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Autore: crazy lion    23/09/2021    2 recensioni
Una domenica mattina, una famiglia di umani va a passeggiare nel bosco. In una grotta, una ninfa del fiume, una Naiade, pensa a quanto sia ingiusto che gli spiriti della foresta impediscano a quelle della sua specie e ai satiri di procreare. Ma che succederebbe se la bambina umana e la ninfa si incontrassero?
Genere: Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LA NINFA DEL FIUME

 
Quella domenica mattina, dopo essere andati alla celebrazione della messa, Kelly e i suoi genitori decisero di fare una passeggiata nel bosco. La bambina era ancora piccola, ma la mamma le aveva sempre detto che, quand'era incinta di lei, era andata spesso a camminare nella foresta.
"Volevo che ti abituassi subito ad amare la natura" le aveva sussurrato.
E Kelly la amava. Adorava vedere le lepri correre e saltellare, i caprioli pascolare e gli uccellini svolazzare.
I tre camminarono per qualche ora calpestando aghi di pino e respirando l'aria pura, fino ad arrivare a un ruscello.
"Che bello sentire l'acqua scorrere" disse John, il padre.
"Hai ragione, anmore."
Theresa adorava udire l'acqua gorgogliare.
Arrivati a una radura, lontanta diversi chilometri dal fiume – tanto che John dovette prendere Kelly in braccio visto che era stanca –, si sedettero tutti su una coperta e mangiarono una pagnotta a testa con dentro un pezzo di carne e qualche fico che Theresa riuscì a raccogliere lì vicino. Poi si distesero e si addormentarono.
 
 
 
Aliena sprofondò ancora di più sotto la coperta che aveva preso al villaggio degli umani. La sua amica Trisha, un'umana, gliel'aveva data assieme a un cuscino.
"Così starai più calda e sarai più comoda" le aveva detto.
In effetti si stava benissimo, e il fatto che Gregor fosse accanto a lei la faceva sentire protetta. Lui dormiva, lei no. Avrebbe tanto voluto avere un figlio, ma la legge degli spiriti dei laghi, dei fiumi, dei mari e delle foreste stabiliva che ninfe e satiri non potevano concepire. Aliena li aveva interrogati spesso sul perché di quella scelta e loro le avevano risposto che in particolare le ninfe dovevano conservare la loro bellezza eterea, e che una gravidanza le avrebbe rese meno aggraziate. Ma c'era anche un altro motivo, ben più importante e grave. In ogni caso, anche considerando quello, a lei tutto ciò suonava assurdo. Le naiadi, le ninfe dei fiumi alle quali lei apparteneva, si erano ribellate, erano uscite dall'acqua e avevano gridato che non era giusto, e a loro si erano unite anche le Driadi e le Amadriadi, cioè le ninfe degli alberi, le Oreadi, quelle delle montagne, e le Oceanine. Il mare era lontano da lì, ma alle Naiadi era giunta voce che ci fosse stata una rivolta anche là. Eppure, non era servito a nulla se non a far arrabbiare gli spiriti. Non avevano fatto del male alle ninfe, ma reso ancora più chiaro il concetto, mentre le loro voci si espandevano nella foresta.
Non avrò mai un bambino pensò Aliena, con la disperazione a segnarle il viso stanco.
Aveva le occhiaie, lo sapeva, si era specchiata nel fiume lì fuori poco prima, e il volto pallido. Il pomeriggio sfumò nel tetro imbrunire e, dopo aver consumato una cena a base di frutti e funghi raccolti lì intorno, le ninfe e i satiri andarono a farsi un bagno nel fiume. L'acqua fresca fu un vero toccasana per Aliena, che si sentì subito meglio e più leggera e felice. Quando le sue compagne rientrarono, lei  rimase lì, gocciolante, e si infilò di nuovo la tunica che, pregna di magia, le asciugò subito il corpo.
"Non vieni a dormire?" le chiese Gregor.
Aveva i capelli neri tagliati corti, due corna e la parte superiore del corpo da capra, mentre quella inferiore era da uomo. Aliena si passò una mano fra i capelli verdi.
"Arrivo fra un attimo" disse. "Voglio ascoltare un po' l'acqua."
"Come vuoi, ti aspetto nella nostra grotta."
Quando le ninfe trovavano un compagno, cercavano sempre una grotta in cui stare soli e lì, di caverne, ce n'erano in abbondanza, anche se comunque i fidanzati mangiavano ancora insieme agli altri satiri e alle altre ninfe.
 
 
 
Kelly piangeva. Si era alzata nell'assolato pomeriggio e aveva iniziato a camminare.
Non andrò lontano, aveva pensato, camminerò solo un po' perché mi fanno male le gambe.
Voleva sgranchirsi, invece aveva proseguito tenendosi stretta al petto Jydy, la sua bambola. La mamma gliel'aveva cucita quando era neonata e da allora le due erano state inseparabili. Aveva i capelli fattti di fili di lana e indossava un'ampia gonna blu. Era bellissima e Kelly adorava giocarci. Si accorse di essersi allontanata troppo solo quando non vide più mamma e papà. Dov'erano? Per quanto aveva camminato? Come doveva fare per tornare indietro? Camminò ancora, ma a un certo punto si rese conto di stare girando in tondo. Allora tornò indietro, cambiò direzione varie volte, ma non riuscì né a trovare i genitori, né a sentire le loro voci urlando "Mamma!" o "Papà!", né a ritrovare il fiume dove prima si erano fermati. Ma a un tratto sentì dell'acqua scorrere. Non riconosceva il luogo in cui si trovava. Era nel fitto della foresta, circondata da alberi bassi e arbusti. Di certo non era il luogo dove aveva sostato con i genitori, ma almeno avrebbe trovato dell'acqua da bere.
Tirò un sospiro di sollievo. Non beveva da ore e aveva la gola riarsa. Mangiò qualche bacca che trovò strada facendo, mentre si avvicinava al fiume, anche se il suo stomaco brontolava ancora.
Date da mangiare agli affamati, diceva Gesù, pensò la piccola.
Forse qualcuno sarebbe riuscito a nutrirla, avrebbe avuto pietà di lei. Però sapeva che c'era anche gente cattiva. Una volta aveva letto una versione horror della favola La piccola fiammiferaia, che aveva trovato in un libro della mamma. L'uomo al quale la bambina si rivolgeva chiedendo del cibo e dicendo che, se non avesse portato a casa soldi, il padre l'avrebbe picchiata, la cacciava via a bastonate e la piccola moriva. E se fosse successo anche a lei? Se anche lei fosse morta in quel bosco? Non faceva freddo come in quella favola, ma si poteva morire anche di fame. Si avvicinò al fiume, si chinò, fece una coppa con le mani e bevve. L'acqua era freschissima e le diede subito sollievo alla gola. Ora deglutire le bacche che ancora teneva con la manina era più facile. Quando alzò gli occhi, vide una strana donna che la stava guardando. Aveva i capelli verdi e portava una lunga tunica bianca.
"C-Chi sei?" chiese Kelly.
E se quella donna avesse voluto farle del male? Aveva sentito storie orribili di bambini o giovani donne che, ritrovatisi per qualsiasi motivo soli nei boschi, venivano derubati, picchiati, o peggio violentati da alcuni briganti. Quando aveva chiesto alla mamma cos'avesse voluto dire violentati, lei le aveva risposto che era una parola brutta e che Kelly era troppo piccola per saperne e capirne a pieno il significato.
Doveva essere qualcosa di orribile, si disse, se la mamma aveva parlato in quel modo.
La donna le si avvicinò.
 
 
 
Aliena si era accorta quasi subito della bambina. Le si fece più vicina e le chiese:
"Ciao piccola, come ti chiami?"
Lei non rispose.
"D'accordo, ho capito, i tuoi genitori ti hanno detto di non parlare con gli sconosciuti, Ma io sono una ninfa del fiume, una Naiade, con me puoi parlare. Non ti farò del male."
La ragazza notò che la bambina esitava ancora.
"Senti," le disse, con quanta più dolcezza possibile, "se ti succederà qualcosa, ti assicuro che ti proteggerò io. Va bene?"
Aliena allungò una mano e la bambina fece lo stesso verso la sua. Esitò un altro momento, poi la strinse come per suggellare un patto.
"Ora vieni con me. Avrai fame e freddo, immagino."
"Sì, tutti e due."
Era la prima volta che parlava. Aveva una voce dolcissima.
Aliena la portò nella grotta che condivideva con il fidanzato, al quale spiegò l'accaduto.
"Come ti chiami?" le chiese Gregor, spostandole una ciocca di capelli rossi dal viso.
"Kelly, e ho sei anni."
"Oh, allora sei grande!" esclamò l'uomo.
La bambina si alzò sulle punte per sembrare ancora più alta e i due adulti risero, inteneriti.
"Ti sei persa?" le domandò Aliena, dopo essersi presentata.
"Sì, non trovo più la mia mamma e il mio papà. Mi aiutate a cercarli? Saranno preoccupati."
"Certo, lo immagino, ma nemmeno noi spiriti vediamo con il buio" disse Aliena. "Li cercheremo domani, quando ci sarà il sole, va bene? Te lo prometto."
"Tu cosa sei?" chiese la bambina a Gregor. "Sei strano."
"Sono un satiro, ma non voglio farti niente."
"Non mi mangi, vero?"
L'uomo allungò una mano ad accarezzarle la tempia.
"Non ho mai mangiato nessuno in vita mia, puoi stare tranquilla. Sono buono, come Aliena, e io e lei siamo fidanzati."
"Ho fame" disse la piccola.
Gregor tirò fuori un involto nel quale c'era una crostata ai lamponi. Spiegò a Kelly che l'aveva fatta un'amica umana di Aliena e la mangiarono tutti e tre. La bambina si ingozzava e ne chiese ancora.
Povera piccola, pensò la ninfa, dev'essere proprio affamata.
Poi andarono tutti al fiume a bere e, una volta nella grotta, Gregor prese altre coperte e un cuscino per la bambina.
"Perché le abbiamo, se non possiamo procreare?" gli chiese la ninfa.
"Per gli ospiti" le rispose lui.
"Cosa non potete fare?" domandò Kelly. "Pro… procreare? che significa?"
"Vuol dire avere dei bambini,  tesoro" mormorò Aliena.
Il suo tono di voce si era abbassato per mascherare la tristezza che quella consapevolezza le trasmetteva, ma Kelly dovette notarlo perché le si avvicinò e le mise una manina su una spalla.
"Niente bambini?" domandò.
"No."
"Ma perché? Perché?"
"Perché gli spiriti dei laghi, dei mari, dei fiumi e delle foreste hanno deciso così. Nessuna ninfa al mondo può partorire o restare incinta, per non perdere il suo aspetto. E poi, molti anni orsono una loro antenata ha peccato fidanzandosi con un umano, e noi ne paghiamo le conseguenze" disse Gregor.
"Ma allora, quando una di voi muore…"
"Siamo immortali, come i satiri."
"Ah. Be', non è  giusto!" insistette la piccola.
"Abbiamo provato a ribellarci, ma non è servito a nulla" disse Gregor. "Ora dormiamo, domani sarà una giornata lunga."
Durante la notte Kelly si agitò nel sonno. A un certo punto si svegliò gridando:
"Aiuto! Aiuto! Aiuto!"
Aliena e Gregor si svegliarono di soprassalto.
"Piccola, che ti succede?" le domandò la ninfa, che si avvicinò a lei e le asciugò la fronte sudata con un panno.
"Che cos'hai sognato?" le cihiese Gregor, che andò a prenderle un po' d'acqua.
"I miei geni-genitori. E-erano morti" balbettò la bambina. "I loro corpi erano bianchissimi e pieni di morsi e grafffi, forse di un lupo, o di un cinghiahle, o di un orso, non lo so! E se è successo davvero?"
Gli adulti sorrisero per quel piccolo errore. Era normale che i bambini sbagliassero a parlare.
"Io sono sicura che i tuoi genitori stanno bene" disse Aliena, che la prese in braccio e la cullò muovendosi a destra e a sinistra.
"E se, invece, non è così? Non hanno armi."
"Tranquilla, tesoro, in questi boschi non ci sono animali pericolosi. Siamo in collina. I cinghiali, gli orsi e i lupi stanno più in alto, sulle montagne" cercò di rassicurarla Gregor.
"Ah, bene" disse la piccola, che tremava.
"Dormi con noi, ti va?" le propose la ninfa.
"Sì! A volte lo faccio anche con mamma e papà. Ci mettiamo a letto e mi raccontano una storia. Conoscete la favola di Cappuccetto Rosso?" chiese, mentre si sistemava fra loro.
"Sì" disse Aliena. "Vuoi che te la raccontiamo?"
"Sì, grazie. È la mia favola preferita."
La ninfa iniziò, mentre Gregor finse di essere il lupo cattivo e fece la voce grossa per sembrare più veritiero, cosa che fece ridere di cuore Kelly. La sua risata era dolcissima e argentina. Si addormentò dopo la fine della favola.
"Dormiamo anche noi" sussurrò Gregor, "domani avremo molto da fare."
"Dove li cercheremo?"
"Perlustreremo tutta la foresta, se sarà necessario."
Si addormentarono con il rilassante canto dei grilli in sottofondo.
Il mattino seguente, dopo colazione, si misero in cammino. Si mossero spediti per ore, ma Kelly non ricordava dov'era la radura nella quale i genitori si erano fermati.
"Possono anche essersi spostati" disse Gregor. "Saranno andati a cercarla."
 
 
 
Kelly non sapeva più cosa dire, né che pensare. Era di nuovo sera e non avevano trovato i suoi genitori. Aveva fame, sete, freddo e bisogno di dormire, così  la ninfa e il satiro che la accompagnavano tornarono nella grotta.
"Ho le vesciche ai piedi!" si lamentò la bambina.
Aliena prese un catino che le aveva dato Trisha e che ogni tanto usava per lavarsi con l'acqua del fiume. Andò a riempirlo e, quando tornò, tolse calze e scarpe alla bambina.
"Immergi i piedini qui, tesoro. L'acqua è fredda, ma presto ti abituerai e ti darà sollievo. Sgonfierà le vesciche."
Aliena ci mise anche un po' di sale, sempre datole dalla sua amica, che usava per insaporire certi cibi, come il pane.
Kelly fece quanto le disse la ninfa. All'inizio rabbrividì e fu tentata di togliere subito i piedi, ma poi rimise lì dentro e scoprì che la sensazione era piacevole. Quando uscì dallacqua, le vesciche si erano sgonfiate notevolmente.
"Domani mattina te ne farò fare un altro, così starai ancora meglio" le disse Aliena.
A Kelly venne da piangere. Si commosse per la generosità di quei due che la stavano ospitando senza chiedere niente in cambio e che la trattavano come una figlia.
"Grazie, grazie!" esclamò e li abbracciò. "Vi voglio bene, sapete?"
I due le diedero ognuno un bacio.
"Anche noi, piccola, anche noi" dissero all'unisono.
Il mattino seguente continuarono a cercare i genitori di Kelly, e quando la bambina sentì le loro voci che si avvicinavano proprio alla grotta nella quale aveva dormito con Gregor e Aliena, corse loro incontro.
"Mamma! Papà!" gridò e li abbracciò.
"Piccola! Credevamo di averti persa per sempre. Non sapevamo più dove fossi, perché ti sei allontanata?" le chiese la mamma.
"Volevo fare una piccola passeggiata, ma poi sono andata troppo lontano. Vi presento i miei amici" disse e li accompagnò da loro.
Fatte le presentazioni, la madre di Kelly abbracciò Aliena e Gregor.
“Grazie per aver salvato la nostra piccola!” esclamò fra i singhiozzi.
Anche il padre li ringraziò moltissimo. Piangeva per il sollievo e anche a Kelly venne da piangere. Si abbracciarono e si coccolarono finché non ritrovarono la calma. Erano stati giorni pieni di tensione, paura e disperazione, ma ora tutto questo era finito.
La bambina disse che, prima di tornare a casa, voleva andare ancora vicino al  fiume. Fu allora che la bambola le scivolò dalle mani e le cadde in acqua. Non poté far altro che vederla andare a fondo.
"È morta!" gridò con tutto il fiato che aveva in corpo e si gettò per riprenderla.
"Non sa nuotare" disse sua madre, che stava per buttarsi in acqua per salvare la sua piccina.
"Ci penso io, sono più veloce" disse la Naiade.
Aliena si immerse e riemerse poco tempo dopo con la bambina e la bambola. Tutte e tre grondavano d'acqua. Kelly sputò e tossì.
“Le avete salvato la vita!” esclamò Theresa. “Come possiamo sdebitarci?”
“In nessun modo, l’ho fatto con il cuore” rispose la ninfa, e non mentiva.
"Credevo di riuscirci, stavo imparando" disse Kelly. "Papà mi insegna a nuotare."
"Ma nel lago, dove non ci sono onde alte, non nel fiume" le disse Philip
"Scusatemi." Tossì e sputò ancora. "Scusatemi, mamma e papà!" li pregò.
"L'importante è che tu stia bene. Che sia il caso di chiamare un medico?" chiese l'uomo.
La moglie disse di no, visto che la bambina era rimasta pochissimo in acqua e l'aveva sputata fuori tutta.
"Judy è tutta bagnata" mormorò la piccola.
"Vento, asciugala" disse Aliena e indicò la bambola.
L'aria si fece più calda e forte e, nel giro di poco tempo, la bambola fu asciutta.
"Come ci sei riuscita?" chiese.
"Con la magia. Io so controllare gli elementi della natura, come tutte le altre ninfe e i satiri."
"Tutti o solo uno?" chiese Theresa.
"Tutti quanti: aria, acqua, fuoco e terra."
"Wow!" Esclamò Kelly. "Ma allora siete davvero magici."
"Che ti avevamo detto?"
Dopo un lunghissimo abbraccio e la promessa di rivedersi presto, Kelly andò via con i suoi genitori e con gli occhietti pieni di lacrime. Aveva trovato dei confidenti e degli amici in Aliena e Gregor e lasciarili non era facile. Ma, durante il tragitto verso casa, i genitori le promisero che non appena possibile sarebbero ritornati alla grotta per salutarli.
 
 
 
Aliena e Gregor guardarono i tre andare via finché di loro rimase solo un punto lontano.
"Mi mancherà" disse la ninfa e tirò un gran sospiro. "Avremmo potuto essere una famiglia, se non avesse avuto i genitori. Non sto dicendo che avrei voluto che morissero" precisò, per non essere fraintesa.
"No, ho capito cosa intendevi dire."
In quel momento, l'acqua del fiume parve ribollire, gli alberi della foresta si agitarono anche se non c'era vento e tutti gli animali uscirono dalle loro tane. L'ambiente si riempì di uccelli, volpi, scoiattoli, marmotte e di tutti gli animali del bosco.
"Ma che sta succedendo?" domandò Aliena, stranita.
"Non lo so, non capisco."
"A tuttte le ninfe e i satiri di questa foresta" disse una voce profonda, che sembrava provenire da tutte le parti e al contempo da nessuna in particolare. "Siamo gli spiriti dei laghi, dei fiumi, dei mari e della natura. Ci siamo consultati con tutte le altre foreste e i luoghi naturali del mondo. È assurdo che non dobbiate avere figli per colpa di una vostra antenata, le colpe dei figli non dovrebbero ricadere sui padri." La voce si fermò e i due credettero che avesse finito, ma riprese. "Aliena, ti sei dimostrata coraggiosa salvando quella bambina, perciò vogliamo farti un regalo."
Un'onda altissima si sollevò dal fiume, ma non li investì. Si abbassò in fretta e lì, vicino all'erba, avvolto in una copertina, i due videro un neonato che strillava.
“È una creatura nata dall'acqua dove ti sei gettata, che il fiume ti ha regalato per il tuo coraggio. È un dono che aspettavi da tanto."
Aliena prese in braccio il neonato, tolse la coperta e capì che si trattava di una femmina.
"È una bambina" mormorò a Gregor, con la voce rotta per l’emozione. “La nostra bambina!”
Lui sorrise.
"Abbiamo una figlia" disse.
Stentavano ancora a crederci.
La piccola urlava a squarciagola.
"Shhh,va tutto bene. Va tutto bene" la rassicurò la mamma e, d'istinto, la prese fra le braccia.
Perché sì, lo era. Finalmente lo era.
"Sì, è tutto a posto." Gregor accarezzò la testa lanuginosa della bambina. "Ci siamo noi qui. La mamma ti tiene in braccio e io sono papà."
Continuarono a parlarle con gli occhi pieni di lacrime e tutta la dolcezza di cui erano capaci.
Entrambi si inginocchiarono, giunsero le mani e ringraziarono la foresta per quel preziosissimo dono, il miglior regalo che avrebbe potuto far loro, poi Aliena stinse di più a sé la piccola, che smise subito di piangere.
“Il potere della mamma” disse Gregor.
Della mamma pensò Aliena.
Adesso era una madre, lei e Gregor erano diventati genitori all’improvviso. Se l'era già detto, ma era talmente felice che non smetteva di pensarci.
“Siamo pronti per questo?” gli chiese. “Essere genitore è un’enorme responsabilità.”
“Penso che un genitore non si senta mai veramente pronto, ma faremo del nostro meglio.”
Lei sorrise.
Quando tornarono alla grotta con la piccola in braccio e si unirono alle altre ninfe e ai satiri per il pranzo, tutti guardarono la bambina.
"E lei?" chiese una ninfa.
La piccina aveva i capelli rossi e gli occhi azzurri.
"Ce l'ha data il fiume, perché ho salvato una bimba. L'abbiamo avuta poco dopo che la foresta ha parlato" disse Aliena.
Passate poche ore, le venne il latte e allattò per la prima volta la sua bambina. Il primo risucchio le fece male, ma poi andò tutto per il meglio.
"Come la chiamiamo?" chiese Gregor.
Per tutto quel tempo non avevano fatto altro che guardarla dormire in una cesta, prepararle con la magia una culla, delle fasce e tutto il necessario.
"Kelly, direi. Sarebbe bello darle questo nome dopo quanto accaduto, non trovi?"
"Certo."
Un mese dopo, molte ninfe della foresta erano incinte. Felici per loro, Gregor e Aliena si congratularono, mentre la loro piccola cresceva forte e sana. Anche la ragazza rimase incinta, un anno dopo. Finalmente, chi desiderava essere genitore vedeva esaudito il suo desiderio e tutti ne furono per sempre felici.
   
 
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