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Autore: Alarnis    19/09/2021    3 recensioni
"Quel giorno fu lei a restare ferita, solo ora se ne rendeva conto."
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 26 Il ritrovo

 
“Un capanno!” disse Lavinia, calibrando il tono della voce per frenare il proprio entusiasmo, indicando col dito; subito abbattuta da Malia che disse sfottendola “Cosa ti aspettavi una casetta di marzapane?” per poi suggerire “Resta in disparte. Vado io!”: la solita marcia energica e grossolana; come un soldato in missione e senza paura; fino a stupirla nel vociare “Heilà, voi della casa?”.
Alla faccia della prudenza, pensò Lavinia. Quella donna era davvero imbarazzante, rifletté.
Nessuna risposta, ma Malia aprì il mantello e dandosi una palpata ai seni con le mani a rassodarli, come per rendersi meglio presentabile, si avvicinò alla finestra, picchiettando sullo stipite col pugno chiuso.
“Gradireste comprare funghi o una bella mela succosa?” disse avanzando il cestino all’interno. Ritirò il braccio vuoto. Guardò in sua direzione facendole l’occhiolino: tra le labbra un sorriso scaltro e la punta della lingua sul labbro inferiore che i denti morsero.
Lavinia la vide rassettare nuovamente il vestito, allargandone la scollatura, lavorando con le braccia e, ravvivarsi i corvini e lunghi boccoli ondeggianti. Malia si portò innanzi alla porta e avanzò la mano, entrando civettuola, come una dama ammessa in un castello per dilettarne i signori con abilità e grazia.
E adesso? si disse Lavinia. Cosa avrebbe dovuto fare? Attendere?
Sentiva di essersi cacciata nei guai. Poteva fidarsi di quella Malia? Sembrava una volpe: astuta e avida.
Cosa aveva sperato? Di trovare Ludovico e fare cosa? Lei da sola per giunta? Intimargli di arrendersi? E con quale esercito al suo fianco?
Sapeva dov’era Ludovico, ma adesso? Se anche fosse stato nascosto in questo luogo non avrebbe atteso che lei avvertisse Gregorio Montetardo del nascondiglio. Immancabilmente Chiarofosco si sarebbe spostato o meglio si sarebbe avvantaggiato di catturarla.
Osservò il capanno.
Era piccolo: sette persone sarebbero state strette in quella casupola di assi, malferma nella sua struttura. Non aveva notato né cavalli né uomini in pattuglia, ma non poteva sentirsi al sicuro. La vegetazione era fitta, con alberi che si abbracciavano nelle radici e nei rami che si intersecavano.
Lavinia, sei una stupida! si disse. Malia palesando la propria presenza li aveva messi sicuramente in allarme a meno ché non l’attendessero. Un’eventualità che Lavinia non si sentì di scartare. Forse l’aveva condotta in una trappola.
Forse altri uomini rimanevano nascosti dietro al capanno: pronti a sbucare per circondarla.
L’intuito le disse di ritornare sui propri passi. Strinse tra le mani le briglie di Palafreno che la seguiva mansueto; quasi guidato dal suo umore guardingo. Le zampe caute nel loro calpestio.
No! si disse Questo posto non è sicuro. Un senso di nausea le invase lo stomaco.
Con la mano destra bloccò l’avanzata di Palafreno. Indietreggiò. Lo sguardo sempre rivolto al capanno da cui si udiva un brusio confuso di voci che interagivano; nulla più del ronzio di un frenetico alveare.
Restò attenta a non incespicare all’indietro.
“Piano.” consigliò a Palafreno: la voce bassa.
Chiuse il muso al cavallo “Bravo.”, continuando cauta a mettere distanza tra lei e i nemici.
Voleva per lo meno restare fuori dalla loro portata, o meglio,: perché negarlo, era pronta a scappare.
Sono una preda facile per loro, si disprezzò. Come poteva godere di vantaggio in quel luogo che non conosceva e che loro probabilmente frequentavano fin da ragazzi, conoscendolo come le proprie tasche?
“Pss.”.
“Psssss.”
Lavinia ristette, richiamata nell’attenzione. Un brivido le corse sulla schiena nel girarsi. L’inquietudine di venir aggredita al capo da qualche inclemente mazza nell’atto di voltarsi.
Credette di veder buio, come se veramente fosse successo, tirando un sospiro di sollievo nel vedere... Ottavio e Vittorio.
Finalmente, ragazzi! Al suo volto sembrò sfuggire un’espressione euforica nel ritrovarli, quanto contrariata, come appuntasse Dov’eravate finiti?
Il giovane Vittorio, solitamente impassibile, stese la bocca larga in un broncio, incassando il rimprovero che le si leggeva in viso, giustificandosi “Moros è dietro al capanno.”, bisbigliò; stupendola.
“Moros?” ripeté sorpresa, allargando le pupille marroni: mille domande in testa. La prima e più pressante Che ci fa qui? Nel mentre, Ottavio avvertiva picchiettando col dito l’aria in direzione della costruzione. Il tono sempre basso. “Cercava Ludovico. Lo abbiamo seguito e ci ha condotti da lui.”. La voce tutt’altro che gongolante per l’impresa in cui s’erano cacciati, ligi al dovere ma forse imprudenti.
Bhe! Lo siamo stati tutti e tre, valutò Lavinia.
Non riuscì a non chiedersi Per quale fastidioso motivo cerca Ludovico? Troppo sarebbe stato chiederlo ai suoi uomini.
Da quando, Moros, parteggiava per i nemici? Le montò la collera verso di lui, a quel pensiero. Strinse i pugni e serrò i denti a labbra chiuse. Avrebbe voluto prenderlo a schiaffi!
Probabilmente non era sola prerogativa di Mavio notare il guastarsi del suo umore, tanto che Ottavio tentò di sanare il dubbio per la presenza dello scudiero di Guglielmo, messo al bando.
“Credo voglia introdursi a Rocca Lisia per sottrarre Nicandro a Gregorio.”, sputò il rospo che lei mal digerì e che la fece scurire ancor più in volto. Sottrarre che cosa? E a chi? Ma non siamo ridicoli, sbeffeggiò tra sé la superficialità di Moros. Un leggero sorriso le caricò le labbra.
Si sentì innervosita dal tanto pressapochismo di quel giovane.
Il solito impulsivo.
Se anche fosse riuscito a incontrare Nicandro che speranza avrebbe avuto la loro fuga? Per nascondersi dove? Era così sicuro che Nicandro preferisse la vita di un tempo? Si consolò di quella sicurezza.
Ti sei presa gioco di noi! Mi facesti una promessa! Quella voce aggressiva nella testa continuava a tormentarla.
Proteggere e imprigionare è la stessa cosa per Gregorio, ma vale lo stesso per te? probabilmente l’avrebbe rimproverata così Moros; senza paura di ferirla, in quel cuore che lui presupponeva duro come la pietra.
Per quale strana ragione la faceva sempre sentire la brutta strega delle fiabe? Quel suo “Brutta strega!” le riecheggiava nelle orecchie dal loro primo incontro.
Gonfiò una guancia e stirò il labbro sul lato sinistro. Non serviva che Moros la incoronasse a quel ruolo di cattiva, al contrario di quello di una buona fata madrina o di un tormentato cacciatore che avrebbe lasciato fuggire la dolce principessa o principe in questo caso.
“Ora non pensiamo a Moros!” trascurò la partecipazione dei suoi uomini alle sue paranoie sentimentali. “Mettiamo fine al regno dei Chiarofosco.” chiarì “Una volta per tutte!”.
Liberò la mano dalle briglie. Una carezza appena, quasi di commiato, prima di sculacciare piano il fondoschiena di Palafreno per spicciarlo ad allontanarsi dalla parte opposta al capanno. “Buon amico…” disse sottovoce.
Guardò ottimista i due compagni “Bene. Siamo in tre!” disse sottovoce, approvando col capo, affiancata nei due lati da loro.
“Fuori e dentro quanti sono, lo sapete?” chiese in un veloce aggiornamento a cui rispose il più anziano Ottavio “Moros e un soldato dietro il capanno.”.
“Un tipo nerboruto.” sintetizzò il giovane Vittorio, mentre il lungo e liscio ciuffo grigio turchese slittava sul lato sinistro, inombrandogli la guancia. Ottavio proseguì “Quattro dentro, compresa la donna.”.
“Presupponiamo siano armati e addestrati.” sentenziò, calcolando l’abilità dei nemici. “Saranno pronti a morire!” aggiunse inclemente.
“E noi li accontenteremo!” ammise arrogante Vittorio.
Non sarebbero tornati indietro.




Ciao a tutti
Mi scuso con chi ha seguito questa mia storia per non aver aggiornato nel periodo estivo.
Spero di non deludervi ^_^
Fatemi sempre sapere con i Vs. commenti se vi piace o cosa  vi rende perplessi, mi fanno tanto piacere gli scambi di opinioni sulla scrittura.
Grazie se leggerete
Un saluto e un abbraccio a tutti! 
   
 
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