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Autore: Ghost Writer TNCS    18/09/2021    0 recensioni
Niflheim è sempre stato famoso per essere un pianeta tetro e ostile, ma questo non aveva fermato i coloni. Il loro spirito intraprendente e gli interessi economici di una grande multinazionale sembravano sufficienti per far fronte a qualsiasi avversità, ma si sbagliavano.
Il sogno si è infranto contro misteriose interferenze, e alla frustrazione ha fatto seguito la criminalità. Se per un amante degli esplosivi la situazione è particolarmente allettante, lo stesso non si può dire per le forze di polizia che cercano di ristabilire l’ordine, costrette a combattere un’organizzazione malavitosa più influente delle autorità ufficiali.
La sfida per la frontiera è iniziata e il più forte imporrà la sua giustizia.
Genere: Avventura, Azione, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '1° arco narrativo'
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39. Assalto notturno

Era notte fonda e nella centrale di polizia restavano solo Nora e un manipolo di altri agenti. Nonostante l’ora tarda, in realtà tutte le forze dell’ordine della colonia occidentale erano ancora in servizio: l’operazione per fermare il governatore era iniziata e tutti gli altri colleghi si stavano dirigendo alla residenza del politico. Lo stesso commissario Mantina stava guidando i suoi uomini: probabilmente per dimostrare quanto fosse importante quell’operazione, o – secondo alcuni – solo per assicurarsi che nessuno osasse interferire con il suo piano.

Sebbene tutti gli agenti fossero concordi sul fatto che il governatore andava fermato, molti di loro erano scuri in volto, come se non condividessero appieno quello che stavano facendo.

Nora e gli altri agenti alla centrale stavano osservando sulla mappa della colonia i mezzi dei colleghi che si avvicinavano alla residenza del governatore. Insieme a loro c’era Albion, che sembrava il più rilassato di tutti: aveva garantito che le sue armi sarebbero state in grado di distruggere le biomacchine, ma il commissario gli aveva comunque ordinato di essere presente nel caso si verificasse qualche problema.

L’edificio in cui viveva il governatore era lo stesso in cui svolgeva le sue funzioni di amministratore della colonia. Oltre a essere uno degli edifici messi meglio, il fatto di abitare e lavorare nello stesso stabile gli faceva sicuramente risparmiare tempo, e questo era un aspetto non indifferente data la quantità di impegni nella sua agenda. Un altro aspetto che avevano notato gli agenti era che quell’edificio aveva solo due accessi: quello principale e un parcheggio. L’appartamento scelto dal governatore si trovava a un piano intermedio e le finestre erano state dotate di vetri antisfondamento, quindi la loro unica possibilità sarebbe stata passare dalla porta.

Una volta raggiunta la loro meta, i veicoli della polizia – cinque in tutto – si divisero in due gruppi: tre si fermarono davanti all’ingresso principale e gli altri due scesero nel parcheggio sotterraneo.

Un manipolo di uomini rimase a terra per controllare le uscite, gli altri invece cominciarono a salire le scale con le armi in pugno. Albion era riuscito a produrre solo due armi anti-biomacchine, ma anche quelle normali sarebbero state utili: come dimostrato dallo scontro con Kerberosz, le biomacchine non erano indistruttibili, quindi l’obiettivo era danneggiarle il più possibile con le armi normali e poi usare quelle modificate dal metarpia per impedire che si auto-riparassero.

Il grosso dei poliziotti raggiunse il piano dell’appartamento del governatore e rimase in attesa che tutti gli altri fossero in posizione. Come previsto, davanti alla porta c’era una biomacchina. Le altre due erano sicuramente all’interno.

L’automa non aveva nessun punto dove ripararsi, ma sicuramente si era accorto di loro e aveva già segnalato la loro presenza ai suoi simili.

«Ok, siamo tutti in posizione» affermò il commissario. «Ingaggiate!»

Sei agenti in tenuta antisommossa uscirono allo scoperto e aprirono il fuoco. La biomacchina sparò in risposta, scattò su un muro e rimbalzò sull’altro per evitare i colpi.

Il fragore della battaglia inondò l’intero edificio. L’automa continuava a muoversi, ma i proiettili della polizia cominciarono a penetrare la sua armatura. In risposta gli attacchi del robot stavano aprendo squarci negli scudi dei poliziotti.

La biomacchina, crivellata di colpi, finalmente crollò a terra. Nel silenzio improvviso, i poliziotti videro alcuni dei danni dell’automa che cominciavano a rigenerarsi, ma non quelli colpiti dall’arma di Albion. Attesero ancora e ben presto le straordinarie abilità di auto-riparazione del nemico si interruppero, lasciando ampie ferite nel corpo del robot.

«Ha funzionato» esalò qualcuno.

Purtroppo anche gli agenti che avevano partecipato all’attacco avevano subito danni: uno era a terra e altri due erano feriti in modo abbastanza serio. Per quanto robuste, nemmeno le uniformi antisommossa potevano proteggerli dalle temibili armi delle biomacchine.

«Karroach, Rivera, Patel e V’Ghad, prendeteli e portateli in ospedale» ordinò Mantina. «Noi altri vediamo di entrare.»

Mentre i quattro colleghi portavano di sotto i feriti, un altro agente posizionò una piccola carica sulla serratura e la fece detonare. Lo scoppio controllato fu sufficiente per sbloccare la porta, che si aprì sommessamente.

L’appartamento era buio e silenzioso, ma sicuramente li stavano aspettando: dovevano agire con molta cautela.

«Riuscite a vedere le biomacchine?» chiese Mantina. «Il governatore è ancora lì dentro?»

«Una biomacchina è nella sala, l’altra è nella stanza da letto del governatore» riferì un agente.

«Bene. Vediamo di stanarlo.»

Tre agenti provarono a entrare, ma un proiettile d’energia centrò in pieno il primo. Il malcapitato venne scaraventato all’indietro e travolse i compagni, che caddero a terra con lui.

«Serve fuoco di soppressione!» ordinò Mantina.

Due poliziotti si posizionarono ai lati della porta e aprirono il fuoco con le loro armi automatiche. La biomacchina, consapevole dei proiettili anti-rigenerazione del nemico, rimase al coperto, ma in questo modo alcuni agenti riuscirono a entrare nell’appartamento.

«Circondatela, e attenti al fuoco incrociato!» li ammonì il commissario.

 L’automa era in trappola, ma i suoi ordini erano chiari: non si sarebbe certo arreso. Balzò verso il soffitto e sparò una doppia raffica, riuscendo a centrare tre poliziotti. Alcuni colpi lo raggiunsero, ma in un attimo era già al riparo dietro un mobile.

«Quel bastardo è furbo!» imprecò un’agente.

«È troppo veloce per noi» ammise un altro poliziotto.

«Meno chiacchiere, restate concentrati!» li sgridò Mantina. «Abbiamo un compito e lo porteremo a termine! Costi quel che costi!»

***

«Cosa sta succedendo?!» esclamò Vitaly Glazkov, svegliato dal fragore della battaglia. «Cosa sta succedendo?!» ripeté alla biomacchina che era con lui, senza neanche darle il tempo di rispondere. Aveva gli occhi sbarrati, la barba e i capelli in disordine, e il suo raffinato pigiama era tutto spiegazzato.

«Forze ostili ci stanno attaccando. Hanno sfondato la porta.»

«Forze ostili?! Che forze ostili?!»

Si udirono altri spari.

«Le forze dell’ordine della colonia occidentale.»

«Quella puttana!» imprecò il nano. «Vuole davvero arrestarmi! In casa mia!» Il suo stato d’animo era una tempesta di indignazione, sgomento e rabbia, a cui si aggiungeva una buona dose di paura. «Uccideteli tutti! Uccideteli tutti, quegli schifosi traditori!»

«L’unità 2 li sta ingaggiando in questo momento» rispose l’automa, impassibile. «L’unità 3 riporta danni critici. Qualcosa sta interferendo con la sua procedura di auto-riparazione. Al momento non è in grado di ingaggiare il nemico.»

«Cosa?! Ma non eravate invincibili?! Non siete voi che avete fatto il culo a quella testa di cazzo di Égettvér?!»

«Negativo: non siamo invincibili. Affermativo: abbiamo neutralizzato Kerberosz Égettvér. In base ai dati forniti dall’unità 3, le forze dell’ordine della colonia occidentale sono entrate in possesso di un’arma in grado di interferire con i nostri sistemi di auto-riparazione.»

«Merda! Merda, merda, merda! Devo andarmene! Devo andarmene subito! Dov’è il mio kit per le emergenze?!»

Il governatore cominciò ad aprire armadi e cassetti in modo febbrile, alla disperata ricerca di un modo per evitare l’arresto.

«Oh, eccolo!»

Rincuorato, aprì la piccola valigetta che aveva comprato appena due giorni prima. Al suo interno c’era un bracciale largo ma poco spesso, perfetto per essere nascosto sotto una manica.

«Attenzione: se lascia l’edificio, non saremo in grado di proteggerla» lo informò la biomacchina.

«È chiaro che non potete proteggermi nemmeno se resto qui!» ribatté il nano. Dopo averlo indossato, toccò la superficie del bracciale e il suo corpo venne rivestito da un’armatura. «Restate qui ed eliminate tutti i poliziotti! Questo è chiaramente un colpo di stato: l’uso della forza è l’unico modo per mantenere l’ordine!»

Dopo aver giustificato a sé stesso il suo operato, aprì una delle finestre antisfondamento e guardò verso il basso. Si trovava all’ottavo piano, ma la sua armatura era in grado di volare: non c’era motivo di avere paura.

Salì sul davanzale della finestra. Armatura volante o meno, aveva comunque paura. Ma non poteva esitare: se restava lì, tutti i suoi sforzi sarebbero andati in fumo.

Fece un passo e cominciò a precipitare nel vuoto. Pensò di volare e l’armatura rispose: dei propulsori si accesero su mani, piedi e busto. Dapprima rallentarono la discesa, poi gli fecero prendere lentamente quota.

Ora doveva solo allontanarsi e lasciare alle biomacchine il lavoro sporco. Tutto sommato era un bene potersi liberare una volta per tutte di quei poliziotti. Se lasciati a piede libero, prima o poi lo avrebbero sicuramente pugnalato alle spalle.

Un colpo alla schiena lo fece sussultare. L’interfaccia nel casco tremolò e per un attimo perse quota.

Venne colpito ancora e di nuovo precipitò per alcuni interminabili istanti prima che i sistemi di volo tornassero operativi.

Riuscì a voltarsi, zoomò sul tetto dell’edificio da cui era fuggito e vide un paio di agenti con dei fucili di precisione.

“Vogliono… uccidermi?”

Altri due proiettili lo colpirono in pieno e l’armatura si spense del tutto.

Immerso nel silenzio, il governatore Glazkov vide il cielo che si allontanava, lento e inesorabile.

“Vogliono uccidermi.”

***

«Il governatore è a terra» riferì una voce mesta.

Un alito di tensione aleggiò tra i poliziotti impegnati contro le biomacchine, ma nessuno abbassò la guardia: i loro avversari erano troppo pericolosi.

«Abbiamo recuperato il governatore» annunciò uno degli agenti rimasti a terra. Neanche lui sembrava particolarmente entusiasta.

Il commissario Mantina non aveva bisogno di sentire altro: «Ottimo lavoro, portatelo via senza dare nell’occhio.»

«Le biomacchine continuano ad attaccare!» esclamò un altro poliziotto, come se il rumore dei proiettili non fosse già abbastanza eloquente.

«Probabilmente il governatore gli ha ordinato di ucciderci» dedusse l’insettoide. «Stiamo attenti e vediamo di eliminare anche loro.»


Note dell’autore

Ciao a tutti!

Alla fine siamo arrivati davvero allo scontro tra la polizia e il governatore. Gli uomini di Mantina hanno attaccato il nano nel pieno della notte e Glazkov, preso dalla paura, è finito per cadere nella trappola del commissario.

Questa sembra essere davvero la fine per il governatore, ma che ne sarà della colonia adesso? Quali saranno le prossime mosse di Mantina? E cosa faranno gli altri poliziotti?

Le risposte arriveranno nel prossimo (e ultimo) capitolo, non mancate!

A presto ^.^


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