Serie TV > Un passo dal cielo
Segui la storia  |       
Autore: crazyfred    23/09/2021    0 recensioni
[FRANCESCO & EMMA] Non è proprio una storia continua ma una raccolta di one shot, dove alcuni capitoli potrebbero essere raccordati, altri meno, che raccontano la vita della nostra banda di matti andando avanti e indietro nel tempo, gironzolando attorno agli eventi della fanfiction "Noi Casomai". Una raccolta di piccoli quadri di vita più che di eventi in sé.
Genere: Comico, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Commissario Nappi, Emma, Francesco
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A




Let it snow

 

Emma aprì gli occhi. Era una bellissima sensazione farlo e ricordarsi che poteva smettere di ripetere la frase che aveva ripetuto a sé stessa negli ultimi 3 anni: ancora un altro giorno.
Ora, oltre ogni ragionevole dubbio, aveva tutto il tempo che voleva a sua disposizione. Da quando aveva avuto la diagnosi aveva quasi smesso di dormire: non solo aveva il terrore di non risvegliarsi, ma aveva fretta, una fretta matta di fare cose, di esplorare, di inventarsi ogni giorno una sfida e un'avventura nuova, per tenersi occupata e non pensare a quello che le stava succedendo, formalmente, ma a tutti ripeteva che era semplicemente la lista delle "cose da fare prima di schiattare". Tutti si preoccupavano attorno a lei - Emma non fare questo, Emma stai attenta, Emma così, Emma cosà -  ma lei no. Lei sorrideva sempre e comunque, perché il tempo era l'unica cosa che non aveva,  nemmeno per piangere.
Ora, invece poteva prendersi tutto il tempo che voleva, per ridere, per piangere, per non fare assolutamente nulla, se le andava così, ed era una sensazione meravigliosa.
Girò leggermente il capo alla sua sinistra. Francesco dormiva beato, anche lui come non gli capitava da un po'. Aveva ancora i suoi momenti, le sue ansie e i suoi incubi, ma lentamente stavano andando via.
Emma sorrise a vederlo dormire placido. Si ricordava delle prime notti che avevano passato insieme in palafitta, di quel suo modo innaturale di dormire, perennemente contratto, in posizione supina, quasi dovesse essere all'erta anche durante il sonno, pronto per scattare in caso di emergenza: di fatto, non riposava mai davvero. Ora invece dormiva a pancia in giù, molto più comodamente, e anche il suo viso era rilassato. E certo non era un caso quel cambio di posizione: gli rendeva più facile prenderle la mano sinistra con la sua sinistra, rimanendo così tutta la notte, con le mani intrecciate e le fedi nuziali che si sfioravano.
Erano passate poche settimane dalle nozze, l'oro degli anelli era ancora lucido e brillante ed Emma non riusciva a non sorridere quando ripensava a quel giorno, né quando pensava a sé stessa come signora Neri: erano stati insieme per troppo poco tempo, tra alti e bassi, per poter metabolizzare quel passaggio così importante, ma non c'era altro che volesse se non passare il resto della sua vita con Francesco. Era strano, sì, ma era giusto.
Emma lasciò la stretta lentamente, per non svegliarlo, ma evidentemente il suo sonno era più leggero di quanto sospettasse. "Che succede?" le domandò, bisbigliando. "Nulla...devo solo andare in bagno" rispose lei, posandogli un bacio sulla guancia caldissima e ispida per il leggero filo di barba "torna a dormire"
Uscire fuori dal letto si dimostrò una bella impresa. Le assi del pavimento in legno erano gelate nonostante il legno sia ben noto per essere in grado di conservare il calore e la temperatura della stanza era crollata nettamente rispetto alla sera precedente.
Per ragioni di sicurezza non c'era mai il fuoco vivo nella stufa quando andavano a dormire, lasciavano solo che gli ultimi pezzi di brace ardente si spegnessero naturalmente e così, al mattino, bisognava accendere di nuovo il fuoco per riscaldare la piccola casetta sul lago. Normalmente era Francesco ad occuparsi di quell'incombenza, lui che si svegliava sempre prima della sveglia e di Emma, naturalmente, e le dava il buongiorno con caffè, pane tostato, burro di malga e marmellata di mirtilli. Forse complice il freddo e l'innaturale silenzio circostante, quella mattina Francesco era rimasto sotto le coperte; così, vicini, non si erano accorti di nulla.
Emma corse a mettersi addosso la prima cosa che aveva a portata di mano,  una maglia di Francesco che era appoggiata sulla poltroncina in pelle,  e le pantofole leggermente tiepide che lasciava ai piedi della stufa e andò in bagno.
Ancora assonnata, mentre lavava le mani, intravide nel riflesso del piccolo specchio l'esterno della palafitta. Forse i suoi occhi la ingannavano, forse il sole del mattino le stava giocando un brutto scherzo, ma le sembrava che tutto fosse...bianco.
Tornò nello stanzone principale, alla grande finestra e scansò leggermente le tende, a sufficienza per vedere fuori e non abbastanza da dare fastidio a suo marito.
No, la luce non le aveva giocato un brutto scherzo. Tutto era bianco intorno a lei. Il terrazzo della palafitta, il tavolo di legno, le panche, gli alberi.
LA NEVE.
Gli occhi di Emma si riempirono immediatamente di lucciconi, eppure era felice. Preso un grosso respiro a pieni polmoni, un misto di commozione e gioia pura. Lei non l'aveva mai vista la neve sul lago, era la prima volta che capitava, ed era uno spettacolo come non ne aveva mai visti.
C'era stata una spolverata leggera a cavallo tra settembre ed ottobre, prima del loro matrimonio, ma lei era ancora in fase post operatoria e dormiva così tanto al mattino che il sole aveva fatto in tempo ad alzarsi e a sciogliere tutto intorno. Solo le cime erano rimaste bianche, ma a quelle, banalmente, era abituata: al suo ritorno a San Candido, nel mese di marzo, il lago era ancora ghiacciato in alcuni punti e la neve imbiancava le rocce.
Tempo un mesetto e sull'acqua si sarebbe formata una lastra di ghiaccio spessa, permettendo alla neve di posarsi e trasformare quel bacino in una immensa radura dove pattinare, sciare, passeggiare. Francesco le aveva raccontato persino che un allevatore nelle vicinanze nel weekend saliva con i suoi cani per fare il giro del lago con la slitta. Se lo conosceva un po', avrebbe protestato e storto il naso, ma alla fine avrebbe trovato il modo per sorprenderla e far fare quell'esperienza anche a lei.  
Per il momento, il riflesso dei larici scuri ricoperti di neve bianchissima aveva trasformato lo specchio d'acqua in una distesa verde petrolio, a metà tra il verde e il blu. Con le nuvole bianche basse e ancora cariche di neve la Croda del Becco, il tozzo monte che si staglia sul lago, era praticamente invisibile.
"Che guardi?" Emma non si era accorta che Francesco si era svegliato definitivamente, e se ne stava allungato sul letto abbracciato ad un cuscino ad osservarla. Sembrava assurdo ma, da quando lei era tornata a casa, non poteva fare a meno di notare quanto fosse diverso ed ogni giorno che passava era come se al suo fianco ci fosse un'altra persona. Era sempre Francesco, ovviamente, ma era come se la persona di cui si era innamorata, e che era nascosta in un bozzolo tutto il tempo, e solo lei riusciva ad intravedere, oltre gli strati di dolore e amarezza che la vita gli aveva accumulato addosso, ora stesse venendo fuori, poco alla volta, ma sempre più prepotente. C'erano dei giorni in cui le era sembrato un uomo anziano, affaticato, stanco della vita; ora invece, aveva dentro tutto il vigore di un uomo nel pieno della sua vita, la vitalità e l'energia di un ragazzo, talvolta persino l'ingenuità e la tenerezza di buon bambino. E con quegli occhi lì, grandi e profondi, lei si scioglieva come avrebbe fatto quella neve che era sul terrazzo se fosse uscito il sole.
"La neve" esclamò Emma, aprendosi in un sorriso estatico "ce n'è tanta stavolta"
Aprì le tende completamente e il riflesso della luce del giorno sulla neve fu accecante per entrambi.
Francesco si alzò dal letto, andando ad abbracciare sua moglie, di spalle, cingendola in vita. Il suo profumo di vaniglia, cannella e mandorle tostate lo avvolse completamente. Era il profumo dell'inverno e delle feste ed era perfetto per lei, con il suo carattere espansivo ed esuberante, ma al contempo dolce ed empatico. Ed era perfetto per lui che aveva un disperato bisogno di ritrovare un po' di gusto in una vita che gli aveva riservato solo delusioni e sofferenze per lungo tempo.
"Copriti che fa freddissimo!" gli intimò Emma, al contatto con il torso scoperto di suo marito. Francesco prese dalla piccola cassapanca ai piedi del letto un plaid, portandolo sulle spalle come un mantello da supereroe. Per lei, in fin dei conti, un po' lo era: non era facile trovare la forza di andare avanti con quello che gli era successo. Lui non era d'accordo: se c'era qualcuno con i super poteri, tra di loro, quel qualcuno era Emma.
Con un movimento fluido l'uomo avvolse anche Emma, la quale sorrise soddisfatta di quella iniziativa. Francesco le posò un bacio sulla tempia destra, ed Emma chiuse gli occhi per un po', lasciandosi completamente andare appoggiata con la schiena al petto del suo uomo. Prese un lungo respiro, assaporando il suo profumo deciso ma non aggressivo, legnoso ma fresco, lo stesso dei boschi in cui si addentrava ogni giorno, lo stesso che impregnava la palafitta, come fossero l'uno la prosecuzione ideale dell'altra. Era profumo di casa per lei, la faceva sentire benvenuta, amata, coccolata.
"Che vuoi fare oggi?" chiese l'uomo. Erano passati solo due mesi dall'operazione e anche se si era perfettamente ristabilita, continuava ad insistere che non si stancasse troppo, ma conosceva troppo bene sua moglie da sapere che non sarebbe riuscita a stare senza fare niente troppo a lungo. Quante volte aveva provato ad impedirle di fare qualcosa, per poi ritrovarsi a dover riparare a qualche danno, a soccorrerla o a dirle vedi, te lo avevo detto. Ormai non glielo diceva neanche più, era una battaglia persa in partenza.
"È contemplata l'opzione niente?" "Non me l'aspettavo ma assolutamente sì" "E posso non fare niente insieme a te oggi?" "Purtroppo non questa mattina" le disse, accarezzandole la guancia con un dito e poggiando una mano sulla sua palla, poggiandovi le labbra, mentre Emma teneva il plaid serrato per entrambi. Ad Emma quelle piccole attenzioni, quei gesti quasi impercettibili, facevano impazzire. Non era una cosa alla Francesco, non ci era abituata; tra i due, la più espansiva, la più fisica, era sempre stata lei. Lui l'aveva sempre rincorsa, sotto questo punto di vista. Ora invece, poco alla volta, iniziava ad essere più facile anche quello. "Sono di turno questa mattina ma il pomeriggio lo dedico tutto a te" spiegò "promesso"
Ci credeva alle sue promesse, ora. C'era stato un periodo in cui aveva smesso di fidarsi, in cui i suoi grandi proclami e le belle intenzioni, finivano per svanire come bolle di sapone. Non più. Le aveva promesso che le sarebbe sempre rimasto accanto in ospedale: lo aveva fatto; le aveva detto che l'avrebbe tirata anche per i capelli per tenersela stretta e beh - i capelli ce li aveva ancora tutti, ad esclusione di quelli che avevano dovuto radere per l'intervento - ma aveva lottato con lei ogni singolo giorno per farla risvegliare, e per lei contava come una promessa mantenuta.
"Vorrà dire che farò una lunga ma proprio lunga colazione, metterò su un maglione di lana e passerò la giornata ad aspettarti seduta sulla poltrona a leggere un libro"
"Metti anche dei pantaloni" disse lui, la voce baritonale più scura del solito ma insolitamente accesa "altrimenti passerò tutta la mattina a cercare di togliermi dalla testa l'immagine delle tue gambe"
 
A fine turno, Francesco infilò su il giaccone verde militare per uscire. Il sole, quel giorno, non aveva fatto capolino neanche per un secondo. Il cielo, coperto, non aveva fatto altro che scaricare fiocchi di neve a ripetizione per tutta la mattina. Nevicata o meno, doveva tornare a casa; onestamente, non vedeva l'ora.
In passato i suoi turni in caserma non avevano un orario preciso: generalmente era il primo ad arrivare e l'ultimo ad andare via. Ora, invece, finite le sue ore salutava tutti e andava via, con sommo stupore di quanti gli stavano intorno e negli anni avevano imparato a conoscerlo come il primo degli stacanovisti.
Certo, questo cambiamento repentino non era totalmente una sorpresa: nella casa sul lago, adesso, aveva ad aspettarlo una buonissima ragione, una ragione che portava il nome di Emma.
Francesco passò le consegne alla sua vice, salutò i colleghi e uscì. Non fece in tempo a mettere piede sul primo gradino della scalinata che, senza che se ne accorgesse, impegnato a mettere i guanti, gli arrivò una palla di neve sul braccio. Si voltò: Emma se ne stava sorridente, le guance e il naso arrossati per il freddo, nello spiazzo davanti alla caserma ad aspettarlo, gli stivali da neve ai piedi, il cappuccio del giaccone tirato sulla testa con la pelliccetta che le incorniciava il viso e una sciarpa rossa attorno al collo. Tra le mani un nuovo mucchietto di neve che stava diligentemente trasformando in una nuova palla.
"Non ci provare!!!" le intimò, correndo giù per le scale in fretta. "Seeee ciao Comandante …" Fu fiato sprecato, Emma gli lanciò anche quella seconda palla con la stessa enfasi. Lui riuscì a schivarla per poco, correndo verso di lei a fatica sullo strato di neve fresca che si era accumulato nelle ore per abbracciarla stretta prima che potesse chinarsi di nuovo a prendere altra neve da lanciargli. Nel silenzio del paesaggio innevato, dove non c'era anima viva, se non le poche persone a lavoro nell'edificio, la risata cristallina della giovane riecheggiava fragorosa. "Che vuoi fare?" "Non si vede? Voglio trasformarti in un pupazzo di neve" "Ma non se ne parla proprio…" di peso, Francesco tirò Emma sulle spalle, quasi fosse un sacco di patate e il volume delle risate finì solo per aumentare. "No dai Francesco … mettimi giù!" le urla di Emma si fecero più acute mentre suo marito iniziò a correre lungo la strada verso casa.
Non potevano saperlo, ma erano diventati uno spettacolo per i forestali ancora a lavoro nella caserma.
"Dai basta!!!" si lamentò la donna. "Basta?! E così vuoi scontare ben due palle di neve?" sghignazzò lui, un po' in affanno tra una falcata e l'altra. Senza volerlo, l'uomo mise un piede in fallo, a causa della neve copriva dislivelli e buche. Perse l'equilibrio e lui ed Emma finirono a terra in mezzo alla neve fresca. Velocemente si spostò per non pesarle addosso, preoccupato di averle fatto male, ma sua moglie rideva sonoramente.
"Amore stai bene? Ti ho fatto ma-"
Prima di concludere la frase, Francesco si trovò stampata sul volto una manata gelata di neve fresca, ed Emma gli si gettò addosso con tutto il corpo, sghignazzando soddisfatta. "E tre!" decretò. Il volto del forestale, a causa della neve gelata, che aveva ricevuto, era diventato tutto rosso. Emma seppur divertita ma sentendosi un po' colpevole, gli tolse la neve di dosso in fretta e furia, posandogli un bacio lungo bacio sulle labbra, mentre ancora stavano distesi sulla coltre bianca.
Era bello, anche solo per qualche minuti, dimenticarsi di quello che Emma aveva passato, ed iniziare a godersi anche le cose più semplici, senza paura delle conseguenze. Probabilmente dopo cena lei sarebbe stata stanca, più stanca del solito, avrebbe dormito fino a tardi il giorno dopo e a Francesco sarebbe montato il solito senso di colpa per aver approfittato troppo della salute di Emma. Ma in quel momento, piaceva pensarlo ad entrambi, tutto era finalmente normale.

 
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Un passo dal cielo / Vai alla pagina dell'autore: crazyfred