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Autore: Alsha    17/09/2021    3 recensioni
| DeathCast!AU | post! Il Regno Corrotto |
A nulla valeva nascondersi o fuggire, le Lettere trovavano sempre i loro destinatari. Nessuno sapeva come facessero, come i sacerdoti di Ghezen sapessero chi sarebbe morto entro la giornata successiva e come facevano a recapitare sempre e senza eccezione le Lettere allo scoccare della mezzanotte, in qualunque luogo, senza che nessuno li vedesse.
Quella notte, tra le tante Lettere che vennero recapitate a Kerch, ve ne erano sei che avevano la potenzialità di cambiare la storia.
Seconda classificata al contest "Muoiono entrambi, alla fine" indetto da matiscrivo/VigilanzaCostante sul forum di EFP
Genere: Drammatico, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Inej Ghafa, Jesper Fahey, Kaz Brekker, Nina Zenik, Wylan Van Eck
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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AVVERTIMENTI: discussioni sulla morte, descrizione di un attacco di panico, comportamenti al limite del suicida
 
 
Seconda classificata al contest Muoiono entrambi, alla fine indetto da matiscrivo/VigilanzaCostante sul Forum di EFP
 
 
 
NESSUN FUNERALE
 
 
 
Alcuni ritenevano che fosse una benedizione, un dono di Ghezen a tutti coloro che si trovavano su Kerch.
 
Dopotutto, chi non desidererebbe la possibilità di sapere con certezza dell’approssimarsi della propria morte? Chiudere i conti, salutare i propri cari. E, ovviamente, divertirsi quanto più possibile nei locali arroccati sugli Stave.
 
Il dovuto preavviso prima della rescissione di un contratto, dicevano taluni. D’altra parte, Ghezen è il dio del commercio.
 
Una maledizione, dicevano altri, che passavano le loro giornate in attesa della mezzanotte, con il terrore di trovare una Lettera con il sigillo nero della Chiesa del Baratto.
 
A nulla valeva nascondersi o fuggire, le Lettere trovavano sempre i loro destinatari. Nessuno sapeva come facessero, come i sacerdoti di Ghezen sapessero chi sarebbe morto entro la giornata successiva e come facevano a recapitare sempre e senza eccezione le Lettere allo scoccare della mezzanotte, in qualunque luogo, senza che nessuno li vedesse.
 
Si vociferava di abilità Grisha, tenute nascoste per timore degli schiavisti, ma ogni Grisha che avesse mai avuto la sfortuna di mettere piede su Kerch aveva negato che un tale risultato potesse essere raggiunto con la Piccola Scienza.
 
Quando le Lettere venivano menzionate, si segnavano per chiedere la protezione dei Santi, e sottovoce si chiedevano se non fosse il merzost.
 
Ma nessuno, da quando la Chiesa del Baratto era stata eretta, era mai riuscito a trovare una risposta.
 
E le Lettere avevano continuato, inesorabili, ad arrivare.
 
 
 
 
La Lettera giaceva ai piedi della scrivania nel suo ufficio alla Stecca. Il sigillo nero annunciava la sua morte entro le ventiquattro ore successive.
 
Kaz aveva preso l’abitudine di stare sveglio fino alla mezzanotte esclusivamente per puro pragmatismo. Doveva poter chiudere i suoi numerosi affari, si diceva. Non aveva paura.
 
Aveva fatto pace con l’idea di morire anni e anni prima, nelle acque limacciose di Ketterdam, aggrappato alla carne tumefatta di suo fratello, senza neanche contemplare la possibilità che il suo destino fosse già deciso.
 
Ai tempi della Piaga della Favorita, le Lettere tappezzavano le strade del Barile e galleggiavano come fiori appassiti nelle acque torbide dei canali.
 
Chissà dove era finita quella che preannunciava la morte di Jordie. 
 
Comunque, non avrebbero potuto leggerla, tremanti dalla febbre e scossi dalla tosse. Non avrebbero potuto far nulla, se non, forse, trascinarsi alla Chiatta del Mietitore da soli per risparmiare ai becchini di doverli raccogliere nel vicolo in cui dormivano.
 
Ogni tanto si chiedeva se quella Lettera fosse mai arrivata.
 
E, se lo avesse fatto, come poteva essere possibile. Come potevano essere certi, alla Chiesa del Baratto, del destino di chiunque mettesse piede a Ketterdam.
 
Inutile dire che, al termine di numerose notti insonni, Kaz aveva tratto le sue conclusioni.
 
Uno.
 
 
 
Le Lettere ti troveranno sempre.
 
Inej aveva accettato piena di orrore che questa era una delle verità di Ketterdam già quando era la Lince del Serraglio; il fatto che la sua Lettera fosse riuscita a raggiungerla persino sul tetto della Stecca non la stupì.
 
La sorprese appena il fatto che il momento della sua morte fosse previsto proprio nelle poche settimane in cui si trovava ormeggiata a Ketterdam, ma in qualche modo sembrava sensato che la sua storia dovesse concludersi proprio nella capitale Kerch.
 
Non avrebbe saputo contare il numero di uomini che andavano a sfogare il loro terrore sulle Creature Esotiche di Tante Heleen.
 
Collassavano sulle ragazze, il cuore che aveva ceduto allo sforzo, o soffocavano nel vomito dopo aver attinto alle bottiglie del Serraglio con la dissolutezza di chi non sarebbe rimasto a pagare i propri debiti.
 
Altri ancora erano annegati nei canali, uscendo ubriachi, o erano stati pugnalati nei vicoli più nascosti per essere ritrovati la mattina dopo, freddi e con le tasche svuotate.
 
Erano stati quegli uomini a farle sorgere il dubbio, a cui non aveva ancora trovato risposta.
 
Si riceveva la Lettera perché si stava per morire, o si moriva perché era stata ricevuta la lettera?
 
D'altra parte, la maggior parte delle morti a cui aveva assistito erano state causate dalle scelte prese da persone in base alla Lettera che era stata ricevuta.
 
Se non avessero saputo, se avessero fatto altro quel giorno, sarebbero morti comunque?
 
E soprattutto, che cosa avrebbe fatto ora il Capitano Inej Ghafa, lo Spettro del Mare Vero, nell'ultimo giorno della sua vita?
 
Due.
 
 
 
Jesper avrebbe voluto urlare, avrebbe voluto ubriacarsi, gettarsi nei canali, passare da ogni singola bisca, strapparsi i capelli, correre tra le braccia di suo padre, piangere e darsi fuoco.
 
Sarebbe morto in meno di ventiquattro ore.
 
Sarebbe potuto morire in meno di un’ora.
 
In dieci minuti.
 
Le mani gli tremavano ferocemente.
 
Doveva…
 
Doveva…
 
Non aveva idea di che cosa doveva fare.
 
Kaz avrebbe saputo cosa fare. Probabilmente si preparava da tutta la vita a quel momento. Avrebbe buttato giù un sorso di liquore, avrebbe spedito un’ultima lettera a Inej, e poi sarebbe scomparso trascinando con sé quanta più gente possibile.
 
Jesper non sapeva nemmeno come fare a trascinarsi fuori dal bagno. Entro pochi minuti Wylan sarebbe venuto a cercarlo e avrebbe visto la Lettera, ancora nel punto in cui l’aveva trovata, sul bordo della vasca da bagno.
 
E poi…
 
Forse sarebbe stato meglio nasconderla e godersi le sue ultime ore con Wylan, nella loro bella casa, senza il pensiero della sua impellente dipartita.
 
Sì, sarebbe stato meglio.
 
Doveva solo sciacquarsi il viso e uscire dal bagno, e poi sarebbe andato tutto bene.
 
Ma tremava troppo per riuscire ad alzarsi.
 
Tre.
 
 
 
Nina si stava godendo un bagno caldo, contemplando piacevoli pensieri. L’indomani avrebbe rivisto i suoi amici per la prima volta dopo mesi, e ci sarebbe stata anche Inej, dato che aveva avuto il piacere di scorgere la Spettro ancorata al suo ormeggio di Quinto Porto.
 
Prima ancora, Matthias sarebbe ritornato con la cena, e lei avrebbe potuto godersi il suo bel fjerdiano nel comodo letto della loro stanza d’albergo.
 
L’idea di morire non era mai stata così lontana dalla sua mente.
 
E invece.
 
Avvertì per prima cosa la presenza di qualcosa di morto, con certezza, come per anni era stata capace di percepire la presenza di una persona dal battito del cuore e dal frusciare del sangue nelle vene.
 
La morte non era così rumorosa, più simile ad un ronzio, basso e vibrante.
 
E proveniva dalla Lettera che giaceva sul davanzale della finestra.
 
Quattro.
 
 
 
La Lettera lo attendeva appoggiata in mezzo alle scale, dove prima non c’era niente.
 
Matthias stava scendendo al ristorante per ordinare qualcosa da mangiare per sé e per Nina, tanto stanco dal lungo viaggio per mare da non essersi ricordato di essere di nuovo a Kerch, e delle Lettere, e della mezzanotte.
 
Stregoneria, la chiamavano a Fjerda. Solo Djel poteva conoscere i misteri della vita e della morte.
 
Stregoneria come la magia Grisha, la Piccola Scienza di Nina, ma nonostante la sua crescente familiarità con i Grisha e le loro arti, non poteva fare a meno di provare solo repulsione nei confronti delle Lettere della morte di Ghezen.
 
C’era qualcosa di malvagio dietro a quelle Lettere, e non riusciva a convincersi altrimenti.
 
Ma tutta la malvagità che poteva ritenere celata dietro a quel sigillo non sarebbe servita a rendere gli effetti della Lettera meno reale.
 
Quali che fossero i mezzi, chiunque riceveva la Lettera moriva, e chiunque moriva, si scopriva, aveva ricevuto la Lettera.
 
In un certo modo, nonostante l’orrore che l’idea delle Lettere gli incuteva, per un certo periodo gli erano state di conforto.
 
La loro assenza gli aveva permesso di convincersi, giorno per giorno, che sarebbe sopravvissuto all’Anticamera dell’Inferno, e così era stato. E poi, con la Corte di Ghiaccio, e l’asta di Kuwei, e la sua fuga con Nina verso Ravka, non aveva più pensato all’idea di trovarsi una mezzanotte a contemplare la sua morte.
 
Nina, che lo attendeva al piano di sopra, ricolma di vita.
 
Nina avrebbe saputo cosa fare.
 
Facendo attenzione, scavalcò la Lettera e corse su per le scale.
 
Cinque.
 
 
 
Ecco una Lettera che non aveva bisogno di essere letta per trasmettere il suo messaggio.
 
Wylan richiuse l’anta del suo guardaroba senza toccarla, e tornò a sedersi sul letto ancora vestito, cercando di fare il punto della situazione.
 
Sua madre era nella loro villa di campagna. Aveva fatto scrivere una lettera di addio a Jesper per l’eventualità, e il testamento era pronto.
 
Sia lei che Alys avrebbero avuto una rendita assicurata, e una residenza ciascuna.
 
La maggior parte dei suoi affari sarebbe andata a Lise, la sua sorellastra, una volta che fosse stata sufficientemente grande da decidere cosa farne.
 
Aveva lasciato dei fondi per Inej e la sua missione, dei doni per Nina e Matthias che avevano alle spalle i forzieri di Re Nikolai, più pesanti rispetto ai giorni dell’asta, e non avevano bisogno di altro.
 
Aveva anche messo da parte delle azioni e delle proprietà di Ketterdam per Kaz, che di certo avrebbe saputo come usarle.
 
E, ovviamente, aveva pensato a Jesper.
 
Avrebbe avuto tutto il necessario per vivere tranquillo, e ovunque avesse scelto di andare ci sarebbe stato qualcuno a prendersi cura di lui.
 
Se fosse rimasto a Ketterdam, ci sarebbero stati Kaz e sua madre, se avesse avuto bisogno di fare qualcosa di più importante, sarebbe potuto andare a Ravka con Nina e Matthias o con Inej a caccia di schiavisti.
 
Oppure sarebbe potuto tornare da suo padre, a Novyi Zem, e sarebbe stato felice.
 
Entro poche ore, sarebbe tutto finito.
 
Wylan si sentiva pronto.
 
Sei.
 
 
 
L’orologio sulla libreria segnava l’una e mezza di notte.
 
Un tempo aveva decorato un comò nel salotto di Philip Van Campen, ricco venditore di tessuti e noto bevitore di birra, che una mattina si era svegliato da una sbornia per trovare il suo salotto spogliato di ogni cosa che potesse essere portata via agevolmente, e anche di qualche mobile più voluminoso.
 
Casualmente, lo studio di Kaz si era arricchito di un divanetto, su cui si erano messi comodi Nina e Matthias, due pregiate poltroncine e un tavolino intarsiato che al momento sorreggeva vassoi di dolci e caraffe di caffè fumante.
 
Kaz distolse lo sguardo dalle lancette per inarcare un sopracciglio in direzione di Jesper e Wylan, fermi immobili nella cornice della porta.
 
 Solo io vedo Nina e Matthias o è un’allucinazione dovuta alla nostra morte impellente?
 
Jesper si era tuffato in avanti nella stanza, per essere raccolto dalle braccia della loro ex Spaccacuore, mentre Wylan dietro di lui si preoccupava di chiudere la porta e fermare il chiavistello.
 
Come tutti gli altri, avevano gli occhi arrossati dalla mancanza di sonno, e per di più erano affannati e scarmigliati. Jesper indossava la camicia del pigiama sotto al cappotto, e le guance di Wylan avevano lo stesso colore dei suoi ricci.
 
 Deduco,  disse Kaz  che abbiate ricevuto anche voi la Lettera.
 
 Anche voi?  Wylan si sporse oltre la spalla di Matthias, che si era alzato a salutarli, per fissare Kaz  Tutti voi?
 
 La prima mezzanotte dal nostro arrivo a Kerch, per di più. Quante coincidenze, non trovate?  Nina sorrise, ma il suo volto era teso.
 
 Kaz sospetta che non sia una coincidenza.  intervenne Inej, dalla sua posizione sul davanzale della finestra  Ma lui e Nina si sono rifiutati di spiegarci il perché prima del vostro arrivo.
 
 A proposito, come sapevate che saremmo arrivati?
 
Wylan si era accomodato su una delle due poltroncine di velluto, e Jesper lo aveva seguito, tamburellando nervosamente le dita sui braccioli.
 
Il mercante aveva assunto un’espressione assorta, non dissimile da quella che aveva Kaz quando tramava qualcosa, si potevano quasi vedere le rotelle che giravano sotto i suoi riccioli.
 
 Avevamo mandato Sofie a chiamarvi, dovete averla battuta sul tempo. Ora, servitevi. Non abbiamo tempo per dormire e ci serviranno tutte le energie possibili.
 
 Da come parli, sembra quasi che tu stia progettando un altro colpo. – disse Jesper con una risata nervosa, buttando un’occhiata di lato al suo ragazzo. Wylan intrecciò le dita con le sue, e inarcò entrambe le sopracciglia verso Kaz.
 
 Non stai progettando un altro colpo, vero demjin? Perché nel caso ti sia sfuggito, stiamo per morire tutti.
 
Kaz si voltò verso Matthias con un ghigno che preannunciava guai, o che li avrebbe preannunciati se il re degli Scarti non fosse tenuto in piedi esclusivamente da caffè e disperazione.
 
 Questo non vi ha mai preoccupato alla Corte di Ghiaccio, o con Van Eck. E non mi pare che la tua occupazione come traditore di Fjerda sia molto sicura, vero Helvar?
 
Matthias serrò i denti e incrociò le braccia. Complice la stanchezza, sembrava pronto ad alzarsi a tirargli un ceffone, ma inaspettatamente Inej si recò in suo soccorso.
 
 Matthias non ha tutti i torti,  disse  in quelle situazioni non avevamo certezze. Ma nessuno è mai sopravvissuto alle Lettere.
 
 E nessuno era mai entrato alla Corte di Ghiaccio.
 
– Hai capito come funzionano le Lettere, e pensi di poter aggirare il meccanismo. – li interruppe Wylan  E da quello che ha detto Inej, è grazie a Nina. I poteri modificati dalla parem? Altrimenti qualcun altro ci sarebbe potuto arrivare.
 
Quando Kaz sorrise, Wylan fu certo di aver centrato il punto.
 
 Bravo, mercantuccio. Sapevo di aver fatto bene a tenerti con noi. Ho sempre avuto i miei sospetti sulla reale natura delle Lettere, e quando Nina è venuta a cercarci poco fa mi ha detto qualcosa di molto interessante.
 
 I sigilli contengono una qualche sostanza che risponde ai miei poteri, come le cellule morte che ho usato il giorno dell’asta. Ne ho percepito la presenza prima ancora di vedere la Lettera. Kaz pensa che sia quello a uccidere la gente.
 
Wylan stava aprendo bocca per controbattere, ma Kaz lo interruppe sollevando un dito.
 
 Quello e l’imprudenza causata dalla convinzione di morire. E si può sempre aggiungere una lettera addosso a chi muore senza riceverla, o tra le sue cose.
 
 Altrimenti basta l’immaginazione di chi sopravvive,  aggiunse Inej, un lampo di realizzazione nello sguardo  ci si convince che la Lettera è stata nascosta o distrutta, e nessuno si fa domande.
 
  Esatto. E le Lettere non contengono nomi, quindi se uccidono qualcun altro non importa perché chiunque muoia diventa automaticamente il destinatario. – bevve un sorso dalla sua tazza di caffè ormai freddo e buttò un occhio all’orologio. Avrebbero dovuto darsi una mossa, stavano perdendo fin troppo tempo.
 
 Sì ma perché fare tutto questo? Che senso avrebbe? – sbottò Nina   E come è possibile che riescano a far arrivare le Lettere ovunque senza che nessuno se ne accorga? Ero nella vasca da bagno, per tutti i Santi! Avrei dovuto accorgermene!
 
 Chiunque spedisca le Lettere ha letteralmente il controllo su Kerch. Può far sparire chiunque ritenga scomodo o indesiderabile. – Wylan buttò uno sguardo di traverso a Jesper, ma lo distolse immediatamente – Spinge le persone a buttarsi nelle sale da gioco e nelle case di piacere, e i ricchi a fare ingenti donazioni alla Chiesa e ai suoi sacerdoti.
 
Bastava guardarlo in faccia per capire che stava pensando a suo padre, ai costosi doni fatti ogni anno all’indirizzo della Chiesa del Baratto, al timore reverenziale per le Lettere.
 
Di sicuro non aveva sospettato della loro natura, o le avrebbe utilizzate per eliminare la sua prima moglie e suo figlio rimanendo al di sopra di ogni sospetto. Ghezen sapeva che Jan Van Eck se lo sarebbe potuto permettere.
 
O forse lo sapeva, e non aveva voluto rivelare le sue conoscenze per non diventare un bersaglio lui stesso. Ma poco importava, quell’informazione sarebbe marcita in prigione con lui.
 
 Va bene, ammettiamo di avere ragione, ammettiamo che non siano tutti vaneggiamenti perché siamo terrorizzati e stiamo per morire. – Jesper sollevò la testa, si strofinò gli occhi – Questo significherebbe comunque che siamo stati esposti al veleno.
 
 No, se non avete spaccato il sigillo. E qualunque cosa sia, ho neutralizzato quello delle nostre lettere, prima. Mentre vi aspettavamo mi sono occupata di quello che aveva respirato Inej.
 
Prima che la sua amica potesse anche solo aprire bocca, Nina agitò una mano, come a dirle di lasciare perdere, e recuperò un pasticcino da uno dei vassoi. Lettera o no, quello sarebbe potuto essere il suo ultimo pasto, e voleva goderselo.
 
 Quindi adesso vi farete controllare da Nina.
 
 E poi? Cosa faremo?  chiese Inej, e Kaz sollevò lo sguardo dalla testa di corvo del suo bastone, per fissarlo su di lei. Si guardarono per un tempo che parve interminabile a tutti.
 
Nel silenzio dello studio, le voci dai canali sottostanti sembravano vicinissime. Jesper strinse più forte la mano di Wylan e Matthias si fece più vicino a Nina, che allungandosi agganciò la sua caviglia a quella del loro tiratore scelto.
 
Jesper le sorrise, prima di tornare incrociare nuovamente lo sguardo di Kaz.
 
Il capobanda più pericoloso del Barile, la persona più temuta di Ketterdam, e il suo più caro amico. Negli occhi di Kaz Brekker ardeva un fuoco in grado di radere al suolo il mondo intero.
 
 Non vi dirò che cosa fare, per quanto ne sappiamo Jesper ha ragione, ci stiamo illudendo e moriremo tutti. Ma morire per morire, io voglio andare in fondo a questa storia.
 
Non servì neanche che finisse la frase, che già Inej aveva annuito, ed era balzata giù dal davanzale.
 
 Io ci sto.
 
Wylan annuì, prima di voltarsi verso il ragazzo al suo fianco.
 
 Non abbiamo nulla da perdere.  disse, sollevando le loro dita intrecciate per baciare il dorso della mano di Jesper. Poi si girò verso il divanetto, inclinando la testa verso gli ultimi due ragazzi.  Nina? Matthias?
 
 Come se poteste fare qualcosa senza di me. A parte Inej, siete tutti senza speranza.  sbottò la Grisha, ma stava sorridendo. Per davvero, questa volta.
 
Matthias annuì, e si chinò per sussurrarle all’orecchio qualcosa in fjerdiano. Bastava guardare il viso di Nina per dedurre che doveva aver detto qualcosa di incredibilmente smielato, o di terribilmente solenne. O entrambi, non si poteva mai dire con Matthias.
 
Ma l’orologio sul comò ticchettava inesorabile, e non potevano perdere altro tempo con dichiarazioni sdolcinate.
 
Kaz si voltò di scatto verso la sua libreria, sfilando un fascicoletto e ignorando apertamente lo sguardo di Inej. Avrebbe dovuto ritagliarsi un paio di minuti per parlarle, prima che fosse stato troppo tardi, e non avrebbe potuto farlo se non si fossero sbrigati ad organizzarsi.
 
Con un gesto rapido, stese sulla scrivania una planimetria della Chiesa del Baratto e alcuni fogli coperti di appunti, e fece cenno agli altri di avvicinarsi.
 
Zero.
 
 
 
 
 
 
 
NOTE:
 
>Il titolo deriva dal motto degli Scarti “Nessun rimpianto, nessun funerale”, con una doppia accezione: dovessero morire, sarebbe l’unico rito funebre che riceverebbero, ma dovessero aver ragione sul sistema delle Lettere, non ci sarà davvero bisogno di nessun funerale.
 
>L’ordine di apparizione dei Corvi è quello con cui si sono uniti ufficialmente al gruppo. Non ricordo se i libri chiariscano mai chi si è unito prima a Kaz tra Inej e Jesper, ma siccome Inej è il personaggio che incontriamo prima in Sei Di Corvi ho scelto di introdurre prima lei.
 
>L’attacco di panico di Jesper è modellato sulle mie esperienze. Ho immaginato che essendo abituato a buttarsi in ogni battaglia con la convinzione di uscirne intero, la certezza della sua morte impellente lo avrebbe mandato in crisi, soprattutto visto che non può più ricorrere al gioco e all’alcool ora che ha Wylan e si è riappacificato con suo padre.
 
>Matthias è ancora in vita perché la sua morte canonica avrebbe obbligato tutti a confrontarsi con la questione delle Lettere prima e avrebbe causato tutta una serie di complicazioni e perché, pur riconoscendo che Leigh Bardugo ha preso la sua decisione, è stata una decisione stupida e ho deciso di ignorarla (semicit) mi rifiuto di scrivere storie in cui manchi qualcuno dei Corvi.
 
>Quello che Matthias ha sussurrato all’orecchio di Nina è il giuramento dei Druskelle: “Sono stato fatto per proteggerti. Solo la morte potrà sottrarmi a questo giuramento”. Quindi Kaz aveva ragione, smielato e solenne al tempo stesso.
 
>Lo “zero” finale segnala che le Lettere hanno perso il loro potere, perché i Corvi hanno smesso di credere che lo hanno. O forse è il numero di Corvi che rimarranno alla fine della giornata…?

>Tutti i nomi che non riconoscete dai libri sono di personaggi inventati da me.


 
 Ringrazio di cuore tutti coloro che hanno letto e tutti coloro che commenteranno.
Spero che questa storia vi sia piaciuta tanto quanto è piaciuto a me scriverla.
Alsha


 
  
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