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Autore: NicoRobin95    22/09/2021    0 recensioni
Un regno governato da un re dittatore, ma affascinante e a dir poco bellissimo. Un giorno per una serie di eventi e coincidenze la sua vita si incrocia con un'altra ragazza di stirpe nobile, ma che a differenza di lui non vorrebbe esserlo. Nonostante ha una nobiltá che lui non possiede:, quella del cuore.
Durante una forzata convivenza con lui scopre che in presenza di lei lui riesce a sfoderare dolcezza, delicatezza e generosità cose che non sembrano appartenergli.
In virtù di questo, giura a se stessa di scoprire perché e se è diventato così, oppure in principio anche lui era dolce e buono.
Combattendo con un popolo che la reputa una venduta a causa della vicinanza con lui e dei privilegi che gode; con donne a lui vicine che la odiano perché loro rivale in amore (a loro dire) e la paura di scoprire chi sia per davvero l'uomo che per destino sembra che debba avere accanto, Viola proverà a scoprire chi sia veramente il "signorino" Donquixote Doflamingo...
Genere: Fantasy, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Donquijote Doflamingo, Donquijote Family, Violet
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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A cena Doflamingo e Hancock furono a dir poco "nauseanti" sembravano due adolescenti smielati. S'imboccavano, mordeva o contemporaneamente lo stesso pezzo di cibo, Hancock gli si sedette in braccio, mangiavano entrambi dallo stesso piatto, se così si poteva dire, si divertivano a mangiare contemporaneamente lo stesso boccone mordendolo uno da una parte e uno dall'altra per poi finire con un bacio. 
 
Tutti erano a dir poco nauseanti e molto infastiditi soprattutto le due donne: Baby 5 e Jolla che erano sul punto di esplodere.
 
Finita la cena il fenicottero disse:
 
"Siamo pronti per partire. La mia auto é già disponibile? Non voglio certo arrivare in ritardo, o forse si, ma non per colpa dell'auto."
 
"Oh mio Dio Doffy sei impazzito? Non avrai mica?"
 
"Si! La limousine. Arriveremo così all'arena."
 
"Siiii. Grazie tesoro!" gli saltò al collo Hancock abbracciandolo e dandogli un bacio violento e passionale.
 
"Ohhh vacci piano querida! Ho appena cominciato." disse Doflamingo giocando con una ciocca dei suoi capelli neri.
 
"Trebol! Tieni sott'occhio il lumacofonino. Non arriverò finché non saranno tutti presenti. Farò la mia entrata da re. É un reato non riveriti d'altra parte." disse passandosi una mano nei capelli perfettamente pettinati davanti allo specchio.
 
"Ci vediamo là. Vieni dolcezza!" disse prendendo dolcemente la mano alla flottara.
 
Uscirono dal castello, passeggiando tra gli inchini e i saluti delle guardie e degli schiavi. Rimase soddisfatto degli sguardi invidiosi e sognanti di tutte le schiave e sottoposte rivolti sia a lui che alla sua accompagnatrice.
 
"Questi sono i tuoi sudditi Doffy?"
 
"Per la precisione sono schiavi acquistati e comprati. Sudditi sono quelli liberi nelle loro case, per ora fufufufufufu."
 
"Quindi queste persone sono tutte al tuo servizio. Hanno una vita privata? Dei sogni? Dei progetti?"
 
"No, altrimenti sarebbero lavoratori, sono schiavi vivono per lavorare ed eseguire i miei ordini."
 
"Ma Doffy, sai che io..."
 
"Tranquilla cara, non soffrono. Non vedi la gratitudine e la gioia nei loro occhi? Fufufufufufu, che c'é di meglio del servire me a questo mondo?"
 
"Doffy, sto parlando seriamente..."
 
"Anche io. Tesoro é due anni che frequenti il palazzo, scopri solo ora che ci sono schiavi? Come pensi che io abbia costruito il mio regno. Chi é più debole va domato e sottomesso al volere di chi é più forte e intelligente così, si riesce a diventare grandi."
 
"Quindi vorresti dire come hanno fatto con me?"
 
"No querida. Il tuo caso é diverso, sei stata schiava é vero, ma essendo forte alla fine sei riuscita a liberarti di quel titolo. Sei riuscita a fuggire e sopravvivere. Chi invece é debole esegue e soccombe. Anche io sono stato torturato e cacciato, sono sopravvissuto, cresciuto e ora guarda dove sono. Adesso é il mio turno di dominare."
 
"Se lo dici tu, signorino." disse lei con aria distaccata come a fargli capire di non essere alla sua altezza in modo sarcastico.
 
"Ehi, non farti venire in testa strane idee, ne abbiamo già parlato ok? Tu non sei una schiava? Ci siamo capiti. Non più ormai. E per me mai lo sarai."
 
"Ah no? Cosa ho di diverso da queste persone io?"
 
"Ti sei liberata da sola, hai avuto la forza di sopravvivere, sei diventata una regina, molto bella, regale, potente e sei parte della flotta dei sette una delle organizzazioni più importanti del mondo. In più sei l'unica donna per cui ho occhi."
 
"Sei un sadico adulatore. Ecco cosa sei." disse lei sciogliendosi.
 
"Fufufufufufu quanto hai ragione mia dolce piratessa. Sai che sei l'unica a cui permetto di parlarmi in questo modo, vero?"
 
"Sappiamo bene entrambe che non mi puniresti mai perché poi ti mancherei troppo."
 
"Devo darti ragione ancora una volta, sei l'unica che riesce ad ammalarsi e ipnotizzarmi con il tuo fascino e il tuo carattere."
 
"Non sono del tutto convinta che il tuo modo di governare sia giusto, ma io d'altra parte sono solo la tua amante e amica, non ho rapporti politici con te per cui non sono cose che mi riguardano. É due anni che provi a convincermi del contrario, ma non ci sei ancora riuscito mio caro."
 
"Dovrò impegnarmi di più allora querida."
 
"Non serve in realtà, puoi fare come vuoi."
 
"Ma io voglio farti felice, lo sai..."
 
"É solo che é più forte di me, ogni volta che vede queste persone ridotte alla schiavitù penso sempre che in fondo io... Sono una di loro..."
 
"No querida. Quante volte devo dirtelo!"
 
"Ok. Lo sono stata, ma comunque non cambia lo sarei ancora se fossi stata meno fortunata."
 
"Ma non lo sei stata! Ti é andata bene, sei stata forte e ora non lo sei più. Non ti appartiene più quello status fine della discussione." disse lui iniziando a spazientirsi.
 
Quell'uomo aveva un autorevolezza innata, si vedeva che era un drago celeste. Non aveva mai avuto paura di nessuno, poteva pietrificare chiunque in fondo. Chiunque la trovasse attraente e sapeva bene che non c'era uomo che non lo facesse. Con lui però, era diverso. Riusciva a metterle soggezione, a soggiogarla e tenerla buona, o forse in fondo temeva solo di scoprire che non sarebbe riuscita a pietrificarlo, e sarebbe stato pari a scoprire che lui non fosse davvero attratto da lei. Se lei fosse diventata di intralcio per i suoi scopi lui l'avrebbe subito dimenticata, non era come tutti gli altri uomini che per l'attrazione verso una donna perdono anche la testa. Lui era troppo freddo, calcolatore, concentrato sulla sua sete di potere per essere in grado di rinunciarci in nome di un amore, se così poteva definirlo.
Nonostante, tutto raccolse leforze avrebbe voluto rispondergli che non lo vedeva molto coerente con i suoi discorsi. Lei non doveva più considerarsi una schiava perché lo era stata ed ora era libera, lui però si considerava ancora un drago celeste anche se ufficialmente non lo era più. D'altro canto comunque, non voleva rovinarsi la serata per cose che non la riguardavano ed erano più che altro di natura filosofica. Quindi decise di cedere:
 
"Va bene cariño. Hai ragione, non pensiamo a queste sciocchezze. Godiamoci la serata."
 
"Ora ti riconosco querida. Dopo di te, CI aspetta una notte da urlo." disse con un cenno lasciando che fosse la prima ad entrare in macchina.
 
Mentre la limousine viaggiava per le strade di Dressrosa, Hancock guardava fuori dai finestrini la luna piena, il cielo blu, le stelle, le case, gli alberi, i monumenti sorseggiando il suo flute di champagne. Quella sera a tavola e in macchina aveva già bevuto dell'alcool, sicuramente alla festa avrebbe retto meno del solito. Se non voleva passare la notte a rigettare, cosa che lei in primis, ma anche Doffy non avrebbe gradito avrebbe dovuto bere poco.
 
La macchina prestigiosa si fermò davanti all'ingresso del colosseo, un grande tappeto rosso partiva dall' entrata principale per poi finire al centro.
 
"Sei pronta querida? Si scende!"
 
Doflamingo scese per primo e porse la mano alla bella regina che lo accompagnava.
 
"La macchina reale é arrivata preparatevi ad accogliere il re di Dressrosa e la sua bellissima accompagnatrice di sta sera."
 
Doflamingo s'incamminò verso il centro, appena fece il suo ingresso con la ragazza il Pavillion si animò in ovazione e riverenza. Complimenti, auguri di lunga vita, benessere e prosperità si librarono in alto. Mentre Doflamingo si apprestava a prendere il suo posto su una poltrona in raso nero, ed Hancock a sedersi vicino a lui in un divanetto comodo apposta per compiacerla (detestava stare seduta, anche nel suo regno stava spesso semi sdraiata), al suo passaggio tutti s'inchinava o in segno di rispetto.
 
Una volta accomodatosi Doflamingo disse:
 
"Possiamo iniziare la festa, che entrino le ballerine, ci divertiremo fino all'alba buona serata e buona notte. Che possiate tutti divertirvi." E come da tradizione con una pistola sparò in aria un fuoco d'artificio per dare il via a tutti gli spettacoli pirotecnici preparati. In cielo si liberarono fuochi d'artificio, stelle filanti, coriandoli, brillantini e per finire in bellezza dei fuochi d'artificio a forma di fenicottero per omaggiare il re in carica.
 
Il popolo era spesso tenuto buono da questi eventi. Nonostante, Doflamingo odiasse tutti gli umani permetteva ai sudditi liberi di parteciparvi, per mistificare e confonderli sulla sua vera natura.
 
Quello che succedeva all'Interno del palazzo infatti, era sconosciuto al popolo e il suo punto di forza era appunto questo, che i cittadini erano confusi su chi fosse realmente, non solo per la paura, ma anche perché chi veniva punito o fatto schiavo non riusciva più ad avere contatti con chi ancora era "libero",per così dire, sempre assoggettato alle sue leggi,a in casa sua con la sua famiglia e uno stile di vita dignitoso. Grazie a Sugar chi veniva trasformato in giocattolo era rimosso dalla memoria di chiunque lo conoscesse, anche se il giocattolo si ricordava della sua vita passata spesso finiva a lavorare nella fabbrica degli smile morendo d'inedia o stenti, oppure in rari casi veniva rimesso in libertà, ma non poteva entrare a casa di un essere umano, né un essere umano poteva entrare a casa del giocattolo per evitare che potessero avere un luogo appartato dove parlare del passato avuto in comune.
Le punizioni per questo reato cioè, entrare nella casa di un giocattolo o farlo entrare a casa propria erano severissime e comprendevano spesso i parenti, anche innocenti, del coinvolto motivo per cui tutti temevano di trasgredire la legge.
Inoltre, tranne nei giorni in cui Doflamingo lo permetteva personalmente, come quella sera, dopo la mezzanotte non era più possibile circolare, altrimenti si andava incontro a grossi guai. 
 
Queste leggi studiate e calcolate permettevano al monarca di confondere i cittadini, che addirittura pensavano, almeno la maggioranza, che fosse un re benevolo e che imponesse quelle leggi per una questione di ordine e benessere collettivo, cosa confermata ulteriormente da quegli eventi che organizzava per tutti. 
 
Sicuramente sarebbe bastata una visione più vasta e complessiva per capire come in realtà quell' ingenua impressione fosse sbagliata, ma del resto chi poteva averla? Con quelle leggi così ben funzionanti nel sostenere il suo folle progetto per capire che tipo di sovrano fosse realmente Doflamingo sarebbe stato necessario avere un occhio quasi veggente. Chi poteva avere un potere simile? Sicuramente non un comune cittadino di Dressrosa.
 
   
 
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