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Autore: Nocturnal Valex    19/09/2021    2 recensioni
Il corpo di Snape non fu mai ritrovato nella Stramberga Strillante, dove Harry era sicuro di averlo visto morire, ma sei anni dopo quel giorno Harry ha ben altro a cui pensare: qualcuno ritornerà dal passato, e tra amori vecchi e nuove minacce, Harry deve riuscire a mantenere insieme i pezzi della sua vita.
Genere: Angst, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Potter, Severus Piton | Coppie: Harry/Ginny, Harry/Severus, Ron/Hermione
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Astoria Greengrass non era una ragazza di particolare bellezza o talento. Non veniva notata facilmente, era più la sorella Daphne ad attirare le luci dei riflettori, e ad Astoria questa cosa era sempre andata bene, per questo quando Draco Malfoy le si dichiarò fu stupita.
Draco Malfoy ad Hogwarts, e soprattutto tra i loro compagni di Casa, era una celebrità, ammirato e temuto da tutti solo per la fama di suo padre e il profumo di soldi che si portava dietro. Astoria non stravedeva per lui come invece faceva sua sorella. Certo, il fascino del ragazzo più grande e del bullo della scuola si rifletteva pure su di lei, ma lo aveva per lo più ignorato.
Iniziarono a frequentarsi un paio d’anni dopo la Guerra e poco dopo Draco le chiese di sposarlo. Astoria a quel punto amava il ragazzo che Draco era diventato, un personaggio meno snob e più vero, quindi non aveva esitato ad accettare. Astoria nascondeva un segreto, che non aveva mai rivelato al marito e che temeva enormemente, ma si consolava pensando che tutti nascondono dei segreti, chi grande e chi piccolo. A lei era toccato gigante, ma ci aveva convissuto fino ad allora.
Non aveva smesso di amare Draco nemmeno quando di notte lui si svegliava urlando, e nemmeno quando lo aveva trovato riverso nel bagno di casa loro in una pozza di sangue, esanime e con il braccio recante il Marchio Nero completamente sfigurato da lunghe quanto profonde ferite. Draco rinnegava il suo passato, ne aveva paura, e lei lo amava anche così.
Per questo, quando venne aggredita da uomini incappucciati entrati in casa loro mentre era sola, pensò a lui. Non smise di amarlo nemmeno quando si rese conto che quegli uomini in realtà volevano colpire Draco e non lei, perché il passato era tornato a chiudere i conti con suo marito.
Ora Astoria si trovava distesa su un lettino bianco, completamente ricoperta di sangue ma senza la minima traccia di paura. Era così che si era sentito Draco quando aveva capito che il suo passato l’avrebbe ucciso? Aveva avuto paura? O come lei era semplicemente rassegnato e felice della vita vissuta?
Vedeva i Medimaghi affollarsi intorno a lei, sentiva le loro voci, ma era come se fosse rinchiusa in una bolla. Sentiva ovattato e vedeva sfocato, l’unica certezza era il dolore lancinante che provava all’altezza del collo, ma che in realtà era solo più forte di quello che veniva dalle gambe e dalla testa.
Sarebbe morta, ne era sicura, e tutto senza lasciare un erede al suo Draco, lo avrebbe lasciato da solo. Sapeva quanto fosse importante per suo marito proseguire col nome dei Malfoy. Si consolò pensando che Draco era ancora giovane e affascinante e di sicuro avrebbe trovato un’altra donna da amare come aveva amato lei e che lo rendesse felice, forse più di quanto avesse fatto lei.
Stava per chiudere gli occhi, serena e noncurante di tutti i Medimaghi che la imploravano di non addormentarsi. Aveva vissuto una buona vita, gli ultimi anni erano stati abbastanza felici per lei, quindi non si sarebbe lamentata. Tanto, sarebbe comunque morta a breve.
Ma a quanto pare sarebbe stato il suo segreto ad ucciderla, perché in quel momento nella stanza si precipitò il suo Draco che si aggrappò al suo braccio. Benché tutto il mondo esterno fosse solo un miscuglio di rumori e sensazioni, sentiva la disperazione con cui le dita di suo marito le artigliavano la carne e riusciva a vedere le lacrime negli occhi color ghiaccio di quest’ultimo. Non poteva morire e lasciare il ragazzo da solo. Non se ne sarebbe andata.
Draco aveva bisogno di lei per sopravvivere al suo passato.
 
-Merda…- era stata la prima parola di Harry dopo aver sentito il messaggio di Ron.
Astoria Greengrass era stata aggredita, ma Harry sapeva quasi per certo che l’obbiettivo era Draco Malfoy. Chi mai se la sarebbe presa con una ragazza come Astoria? Non aveva fatto parte dell’esercito di Voldemort e da quello che ricordava a scuola era sempre stata una ragazza tranquilla, perennemente dietro a Pansy Parkinson e nell’ombra della bellezza di sua sorella Daphne. Harry quella ragazza la ricordava a malapena.
Solo qualche secondo dopo che il Patronus si fu dissolto Harry si ricordò della presenza di Severus Snape davanti a lui e tornò coi piedi per terra, crogiolandosi ancora nella sorpresa. -Lei… io… devo andare, credo- balbettò facendo un passo indietro e inciampando nel mantello del professore ancora a terra.
Per anni aveva desiderato trovare Snape vivo, o perlomeno sapere cosa gli fosse successo, ma in quel momento l’unica cosa a cui riusciva a pensare era che doveva andarsene il più in fretta possibile da lì, da quegli occhi neri che scrutavano i suoi. Sì, doveva allontanarsi e raggiungere Ron al San Mungo, ma allora perché i suoi piedi si rifiutavano di fare altri passi?
-Sì, forse è meglio sei vai dalla signorina Greengrass- concordò Snape col suo tono lugubre, poi indicò il mantello a terra con un cenno della testa. -Usalo tu, a quanto pare per sarà una lunga notte, e io andrò a casa a breve-. Questa volta fu l’ex professore di Pozioni a fare un passo indietro, e poi un altro ancora, lasciando Harry con un fastidioso vuoto alla bocca dello stomaco.
Per non pensare a quelle strane sensazioni si chinò a raccogliere il mantello e se lo mise sulle spalle. -Casa… sì, immagino che sia stato lì per tutti questi anni- mormorò sovrappensiero senza rivolgersi a nessuno in particolare. La verità era che Snape aveva usato il tono da professore acido per rivolgersi a lui e Harry ci era rimasto male, chiedendosi da quanto tempo quell’uomo non gli parlasse in quel modo. -Beh grazie, glielo riporto domani, o meglio… glielo lascio qua sulla tomba di mia madre, così non è obbligato ad incontrarmi- continuò a blaterare, consapevole che se l’ex professore era rimasto nascosto per così tanto tempo c’era un motivo e ora sicuramente non voleva che la sua privacy fosse invasa.
-Certo- Snape annuì con un breve e unico cenno della testa, poi si calcò nuovamente il cappuccio sulla testa e infilò le mani pallide nelle tasche. -Potter, immagino sia chiaro che questo incontro non è mai avvenuto, vero?-
Harry annuì e quello sancì la fine della conversazione. Rimase a guardare la schiena di Snape allontanarsi lungo il viale finché non sparì dalla sua vista, attese un paio di minuti e poi si avviò anche lui verso l’uscita.
La sua mente era un tale guazzabuglio di sentimenti e pensieri che per proteggersi decise di non pensare più a nulla, solo al lavoro. Dimenticò momentaneamente che Snape era vivo e gli aveva prestato un mantello per rimanere al caldo, dimenticò tutto ciò che era successo il penultimo anno di Hogwarts, nonostante non facesse altro che pensarci nei momenti di solitudine e sconforto e dimenticò i suoi problemi familiari. In quel momento esisteva soli Draco Malfoy e sua moglie, probabilmente questa in fin di vita su un letto del San Mungo.
Fu proprio lì che si smaterializzò una volta oltrepassata il monumento ai Caduti. Atterrò nell’androne dell’entrata e non ci fu bisogno di identificarsi, perché un’infermiera subito lo accolse e iniziò a correre verso quella che probabilmente era la stanza dove Ron lo aspettava.
-Harry- lo salutò infatti il rosso non appena Potter varcò la soglia di una piccola sala d’attesa.
Seduto su una delle sedie in plastica c’era Draco Malfoy, o meglio l’ombra di quello che Draco fu. Aveva i capelli biondi scarmigliati, era pallido e teneva il volto poggiato sulle mani tremanti. A giudicare dai movimenti delle sue spalle e dai rumori attutiti era chiaro che stesse piangendo e cercando di soffocare i singhiozzi.
Ad Harry si strinse il cuore e distolse lo sguardo, per poi fare cenno a Ron di uscire dalla stanza: non voleva che Draco sentisse nuovamente il racconto dell’accaduto, perché era certo che fosse già abbastanza a pezzi di suo. -Cos’è successo?- chiese una volta che si furono appostati in corridoio.
-A quanto pare hanno fatto irruzione nel Manor e hanno aggredito Astoria. Probabilmente pensavano di trovare Draco, ma era fuori per faccende personali- spiegò il rosso, poi lanciò un’occhiata attraverso la porta a vetri della sala d’attesa, come a controllare che Draco fosse ancora dove lo avevano lasciato. L’hanno torturata Harry, i Medimaghi dicono che è stata fortunata ad arrivare qui ancora viva. E inoltre,  hanno lasciato un messaggio abbastanza chiaro, dato che sul braccio le hanno inciso una frase- fece una pausa ad effetto che ad Harry andò sui nervi, come se fossero ad una rappresentazione teatrale. –“Ti troveremo”-.
Harry sospirò e si passò una mano nei capelli. Stavano succedendo troppe cose: Mangiamorte che evadevano, Snape che resuscitava e parlava di “casa”, Astoria aggredita e le minacce… solo ora si rese conto che se Snape era vivo, allora aveva bisogno di protezione. Ma come avrebbe fatto? Non poteva certo mettergli due guardie alle costole: Snape era stato chiaro, lui sarebbe dovuto restare morto agli occhi di tutto il Mondo Magico e non. Ci avrebbe pensato a tempo debito.
-Chi l’ha trovata?- sperava tanto che la risposta non fosse “Draco” perché non era pronto ad affrontare la sofferenza di chi ha visto in fin di vita una persona amata.
Ron si strinse nelle spalle -Un elfo domestico, ha sentito le urla ma quando l’ha raggiunta erano già scappati- poi io suo sguardo si fece sospettoso e scandagliò con gli occhi tutta la figura di Harry -Di chi è quel mantello?-
Buon Merlino, ora Ron sospettava che lui avesse una donna, glielo leggeva negli occhi. Anche se così fosse stato, a lui non doveva nessuna spiegazione. Si era separato da Ginny da più di un mese ormai, e la sua eventuale vita amorosa non riguardava l’amico. -Nessuno, avevo freddo e ne ho comprato uno a Diagon Alley- usò la prima scusa che gli venne in mente e per fortuna il suo tono uscì abbastanza deciso da far cadere il discorso, ma a togliere lo sguardo diffidente dell’altro.
Un Medimago entrò nella sala d’attesa per parlare con Draco, e i due lo seguirono. -È fuori pericolo ed è sveglia, può entrare uno solo di voi e per poco tempo, poi dovrà riposare il più a lungo possibile. Ha subito dei brutti danni e rimarranno le cicatrici, ma per fortuna nessun organo interno sembra essere stato danneggiato in maniera irreversibile- e con queste parole si dileguò.
-Malfoy…- iniziò Harry, rivolgendosi ad un Draco distrutto dalla vita, ma venne subito interrotto dallo sguardo truce dell’ex Slytherin.
-No Potter, non ti lascerò interrogare ora mia moglie. Andrò io e voi domani, forse, potrete fare le vostre domande- il suo tono non ammetteva repliche, ma Harry era troppo stanco per prestarci attenzione. Aveva bisogno di una svolta nel caso, e quella era l’occasione giusta.
Stava per ribattere che no, era necessario fare subito le domande, ma venne fermato da Rom, che lo afferrò per un braccio e lo fece voltare verso di lui. -Andiamo al Ministero, qua ci torniamo domani, intanto mandiamo due Auror a fare la guardia qui in ospedale, che ne dici?- aveva usato un tono calmo, come quello che si usa con i bambini, e aveva funzionato perché Harry rilassò le spalle e seguì docile l’amico mentre Malfoy entrava nella stanza di Astoria.
   
 
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