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Autore: Eevaa    22/09/2021    6 recensioni
«E sai cosa? Non vedo l'ora di visitare Roma, Venezia e Firenze» trillò lei, con aria sognante.
«Non eri già stata a Roma con la tua famiglia, da piccola?»
«La Roma Babbana» specificò Hermione, con una certa ovvietà. «Non hai idea della Comunità Magica del Vaticano. Affascinante, dai tempi degli antichi romani fino al romanticismo. Ma prima vorrei fare un salto a Recanati a visitare la casa di Leopardi. Tu lo sapevi che era un Magonò? Harry!?»
Ma Harry non la stava più ascoltando dallo sproloquio sul Vaticano, troppo distratto da una figura conosciuta a pochi metri di distanza.

• Quando Harry aveva ricevuto l'invito ufficiale al banchetto di inaugurazione del nuovo impianto collaborativo tra il ministero italiano e quello britannico, non ne era rimasto affatto stupito. Non avrebbe potuto affatto immaginare che, proprio lì, avrebbe assistito all'apparizione di un fantasma di una persona praticamente morta dodici anni prima. •
Genere: Introspettivo, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Vari personaggi | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Agrifoglio e Biancospino - La Serie'
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Questa storia non è scritta a scopo di lucro.
I personaggi usati e tutto ciò che fa parte del loro universo sono di proprietà di J.K.Rowling.
Le seguenti immagini non mi appartengono e sono utilizzate a puro scopo illustrativo
Nessun copyright si intende violato.

Non concedo, in nessuna circostanza, l'autorizzazione a ripubblicare questa storia altrove, anche se creditata e anche con link all'originale.



- AGRIFOGLIO e BIANCOSPINO -


Capitolo 4
Veritaserum

 
 


«Posso rivederlo?» domandò Harry, a fatica.
Non ricordava quando avesse ingoiato del velcro e gli si fosse incastrato in gola, ma la sensazione era indubbiamente quella.
L'Auror Verbena annuì e premette di nuovo il pulsante di avvio. Il monitor, nonostante le interferenze dettate dall'alta carica magica, mostrò di nuovo il filmato delle telecamere di sicurezza.

Una persona con il cappuccio che entra di soppiatto da un angolo cieco alle telecamere. Una figura alta, slanciata, con dei ciuffi di capelli biondissimi e un naso appuntito.
Harry e Hermione che chiacchierano in una sala delle catacombe. L'individuo che, dopo essersi guardato intorno, punta la bacchetta di biancospino alla schiena di Harry e inizia a formulare incantesimi. Un gran polverone, l'attentatore che scappa e dalla sua tasca perde la bacchetta, se ne rende conto ma sembra capire che è troppo tardi per recuperarla. Corre via velocemente, entra nell'angolo cieco delle telecamere e poi sparisce.

«Dalla qualità delle immagini non si riesce a vedere bene il volto ma, dalla fisionomia, tutti gli elementi corrispondono alla figura del signor Malfoy» spiegò Verbena. «Abbiamo provveduto già ieri ad analizzare la sua bacchetta personale durante il primo interrogatorio. Tra gli ultimi incantesimi, oltre a un Gratta e Netta, anche un paio di Smaterializzazioni. Ipotizziamo che abbia utilizzato le Smaterializzazioni per allontanarsi dal luogo del misfatto e il Gratta e Netta per pulire i vestiti dalla polvere – mentre lui ha dichiarato di aver pulito le scarpe dopo una passeggiata ed essersi Smaterializzato due volte per farsi un giro nel suo giorno libero. Il negozio del Fabbricante era chiuso e non è entrato in contatto con nessuno che possa fornire lui un alibi».
Harry si tolse gli occhiali con un gesto secco e si massaggiò la narice del naso, esterrefatto. Non poteva crederci. Draco Malfoy aveva davvero tentato di ucciderlo? Non era possibile, non era logico. Non riusciva a crederlo.
«Dove si trova adesso?» mormorò, con un gran mal di testa galoppante alla base del cranio.
«Rimane il principale indiziato, pertanto abbiamo proceduto con il fermo preventivo e lo spostamento nelle prigioni del Dipartimento in attesa di un processo. Non ha voluto un avvocato, ha fatto solo la richiesta del Veritaserum, ma ci vorranno ancora un paio di giorni per attuare il protocollo» illustrò Verbena, seguendolo con gli occhi mentre si alzava. «Dove sta andando, signor Potter?»
«A parlare con lui» sbottò Harry, furioso.
«Ha bisogno della scorta?»
«No» concluse, lapidario.
Aveva bisogno di affrontare faccia a faccia quel figlio di puttana.

 
 

Il varco dall'anfiteatro del Ministero diretto alle prigioni portava a un luogo tanto inquietante quanto umido. C'era muffa sulle pareti, sbarre grigio-arrugginite, sabbia appiccicosa al terreno. Sembrava di stare nelle segrete tanto amate da Gazza nel castello di Hogwarts, solo più sabbiose e piene di blatte. Non un bel posto dove sostare in fermo, insomma. Ma Harry decise volutamente di ignorare le condizioni igienico sanitarie del luogo e fiondarsi direttamente a mani aperte contro le sbarre, infischiandosene della ruggine che avrebbe potuto provocargli qualche malattia Babbana.
Malfoy, sdraiato su una lastra di roccia umida con un braccio sopra gli occhi, sussultò al rumore.
«Hai tentato di uccidermi?» ruggì Harry, aggrappandosi alle sbarre. Poco professionale, ma del resto lui stava solo dando una mano con le indagini, non era a capo del caso. Avrebbe potuto non attenersi alla formalità degli Auror.
Malfoy si mise prima seduto con pericolosa pacatezza, poi si alzò per raggiungere le sbarre. «Intendi oltre alla volta che ti ho disarcionato dalla scopa? No».
«Sii serio» sibilò Harry. La pacatezza di Draco andò a farsi benedire e, con un gesto secco, sbatté anch'egli le mani sulle sbarre. Harry si costrinse a non sobbalzare e rimase impassibile.
«No, tu sii serio e spiegami che cazzo ti fa pensare che io abbia voluto ucciderti!» sbraitò Malfoy, con il volto tra le sbarre a pochi centimetri da suo. Profumava di menta. Com'era possibile che profumasse di menta dopo più ventiquattro ore chiuso in una cella?!
«Forse perché hai basato la tua professione su una fottuta ossessione per una cazzata senza senso?» Harry gli soffiò in faccia senza indietreggiare.
Draco aprì la bocca, allibito, oltraggiato.
«Curiosità. Non ossessione» puntualizzò. «E ancora non ho capito perché questo potrebbe essere un buon movente per ucciderti».
In effetti aveva poco senso, ma questo valeva per una persona sana di mente. Chi poteva garantirgli che Malfoy non fosse un pazzo?
«Questo dovresti spiegarmelo tu» lo provocò Harry.
Draco ringhiò di esasperazione. «Senti, Potter. Io voglio solo uscire da questo cesso di posto e non rivedere più la tua faccia per il resto dei miei giorni».
«E allora collabora e forniscimi un alibi decente, perché non ne hai».

Il volto di Malfoy si arricciò di rabbia e, dopo aver dato un nuovo strattone alle sbarre, si allontanò e gli diede le spalle. Rimase in silenzio per qualche minuto nella penombra di quella lanterna piena di ragnatele, falene e insetti non meglio identificabili, poi parlò flebilmente.
«Ci sono voluti dodici anni per riscattare il mio nome e costruirmi una carriera, in un posto dove nessuno potesse giudicarmi. È vero che ho iniziato questo lavoro per trovare delle risposte, ma non ne ho fatto una malattia, tuttalpiù che sono stato nel mio brodo molto felicemente per tutto questo tempo. Quando sei arrivato in Italia ho solo preso la palla al balzo per degli esperimenti. Tutto qua» spiegò esausto, pacato, poi si voltò e i suoi occhi si fecero di nuovo due dardi velenosi. «E invece tu sei arrivato qui per incastrarmi e rovinarmi la vita, vero? Se era questo il tuo obiettivo allora potevi lasciarmi crepare nell'Ardemonio» sibilò.
Harry trasalì. Voleva fargli pena? Gli stava riuscendo anche fin troppo bene, data la sensazione amara che gli salì fino in bocca. Ma lui era un Auror, non poteva farsi smuovere dal mero vittimismo ben riuscito e dall'istinto che senza un perché gli suggeriva che fosse innocente.
«Ehi, sono io qui quello che ha rischiato di morire due giorni fa, non tu! E non solo io, c'erano altre tredici persone, lì, e una donna incinta che ha rischiato di perdere il bambino. Qui qualcuno mi vuole morto e devo scoprire chi diavolo è. E per il momento il principale indiziato sei tu. Non hai un alibi, la fisionomia del tizio delle telecamere è simile alla tua, e c'era quella fottuta bacchetta del tuo negozio sul luogo del delitto» elencò Harry, sulla punta delle dita. «Cosa diavolo dovrei pensare?!»
Malfoy si avvicinò di nuovo, pericolosamente. «Ascolta, Potter, non ho tempo per i tuoi giochetti di indagine. Dammi il Veritaserum e facciamola finita».
«Ci vuole un protocollo».
«'FANCULO AL PROTOCOLLO!» urlò, strattonando le sbarre. «E 'fanculo a te, Potter, impara a fare il tuo lavoro! Non sono io qui che ti voglio morto, o altrimenti lo avrei fatto in modo più discreto, e non sarei stato così idiota da sbandierare in pubblica piazza la mia faccia e una delle mie bacchette» disse.

Harry strinse i denti. Aveva fin troppo senso quello che stava dicendo. Malfoy era stato stronzo e subdolo in passato, ma non era mai stato stupido. E il fatto che fosse il più giovane fabbrica-bacchette del continente ne era una dimostrazione. Per quale motivo avrebbe dovuto rinunciare a una carriera e una vita tranquilla per uccidere un vecchio rivale scolastico solo perché non capiva che affinità ci fosse tra loro?
Draco continuò. «Qualcuno ha voluto usare la mia immagine solo perché eravamo rivali scolastici e voleva passare inosservato. Ti conviene guardarti bene le spalle perché, mentre vi fate le seghe sui vostri protocolli, quello che non ci è riuscito la prima volta potrebbe riprovare a farti fuori» concluse e, con un gesto di sdegno, torno a sdraiarsi sulla panca umida a lato della stanza. Silenzioso, stanco, fin troppo dalla parte della ragione a parole per non essere considerato.
Harry deglutì e inspirò a fondo l'odore di raffermo delle segrete. Poi, più confuso di com'era arrivato, se ne andò.


 


La richiesta di attuazione del Veritaserum prevedeva due giorni di scartoffie e inutile burocrazia. Era una pozione troppo rara per essere sprecata per casi minori ma, indubbiamente, quello non sarebbe stato uno spreco.
La mattina successiva i i giornali e le radio internazionali erano in pieno fermento.


Attentato alla Necropoli Vaticana ai danni dell'Eroe del Mondo Magico! Primo indagato un vecchio rivale scolastico.”

Draco Malfoy di nuovo in favore delle tenebre?”

Tentato omicidio Potter: Draco Malfoy, ex Mangiamorte, in fermo preventivo in attesa di processo.”

Harry Potter ancora una volta in mezzo ai guai. Tutti gli indizi portano al suo acerrimo nemico d'infanzia.”



La confusione di Harry era altalenante. Se da un lato c'era la piccola probabilità che Draco fosse un pazzo psicopatico, dall'altra il suo istinto gli suggeriva l'esatto opposto. E, proprio per quel motivo, scelse di battere in ritirata al Fate Bene Stregoni di Roma per esporre i dubbi ai suoi amici. Se tanto gli dava tanto, tenere loro dei segreti non aveva mai portato niente di buono. Tanto valeva svuotare il sacco completamente, sorbirsi una bella ramanzina da parte di Hermione e delle grassissime risate di Ron e liberarsi di quel peso.
«Tu e Malfoy anime gemelle. HUAHAHAH!»
«Sì, Ron, è la quindicesima volta che lo puntualizzi» s'indispettì Harry, dopo l'ennesima interruzione del briefing. «Possiamo tornare all'argomento principale?»
Ron si asciugò con la manica una lacrima all'angolo dell'occhio. «Ok. Scusa, amico. Dicevamo?»
Hermione scosse la testa divertita, poi prese in mano la pergamena degli appunti e la lesse ad alta voce.
«Prove contro Malfoy: un filmato rappresentante una figura simile a lui, la bacchetta del suo negozio sul luogo del delitto, nessun alibi, la rivalità scolastica, l'inconsistente eventualità che sia pazzo o ossessionato per l'affinità delle vostre bacchette».
«Che detto così...»
«RONALD!» urlarono all'unisono Harry e Hermione.
«Scusate, scusate» alzò le mani Ron, ilare.
Harry alzò gli occhi al cielo. Chissà per quanto tempo sarebbe andata avanti quella storia! Come biasimarlo, però: era a tutti gli effetti qualcosa di assurdo e improbabile.
Ma non così impossibile, gli suggerì una sinapsi ubriaca della mente.

Per fortuna Hermione continuò la lettura prima che altri dubbi alimentassero la sua ansia.
«Prove a favore dell'innocenza di Malfoy: un movente poco solido per uccidere una persona, il fatto che abbia chiesto il Veritaserum – andiamo, chi mai da colpevole insisterebbe tanto per un Veritaserum? - e la totale insensatezza della dinamica dell'attentato. È stato tutto troppo semplice, troppo ovvio! È proprio da stupidi lasciarsi sfuggire la bacchetta del delitto e lasciare intravedere caratteristiche del volto».
Ron annuì concorde. «Sì, lo credo anche io. Troppo, troppo ovvio e stupido persino per un bastardo bullo come Malfoy».
«Puoi mettere da parte le rivalità scolastiche?» lo rimproverò Hermione. «Oramai è un adulto, non possiamo parlare come se fosse ancora il Malfoy adolescente».
«Beh, è proprio a causa di queste rivalità scolastiche che gli Auror pensano sia stato lui» puntualizzò Ron. «Anche se mi pare davvero un movente poco solido per farti fuori, Harry».
Hermione e Harry annuirono concordi.
«Andiamo! Se avesse voluto ammazzarti l'avrebbe fatto prima, l'avrebbe fatto in privato» sbottò Hermione. «A me tutto questo attentato sembra una messinscena bella e buona. Qualcuno qui ha approfittato della vostra rivalità scolastica per trovare il perfetto capro espiatorio in Malfoy e agire indisturbato. Potrebbe avere usato la Polisucco».

Tutto ciò avrebbe dovuto spaventare Harry, e invece in qualche modo lo stava rassicurando. Forse era masochismo, ma preferiva pensare che ci fosse qualche pazzo in giro che volesse ucciderlo piuttosto che fosse stato Malfoy. Ed era anche piuttosto sollevato del fatto che l'attentato non fosse rivolto a Hermione, e che quindi il movente non fosse l'accordo internazionale. Dopo dodici anni di trattative, sarebbe stato un vero smacco.
«Solo che non riesco proprio a capire chi potrebbe volermi morto» mormorò Harry, confuso.
Hermione sospirò. «L'Italia è risaputo che sia piena di maghi oscuri e persino qualche fanatico di Voldemort. Malfoy non aveva tutti i torti quando ha detto di guardarti le spalle: ci vorrà ancora un giorno e mezzo per avere l'accesso al Veritaserum. In questo lasso di tempo l'assassino potrebbe sfruttare della guardia abbassata perché l'indiziato numero uno è in cella per tentare di nuovo di ammazzarti» ipotizzò lei.
Un denso silenzio calò nella stanza. Sembrava di essere tornati improvvisamente ai tempi della scuola o dei primi anni di specializzazione, quando il rischio di morte era incredibilmente alto per tutti, ma per Harry sempre un poco di più.
Ron scrollò le spalle. «O magari Malfoy è semplicemente un pazzo assassino omofobo che non accetta di avere la bacchetta affine alla tua. Oppure sentite qua: magari ha una doppia personalità! Tipo che è stato davvero lui in preda a un raptus e non se lo ricorda. La mia prozia Tessie ne soffriva! Ha tentato di strangolare zio Joe una sera, e un'ora dopo gli ha preparato una torta come se nulla fosse accaduto» ridacchiò, nel maldestro tentativo di stemperare la tensione. Harry e Hermione strinsero gli occhi. «Che c'è?! La follia è comunque una pista da non escludere!» squittì infine Ron, innocente.

Certo, era sicuramente una pista da non escludere, ma Harry aveva saggiamente deciso di escluderla a priori dalle indagini degli Auror italiani. A giudicare dalla fermezza e il pregiudizio di Verbena nei confronti di Malfoy, forse non era il caso di aggiungere altra carne al fuoco. Nel caso il Veritaserum non avesse funzionato a dovere o avesse dato risposte dubbie, ci avrebbe pensato Harry stesso a far fare a Malfoy una perizia psichiatrica.
Sperò con tutto il cuore che non ce ne fosse alcun bisogno, naturalmente. Harry sospirò, ricurvo sulla sedia a mani incrociate, poi si alzò in fretta e furia. «L'istinto mi dice che è innocente» concluse. Era il momento di esporre i suoi dubbi sul capo d'accusa agli Auror.
Hermione lo richiamò prima che potesse uscire dalla porta.
«Harry, 'sta attento la fuori».
Oh, vero. Stava giusto un poco sottovalutando quell'ennesimo rischio di morte.


 


L'Auror Verbena era una donna che sapeva sicuramente il fatto suo. Molto professionale, seria, ma anche parecchio intransigente. Spiegarle la logica delle sue ipotesi sulla messinscena dell'assassino - e i suoi dubbi che Malfoy fosse tanto stupido da lasciarsi sfuggire bacchette in quel modo – non era bastato per portare la custodia cautelare a un livello più basso. Fino al Veritaserum non avrebbe abbassato la guardia su di lui. Ma c'era un problema: l'approvazione del Veritaserum era slittata di altri cinque giorni.
Verbena non era nemmeno una sprovveduta: aveva proposto a Harry una scorta ma egli, essendo molto più sprovveduto di lei, aveva rifiutato. Non gli sembrava il caso di occupare degli Auror per stargli alle calcagna, tuttalpiù che stava sempre in giro nei pressi del Ministero o al massimo all'ospedale, dove già la presenza degli Auror era alta ed erano tutti allertati.

Harry aveva smesso di fumare assiduamente quattro anni prima, ma ogni tanto si concedeva il lusso di districare i propri dubbi e i propri nervi. E, in quei giorni, i suoi nervi erano più annodati dei suoi capelli.
Spense la sigaretta sull'asfalto e la gettò in un contenitore apposito, poi si perse con lo sguardo sui pini marittimi illuminati dal tramonto, l'odore di resina, il traffico romano in lontananza, famiglie che si guardavano intorno alla scoperta dei Fori Imperiali. Roma era magica, era viva.
Harry sospirò al pensiero che lì sotto, da qualche parte, ci fosse un luogo che puzzava di morte e una persona forse innocente dietro le sbarre, ma colpevole fino a prova contraria. Il Veritaserum sarebbe arrivato in cinque giorni, se tutto fosse andato bene. Non era detto, non era certo. Avrebbe anche potuto volerci di più; fino ad allora Draco Malfoy sarebbe stato incriminato su tutte le testate giornalistiche, affondato insieme agli affari del suo negozio, tenuto in una cella ammuffita e trattato un'altra volta come un criminale.
Era passato dalla sua cella un'ora prima, ma Draco si era rifiutato di parlare. Era rimasto immobile, in silenzio, sdraiato sulla panca. Gli Auror di guardia avevano riferito che si sarebbe rifiutato di mangiare fino a che non fosse andato fuori di lì.
Harry avrebbe dovuto trovare il modo di convincerlo ma, dopo un'ora passata a fumare sigarette una dopo l'altra, non aveva ancora trovato il coraggio di parlarci e una buona motivazione per indurlo a mangiare.

Il rumore di tacchi gli fece rizzare le orecchie e, appena vicino all'ingresso segreto del Ministero della Magia, apparve una donna con un abito leggero di seta grigio scura. Labbra laccate di rosso, capelli chiari raccolti in un uno chignon basso elegante. Impossibile non riconoscerla.
«Signora Malfoy!» la salutò Harry, stupidamente sorpreso di vederla lì.
Lei si avvicino a passi svelti, con il consueto portamento formale e lo stesso naso arricciato all'insù di suo figlio. Dalle testate scandalistiche degli ultimi giorni aveva appreso che si fosse rifugiata in Provenza da lontani parenti.
«Harry Potter. Ci rivediamo, dopo tutti questi anni». Il suo tono di voce vellutato non era cambiato, sebbene il tempo sembrava essere stato meno clemente con il suo bel viso.
«Avrei preferito rivederla in un altro contesto» ammise Harry, dispiaciuto.
Il volto di Narcissa si arricciò d'indignazione.
«Lei crede... crede davvero che Draco abbia tentato di ucciderla?» domandò, con un filo di voce.
Harry strinse i pugni. No, non lo credeva, ma non avrebbe potuto esporsi così tanto, anche se non era lui a capo di quel caso.
«Non vedo il motivo per il quale potrebbe averlo fatto» si limitò quindi a rispondere. «Ma il solo modo per avere la certezza della sua innocenza è il Veritaserum».
Narcissa, che fino a quel momento si era riservata di stare a distanza, mosse dei passi lenti verso di lui. Se la ritrovò vicina, a poche spanne, con il volto contratto e sollevato verso il suo.
«Potter. Mio figlio non è un assassino. Tu lo conosci» soffiò, disperata a tal punto di scordarsi della formalità. Il cuore di Harry sembrò rimbalzargli fino alle tonsille. Sussultò, ma si impose di rimanere fermo, non allontanarsi, non scomporsi. Intento ucciso dalle parole successive di Narcissa. «Lui non è come suo padre, non merita di stare in cella. E tu lo sai bene, non è vero?»

Harry tremò. Draco non era come Lucius, e di quello ne aveva avuto la certezza più di dodici anni prima. Harry lo conosceva, ma solo in quel momento capì quanto per Draco fosse un trauma finire nelle stesse condizioni di suo padre. Il terrore nei suoi occhi al momento del fermo, la decisione di non mangiare. Era tutto molto più chiaro.
Draco non avrebbe mai fatto nulla per finire come suo padre. Per anni aveva tentato di redimersi, rifugiarsi in un posto sicuro e lontano dall'Inghilterra, aveva tentato di essere migliore. Non avrebbe mai buttato via la sua libertà per compiere efferatezze senza logica.
«... s-sì» balbettò Harry, intimidito.
Narcissa si avvicinò di più. Non era minacciosa, solo profondamente disperata. «Allora fa' qualcosa per aiutarlo a uscire da questo posto in fretta, o si lascerà morire». E, detto questo, gli diede le spalle e si allontanò alle luci del tramonto, lasciando dietro di sé solo un inebriante profumo di lavanda.


Harry, con il cuore in gola, si lasciò cadere su una panchina in ferro verde e si accese un'altra sigaretta con scatti nervosi. Era dai tempi del divorzio che non fumava così tanto. Ron e Hermione avevano dovuto incendiargli tutti i pacchetti di sigarette che comprava per convincerlo a smettere.
Sarebbe riuscito a smettere di nuovo. Aveva solo bisogno che quella storia terminasse, che tutto tornasse come prima, che Malfoy uscisse da quella dannata cella e che dimostrasse la sua innocenza.
Cosa avrebbe potuto fare, a riguardo? Andare in Olanda a rubarne le scorte dai Pozionisti più famosi? Minacciare Cristalli di denunciare la burocrazia Italiana troppo lenta? O semplicemente convincere Draco a resistere, mangiare e rassicurarlo sul fatto che sarebbe andato tutto bene?
Che poi... aveva la certezza che sarebbe andato tutto bene?
Harry inspirò un altro tiro troppo concitato di sigaretta e iniziò a tossire fumo persino dal naso. Lo scacciò con un mano, e insieme a esso scacciò anche quella fastidiosa falena che continuava a volargli intorno.
Harry corrucciò lo sguardo. Una falena? Di giorno? Le falene erano animali notturni. Stavano al buio, o attorno ai lampioni. Qualcosa non quadrava.
In quegli ultimi due giorni Harry le aveva viste spesso. Non ricordava dove, ma le aveva viste.
Alzò di nuovo lo sguardo, la falena era ancora lì ma, non appena questa si accorse di essere osservata, volò via velocemente.
Harry si alzò di scatto, con il cuore in gola e una nuova certezza: qualcuno lo stava spiando.




 
Continua...

Riferimenti:
-Il fatto che la pozione Veritaserum sia estremamente rara non so se sia canonico, ma mi viene da pensare che il suo utilizzo sia un po' come la macchina della verità utilizzata su alcuni prigionieri in America. Non si può usare così facilmente. Per questo la mia decisione di inserire un protocollo per somministrarla, esattamente come avevo già "inventato" nella mia primissima Drarry "Come una fenice". 

ANGOLO DI EEVAA:
Buongiorno, bellezze! 
A quanto pare Draco è davvero l'indiziato numero uno per gli Auror italiani, ma sarà la pozione Veritaserum a verificarne l'innocenza. Perché, Beh, si può dire che i sospetti di Harry su Malfoy si siano affievoliti del tutto - e anche quelli di Hermione e quel coglionazzo di Ron, che non perde tempo a prendere in giro Harry xD
Ora la domande sono: chi vuole morto Harry? Riuscirà Harry a scovarlo e acciuffarlo così da dimostrare prima l'innocenza di Draco?

Una cosa è certa: chiunque esso/a sia, è estremamente furbo/a: ha utilizzato la rivalità scolastica con Malfoy per farlo finire in cella al posto suo. E ora qualcuno sta seguendo Harry ed è pronto a fargli lo scalpo. Forse avrebbe dovuto accettare la scorta proposta da Verbena. 
Continuate a elencarmi le vostre teorie a riguardo, sono curiosissima! :3 Quelle di settimana scorsa erano tutte molto interessanti. 
Grazie come sempre a tutti per il vostro sostegno!
Eevaa



 
  
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