Anime & Manga > Kenshiro / Hokuto no Ken
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Autore: Fiore di Giada    17/09/2021    0 recensioni
[10/8/2006]
Shew può dare l'ultimo addio a suo figlio Shiba. Può riabbracciarlo.
Ma la follia, inesorabile, si abbatte sulla sua mente.
Che dire? Quantomeno, qui ci distinguiamo dal mio solito romanticume. A voi questo ulteriore reperto.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Shiba, Shu
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Allora, questa fic è una fic in cui ho immaginato una situazione diversa: Shew può riavere il corpo del figlio, Shiba, e il dolore per la sua morte gli fa perdere la ragione... In fondo è un padre anche lui, un padre che piange lacrime di sangue per la morte del figlio... Il titolo è di una canzone che accompagna il film disneyano di Dumbo (dove ci ho pianto come una fontana)

BIMBO MIO

- Ci dispiace... -
Parole che sfiorano la mente del guerriero dai capelli azzurro cupo. Niente più esiste. Solo lui e il corpo del suo bambino. Il piccolo Shiba, figlio dell'amore...
- Non importa... Lasciatemi solo... Solo con mio figlio... -
Una preghiera sommessa e triste, a cui i soldati non sanno dire di no. Un sussurro che fa male più di un lacerante grido di dolore. Perchè sanno bene che il loro capo non vuole angustiarli con la sua sofferenza.. Vuole apparire sempre forte e generoso, per spingerli alla lotta contro la tirannide del Sacro Imperatore.
- Va bene, se ha bisogno di noi ci chiami. - Un mormorio spezzato dalla tristezza. Shiba oramai era considerato il figlio di tutti. Il figlio di tutti i guerrieri che consideravano i bambini la luce in un mondo che sprofondava nella tenebra.
Con tenera dolcezza il guerriero stringe tra le mani il corpo del figlio. Quasi sembra scomparire tra le sue possenti, anche se snelle, braccia di combattente duro e abituato ad una vita in guerra.
E lacrime che scorrono su un viso segnato da cicatrici di un passato remoto. Perchè non vede? Perchè i suoi occhi sono segnati da cicatrici così profonde?
Non lo sa. O forse quel ricordo è come un sogno, una illusione lontana.
Ora ci sono solo loro due.
Lui e suo figlio.
Shiba e Shew.
Con dolcezza gli accarezza i capelli rossi. Il suo tocco è lieve, dolce come una piuma che si posa al suolo danzando al vento.
Le sue mani, malgrado la loro superficie ruvida, retaggio di combattimenti passati, sono capaci di carezzare delicatamente i capelli di suo figlio.
E con voce dolce inizia a cantare.

"Bimbo mio vieni qui...
No, non piangere così...
Ti terrò stretto al mio cuor
con tanto amor
con tanto amor..
Se si burlan di te...
Non badarci perchè...
Il mio amor sol ti darà...
Tanta tanta felicità..."

Guarda il figlio. Sorride.
Ma il suo è un sorriso privo di luce.
Buio.
Spento.
E' il sorriso di un padre la cui ragione si sta perdendo.
E' il sorriso di un uomo che non vuole, non può credere di avere perso la sua luce.
Suo figlio.
- Il mio piccolo dorme... -
Una carezza ancora su quei capelli così rossi.
Rossi come quelli della sua compagna.
Ancora lacrime che scorrono sul viso.
La madre di Shiba è morta dandolo alla luce.
Per soli sessanta minuti ha potuto godere della gioia della maternità.
Un tempo breve, troppo breve.
Un ricordo che strazia il cuore del combattente di Nanto.
Un'ombra di tristezza ha sempre visto negli occhi del suo piccolo angelo.
Spesso si svegliava piangendo, perchè gli mancava la mamma. Sentiva la lacerante mancanza di un tenero abbraccio. Dell'abbraccio dolce e caldo di una mamma.
E allora lui lo cullava dolcemente, cercando di trattenersi dallo scoppiare a piangere e mormorava: - Non devi essere triste piccolo mio... Tua madre non è qui, ma ti ama ancora... Ti ama ancora e ti protegge... E protegge anche il tuo papà, come ha sempre fatto... -
- Perchè? Anche lei era una guerriera di Nanto? -
Una domanda innocente, tipica di un bambino di quattro anni. E Shew non poteva fare a meno di sorridere. Shiba aveva l'intelligenza pronta e vivace ed era sempre molto maturo, ma il suo intelletto era innocente e limpido come acqua di ruscello.
- No... Era semplicemente un angelo... - Mormorava dandogli un bacio sulla fronte. Aveva perso un angelo, ma il Signore gli aveva fatto il dono di un'altra creatura straordinaria, nata dall'amore tra lui e sua moglie...

- Chissà cosa starà sognando, il mio piccolo e dolce angelo. - mormora guardando il corpo di suo figlio, che giace tra le sue braccia abbandonato.
- Dimmi piccolo, stai sognando di essere con la mamma? - continua tracciando una curva a forma di S sulla sua guancia, fredda come marmo.
La sua mente è proiettata nel ricordo di un tempo che non è più.
La follia si è impadronita della mente del coraggioso generale cieco, che continua dolcemente a cullare il corpo del figlio morto come se fosse ancora vivo.
Gli parla, come se potesse reagire alle sue parole.
Cosa gli prende?
Che gli succede?
E' solo un padre.
In quel momento la sua esperienza di combattente non lo protegge dal dolore lacerante che si insinua nella sua anima come un serpente.
Non è più il coraggioso combattente che lotta con determinazione contro Souther, Sacro Imperatore di Nanto.
E' solo un padre che ha perso il figlio in una lotta terribile contro il male rappresentato dal solitario e aggressivo guerriero della Fenice di Nanto.
E soffre.
Soffre, malgrado non se ne renda conto.
Soffre, come qualsiasi padre costretto a seppellire un figlio morto troppo giovane.
E la sua mente non accetta che suo figlio sia morto.
Non accetta il buio della solitudine, priva della sua luce, della speranza.
Della sua unica speranza.

   
 
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