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Autore: ChrisAndreini    18/09/2021    1 recensioni
Cinque coppie, cinque cliché, tropes letterari e delle fanfiction ovunque, e un narratore esterno e allo stesso tempo interno che sembra attirare a sé le più assurde coincidenze e situazioni da soap opera.
Un gruppo di amici si ritrova a passare l'anno più movimentato della loro vita guidati dai propositi, dall'amore, e da una matchmaker che non accetta un no come risposta.
Tra relazioni false, scommesse, amici che sono segretamente innamorati da anni, identità segrete e una dose di stalking che non incoraggio a ripetere, seguite le avventure della Corona Crew nella fittizia e decisamente irrealistica città di Harriswood.
Se cercate una storia piena di fluff, di amicizia, amore, e una sana dose di “personaggi che sembra abbiano due prosciutti negli occhi ma che alla fine riescono comunque a risolvere la situazione e ottenere il proprio lieto fine”, allora questa è la storia che fa per voi.
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Corona Crew'
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Sotto al vischio

 

Martedì 24 Dicembre

Denny non sapeva da dove gli fosse venuto il coraggio di invitare Mathi e Aggie a festeggiare il Natale con la sua famiglia.

Eppure i suoi gesti inconsulti del proposito li aveva belli che finiti, quindi da dove diamine gli era uscito di invitare il suo neo-ragazzo e la sorella a passare il Natale con la sua famiglia, con suo padre, con il quale non aveva neanche fatto un discorso vero e proprio circa la sua sessualità e la sua relazione con Mathi?!

In ogni caso, ormai era tardi per i ripensamenti.

E con “tardi” si intende che erano al tavolo della cena, a metà pasto, e Aggie stava raccontando un aneddoto che aveva portato alle lacrime il padre di Denny.

…quindi teoricamente stava andando bene, giusto?

Insomma, erano rilassati, allegri, e quando Denny aveva chiesto al padre se poteva invitare Mathi con sua sorella, Rich si era illuminato e gli aveva assicurato che più erano, più si sarebbero divertiti.

Quindi… tutto perfetto.

Alla grande.

Nessun imbarazzo.

…come gli era venuto in mente di invitare il proprio ragazzo a festeggiare il Natale in famiglia?!?! Era una bruciatura di tappe estrema!!

-Non ho mai pensato che un ferro da uncinetto potesse creare così tanti guai- commentò Rich a fine racconto, asciugandosi le lacrime per il troppo ridere.

-Oh, non lo pensava neanche Kendall- Aggie si strofinò le mani malefica.

-Erano anni che non ridevo così tanto- Rich respirava a fatica. Max osservava il padre divertito e intenerito. Era vero che non lo sentivano ridere tanto spesso. Era sempre con il sorriso, ma raramente gli raggiungeva gli occhi. E raramente riusciva ad avere abbastanza tempo libero da usare per provare a ridere di più.

-Ne ho tantissimi di aneddoti divertenti!- Aggie sembrava entusiasta di avere un pubblico così incoraggiante.

Mathi non smetteva di sorridere.

Insomma, erano tutti estremamente gioiosi, tranne Denny, che doveva essere il più felice dato che la sua idea non gli si era ritorta contro.

Ma aveva una specie di ansia costante che tutta quella gioia non fosse destinata a durare, e che nel momento in cui avrebbe abbassato la guardia… TAC! Tutto sarebbe andato storto!

Quindi era un po’ sulle sue, e osservava la situazione come un controllore stradale, assicurandosi che gli inevitabili imprevisti non venissero fuori.

Pensava di essere migliorato per quanto riguardava l’ansia, ma non era così facile combattere contro i suoi problemi… e una cena di Natale in famiglia con il suo ragazzo con il quale stava insieme da meno di un mese era una situazione non poco pesante e ansiosa.

-Vado a prendere il secondo- si offrì Max, posando il tovagliolo in un angolo e facendo per alzarsi.

-Lascia, vado io!- Denny si offrì, tirandosi su così in fretta da far cadere la sedia all’indietro.

Ma aveva bisogno di muoversi, avere qualcosa di concreto da fare lo aiutava a distrarsi.

-Sicuro, Denny? È tutta la sera che vai tu- Max lo guardò preoccupato, e parecchio sorpreso.

-Sì, certo! Mi fa piacere! Fatevi viziare per una volta!- Denny trovò in fretta una scusa, e sparì in cucina prima che Max potesse insistere.

Una volta chiusa la porta alle sue spalle, si concesse un profondo sospiro, e molto lentamente cercò l’arrosto che doveva servire come secondo. Max ci aveva lavorato con impegno, anche lui probabilmente in un tentativo di distrarsi dal fatto che a differenza di Denny non poteva festeggiare il Natale con la persona che amava.

…Denny era davvero un ingrato.

Invece di essere felice, si faceva prendere dall’ansia a caso. Che razza di comportamento masochista era?!

Sbuffò, prendendo saldamente la portata, e per poco non la fece cadere quando una voce alle sue spalle lo richiamò.

-Tutto bene, Dan?- Mathi, infatti, era entrato silenziosamente in cucina, e afferrò al volo il vassoio che Denny si era lasciato scivolare per la sorpresa.

-Wo, scusa! Non volevo spaventarti!- mise subito le mani avanti.

Denny si prese il petto, regolando il respiro affannato.

-Che ci fai qui?!- chiese, sorpreso che il suo ragazzo l’avesse seguito.

-È tutta la serata che sei un po’ strano, volevo solo assicurarmi che stessi bene- Mathi gli sorrise, con affetto. Denny si sentì molto in colpa per il suo stato ingiustificato.

-Sto bene, benissimo! Sono solo… eh… voglio che tutto vada bene, tutto qui. Non lo vuoi anche tu? Lo vuoi anche tu sicuro! È il nostro primo Natale insieme, ed è il tuo primo Natale con Aggie dopo anni, e deve essere perfetto! E sarà perfetto! Soprattutto perché hai salvato l’arrosto, che fortuna, altrimenti Max ci sarebbe rimasto davvero malissimo…- Denny iniziò a straparlare, cercando di non apparire troppo ansioso ma fallendo più che miseramente.

-Ehi, ehi, ehi…- Mathi posò il vassoio con l’arrosto da un lato e mise le mani sulle spalle di Denny, per calmarlo -Respira…- lo incoraggiò cercando il suo sguardo così da guardarlo negli occhi e trasmettergli calma e rassicurazione.

Denny avrebbe voluto obiettare che non aveva bisogno di respirare perché andava tutto bene, ma stava iperventilando così tanto che non riusciva più a parlare in maniera coerente, quindi seguì il consiglio, e fece dei profondi respiri per calmarsi.

Il suo cuore iniziò a battere meno freneticamente.

-Scusa…- cominciò, Mathi lo interruppe.

-Tranquillo, succede- non cercò di pressarlo, accettò il suo momento d’ansia con tranquillità e dolcezza, dandogli un bacio sulla fronte.

Denny si rilassò ulteriormente, e decise di ammettere di sua spontanea volontà cosa lo affliggesse.

-Sono un po’ in ansia- ammise infatti, abbassando la testa pieno di sensi di colpa. Non voleva rovinare le feste a Mathi, ma aveva davvero bisogno di parlarne.

Il suo ragazzo gli accarezzò dolcemente i capelli.

-Non sei l’unico- confessò a sua volta, sorprendendo Denny non poco.

-Ma sembravi così tranquillo e sereno di là… perché sei in ansia? Ho sbagliato qualcosa? Sei a disagio? Cosa…- Denny provò ad indagare, dimenticando per un attimo tutti i propri problemi, ma Mathi lo zittì con un dito sulla bocca, che lo fece arrossire ed irrigidire leggermente. Erano pur sempre a casa con suo padre, se li avesse beccati in quella posizione compromettente sarebbe stato imbarazzante.

-In realtà non ho motivo di essere in ansia. Io e Aggie ci stiamo trovando davvero bene qui, non hai idea di quanto sia felice. Ma proprio perché sono così felice ho paura che non duri- iniziò a spiegarsi. Stava praticamente descrivendo lo stato d’animo di Denny, in quel momento. A volte il ragazzo si sorprendeva di quanto fossero simili. Mathi sembrava davvero sicuro di sé, dall’esterno, ma Denny aveva avuto modo di osservare la sua fragilità interiore, e sapeva quanti problemi e traumi avesse affrontato.

Gli prese le mani, noncurante della possibilità che suo padre potesse beccarli in quella posizione.

-Lascia stare, non voglio ammorbarti con le mie turbe- Mathi provò a surclassare la questione.

Denny gli strinse più forte le mani per convincerlo a non lasciar perdere.

-Anche io ho quest’ansia- gli fece presente -Temo di star bruciando le tappe, e che potrei aver sbagliato ad invitarti, perché magari è presto, o ti mette a disagio stare con mio padre, o… insomma… è un territorio completamente nuovo- si spiegò Denny, non riuscendo a guardarlo negli occhi.

-Anche per me lo è. Fino a pochi mesi fa credevo che non avrei mai e poi mai passato un Natale in famiglia, eppure…- Mathi lanciò un’occhiata verso la porta chiusa, dietro alla quale sua sorella stava ancora sicuramente raccontando qualche aneddoto per intrattenere i padroni di casa -…Dan, questa è la prima volta da anni che passo il Natale sentendo l’aria di una famiglia, una vera famiglia, non solo io e Aggie. Non potevi farmi un regalo più grande- lo abbracciò stretto, e Denny ricambiò.

Da un lato questa responsabilità gravava maggiormente sulle sue spalle e sembrava imporgli di rendere tutto ancora più perfetto, dall’altro era felice che Mathi fosse così felice lì, e di non aver bruciato le tappe, almeno non troppo.

-Oh!- Mathi, staccandosi, aveva lanciato un’occhiata al soffitto.

-Cosa?- chiese Denny, alzando la testa a sua volta, e arrossendo di botto.

Vicino alla porta, appeso al soffitto esattamente sopra di loro, c’era un rametto di vischio.

-Ma come?!- chiese Denny, sorpreso. Aveva decorato personalmente la casa insieme a Max, e non aveva messo vischio da nessuna parte.

-Penso che Aggie si sia divertita a mettere qualche tocco personale quando le avete concesso di aiutare nell’apparecchiare- suppose Mathi, con una risata.

-Beh, possiamo sempre fingere di non averlo visto- propose Denny, rosso come un peperone.

Mathi si allontanò leggermente.

-Certo, non voglio metterti a disagio- alzò le mani, denotando una certa delusione.

Denny si diede mentalmente dell’idiota. 

-MA…- cercò di recuperarsi, senza guardare il suo ragazzo negli occhi -…porta sfortuna ignorare il vischio- si avvicinò a lui, e si alzò sulle punte.

Non aveva previsto di dilettarsi in dimostrazioni troppo pubbliche di affetto con suo padre presente perché l’imbarazzo sarebbe stato capace di ucciderlo, ma erano in cucina, erano soli, e Mahi… awww, Mathi si era illuminato quando l’aveva visto avvicinarsi. Sembrava un grosso cagnolone in cerca di coccole.

Si piegò appena, per mettersi alla stessa altezza di Denny, e i due si scambiarono quello che sarebbe dovuto essere un’innocente bacio a stampo sotto il vischio, ma che si trasformò presto in un bacio ben più profondo, e un modo migliore di distrarsi dall’ansia di quanto Denny avrebbe pensato.

Benedetta Aggie! Benedetto vischio! Come avrebbe fatto Denny a non baciare Mathi per due giorni interi?! Quello era il paradiso!

-Ehm…- una voce sorpresa fece scoppiare la bolla di pace, e il cuore di Denny perse un battito quando si staccò da Mathi e si ritrovò faccia a faccia con suo padre, un po’ imbarazzato, e con due bottiglie vuote in mano che probabilmente era venuto a riempire d’acqua.

Denny fu convinto di essere appena morto d’infarto. 

E non gli sarebbe andata male dato che avrebbe evitato di affrontare suo padre dopo essere stato beccato con Mathi in quella posizione più che sconveniente.

Ci fu qualche secondo di imbarazzante silenzio, poi Denny indicò il soffitto.

-Vischio!- si giustificò, in tono acuto.

-Oh, capisco- Rich lanciò un’occhiata al rametto e annuì appena, per niente turbato dall’accaduto.

-Porto l’arrosto di là!- Mathi si affrettò a prendere il secondo e a fuggire dalla stanza.

Traditore!

Denny avrebbe volentieri fatto altrettanto, magari andando poi in camera e preparando le valige per partire per il Messico, o raggiungere Veronika ad Agaliria, ma decise che era meglio affrontare suo padre invece di scappare dai propri problemi.

-…hai bisogno di aiuto con le bottiglie?- chiese, tremante come una foglia, avvicinandosi al padre intento a riempirle al lavandino. 

Rich lo guardò intenerito.

-Grazie, Denny- gli sorrise, affettuoso, per poi incupirsi osservando il suo sguardo -Va tutto bene, figliolo- si affrettò a rassicurarlo.

-Uh?- Denny sollevò la testa su di lui, sorpreso, per poi distogliere nuovamente lo sguardo, incapace di sostenere quello del padre.

-Mathi è proprio un ragazzo in gamba- aggiunse quindi Rich, incoraggiante, mettendogli una mano sulla spalla.

Denny si sentì riempire il petto di sollievo, ma non credeva fosse ancora il momento di festeggiare.

-Ti va bene?- chiese per sicurezza.

-Ma certo! Sono felice che li hai invitati a cena da noi, sono felice che tu sia felice con lui, e non ho il minimo problema- lo rassicurò suo padre.

-Non sei deluso che… insomma… che io sia…- Denny non ne aveva ancora parlato a suo padre in maniera esplicita. Era nell’aria, ma non c’era stato il discorso. Era un po’ come se fosse ovvio, senza bisogno di specificarlo.

-Perdona la frase scontata, ma l’ho sempre saputo. E finché tu stia bene con te stesso, io sarò sempre felice per te- gli rispose Rich, mettendogli anche l’altra mano sulla spalla e cercando il suo sguardo.

Denny sapeva che avrebbe avuto una buona reazione da parte di suo padre, ma non riuscì comunque a trattenere l’enorme sospiro di sollievo.

Rich gli diede un bacio sulla fronte, sorprendendolo non poco, in positivo.

-Vischio- su giustificò poi, indicando il rametto che era un po’ lontano da dove si trovavano, ma andava bene comunque come scusa.

Denny ridacchiò e gli diede un bacio sulla guancia.

Il resto della cena procedette in tutta tranquillità.

 

Mercoledì 25 Dicembre

Amabelle si ripromise di non avere mai figli in futuro.

In realtà aveva già fatto a sé stessa quella promessa almeno una decina di volte, e sempre, che casualità, quando passava del tempo a casa di suo padre, con i suoi fratelli più piccoli: due bambini che avevano un futuro come sirene della polizia per quanto urlavano.

Erano solo le otto del mattino, e già avevano cominciato a gridare in preda all’euforia natalizia, svegliandola dal gioioso sogno nel quale era una ragazza senza traumi… e cavalcava un unicorno.

Uff, voleva un unicorno! Non poteva avere quello, invece che due fratelli urlanti?!

Insomma, li adorava, okay, erano i suoi fratellini, ma erano urlantissimi.

-Amy, Amy! Svegliati!! Dobbiamo aprire i regali!! E papà dice che dobbiamo aspettarti per aprirli!- sentì Tom, il maggiore, di anni 6, battere contro la sua porta.

-Amy!! Regali! Regali!- lo seguì a ruota Timmy, che di anni ne aveva quattro, battendo con forse anche maggiore forza.

Sì… li avevano chiamati Tom e Timmy… e Amabelle faceva sempre confusione.

Anche i genitori a volte facevano confusione.

Perché mai chiamare due figli Tom e Tim?! 

Comunque… Amabelle finse di continuare a dormire, rigirandosi nel letto e mettendo il cuscino sulla testa.

Erano solo le otto del mattino, e non c’era granché sotto l’albero ad aspettarla, tranne il dover osservare per due ore i fratelli che aprivano i tantissimi regali.

Purtroppo per lei, si era dimenticata di chiudere a chiave la camera da letto.

-Amy!!! Svegliati! I regali!- e Tom e Timmy erano entrati e avevano iniziato a scuoterla e a saltare sul letto accanto a lei… e sopra di lei.

-Basta! Okay! Mi alzo!- Amabelle, sentendosi schiacciare, si affrettò a cedere e per poco non fece cadere Timmy spostandosi troppo in fretta e facendogli perdere l’equilibrio.

Per fortuna lui fu abbastanza rapido da rimettersi in piedi.

-Alzati!-

-Svegliati!-

I due fratelli continuarono a scuoterla e tirarle le coperte.

Nope, Amabelle non voleva figli, era ormai deciso.

-Ragazzi, dove… oh, cielo! Vi avevo detto di non disturbare vostra sorella!- li riprese Molly, la matrigna di Amabelle, entrando a sua volta in camera e cercando di disciplinare i figli.

-Ma non si svegliava, e ci sono i regali da aprire!- si lamentò Tom, facendo il muso.

-Amy, tesoro, tutto bene?- chiese Molly, molto preoccupata.

Non sapeva mai come approcciarsi all’altra figlia di suo marito. Ad ogni visita di Amabelle c’era sempre un imbarazzo palpabile.

Era gentile e affettuosa, ma troppo zuccherosa per risultare autentica.

-Chiedetele subito scusa!- si affrettò ad istruire i figli, prima ancora che Amabelle potesse rispondere.

-Ma non è colpa nostra! Lei era già sveglia e stava solo fingendo- si lamentò Timmy, senza avere poi tutti i torti.

Ma erano stati comunque loro a svegliarla, quindi Amabelle non obiettò, e si mise seduta a braccia incrociate, aspettando le scuse.

-Se non vi scusate immediatamente apriremo i regali dopo pranzo- li minacciò Molly.

-Ci dispiace tanto, Amy!- quasi istantaneamente, i due ragazzi si scusarono in coro, e poi scapparono via dalla camera, preparandosi ad aprire i regali.

Molly sospirò.

-Scusami, Amabelle. Sai che il Natale li rende iperattivi- si scusò Molly molto più sinceramente rispetto ai figli.

Amabelle avrebbe voluto obiettare che i ragazzi erano sempre così iperattivi, ma poi si rese conto che lei, obiettivamente, li vedeva solo in periodi di feste, quindi non poteva sapere se fossero sempre così.

Decise di dar loro il beneficio del dubbio, e annuì, stiracchiandosi.

-Ho cinque minuti per lavarmi e vestirmi o sono richiesta immediatamente?- chiese, prendendo il telefono e controllando meglio l’ora.

-Prenditi tutto il tempo che ti serve. Anche Guy sta ancora prendendo il caffè- la rassicurò Molly, per poi congedarsi uscendo dalla stanza e chiudendo la porta alle sue spalle.

Guy era il padre di Amabelle.

Per prima cosa, la ragazza scrisse un messaggio a Petra.

“Ricordi quando abbiamo parlato di avere figli? Beh, la mia risposta adesso è ‘ASSOLUTAMENTE NO, MAI!!!!!’”

La risposta giunse quasi istantaneamente.

“Buon Natale anche a te, Baelle. E ben svegliata. Qui siamo svegli da tre ore e stiamo già preparando per il pranzo” nonostante il tono di chiara presa in giro, Amabelle non riuscì a non sorridere.

Ancora non credeva di stare insieme a Petra.

“Avresti qualche minuto per una videochiamata?” le scrisse, speranzosa.

“Sì, ti prego! Ho bisogno di staccarmi da papà e Mirren che litigano da dieci minuti su due tovaglie IDENTICHE!”

Pochi istanti dopo, partì la videochiamata.

Amabelle non aveva ancora finito di ridere.

-Due tovaglie identiche?- chiese, stavolta dal vivo… beh… più o meno.

Petra era vestita in abiti casual, ma era comunque mille volte più elegante di Amabelle, ancora rigorosamente in pigiama e con i capelli scompigliati -Wow, sei bellissma!- aggiunse subito dopo, guardando la propria ragazza con occhi brillanti.

Wow… la propria ragazza!

Se avesse avuto un figlio con lei, magari poteva anche decidere di infrangere la promessa fatta a sé stessa.

-AMY! SBRIGATI!!- sentì la voce di Tom chiamarla dal piano di sotto.

No, okay, di figli non ne voleva.

Ma era aperta all’idea di diventare zia… dei figli di Mirren e Felix.

-Anche tu sei bellissima… e molto molto assonnata vedo- Petra la guardò con affetto e tenerezza.

Amabelle si strofinò gli occhi.

-Non me ne parlare, ieri Tom e Timmy mi hanno costretta a restare con loro ad aspettare Babbo Natale e si sono addormentati all’una. Non so come possano avere tante energie avendo dormito solo sette ore- borbottò, sbadigliando.

-Su, su, c’è qualcuno qui che vuole salutarti, e sono certa che ti restituirà tutte le energie- Petra provò a tirarla su, ma Amabelle scosse la testa, per niente convinta.

-Se non mi hai restituito tu le energie con la tua bellezza e forza non ci riuscirà nessu…- ma il suo tentativo di flirt venne interrotto e smentito quando in primo piano comparve il musetto di Lottie, che Petra aveva preso da terra e messo sulle sue ginocchia.

-Lottie!! Tesorino! Awwww!- Amabelle all’improvviso aveva recuperato tutte le sue energie, e si appiccicò allo schermo come se sperasse di attraversarlo per abbracciare la cagnolina.

Petra ridacchiò.

-Lo sapevo io che Lottie sarebbe stata più efficace di me- si vantò, accarezzando il cane e mettendo il cellulare in una posizione più comoda, per mostrarle meglio entrambe.

-Ohhhh, ma cosa abbiamo lì, mamma Petra ti ha messo un bel fiocchetto?!- osservò Amabelle, notando che al collo di Lottie, attaccato al collare, Petra aveva legato un fiocco natalizio.

Era ancora più adorabile del solito.

-In realtà è stato Mirren, ma l’ho lasciato fare, era il fiocco della cugina Fallon- spiegò Petra, sorridendo un po’ tristemente e lanciando un’occhiata verso un punto fuori dalla portata di vista di Amabelle, dove probabilmente si trovava Mirren.

-A cosa servono dei figli se abbiamo lei- Amabelle cercò di non pensare a cose tristi, dato che era Natale, e continuò a guardare l’unica figlia che avrebbe voluto avere con profondo affetto.

Lottie, sentendosi osservata, abbaiò e mise la zampa contro lo schermo.

Amabelle morì di diabete.

Letteralmente, si buttò sul letto, fingendo di star morendo.

-Troppo! Troppo adorabile!- esclamò, con voce agonizzante.

-Tsk, la solida melodrammatica!- commentò Petra, scuotendo la testa.

-AMY! STIAMO ASPETTANDO TUTTI TE! SCENDI!!- arrivò l’irritante voce di Tom.

-Posso teletrasportarmi da te e Lottie?- chiese Amabelle, sbuffando sonoramente e alzandosi dal letto stiracchiandosi.

-Purtroppo non credo che questa sia una storia abbastanza sovrannaturale perché tu possa farti tutti questi chilometri in teletrasporto- rispose Petra, divertita.

-Huh?- Amabelle purtroppo non riuscì a sentirla bene, dato che si stava stiracchiando.

-Dai, che recupereremo al compleanno di Mirren e a Capodanno- Petra le fece un occhiolino incoraggiante. Amabelle le sorrise con affetto.

-E avremo il resto della vita- rispose, seducente.

-Wow, non sapevo che la mia ragazza fosse Pablo. Un po’ di originalità, Baelle- la prese in giro Petra.

-Dai! È la frase standard di Pablo, ma è anche super romantica!- si giustificò Amabelle, mettendosi una vestaglia e uscendo dalla stanza.

-Non posso obiettare… prima di andare, ti devo informare di un piccolo problema appena sopraggiunto- Petra improvvisamente si fece sera, e guardò un punto sopra di lei.

Amabelle guardò a sua volta sopra di lei, ma giustamente lei e Petra erano invideochiamata, non poteva vedere ciò che il telefono non mostrava.

-Cosa? Cosa?! Lottie sta bene?- chiese, cercando il cane, nel frattempo uscito dall’inquadratura, che non poteva sicuramente essere sul soffitto, ma chissà, non si può mai dire.

-Sì sì, ma non mi ero accorta che proprio sopra di me c’è un ramoscello di vischio. Ahimè, che sbadataggine- Petra fece la melodrammatica, o almeno ci provò, ma uscì completamente atona.

Inoltre fece vedere il vischio, che palesemente stava tenendo lei col braccio.

Amabelle fu certa che quel giorno le sarebbe venuto il diabete per davvero.

-No! Che si fa adesso?! Non possiamo contravvenire alle regole del vischio!- esclamò, con estrema serietà, quasi preoccupazione. Non era affatto male come attrice.

Entrambe si avvicinarono per dare un bacio alla telecamera, poi sorrisero, divertite.

-Quando torni dovremo farlo meglio- si fece promettere Petra.

Amabelle annuì, rossa più dei suoi capelli.

-Ci sentiamo più tardi- la salutò, prima di chiudere la conversazione, iniziando a scendere le scale per raggiungere la sala da pranzo.

-AAAAAMYYYYYYYYYY!!!!- la chiamarono Timmy e Tom insieme.

UGH!! Amabelle avrebbe davvero tanto voluto passare le vacanze con gli Hart. 

 

Il pranzo di Natale era una tradizione per i Durke-Hart. Dato che nessuna delle famiglie aveva molti parenti con i quali festeggiare, o se ne aveva erano parenti troppo lontani, avevano presto adottato questa abitudine tra le due case, e avevano le loro routine e tradizioni.

Teoricamente, quindi, non ci sarebbero dovute essere sorprese quel Natale. Certo, Felix e Mirren ora erano una coppia, ma la faccenda dell’omofobia di Brogan era stata ormai risolta completamente, quindi era ovvio che non sarebbe cambiato nulla, Felix pensava.

…Felix era un illuso.

Ma non gli dispiacque del tutto il “cambiamento”, dato che non era avvenuto per il peggio.

-E poi mi sono informato, e il processo di adozione per coppie omosessuali è piuttosto lungo, quindi dovreste iniziare a pensarci presto. Ho dei contatti che potrebbero aiutare, ma è sempre meglio essere previdenti- stava infatti dicendo Brogan, tutto contento.

…beh, il “peggio” era relativo.

Perché Mirren aveva il volto seppellito tra le mani e sembrava in procinto di scappare da un momento all’altro e probabilmente seppellirsi in giardino.

Felix sorrideva educatamente, rosso come un peperone a sua volta, ma segretamente molto felice dall’interessamento di Brogan verso i loro futuri figli. Era di certo meglio di quando cercava di separarli. E poi Felix sperava un giorno di avere una famiglia… e soprattutto di averla con Mirren.

Anche se al momento era un po’ presto per pensare già ai figli. Stavano insieme da cinque mesi, e non era poco, ma neanche così tanto da pensare ai figli.

Al matrimonio, forse, ma non già ai figli.

Però se ci voleva tanto ad adottare…

-Papà… ti prego… è presto per pensarci!- obiettò Mirren, la voce che sembrava un pigolio per quanto era imbarazzato.

Non che le altre persone presenti a cena stessero ascoltando la conversazione con particolare interesse, a dire il vero.

Petra stava discretamente nutrendo Lottie sotto il tavolo, con la partecipazione di una divertita Tender, che non potendo vedere la bocca di Brogan, non aveva la minima idea di cosa stesse dicendo. Meredith e Gabrielle erano come al solito intente la prima a leggere e la seconda a messaggiare al telefono. Gli unici che sentivano la conversazione erano i genitori di Felix, e annuivano a tutto ciò che Brogan diceva, lanciando occhiate maliziose e affettuose al figlio e al suo ragazzo.

-Sì, lo so, ma dopotutto dato che vuoi…- Brogan provò ad obiettare, ma Mirren gli pestò il piede sotto il tavolo, e gli lanciò un’occhiata allarmata, indicando appena Felix con la testa.

Felix non capì minimamente il motivo di quello scambio tra padre e figlio.

-Scusa, scusa! Non dirò niente, ma comunque dovete già pensare al futuro! E io sarò disponibile ad aiutarvi in qualsiasi modo!- si mise a disposizione, con entusiasmo.

-Fammelo dire, Brogan, sono davvero orgoglioso di come ti sei aperto alla situazione- lo incoraggiò Bartie, con un grande sorriso.

-Ho commesso tanti errori, ma sto facendo di tutto per rimediarli!- Brogan assunse un tono solenne.

-Era meglio quando mi cacciavi di casa- borbottò Mirren, ancora estremamente in imbarazzo.

Felix gli diede qualche pacca sulla spalla, confortante. Era diventato sempre più naturale estendere il contatto fisico. E non riusciva a non sorridere quando si rendeva conto di quanto potere avessero le sue carezze. Mirren sembrava sempre rilassarsi al suo tocco.

-Bonnie mi stava condizionando più di quanto pensassi. Sono felice che sia finita- continuò Brogan, ignorando le lamentele morsicate del figlio.

-Come procede il divorzio?- chiese Johanne, preoccupata.

-Molto bene, sorprendentemente. Sta cercando di dimostrare che l’ho chiesto perché l’ho tradita e ho un’altra donna, ma non ho nessuno, e non avrò più nessuno! L’ho deciso- rispose Brogan, piuttosto soddisfatto da sé stesso.

-Meh, ne riparliamo tra qualche mese- lo sfidò Petra, incredula. Aveva già assistito a quel teatrino più volte.

Felix doveva in effetti darle ragione, ma voleva essere ottimista. Non aveva mai lasciato una moglie a causa di problemi che riguardavano i suoi figli. Forse questa volta aveva davvero aperto gli occhi.

-Non sottovalutarmi, il mio psicologo mi sta aiutando a comprendere il motivo dei miei problemi con le donne… e diciamo solo che dei nipoti su cui concentrarsi sarebbero non poco graditi per la mia terapia- Brogan tornò all’argomento di prima, con un occhiolino.

-Papà, ti prego, basta!- si lamentò Mirren, tornando a seppellire il volto tra le mani e irrigidendosi nonostante la mano di Felix sulla sua spalla.

Il biondo non riuscì a non ridacchiare, un po’ isterico, ma anche effettivamente divertito da quel pranzo singolare.

-Okay… okay… è un’occasione di festa, dopotutto. Peccato che Amabelle non sia riuscita ad essere dei nostri- Brogan spostò l’attenzione verso Petra, che a differenza del fratello rimase impassibile.

-Amabelle ed io non vogliamo figli- disse solo, in tono di sfida.

-Beh, è presto, ma magari…-

-No, no, Amabelle afferma con assoluta certezza di non volere figli, ed io concordo. MA accetteremo aiuto per il matrimonio- disse in tono così impassibile da sembrare comico.

-Lo accetto!- Brogan sorrise, soddisfatto per il compromesso.

Il pranzo procedette quasi tranquillamente dopo quella parentesi, e dopo aver mangiato quasi tutte le portate, in quel momento di abbiocco dopo un pranzo sostanzioso, la folla iniziò a disperdersi dalla grande tavolata.

Tender iniziò ad inseguire Lottie per tutta la casa, era l’unica a non essere entrata in un coma da cibo.

Meredith e Gabrielle decisero di tornare a casa: la prima sicuramente per mettersi a leggere o a scrivere al computer, la seconda aveva un appuntamento con il suo ragazzo.

Bartie e Brogan fecero la loro solita partita a carte, con Johanne che assisteva il marito ma era tenuta ad una certa distanza dato che l’ultima volta aveva cercato di barare. E Petra si mise in camera sua, probabilmente in videochiamata con Amabelle.

Felix e Mirren finalmente trovarono un po’ di tempo per stare da soli.

-Ti va di andare all’altalena?- propose Felix, che aveva preparato una sorpresa all’esterno prima di pranzo.

-Con questo freddo, Durke?- si lamentò Mirren, piuttosto sonnolento, osservando fuori dalla finestra dove iniziava a cadere qualche fiocco di neve.

-Dai, solo per qualche minuto. Tradizione natalizia!- insistette Felix, prendendolo per un braccio e iniziando a trascinarlo verso la porta sul retro.

Mirren non sembrava opporre resistenza, era un buon segno!

-Ma non avevi smesso di fumare? A che serve uscire?- continuò comunque ad obiettare, poco convinto.

-Daaaai, fallo per me!! Ci vestiamo pesanti e stiamo un po’ da soli, noi due, senza la compagnia di nessun altro- gli fece dei super convincenti occhi da cucciolo (che funzionavano solo su Mirren a dire il vero), e il suo ragazzo cedette, con un sospiro e facendosi trascinare fuori, verso la loro altalena, compagna di mille avventure.

Non appena si fu seduto al solito posto, Felix respirò a pieni polmoni l’aria invernale, iniziando a dondolarsi appena. Doveva ammettere che i suoi polmoni sembravano funzionare meglio da quando aveva smesso di fumare. Era un cambiamento quasi impercettibile, per il momento, ma iniziava a notarlo.

Era felice di aver realizzato il proprio proposito.

Ma in generale, era felice. Felice di tutto quello che stava succedendo in quel periodo: la relazione con Mirren, il suo lavoro, la Corona Crew che era più unita che mai. Stava anche facendo amicizia con i suoi colleghi, e lavorare con Ty era molto più divertente di quanto avrebbe mai potuto immaginare. Non credeva di aver mai avuto un periodo così felice nella sua vita.

-Ehi, Felix, tutto bene?- Mirren gli diede un colpetto sul piede, facendolo tornare alla realtà.

-Quanto è durato?- chiese un po’ preoccupato. Ultimamente iniziava ad avere meno attacchi, da quando aveva cambiato alcune medicine, ma ogni tanto tornavano.

-Solo qualche secondo, tranquillo. Ma pensavo che mi avessi portato qui per dirmi qualcosa- lo rassicurò Mirren, per poi interrogarlo, con un sopracciglio inarcato.

Felix non trattenne uno sguardo colpevole, Mirren lo conosceva fin troppo bene. Decise comunque di fare il finto tonto, per una questione di principio.

-Nessun motivo in particolare- mentì, per poi, immediatamente dopo, alzare la testa e guardare le sbarre dell’altalena.

-Oh, guarda, ma è vischio que…- si interruppe a metà frase.

Il vischio che aveva preparato tanto accuratamente, infatti, non c’era.

-Ma dove…?- iniziò a guardarsi intorno, confuso.

Mirren sghignazzò tra sé.

-Sei stato tu?!- lo accusò Felix, offeso. La sua bella sorpresa, rovinata così.

Mirren iniziò proprio a ridere, una delle sue rare risate vere e proprie, che di solito infondevano Felix di gioia anche quando era giù.

E quel giorno non faceva eccezione.

Anche se ci provò a tenere il muso, con estrema difficoltà, per sei secondi.

Poi scoppiò a ridere anche lui.

-Non sono stato io, comunque, ma l’ho visto volare via trascinato dal vento mezzora fa, dalla finestra- dopo le grasse risate, Mirren si spiegò.

Felix sbuffò, ritornando a fare il muso.

-Beh… vuoi baciarmi o no?- chiese con molta meno eleganza, indicandosi la bocca già in posizione. Tanto l’intento era quello, vischio o no.

-Romantico- lo prese in giro Mirren, alzando gli occhi al cielo.

-Ehi! Non è colpa mia se c’è vento- si lamentò Felix, demoralizzandosi.

Poi sentì una mano sul suo collo, e pochi istanti dopo Mirren lo stava baciando.

Ormai era la loro quotidianità, ma di solito si limitavano a scambiarsi pecche sulla bocca, o sulla fronte, o sulla mano.

Niente di particolarmente spinto, tranne che in determinati momenti, dove godevano di solitudine e intimità.

E tali momenti erano sempre meravigliosi come la prima volta.

Quello era uno di quei momenti.

Le altalene scricchiolavano mentre i due cercavano di avvicinarsi sempre di più. Felix non credeva sarebbe potuto essere più felice di così.

Quando si separarono, fu quasi tentato di chiedergli di continuare in camera sua, o di appartarsi nella legnaia, ma si interruppe quando notò lo sguardo di Mirren.

Sembrava timoroso, quasi preoccupato.

-Tutto bene?- chiese, allertandosi immediatamente.

-Uh? Sì! Sì, certo!- mentì lui. Felix lo conosceva, era chiaro che mentisse, perché si era irrigidito appena, e aveva distolto inconsciamente lo sguardo.

-Mirren…- lo incoraggiò a parlare, cercando il suo sguardo.

-Ecco, c’è una cosa che volevo dirti, ma non so… non pensavo di dirtela oggi- ammise Mirren, stringendo le corde dell’altalena, un po’ a disagio.

-Mi vuoi lasciare?- chiese Felix preoccupato. Sapeva benissimo che non fosse quello il caso, ma era meglio essere sicuri.

-No! No! Assolutamente no!- si affrettò a rassicurarlo Mirren. Felix si rilassò.

-Allora qualsiasi cosa mi dirai andrà bene- gli sorrise, incoraggiandolo a parlare.

Mirren sospirò, e non lo guardò.

-Ecco… sei libero il giorno del mio compleanno?- chiese, iniziando a girare intorno all’argomento.

-Ovvio! Sarà una giornata dedicata a te! Beh, principalmente la serata. Ho già prenotato al Vio… ehm… in un posto, e ci saranno la Corona Crew, la musica classica, e una torta che adorerai e… ugh, no, non devo fare spoiler! Deve essere una sorpresa!- Felix si tappò la bocca, temendo di aver detto troppo.

-Aspetta, hai prenotato al Violin’s key?!- chiese Mirren, con occhi brillanti.

-No! …sì… ahhhhhh, doveva essere una sorpresa!!!- si autocommiserò Felix, melodrammatico come Amabelle.

-Ma è perfetto! Possiamo andare alla casa e poi direttamente al Violin’s Key! Senza fare giri troppo complicati!- Mirren iniziò a riflettere ad alta voce, poi si tappò la bocca, rendendosi conto che anche lui, come il suo ragazzo, aveva fatto uno scivolone.

-Casa? Che casa?- chiese Felix, confuso.

-Uh… sì, era di questo che volevo parlarti. Io… ho preso casa- ammise infine Mirren torturandosi la sciarpa che aveva attorno al collo.

Il cuore di Felix perse un battito.

Mirren… una casa… una casa sua. Non avrebbe vissuto più lì. Non sarebbe stato più accanto a Felix.

Una casa vicina al Violin’s key, per giunta! Era lontanissimo da lì. Più vicino a lavoro, certo, ma…

Fu felice che non si stessero guardando negli occhi, perché era impallidito, e non riusciva a non mostrare la sua delusione.

Cercò di recuperarsi in fretta.

-Wow, che svolta inaspettata. Una casa tutta tua?- indagò ulteriormente, provando a sorridere.

-Sì… ecco… non ho ancora firmato il contratto, ma ho trovato questa bella casa, e volevo chiederti di visitarla con me, il giorno del mio compleanno, per darmi consigli sull’arredamento dato che sei molto più esperto di me su queste cose- Mirren era molto a disagio, e si vedeva.

Felix non poteva esimersi dall’incoraggiarlo senza pensare a sé stesso, quando lo vedeva così.

-Ma certo! Non devi neanche chiedere! Che figo! Ti trasferisci! Fantastico!- cercò di mostrare un entusiasmo che non gli apparteneva, ma si rese conto di essere uscito parecchio forzato.

Mirren sicuramente si sarebbe accorto della sua stranezza, e avrebbe indagato. Felix quasi ci sperò. Sperò che lo capisse, e insistette, dandogli il via libera per esprimere quanto gli facesse male pensare che Mirren non sarebbe stato più il suo vicino di casa. Che non si sarebbero più potuti salutare dal balcone ogni mattina, e darsi la buonanotte ogni sera.

Sì, certo, c’erano le videochiamate, ma non era la stessa cosa.

Era egoista dirglielo senza essere interpellato al riguardo, quindi Felix rimase zitto, aspettandosi che fosse Mirren a tirare fuori la questione.

Ma Mirren non lo fece.

-Sì, beh… ci vorrà un po’ per finalizzare il tutto, dato che non è ammobiliata, e devo ancora comprarla, e organizzare tutte le questione burocratiche, ma è da un po’ che pensavo di trasferirmi, soprattutto ora che Bonnie non c’è più e Petra non ha bisogno di me contro di lei- Mirren spiegò le sue ragioni.

-Sì, beh, non puoi mai sapere se tornerà una Bonnie però- Felix si morse il labbro subito dopo aver detto quella frase. Non voleva manipolare Mirren in modo che rinunciasse al suo proposito. Era davvero troppo egoista da parte sua. Un modo per mantenere lo status quo. 

Ma Mirren aveva 26 anni, aveva tutto il diritto, se non il dovere, di trasferirsi.

Probabilmente avrebbe dovuto farlo anche Felix, prima o poi… più prima.

-Felix…- forse Mirren era in procinto di tirare finalmente fuori l’argomento “come si sente Felix a riguardo”, ma il suo ragazzo lo interruppe, scuotendo la testa tra sé per eliminare i pensieri negativi.

-Scusa, scusa! Sono felice per te, Mirren, un sacco! Sono solo preso alla sprovvista, tutto qui. Ti aiuterò con piacere, al meglio che posso- gli promise, il più incoraggiante possibile.

-Grazie, Fel, avrò davvero bisogno del tuo aiuto- rassicurato, Mirren gli prese le mani tra le sue, e le strinse con forza.

-Inizia a tirare una certa aria, non pensi? Forse è meglio rientrare- Felix simulò tremori per il freddo, e si alzò, togliendo le mani da quelle di Mirren per levarsi della neve dai vestiti.

Si girò verso Mirren per incoraggiarlo a seguirlo, e si accorse che i suoi occhi erano estremamente feriti.

Si affrettò a tornare più affettuoso.

-Su, andiamo prima che ti si congeli il naso- gli porse la mano per aiutarlo ad alzarsi dall’altalena, e Mirren gliela prese leggermente più rassicurato.

Rientrarono mano nella mano in casa, e rimasero tranquilli, sereni e innamorati, il resto della giornata.

Felix però non riusciva a togliersi dalla testa che quelli potevano essere gli ultimi giorni che viveva accanto a Mirren.

Che pensiero orribile!

 

-Non è giusto!- si lamentò Diego, irritato, quando perse per la quattordicesima volta di fila a carte contro Coco, che sogghignando sotto i baffi, diede il cinque alla sua consulente, ovvero Clover.

-Evvai, tutte le caramelle sono mie!- la bambina recuperò i dolcetti, di cui Diego era rimasto ormai del tutto sprovvisto, e iniziò a mangiare una barretta di cioccolato, gustando letteralmente la vittoria.

-È stata una perfetta partnership- Clover si stiracchiò, soddisfatta del suo operato come consulente.

Quando aveva detto ai Flores che non avrebbe partecipato ai giochi di carte, Diego aveva sperato con un certo ottimismo che sarebbe riuscito a vincere qualche mano, ma non aveva fatto i conti con Coco, che l’aveva reclutata con la scusa di non conoscere bene le regole (bugiarda, era più brava di loro), e l’aveva usata per vincere praticamente sempre.

-Pensavo che fossi la mia ragazza, devi davvero remarmi contro così tanto?!- sbuffò Diego, guardando con un certo rimpianto il Mars che Coco aveva porto a Clover per ringraziarla dell’aiuto.

-Non è colpa mia se Coco è stata più veloce di te a prenotare il mio aiuto- si giustificò Clover, sedendosi sulle sue ginocchia e fermando Diego dal cacciarla via porgendogli il Mars, che riconquistò appena il suo favore.

-Okay… allora io mi prenoterò per il prossimo gioco che faremo tutti insieme nel quale non parteciperai- la abbracciò per rendere ufficiale la prenotazione, e Clover ridacchiò.

-Mi dispiace, ma Oliver mi ha già prenotata, poi viene Juanita, poi nonna Flora, e infine tu. Ti metto in lista, Diego- Clover gli fece un occhiolino.

Diego fece il muso.

-Pensavo di avere il fast-pass, splendore- provò a sedurla, con uno sguardo che conquista degno di Flynn Rider.

-Ci hai provato, fiorellino. Ma non posso infrangere una promessa. Dovevi pensarci prima- Clover gli diede un bacio sulla guancia che alleggerì appena il dolore del rifiuto, e Coco li guardò disgustata.

-Fate gli sdolcinati da un’altra parte. Mi rovinate i dolci!- si lamentò, stringendo a sé i suoi tesori. Mah, semmai li avrebbero resi più dolci con il loro amore.

Clover alzò le mani in segno di resa e si alzò, sistemandosi il maglione più brutto del mondo, verde con fiocchi di neve, renne, un Babbo Natale messo a caso, e la scritta “Brutto maglione natalizio” sul davanti.

Ne aveva comprato uno identico anche a Diego, solo che rosso.

E dato che Diego non credeva avrebbe mai indossato un completo di coppia con Clover, stava indossando quel maglione con una soddisfazione immensa.

-Allora, posso farmi perdonare facendoti vincere a Just Dance?- Clover gli porse la mano per convincerlo a seguirla. Diego gliela prese anche se non aveva bisogno di lei per alzarsi.

-Non è una vera vittoria se non dai il tuo massimo- obiettò, seguendola verso il salone con la televisione.

Una volta varcata la soglia, però, vennero fermati dalle quattro persone all’interno della stanza, intente a guardare una replica di Gorgeous in televisione: Maria, Juanita, Paola e nonna Flora.

-Fermi lì voi due!- dissero in coro, con veemenza, facendoli sobbalzare e bloccare di botto.

-Cosa?- chiesero in coro, guardandosi confusi.

-Siete sotto al vischio, dovete baciarvi!- indicò Maria, prendendo una macchina fotografica.

-Sì! Sì! Io e Miguel lo abbiamo fatto, dovete farlo anche voi, è tradizione!- le diede man forte Paola, con occhi a cuore.

Clover e Diego si guardarono, alzarono le spalle, e condivisero un dolce bacio sotto al vischio, noncuranti degli sguardi… e dei ventimila flash della macchina fotografica.

-Mamma, la memoria ha un limite- si lamentò Diego una volta staccatosi da Clover.

-Finisce dritta dritta nell’album di famiglia. Un giorno mi ringrazierete per essere previdente- rispose Maria, osservando con un cenno di approvazione le foto scattate.

-Ohhh, fa vedere! Fa vedere- Paola si avvicinò -Awww- commentò subito dopo, intenerita.

-L’hai visto dal vivo- le fece notare Clover, incredula.

-Ma lo posso vedere più a lungo così- la contraddisse Paola, con un occhiolino.

Le due ormai erano diventate migliori amiche.

-Siete proprio una bella coppia- anche Flora si unì all’osservazione.

Juanita era rimasta l’unica a guardare la puntata di Gorgeous, con dei popcorn.

-Suppongo che Just Dance dovrà aspettare- sussurrò Diego all’orecchio di Clover, che annuì, e si avvicinò allo schermo, interessata ai personaggi che tante volte aveva sentito citare da numerosi membri della Corona Crew.

Forse quella serie non era poi così trash.

Diego, intuendo i pensieri che stavano passando nella mente della sua ragazza, si affrettò a coprirle gli occhi.

-No! Quattro fissate in famiglia e tre nel gruppo di amici bastano e avanzano. Tu sei più forte di così. Combatti i demoni oscuri del trash!- la incoraggiò come un maestro verso il proprio alunno jedi.

Clover rise di gusto.

-Tranquillo, non mi appassionerei mai così tanto. Ma non è male dare un volto ai personaggi di cui Amabelle parla sempre. Fammi indovinare, quello è Pablo, e sta parlando con Angelica?- chiese, indicando i due personaggi nello schermo.

-Francisca- la corressero Juanita, Flora e Maria di getto.

-Oh… capito- Clover si sedette accanto a Juanita, e le prese un paio di popcorn dalla ciotola.

-Nooo! La stiamo perdendo! Presto, infermiera, mi passi il defibrillatore!- Diego chiese a nessuno in particolare, ma venne comunque salvato da Paola, che si alzò dal divano e si avvicinò a Clover.

Non era un defibrillatore, ma gli bastò comunque.

-Clover, ti posso parlare di una cosa, in privato?- chiese, al suo orecchio.

Clover annuì, e la seguì dopo essersi congedata dal resto della famiglia, e lasciando Diego lì tra le appassionate di Gorgeous.

Raggiunsero il giardino, e si sedettero sotto il portico della casetta.

-Tutto bene, Paola? Qualche problema?- Clover ruppe il silenzio, un po’ preoccupata. Si vedeva che Paola era a disagio per qualcosa, ma non sembrava triste, solo molto nervosa.

-Sì, tutto bene. Anche più che bene, solo…- non stava mentendo, davvero andava bene, più che bene. Clover non capì cosa potesse renderla così nervosa, e perché rivolgersi a lei. Poi notò che spesso si portava le mani sullo stomaco. Un gesto che aveva visto fare molto spesso a Roelke, di recente.

E Roelke…

-Sei incinta?- chiese, incredula, senza riuscire a trattenersi, per poi coprirsi la bocca di scatto. Non era molto delicato fare una supposizione del genere senza prove e soprattutto se Paola non era pronta a condividere il suo possibile stato interessante.

-Cioè…- provò a tornare sui suoi passi, non riuscendo a guardare l’amica negli occhi, ma Paola la interruppe.

-Sei proprio una maga, Clover- confermò la supposizione di Clover, che si girò verso di lei, sorpresa dalla sua calma, e la trovò solo ad occhi sgranati e piacevolmente sorpresa.

Ancora un po’ nervosa, ma non preoccupata, o in ansia totale, come Clover sarebbe stata se avesse scoperto di essere incinta.

Giustamente, forse. Paola era più giovane di Clover, certo, ma era già sposata, amava Miguel, ed era chiaro che volesse una famiglia.

-Volevi dirmi questo?- chiese la ragazza, lanciando un’occhiata allo stomaco di Paola, che però non mostrava alcuna differenza.

-Sì, ecco… wow, l’hai reso più facile, scoprendolo tu per prima. Ed io che non sapevo come introdurre l’argomento...- Paola rise un po’ istericamente, accarezzandosi la pancia senza più provare a trattenersi.

-Sembri felice- notò Clover, senza riuscire a nascondere la sua sorpresa.

-Ovvio che sono felice! Sono estasiata! Il problema è che… non so se sia il caso di dirlo subito. Ovviamente Miguel lo sa, era con me quando ho fatto il test, ma è una faccenda di poche settimane, e non vorrei… credi che dovrei dirlo in famiglia? Anche se è presto?- chiese Paola, rivelando il motivo per il quale si era rivolta a Clover.

Clover non aveva idea del perché avesse deciso di chiedere proprio a lei, che esperta non lo era affatto riguardo bambini, persone incinte, e annunci da fare in famiglia a Natale.

Ma cercò di pensarci seriamente, perché voleva essere per Paola una persona sui cui potesse contare.

-Io… beh… penso che li renderesti felici. Forse è un po’ presto, ma dare una notizia del genere credo che renderebbe il Natale più speciale per tutti- le diede la sua opinione sincera.

Paola sorrise raggiante.

-Lo pensi anche tu? Lo pensa anche Miguel, anche se mi ha detto che lascia la decisione a me. Io sarei felice di dirlo, ma ho comunque un po’ paura che se poi succedesse qualcosa rimarrebbero tutti troppo delusi- si rabbuiò parecchio all’idea che qualcosa succedesse, e si strinse a sé, come a proteggersi.

Le sue parole però denunciavano che stesse più che altro cercando di proteggere gli altri.

-Non deluderai mai nessuno. Anzi, avere il sostegno della famiglia in un momento così felice e delicato non potrà che giovarti- la incoraggiò Clover, mettendole una mano sulla spalla per farle notare che non era sola.

-E poi le cose andranno bene- aggiunse dopo pochi secondi, ottimista.

Paola sorrise, rasserenata.

-Sono davvero felice all’idea di fare una famiglia. Ho sempre voluto essere mamma- confessò, ormai molto più tranquilla, e semplicemente eccitata per la notizia che aveva appena rivelato.

-Sarai un’ottima mamma- Clover lo disse con la massima sincerità. C’erano persone che erano nate per essere madri, e Paola era una di quelle.

…non come Clover.

Clover non aveva mai pensato di avere figli un giorno.

Per molti anni aveva supposto che non avrebbe mai incontrato qualcuno che l’avrebbe amata abbastanza, e che lei avrebbe amato abbastanza, e supponeva che quindi, in assenza di materia prima, non avrebbe avuto proprio la possibilità di avere dei figli.

Poi si era detta che, a prescindere, di figli era meglio non averne, dato che visti tutti i suoi problemi avrebbe finito solo per rovinarli.

Ma adesso…

Durò solo un istante, in realtà. Forse perché notò quanto Paola fosse felice, forse era così innamorata di Diego che iniziava ad avere le fantasie adolescenziali di una famiglia tutta loro, forse semplicemente era l’atmosfera natalizia che parlava, o quanto gli avesse fatto piacere passare del tempo con Coco…

Ma per un istante, in singolo attimo, si immaginò al posto di Paola, con una creatura in grembo, e un futuro da madre.

Scosse la testa, era troppo presto per pensarci, ed era un pensiero davvero lontano da lei.

Lei e Paola finirono di chiacchierare, e tornarono in casa dopo una decina di minuti.

Clover pensò di essere stata via qualche giorno.

Diego era seduto tra Maria e nonna Flores, con una coperta intorno alle spalle, e rubando ogni tanto i popcorn dalle mani di Juanita.

Osservava lo schermo con estrema concentrazione e interesse.

-Diego, ti va di fare una passeggiata?- chiese, confusa, e cercando di salvarlo da quella serie che, sicuramente, sua nonna e sua madre lo stavano obbligando a vedere con loro.

-Aspetta, aspetta, devo capire se Pablo tornerà in vita questa volta!- Diego neanche la guardò, e prese altri popcorn.

Alla fine, dopo anni di estrema resistenza, anche Diego era crollato nel cerchio di Gorgeous.

Clover non insistette, e si sedette nuovamente accanto a Juanita, insieme a Paola.

Passò decisamente il miglior Natale della sua vita.

 

Ormai era arrivata al sera di Natale, e Max non era riuscito a contattare Veronika se non per gli auguri, e solo qualche minuto. Purtroppo oltre agli impegni reali, c’era anche il problema del fuso orario.

E tra Europa e America il fuso orario era tanto diverso.

E al momento era troppo tardi ad Agaliria perché Veronika fosse sveglia… o troppo presto?

Insomma, sicuramente era già andata a dormire, Natale era finito, e Max non era riuscito a passarlo con lei.

Non ci stava troppo male, dopotutto fino a pochi giorni prima pensava che con Veronika non avrebbe avuto nessuna possibilità, quindi gli bastava sapere che in futuro avrebbero avuto occasione di stare insieme. Era già qualcosa.

Al momento era con Denny, Mathi e Aggie a vedere un film di Natale. Suo padre era uscito per andare dai Paik per un lavoro urgente in giardino. 

Sembrava davvero una cattiveria immensa chiamare un giardiniere il giorno di Natale, ma a Max non era sfuggito che alla richiesta, suo padre si era illuminato, quindi non aveva obiettato nulla e l’aveva lasciato andare.

Ecco, riflettendo sulla situazione di suo padre, Max era messo decisamente meglio.

Certo, non poteva vedere la persona che amava, mentre suo padre sì, ma almeno lui e Veronika potevano stare insieme, mentre la signora Paik era sposata e troppo spaventata per lasciare il marito e confessare i sentimenti che chiaramente provava per il giardiniere.

Max non avrebbe disdegnato l’idea di avere la madre di Clover come matrigna. Così loro due sarebbero potuti diventare fratellastri. Sarebbe stato perfetto!

Ma preferiva lasciare i piani di accoppiamento ad Amabelle o a Norman, non gli piaceva intromettersi in queste cose.

Quindi era sul divano intento a vedere “Fuga dal Natale” con i ragazzi presenti, e cercando di non lanciare occhiate gelose a Denny e Mathi che erano chiaramente i più felici lì in mezzo.

Beh, no, Aggie era felicissima, sdraiata a pancia in giù sul pavimento a vedere il film con estremo divertimento, già in pigiama, e con i regali ricevuti quel giorno tutti intorno a lei come tesori preziosi.

Insomma, era stata una bella giornata, sarebbe finita come una bella giornata, e la mattina successiva avrebbe parlato con Veronika scambiandosi degli auguri più sentiti. Non era importante essere precisi.

Mentre cercava di godersi il film e ignorare la coppietta al suo fianco (quello era il suo innocente fratellino, maledizione. C’era proprio bisogno di stare così appiccicati?!) una chiamata lo distolse dai suoi pensieri.

Rimase piuttosto sorpreso nel notare che era Veronika.

Si alzò dal divano e rispose quasi immediatamente.

-Veronika?- chiese, pensando che forse era una chiamata partita per sbaglio, o qualcosa del genere, ma Veronika comparve in primo piano con un raggiante sorriso.

-Max! Come va? È andato bene il Natale?- chiese, sembrava parecchio eccitata per qualcosa, non riusciva a nasconderlo.

E dietro di lei… sembrava in auto.

-Sì, tutto bene? Ma tu dove sei adesso? Che ore sono ad Agaliria? Le sei del mattino, tipo? Sei già sveglia e in giro?- chiese, preoccupato.

-Ehm… a dire il vero non sono ancora andata a dormire- rispose Veronika, muovendo la mano come a lasciar cadere l’argomento.

-Cosa?! Non è molto salutare. Non eri abituata a dormire otto ore precise?- chiese, non riuscendo a non esprimere i propri dubbi. 

-Senti chi parla, Mr. “Ho dormito ventitrè minuti non consecutivi ma sto una favola”- Veronika rigirò la frittata, e Max non ebbe nulla da obiettare. Aveva ragione.

-Beh, okay, ma comunque mi sembra esagerato farti lavorare così tanto il giorno di Natale- Max continuò a fare il responsabile, e Veronika gli lanciò un’occhiata affettuosa.

Per essere in doveri regali, sembrava vestita parecchio casual, e aveva i capelli raccolti all’indietro in maniera un po’ disordinata, piena di ferretti.

Anche il trucco era molto poco.

C’era qualcosa di strano, ma Max era troppo felice di vederla per collegare subito i puntini.

-L’ho chiesto io, quindi non posso lamentarmi. Anzi, sono davvero felice, anche se assonnata- rispose con entusiasmo.

Prima che Max potesse insistere o cambiare argomento, ci pensò lei a fare quest’ultima cosa.

-Che stai facendo adesso? Sei a casa? C’è anche Denny?- chiese, cercando di capire dallo sfondo di Max dove egli fosse.

-Sì, sono a casa. E ci sono ancora Mathi e Aggie. Siamo un po’ stretti ma è piacevole. Vediamo un film- spiegò, spostando la telecamera verso la sala da pranzo e mostrando il gruppo e il film che stavano vedendo.

-Oh, Fuga dal Natale. Carino!- Veronika riconobbe il film, era davvero una patita di cinema.

-Tu invece? Che doveri regali stai per…?- Max provò ad indagare a sua volta, ma Veronika sembrò essere chiamata da qualcuno fuori dallo schermo. Il suo sorriso si allargò.

-Scusa, Max, ma sono quasi arrivata, devo chiudere la chiamata- lo congedò improvvisamente.

Max era confuso.

-Aspetta, cosa…?- provò ad indagare, ma Veronika lo interruppe.

-Sono davvero di fretta. Ti spiego tutto più tardi, promesso- gli diede un bacio a distanza, ed interruppe la telefonata prima che Max potesse ricambiare.

-…okay…- sussurrò tra sé, molto molto disorientato.

Perché chiamarlo per stare così poco al telefono? Perché era sveglia a quell’ora? Era ubriaca? No, non sembrava. Ma era un po’ strana.

Max cercò di non pensarci, e si avviò nuovamente verso il divano, appoggiandosi allo schienale da dietro ma non sedendosi ancora.

Forse sarebbe andato direttamente a dormire, iniziava ad essere un po’ stanco, dopo tutti i festeggiamenti di quei giorni.

E il film era molto carino, ma sul finale si stava un po’ appendendo.

Senonché venne bloccato circa cinque minuti dopo la chiamata con Veronika, dal suono del campanello.

Il suo cuore perse un battito.

-Chi sarà a quest’ora?- chiese Denny, sorpreso, e stringendosi maggiormente a Mathi.

-Forse qualcuno che fa i cori natalizi?- suppose Aggie, meno preoccupata.

-Vado a vedere- Max si raddrizzò e si avviò alla porta senza alcuna aspettativa.

Ma quando aprì la porta, rimase non poco sorpreso quando si ritrovò davanti Manny.

Cioè… era Veronika, ma era vestita da Manny.

-Heyy!- lo salutò lei, con un sorriso radioso, e il solito accento newyorkese che da tantissimo tempo Max non le sentiva usare.

Sebbene ormai sapesse la verità, fu comunque uno shock vederla in questa forma, che gli aveva fatto battere così tanto il cuore.

-Ciao, Max, scusa se ci introduciamo a quest’ora, ma Manny ci teneva non poco a salutarti. L’abbiamo preso da poco all’aeroporto- spiegò Roelke, che aveva accompagnato la nipote ed era dietro di lei insieme a Kodie.

-Huh? Oh! Hey… certo! Entrate pure!- Max ci mise qualche secondo a riprendersi, e sempre fissando Veronika a bocca aperta, fece entrare il trio, che si tolse la neve di dosso. Era caduta tutto il giorno, colorando di bianco la città, ma per fortuna non causando alcun danno grave come il blackout di inizio anno.

-Kodie, Roelke!- li salutò Mathi, sorpreso, distogliendo l’attenzione dal film e facendola distogliere anche a Denny, che si girò a guardare i nuovi venuti.

-Veronika!- il ragazzo si alzò di scatto dal divano e corse ad abbracciare l’amica, che sorrise e ricambiò la stretta.

Questo sembrò sbloccare Max.

Un momento… davvero suo fratello aveva salutato la sua ragazza prima di lui?! Che razza di futuro fidanzato sarebbe stato?!

-Veronika!- la salutò a sua volta, staccandola da Denny e prendendola per le spalle per guardarla negli occhi -Che sorpresa meravigliosa!- riuscì infine a dire, con un grande sorriso, che Veronika ricambiò, con le lacrime agli occhi per la commozione.

-Mi mancavi troppo, non ce la facevo più! E alla fine ho convinto papà a farmi stare almeno fino a capodanno, purché sia nei panni di Manny. Nessuno l’aveva scoperto, dopotutto, e non dobbiamo farci vedere troppo insieme in pubblico, ma comunque…- iniziò a spiegare Veronika, un po’ incerta.

Max non voleva sentire ansie e preoccupazioni. La prese per la vita e la fece volteggiare.

-È il più bel regalo di Natale che potessi farmi!- le assicurò, prima di stringerla forte, subito ricambiato.

-E non è l’unico! Ho programmato tante cose da poter fare insieme questi giorni! Con discrezione, certo, ma… oh, sono così felice di essere qui!- Veronika si separò qualche secondo per guardarlo negli occhi, per poi riabbracciarlo anche più stretto di prima.

-Sono confusa- commentò Aggie, che non era stata informata della faccenda Veronika e stava vedendo un ragazzo venir chiamato prima Manny poi Veronika, e invischiat* per qualche motivo con il capo di suo fratello.

-È una lunga lunga storia- Mathi le diede qualche pacca sul capo.

-No, non è quello che mi confonde- Aggie scosse la testa, poi indicò un punto sopra le loro teste -Perché sono sotto al vischio e si stanno solo abbracciando?- fece notare, ad alta voce, con un sorrisetto.

Era brava a leggere la situazione.

Sia Max che Veronika alzarono la testa e notarono che tra abbracci e giretti, erano finiti proprio sotto uno dei rametti di vischio messi un po’ ovunque nella casa da Aggie.

Tornarono a guardarsi, sorrisero, e si scambiarono un bacio.

Sì, okay, era un po’ pubblico effettivamente per i loro accordi, ma Max stava baciando Manny, e poi lì dentro erano tutte persone fidate.

Quello era diventato ufficialmente un ottimissimo Natale.

-Ehm ehm…- interrotto da Denny che si sgranchì la voce, per attirare l’attenzione del fratello e della sua ragazza.

-Che c’è?- chiesero entrambi, sorpresi dalla sua interruzione.

-Io ti vedo da meno tempo! Abbiamo un sacco di cose da dirci anche noi!- si lamentò Denny, con occhi da cucciolo, staccandoli e mettendo la testa sulla spalla di Veronika.

Veronika ridacchiò, e lo abbracciò.

-Mi sei mancato un sacco anche tu, Denny!- affermò, scompigliandogli i capelli.

Max si sentì quasi geloso per un attimo. Quella era la sua ragazza, aveva più diritto lui di stare con lei. Ma era felice che lei e Denny avessero un così buon rapporto.

-Fortuna che sei gay, o sarei preoccupato- scherzò, dandogli una pacca sulla spalla.

Denny gli fece una linguaccia, e trascinò Veronika sul divano, per farle finire il film insieme a loro.

Si aggregarono anche Roelke e Kodie, la serata finì in un’atmosfera ancora più festosa.

 

Norman aveva passato un Natale perfettamente ordinario, con i suoi genitori, gli zii e altri parenti vari. Cena della vigilia, pranzo di Natale, e giochi in famiglia dove aveva vinto parecchio perché se è vero che chi è sfortunato in amore è fortunato al gioco, lui che era aro-ace era privilegiato.

Era finalmente giunta la sera quando era finalmente riuscito ad aprire il computer per prenotare un autobus che l’avrebbe portato a Harriswood per gli ultimi eventi dell’anno. Aveva ancora la camera prenotata all’università fino alla fine delle vacanze natalizie, e aveva tutta l’intenzione di approfittarne.

Mentre prenotava i biglietti, però, notò una mail di risposta a una delle tante richieste di lavoro che aveva cominciato a mandare incoraggiato da suo padre.

L’aprì con una certa preoccupazione.

“Gentile signor Smith, sono lieto di informarLA che…”

Si interruppe immediatamente, con il cuore che batteva a mille.

Lieto.

LIETO?!

OH CIELO!

Dopo essersi calmato, tornò a leggere la lettera.

Curriculum impeccabile.

Non serve neanche un colloquio di lavoro.

Saremmo lieti di averla in squadra.

Una settimana di prova a Gennaio.

…OH SANTO PABLO!!

L’AVEVANO PRESO?!

COSÌ?! 

Norman era senza parole, si strofinò gli occhi e ricontrollò. Si assicurò che fosse una mail ufficiale e non una mail fittizia. 

L’azienda alla quale aveva inviato il curriculum era una delle più rinomate alle quali aveva chiesto. E onestamente non si aspettava che rispondessero il giorno di Natale.

Forse avevano apprezzato il fatto che Norman avesse inviato la proposta proprio durante le vacanze.

Era questo ad averli convinti?

Non gli interessava. Aveva appena guadagnato un lavoro!

Un lavoro davvero ottimo!

C’era solo un minuscolo problema, però.

Era a New Malfair.

Norman non si aspettava che sarebbe rimasto a Harriswood, ma ci aveva in parte sperato, dato che aveva chiesto a tutte le aziende dei dintorni, tranne quella di Mirren.

E alla fine, tra le più ambite, quella di New Malfair era la più vicina a Harriswood. Solo qualche ora in treno.

Norman cercò di essere solo felice dalla notizia, e scese in salotto per condividerla alla sua famiglia.

Allontanarsi dalla città non significava non essere più membro della Corona Crew, giusto?

…giusto?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Wow, quanti punti di vista diversi, mi gira la testa!

Ma volevo dare una situazione finale a tutte le coppie, e dare qualche piccola anticipazione su cose che succederanno nel seguito.

Denny e Mathi sono pucciosi.

Amabelle e Petra sono pucciose.

Mirren e Felix… mmmm, Mirren ha deciso di comprare casa e Felix non sembra felice. Sembra un po’ tardi nella storia per aggiungere un nuovo conflitto, dato che manca un capitolo + l’epilogo… chissà (sembra palese come andranno le cose ma shhh, fate finta di nulla).

Clover e Diego sono pucciosi. E Paola è incinta!! Waaa! Prima Roelke, ora anche lei. Dovremo far incontrare i futuri nascituri.

Veronika e Max sono pucciosi.

E comunque, sarò strana, dato che ci sono Clover e Max proprio lì, ma credo che la mia amicizia preferita da scrivere sia quella tra Denny e Veronika. Non so perché, ma mi piacciono troppo come BFF. Sarà che ho scritto nella storia l’inizio della loro amicizia, mentre per Max e Clover non ho ancora fatto la backstory (anche se arriverà, prima o poi, nella raccolta a parte).

Infine, Norman è puccioso, così, perché sì, e ha ottenuto un lavoro. Peccato che sia… a New Malfair? Come la prenderanno gli altri nello scoprire che se ne andrà da Harriswood?

Appuntamento al prossimo episodio per scoprirlo.

Ormai ne manca solo uno (+ l’epilogo). Che figata! Dovrei aggiornare per venerdì prossimo (dato che tra due giorni ho un esame quindi adesso mi concentro sullo studio totale.

Grazie a tutti quelli che sono arrivati fin qui.

Un bacione e alla prossima :-*

 

 

 

 

 

 

 

Nel prossimo episodio: Mirren porta Felix a vedere la casa che vuole acquistare. Al Corona si festeggia l’ultimo compleanno dell’anno

   
 
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