Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
Ricorda la storia  |      
Autore: pampa98    19/09/2021    2 recensioni
What-if? S4. Al termine del processo, Tyrion viene esiliato alla barriera come richiesto da Jaime. Quest'ultimo raggiunge Brienne per porle una domanda importante.
Dal testo:
Non avrebbe saputo dire il momento esatto in cui aveva smesso di cercare Cersei, in cui lei si era spostata dal centro del suo mondo. Non desiderava più guardarsi allo specchio, vedere il suo riflesso gemello; desiderava il suo opposto – e il suo eguale.
Gli zaffiri avevano messo da parte gli smeraldi – mai dimenticati, ma non più unici.

~ Terza classificata al Contest “I Will Go Down With This Ship” indetto da BellaLuna95 sul forum di EFP ~
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Brienne di Tarth, Jaime Lannister, Podrick Payne, Tyrion Lannister
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
RIFLESSO DISSIMILE



 

Il matrimonio era sempre stato una realtà a lui sconosciuta. Il suo ruolo e il suo cuore non erano idonei a sposarsi, se non con un’unica persona. O almeno era ciò che credeva.

Jaime Lannister era stato circondato fin da bambino da graziose fanciulle che lanciavano occhiate fugaci nella sua direzione – il Leone d’Oro, l’erede di Castel Granito – e che mai lui aveva avuto il desiderio di ricambiare. Il suo sguardo seguiva sempre un’unica persona, l’unica degna delle sue attenzioni e del suo amore. Quando Cersei lo cercava a sua volta, bisognosa del suo amato fratello, il cuore di Jaime sembrava volergli uscire fuori dal petto, e specchiarsi nei suoi – loro – occhi gli faceva dimenticare tutto il dolore che lo circondava.

Non avrebbe saputo dire il momento esatto in cui aveva smesso di cercare Cersei, in cui lei si era spostata dal centro del suo mondo. Non desiderava più guardarsi allo specchio, vedere il suo riflesso gemello; desiderava il suo opposto – e il suo eguale.

Gli zaffiri avevano messo da parte gli smeraldi – mai dimenticati, ma non più unici.

Era stato semplice inventare scuse per il legame che avvertiva con Brienne: era febbricitante, solo tra i suoi nemici, lontano da Cersei da troppo tempo. Brienne era stata la sua compagna fissa in quelle terribili settimane, gli era stata vicino, lo aveva protetto, lo aveva curato. 

Aveva imparato a rispettarla e ad ammirarla: aveva rivisto in lei ciò che un tempo lui era – e che mai aveva smesso di sognare di essere – e si era lasciato coinvolgere. Era certo che anche per Brienne il sentimento fosse reciproco: erano loro due contro il mondo, almeno fino a quando sarebbero stati da soli.

Finché sarò lontano dalla donna che amo, si era ripetuto. Eppure era tornato; non una parola gentile, non uno sguardo d’amore da parte della sua devota sorella. Per la prima volta da che ne aveva memoria, Jaime aveva provato disgusto davanti al suo riflesso – forse, perché in fondo non lo era più.

Sua sorella non lo aveva accolto a braccia aperte, mentre il comportamento di Brienne non era cambiato nei suoi riguardi. La prima sera che avevano trascorso lì aveva bussato alla sua porta – Jaime aveva dichiarato che lei era sua ospite e che avrebbe alloggiato nella Torre delle Spade Bianche, il più lontano possibile dagli avvoltoi che popolavano la fortezza. Le avevano dato abiti nuovi, non della sua taglia, e il loro colore si era fuso presto con quello sul volto della ragazza quando gli aveva chiesto se stesse bene e se avesse bisogno di qualcosa. 

Jaime aveva mentito e l’aveva salutata, continuando a ripetersi il solito mantra.

Fintanto che sarebbero stati soli.

Aveva continuato con quella farsa ogni volta che sentiva il suo stomaco sobbalzare di fronte ai suoi occhi, ogni volta che il suo sguardo indugiava più del necessario nella sua direzione, ogni volta che Cersei trovava un nuovo modo per insultarla e lui doveva stare in silenzio, consapevole che il minimo accenno di difesa avrebbe messo un bersaglio sulla schiena di Brienne – ammesso che non vi fosse già.

Aveva continuato a mentire a se stesso anche mentre le consegnava la sua spada e la guardava andare via, consapevole che probabilmente non l’avrebbe più rivista.

Non era sicuro di essere migliorato molto – accettare di voler rimpiazzare Cersei era ancora troppo per lui – ma quando suo padre gli aveva chiesto se avesse già in mente una potenziale moglie, il nome era uscito dalle labbra di Jaime prima ancora che concretizzasse il pensiero nella sua mente.

 

«Spero non sarai troppo impegnato a governare per ricordarti del tuo povero fratello.»

Tyrion stappò la borraccia e la porse a Jaime, che rifiutò con un gesto della mano.

«Vedi di non farti ammazzare subito. E sali sulla Barriera solo per cose serie.»

Tyrion rise, pulendosi la bocca dal vino con il dorso della mano.

«Tranquillo, ho già pisciato da lassù. Esperienza piacevole, ma non necessaria da ripetere. Tu piuttosto» gli diede una pacca sul braccio, «hai pensato come chiederai a Brienne di sposarti?»

“Sposami”. Forse non sarebbe bastato – forse niente sarebbe bastato: chi mai potrebbe amare un uomo spregevole? 

«Dovrai almeno dirle che l’ami». Non gli piaceva che Tyrion sapesse insinuarsi così bene nei suoi pensieri. «La ami?»

«È l’unica donna che vorrei sposare.»

Una mezza verità. L’amore era un concetto che per troppo tempo aveva associato a un’unica persona per poterlo dare via come se niente fosse.

«Sì, questo avevo già avuto modo di notarlo. Lieto che tu abbia deciso di agire, anche se non per tua completa volontà.»

«Cos’è che avresti notato, esattamente?»

«Il luccichio nei tuoi occhi quando eri con lei» rispose. «Sei cambiato da quando sei tornato a casa, fratello, ma è un cambiamento per il meglio. E sono certo che Lady Cavaliere abbia avuto un ruolo importante in ciò.»

Nella mente gli risuonarono le parole di Cersei: sei solo l’ombra dell’uomo che eri. Almeno uno dei suoi fratelli lo vedeva sotto una luce positiva.

«Sai, sono cose come questa che mi portano a chiedermi, di tanto in tanto, se non esista un disegno prestabilito per ognuno di noi.»

Jaime rise.

«E queste riflessioni filosofiche nascono da un boccale di vino o da un bordello?»

«Nei bordelli migliori scorre più vino che nelle taverne. E sì, spesso dopo una sana sessione di sesso la mia mente è più propensa a incontrarsi con gli dei. Tu non credi che sia stato il destino a mettere Brienne di Tarth sulla tua strada?»

«Il destino mi ha fatto nascere accanto a Cersei». Per quel niente in cui credeva, quella era l’unica concessione al destino che era disposto a fare.

«Non accanto: dietro. Al tuo fianco ha messo un’altra persona.»

«Da quando tu credi così tanto nel destino?» sbottò Jaime.

«Da quando mi porta ad avere una cognata diversa da mia sorella». Tyrion bevve un altro sorso di vino. «Devo razionarlo con attenzione, la strada verso il Castello Nero è ancora lunga. E credo sia ora di rimetterci in marcia.»

Si alzò, mentre Jaime restò seduto sull’erba. Guardò Bronn e i due soldati Lannister che li avevano accompagnati in quel viaggio, seduti in disparte a cantare canzoni di dubbio gusto.

«Da qui le nostre strade si dividono» disse, tornando a guardare il fratello. Il nano annuì.

«Io non credo nel destino, Tyrion. Da sobrio, so che non ci credi nemmeno tu.»

Tyrion ghignò, mettendogli una mano sulla spalla.

«Io non sono mai sobrio, fratello. Quello che dici è vero, ma per te sono disposto a crederci. Ti auguro di essere felice, Jaime.»

 
~ ~ ~
 

Credeva di non aver riportato ferite gravi a seguito del suo scontro con Sandor Clegane, ma evidentemente si sbagliava. Doveva aver subito un forte danno alla testa, poiché non vi era altro modo per giustificare la visione di Jaime Lannister, in carne e ossa di fronte a lei, che le stava rivolgendo quella domanda che bramava – e che sapeva sarebbe sempre stata solo un bel sogno.

«Cosa?» disse, sperando che il suono della sua voce la riportasse alla realtà. Ma Jaime era ancora lì.

«Ti ho chiesto di sposarmi, Brienne.»

«P-Perché?»

Jaime sbuffò, passandosi una mano tra i capelli che avevano iniziato a ricrescergli.

«Puoi dire semplicemente “sì”? Semplificheresti la vita a tutti in questo modo.»

Brienne avvertì il volto diventarle caldo e gli diede le spalle, armeggiando con la sella del suo cavallo per sembrare impegnata. Che stava succedendo? Perché all’improvviso Jaime Lannister era vicino a lei – a miglia di distanza da sua sorella – e le stava chiedendo di sposarlo? 

“Vuole che risponda di sì così da potermi deridere?”

Sapeva di stargli facendo un torto con un simile pensiero: per Jaime l’amore era sacro e mai lo avrebbe denigrato. Ciononostante, davvero non riusciva a trovare un altro valido motivo per spiegare ciò che stava accadendo. Soprattutto perché, ricordò, lui faceva parte della Guardia Reale.

«Perché mi stai chiedendo di sposarti, se non puoi farlo?» disse, voltandosi verso di lui.

«Ora posso. Lunga storia». Sospirò. «Bene, senti, è Tyrion l’esperto delle parole, io non… Come si è comportato Podrick?»

Brienne accolse con gioia quell’improvviso cambio di soggetto, anche se fece attenzione a non abbassare la guardia.

«È un bravo ragazzo, peccato che fare lo scudiero non sia il suo punto forte.»

«Sì, lo immaginavo.»

Brienne aggrottò le sopracciglia.

«E allora perché me lo hai venduto come tale?»

«Te l’ho già detto, se fosse rimasto nella capitale sarebbe stato giustiziato». Si avvicinò a lei e legò le redini del suo cavallo alla stessa roccia a cui lei aveva legato il suo. «E poi ero più tranquillo sapendoti insieme a una brava persona.»

Brienne arrossì e mosse qualche passo nervoso verso la radura dove Podrick stava accendendo il fuoco. Portò la mano sull’elsa di Giuramento; quel gesto era diventato così abituale per lei che quasi non si rendeva conto di farlo. Ogni volta che toccava il leone sul pomolo si tranquillizzava e l’angoscia e la paura di fallire nella sua missione – di deludere di nuovo Lady Catelyn. Di deludere Jaime – diventavano vaghe voci che si relegavano nella sua mente mentre in lei esplodeva la certezza che avrebbe raggiunto Sansa e l’avrebbe tratta in salvo.

«Credo che il tuo scudiero stia cercando di incendiare questo posto.»

La voce di Jaime la riscosse dai suoi pensieri.

Podrick stava soffiando e agitando le braccia vicino al fuoco al contempo, evidentemente nel panico. I ceppi di legno erano ancora freddi, mentre i fili d’erba accanto a loro era diventati arancioni.

Con uno sbuffo, Brienne andò in soccorso del suo incapace scudiero.

 

Alla fine Jaime era rimasto. Dopo averla guardata divertito mentre cercava di spegnere l’incendio e spiegava – ancora – a Podrick come accendere un fuoco, aveva condiviso con loro le provviste che aveva portato con sé dalla capitale. Era da tempo che Brienne non mangiava qualcosa di diverso dalla carne bruciata di selvaggina e, per quanto fosse lieta di quell’inaspettata sorpresa, non poteva fare a meno di chiedersi per quanto tempo ancora Jaime sarebbe rimasto.

Durante la cena, Podrick aveva chiesto notizie di Lord Tyrion e Jaime gli aveva esposto nel dettaglio tutto ciò che era accaduto dalla loro partenza. Come Brienne sospettava, non era stato cercato un altro colpevole al di fuori del nano e, al suo processo, solo suo fratello si era schierato dalla sua parte.

«Anche Varys, forse» aveva detto Jaime, ragionando tra sé e sé. «Più o meno. Mi ha ringraziato per aver salvato Tyrion, ma non sono sicuro delle ragioni che lo hanno spinto a farlo.»

Il suo racconto si fece più incerto quando iniziò a spiegare in che modo aveva evitato che suo fratello incontrasse il boia. E la parola “matrimonio” tornò prepotentemente tra di loro.

Quello spiegò a Brienne come fosse possibile che il Lord Comandante della Guardia Reale cercasse moglie, tuttavia non spiegò perché fosse partito da Approdo del Re per andare a cercare lei.

«Il tuo gesto è stato davvero nobile, ser» disse Podrick. «Hai già pensato a chi potrebbe diventare tua moglie?»

Brienne aveva fissato gli occhi sulle sue mani durante l’ultima parte del racconto di Jaime, ma non le fu difficile avvertire due smeraldi posarsi su di lei, cercando la sua attenzione. Le sue guance si tinsero di rosa, ma non sollevò lo sguardo. Continuava a essere uno scenario assurdo: Jaime Lannister che voleva sposare lei. Quando poteva avere ogni singola fanciulla, graziosa e amabile, del regno. Quando aveva sua sorella.

«Podrick, vai a riempire le nostre borracce?»

Il ragazzo scattò in piedi alla richiesta di Jaime. Brienne lo guardò allontanarsi con la coda dell’occhio e non le sfuggì il sorriso a trentadue denti che sfoggiava.

«Ora sai perché voglio sposarti» disse Jaime.

Brienne sospirò.

«Sì» rispose. «So perché devi sposarti. È stato un gesto davvero nobile il tuo.»

«Questo lo ha già detto il ragazzo. Da te voglio un’altra risposta.»

«Prima rispondi tu a me» si alterò. «Immagino che ogni donna del regno voglia sposarti, quindi perché non sei nel tuo palazzo a scegliere una bella moglie?»

«Tyrion mi ha detto una cosa simile quando l’ho messo al corrente di questa novità. Malgrado le vostre enormi differenze, sono certo che andreste d’accordo.»

«Speri di convincermi ad accettare sfruttando tuo fratello?»

«Tranquilla, non sono così disperato. Anche se sarebbe sicuramente una mossa da uomo disonesto quale sono.»

«C-Cosa? Ma che stai dicendo, tu non...»

Jaime scattò in piedi, impedendole di dirgli che sbagliava a nutrire simili pensieri su se stesso – e lei, che un tempo si sarebbe trovata d’accordo con quella sua descrizione, avrebbe saputo meglio di chiunque altro come ricordargli la verità.

«Brienne, non sono venuto qui per torturarti né per deriderti» disse. «Che tu ci creda o no, ho un’opinione abbastanza alta di te da non volerti fare un torto simile. Se vuoi sposarmi, dillo. Se non vuoi sposarmi, dillo. Accetterò la tua risposta, qualunque sia, voglio solo che tu me ne dia una.»

Brienne si alzò a sua volta. Gli credeva. Credeva che fosse andato da lei con le migliori intenzioni; credeva che la sua proposta fosse sincera; credeva di amarlo abbastanza da volerlo sposare e credeva che lui, per quanto rispettoso, per quanto cavalleresco, non nutrisse lo stesso sentimento.

«Ser Jaime» disse, intrecciando i suoi occhi a quelli dell'altro, «tu sei un brav’uomo. Lo penso davvero. E penso che tu, più di chiunque altro, meriti di sposarti per amore, non per dovere.»

Jaime rimase a bocca aperta, mentre il silenzio si diffondeva tra di loro. Aveva messo fine a un loro possibile risvolto romantico, Brienne se ne rendeva conto. Era diverso da quando aveva assistito al matrimonio tra Renly e Margaery Tyrell: non desiderava piangere, sebbene il suo cuore si fosse spezzato con maggiore intensità – quel suo cuore sciocco che non aveva ancora smesso di sperare – ma sapeva di aver fatto la cosa giusta. Sperava solo che le sue parole non avrebbero messo fine anche a quella sorta di amicizia che avevano raggiunto.

Un tonfo alle sue spalle la fece voltare. Si era affezionata a Podrick, ma quel ragazzo non sarebbe sopravvissuto un giorno da solo.

«S-Scusate» balbettò, alzandosi in piedi. «Le borracce non si sono rotte. Ehm, vi devo fare le congratulazioni?»

A Brienne fece quasi tenerezza il suo volto gioviale illuminato di sincera felicità.

«Dovresti dormire, Podrick» disse. «Domattina partiremo all’alba.»

Si accovacciò vicino a una roccia, decisa a dare per prima il buon esempio. Si stese e chiuse subito le palpebre: aveva fatto la cosa giusta.

 
~ ~ ~
 

Sei un brav’uomo. Meriti di sposarti per amore.

A posteriori, Jaime realizzò che la sua incapacità di rispondere seduta stante era stata la cosa più imbarazzante della sua vita.

Se fosse stata un’altra persona, avrebbe giurato che quelle frasi erano mirate a schernirlo; essendo Brienne, sapeva che era stata la sua innocenza a parlare.

Udì dei passi alle sue spalle e il rumore dell’acciaio quando Brienne si sedette accanto a lui. Per un folle momento, pensò che avesse cambiato idea.

«Credevo che saresti ripartito.»

Jaime aveva voglia di urlare.

«In piena notte, da solo per i boschi? Perdonami, mi ero illuso di piacerti abbastanza da non volermi vedere morto.»

«N-Non intendevo...»

«Ero venuto anche con l’intenzione di aiutarti a cercare Sansa» continuò, impedendole di ribattere, «per mantenere sul serio il mio giuramento. Mi spiace che questo ti infastidisca.»

Brienne sbuffò, scattando in piedi.

«Bene, non sei in condizioni di avere una conversazione civile. Era solo venuta a parlarti, ma fa’ come ti pare!»

Jaime aveva già vissuto un momento simile: parole di troppo, il rischio di mettere fine a un legame che ancora doveva sbocciare. Almeno Brienne era vestita: quella volta non ci sarebbe stata l’acqua a proteggere le sue reazioni.

Le afferrò un polso, prima che si allontanasse definitivamente da lui.

«Mi dispiace» disse, la stessa sincerità di allora. «Non dovevo aggredirti, è stato ingiusto. Siediti. Parliamo.»

Brienne si irrigidì al suo tocco, ma, dopo qualche istante di incertezza, si sedette di nuovo accanto a lui.

«Hai rifiutato la mia proposta» disse Jaime, con voce calma. «Me lo aspettavo, in realtà. Ma le motivazione che hai addotto… Non so quale follia ti abbia portata a ritenermi un brav’uomo, ma credo sia meglio che la annienti quanto prima.»

Brienne aggrottò le sopracciglia.

«Nessuna follia, ser. Sono state le tue azioni a farmelo capire, quelle passate e quelle presenti. Aver sacrificato la tua felicità per il bene di tuo fratello ne è una recente prova.»

«Non ho sacrificato la mia felicità» ribatté, continuando a pensare che Brienne sbagliasse opinione nei suoi confronti. «Penso sinceramente che potrei essere felice con te. E farei in modo che anche tu lo fossi con me.»

«Lo sarei.»

Il rossore che salì in un attimo sulle sue guance gli fece capire che quel commento era uscito in modo involontario. E che, dunque, aveva ancora una speranza.

«I-Intendevo» disse, spostando lo sguardo ovunque lontano da lui, «che forse… Cioè, non...»

«Brienne» Jaime le strinse la mano che non ricordava di tenere ancora nella sua. «Sei una pessima bugiarda, quindi di' solo la verità: se davvero credi che io sia un brav’uomo, perché non vuoi accettare di sposarmi?»

Brienne fissò le loro mani unite, il volto ancora rosso. Sotto le sue dita, Jaime percepì il cuore della donna battere veloce. Era quasi certo che nell’affrontare quell’orso disarmata fosse stata molto più calma.

«Io...» disse infine. «Io so di Cersei.»

Un tempo Jaime sarebbe stato felice di sentirsi collegare a Cersei, soprattutto in modo intimo; ormai era diventato solo un costante promemoria di tutto ciò in cui aveva ciecamente creduto come uno stolto.

Le lasciò la mano e l’aria fredda della notte allontanò subito da essa il tepore della pelle di Brienne.

«Lo so da molto tempo» aggiunse subito. «E va… Va bene. Insomma, non possiamo scegliere chi amare, no?»

Un sorriso triste comparve sulle labbra di Jaime, ricordando le loro prime interazioni e l’innocenza che lui aveva mostrato nel credere in quelle parole.

«All’epoca ne ero certo, sì» rispose, sollevando lo sguardo verso di lei che, finalmente, ricambiò. «Ma questo era prima. Prima della mano, prima di Harrenhal. Prima di te

«Ti ho fatto... cambiare idea?»

«Mi hai fatto rivalutare molte cose.»

«Come?» chiese, il tono sorpreso.

Jaime pensò che ridere avrebbe potuto compromettere quel fragile equilibrio che avevano raggiunto, perciò si trattenne dal farlo.

«Vorrei saperlo anch’io» rispose, in totale onestà. «So solo che il posto che era sempre stato occupato da Cersei è diventato anche di qualcun altro. Non posso dire che lei non conti più niente per me, né posso prometterti che smetterò di amarla un giorno. Tutto ciò che posso fare è dirti che quello che provo per te mi è incomprensibile perché non avrei mai immaginato di guardare qualcuno che non fosse lei. Di desiderare qualcuno che non fosse lei. Sei entrata nella mia vita all’improvviso e l’hai cambiata radicalmente – e in meglio. Non volevo separarmi da te, il giorno in cui ti ho armata per salvare Sansa, ma il dovere mi ha costretto a farlo. Ora posso restare con te, senza intralci che non provengano direttamente da noi.

«Questo è ciò che ho da offrirti, Brienne» concluse. Aveva tenuto gli occhi fissi in quelli della donna, che aveva visto tremare di emozione mentre dava libero sfogo ai suoi pensieri. «È meno di quanto meriteresti, ma spero che potrà comunque bastarti.»

Tacque. Si era esposto, mettendola a conoscenza della verità. Il primo colpo lo aveva sferrato lui; il contrattacco spettava a Brienne.

 

Si era ripromessa di non cedere, ma in ogni sguardo di Jaime, in ogni parola che aveva pronunciato, aveva percepito una totale sincerità. Non aveva edulcorato niente, non aveva fatto promesse sdolcinate o irreali su di loro: l’aveva affrontata con sicurezza, senza mai indietreggiare. Brienne lo rispettava per questo.

Lo amava.

Ripensò a quando Jaime le aveva detto che non potevano scegliere chi amare. Parlava di Renly, parlava di se stesso. Parlava di lei.

Brienne si rese conto che anche per lei era esistito un prima e un dopo di Jaime. Prima c’erano i suoi sogni infranti, c’erano gli scherni degli uomini e c’era Renly. Aveva creduto di amarlo – e forse lo aveva anche fatto – ma questo era stato prima di Jaime. Prima di imparare la differenza tra la cotta di una fanciulla e l'amore di una donna.

A differenza di Jaime, lei era certa dei sentimenti che provava per lui. Aveva solo paura ad ammetterli, ben consapevole che non sarebbero stati ricambiati – almeno fino a quel momento.

Si sporse verso Jaime, prendendogli la mano nelle sue. L’uomo fremette a quel contatto e per un attimo Brienne pensò di aver frainteso tutto. Ma il suo sguardo trepidante di speranzosa attesa le diede il coraggio di parlare.

«Accetto ciò che mi offri, ser Jaime» disse, lasciando che il suo volto si distendesse in un sorriso.

Jaime emise un sospiro di sollievo. E poi, in un attimo, il suo volto si fece estremamente vicino e le sue labbra premettero sulle proprie, in un gesto talmente improvviso che Brienne per poco non cadde all’indietro. Jaime la strinse tra le braccia e Brienne si lasciò guidare in quella danza che aveva sempre sognato, ma di cui non conosceva un singolo passo.
E fu tutto ciò che poteva desiderare.

Un rumore improvviso li fece separare bruscamente. Brienne si guardò intorno in cerca di una minaccia, ma l’unica che vide fu il suo scudiero incastrato tra due rocce dietro di loro. Quando i loro sguardi si incrociarono, Podrick le rivolse un sorriso a trentadue denti.

«Podrick» disse Jaime. Aveva un’espressione tra il divertito e l’infastidito – Brienne immaginò che la sua non fosse dissimile – e le sue braccia cingevano ancora le spalle della ragazza. «Ora puoi farci le congratulazioni.»


 
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones / Vai alla pagina dell'autore: pampa98