, man mano che si avvicinavano al red carpet e all'ingresso si faceva sempre più forte, e fu costretto a parlarle vicino all'orecchio. Lì per lì fu un gesto automatico, ma si rese presto conto della pessima idea: di nuovo, quel veleno che Maya indossava come profumo tornò a stordirlo, appetitoso quasi, sembrava stimolare di più il gusto che l'olfatto, scivolando tra naso e gola come lava incandescente. La ragazza non poteva dire di passarsela meglio: mentre gli parlava, quel respiro fresco le pizzicava il collo e ancora una volta fu costretta a ricordarsi che non c'era niente da trovare attraente, che erano solo le circostanze e l'indomani, in ufficio, avrebbe ripensato a quanto si era resa ridicola a vedere Alex, il paranoico e maniacale Alex, con gli occhi con cui lo stava guardando in quel momento. "Cosa?" "Girati"
Erano arrivati in cima alle scale, sul terrazzino della villa dove avevano attrezzato una specie di red carpet per foto ed interviste degli invitati all'evento. Ma Alex indicava altrove, alla loro destra. In lontananza, oltre il terrazzo, oltre il giardino sottostante, si apriva la vista di Roma più bella che avesse mai ammirato. Forse solo il Giardino degli Aranci poteva competere. Il Cupolone si stagliava potente e argentato dalla sua illuminazione notturna e tra le case si distinguevano Castel Sant'Angelo e, più indietro, a sinistra, l'Altare della Patria e il Campidoglio.
"Che meraviglia …"
"E dal terrazzino al piano di sopra è ancora meglio" precisò lui "magari più tardi ci andiamo"
Maya avrebbe voluto rispondergli ma furono letteralmente fagocitati dall'evento. Riuscirono a superare il red carpet in maniera veloce e indolore. Raissa, la loro inviata, si era ricordata dell'accordo con Maya di chiederle ad alta voce di chi fosse l'abito così da attirare l'attenzione di qualche fotografo e giornalista di moda. Glielo doveva alla povera Marzia, aveva fatto un ottimo lavoro. Magari, alla fine, avrebbe provato a parlare con Alex per convincerlo a darle uno spazietto sul sito. Una volta arrivati sotto il porticato, dove servivano dei cocktail di benvenuto, Alex fu letteralmente accerchiato, e lei con lui, da gente che aveva visto passare in ufficio, o che gli aveva passato al telefono, ma anche da perfetti sconosciuti: fotografi, scrittori, registi, imprenditori di questo o quel ramo, editori; una stretta di mano, un saluto fugace o qualche parola in più, tutti puntavano ad avvicinarlo. E non era il solo. Era abbastanza sicura di aver scorto altri giornalisti, ed erano tutti nella loro stessa situazione.
"È incredibile … qui la gente tratta i giornalisti come dei re" commentò Maya, quando finalmente riuscirono ad entrare nella villa, in uno dei saloni, a bere con calma il loro prosecco.
I camerieri passavano con i loro vassoi di canapè e sushi: prese qualche finger food per lei e per Alex, il quale però aveva la pessima abitudine di non pensare ad altro quando lavorava. Più che promoter della rivista, si sentiva la più tradizionale degli stai sciupato a mamma, in versione chic, mentre lo costringeva ad assaggiare questa tartina o quel uramaki.
"Il giornalismo, oggi, è come una qualsiasi transazione finanziaria" le spiegò "tu dai a me, io do a te. Se vedi un personaggio famoso paparazzato su un giornale, all'80% c'è finito di sua spontanea volontà. Se vogliono sparire lo fanno, senza troppi problemi"
"Ma tu non sei un paparazzo e RomaGlam è più di un sito di gossip"
"Questo è vero. Ma siamo gli artefici di ciò che è in e ciò che è out e non ce n'è uno qui che voglia essere out, ovviamente. La vedi quella lì?"
Maya guardò verso il punto che Alex le aveva accennato discretamente. Una signora di mezza età, se ne stava seduta su una chaise longue, un po' in disparte rispetto alle altre persone attorno a lei, come se si fosse seduta lì per nascondere di essere senza una compagnia: elegante, ancora molto bella, ma una sfinge a confronto della maggioranza delle invitate alla cena - tra accompagnatrici, attrici in erba e modelle, l'età media delle donne sarà stata di 25 anni; era la compagna, o forse sarebbe stato meglio dire ex compagna, di un grosso nome nel cinema. Praticamente la sua musa per vent'anni. Lei non aveva lavorato con nessun altro oltre lui, e nessuno l'aveva più cercata dopo la loro separazione. Sembrava sparita nel nulla.
"La settimana prossima sarà nell'home page a presentare il suo nuovo progetto. È un piccolo film di un giovane regista ma tornerà di sicuro alla ribalta … e saremo noi a dire al pubblico e agli altri giornali che voglio parlare e sentir parlare di lei."
Erano anni che lavorava al suo fianco, ma ogni volta rimaneva estasiata di fronte alla passione che ci metteva nel suo lavoro. E sicuramente era una passione cinica, quasi speculatrice della sua professione, ma di sicuro era efficace. E il fatto che le stesse dedicando anche solo cinque minuti per insegnarle qualcosa, era sintomo che valeva qualcosa di più degli appunti e delle tabelle di marcia che gli preparava o i rendiconto che portava in contabilità.
"Bonelli carissimo!" mentre parlavano, una voce sguaiata richiamava l'attenzione di Alex.
Lui, ovviamente, la riconobbe immediatamente, alzando gli occhi al cielo. Si salvi chi può. "Avvocato…"
Francesco De Stefanis si avvicinò con un'andatura maestosa e fiera, non tanto da leone quanto piuttosto da pavone che mette in mostra sé stesso e le sue conoscenze.
"Direttore non mi presenti la tua bellissima compagnia?"
Alex avrebbe voluto mangiarselo a morsi, un boccone per volta, giusto per rendergli l'agonia il meno sopportabile possibile. Sapeva benissimo chi fosse la donna che era con lui e la conosceva, anche, ma non rinunciava mai all'opportunità di fare il provolone.
"Maya sicuramente ricorderai l'avvocato De Stefanis"
"Come dimenticare il carissimo avvocato …"
Carissimo … Maya non aveva idea di quanto. Praticamente il gioiellino d'epoca che sfoggiava d'estate a Forte dei Marmi glielo avevano pagato Alex e le parcelle delle sue consulenze.
Alex era contento che Maya, dalla stretta di mano fredda e lo sguardo perplesso, sembrava condividere la sua stessa irritazione. Lei, dal canto suo, conosceva fin troppo bene i tipi come l'avvocato per farsi intimorire: nella sua vita, ne aveva conosciuti fin troppi, convinti di essere gli unici depositari di antica saggezza italica in fatto di arte amatoria e gli unici in grado di disporre di una donna come più li aggrada, convinti che le donne li stiano aspettando ardentemente come a Roma si aspetta un autobus e altrettanto convinti di poterle lasciare a piedi senza troppi complimenti.
"Maya? Ma sei la sua segretaria?" domandò l'uomo fingendo palesemente di cadere dalle nuvole.
"Assistente personale" risposero entrambi, all'unisono, ma Francesco non badò affatto alla correzione.
"Perdonami cara ma ti sei fatta male?"
"Scusi … non capisco" lei era confusa.
"Dico … quando sei caduta dal cielo … ti sei fatta male?"
La battuta sulla stella no, ti prego … avesse avuto con sé il bauletto rigido di Louis Vuitton ereditato dalla nonna, Maya glielo avrebbe volentieri tirato dritto sui denti. Non potevano esserci veramente delle persone convinte che certe frasi per rimorchiare da commedia romantica funzionassero davvero nella vita reale.
"Francesco ma non mi avevi detto che saresti venuto accompagnato? Dov'è la tua compagnia per la serata?" Alex tentò di distrarre l'amico dal fare il cascamorto con Maya. 
"Al bancone dei drink" rispose lui, sornione "qui fa molto caldo e abbiamo bisogno di reidratarci … non so se mi spiego"
Maya era sempre più perplessa da quell'uomo; non capiva se stesse parlando anche della persona che era con lui o fosse talmente autoreferenziale da usare il plurale maiestatico.
"Vedi Maya … io vorrei tanto credergli ma la tiene segreta da un mese. A questo punto non sono neanche tanto sicuro che esista questa accompagnatrice"
"Vado lì a spiegare" iniziò la sua arringa, con fare serio e quasi drammatico "la signorina in questione non è adatta ad una compagnia raffinata come la vostra … non sono neanche sicuro che sia in grado di leggere il menù sui tavoli …"
Maschilista del cazzo.
"Sempre molto delicato, eh avvocato?!"
"Delicatissimo, Alessa', ça va sans dire. Ma che ti devo dire … purtroppo un mio cliente è dovuto venire qui con la sua signora e aveva questa amica da presentare a dei produttori, ma capite benissimo che da sola quella non va da nessuna parte"
"E te sei immolato alla causa insomma …"
"Esattamente. Come si dice: chiniamo la testa e accontentiamo il padrone … soprattutto quando firma assegni a quattro e cinque zeri. Ora mi dovete scusare, ma devo recuperare la signorina … ci vediamo in giro"
"Non so se credergli o meno" confessò Alex mentre venivano invitati a prendere posto nel grande salone delle feste "secondo me è venuto accompagnato da qualche anziana dama di carità e non me lo vuole dire"
"Più che altro, se mi permetti, mi chiedo come fai a sopportarlo un così"
In ufficio, probabilmente, l'avrebbe rimessa al suo posto. Non sapeva perché ma quella sera sentiva che le avrebbe concesso qualsiasi sgarro, qualsiasi impertinenza. Stavano lavorando, eppure la percepiva molto più vicina di quanto non lo sia normalmente un collaboratore, per quanto stretto.
"Abitudine, probabilmente. Ci conosciamo dai tempi dell'università e ho imparato a volergli bene nonostante questo carattere un po' sborone. Alla fine è tutto fumo …"
"Conosco il genere …"
Era un po' così tra lei e Olivia. Non sopportava quei modi così sgraziati, la totale mancanza di gusto nel vestire visto che se la trascinava dietro ma soprattutto quel suo costante essere amicona con tutti. Fosse stato per opportunismo l'avrebbe capito, è un modo come un altro di sopravvivere; ma no, Olivia, era amica di tutti perché lei voleva bene a tutti. Ormai erano anni che se la portava appresso per pura abitudine, perché era parte della comitiva e perché - lei sì che era opportunista - la invitava a casa sua in montagna per sciare.
 
Il salone era enorme. Avrebbe tranquillamente accomodato più di 300 persone, ma la cena esclusiva ne ospitava più o meno metà. Quattro lunghe tavolate occupavano la sala solo a metà. In fondo era stato allestito un palco e dello spazio era stato lasciato davanti come pista da ballo.
Le luci erano calde e soffuse, tanti piccoli faretti illuminavano dal basso le pareti, creando un contrasto di chiaroscuri con le finestre che, grazie al buio esterno, sembravano coperte da teli neri. Sui tavoli, candelabri di varie altezze e lumicini posizionati davanti ad ogni posto a sedere completavano l'illuminazione.
A Maya, mettendosi a sedere, venne da ridere. Tante volte sua madre, appassionata di fiori e decorazioni, aveva ripetuto a lei e sua sorella, da piccole, che è fondamentale che i fiori a tavola permettano ai commensali di vedersi. E lei, in quel momento, vedeva solo la pelata dell'ometto di mezza età che le stava seduto di fronte, coperto dal centrotavola di rose, peonie ed eucalipto che copriva la tavolata per tutta la sua lunghezza.
Non sapeva se essere sollevata o volersi sotterrare quando, al suo fianco, si accomodò una coppia di vecchie conoscenze, genitori di una compagna di scuola di sua sorella e produttori cinematografici. Se da un lato era stato facile rompere il ghiaccio, dall'altro era stato un dito nella piaga sempre aperta della sua vita.
"Sei la figlia del povero Luigi Alberici" le disse la signora, e scommetteva quell'espressione sensibile e rispettosa nascondeva solo commiserazione.
Come se si potesse dimenticare la ragione del costante annaspare suo e dei suoi fratelli. Poi, insieme, i due avevano iniziato a vantare la figlia, che lavorava in una banca all'estero e aveva finito per sposare un ricco nobile tedesco.
Peccato che Lavinia l'opportunità di andare a studiare nelle migliori università estere non l'aveva avuta e si era dovuta accontentare di farsi il mazzo in Italia per guadagnarsi i due spicci che passano le borse di studio le università.
Voleva evitare di commettere un omicidio davanti a così tanti testimoni e così si girò verso Alex, il quale però era impegnato in una conversazione appassionata con una bionda slavata che teneva il braccio sullo schienale dell'uomo. Bionda, assomigliava vagamente a sua moglie, ma con in più quell'aria da mi sento stocazzo che legittima ogni comportamento.
"Scusa Alex, ho bisogno di un po' d'aria fresca …"
"Stai bene? Hai bisogno che venga con te?" domandò, sinceramente preoccupato.
"No no" lo rassicurò, alzandosi e, d'istinto, posandogli una mano sulla spalla. Daje Maya, si rimproverò "non voglio disturbare, sei impegnato con la signora … non credo ci abbiano presentate"
"Maya, Eleanor Reale, la regina di Roma o The Queen, come la chiamiamo tutti"
Quel nome lo aveva già sentito diverse volte a lavoro; per la prima volta, riusciva a collegarlo ad un volto. Lui la ammirava, si vedeva a tre chilometri. Solo a pronunciare il nome gli occhi e la bocca si erano riempiti di considerazione e stima. Strettamente  professionale, s'intende, ma le girava che ci fosse qualcuno seduto a quel tavolo che le toglieva pure quello.
"Maya Alberici è la mia assistente, l'avrai vista già di sicuro in altre occasioni"
"… di sfuggita, credo" disse la donna, con un vago accento americano.
Forse era straniera, forse fingeva di esserlo. Le strinse la mano quasi con repulsione, come se davanti a lei avesse un topo di fogna. Ma lei non poteva proprio permettersi di giudicare nessuno, pensò Maya: a sensazione era una vipera della peggior specie, più viscida di quelle che aveva visto in gita alle medie al Rettilario del Bioparco.
"È giusto portare un po' di sangue fresco a queste serate. A questo proposito …" si avvicinò ad Alex con fare sensuale, portando il suo braccio dallo schienale alla spalla dell'uomo. Lo aveva fatto perché qualche secondo prima lo aveva fatto pure lei. Ma non di sfuggita. Oh no. Eleanor Reale quel braccio lo aveva proprio accomodato. Tanto per chiarire il concetto di chi poteva e chi no. "Stasera ho portato alcuni giovani talenti della mia scuderia. Te li voglio far conoscere" gli disse "Le aspettative su di loro sono molto alte, sono un treno in partenza che ferma a Venezia, Cannes, Berlino … non so se mi spiego"
"Meglio comprare i biglietti allora…" fu l'ultima cosa che sentì commentare ad Alex prima di lasciare il tavolo.
La sigaretta di Maya durò meno del previsto. La fumò nervosamente e non riuscì nemmeno a godersi il panorama di Roma che pure era mozzafiato. Era salita sul terrazzino che lui le aveva promesso di vedere insieme. No Maya, pensò, ti ha detto magari. Prima i tizi che le avevano ricordato di vivere costantemente al di sopra delle proprie possibilità, poi la PR che metteva in chiaro che al mondo ci sono due tipi di persone: quelle che possono permettersi tutto e quelle che stanno a guardare.
E Maya, abituata ad essere sempre al centro dell'attenzione, era semplicemente entrata nel panico. Le piaceva essere guardata, voleva essere ammirata - era per questo che non aveva ancora mandato a quel paese Olivia.
Tornata al tavolo, il posto alla destra di Alex era vuoto. Si guardò intorno e vide la donna chinata a parlare con due ragazze e un ragazzo, tutti attori, probabilmente quelli che voleva presentare ad Alessandro. Lui invece era impegnato a conversare con due uomini, lui seduto, loro in piedi. Era così nel suo elemento, disinvolto, sicuro, che non capiva perché avesse avuto bisogno di portarla con sé, quando alla fine si era dimostrata più una bella statuina con un bel vestito che altro; un tempo le sarebbe bastato, ma iniziava a volere di più. Doveva dimostrarlo a quelli che in ufficio avevano dato per scontato che aveva avuto l'invito perché se la faceva con Alex, ai tizi seduti vicino a lei che in quel povero papà avevano inserito tutto lo sdegno e la pietà che si prova per un pezzente. E lo doveva a sé stessa, che non voleva più vivere la favola di Cenerentola aspettando la fata madrina e il principe, ma voleva tirare su le maniche e diventare padrona del proprio destino.
"Da quando in qua i giornalisti prendono ordini dagli uffici stampa?" domandò, quando i due uomini se ne andarono, facendo un cenno al posto vuoto di Eleanor Reale.
"Oh my sweet summer child …" la canzonò lui, carezzandole lievemente la guancia con una nocca "è il gioco del do ut des di cui ti parlavo prima. Ma prima di darle un risposta devo valutare la posta in gioco, capire se posso fare questo investimento"
"Forse so chi sono gli attori di cui parla. Vuoi la mia opinione?"
Alex annuì. Forse alla fine si faceva solo ed esclusivamente come voleva lui ma ascoltava sempre l'opinione di chi lavorava per lui, anche solo per soppesare la sua.
"Sono bravi, questo nessuno lo mette in dubbio, ma è anche vero che in tv fanno le solite particine romantiche e strappalacrime con preti e commissari" lei preferiva guardare le serie americane in streaming ma ogni tanto le capitava di fermarsi a guardare qualche replica in tv mentre stirava o faceva le pulizie, giusto per staccare il cervello o avere compagnia "e i ragazzi saranno giustamente insoddisfatti ma si sono rovinati la piazza".
Così per rilanciare le loro quotazioni agli occhi del cinema che conta The Queen voleva organizzare per loro  servizi fotografici su qualche rivista importante dallo stile un po' trasgressivo assieme a nomi importanti della moda, interviste vagamente profonde su di loro come attori e sul loro percorso di artisti.
"E ne vale la pena secondo te?" domandò Alex.
Questa era una cosa che Maya non si aspettava. A sua memoria, raramente Alex chiedeva consigli. Sapeva sempre cosa fare o, quanto meno, non dava mai a vedere di non saperlo.
"Io dico di sì" rispose lei, sicura "Noi riceviamo i click del pubblico generalista e loro si ripuliscono il curriculum. Semplice. Pulito. Alla pari."
Lui la guardava, senza dire nulla, e lei sentì su di sé quello sguardo, lo stesso che lui aveva rivolto a The Queen poco prima. Difficile descriverlo. Era come se gli piacesse ciò che stava vedendo, ma ad un livello più mentale che fisico. Era l'orgoglio di un insegnante di fronte all'alunno che raggiunge un traguardo, ma senza condiscendenza o paternalismo. Se quello era un esame, lei lo aveva superato. Ma più che per aver portato a termine il compito, se così si poteva chiamare, era contenta di aver provato a sé stessa di non star semplicemente scaldando la sedia su cui era seduta.
Alex si alzò, tendendole la mano. Lei restò per un attimo interdetta e gli lanciò un'occhiata confusa.
"Mi hai detto che devo staccare almeno per cinque minuti, no? Beh allora andiamo a ballare …"
Non si era neanche accorta che la musica di sottofondo che stava accompagnando la cena aveva lasciato il posto ad un pezzo disco che faceva più cinepanettone anni '80 che elegante serata di beneficenza. Vai a capire, magari divertendosi si dona di più e più volentieri.
"Sei sicuro?"
"Prometto di non pestarti i piedi" proclamò, sornione, alzando in maniera solenne la mano destra "o almeno ci provo"
 
"Sei sicura di stare bene? Il piede ti fa ancora male?" domandò Alex, mentre con l'auto lasciavano la villa.
"Oddio, Alex, tranquillo, quante volte devo dirtelo che sto benissimo"
Era l'una, ormai non era rimasto più nessuno seduto ai tavoli e il deejay aveva messo su una carrellata di musica anni '90, Eurodance come se piovesse. Quel coglione di Francesco, alticcio se non ubriaco - a sua discolpa non era l'unico - era finito addosso a Maya, facendola finire a terra. Inutili i riflessi pronti di Alex, che aveva provato ad evitare che le cadesse addosso.
Avevano rispedito l'avvocato a casa assieme a quella specie di sirena caraibica con cui era andato alla festa - alla fine venne fuori che non aveva mentito - e se n'erano tornati a casa anche loro, vista l'ora. Il giorno dopo sarebbero dovuti andare regolarmente a lavoro, non si scappava.
"Nemmeno il vestito si è strappato, per fortuna" commentò lei.
"Sarebbe stato un peccato. È molto bello" aggiunse lui "Anche se una giacchina ci voleva"
Pesante era pesante, c'era poco da dire. Però era anche un gran signore. Tutti sudati per aver ballato, quando uscirono dall'edificio Maya si trovò a sfregarsi le braccia con le mani per scaldarsi, come volevasi dimostrare. Per evitare un te l'avevo detto del suo accompagnatore, provò a farlo con discrezione, ma con scarsi risultati: senza dirle nulla le prestò la sua giacca, il tempo necessario per il parcheggiatore di portare loro l'auto. Una volta seduta gliela restituì immediatamente, non voleva abusare della sua gentilezza.
"A proposito dell'abito …" esordì, incerta.
Quando aveva avuto la brillante idea di farsi fare un abito da una stilista, non ci pensava proprio a chiedere quel favore ad Alex; ma più passava il tempo e più le salivano i sensi di colpa. Avrebbe fatto una figura di merda, ma almeno avrebbe avuto la coscienza pulita.
"Dimmi"
"La ragazza che lo ha fatto è una giovane stilista … magari si potrebbe trovare il modo di darle uno spazio sul sito..."
"Stai per caso facendo una raccomandazione?"
"Eeeeeh … nnni" ammise "ma è una storia complicata che è troppo tardi per spiegartela."
"Forse è meglio se non me la spieghi proprio".
"Ecco forse è meglio". Erano su Corso Francia, dove le macchine sfrecciano nonostante i limiti e l'attraversamento è selvaggio e mentre le parlava lui teneva le mani strette e sicure sul volante e lo sguardo fisso sulla strada.
"Non ti assicuro nulla" proseguì "ma vedo cosa possiamo fare. Nei prossimi giorni fammi avere un suo portfolio"
Maya si rilassò sul sedile, dove già era scivolata comodamente grazie al tepore dell'auto: se non altro non avrebbe più dovuto mentire.
Arrivati nei paraggi di casa sua, Maya chiese ad Alex di avvicinarsi con l'auto fino al cancello, senza parcheggiare. Non sapeva perché l'aveva fatto, non c'era motivo di credere che Alex volesse salire da lei eppure si sentì in dovere di farlo. Forse era un automatismo acquisito, un meccanismo di difesa da quei casi umani con cui puntualmente usciva e puntualmente le toccava rimandare a casa con una scusa o con un'altra.
"E così devi cambiare casa?" le domandò, accostando l'auto.
"Già, ma sarà un'impresa. Io ho gusti difficili che non vanno molto d'accordo con le esigenze delle mie tasche"
Vista la casa dove abitava, Alex non faceva fatica a crederlo.
"Non in tutte le case si trovano opere d'arte alle pareti…"
"Hai visto i quadri?"
L'uomo annuì. Era praticamente impossibili non notarli, se non altro per la loro posizione inusuale.
"Sono tra le poche cose di mia proprietà"
"Davvero?"
Di cosa si sorprendeva?! Era una ragazza dalle mille risorse che, dopo cinque anni di lavoro, solo ora stava scoprendo veramente.
"Una forma di investimento, se così si possono definire"
Spiegò che erano tutti quadri di artisti emergenti e che appena le quotazioni salivano sufficientemente, li rivendeva a buon prezzo.
"Ho un amico che ha naso per queste cose e mi sa indirizzare sui nomi giusti"
"Un amico o …" quel commentò uscì innocente, spontaneo.
In altre circostante lui se ne sarebbe pentito e lei risentita, ma non quella sera: erano stati così bene che nessuno dei due lo trovò fuori luogo.
"No no, solo un amico. A parte che non ho proprio la testa per certe cose in questo momento e poi lui è interessato ad un altro genere proprio…"
"Ah … oook. Poi magari un giorni di questi me lo presenti che interessano anche a me certi investimenti. Sbaglio o c'era un Agrimi?"
"Ah. Vedo che siamo intenditori …" "
No" ammise "ma l'anno scorso c'è stata una mostra al Mucciaccia Contemporary ed esponeva anche lui. E Roma Glam, ovviamente, era lì."
"Ovviamente. Buonanotte Alex" troncò lei, uscendo dall'auto.
"Buonanotte" rispose lui, ma lei ormai aveva già chiuso la portiera.
Lui aspettò che chiudesse il cancelletto alle sue spalle e ripartì. Come in tutte le favole, l'incantesimo era finito. Si tornava alla realtà.


 

Nuova settimana, nuovo aggiornamento. Ho anticipato la pubblicazione, ma solo di poche ore perché io per prima non stavo nella pelle di condividere con voi questo capitolo.
Non so se sarete contenti, visto quanto lo avete aspettato e di sicuro ognuno di voi si è creato delle aspettative. Spero non vi deluda.
Purtroppo per motivi personali, nulla di brutto, anzi, Contro Ogni Ragionevole Previsione va in vacanza per un paio di settimane. Anche per questo motivo il capitolo è più lungo del solito, così potrete anche leggerlo a più riprese XD
Verosimilmente, penso che tornerò a pubblicare l'8 di Ottobre. Prima purtroppo non riesco, perché non avrò il pc con me ma solo il telefono, per cui potrò solo leggere e scrivere recensioni e risposte, ma non vi preoccupate perché la scrittura della storia in questi giorni prosegue a gonfie vele e ci sarà di che divertirsi ed emozionarsi per un po'.
Vi aspetto numerosi tra le recensioni, mi fa sempre piacere leggerle e vi ringrazio infinitamente, ma sarebbe bello ogni tanto scoprire qualche nuova voce...non mordo, promesso!!!
A presto,
Fred ^_^
   
 
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