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Autore: cassiana    19/09/2021    7 recensioni
Becky, algida e severa manager è a Miami per concludere un affare importante. Il suo collega la convince a seguirlo sullo yacht del carismatico Raul potente, ma ambiguo uomo d'affari. Ma le cose non vanno come previsto e Becky incontra Richard, appassionato attivista ambientale, nonché fratello della sua migliore amica Brenda. Nel tentativo di salvarsi i due finiscono nella foresta del Belize tra mille pericoli che li faranno avvicinare e riavvicinare in maniera pericolosa.
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Storico
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La famiglia Jones ovvero Londoners '80'
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Altro giro, altra corsa








La mattina successiva di buon'ora, dopo una colazione veloce, Becky e Richard erano già davanti all'Alto Commissariato Britannico cercando di farsi ricevere. La donna si sentiva riposata e battagliera. Quando si era ritrovata da sola nel letto prestatole dall’amico aveva immaginato che avrebbe stentato ad addormentarsi, invece appena messa la testa sul cuscino era crollata, cullata dal residuo odore di Richard che permeava la sua camera. Come mise piedi nell'edificio Becky provò una sensazione di familiarità e si sentì come trasportata a casa: per quanto fosse situato in un luogo esotico, il Commissariato sfoggiava la stessa identica aria deprimente di tutti gli edifici pubblici e solo osservando le palme risplendere al sole fuori dalle finestre avrebbe potuto indovinare di essere altrove e non in Regno Unito. Le pareti grigiastre erano intervallate da bacheche di vetro e legno in cui erano appese le comunicazioni di servizio, alcune panche di legno scuro, reso lucido dall'uso, erano collocate strategicamente accanto alle porte degli uffici, il linoleum azzurrino del pavimento scricchiolò sotto i loro passi. Al bancone delle informazioni all'ingresso un impiegato cicciottello dalle folte basette la cui moda risaliva almeno a dieci anni prima diede le indicazioni necessarie alla coppia. Gli impiegati si dimostrarono tutti molto gentili e spiegarono nel dettaglio quali fossero i compiti che potevano assolvere. Becky e Richard avevano deciso che sarebbe stato meglio non raccontare tutto nei minimi particolari, anzi di mantenersi piuttosto sul vago; a nessuno dei due andava di essere coinvolto in un caso di rapimento e traffico di stupefacenti internazionale. Così Becky aveva raccontato con semplicità che era stata derubata da ignoti. Non le avevano nemmeno richiesto di fornire un identikit dei presunti ladri, in ogni caso avrebbe volentieri descritto i lineamenti di Raul e dei suoi scagnozzi, per quanto ricordava. Le sembrò tutto molto efficiente se non fosse stato che quel giorno i terminali si bloccavano spesso e le operazioni procedevano a rilento. Becky sedette urtata:

- Di questo passo ci metterò tutto il giorno.
- Che ti hanno detto?
- Che bisogna aspettare. Ora hanno inviato un telex a Londra e in mattinata mi faranno sapere. Senza documenti, non posso neanche prelevare il mio denaro, ti rendi conto? Dio, odio la burocrazia!
- Ho bisogno di fumare, vuoi che ti porto qualcosa dalle macchinette?
- Una dose di fortuna?

Richard sorrise e le diede una carezza sulla spalla prima di uscire. Si appoggiò al muro e si accese una sigaretta. Mentre osservava il fumo che saliva al cielo rivedeva il visetto sconsolato di Becky. Sapeva che si poteva andare per le lunghe, si vociferava di un'imminente rivoluzione informatica, ma la verità è che a parte terminali negli uffici pubblici tutto si muoveva ancora per fax e telex. Che grande spreco di carta e di tempo.
Quando tornò dentro aveva comunque in mano due lattine di coca cola e una barretta al cioccolato che porse a Becky che stava giochicchiando con la stanghetta degli occhiali.

- Sai che non posso...
- Non essere ridicola, sei pelle e ossa.

Con riluttanza Becky accettò, più per avere qualcosa da fare per passare il tempo, che per vera fame. Ma apprezzò il gesto.

- Allora, novità?

Richard si sedette sulla panca, Becky fu raggiunta da una zaffata del suo odore e arricciò il naso.

- Si, per i documenti forse già in giornata dovrei riuscire ad avere quantomeno una copia della denuncia di smarrimento. L’impiegato mi ha spiegato che potrei avere una specie di passaporto di emergenza, ma costa ottanta sterline! Dove li prendo tutti quei soldi? Ma senza documento non posso ritirare nemmeno i soldi e senza quelli non posso pagare per i documenti di emergenza. E' un cavolo d'incubo!
- Non ci sei abituata, eh? A vivere alla giornata, dico.
- Non ci sono più abituata e no, grazie tante ho fatto di tutto per non dover vivere mai più così.

Richard si appoggiò alla panca con le mani incrociate dietro la testa e le scoccò un'occhiata in tralice:

- Ma pensa alla libertà che hai, niente orari, niente stupidi tailleur e tacchi assassini.
- Nessuna regola, né responsabilità...
- No, non direi: quella di cercare di mantenere in vita il pianeta e le sue creature non è una responsabilità da poco, invece.

Guardò l'orologio e si alzò.

- Dove vai?

Gli chiese allarmata Becky.

- Al contrario di quanto pensi io avrei anche un lavoro. Dai, ci vediamo dopo, tanto so dove trovarti.
- Non mi lascerai mica sola qui tutto il giorno!
- Sono sicuro te la caverai e poi starò via solo un paio di orette.

Le lanciò un bacio e se ne andò. Becky si appoggiò con un gemito alla panca. In verità Richard, mentre fumava, aveva preso una decisione. Non aveva raccontato una bugia alla donna, aveva davvero del lavoro da fare, riempire scartoffie e altre cose e soprattutto doveva spiegare come e perchè avesse perso uno dei motoscafi dell'Associazione, un danno notevole. Sospirò. In quel momento però erano cose che potevano aspettare. Ora la priorità era un'altra e doveva richiedere alcuni favori. Per prima cosa s'infilò in una cabina telefonica: il telefono squillò diverse volte, quando sentì la voce dall'altra parte Richard si raddrizzò e si riavviò i capelli come se potessero vederlo. Dopo alcuni minuti di convenevoli Richard partì all'attacco:

- Mi servirebbe un favore...No, non è per me.

Dopo aver spiegato di cosa si trattasse rimase paziente all'ascolto delle rimostranze dell'altro a cui rispose:

- Non te lo chiederei se non fosse importante. Non devi fare nulla, solo...esatto. Sì, lì nei vostri uffici, ma non lo so come lo spiegherai! Una busta, non ti chiedo altro. Ti porterò tutto, ti farò una chiamata così puoi uscire un momento per una pausa caffè. Puoi farlo per me? Grazie, grazie! Sei un amico! Sì, ci faremo trovare lì. Va bene, va bene. A dopo.

La prima parte del piano era andata a buon fine, Richard sorrideva mentre s'infilava in un edificio dall'aria ufficiale.

- Ne è proprio sicuro?

Chiese l'impiegata. Richard rispose affermativo, aveva agito d'impulso, ma più ci pensava e più credeva di aver preso la decisione giusta.

- Ci vorrà qualche minuto, intanto può firmare questi moduli.

Dopo un'ora trascorsa a firmare moduli, liberatorie e altre scartoffie varie, Richard uscì dall'edificio e si sentì più pesante e più leggero: una sensazione curiosissima. Gli mancava solo un'ultima tappa da affrontare e poi poteva dire di avere concluso. S'infilò in un secondo edificio. Forse avrebbe potuto essere più complicato questa volta, ma conosceva il proprietario ed era sicuro che ci sarebbe riuscito. Valutò l'importanza di avere delle buone relazioni sociali e sapeva che avrebbe dovuto restituire diversi favori, ma non gli importava. Dopo alcune ore era di ritorno nel quartiere degli uffici pubblici e si fermò a fare una telefonata alla stessa cabina di prima. Al termine guardò l'orologio e si recò ad aspettare in un caffè appena attraversata la strada. Dopo pochi minuti un uomo alto con un riporto color sabbia e grossi occhiali quadrati lo raggiunse.

- Non so che cosa hai mente, ma non lo farei se non fossi tu.

Infine, dopo aver sbrigato i suoi affari, come promesso, Richard rientrò al Commissariato. Trovò una Becky ancora seduta sulla panca ad aspettare che le dicessero qualcosa. Era ripiegata su se stessa, i gomiti appoggiati alle ginocchia e il viso a sua volta trattenuto tra le mani: sembrava l'immagine della desolazione. Si stropicciava un lobo dell'orecchio come faceva sempre quando era agitata o nervosa.

- Sei tornato!

Disse, il viso aperto in un sorriso, non appena si accorse di Richard.

- Andiamo a pranzo?
- Ma devo aspettare qui!
- Ti hanno detto di aspettare qualche ora, non che devi piantonare l'ufficio. E poi guarda stanno chiudendo al pubblico.

Era vero. Un impiegato stava gentilmente annunciando la chiusura e stava esortando i cittadini presenti a ritornare nel pomeriggio. Becky si lasciò sospingere fuori da Richard.

- Allora l'ufficio riaprirà alle due - Richard guardò l'orologio - abbiamo tempo per mangiare con calma.
- Di nuovo l'ostello?
- No, voglio portarti a fare un giro al porto. Che ne dici di tamales e birra? Voglio farti provare questo posticino...

Di ritorno all'Alto Commissariato Becky fu chiamata direttamente da una impiegata presso l'ufficio di quello che sembrava un funzionario di alto rango. Quello salutò con cordialità la ragazza e la fece accomodare. Dopo qualche convenevole finalmente l'impiegato giunse al punto:

- E' fortunata Miss Mueller. A quanto pare qualcuno ha interceduto per lei.

Becky aggrottò le sopracciglia, lei non conosceva nessuno in quel paese a parte Richard, ma dubitava che lui fosse così introdotto.

- C'è un fondo speciale che, a discrezione dell'Alto Commissario, può essere erogato a cittadini in particolare difficoltà. Mi sembra sia il suo caso.

Le consegnò una busta con il logo dell'Alto Commissariato e del Regno Unito. All'interno c'era un biglietto aereo per Heathrow, via Miami, a data aperta e una quantità di banconote.

- Purtroppo per i suoi documenti dovrà aspettare ancora una giornata almeno, ma intanto può provvedere alle sue prime necessità, fintanto che è qui.

Becky si sentì piena di gratitudine e rinnovata fiducia per il suo paese. Avrebbe avuto voglia di abbracciare il funzionario, ma si limitò a un caldo sorriso e a un cenno grazioso con il capo.

- La ringrazio veramente, non so dirle quanto questo significhi per me. E mi piacerebbe che i miei più sentiti ringraziamenti arrivassero al mio benefattore.
- Di questo non credo che si debba preoccupare

Fece quello con un sorriso spingendosi i grossi occhiali sul naso. Quando uscì dall'ufficio Becky era raggiante e sventolò la busta davanti al volto di Richard.

- Ma chi potrebbe avermi aiutato?
- Non saprei, avrai di sicuro conoscenze importanti a Londra.

Becky si stropicciò il lobo dell'orecchio tirando fuori il labbro inferiore:

- Forse quando ho chiamato Hugo lui si è mosso per darmi una mano. In fin dei conti è colpa sua se sono in questa situazione.
- Già, il buon vecchio Hugo. Per fortuna c'è lui.

Le fece eco un Richard rannuvolato in volto.

- Sei geloso?

Il tono di Becky era malizioso.

- Ma figurati, non c'è proprio nulla di cui essere gelosi. E ora che vuoi fare?
- Credo che prenoterò una camera in hotel e il volo di ritorno. E poi un po' di shopping...E la Regina ci offrirà un'ottima cena!
- Hey, vacci piano sono sempre soldi dei contribuenti.

Non l'avrebbe mai ammesso, ma Richard adorava vedere Becky così animata: quando era di buon umore sapeva essere una donna splendida e divertente. Quel pomeriggio lo trascorsero tra le vie del centro e negozietti di souvenir del porto. Becky sembrava instancabile, era come se volesse bere tutto con gli occhi, vivere tutta l'animazione della cittadina. Richard le arrancava dietro fingendo di essere scocciato ma intimamente contento di trascorrere tutto quel tempo con lei ridendo e scherzando.

- Ma non c'è una boutique in questa città?

Esplose a un certo punto Becky.

- Non hai comprato già di che vestirsi?

Rispose Richard alzando una mano e mostrando le buste di vari negozi di abbigliamento.

- Ma quelle sono solo due cosucce per il rientro. Stasera per la cena voglio mettere qualcosa di... ricercato.

Il tono della voce si era fatto suggestivo e Richard deglutì.

- Non so, non sono un buyer professionista.
- Ma io si. Questa è uno scalo turistico importante e scommetto che ci vengono anche donne danarose desiderose di spendere i propri soldi non solo in ninnoli e chincaglierie, no?

Richard si strinse nelle spalle, tirandosi indietro i capelli. In realtà Belize City pur essendo la capitale del paese non era così turistica come immaginava Becky e inoltre, le raccontò Richard, qualche anno prima era stata devastata dall'uragano Hettie, così il governo aveva deciso di costruire un'altra capitale in un luogo più riparato. Di conseguenza tutte le attività più importanti avevano iniziato a trasferirsi a Belmopan e lì a Belize City erano rimaste le strutture burocratiche in attesa di ufficializzare il trasferimento. Becky aveva imbronciato le labbra a quelle notizie, ma non si diede per vinta e finalmente dopo aver camminato in lungo e in largo lungo le vie a ridosso del porto e del ponte sul canale, trovò un negozio che le piaceva. Un piccola boutique che si dava arie di lusso, ma in effetti era solo pretenziosa, era gestita da una signora creola dai crespi capelli biondi accuratamente acconciati. Invitò la coppia ad entrare con un sorriso cordiale.

- Il suo fidanzato può aspettarla a uno di questi divanetti.

Mostrò un piccolo divano dalla tappezzeria zebrata, proprio davanti ai camerini celati dalle tende iridescenti di un vivido fucsia.

- No, ma non siamo fidanzati!
- E' solo un amico!

Si affrettarono a esclamare entrambi parlandosi addosso. La signora rispose con un sorrisetto e un'alzata di spalle e invitò Becky a scegliere ciò che più le piacesse.

- Mi chiami pure, se ha bisogno!

Concluse sparendo a seguire i propri affari. Richard seduto sul divano fumava, mentre Becky gli aveva intimato di aspettarla.

- Rick, che ne dici di questo? Sincero!

Becky indossava un abito rosso con la gonna a ruota e il corpino a cuore che non le faceva giustizia. Richard la osservò incantato percorrendo con lo sguardo il suo corpo flessuoso, dalle caviglie sottili alle clavicole nude, ma storse la bocca deciso a indispettire Becky:

- Mmmh, non ci siamo. Puoi fare di meglio.

Becky strinse le labbra e tornò dentro. Uscì dopo pochi minuti con un tubino giallo oro che le fasciava in maniera a dir poco illegale la figura che fu nuovamente bocciato da Richard anche se l'aveva praticamente spogliata con gli occhi. Becky tornò dietro la tenda con un sorrisetto: aveva capito il suo gioco. Continuarono così per altre due o tre volte. Becky si stava divertendo moltissimo. Di solito faceva quel gioco con Brenda e mai si sarebbe immaginata avere, invece, suo fratello come controparte. Ma Richard sapeva essere divertente e caustico quanto bastava e lei di proposito aveva scelto degli abiti orribili solo per il gusto di sentire i suoi commenti sarcastici. Suo malgrado anche Richard si stava divertendo, Becky era splendida con ogni abito che sceglieva, per la verità, ma lui stava al gioco gratificato ad ogni risata che riusciva a strapparle.

- Di questo che ne pensi?

Lui, che si stava per accendere un'ennesima sigaretta, rimase col il gesto bloccato a metà imbambolato: Becky indossava un vestito di satin verde smeraldo i cui lembi superiori si incrociavano dietro al collo, mettendo in risalto le spalle e il seno e con la gonna fluida fino al ginocchio.

- E' lui. Toglilo...cioè tienilo.

La voce di Richard si era abbassata di un'ottava grattandole le orecchie e le procurò un brivido di piacere. Becky allungò le labbra in un sorrisetto malizioso: sapeva che avrebbe fatto colpo e sparì nel camerino.



Angolino Autrice

In realtà Belize City è stata distrutta dall’uragano Hattie nel 1961, il che portò alla decisione di costruire la nuova capitale del paese, Belmopan, nel 1970. Ma per motivi di trama ho spostato cronologicamente avanti di circa 15 anni tutta la questione.
   
 
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