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Autore: Scarlet Jaeger    19/09/2021    2 recensioni
"L’intera squadra non ci aveva messo molto a capire che tra loro non c’era solo una semplice amicizia o una banalissima intesa di gioco.
No, tra loro c’era molto altro.
C’era il finire l’uno le frasi dell’altro.
C’era il capirsi al primo sguardo.
C’era il mettere il bene dell’altro prima del proprio.
Ma c’era anche il fatto che nessuno dei due fosse ancora mai andato a conoscere la famiglia dell’altro…"
Genere: Fluff, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Shouyou Hinata, Tobio Kageyama
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Te l’avevo detto!

 
 
 
 
 
Neanche loro sapevano dire per certo quando la loro storia fosse iniziata. Un giorno Shoyo aveva dichiarato guerra a Tobio, e l’altro si era ritrovato attaccato alle sue labbra come se da quelle pendesse il destino del mondo.
Da quel “un giorno ti batterò” non erano passate che poche settimane, eppure era successo tutto nel modo più naturale possibile. Erano rimasti ad allenarsi in palestra come se fosse un giorno qualsiasi, ma il passare di quei giorni ad osservarsi, lanciarsi occhiate d’intesa, e complice la fiducia reciproca che provavano l’uno con l’altro, li avevano avvicinati come due calamite, così tanto che si erano ritrovati incollati l’uno sul corpo dell’altro anche negli spogliatoi.
Fortuna che erano soli.
Ma l’intera squadra non ci aveva messo molto a capire che tra loro non c’era solo una semplice amicizia o una banalissima intesa di gioco.
No, tra loro c’era molto altro.
C’era il finire l’uno le frasi dell’altro.
C’era il capirsi al primo sguardo.
C’era il mettere il bene dell’altro prima del proprio.
Ma c’era anche il fatto che nessuno dei due fosse ancora mai andato a conoscere la famiglia dell’altro…
«Oi, Kageyama…», lo richiamò infatti Shoyo, mentre con la solita diligenza rimetteva i palloni che avevano appena finito di usare dentro la cesta.
«Mh?», gli fece poi cenno l’altro, alzando solamente lo sguardo verso di lui, nonostante l’espressione interrogativa, ma sapeva che il suo fidanzato avrebbe esposto i suoi dubbi in maniera piuttosto diretta.
«Stavo pensando…perché non vieni a casa mia domani, dopo gli allenamenti? Domani non abbiamo lezioni, per cui potremmo allenarci insieme da qualche parte sui prati vicino casa mia», getto così la bomba, nonostante l’impacciamento per l’essere stato forse un po’ troppo diretto, e lo capì dalle guance imporporate di rosso del corvino, che per la prima volta aveva ricevuto un invito così palese da qualcuno.
«In mezzo alle montagne?», riuscì però solo a chiedere, nonostante la breve riflessione, ma d'altronde Tobio non era abituato a quelle dimostrazioni d’affetto, ed ancora meno era abituato ad andare a casa di un amico, soprattutto se quell’amico era anche il suo fidanzato, ed infatti Shoyo non sembrò prenderla molto bene. Gonfiò leggermente le guance in un’espressione infastidita, ma era così buffo che Kageyama dovette trattenere una risata.
«Non è colpa mia se abito in mezzo ai monti», grugnì, rosso in volto per l’imbarazzo, soprattutto per colpa dello sguardo penetrante del suo alzatore.
«D’accordo», disse infine Tobio, nonostante il suo solito sguardo annoiato, ma Shoyo sapeva che era solo una maschera per mantenere un certo contegno, perché aveva visto i suoi muscoli irrigidirsi, chiaro segno di nervosismo.
Tobio era sempre stato così. Rifiutava di farsi travolgere dalle emozioni, però sapeva essere un buon compagno, anche se durante le partite non si tratteneva dall’urlargli contro i soliti insulti quali “idiota”, ma ad Hinata andava bene così.  In fondo era il suo “idiota”.
 
 
Così, il giorno seguente, dopo la conclusione degli allenamenti, i due decisero di uscire dalla palestra insieme agli altri, meravigliando non poco i loro compagni, che nella stanza del club continuavano lanciar loro alcune occhiatine divertite.
Ci pensò Tanaka però a spezzare il silenzio.
«Come mai non siete rimasti in palestra?», chiese, con un sorrisetto fin troppo sornione stampato in faccia. «Avete altri programmi per la serata?», scoppiò poi in una chiassosa risata delle sue, che ammutolì i sempai e fece imbarazzare il povero Tadashi ed il povero Kageyama.
Tuttavia Hinata si vestì del suo solito sorriso a trentadue denti, il tipico che faceva montare un certo nervosismo in Tsukishima, prima di rispondere in modo fin troppo pacato e rilassato.
«Sì», dichiarò infatti il “mandarino”, «Ho invitato Kageyama a stare da me stanotte, per cui dobbiamo fare in fretta per poter essere a casa per cena!», sorrise ancora, ma questa volta fu lui ad ammutolire i presenti. Ci fu solamente un risolino sarcastico da parte di Kei, ma fu stroncato sul nascere dall’occhiata decisamente fulminante che gli rimandò l’alzatore.
«Infatti, noi andiamo, a Lunedì!», prese poi parola Tobio, dopo aver schiacciato poco carinamente le sue cose nel borsone, quel giorno più grande del solito per essersi portato a scuola l’occorrente per la notte, ed aver trascinato fuori dalla stanza del Club il suo compagno, che invece non era stato molto d’accordo di essere stato trascinato come se fosse stato un sacco di patate.
«Neh, Kageyama, puoi mollarmi adesso? Devo prendere la bici!», lamentò il centrale, nonostante il mal celato divertimento, richiamando così l’attenzione dell’alzatore, che lasciò la presa solo dopo essersi accorto di essere arrivato come una furia di fronte al cancello d’entrata della scuola.
«Scusa», bofonchiò infatti, incrociando le braccia al petto ed imbronciandosi come se fosse stato un bambino al quale era stata negata una caramella. Però Hinata decise di non darci troppo peso, e dopo essersi avvicinato a lui di soppiatto, si alzò di scatto sulle punte dei piedi e gli schioccò un bacio che si infranse poco sotto il lato del suo labbro inferiore, facendolo così avvampare dall’imbarazzo.
Kageyama era ancora fin troppo poco espansivo e si imbarazzava ancora troppo per le piccole effusioni, soprattutto se fatte in campo aperto. Riusciva a rilassarsi solamente quando erano loro due da soli, meglio ancora se chiusi in una stanza, che fosse il ripostiglio della palestra, gli spogliatoi o la stanza del club, per quello a Shoyo era venuta in mente la brillante idea di invitarlo a casa sua.
«Beh, ora possiamo andare», ridacchiò infine, soddisfatto per l’essere riuscito a prendere il suo compagno alla sprovvista, issandosi poi sul sedile della bici e lasciando che Tobio ne prendesse le redini, lanciandosi così insieme a capofitto per la discesa.
 
 
Arrivarono a casa Hinata anche prima del previsto, nonostante fossero fin troppo affannati e sudati, con Tobio che continuava a dargli dell’idiota per il fatto di aver dovuto fare doppio allenamento su quella bicicletta sgangherata.
«Hai deciso tu di guidare», lo sbeffeggiò poi l’arancione, parcheggiando il “bolide” ad un albero e precedendo il compagno verso l’ingresso.
«Idiota!», concluse poi il corvino, sottovoce e con sguardo in un misto tra l’alterato ed il rassegnato, «sulle salite potevamo scendere», insistette, ma oramai Shoyo era già entrato in casa e non gli sembrava il caso di farsi beccare a litigare ancora prima di aver conosciuto sua suocera, che quando entrò alle spalle del suo compagno notò in piedi davanti ai fornelli.
«Bentornato», disse prima rivolta a Shoyo, «e benvenuto giovanotto!», continuò poi, spostando lo sguardo su di lui, che avvampò leggermente sotto lo sguardo penetrante della donna. Sembrava volerlo scrutare nell’anima, e quella strana occhiata irrigidì il povero ragazzo, che andò a sedersi accanto al fidanzato in modo fin troppo impacciato, e senza neanche aver incrociato lo sguardo blu con lei, troppo imbarazzato per farlo.
«Grazie mamma!», si infervorò invece Shoyo, anche se era chiaro che stesse parlando a macchinetta per l’imbarazzo. «Ti presento il mio amico, Tobio Kageyama! Ѐ l’alzatore della squadra di pallavolo della scuola, te ne ho parlato no? Quel ragazzo con il quale facciamo quella schiacciata “bang”», continuò, mimando per filo e per segno con le mani ogni passaggio, mentre il corvino era rimasto impietrito sulla sedia, a spostare solamente lo sguardo allucinato dalla madre al figlio, ma lei, dopo che il figlio ebbe finito di parlare, scrutò torva i due come se avesse dovuto deciderne il mero destino, cosa che fece salire il cuore in gola all’invitato.
Andò avanti in quel modo per circa un minuto, ma subito dopo, senza preavviso, scoppiò in una risata fin troppo divertita, che scioccò definitivamente i due, che finirono per guardarsi senza minimamente capire cosa stesse succedendo.
«Amici», dichiarò quella, e sotto quella semplice parola si irrigidirono entrambi, «hai sempre avuto molti amici, due anche per tutti e tre gli anni delle medie, ma non li hai mai portati a farmeli conoscere. Ero sempre io a dover venire a scuola per vedere che gente tu frequentassi!», continuò a ridere, sorreggendosi lo stomaco per il troppo divertimento, mentre Shoyo spostò lo sguardo imbarazzato su Tobio, come a volergli intimare di perdonare l’arguzia di sua madre, ma Kageyama era ancora troppo scioccato per dargli corda.
«Potrò essere anche vecchia, ma non sono stupida!», mollò la presa dal vestito e batté i palmi delle mani sul tavolo, per avvicinarsi a scrutare i due poveri ragazzi, oramai rossi in volto e completamente ammutoliti.
«State insieme, vero?», chiese infine, più per conferma che per altro, e fu solamente Shoyo a fare un piccolo gesto affermativo con il capo, perché di Kageyama se ne poteva già constatare il decesso…
«Lo sapevo!», dichiarò infine, entusiasta, quasi saltellando sul posto, «finalmente mio figlio ha trovato qualcuno che lo sopporta», continuò, dopo essersi voltata di spalle a rimestare la minestra nella pentola, ma quando Shoyo si voltò verso Tobio per tirare un sospiro di sollievo, quello sembrava voler dire “ti uccido!”. Avrebbe anche voluto dire alla donna che no, non sempre riusciva a sopportare quel “boke” dai capelli color mandarino, ma si era dannatamente innamorato di lui e di ogni suo difetto, per cui evitò proprio di parlare, sia per non fare brutte figure, sia per non spezzare il buon umore della donna.
«Vi chiedo però di non dirlo a Natsu, almeno per il momento. Ѐ ancora troppo piccola per capire», chiese infine la donna, voltandosi a dare loro un ultimo sguardo ammonitore, e loro non poterono che annuire con convinzione per quella semplice richiesta.
 
 
 
Tuttavia la cena si svolse nel migliore dei modi, e seppur Tobio avesse conservato un po’ del primordiale imbarazzo, la famiglia riuscì subito a farlo rilassare, così tanto che, nel bene e nel male, riuscì a tornare ad essere sé stesso ed a battibeccare il suo fidanzato come al solito, dando spettacoli degni di una coppietta.
Fu quando furono finalmente in camera di Shoyo che poterono finalmente rilassarsi, distesi sulle coperte del futon.
Si erano sdraiati senza minimamente pensare a nulla, con Tobio a pancia all’insù e Shoyo con la testa poggiata sulla sua spalla. Con una mano era andato anche ad accarezzargli amorevolmente il petto, seguendo così il percorso naturale degli addominali del suo ragazzo, quasi fosse una tacita richiesta, perché la mano stava lentamente andando sempre più pericolosamente vicina all’elastico dei pantaloni.
«Oi…», lo ammonì infatti Tobio, voltando leggermente il volto verso di lui con sguardo imbronciato, nonostante il sorrisetto sfacciatamente divertito e carico d’aspettativa del centrale.
«Che stai cercando di fare?», insistette, ma il padrone di casa si limitò a ridacchiare sotto i baffi, mentre infilava direttamente una mano sotto la maglia del suo pigiama.
Quel tocco caldo e diretto gli strappò un lieve sospiro, e fu quasi tentato a cedere alla tentazione di prendere il suo fidanzato in quel momento, ma poi si ricordò del posto in cui erano e la sua mano si mosse di conseguenza, bloccando così quella dell’altro quando era oramai quasi arrivata vicino al suo capezzolo già quasi turgido.
In fondo non era mai riuscito a resistere al suo piccolo “idiota”.
«Mhh», si lamentò però il più piccolo, «uffa, credevo lo volessi», parlò con voce totalmente imbronciata che per un momento colpì di netto il povero Kageyama, ma per fortuna riusciva a mantenere ancora un certo contegno.
«Certo che lo voglio, ma potrebbero sentirci e tua madre potrebbe entrare da un momento all’altro, così come tua sorella!», lo ammonì, ma il sospiro divertito di Shoyo gli mise addosso una certa agitazione. Sapeva che era un tipo ostinato, in fondo lo aveva scelto proprio per quello. Se non fosse stato così non avrebbero fatto indietreggiare i loro avversari con la loro veloce micidiale.
«Nahh, Natsu starà dormendo da un pezzo!», parlò con convinzione il piccoletto, e per un momento finì anche per crederci, soprattutto quando lo sentì addossarsi maggiormente a lui.
«Ma…», provò a controbattere, anche se su quel campo sapeva di non avere speranze di vittoria.
«Posso baciarti?», se ne uscì infatti fuori con una richiesta che lo fece avvampare di nuovo dall’imbarazzo.
«C’è bisogno di chiedere il permesso, idiota?», bofonchiò infine, abbassandosi oramai rassegnato a raggiungere le labbra piegate in un sorrisetto soddisfatto del suo fidanzato, baciandolo finalmente come avevano sempre fatto lontano da sguardi indiscreti.
In fondo, si disse, non era diverso dalla stanza del club, o dalla palestra, in cui poteva entrare chiunque in qualsiasi momento. Di rischi ne correvano molti durante il giorno, mentre cercavano di scambiarsi effusioni nei momenti più propizi, e quello era un momento piuttosto idilliaco, doveva ammetterlo.
Così il bacio prese una piega più intensa e le mani di entrambi correvano sui loro corpi caldi come se non avessero bramato altro che quello, mentre la stanza si riempiva degli schiocchi erotici delle loro labbra e dei loro ansiti sempre più carichi di aspettativa.
Oramai erano al limite, e lo sapevano anche loro, per questo Hinata si affrettò a togliersi la maglia ed a spogliare il suo meraviglioso ragazzo a sua volta, prima di sedersi a cavalcioni sul suo bacino, facendo sfregare i loro inguini di proposito.
Ne seguì uno sguardo intenso, in cui lo sguardo scuro di Shoyo si rispecchiò in quello dell’oceano di Tobio, ma oramai lo sapevano entrambi che a loro non servivano parole inutili per capirsi, per cui con un colpo d’anca da parte dell’alzatore ribaltarono le posizioni.
Si scrutarono poi di nuovo, con i petti di entrambi che si alzavano ed abbassavano al ritmo serrato dei loro respiri già affannati, mentre gli occhi di entrambi erano rimasti fissi in quelli dell’altro, quasi avessero avuto paura che, una volta distolto lo sguardo, uno dei due sarebbe potuto sparire.
Tuttavia erano fin troppo presi dalle loro effusioni da non essersi accorti della porta scorrevole che veniva aperta con una certa titubanza, almeno fino a che il nuovo arrivato non parlò.
«Lo sapevo!!», gridò infatti Natsu, la sorellina minore di Hinata, facendo prendere un infarto ai due e costringendo il fratello a scrollarsi poco carinamente di dosso il fidanzato, che cadde di lato con una spallata ed un’imprecazione mentale non indifferente.
«Che…perché sei qui?!», le chiese il piccolo centrale, con gli occhi ancora carichi di piacere e la voce che lasciava trasparire tutto il suo nervosismo.
«Avevo sentito rumori strani e sono venuta a controllare», disse però lei, con una calma che non avrebbe dovuto contraddistinguere una bambina così piccola, mentre lo sguardo minaccioso che Tobio lanciò al suo compagno sembrava voler dire “te lo avevo detto, idiota!”.
«Tu…no…noi…non è come sembra!», farfugliò il povero Shoyo, cercando di riprendere in mano la situazione e cercare di fare credere a sua sorella che si era trattato di un errore nello stesso momento in cui cercava di calmare il suo alzatore oramai fin troppo agitato.
«A me è sembrato fin troppo chiaro», disse però lei, con la vocina di un tono leggermente più basso di quando era entrata nella stanza del fratello, ed il fatto che sul suo volto mancasse una qualsiasi espressione iniziò ad agitare anche lui.
«N…nooo», insistette infatti, ma la bambina, esattamente come la madre non molto tempo prima, scoppiò in una fragorosa risata.
«Il fratellone è innamorato!», continuò a ridacchiare puntandogli un dito contro quasi come se fosse un gioco. «Ho vinto la scommessa! Avevi detto che il tuo unico amore era la pallavolo, quindi sei in debito con me!»
Shoyo rimase talmente scioccato da quella strana rivelazione che per un momento smise di respirare, mentre lo sguardo assassino di Kageyama era visibile anche dalla sua posizione.
«Ehehe, s…sì Natsu, hai vinto tu», affermò, sempre più scioccato, come quando, durante la prima amichevole contro l’Aoba Johsai, aveva servito direttamente sulla nuca del ragazzo che in quel momento gli stava mandando gli accidenti.
E la sua faccia in quel momento non era poi così diversa da allora.
«Lo sapevo!», saltellò dalla felicità la bambina, uscendo dalla stanza del fratello con lo stesso spirito vittorioso.
«Ehm, potresti, ecco, chiudere la porta?», chiese però il “mandarino”, sempre più scioccato da quell’assurda situazione.
«Ops, sì, continuate a giocare alla lotta!», dichiarò poi, «un giorno anche io troverò un ragazzo come il tuo per fare la lotta!», concluse infine, richiudendo di scatto la porta scorrevole e lasciando i due poveri ragazzi ad osservare con sguardo spaesato il punto in cui era appena sparita Natsu.
«F…forse è meglio farlo quando non c’è nessuno in casa», riprese parola Shoyo, dopo alcuni secondi di silenzio e dopo essere finalmente riuscito a tirare un sospiro di sollievo.
Tuttavia il suo compagno non sembrava essere del suo stesso avviso.
«Io te l’avevo detto, idiota!», sbruffò imbronciato Kageyama, voltandogli le spalle e sdraiandosi sul futon senza più dire una parola, chiaro segno che il re fosse ancora piuttosto alterato.
Tuttavia, la mattina dopo, si svegliarono comunque l’uno tra le braccia dell’altro.
Fine
 


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Colei che scrive:
Storia nata dopo aver visto questa immagine xD
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Ma salve a tutti! Non so nemmeno io cosa abbia scritto, so solo che l’ho scritta di getto in una serata piena d’ispirazione, per cui spero perdoniate i vari errori >.<  Ѐ anche la prima volta che scrivo qualcosa su di loro, e premetto che io li amo e li shippo con tutta me stessa fin dalla prima puntata *^* ed un giorno ci scriverò qualcosa di più erotico, come cose che ho in mente su Sakusa e Atsumu U.U ma facciamo un passo per volta. Per cui spero vi sia piaciuta, e che ci sia qualcuno che non voglia tirarmi i pomodori addosso! xD
Alla prossima!!
  
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