“È permesso?” la voce dello sceriffo fece traballare i fogli che l’agente stava per riporre nella valigetta. Come faceva quell’uomo ad essere così maledettamente silenzioso? “Non ho delle buone notizie, per te, Stilinski” la sua voce grave fece alzare un sopracciglio interessato all’agente “Parrish vorrebbe indietro i documenti, dice di aver trovato una nuova pista da seguire sul caso di villa Hale, ma per accertarsene ha bisogno dei fascicoli”
“Hai avuto una settimana a disposizione, ma sei stato incaricato di altri impegni. Perdonami, Stiles” lo sceriffo poggiò una mano sulla spalla del ragazzo “Ma ritengo che forse tu sia troppo giovane per poter seguire un caso di questo livello” affermò sinceramente, guardandolo negli occhi.
“Ora”
“Ora?” spalancò gli occhi. Non avrebbe neanche avuto il tempo di scannerizzare le informazioni più importanti.
Stiles parcheggiò svogliatamente la jeep nel piazzale di casa e diede via ad una cascata di insulti verso lo sceriffo e qualsiasi persona discendesse dalla sua famiglia. Una volta soddisfatto, lasciò andare la testa contro lo schienale e chiuse gli occhi, inspirando a fondo.
Li riaprì. Un Derek Hale molto serio era comparso fuori dallo sportello del guidatore, facendo saltare l’agente dallo spavento.
“Hai preso sotto un gatto? Che diavolo è quell’espressione?” si sentì domandare, non appena ebbe aperto la portiera.
“Non abbiamo più i documenti” affermò, chiudendo la jeep e facendo per entrare in casa. Venne bloccato per un polso dal mannaro.
“In che senso?” chiese Derek, risultando essere più preoccupato di quanto Stiles si sarebbe immaginato.
D’un tratto, Stiles si sentì avvolgere dalle braccia del licantropo.
Rimase alcuni istanti immobile, indeciso se ricambiare o meno quella stretta, quando il mannaro si allontanò bruscamente da lui, tenendo comunque salda la presa sulle braccia del minore.
“Dove sei stato?” chiese seccamente, con pupille innaturalmente dilatate.
“Chi hai incontrato?” domandò, ignorando le parole del minore.
“Stronzate”
“Credi che ti stia prendendo in giro?” chiese bruscamente l’agente, iniziando ad innervosirsi per lo strano comportamento del licantropo “Dove credi che sia stato, eh? Ho parlato con Brander e poi è venuto in ufficio lo sceriffo per chiedermi di restituire i documenti”
“Derek di che stai-”
“Portami alla centrale” sentenziò il mannaro, salendo velocemente nella jeep senza neanche trasformarsi.
“Hale, potrebbero riconoscerti se non ti-”
“STILES” il ringhio profondo del moro fece bloccare l’agente sul posto “Portami in centrale” vide i suoi occhi brillare. Sembrava stesse per perdere il controllo, a tal punto che l’umano impiegò qualche secondo prima di autoconvincersi a salire sulla jeep. Durante il viaggio l’agente riuscì a percepire il respiro irregolare del mannaro accanto a sé. Immaginava si stesse trattenendo dal ringhiare, ma non riusciva a capirne il motivo.
“Chiama Scott e digli che l’abbiamo trovato”
“Potresti avere la decenza di spiegarmi cosa stia succedendo?” dire che fosse irritato e, in egual misura, preoccupato per comportamento del moro sarebbe un puro eufemismo.
“Abbiamo l’alpha”
“Nella…centrale?” di risposta, il licantropo fece brillare impazientemente i suoi occhi per la seconda volta. Il branco impiegò poco più di cinque minuti per raggiungerli al parcheggio della sede, temendo che Stiles e Derek potessero essere attaccati da un momento all’altro.
“Hale, la centrale è quasi completamente vuota…sono le dieci passate e credo che dentro sia rimasto solo l-”
Cosa stava macchinando la mente di Derek?
Camminò velocemente tra i vari corridoi della centrale, mentre si impegnava ad autoconvincere il suo cervello che stesse facendo un’azione giusta. Da quando aveva parcheggiato la jeep fuori dalla sede, Stiles aveva percepito la sgradevole sensazione dei sensi di colpa farsi strada nel suo stomaco. Si ridestò da quella specie di trance solo quando quasi impattò contro la schiena di Derek, che si era improvvisamente bloccata di fronte ad una porta. L’agente dovette sporgersi di lato per poter leggere la targhetta applicata sopra la superfice di legno.
Sceriffo P. Tate
“Derek, credo che tu ti stia sbagl-” la sua voce, che gli era parsa poco più di un sussurro, venne malamente zittita con lo spalancarsi della porta di fronte a loro. Vide Derek fare irruzione nell’ufficio ed osservare l’uomo che, dietro alla scrivania, lo guardava con aria stupita. Lo sceriffo gli sorrise amabilmente.
“Beh, che piacevole sorpresa” affermò, alzandosi dalla sua postazione. Fece per aggirare la scrivania, ma con un rapido movimento il moro gli fu addosso, afferrandolo per il colletto della camicia e sollevandolo.
“Tu” il ringhio era fuoriuscito così prepotentemente che Stiles non era neanche sicuro contenesse delle parole. Fece per avanzare di un passo, ma il suo compagno lanciò violentemente il corpo dello sceriffo contro la scrivania, inclinandola perfettamente a metà.
“Ammetto che avrei preferito rivederci in altre occasion-” l’uomo venne zittito da un pugno in pieno volto. L’agente, convinto di aver visto abbastanza, avanzò nella stanza, cercando di allontanare il licantropo dal suo capo.
“Derek, devi calmarti” la risposta che ottenne fu un secondo cazzotto sul viso dello sceriffo, e Stiles giurò di aver sentito il rumore del naso rompersi. L’umano tentò di nuovo, avvicinando una mano alla spalla del mannaro, ma Derek si scrollò prepotentemente da quel contatto, ruggendogli e facendo brillare gli occhi di blu.
Che stava succedendo?
“Non ora” a parlare era stata Malia che, preoccupata, lo aveva afferrato per un braccio e fatto indietreggiare di qualche passo “Credimi, non è il momento”
“Come hai potuto farci questo?” la voce di Derek non aveva più nulla di umano, era bestialità pura.
“Credimi, se tu sapess-” la risposta dello sceriffo venne intercettata dall’ennesimo pugno.
“Sapere cosa? Che hai preferito nasconderti per due anni?”
“L’ho fatto per vendicare la nostra famiglia” a quelle parole, il quarto pugno, già pronto ad essere tirato, si bloccò a mezz’aria “Io so chi ci ha fatto tutto questo”
Lo sceriffo…alpha?
“Hai finto la tua morte per due anni” ennesimo ruggito del moro “Figlio di p-”
“È di tua nonna che stai parlando” anche se debole, la voce sarcastica dello sceriffo riuscì comunque ad irritare Derek, che, in risposta, gli sferrò l’ennesimo pugno. Ci fu una breve pausa in cui l’alpha si portò una mano a quel che rimaneva del suo naso, ormai totalmente coperto di sangue. “I-io sono sempre stato dalla vostra parte”
“HAI TENTATO DI UCCIDERCI”
A quelle parole, Derek parve allentare la presa dal suo colletto “Come hai fatto a sopravvivere all’incendio, Peter?”
ANGOLINO FELICE
Informazioni di servizio non richieste: stanotte c'è la luna piena e attendo in trepidante attesa l'arrivo di un Derek Hale selvatico.
Come al solito, scusate per il ritardo con cui aggiorno. Spero che questo nuovo capitolo vi sia piaciuto (io lo amo, perchè è finalmente entrato in scena il mio personaggio preferito di TW!!!)