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Autore: LazySoul    22/09/2021    1 recensioni
Hermione Granger, 45 anni, sposata con Ronald Weasley, è diventata, da poco più di un anno, Ministra della Magia e passa la maggior parte del suo tempo a lavoro.
Ginevra Weasley, 43 anni, è casalinga, nonché moglie dell'illustre Harry Potter, il Salvatore del Mondo Magico. Passa le sue giornate tra corse mattutine, visite a sua madre Molly e vino, litri e litri di vino.
Harry Potter e Ronald Weasley, 44 anni, hanno invitato le consorti a cena in un intimo ristorantino fuori Londra per annunciare loro una difficile verità.
Quale segreto avranno tenuto nascosto Harry e Ronald per vent'anni?
Hugo, diciotto anni, accetta l'invito della sorella, Rose, a passare due settimane a Granada. Con loro ci sono Lily, Albus e un paio di compagni di Hogwarts, tra cui Fred Weasley II e Scorpius Malfoy.
Quali avventure li attenderanno in Spagna?
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione, Rose/Scorpius
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
Capitoli:
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17. Di quando Hugo ammise di sapere un po’, ma non tutto
 

 

Lily sentì un nodo allo stomaco e la gola farsi arida, quando Rose le rivelò dove si trovavano.

Aveva sperato che l’amica, tramite i contatti di Malfoy o pura fortuna, riuscisse ad accaparrarsi degli inviti per una delle esclusive serate organizzate da Philip Ma, ma non aveva mai veramente creduto che quel suo semplice desiderio potesse avverarsi.

In quel momento, impalata nell’ingresso di Casa de Cedros — la dimora che il famoso giocatore di Quidditch aveva a Granada — Lily dovette recuperare tutto il proprio sangue freddo e la sua affabilità, ignorando il mal di pancia, causato dall’emozione.

Fu con un enorme sorriso stampato in volto che strinse con forza la mano di The Rocket, presentandosi con voce chiara e sicura. E fu con altrettanta audacia che comunicò al mito vivente, che le stava a mezzo metro di distanza, di essere intenzionata a diventare la più competente e famosa Cacciatrice della sua generazione.

Bastarono quelle poche frasi per rompere il ghiaccio, poi Lily venne inglobata in un eterogeneo gruppo di giocatori o ex-giocatori di Quidditch, intenti a discutere su quale fosse la formazione più efficace da utilizzare durante una partita o quale squadra avrebbe vinto la Coppa del Mondo di Quidditch quell'anno.

Lily si sentì, dopo giorni piuttosto monotoni a Granada, finalmente emozionata.

Rose osservava da qualche metro di distanza le espressioni sul viso della cugina e il proprio orgoglio non faceva che gonfiarsi e gonfiarsi, a mano a mano che la serata procedeva nel modo in cui lei aveva preventivato.

Lily si trovava nel suo elemento; faceva conversazione e sorrideva radiosa, mentre sorseggiava un calice di champagne.

Fred era scomparso nella sala da biliardo appena avevano messo piede in Casa de Cedros e Rose non aveva bisogno di controllare precisamente cosa stesse facendo; certa che, qualsiasi cosa fosse, fosse altamente illegale e sconsiderata.

Albus si trovava vicino al tavolo del buffet e stava chiacchierando animatamente con una ragazza dai marcati tratti asiatici, di cui Rose non era stata in grado di captare il nome, e sembrava anche lui soddisfatto di come stesse procedendo la serata.

Hugo e Morgan si muovevano a braccetto per le sale, fermandosi ogni tanto ad ammirare qualche opera artistica, e Rose non aveva bisogno di tenerli d’occhio per sapere che si stavano divertendo.

Rose sorrise e si sporse appena alla sua sinistra, per far scontrate la propria spalla con quella di Scorpius: «È stato un successo, non trovi?»

Il ragazzo sorrise e fece tintinnare la propria burrobirra con il calice di vino che Rose stringeva in una mano: «Brindiamo alla tua inesauribile capacità di realizzare l’impossibile!»

Rose arrossì appena: «Non ce l’avrei mai fatta senza il tuo aiuto e lo sai».

«Il mio aiuto?», chiese Scorpius ridacchiando, prima di avvolgere il braccio destro intorno alle spalle della ragazza: «Ti ho solo procurato carta e piuma per scrivere la lettera e mi sono offerto di farla spedire da uno dei gufi nella voliera, se questa sera siamo qua a divertirci è tutto merito tuo».

Scorpius lasciò un bacio sulla guancia della ragazza e Rose sorrise, ricambiando quel semplice gesto d’affetto con un dolce bacio a fior di labbra: «Quindi ti stai divertendo?»

Prima che Scorpius potesse rispondere o stringere maggiormente la presa intorno alle spalle di Rose, il cellulare della ragazza iniziò a squillare.

«È mamma», disse Rose, facendo una piccola smorfia, prima di lasciare un ultimo bacio sulla guancia di Scorpius e dirigersi verso la terrazza, che dava sul giardino di cedri della casa, così da poter rispondere senza esser disturbata da schiamazzi o musica.

A pochi metri di distanza, Morgan e Hugo si trovavano di fronte a un quadro babbano e lo stavano osservando con occhio critico; così come si erano impegnati ad osservare e a giudicare ogni opera artistica magica e babbana presente nella villa di Philip Ma.

C’era qualcosa, nel modo in cui i volti delle persone nel dipinto erano raffigurati, da far pensare a Hugo che la mano dell’artista avesse voluto deformare volontariamente le normali fisionomie facciali, ma rimaneva perplesso sul motivo alla base di una simile scelta.

«Non mi piace molto», disse, dopo qualche secondo di silenzio, Morgan, sollevando le spalle: «Tu che dici?»

Hugo prese un piccolo sorso di vino elfico e annuì: «Concordo, sono certo che ci debba essere una spiegazione dietro ai volti deformati, ma non riesco a capire quale possa essere».

Morgan annuì a sua volta e sorrise: «Passiamo oltre?»

L’elemento artistico in cui si imbatterono successivamente era una statua in marmo bianco, che rappresentava una giovane donna tra le braccia di un ragazzo alato. Si poteva chiaramente capire, dall’immobilità della statua, che era stata confezionata da mani babbane.

«Bello», sussurrò Morgan, appena posò gli occhi sul marmo bianco: «Mi trasmette un senso di pace e serenità».

«È di una bellezza struggente, sembra quasi di assistere ad un breve istante di gioia, prima che accada qualcosa di brutto».

Morgan spostò il proprio sguardo dalla statua, per posarlo sul profilo del volto di Hugo: «Dici?»

Il ragazzo scrollò le spalle: «Magari è il mio pessimismo che parla».

Morgan sorrise appena, poi si morse il labbro e distolse lo sguardo.

Era da due giorni prima, da quando erano stati all’Alhambra e avevano rischiato di essere incantati da un fantasma veela, che Morgan cercava le parole per confidare a Hugo ciò che avrebbe dovuto dirgli fin da quella prima sera, quando avevano ballato insieme e Morgan aveva capito con cristallina chiarezza di essersi presa una cotta per lui.

Aveva provato a dirglielo il giorno prima, quando gli aveva mostrato la sauna della villa e la voliera dell’ultimo piano — le uniche zone della casa che non aveva ancora avuto occasione di fargli visitare — ma all’ultimo momento aveva cambiato idea e aveva riempito il silenzio confessandogli di voler frequentare un corso per diventare giornalista, una volta tornata a Londra.

Quel pomeriggio, mentre passeggiavano per le vie dello shopping e parlavano di quanto l’adolescenza fosse piena di cambiamenti e confusione, Morgan aveva sentito il bisogno, ancora una volta, di farsi coraggio e confidare tutto a Hugo. Ma il momento era passato troppo in fretta e l’istante successivo, Hugo la stava trascinando dentro ad un negozio di abiti babbani, con l’intenzione di comprarle un bellissimo foulard che aveva visto in vetrina.

Morgan si portò la mano al collo, dove aveva legato il regalo di Hugo prima di uscire di casa e sorrise.

«Tutto bene?», chiese Hugo, con le labbra a pochi centimetri dall’orecchio della ragazza.

Morgan annuì: «Sì, stavo pensando».

«A cosa?», chiese Hugo, prima di finire l’ultimo sorso di burrobirra.

«C’è una cosa che dovrei dirti», riuscì a sussurrare Morgan, sentendo chiaramente le proprie spalle e la schiena irrigidirsi per l’apprensione: «Ma non riesco a trovare le parole per farlo».

Hugo annuì silenziosamente, mentre teneva lo sguardo sulla statua in marmo di fronte a loro; quando parlò, lo fece con un tono di voce dolce e comprensivo: «E se ti dicessi che so già cosa non trovi le parole per dirmi?»

Morgan sciolse la stretta del proprio braccio intorno a quello di Hugo e lo guardò dritto in faccia, cercando di capire dall’espressione del ragazzo se fosse sincero o meno.

«Te l’ha detto Scorpius?», chiese subito, con un tono di voce brusco e pieno di paura.

«No, Morgan, nessuno mi ha detto niente, l’ho semplicemente capito», disse Hugo, premendo le mani sulle spalle della ragazza e iniziando a disegnare semicerchi leggeri sulla pelle esposta delle clavicole, nel tentativo di calmare la sua tensione: «Non devi darmi spiegazioni se non vuoi, non devi dirmi nulla se non ti senti a tuo agio a parlarmene… Non voglio che tu pensi di avermi ingannato o mentito. Tu mi piaci, Morgan, e…»

«Quando l’hai capito?», sussurrò con un filo di voce la ragazza, tenendo lo sguardo basso, per nascondere l’espressione piena di orrore sul suo viso.

«L’altro giorno, quando eravamo all’Alhambra, sono riuscito a mettere insieme i pezzi del puzzle, ma quando l’ho capito è stato come avere la conferma di qualcosa che già sentivo di sapere dal primo giorno…»

Morgan annuì: «Capisco», disse, liberandosi con un movimento brusco dalle mani di Hugo, ancora appoggiate delicatamente sulle sue spalle, per poi puntare i propri occhi azzurri in quelli scuri del ragazzo: «È per questo che non hai più provato a baciarmi?»

Hugo aggrottò la fronte: «Cosa? No!»

«E perché…?», le voce di Morgan si spezzò e Hugo si rese conto solo in quel momento, che gli occhi della ragazza erano pieni di lacrime non versate: «Perché, allora?»

Hugo fece un passo in avanti, deciso a stringere le proprie braccia intorno all figura di Morgan, che all’improvviso gli appariva tanto fragile da potersi frantumare da un momento all’altro. La consapevolezza di esser stato lui, anche se involontariamente, a trasformare la forza e sicurezza della ragazza in debolezza e incertezza, lo lasciava senza parole e con il forte desiderio di tornare indietro nel tempo e scegliere con più cura le proprie parole.

Morgan fece un passo indietro, sfuggendo al contatto, e Hugo sospirò: «Perché mi piaci e sono terrorizzato dall’idea di poter rovinare tutto facendo un passo falso; come baciarti nel momento sbagliato, o dire la cosa sbagliata nel momento sbagliato, o non riuscire a dimostrarti quanto io ti voglia».

Morgan non disse niente per qualche secondo, poi sussurrò: «Ho bisogno di riflettere da sola» e prima che Hugo potesse fermarla, la ragazza scomparve nel camino più vicino, avvolta da spesse fiamme verdi.

Hugo rimase immobile, di fronte a lui continuava ad esserci la statua in marmo, con i due amanti fermi nell’istante dello struggente incontro, ma non riusciva a metterla a fuoco; tutto quello che poteva fare era ripensare alla conversazione, che aveva appena avuto con Morgan e chiedersi dove avesse sbagliato e cosa potesse fare per chiedere scusa alla ragazza.

Aveva pensato di poter evitare incomprensioni, disagi o momenti d’imbarazzo, dicendole di sapere già tutto.

Tutto.

Non era vero che sapeva tutto, sapeva un po’, quello che era stato facile intuire osservandola e conoscendola negli ultimi giorni.

Sapeva ad esempio che a Morgan piacevano molto i foulard, per questo gliene aveva comprato uno il giorno prima, e sapeva che non l’aveva mai vista senza, il che gli aveva lasciato l’impressione che il loro scopo fosse quello di nascondere qualcosa.

Sapeva che Morgan aveva comprato una fiala di un qualche misterioso prodotto nel mercato dell’Alcaicería e, anche se non aveva scoperto altro al riguardo, aveva dato per scontato che c’entrasse con la sua riluttanza nel voler mostrare la gola.

Sapeva che il giorno in cui erano stati all’Alhambra e il fantasma veela aveva iniziato a cantare, era rimasta anche lei incantata da quel suono.

Ma soprattutto sapeva che a Morgan davano fastidio i quadri bigotti che si trovavano al piano terra della villa dello zio, quelli che la facevano sentire a disagio e la innervosivano chiamandola “signore”.

No, Hugo non sapeva tutto, ma quello che sapeva l’aveva portato a capire che Morgan era una ragazza trans, quasi fin dal primo giorno in cui l’aveva incontrata.

E questa conoscenza non influiva o cambiava in nessun modo il tipo di attrazione che provava per lei o il batticuore che sentiva in gola ogni volta che pensava a quanto avrebbe voluto baciarla e stringerla tra le braccia.

«Hugo?»

La voce di Rose alle sue spalle lo distolse bruscamente dai propri pensieri; c’era qualcosa nel tono della sorella che gli fece capire fin da subito che qualcosa non andava.

Appena Hugo si voltò, notò il modo in cui la sorella si mordeva il labbro inferiore e giocherellava con gli anelli che aveva alle dita ed ebbe la conferma dei propri sospetti: c’era davvero qualcosa che non andava.

«Dimmi, Rose».

«Ho parlato con mamma al telefono», disse la ragazza, tenendo per qualche istante lo sguardo basso: «A quanto pare sa che io e Scorpius stiamo insieme».

Hugo sbarrò gli occhi a quella notizia e si avvicinò all’istante alla sorella, per poi appoggiare una mano sulla sua spalla: «Si è arrabbiata tanto?»

La ragazza scosse la testa e un lieve sorriso le comparve sulle labbra: «No, mi ha solo detto di stare attenta e di parlare con lei se mai avrò bisogno d’aiuto… Se mi avesse urlato contro sarebbe stato meglio, avrei provato meno senso di colpa».

«Capisco», disse Hugo, ricordando ogni volta che, con il suo tono comprensivo e le sue parole rassicuranti, la madre aveva finito per farlo sentire peggio di quanto si sarebbe sentito, se avesse ricevuto invece una vera e propria ramanzina.

Fu Rose a spezzare nuovamente il silenzio: «Hai litigato con Morgan?»

Hugo annuì, portando istintivamente lo sguardo verso il camino attraverso il quale la cugina di Scorpius era scomparsa, pochi minuti prima.

«Penso che tu debba correrle dietro», gli consigliò Rose, osservando l’espressione smarrita sul volto del fratello: «È meglio chiarire subito ogni possibile dubbio».

Hugo annuì e proprio in quell’istante, mentre si chiedeva dove poteva mai iniziare a cercare Morgan, la risposta a quella domanda gli apparve cristallina in mente; c’era solo un posto, in tutta Granada, dove Morgan aveva detto di sentirsi in pace con se stessa ed era lì che sarebbe andato a cercarla.

Rose osservò con un’espressione colma di orgoglio il fratello, che afferrata una manciata di Metropolvere scomparve avvolto dalle fiamme verdi nel camino, dopodiché attraversò la sala, diretta all’angolo dove aveva lasciato Scorpius  poco prima.

«Tutto bene?», chiese il ragazzo, avvolgendo la vita di Rose con un braccio.

La ragazza sospirò: «A quanto pare Hugo e Morgan hanno litigato e mia mamma è venuta a sapere che io e te stiamo insieme da tempo».

Scorpius non si scompose nel sentire quelle parole, malgrado Rose avesse immaginato una reazione diversa da parte dell’ex Serpeverde, e premette semplicemente le proprie labbra contro la tempia della ragazza: «Sapevamo che sarebbe successo, prima o poi».

Rose sospirò rumorosamente: «Sì, ma pensavo che sarei stata io a dirglielo… mi chiedo chi abbia fatto la spia…»

«Si è arrabbiata?»

Rose scosse la testa: «No, mamma è stata fin troppo comprensiva, come sempre. Dice che vorrebbe conoscerti…»

«Sarei onorato di conoscere la Ministra», rispose Scorpius, sorridendo affabile: «Ma penso che potremmo discutere ulteriormente di questo argomento domani, sai cosa vorrei fare in questo preciso momento?»

Rose spostò lo sguardo sul volto del ragazzo; osservandone l’espressione serena e la punta di malizia ben visibile nei suoi occhi, sentì le proprie guance avvampare.

«Cosa?»

«Vorrei ballare con la mia intelligente e affascinante ragazza», disse Scorpius, iniziando a muovere i primi passi verso la stanza di Casa de Cedros adibita a sala da ballo, dove un gruppetto di invitati stava danzando sulle note di un valzer.

«Sai che sono scoordinata», disse Rose, senza però impedire al ragazzo di trascinarla verso la nuova destinazione.

«Lo so, vorrà dire che farò attenzione, cosicché i miei piedi non si trovino mai sotto i tuoi», disse Scorpius, sorridendole apertamente.

Rose non trovò nulla con cui ribattere.

 


 

***

Buonsalve popolo di EFP!

Eccoci alla fine di un altro capitolo, che spero vivamente vi sia piaciuto!

Non sono tanto sicura sul titolo, ma è il meno peggio a cui sono riuscita a pensare, quindi per il momento rimane così, e a proposito del titolo e del suo significato, spero che la "rivelazione" del capitolo non vi abbia sconvolto troppo.

So per certo che alcun* di voi avevano già intuito questo "colpo di scena" perché me l'hanno scritto in privato, ma vorrei comunque sapere cosa ne pensate: l'avevate capito? È stata una sorpresa?

Fatemi sapere!

E della chiamata e reazione di Hermione cosa ne pensate?

(A proposito, penso proprio che nel prossimo capitolo torneremo a vedere come la nostra  Ministra della Magia se la passa a Londra...)

Detto ciò vi mando un grosso bacio e vi auguro un buon proseguimento!

A presto,

LazySoul

  
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