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Autore: Son of Jericho    21/09/2021    1 recensioni
Cerchiamo la strada per la vittoria, ma quando non la troviamo? Da che parte bisogna andare?
Due amici si incontrano, forse per l'ultima volta.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Per chi non ha trovato la propria vittoria
 



Delusione, era la parola che stava cercando. Non si aspettava di vederlo così. Alex lo stava fissando preoccupato.

Voleva aiutarlo. Quando ne aveva avuto bisogno lui, anni prima, Michael c’era stato e l’aveva tirato fuori dal baratro appena prima che cominciasse a fare cose di cui si sarebbe pentito.

Adesso era Michael che sembrava perduto e aver bisogno di una mano. Alex lo conosceva troppo bene, lo aveva guardato negli occhi e gli ci aveva letto dentro.

Era evidente che stesse fingendo. Faceva finta che fosse tutto a posto, si mostrava duro e glaciale, passava da un giorno all’altro come fossero tutti uguali. Ma dietro quel muro di cartapesta, quell’ostentata solidità mascherava una fragilità che rischiava di farlo crollare a pezzi.

Alex aveva deciso di andare a casa sua, quella sera. Lo aveva trovato spiaggiato in poltrona davanti al computer, in tuta e con la tastiera appoggiata sulle gambe. Michael lo aveva a malapena salutato.

- Vieni, usciamo. – provò a proporgli.

Michael si voltò verso l’amico solo per un attimo, per poi scuotere mestamente il capo. – Non stasera. –

- Perché? –

- Non lo so, non mi va. – rispose con una smorfia.

Alex sospirò a fondo. Michael si era di nuovo chiuso a riccio nel suo posto oscuro, e non lasciava entrare nessuno. Era già capitato, e in quelle occasioni il tempo aveva alleggerito la pressione. Ma stavolta non sembrava così facile.

- Non è “stasera no”, è tutte le sere, Mike. Sono settimane che non esci di casa. –

- Mmm… - mormorò – Già. –

- Appunto, vieni, ci facciamo una birra. –

Michael fece ancora “no” con la testa, senza neanche distogliere lo sguardo dal monitor.

- Dai, Mike, non ti far pregare come al solito. –

- Grazie, ma no, non ce la faccio. –

Alex prese una sedia e si mise accanto all’amico. Soprattutto in quell’ultima frase, la voce di Michael suonava particolarmente spenta.

- Mi vuoi dire che succede? –

Questa portò addirittura a nessuna risposta.

- Avanti, puoi parlare con me. –

Michael fece due profondi respiri, quasi a riprendere fiato. – Certo, lo so. Il problema è che vorrei saperlo anch’io. –

 

**

Michael lasciò che Alex se ne andasse, tanto non era la serata giusta. Si mise a fare una delle poche cose che lo rilassavano, cioè scrivere. O meglio, provò a farlo.

Iniziò a buttar giù qualche riga. Ma gli veniva da ridere, mentre scriveva. Che fosse dalla tastiera davanti al monitor, sul touch del telefono, o con la penna in mano di fronte a un foglio a quadretti, non ce la faceva, gli veniva troppo da ridere.

Una risata nervosa in realtà, che gli provocava dolore tra le costole e ai polmoni. C’era qualcosa che non andava, e non capiva cosa fosse. Lo faceva sentire strano, in tanti modi diversi e nessuno buono.

Non sapeva che dire. Aveva sempre dato peso alle parole, gli piaceva dar loro una forma e un senso. Eppure da un po’, quelle giuste non uscivano più.

Voleva disperatamente avere qualcosa da raccontare, che facesse interessare, appassionare, che facesse riflettere. Ma niente, il vuoto.

Difficile dire quando fosse cominciato, non sapeva nemmeno che cazzo fosse successo. Quello che sapeva era che da un paio di mesi, le lettere della tastiera non si premevano, dal telefono non partivano messaggi, e il foglio, vero o virtuale che fosse, restava bianco.

Continuava a fare scena muta. Con Alex, con quelli accanto a lui. Non riusciva ad esprimersi, a tirar fuori una sola parola, neanche e soprattutto con chi non sentiva ormai da quasi due mesi e stava lentamente sfocando.

Il suo migliore amico diceva di fare qualcosa, aveva fiducia in lui.

Come sta andando?”

Tutto fermo.”

Ed era così, era come una macchina sulla linea di partenza, ma con il freno a mano bloccato che restava sempre inserito.

Quanto poteva essere difficile fare un passo, prendere una decisione, raccontare una verità, o scrivere un messaggio? Non molto, vero?

Eppure, tanto. Non capiva in che razza di tunnel fosse finito, e faceva paura. Combinava solo casini, girava a vuoto, rincorreva il nulla. Stava buttando nel cesso una cosa dopo l’altra, e andavano giù talmente veloce che non si rendeva più nemmeno conto di quante fossero. Sentiva le voci accavallarsi nella mente.

Sei un idiota”

Sei uno stronzo”

Sei come tuo padre, un buono a nulla”

Mi hai ferita”

E non sapeva che fare, non stava andando da nessuna parte. Il cervello turbinava troppo, schizzava al limite della follia. Non c’era un pulsante per spengerlo? Cristo se gli scoppiava la testa, a ripensare a tutto.

Sentì il telefono vibrare vicino a lui, ovattato dal cuscino.

Tutto ok?” era ancora Alex.

Michael fece scorrere anche quello, di lato, senza spunte blu.

Basta, basta, era stanco. Non ne poteva più, voleva dormire e basta. L’ansia lo stava stritolando e soffocando. Silenzio.

Sperava di addormentarsi il prima possibile. E magari non risvegliarsi più.

Se non avesse più riaperto gli occhi, almeno ne avrebbe fatta una giusta, pensò. Almeno una cosa sarebbe andata come doveva andare. Stop, out. Avrebbe dato un bel taglio a quell’unico gran fallimento che era la sua inutile vita.

Riprese in mano sia il telefono che il foglio. Tanto nessuno avrebbe letto, qualunque cosa avesse scritto. Delusione, ecco la parola che stava cercando.

   
 
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